NOTE: qualche giorno fa
ho letto questa frase di Chester ‘Vorrei veramente che Mike e Joe
smettessero di disegnare su di me mentre dormo’ e da lì io sono
partita… il resto potete direttamente leggerlo!
Grazie a chi
legge e commenta.
Baci Akane
PS: canzone che
ha senso ascoltare solo per il semplice fatto che è loro... cliccate
sul nome, aspettate, ascoltate e leggete...
TELA UMANA
Chester dormiva
della grossa.
Che Chester
dormisse non era una novità, come non lo era che quando lo faceva
cadesse in catalessi. Il suo livello di sonno era talmente profondo che
davvero gli si poteva fare qualunque cosa che tanto non se ne accorgeva.
Del resto non
era nemmeno una novità che fosse scaldinoso e che stesse sempre mezzo
nudo per casa.
Era una cosa
che a Mike divertiva moltissimo, così come tutte le sue altre stranezze
-che detto da uno che si comprava un frullatore visitando Parigi e che
invece di dormire si faceva un frullato facendosi mangiare due dita,
sembrava proprio una barzelletta!- quindi conoscendole ormai aveva
imparato ad approfittarne per passare del piacevole tempo contro la
noia.
Lui non sapeva
stare senza fare niente, era più forte di lui. La sua mente era in
continuo movimento ma non solo quella, anche il suo corpo.
Aveva sempre
mille cose da fare, da vedere, da sistemare… se trovava delle ore buche
dalla sua attività col gruppo -cosa unica e rara- allora aveva il
disegno. Quando aveva abbastanza opere le esponeva in una galleria ed
il ricavato delle vendite lo dava sempre in beneficenza, ma non lo
faceva per questo, lo faceva perché gli piaceva ed oltretutto lo teneva
occupato.
Riusciva a
pensare anche in quei momenti, non certo a sé stesso, all’amore o a
chissà quali idee filosofiche… erano tutte considerazioni che
riguardavano il suo lavoro.
Non si fermava
mai, ecco perché dormiva poco, al contrario di Chester che dormiva
anche per lui!
Quel pomeriggio
stavano aspettando i ragazzi per vedere di qualcosa inerente al gruppo,
siccome loro avevano dormito lì ed avevano passato insieme tutta la
giornata all’insegna principalmente del cazzeggio, Chester doveva
essersi stancato a fare anche quello -se non altro per obbligare Mike a
non fare niente di costruttivo e utile doveva essersi effettivamente
affaticato- e in attesa dell’orario dell’appuntamento, si era
appisolato arrendendosi alla fase artistica di Mike.
Questi, invece,
riuscito a vincere la piccola estenuante lotta contro il ‘fammi fare
qualcosa che non sia sesso’ poiché si riteneva un essere umano pensante
e non un animale la cui esistenza ruotava solo attorno al mangiare,
dormire e, appunto, riprodursi, si era dunque messo a dipingere un po’
sulle tele che si era portato nel suo appartamento secondario, la sede
del gruppo.
Sentendolo
ronfare sommessamente dopo poco, aveva ghignato capendo che la
vittoria, alla fine, era stata sua.
A guardarli a
prima vista non sarebbe mai sembrato, ma in realtà il più testardo era
proprio Mike che in un modo o nell’altro riusciva ad ottenere sempre
quello che voleva, Chester si limitava a fare i capricci o a stordire
chi non era d’accordo con lui, ma considerando che poi il compagno
riusciva sempre ad intortarselo e a fargli fare quello che voleva, il
risultato era uno: Mike vinceva sempre!
Dopo aver
ottenuto con una certa fatica la propria tela e la propria tavolozza,
gli stessi strumenti che aveva desiderato come un ossesso per tutto il
giorno avevano presto perso di interesse e mettendo giù la tavolozza ed
i pennelli che non aveva ancora cominciato ad usare, prese il suo
blocco gigante per disegnare e la penna-china, quindi spostando il
cavalletto da cui aveva tolto la tela per sostituire l’album dei suoi
schizzi, si mise in modo da guardare bene il compagno.
