CAPITOLO
VII:
ALLORA
STAI CON ME E BASTA
Il
mattino Chester fece finta di nulla, come se niente fosse mai accaduto
fra loro e cominciando a confonderlo non poco, Mike finì per fissarlo
interrogativo quasi costantemente, senza comunque avere contatti
diretti.
Dopo
la data successiva Brad prese da sé l’iniziativa capendo che i due non
avevano risolto e che avevano ancora bisogno di stare soli, per cui
senza che Chester glielo chiedesse li lasciò in camera insieme da soli.
Uno
dei due lo benedì mentre l’altro naturalmente lo maledì, non serviva
dire chi, cosa e come…
Quella
sera il concerto era stato particolarmente stancante e Mike vide
subito, una volta in camera, come Chester si muoveva più lentamente del
solito tenendosi la parte bassa della schiena. Preoccupato mise da
parte i propri problemi con lui e dimenticandosene -grave errore- gli
chiese dimostrando apertamente il proprio stato d’animo:
-
Come stai? -
Chester
non si stupì molto del fatto che riuscisse ad essere preoccupato e
gentile ma solo che riuscisse a mettere da parte le proprie beghe del
cazzo. Lieto di ciò gli rispose con sincerità.
-
Oggi particolarmente di merda! - Ed era vero…
-
Se non ce la fai me lo devi dire che rimandiamo… il terapeuta ti aveva
proposto degli antidolorifici ed in casi estremi ci sono le punture se
il dolore è troppo. Comunque viene prima la tua salute, non pensare di
fare il tour a tutti i costi! - Cominciò a parlare a macchinetta, segno
che era in ansia ma non in imbarazzo. Ormai Chester riusciva a capirlo
bene e a starci dietro senza problemi. Sorridendo divertito si slacciò
la camicia:
-
Sai bene che non posso prendere antidolorifici di alcun tipo, figurati
se mi faccio fare punture… - Non se ne era risentito poiché sapeva che
l’aveva detto per lui e Mike rendendosi conto del motivo, cioè il suo
passato da tossico, si scusò subito mettendosi infantilmente la mano
sulla bocca:
-
Oh, scusa è vero… non… non ci pensavo a quello… bè, un motivo in più
per dirmi se non ce la fai… possiamo sempre rimandare qualche data
eventualmente, facciamo in tempo, eh? -
Chester
che si era intanto tolto la camicia ed era rimasto a torso nudo, gli
andò davanti e prendendolo per le spalle lo guardò con fermezza ed un
tono piuttosto adulto:
-
Non pensarci nemmeno, mi piaci quando spari quello che ti passa
fottutamente per la testa! E poi ce la faccio, cazzo, per chi mi
prendi? - Mike sorrise, era il suo modo di rassicurarlo e lo adorava
quindi scacciati tutti i pensieri bui, lo lasciò andare a lavarsi.
Si
illuse che non servisse più preoccuparsi per l’altro discorso, che non
ci fosse niente e che Chester avesse solo voluto giocare un po’ per
vendicarsi di qualcosa senza effettivamente concludere veramente. Se
così fosse stato non avrebbe più avuto problemi, un rapporto simile lo
poteva gestire, molto contenuto e normale. Cosa che comunque fra loro
non era mai stata in ogni caso.
Quando
Chester uscì aveva l’asciugamano intorno alla vita e gli lasciò il
bagno affinché anche Mike si lavasse; proprio come la volta precedente
uscì già asciutto e col pigiama, pronto per infilarsi al sicuro nelle
coperte.
Vide
il compagno steso sul letto proprio come l’altra sera, solo i pantaloni
indosso, messo a pancia in giù col ghiaccio che aspettava sul comodino
accanto alle creme a all’olio alle erbe.
Mike
esitò. Non aveva fatto niente, non l’aveva provocato nemmeno un
istante, era stato bravo ed ora perché tornava ad imbarazzarsi alla
sola idea di tornare a toccargli la schiena?
Mike
cominciò a guardare in faccia la realtà ma prima di accettarla gli ci
sarebbe voluto ancora un po’.
Non
era quello che Chester faceva, se lo stuzzicava o cos’altro. Era
proprio Chester stesso. Il fatto che fosse talmente perso per lui che
non serviva egli facesse chissà cosa, la corrente elettrica fra loro
c’era sempre, sia che fosse stimolata sia che fosse quieta.
