CAPITOLO
VIII:
IL
MASSAGGIO NON E’ FINITO
Non
servì una sola giustificazione per nessuno di loro, la nuova notte
passata nel nuovo albergo era ovvio che le camere fossero così, una
doppia e l’altra per quattro. Senza nemmeno bisogno di chiederlo!
Da
come Mike uscì dal bagno, dopo aver fatto la doccia, Chester si rese
conto che quella volta avrebbero dato conferma di quanto deciso qualche
giorno prima, questa volta una conferma definitiva.
Del
resto uscire solo coi boxer aveva un significato grande come una cosa
se prima c’erano stati certi trascorsi!
Mike
sembrava vittorioso almeno tanto quanto Chester che, vistolo da steso
come al solito pronto per ghiaccio e creme, si leccò istintivamente le
labbra come se già sapesse tutto.
Si
mise comodo con le mano sotto la guancia e chiuse gli occhi, amava le
sorprese, specie se sue…
Il
compagno così si sedette e gli mise il ghiaccio come al solito, quello
era importante, ma guardando le creme come se fossero dei nemici non le
prese nemmeno in considerazione…
Ora
si faceva a modo suo e così pensando gli si mise sopra a cavalcioni
facendo attenzione a non pesargli addosso per non fargli male.
Sistemato sulle gambe per avere perfetto accesso a tutto ciò che gli
interessava dell’altro, dopo i soliti minuti gli tolse il ghiaccio e
passò le mani con leggerezza sul posto ora freddo. Bè, poco male,
l’avrebbe scaldato subito.
Chester
ghignò ma non aprì gli occhi ostinandosi a godersi la bella sorpresa,
quindi alzò appena un sopracciglio quando lo sentì massaggiare
ugualmente come gli altri giorni solo senza crema. Le mani erano meno
scivolose però c’era un punto a favore di questo, la pelle rimaneva
pulita.
“Magari
lui ha un rimedio migliore!”
Pensò
infatti il paziente sempre più soddisfatto.
Adorava
le sue mani su di sé, aveva quella capacità di essere delicato e
sensuale al tempo stesso facendo poco, forse era il fatto stesso che
fossero le sue, non sapeva dire, però era incredibilmente appagante e
rilassante tanto che per un momento si dimenticò della carica erotica
che c’era nell’aria.
Si
lasciò andare ai brividi delle sue dita addosso, su quella parte così
sensibile di sé fino a che non si svegliò di colpo dal torpore sentendo
la sua lingua -sì, la sua lingua!- partire dalla nuca e scendere per
tutta la spina dorsale.
Aveva
voluto farlo dal primo giorno, quella cosa, ora con enorme
soddisfazione del massaggiatore poteva e la trovò decisamente degna di
essere fatta, almeno tanto quanto degna di essere ricevuta!
Giunto
alla fine della schiena, Mike gli abbassò i pantaloni e Chester alzò
anche l’altro sopracciglio capendo il motivo per cui si era sistemato
così in basso.
Lo
apprezzò molto.
La
lingua proseguì anche lì dove era stato la prima volta che avevano
fatto l‘amore, ormai troppo tempo indietro.
Risalì
trovando morbidi anche i suoi glutei che al suo passaggio si tendevano
e rilassavano di continuo, li mordicchiò senza riuscire a resistere e
poi tornò sulla schiena ricoprendola d’assaggi anche in altre zone,
usando i denti di nuovo in quel modo sensuale anche sulle scapole tese
per il piacere che gli trasmetteva.
Non
aveva più le mani sotto la testa ma lateralmente pronto per far leva,
alzarsi e girarsi.
Mike
non lo lasciò prendere il sopravvento, era deciso a far di lui tutto
quel che voleva e piegandosi gli arrivò all’orecchio dove le labbra si
poggiarono per parlare piano con la voce che sapeva gli piaceva, quel
tono basso e roco:
-
Il massaggio non è finito… - E Chester si morse la bocca consapevole
che sarebbe stata una tortura ricevere senza ricambiare. Nel volerlo,
in precedenza, non aveva saputo immaginare quanto avrebbe voluto
reagire ma ormai era lì imprigionato e non poteva muoversi. Non che
fosse un effettivo dramma…
Si
dimenticò di tutto quando gli leccò l’orecchio delineandolo con
languore, fino a che con lo stesso modo esplorò il collo e la spalla
che morse di nuovo senza fargli male.