Chester era
posizionato sul divano in un modo che era tutto un programma e sebbene
avesse tranquillamente potuto fotografarlo visto che non si separava
mai dalla sua Canon, lì, preso da tutto il giorno dalla vena artistica,
preferì fargli uno schizzo.
“Possibile
mai che questo qui dimostra il suo lato perverso anche mentre dorme?
Guarda come si è addormentato!”
Sapeva che lo
faceva apposta per provocarlo, di conseguenza non poteva che rispondere
a modo suo.
Messo a pancia
in giù con le braccia e una gamba piegata sotto di sé, teneva il suo
delizioso sedere in bella mostra in modo che la zona lombare della
schiena si inarcasse dandogli quel tocco da porno star.
Mike glielo
diceva sempre, aveva sbagliato lavoro!
Non che non
amasse visceralmente la sua voce ed il suo modo di cantare, ma il suo
lato provocante era così spiccato che da quando aveva vinto la sua
rabbia e la sua frustrazione che metteva prevalentemente in evidenza la
sua aggressività, era venuto a galla anche quel suo lato che
personalmente Mike adorava non poco.
Con un
sorrisetto malizioso cominciò a copiare la sua posa con una discreta
facilità e sempre con praticità accennò appena alle ombre
concentrandosi in particolare sul suo fondoschiena sensualmente
accentuato dalla posa. L’espressione da finto angioletto fu colta in
pieno e quando si trovò ad accennare ai tatuaggi che aveva su quasi
ogni centimetro di schiena e braccia, si fermò chiedendosi se avesse un
po’ di pelle libera ad eccezione del ventre e delle gambe.
“Certo
che ce l’ha una parte libera dai tatuaggi!”
Esclamò a sé
stesso Mike vittorioso, accendendosi di una luce estremamente
pericolosa.
Detto fatto
abbandonò il blocco e si avvicinò al compagno al divano, quindi
inginocchiandosi all’altezza della parte che di Chester preferiva, con
un dito agganciò l’elastico dei boxer attillati e glieli abbassò.
Mike ora si
mordicchiava le labbra infantilmente, la sua espressione appariva
pienamente quella di un bambino che ne stava combinando una grossa.
Liberata
abbastanza porzione di sedere, Mike contemplò quel capolavoro di pelle
bianca e liscia da fare invidia.
“Ognuno
ha le sue fortune… lui non ha quasi per niente peli sul corpo, io ho
lui che non li ha!”
Pensiero
estremamente logico dal suo punto di vista a cui non si soffermò un
istante di più poiché leccandosi le labbra carico di una sadica
soddisfazione malata e preoccupante, riprese in mano la sua penna-china
che disegnava su quasi ogni superficie rivelandosi pressoché indelebile
e aggiunse quelli che per lui dovevano essere dei doverosi tatuaggi da
avere sul proprio sedere.
Come da lui
previsto, Chester non si mosse e non si accorse di ciò che gli stava
facendo, quindi continuò indisturbato il suo capolavoro dimostrando un
certo talento vista la superficie della tela… la pelle umana di suo non
era il massimo su cui disegnare con una penna, seppure buona come
quella, oltretutto la superficie in questione era decisamente curvata e
non certo dritta e rigida.
“Bè,
non che sia moscio e flaccido… cavolo, non ha un grammo di grasso, sto
qua!”
Fece appena in
tempo a concludere il suo capolavoro che guardò l’ora e come se avesse
un collegamento diretto con l’altra mente demente del gruppo, scattò in
piedi lasciando il sedere di Chester esposto senza il minimo problema,
quindi corse ad aprire la porta d’ingresso.
Con il dito sul
campanello -da quando avevano scoperto che stavano insieme nessuno
usava più le chiavi- Joe si fermò prima di schiacciare e fare il suo
solito baccano.