Sospirò
scuotendo il capo chiedendosi quando ed in che modo tutto quello
avrebbe avuto fine, si sedette nel letto e gli rimise il ghiaccio in
silenzio senza dire assolutamente nulla. Non parlò, non fece domande e
l’altro non fece commenti. In quel modo doveva essere meglio ma per
assurdo fu anche peggio perché aveva troppo spazio per i propri
pensieri, le proprie sensazioni ed emozioni… per i sentimenti che
ingigantivano in lui.
Come
si poteva fare?
Quando
cominciò col massaggio si chiese se non dovesse parlargli chiaramente e
dirgli che non erano delle buone idee quelle cose che continuavano a
farsi a vicenda, ma smettere di toccarlo ormai che aveva ricominciato
sarebbe stata follia e godendosi semplicemente la sua schiena, domò a
stento, oh davvero a stento, la tentazione di sostituire le labbra alla
bocca e di nuovo solo perché la crema odorava così tanto di erbe e
medicina che sarebbe probabilmente stato uno schifo da mangiare!
Ringraziò
quella parte del destino e la maledì al tempo stesso poiché sebbene gli
impedisse di fare quello che istintivamente voleva, lo obbligava
comunque a toccarlo in quel modo.
Si
rese conto di avere poco a che fare coi massaggi, ciò che gli stava
facendo era troppo delicato e dolce e carico di desiderio e di
sentimento, per essere considerato un semplice massaggio.
La
crema comunque si assorbì molto prima e rimanendo con le mani per un
istante ferme sulle sue scapole, Mike fissò la sua pelle, il punto in
cui i propri pollici si incontravano sulla spina dorsale, su uno dei
tatuaggi che aveva lì dietro ed inghiottì di nuovo assetato. Se Chester
gli avesse fatto qualcosa ci sarebbe stato subito, ma rimaneva fermo
steso in quella posizione senza quasi fiatare.
Lo
sentiva fermo su di sé e non chiedeva cosa avesse, aspettava che si
decidesse ma non gli mise pressione, stranamente.
Avrebbe
voluto ma le sue mani su di sé, così ferme e basta, erano così
piacevoli che non avrebbe fatto nulla.
Fino
a che, con un sospiro teso, Mike le ritirò e si alzò andando in bagno
per lavarsele. Lì rimase chiuso dentro per decisamente troppi minuti.
Chester
pensando di rivederlo entro breve rimase a fissare stordito la porta.
Questa
volta era convinto avrebbe fatto qualcosa ma il suo controllo era
qualcosa di leggendario, a quanto pareva. Come faceva a mandalo in
tilt? Lui era bravo in quello ma questa volta era diverso. Questa volta
era tutto enormemente diverso perché di mezzo c’erano più sentimenti
che attrazioni sessuali ed era tutto un altro discorso.
Preoccupato
per il tempo che ci mise, decise che era ora di fare qualcosa e senza
sapere cosa di preciso si mise in piedi e lentamente si avvicinò alla
porta. Rimase qualche istante fermo davanti ad essa a fissarla
chiedendosi se sarebbe uscito da solo ma con la conferma quasi
matematica che qualcosa lo stesse ancorando là dentro, si disse che non
sarebbe stato così per il resto del tour ed anzi, non un giorno di più.
Perché
rischiava di riversarsi tutto nei live e non potevano assolutamente
permetterselo, avrebbe fatto di tutto per impedirlo.
Sapendo
che non c’erano chiavi perché era un bagno interno, aprì la porta ed
entrò, quando lo vide era appoggiato ai bordi del lavandino e guardava
nello specchio la sua immagine riflessa, sembrava ipnotizzato ma si
vedeva quanto angosciato fosse, pensava come un fiume che riversava
acqua da una cascata e non riusciva a fermarsi. Si faceva domande, si
dava possibili risposte e si dava dell’illuso perché erano solo
stupidaggini che si diceva per trovare la forza per uscire da lì.
Quando
Mike lo notò Chester era fermo sullo stipite, la porta aperta, lui
immobile a fissarlo in quella posizione strana.
Si
girò lentamente, si appoggiò col posteriore al lavabo e tenendosi
ancora ad esso strinse le labbra, sospirò e piegò la testa con un’aria
nel complesso sconfitta. Sconfitta era il termine adatto, si disse
Chester.
