CAPITOLO I:
SOMEWHERE I BELONG
“[Quando
è iniziato]
Non
avevo niente da dire
E
mi sarei perso nel nulla dentro di me
[Ero
confuso]
E
ho lasciato tutto fuori per scoprire / che non sono
L’unica
persona con queste cose nella mente
[Dentro
di me]
Ma
tutto il vuoto che le parole hanno rivelato
È
l’unica vera cosa che mi è rimasta da sentire
[Niente
da perdere]”
Erano
entrambi appena saliti sul loro grado maggiore.
Quel
giorno era stata la cerimonia di incoronazione di Michael Kenji Shinoda
avvenuta per volontà del padre, il vecchio re giungeva verso la fine
dei suoi giorni e sapendolo aveva preparato il figlio in modo che fosse
in grado di sostituirlo.
Era
importante che tutti nel loro mondo vedessero Mike incoronato, perché
lo era che avessero il loro re ben stampato nella memoria.
Quello
stesso giorno, alla cerimonia di incoronazione seguì quella di
promozione della sua guardia personale.
Fu
allora la prima volta che conobbe Chester, il suo generale numero uno.
Giunto
lì davanti in alta uniforme, il giovane si chinò ad egli che era quasi
suo coetaneo e questi secondo il rito gli consegnò la medaglia che lo
vedeva diventare generale, dopo di che gli intimò di alzarsi con
solennità e così fece. Fu solo allora che poterono guardarsi in viso
per bene e da vicino; quando i loro occhi si incontrarono pensarono
esattamente la stessa cosa, solo in modo diverso.
“Questo qua è fottutamente
giovane, cazzo! Ed è già re!” Fu il pensiero
istintivo di Chester nell’osservare il poco più che ventenne Mike i cui
occhi neri erano allegri e gentili nonostante l’incoronazione appena
avvenuta.
“Wow,
è davvero giovane per essere già generale. Dev’essere davvero in gamba!”
Fu
invece il pensiero di Mike che sorrise radioso ed espansivo com’era
abituato a fare. Notò anche che Chester invece di ricambiare il suo
sorriso gli strinse la mano con un basso grugnito che nessuno udì se
non lui che l’aveva davanti.
Questo
fece capire perfettamente e ad un solo sguardo che tipo fosse e
naturalmente un lampo di divertimento rallegrò ulteriormente il suo
viso simpatico i cui lineamenti ricordavano molto alla lontana quelli
orientali.
Non
si dissero altro e Chester fu poi presentato alla folla e ai
teleschermi attivi su tutto il mondo come il Primo Generale del nuovo
Re, Sua Maestà Michael Kenji Shinoda.
Dopo
di quello partirono le acclamazioni e la cerimonia proseguì andando nel
suo vivo.
I
due rimasero sempre vicini ma non si dissero assolutamente niente per
lungo tempo, se non quando Mike avvicinò il viso lateralmente al suo e
continuando a sorridere di circostanza, salutando le persone che
esultavano per lui, disse facendosi sentire solo da Chester:
-
Ehi, ce la filiamo? Tanto non se ne accorgeranno, c’è lo spettacolo fra
poco e saranno tutti presi dal guardarlo, durerà tutto il giorno ed io
devo togliermi questa roba dalla testa che mi fa un prurito micidiale.
Che ne dici, filiamo quando cominciano? -
All’udirlo
Chester si girò di scatto verso di lui e guardandolo non più con quella
durezza d’espressione ma con stupore puro, chiese schietto senza
pensare minimamente che quello era il suo nuovo re:
-
Ma sei suonato? - Non solo del tu ma anche un’offesa!
Mike
lo guardò a sua volta e vedendolo con quell’aria sconcertata rise
contento di avergli fatto avere una reazione umana senza calcolare
minimamente il modo in cui si era rivolto a lui.
Non
rispose ma subito dopo cominciarono gli spettacoli nella piazza grande
in cui la cerimonia si stava tenendo e con l’attenzione di tutti e di
ogni singola telecamera sugli artisti che si sarebbero prodigati fino a
notte fonda, Mike tornò di nuovo a guardare Chester quindi improvviso e
veloce come un felino gli agguantò il polso e sgusciò fulmineo
trascinandoselo via come già sapesse dove andare per non essere notato.