Era solo e
stranamente il primo.
- Ehi… - Lo
salutò stranito da quel tempismo sospettosamente perfetto. Lo guardò
infatti con un attenzione in più e ci mise un secondo a captare quella
luce sadica che a lui piaceva tanto. - Cosa stai combinando? - Chiese
infatti entrando.
Mike gli fece
cenno di fare piano e se lo prese per il braccio conducendolo felice
come un bambino idiota al soggiorno.
Chester era
ancora in quella fatidica posizione e Joe vedendolo col sedere all’aria
rise, si piegò poi in due sul pavimento quando vide bene il disegno che
Mike aveva fatto sopra le sue due splendide chiappe un tempo linde e
bianche.
Mike lo
schiacciava con la faccia contro il tappeto per impedirgli di fare
troppo baccano e svegliarlo, seppure era consapevole che nemmeno i
cannoni potevano smuovere il bell’addormentato.
Quando si
riprese Joe si appropriò della penna dalla mano di Mike e non dovettero
parlare, si capirono al volo.
In poco anche
lui mise il suo contributo, naturalmente non sulle chiappe private di
Chester, comunque già tutte occupate, ma subito sopra. Fra la scritta
Linkin Park e le stesse c’era, infatti, una magica porzione di pelle
libera e ne approfittò per piazzare lì il suo prezioso contributo.
Contributo che
proseguì sul resto della schiena per continuare a modo suo i vari
tatuaggi che giganteggiavano da anni.
- E’ proprio
una bella superficie su cui disegnare… per chi piace disegnare sulla
pelle… - E naturalmente quella era anche una delle ottime qualità di
Joe. Il ragazzo, infatti, aveva fatto un paio di prove per alcuni
tatuaggi che il cantante aveva poi ripassato in negozio.
- Che dici, si
farà ripassare con l’inchiostro e l’ago anche questi? - Fece Mike
ridendo come un idiota aiutato da Joe che fremeva per vedere la
reazione di Chester.
- Da lui mi
aspetto questo ed altro! -
Era
effettivamente vero, Chester era comunque un animale strano. I dementi
del gruppo erano Mike e Joe ma quello strano era Chester, senza ombra
di dubbio!
Siccome però
Mike era collegato mentalmente solo con Joe e la sua demenza e non con
gli altri, non li sentì arrivare prima che suonassero, così al
campanello i due gli tirarono su i boxer e si allontanarono facendo
finta di niente, mettendo via ogni traccia di misfatto.
Come da
copione, una volta che gli altri entrarono, Chester si svegliò e
girandosi sulla schiena si stiracchiò mugolando qualcosa di
incomprensibile mentre cercava faticosamente di riconnettersi.
Quando il primo
neurone entrò in funzione, si allungò afferrando il pacchetto di
sigarette, quindi ne prese una fra le labbra, se l’accese e rimase con
quella senza nemmeno tirare una boccata.
Mike e Joe si
guardarono ridacchiando e fu dallo scambio di occhiate perfettamente
chiare dei due che Chester cominciò a preoccuparsi.
Capì subito che
dovevano aver fatto qualcosa ma supponendo che anche Joe fosse arrivato
in quel momento con gli altri, si disse che non ne avrebbero nemmeno
dovuto avere il tempo.
Quando quei due
erano insieme ne combinavano una dietro l’altra, ma teoricamente
separati doveva essere possibile contenerli.
Più in là di lì
non arrivò, ancora mezzo addormentato.
Dopo che la
cenere si consumò senza che la sigaretta venne fumata davvero, Chester
la spense e sospirando rotolò giù dal divano trascinandosi
faticosamente verso il bagno.
Notandogli la
schiena gli altri videro subito i disegni di troppo ma alle occhiate
ammonitorie di Mike e Joe non dissero niente complici.
Chester si
infilò in bagno lasciando la porta come di consueto mezza aperta,
provvide a svuotare la vescica e proprio in quello, mentre in piedi
dava le spalle allo specchio, notò riflesso sul vetro della finestra
accanto l’immagine che lo stesso rimandava.