-
Cosa ti succede? - Mormorò quest’ultimo cominciando ad avvicinarsi
piano senza spaventarlo, voleva metterlo a suo agio e permettergli di
parlare con sincerità ma al tempo stesso non riusciva a stargli
lontano.
Mike
cominciò a sentire il cuore saltargli in gola e battere con un’emozione
tale da sembrare impossibile.
-
La verità è che non riuscivo a tornare di là… - Rispose col medesimo
tono sussurrato. Ora Chester gli era davanti.
-
Perché? - Chiese sfiorandolo col suo corpo ma senza ancora toccarlo.
-
Perché ci sei tu, di là. - Toccò i piedi coi suoi, entrambi scalzi,
sussultarono.
-
Ora sono anche qua. - Occhi negli occhi.
-
Non riesco a stare con te senza… - Le gambe si toccarono, una scarica
elettrica li attraversò.
-
Senza? - Sentirsi di piombo senza la capacità di muovere un muscolo.
-
Senza voler toccarti ancora. - Ammise con le mani di Chester che
facevano esattamente ciò che Mike cercava di evitare. Gli prese la
parte inferiore della maglia del pigiama e vi si infilò sotto a
raggiungere la pelle dei suoi fianchi. Era già calda e così morbida…
-
Così? - Chiese piano, non era malizioso o allusivo, era naturale, era
morbido, era in tempesta interiore.
-
Così… - Ma Mike continuava a non muovere un dito, ancora aggrappato al
lavandino per non cadere, i nervi tesi.
- E
così? - Fece allora l’altro risalendo con le mani sempre per i fianchi
in modo da raggiungere i capezzoli e tormentarglieli facendoglieli
reagire. La maglia alzata.
-
Sì… - Il respiro corto. Chester allora la prese e gliela tolse, Mike
alzò le braccia per aiutarlo e quando le abbassò tornò a tenersi dietro
di sé per lasciargli completa libertà. Non avrebbe assolutamente potuto
contrastarlo e porre fine a tutto quello e a dirla tutta non voleva che
smettesse.
-
Se vuoi che la pianti dimmelo e me ne vado. - Ora Chester era così
vicino che sentivano i rispettivi respiri sulla pelle del viso, gli
occhi incatenati l’uno all’altro non si staccavano ed era così caldo
dentro di loro.
-
No non smettere… - Disse quasi terrorizzato all’idea che lo facesse
davvero, che se ne andasse e smettesse.
L’ansia
che tutto finisse.
Le
mani di Chester allora risalirono sul collo e poi sul viso, glielo
carezzarono e scesero di nuovo sulle spalle, sfiorandolo in quel modo
che ormai non si limitava a farlo rabbrividire ma lo scioglieva fino a
rendergli difficile il mantenere gli occhi aperti.
Quando
raggiunse la sua schiena, gli rifece le stesse carezze che prima gli
aveva fatto lui, carezze deleterie e meravigliosamente estasianti che
di massaggi avevano ben poco.
-
Allora posso fare anche così? - Chiese poi appoggiando il bacino contro
il suo, separati dalla stoffa si sentirono comunque fin troppo bene e
quando Mike trattenne l’aria nei polmoni del tutto mordendosi la bocca,
le sue labbra raggiunsero il suo collo, l’incavo, quel punto così
sensibile che fece piegare il capo dall’altra parte per concedergli un
miglior accesso.
Quando
lo toccò, lo toccò e basta, Mike alzò le mani ma rimase a mezz’aria
indeciso su cosa fosse il caso di fare però quando lo leccò
tormentandolo e succhiandolo, si decise a prenderlo, circondarlo con le
braccia e risalire fino alla nuca per premerlo contro di sé, contro il
proprio collo, contro il proprio bacino, per impedirgli di farlo andare
via. Impedirgli di smettere. Smettere di ucciderlo in quel modo così
dolce ed erotico insieme.
-
Fallo, ti prego… - Ma sapeva che sarebbe finita in quel modo, per
questo non aveva voluto uscire dal bagno ma nel momento in cui l’aveva
raggiunto lì era stata chiara la fine.