Sicuramente
l’aveva progettata da sempre, come un suo sogno segreto: scappare
durante la propria incoronazione.
Qualcosa
di tremendamente divertente!
Prima
di rendersi conto di cosa stesse accadendo, Chester si ritrovò con Mike
in una zona deserta e lontana dalla Piazza Centrale dove tutta la folla
possibile ed immaginabile era radunata.
Quando
si reputò al sicuro Mike lo mollò e mettendosi a ridere piegato in due,
il generale lo guardò inorridito come fosse davvero impazzito, quindi
con un acuto da primato si mise anche a gridargli contro. Lui, contro
il suo re. Forse il matto era lui ma dirglielo non sarebbe stato
saggio. Tanto più che Mike rideva ancora di più!
-
MA COS’HAI IN QUELLA TESTACCIA VUOTA?! SONO LI’ PER TE, E POI SAI
QUANTO E’ PERICOLOSO ALLONTANARSI? SEI IL RE, TI RICORDO, POSSONO
ATTENTARE ALLA TUA VITA IN OGNI MOMENTO! SAI, CONOSCI IL TERMINE
RIBELLI CAZZUTI? SONO QUELLI CHE AGISCONO CONTRO I REALI PERCHE’ HANNO
LA CACCA AL POSTO DEL CERVELLO! E TU SCAPPI COSI’! QUANDO NON TI
TROVERANNO PIU’ FARANNO IL DIAVOLO A QUATTRO! -
-
Ma cosa ti agiti?! Sono pur con te, cosa vuoi che mi succeda? Devono
essere gli altri i matti ad attaccarmi nonostante la tua presenza! Dai
che ti presento i miei amici, avevamo deciso che questa giornata
l’avremmo passata a modo nostro e siccome erano tutti preoccupati per
la mia incolumità ho detto che avrei portato con me il primo generale
che mi sarebbe venuto sotto mano. Sotto la mia mano c’eri tu! -
Semplice,
logico e normale!
Chester
smise di sbraitare per guardarlo cercando di capire se fosse serio, ma
vedendo quanto sorrideva soddisfatto capì che era davvero così.
Se
il suo incarico era proteggere uno svitato simile, si disse il giovane,
allora avrebbe avuto vita breve!
Prima
di farlo ribattere Mike se lo prese di nuovo per il polso e riprese a
trascinarselo per le vie più impensabili della città dove nemmeno un
animaletto si aggirava per caso.
Del
resto erano o tutti in Piazza Centrale o attaccati alla televisione per
guardare l’evento dell’anno.
Nel
tragitto Mike si tolse il copricapo che rappresentava la sua corona,
qualcosa di non troppo appariscente ma che comunque gli sembrava
ridicolo lo stesso, poi si tolse anche tutti i gioielli e le
cianfrusaglie extra che odiava indossare, dopo di che si passò la mano
fra i capelli corti spettinandoseli e si slacciò la camicia che
indossava, mettendosi più comodo e disordinato.
“Questo
è re nel buco del culo, forse!”
Esclamò
fra sé e sé Chester ancora inebetito a guardarlo, pronto ad intervenire
appena un solo vago pericolo gli si fosse presentato.
Nemmeno
detto naturalmente si imbatterono negli unici non interessati alla
famosa cerimonia.
Non
ebbero il tempo di seguirli per chissà quanti metri, poiché Chester
improvvisamente e senza apparente motivazione spinse Mike in un angolo
veloce come una saetta e parandosi davanti tirò fuori entrambe le
pistole sistemate nella cintura puntandole in due direzioni diverse:
-
Che fai, hai le visioni? - Chiese Mike infatti affacciandosi dalla sua
spalla non vedendo nessuno.