Dapprincipio
non ci fece caso, poi strinse gli occhi per cercare di capire come mai
certi tatuaggi non se li ricordasse come li stava intravedendo… poi
notò che sotto la scritta Linkin Park ce n’era un’altra che non c’era
mai stata. Su quello ne era certo. Come era certo che dall’elastico
appena abbassato dei boxer sbucasse qualcos’altro oltre che il suo
sedere.
Concluse coi
bisogni e si avvicinò allo specchio a parete rimanendo di schiena e
girato solo con la testa per vedersi.
“Ma
cazzo i miei tatuaggi non sono mai stati così, tanto per cominciare… e
poi porca puttana, che diavolo c’è scritto?“
Non captò
nemmeno il fatto che la scritta di troppo riusciva a leggerla dritta
pur lui la vedesse riflessa allo specchio, quindi non colse l’enorme
gentilezza e genialità di chi si era prodigato per fargliela leggere
senza sforzi.
La scritta
diceva ‘Proprietà privata ad esclusivo uso e consumo di MS’.
MS era scritto
nel tipico modo della firma abbreviata di Mike -Mike Shonoda.-
- Ma che cazzo
ha fatto quello stronzo? - Disse fra i denti capendo in un secondo
momento che la scritta poi aveva una freccia tribale che indicava verso
il basso.
A quello
abbassò i boxer e finalmente vide il capolavoro centrale.
Disegnate con
una gran maestria e talento, stavano due mani, una per chiappa che le
agguantavano infilando la punta delle dita nell’apertura dei glutei. Il
punto era che quelle erano le mani più realistiche che si fossero mai
viste, quasi fossero davvero lì a palpeggiarlo e a farselo!
- Ma quel
coglione! - Dapprincipio ebbe l’istinto di gridargli di tutto e
picchiarlo a sangue, ma poi si soffermò ad ammirare la bravura e la
bellezza di quelle mani che sembravano davvero gli stessero facendo un
lavoretto interessante lì dietro… doveva anche ammettere che così era
anche più figo il suo già figo fondoschiena…
A quel punto
Chester scosse il capo rendendosi conto che sebbene le modifiche ai
tatuaggi sulla schiena e la scritta dovesse avergliele fatte Joe, le
mani di certo erano opera di Mike, non poté così non ammirare oltre che
al suo talento nel disegno anche l’idea in sé ed il fatto che fosse
riuscito a non svegliarlo nel farglielo.
Dalla furia
omicida passò al divertimento, alle risa e alla malizia, tutte in una
volta.
Uscendo con
quel misto di espressività che era anch’essa un capolavoro paragonabile
solo alle mani disegnate da Mike, lasciando anche abbassati i boxer di
proposito, si mostrò ai ragazzi che non sapevano cosa gli avevano fatto.
- No ma dico,
tu hai bisogno di un elettroshock che ti tolga la facoltà di pensare e
che ti faccia apprezzare la fottuta arte dell’annullamento mentale! -
Esordì acido e divertito insieme.
Allo scoppio
delle risate degli altri che capirono che la scritta si leggeva allo
specchio, Chester, rimanendo assolutamente coi boxer ancora giù, si
girò verso Mike piegato in due dal ridere contento come uno di quei
famosi bambini dementi, felice di essere riuscito nel suo scherzo!
- Ma devo dire
che è una di quelle fottute cose da tenere! - Quindi gli circondò il
collo col braccio e gli grattò con decisione la testa spettinandolo,
ridendo ormai anch’egli come un matto.
- Lo terrai? -
Chiese abbracciandogli la vita a sua volta guardandosi bene dal coprire
la propria opera d‘arte.
- Perché, hai
dubbi? I capolavori vanno incisi e anche ben mostrati! -
Fu il turno di
Mike di impallidire.
Certamente
Chester ne sarebbe stato capace.
FINE