Mentre
la bocca si continuava ad occupare di ogni centimetro della sua pelle,
le mani intanto erano scese sui fianchi e con la punta dei polpastrelli
passava su e giù leggero trasmettendogli ulteriori brividi sempre più
estasianti, quel genere di cose che Chester chiamava ‘grattini’ li
adorava e Mike lo sapeva infatti era capitato in passato che
sovrappensiero glieli facesse mentre erano tutti insieme a guardare la
televisione e che poi gli venissero reazioni nelle parti basse.
Reazioni molto evidenti.
Continuò
con quella combinazione di dita e lingua fino a che non tornò sul suo
fondoschiena e lavorando sulla sua apertura non capì che in quel modo
sarebbe stato più difficile poiché era troppo dritto.
“Bene,
c’è altro che si può fare… “
Pensò
Mike ghignando sensualmente. Fu così che alzandosi sulle ginocchia gli
ordinò di girarsi a pancia in su.
Chester
eseguì anche se piano, non poteva fare certi movimenti, ancora, e
quando fu voltato poté guardarlo mentre soddisfatto si risistemava
sedendosi questa volta sul suo bacino.
I
pantaloni erano rimasti abbassati ma lui aveva ancora i boxer e non
poteva proprio capire come osasse sedersi lì sopra con quei dannati
cosi addosso!
Lo
guardò seccato come se l’avesse appena insultato pesantemente e Mike in
risposta sorrise contento e malizioso, sembrava trovarsi perfettamente
a suo agio nelle vesti del dominante e probabilmente non gliele avrebbe
cedute, non quella volta.
Chester
in un primo momento provò un fortissimo senso di ribellione, ma quando
si piegò di nuovo e gli tappò la bocca con la sua, decise che si
sarebbe lamentato dopo.
Quando
però cominciò a muoversi col bacino e a strofinarsi sul suo, soffocò un
gemito nelle sue labbra pensando solo una cosa breve e concisa.
“Al
diavolo!”
Che
stava per un ‘fammi tutto quel che vuoi!’
Non
servì dirlo, dal modo in cui lo prese per la schiena fu chiaro.
Mike
sorrise enigmatico sulle sue labbra e quando uscì dalla sua bocca
continuò il lavoro che aveva cominciato prima dietro. Succhiò subito il
mento e poi scivolò con la lingua sul collo, glielo percorse senza
toccarglielo per poi far suo il punto più sensibile, Chester sospirò e
continuò a graffiarlo senza lasciargli veri e propri segni sulla
schiena. Fu poi quando si infilò sotto i boxer per afferrarlo per i
glutei e accompagnare con più decisione i suoi movimenti lenti, che il
ritmo cominciò a crescere.
Mike
riusciva a mantenerlo così lento che sarebbe effettivamente impazzito,
aveva bisogno di più e il compagno capì che era il caso di
accontentarlo almeno un po’. Infatti si impossessò anche dei suoi
capezzoli e di altre parti del suo torace in modo da non lasciare
nessun lembo di pelle impunita.
Così
andava meglio, così andava molto meglio.
Scese
sempre più fino a che non dovette spostarsi anche col corpo, Chester
dovette mollarlo ma l’accompagnò spingendolo in basso per le spalle e
poi a sé sulla nuca una volta che raggiunse il suo inguine con la bocca.
Quella
sua dannata lingua aveva una tale fame di sé che fu quasi inevitabile
sentirsi un cibo a tutti gli effetti, per un momento si sentì come una
vittima di Hannibal Lecter ma quando cominciò a succhiare la sua
erezione si dimenticò per scivolare di nuovo nell’estasi, gli circondò
infatti le spalle con le gambe che gli allacciò intorno per farlo
continuare e mentre se lo premeva addosso, gemeva liberamente sempre
più forte.
Mike
si chiese per un istante se non fosse troppo ma sentendo fisicamente
Chester nella sua bocca, capì a che livello l’aveva tirato con quel
‘massaggio’ speciale cominciato dalla schiena e finito sul suo inguine.
Dopotutto
era stato bravo a non ribellarsi e a lasciarlo fare, ma glielo doveva,
in precedenza l’aveva torturato un po’ troppo.
Si
prese il suo sapore e lo sentì tendersi fino alla follia, immerso in un
piacere che aveva giurato di non poter più provare in quel modo.