-
Sta dietro! - Ringhiò aggressivo senza muovere un muscolo, poi rivolto
al vuoto gridò con fare tipicamente suo: - EHI PEZZI DI MERDA, FATEVI
AVANTI! SE AVETE LE PALLE PER SEGUIRICI ALLORA LE DOVETE AVERE ANCHE
PER SBRIGARVI A MORIRE! - Mike sgranò gli occhi non credendo alle sue
orecchie, infatti gli si aggrappò alla maglia e lo scosse:
-
Chez, non sai chi c’è. E se sono dei fan? Non puoi sparare per partito
preso! - Il suo lato pacifista venne fuori immediatamente così come
quello battagliero dell’altro che sputando a terra grugnì cominciando a
sparare imperterrito come un carro armato:
- E
non chiamarmi Chez! - Ma quello l’avrebbe ripetuto fino alla nausea
senza risultati. Nonostante Mike lo strattonò per farlo smettere,
quando i due caddero privi di vita, dai tatuaggi sulle braccia si capì
subito che si trattava proprio di ribelli e il re lo mollò stupito con
l’istinto di correre a vedere se erano vivi. Chester lo fermò al volo e
con un solo sguardo affilato come una lama gli intimò di non muoversi,
così quando controllò da vicino, con un ghigno addirittura divertito
disse:
-
Morti stecchiti come meritavano! Erano ribelli… sai, quelli cazzuti che
ti dicevo prima! -
Mike
non osò muoversi davvero e trattenendo il fiato, pallido come un
cencio, trovò solo in un secondo momento il coraggio di dire:
-
Vedi che ho fatto bene a portarti? - che fece poi ridere per forza il
generale piegato in due sui cadaveri.
Lasciati
i personaggi privi di vita, tornò da Mike che ormai non osava più
muovere un passo senza di lui e tirandosi su le maniche mostrò i molti
tatuaggi sugli avambracci.
-
Si muore di caldo! - Effettivamente faceva caldo e Mike si prese solo
allora la briga di osservare tutti i vari dettagli che lo
caratterizzavano, come gli orecchini alle orecchie ed il buco di un
piercing sul labbro od altri tatuaggi che spuntavano dal colletto della
maglia nera.
-
Sei un tipo fuori dall’ordinario, vero? Scommetto che il tuo animaletto
domestico è un serpente! - Disse dimenticandosi presto dell’avvenimento
pericoloso appena accaduto.
Il
ragazzo si girò subito sorpreso:
-
Come fai a saperlo? -
Mike
non se ne stupì contento di averci preso, del resto uno così era facile
da capire, per lo meno per lui.
-
Sei forte, mi piaci… ora capisco come mai sei già generale! Sei come
gli altri del gruppo! -
-
Chi? - Chiese senza rendersi conto che finalmente si stava interessando
a qualcosa e che, soprattutto, non trovava per niente male quel re e
quella situazione.
- I
miei amici, siamo cresciuti insieme e si sono tutti specializzati in un
campo specifico, sono eccelsi in quello che fanno nonostante siano
tutti giovani. Anche tu, sei giovane ma sei forte, si capisce subito. -
Avrebbe parlato ancora a lungo se Chester non si fosse messo a ghignare
contento di quei complimenti che nessuno aveva mai osato rivolgergli.
Per lui essere forte era il pregio migliore del mondo.
-
Vedo che riconosci la verità! - E di sicuro la sua autostima non aveva
problemi!
Mike
rise, poi si mise a parlare di loro col suo tipico entusiasmo, quello
che metteva nel fare tutto ciò che gli piaceva:
-
C’è Joe che è un esperto di robotica ma anche di cibernetica,
tecnologia, elettrotecnica ed informatica. Sai, suo nonno è stato
l’inventore degli androidi e suo padre li ha perfezionati in modo che
potessero stare fra gli umani ed integrarsi, li ha programmati in
questo modo perfetto. Lui ha ereditato la sua genialità in questo
settore e li sta a sua volta perfezionando. Poi c’è Rob che è un medico
e ricercatore, pensa che si è laureato all’età di quindici anni, è un
autentica rarità! Lui e la medicina sono un tutt‘uno! C’è Brad che è lo
scienziato pazzo, lo chiamiamo così e capirai perché quando lo vedrai.