Quando
si infilò sotto i pantaloni, Mike si staccò dal lavabo per permettergli
di prenderlo a piacimento e al tempo stesso lui fece altrettanto
notando che lui al suo contrario non aveva i boxer. Sorrise appena fino
a che, sentendo le dita che si infilavano fra i suoi glutei nel momento
in cui lo faceva anche lui, non sospirarono di piacere insieme e allo
stesso modo. Come allo stesso modo continuarono a premersi addosso e
strofinandosi per sentirsi pur attraverso la stoffa che li torturava
sull’inguine, volevano solo sentirsi di più, tutto lì, e Mike diede
forma da solo a quella voglia scivolando fuori da ciò che aveva preso
per abbassare gli indumenti che rimanevano. Nel momento in cui lo fece
Chester impazzì e attirandolo a sé con forza e decisione, affondò in
lui con le dita strappandogli un gemito basso e roco. Mike alzò una
gamba agganciandola intorno a quella dell’altro dandogli tutto lo
spazio che gli serviva per andare più a fondo.
Adorava
la sua voce ma in special modo quando l’usava in quel modo, quando gli
usciva così roca e bassa, così sensuale.
E
adorava il sapore della sua pelle, la sua consistenza, così liscia e
morbida, adorava il suo corpo che si faceva stringere così pienamente e
gli chiedeva di più, adorava ogni parte di Mike, ogni cosa che lo
componeva, specie il fatto che quando passava il limite e non riusciva
più a controllarsi e riflettere andava in tilt e faceva solo quello che
voleva.
Si
sarebbe inginocchiato e l’avrebbe preso in bocca se non avesse avuto
quel maledetto impedimento della schiena, ma sentirlo così appagato
ugualmente solo per essere abbracciato e stretto a lui in quel modo,
completamente nudi, sentendosi in ogni centimetro di loro stessi, fu
comunque sufficiente ed il tutto si completò con le labbra che
tornavano a risalire il suo collo, il suo viso e dopo aver avuto il suo
mento, ebbero anche la sua bocca che il ragazzo gli porse con bisogno,
bisogno di dargliela e prendersi la sua.
Si
incontrarono, si presero e da lì non si sarebbero più lasciati andare.
Mai
più, non veramente.
Quando
le lingue si intrecciarono giocando con quel crescendo frenetico, fu
come tornare indietro nel tempo e fu troppo, per quell’istante, troppo
per entrambi, perché non erano forse preparati a tutto quello, non a
quel livello, non a cose così enormi che superavano ogni aspettativa,
perché le altre volte l’avevano fatto con voglia fisica e sessuale ma
ora era un altro tipo di voglia, una interiore, emotiva, sentimentale.
Una
voglia d’anime.
Alla
fine di tutto si ritrovarono abbracciati e basta, solo abbracciati
l’uno all’altro, stretti ed insieme come mai erano stati, senza altri
gesti di mezzo se non i visi nascosti nel collo e nelle spalle altrui e
gli occhi chiusi a catturare tutta quella grandezza.
Dopo
qualche istante così fu Mike a parlare per primo.
-
Non si può scappare da chi siamo. -
A
quello Chester convenne a modo suo:
-
Potremmo passare una cazzo di vita così e fanculo, non cambierà un
cazzo se non il sentimento che ci uccide giorno dopo giorno se
continueremo fottutamente ad ignorarlo così! Mike, non posso fare più
finta di niente… - Il finale fu quasi una preghiera, quella di non
tornare a nascondersi e negarlo come tutto quel tempo era successo.
Mike,
dal canto suo, col cuore stretto fra le sue mani, si consegnò a lui
nella sua totalità.
-
Allora stai con me e basta. - Semplice e disarmante, senza nulla da
aggiungere o pensare. Solo questo. Solo così. Perché non si poteva fare
a meno, non si poteva continuare a contrastarlo, non si poteva
assolutamente.
Chester
non si era mai sentito meglio. Libero ed arrivato a quell’agognato
traguardo per cui aveva lottato da una vita, la propria felicità, né
più né meno.
Col
bisogno di lucidità, dormirono insieme con Chester sistemato fra le
braccia di Mike ma non fecero nient’altro, nemmeno si baciarono di
nuovo. Lasciarono che il tempo li rimettesse in loro stessi per vedere,
una volta a mente fredda, se sarebbero stati disposti ad andare avanti
così e viverla veramente.
Quando
si svegliarono il mattino seguente, il primo ad aprire gli occhi fu
Chester che senza muoversi bruscamente per non svegliarlo, rimase
qualche istante a contemplarlo.