Risalì
soddisfatto quando sciolse le sue mani e smise di piantargli le unghie
nel collo e nella testa, quindi lo ricoprì e accarezzandolo con ogni
parte di sé, mescolò la propria bocca con la sua in quel bacio che ebbe
il potere di accendersi di più; a quel punto volevano morire
definitivamente in loro.
Lo
volevano da troppo, ormai, per non farlo fino in fondo con ogni parte
di sé.
Mike
si era messo da parte nel disperato tentativo di riuscire a seguire una
via più giusta di quella e poi era finito per deragliare solo in modo
più doloroso di quanto immaginato.
A
quel punto se si doveva arrendere allora voleva farlo a modo suo,
totalmente, inesorabilmente, marchiarlo e farlo suo senza remore e
riguardi di nessun tipo.
Perché
ora Chester era suo e basta.
Fu
così che sulla sua bocca mormorò senza nemmeno pensarci:
-
Ce la fai? - Come se fosse possibile il contrario.
Chester
sgranò subito gli occhi come se l’avesse insultato e piccato come non
mai lo separò grugnendo infastidito:
-
Per chi cazzo mi prendi? - Mike rise rendendosi conto che era una
domanda stupida, ma in fondo il mal di schiena ce l’aveva, no? Era
logico chiederglielo.
A
quel punto però Chester prendendolo per le spalle lo tirò via da sé e
senza alzarsi perché di fatto non poteva bruscamente infilò il dito
sotto all’elastico dei boxer, grugnì infastidito:
-
Togli sti cazzo di cosi! - a quello lo vide ridere ed eseguire
consapevole che prima o poi glielo avrebbe chiesto proprio così.
Quando
finalmente fu senza alcun impedimento se lo riprese e gestendolo come
se fosse un fuscello se lo mise a cavalcioni sulla testa al contrario
in modo da poter avere la parte che di lui gli interessava di più senza
sentire dolori atroci alla schiena.
Mike
gli ricoprì così il viso come voleva e rendendosi conto che così era
comunque lui a gestire la cosa, si compiacque. Era una sensazione
esaltante avere uno come lui in mano, farlo godere e fargli fare quel
che voleva, dettare lui il ritmo del tutto. L’altra volta era stato
paradossalmente una cosa più dolce ma ora era anche più consapevole sia
di sé che di quel che provavano.
E
Mike semplicemente oltre a volerlo con tutto sé stesso, c’era dentro
fin oltre l‘immaginabile.
Lo
sentì prenderglielo in bocca e succhiare senza il minimo problema ed in
poco invece di ricambiare a sua volta visto la posizione propizia, si
perse nel piacere che gli trasmetteva, infatti tendendosi ed
inarcandosi cominciò a gemere con l’aumentare dell’intensità e mano a
mano che succedeva finiva anche per spingere sempre più nella sua bocca
come se lo stesse già prendendo da dietro.
Solo
vicino all’orgasmo lo morse proprio appena sopra l’inguine per farlo
smettere perché voleva venirgli sì dentro ma da un’altra parte e
Chester lamentandosi se lo staccò bruscamente di dosso.
Mike
ridacchiò alzandosi e spostandosi quindi tornando normale e sulla sua
bocca lo baciò mentre gli piantava il suo delizioso broncio.
-
Scusami, volevo venirti dentro ma non lì… - Chester si bloccò a quella
sincerità disarmante, come faceva a dire una cosa così poco pulita
facendola apparire invece candida e pura?
Sentendolo
sciogliersi sotto la sua lingua, tornò a guardarlo con quegli occhi
ridenti e a detta dell’altro terribilmente erotici…
-
Ce la fai a girarti? - Di nuovo quel mettere in dubbio le sue capacità
a letto… come diavolo poteva? Seccato per questo alzò il dito davanti
ai loro visi e cominciò a borbottare inferocito.
-
Se non la pianti di mettere in dubbio che io riesca a scopare con te
giuro che non te lo do il mio culo! - Peccato che lui tanto sporco
parlava, tanto sporco appariva!
Mike
rise mettendosi in bocca il suo indice in risposta e cominciando a
succhiarlo per indicargli cos’era ciò che voleva fare al posto di
parlare, lo spense di nuovo.
Aveva
quel potere di riuscirci come e quando voleva, ma solo lui.
Fu
così che spostandolo si mosse per voltarsi, in quello le fitte lo
colsero ed imprecando fu subito curato a dovere dalla bocca del
compagno che, posto dietro di sé ora che era nella posizione ideale a
carponi, si prese l’unica parte che gli rimaneva effettivamente.