Non per il carattere, è flemmatico e buono come il pane, ma perché ha
dei capelli che sono proprio da scienziato pazzo. E naturalmente il suo
campo è quello. Sempre ereditato dal padre. Dave invece è l’esperto di
un settore di nuova generazione. Tutto ciò che riguarda la testa,
quindi cervello e mente, è il suo campo. Quando ho saputo in cosa si
stava specializzando sono rimasto senza parole, guarda che non è da
tutti, si sta praticamente inventando il lavoro, quello! Vedrai quante
cose faranno insieme quei quattro… ci pensi? Se uno lavora sulla mente,
uno sulla tecnologia, uno sul corpo umano e l’altro su tutto ciò che è
scienza perfezionando quindi ciò che rimane, tireranno fuori la storia,
insieme, ne sono sicuro! -
Chester
che nonostante di solito non si interessava a ciò che non era di sua
competenza, ascoltò tutto e cercò di figurarsi quelle persone, poi con
uno strano sorriso chiese ironico:
-
Sì? E tu cosa faresti in tutto questo? -
-
Io?! - Fece Mike sorpreso che glielo chiedesse: - Dirigo, mi pare
ovvio! - Chester divenne serio. - Ma sì, le idee… chi credi che le tiri
fuori? Io ordino e loro lavorano! Dave sarà l’esperto di cervelli ma
sono io la vera mente! Troveremo un ruolo anche per te! -
Esclamò
con ferma convinzione gesticolando entusiasta:
-
Ma io ho già un ruolo e direi che è il più importante! - Visto che
l’egocentrismo era il suo pane…
-
Ah sì? E quale? - Chiese infatti ridacchiando divertito.
-
Proteggere il grande capo! - Lo disse con malizia ma si capì dallo
sguardo che era anche serio. Prima aveva fatto un giuramento privo di
senso mentre ora lo stava facendo veramente e Mike lo comprese
facendosi serio ed orgoglioso del suo primo generale che stava
promettendo in quel modo anomalo di proteggerlo.
- A
vita, eh? - Disse infatti per assicurarsi che non cambiasse idea.
Chester
allora girò lo sguardo su di lui, si incrociarono e fu in quel momento,
mentre si guardarono in un misto fra il serio ed il divertito, che
intrecciarono i loro destini.
-
Fino alla morte. -
E
così sarebbe stato.
Era
certo che questa volta sarebbe letteralmente impazzito.
Era
proprio la sensazione peggiore che avesse mai provato dalla nascita,
nemmeno quando aveva avuto il periodo da tossico si era sentito tanto
male. Non era un male descrivibile con poche semplici parole, era più
la consapevolezza che se l’avesse trovato morto poi lui stesso non
avrebbe avuto voglia di seguirlo.
Aveva
perso il re, si ripeteva come un pazzo mentre correva per le strade
della capitale cercandolo.
Come
diavolo gli era venuto in mente di lasciarlo solo per qualche minuto?
Eppure
gli aveva detto di non muoversi mentre ultimava un lavoro. Come diavolo
era possibile sparisse così?
Era
il re, non poteva passare inosservato.
Poi
si corresse da solo, fra un’imprecazione e l’altra.
In
realtà era possibile, Mike era bravo a passare inosservato, se voleva.
Era la sua capacità migliore.
Sospirò
insofferente mordendosi il labbro col piercing che Mike gli aveva
permesso di indossare insieme agli altri orecchini ai lobi, quindi
strinse le pistole alla cintura e svoltò l’angolo non avendo proprio
più idea di dove andarlo a cercare.
Fu
in quel momento che la sua risata risuonò da dentro una casa e senza
pensarci un secondo, soprattutto senza il minimo dubbio che fosse
davvero la sua risata visto che la riconosceva sempre subito, spalancò
la porta con un calcio poderoso e quando l’interno fu alla sua vista si
sentì come strappare via dal mondo in uno stato tremendo di overdose.
Sensazioni
familiari, dopotutto, e non le peggiori poiché Mike era lì ed era vivo
e non solo, ma stava bene e stava addirittura ridendo.