Aveva
dei bei lineamenti, Mike, molto dolci e morbidi, questo per le sue
origini giapponesi che non si notavano a prima vista e mentre dormiva
sembrava più piccolo di quanto non lo fosse. Era rilassato e sereno,
non aveva fatto un sonno agitato come le altre notti aveva notato. Gli
sfiorò la linea dritta del naso e poi quella curva delle labbra, quindi
proseguì sul mento e sulla mascella per poi girargli appena il volto in
modo da arrivare a lui solo allungandosi di un soffio.
Quando
poté sfiorargli le labbra con le proprie cercò di essere il più leggero
possibile. Fosse stato per lui sarebbe andato subito oltre ma era
consapevole che ora doveva essere Mike a muoversi per primo nei suoi
confronti e quando lo sentì sospirare, si separò lasciandolo andare.
Era
già molto oltre ciò che, nel suo periodo nero, aveva osato sognare.
Raggiungere
il suo cuore non era mai stato messo in conto, il suo corpo sì, ma il
suo cuore no, mai, troppo lontano ed ora invece era lì a portata di
mano.
Sperò
solo che non fosse un sogno e quando gli occhi neri e velati di Mike si
aprirono e si incontrarono coi propri, lo vide sorridere dolcemente e
rasserenarsi all’istante, non si irrigidì, non si allontanò, rimase lì
con lui a quella vicinanza ubriacante a tenerlo ancora sotto il suo
braccio e ad osservarlo come se fosse la cosa più preziosa.
Fu
così che si sentì Chester.
La
sua cosa preziosa e per un momento gli bruciarono gli occhi,
commuoversi solo per uno sguardo, si disse… non era un po’ troppo?
Dandosi
dell’idiota si decise ad alzarsi piano, facendo attenzione alla schiena
che stranamente non gli faceva male, quindi Mike sentendo freddo per la
sua mancanza fisica si girò a pancia in giù torcendosi tutto per
poterlo anche guardare.
Si
perse come sempre sui suoi tatuaggi che gli piacevano perché gli
stavano bene, quindi indugiò sul suo fondoschiena. Era sodo e alto,
aveva sempre avuto un bel sedere e non aveva mai avuto problemi ad
ammetterlo. Lo diceva sempre che era la sua faccia migliore…
infastidito dai pantaloni del pigiama allungò la mano per
abbassarglieli ma non ci riuscì per un soffio poiché l’altro ignaro si
era allontanato dirigendosi al bagno.
Mike
fece un mezzo sorriso strano e come se lì avesse preso la sua decisione
definitiva a mente fredda e lucidamente, si alzò a sedere consapevole
che le cose per godersele meglio dovevano essere gustate con calma e
con stile.
Fu
così che preferì lasciare Chester sulle spine fino alla prossima tappa,
non evitava di parlargli, toccarlo e stare con lui, il rapporto
sembrava tornato come ai vecchi tempi e forse anche migliore. Erano più
rilassati, insieme, parlavano come niente fosse e scherzavano come
degli idioti trascinando in quell’atmosfera serena a allegra anche gli
altri che, resisi conto del grande cambiamento, non poterono che
chiedersi se fosse la logica conclusione di qualcosa di losco accaduta
fra i due.
Non
indagarono preferendo quella serenità ad una possibile nuova tensione
anche se comunque una cosa era certa, osservandoli così dall’esterno.
C’era
tutto quello che era stato un tempo con in più una serenità che non
avevano mai avuto ma non solo.
Tensione
erotica fin troppo evidente, come se dovessero saltarsi addosso da un
momento all’altro -cosa colta solo da Brad e Dave in effetti…- e, in
ultimo ma non ultimo, dolcezza.
Una
dolcezza loro, non classica ed effettiva, una dolcezza da interpretare
e molto sottile, ma soprattutto da parte di Mike. Persino nel suo modo
di stuzzicare Chester per farlo saltar su violento come suo solito,
c’era un riguardo alla base di tutto. Era come se l’aveva messo sotto
una campana di vetro e che quella campana, per inciso, fosse lui stesso.
Non
avevano idea di quanto ci avessero preso con quelle considerazioni
fatte fra loro stessi e basta, ma avevano ragione: Mike l’aveva davvero
preso sotto la sua ala e non solo, considerandolo inconsciamente come
la cosa più preziosa del mondo si occupava con tutto sé stesso tanto di
rilassarlo quanto di farlo ridere e divertire. Ad un certo punto gli
altri quattro cominciarono inevitabilmente a sentirsi quasi di troppo,
ma questo fu solo all’inizio, prima che la loro relazione diventasse
effettiva in ogni senso e definitivamente.