Dapprincipio
con le dita e la lingua fino a che, sentendolo contorcersi dal piacere
e chiamarlo per volere il resto, non lo fermò per i fianchi e
poggiandosi delicatamente a lui su tutta la schiena non sussurrò
all’orecchio languido:
-
Va bene? - Aveva sempre quella maledetta paura di fargli male… peccato
che invece di smontarlo finisse sempre per tirarlo ancor più su,
infatti la risposta di Chester non tardò a venire:
-
Scopami, cazzo… - In suo pieno stile.
Uno
stile che a Mike faceva impazzire e riscendendo lungo la sua spina
dorsale con la lingua, come aveva fatto prima quando aveva cominciato,
si raddrizzò e lo fece suo.
Quando
entrò la memoria gli evocò all’istante l’unica altra volta in cui
l’aveva fatto e confondendo istantaneamente passato e presente si rese
conto che nonostante la lunga pausa nel mezzo, non avevano mai
veramente smesso. Non si erano mai interrotti o lasciati ed anche se a
conti fatti non si erano nemmeno mai messi veramente insieme, non come
stavano facendo ora, era come se lo fossero già dal primo giorno in cui
si erano incontrati.
Perché
l’amicizia, quella vera, non poteva trasformarsi di punto in bianco in
attrazione fisica e poi amore, se succedeva significava solo che non
era mai stata vera e pura amicizia.
Pensandolo
insieme, ognuno a modo proprio, si abbandonarono al piacere assoluto
che provarono in quel momento fondendosi e diventando un tutt’uno.
Le
spinte sempre più possenti fecero dimenticare tutto e le fitte di
dolore di Chester divennero presto qualcos’altro che nome forse non
aveva ma che lo spedirono nello stesso luogo in cui si trovava Mike.
Solo
allora, mentre il suo compagno raggiungeva il suo orgasmo, capì che
l’aveva appena preso dopo anni e anni di rincorrerlo convinto che mai e
poi mai avrebbe potuto averlo.
Ed
ecco, ora erano insieme.
Era
tardi quando ritrovarono loro stessi, erano stesi abbracciati sui letti
uniti per permettere a Chester di stare più comodo. La mano leggera di
Mike gli carezzava la schiena nel modo che a lui piaceva tanto, di
nuovo una specie di cura più dolce e calma. Era solo uno di quei
momenti perfetti dove si poteva parlare e dire tutto perché si riusciva
a farlo con la giusta dimensione.
Il
primo a farlo fu Mike stesso, con quel suo modo riflessivo che a
Chester piaceva tanto:
-
Non siamo mai stati solo amici, vero? -
Disse
tornando sul pensiero di prima.
Chester
se la sarebbe presa se non avesse capito subito cosa intendeva.
-
Due amici non scopano. - Semplice e diretto.
Mike
sorrise.
- E
nemmeno si innamorano. -
Dire
‘innamorarsi’ era diverso che dire ‘amore’ ed entrambi lo sapevano,
erano sempre sentimenti ma non gli stessi.
-
Perché cazzo tutti questi anni per arrivare a questo fottuto punto? -
Chiese più a sé stesso che all’altro.
-
Non eravamo pronti, tu eri pieno di problemi da risolvere, avevi il tuo
equilibrio da trovare ed io… io dovevo crescere, immagino, imparare ad
accettarmi e prima ancora a scoprire chi fossi. - Pensieri e
riflessioni profonde che a lui come sempre venivano bene, Chester
gliele lasciava fare consapevole che non solo le condivideva sempre ma
anche perché amava ascoltarlo in quei momenti. Aveva una profondità che
aveva visto in poche persone e di norma quasi mai su un ragazzo.
O
forse era solo troppo perso per lui… si disse alla fine sorridendo
ironico.
Mike
lo percepì e chiese cosa avesse, così la sua risposta fu presto detta:
-
Niente, sono nella merda, mi sto innamorando di te così tanto che sono
proprio fottuto, cazzo! Spero ti prenderai le tue cazzo di
responsabilità e mi terrai con te! - Come se fosse un cane randagio
trovato, curato e in via di addomesticamento!
Mike
pensò al paragone e lo trovò comunque azzeccato.
-
Amo le sfide. - E con questo tutto si definì senza possibilità di
equivoci o ripensamenti.