Mike
si girò insieme ai presenti e riconoscendolo accentuò il suo sorriso,
quindi gli andò incontro e gli cinse le spalle con allegria:
-
Ehi, Chez, che fai qua? Pensavo dovessi finire un lavoro! - Chester,
che ormai aveva rinunciato a farsi chiamare col nome intero o col
proprio grado, si rivoltò contro togliendosi seccato il braccio di
dosso:
-
Ma quale ‘ehi’! Cazzo, Mike, ti ho cercato in lungo ed in largo, non ti
trovavo più! Pensavo ti avessero preso e cominciato a vivisezionare! -
Mike
rimase sbalordito dalla sua reazione eccessiva anche per uno
solitamente esagerato come lui, quindi dopo un primo momento in cui si
fece serio provò a sdrammatizzare come soleva fare di continuo:
-
Addirittura! E chi doveva farlo? Nessuno oserebbe, gli androidi sono
programmati per… - Ma non finì di dirlo che cinque paia di dita si
puntarono su Chester ad evidente difesa del re. Evidentemente non era
stata compresa la sua scenata d’ira funesta e pensando che il loro
sovrano fosse in pericolo, gli androidi che non erano riconoscibili
rispetto agli umani se non nel momento in cui reagivano, si mostrarono
per quello che erano in quel modo. Non usavano armi ma solo il loro
corpo che era effettivamente l’arma più forte di tutte.
Mike
capì cosa stavano per fare e si mise davanti a Chester a braccia aperte
per fargli da scudo, consapevole che così non sarebbe successo niente.
-
No, fermi, non mi stava facendo niente di male! Mettete giù le braccia!
-
Ma
prima che potessero eseguire i suoi ordini, Chester reagì prima di
notare il gesto di plateale affetto di Mike nei suoi confronti, infatti
ciò che aveva visto sopra ogni cosa era il tentativo da parte degli
androidi di attaccarlo e non servì dire che si imbestialì.
Mise
da parte Mike mettendoselo dietro a sua volta con quella di proteggerlo
in ogni caso, quindi alzando la pistola davanti a sé la puntò a
rotazione su tutti i robot che aveva davanti, riconoscendoli ora anche
negli occhi vuoti oltre che nell’atteggiamento freddo e preciso.
-
COSA DIAVOLO VOLETE FARE, EH? SONO IL GENERALE BENNINGTON, PENSATE DI
RIBELLARVI PERCHE’ SONO PREOCCUPATO PER IL MIO RE? - Ma sapeva che con
quelli non si poteva ragionare e non era questo che cercava di fare,
solo trovare uno sfogo. O per la precisione una scusa per poterli far
fuori.
Quei
‘cosi’, come li chiamava lui, non gli erano mai piaciuti.
Gli
androidi allora alzarono anche l’altro braccio puntandogli altre dita
contro, ad una minima volontà avrebbero potuto incenerirlo con un
raggio laser o trafiggerlo con delle lame che spuntavano dalle mani e
queste erano solo alcune delle tante funzioni di cui erano provvisti.
Mike
però l’abbracciò svelto da dietro strattonandolo e gridando
-implorando- a sua volta:
-
NO, BASTA, PIANTATELA! METTETE GIU’ LE ARMI! E’ UN ORDINE PER TUTTI DAL
VOSTRO RE! - Non spiegò il motivo come normalmente si sarebbe preso la
briga di fare, ormai era un po’ di tempo che regnava e sapeva bene come
un re nel momento giusto doveva comportarsi. Dare ordini diretti e
basta, farsi sentire il comandante supremo in modo che nessuno osasse
pensare e quindi fare di testa propria.
Naturalmente
i primi ad obbedire furono gli androidi che registrando l’ordine del
loro re, abbassarono le braccia e chinarono il capo scusandosi con lui.
Solo dopo Chester mise via la pistola ma non si spostò da lì,
preferendo fare da scudo contro coloro di cui non si sarebbe comunque
mai fidato.
-
Andate. - Disse Mike sempre stringendo Chester per la vita, non
riuscendo a spostarlo nemmeno volendo.
Subito
i robot dalle sembianze umane se ne andarono lasciandoli soli in quella
stanza e solo allora Chester si voltò furioso come una belva, guardò
Mike ad una vicinanza ristretta e sfogò tutte le sue frustrazioni che
altro non erano preoccupazioni:
-
CAZZO, MIKE, SEI IL RE, NON PUOI SPARIRE COSI’! LO VEDI COME SONO? NON
CI SI PUO’ FIDARE! PER FAR FUORI ME CHE TI HO URLATO CONTRO AVREBBERO
FERITO ANCHE TE, LO CAPISCI CHE SONO PERICOLOSI? SONO MACCHINE,
SEMBRANO UMANI MA NON LO SONO! E DANNAZIONE, NON AZZARDARTI PIU’ A
MUOVERTI SENZA DI ME! TU SEI CONVINTO CHE IL MONDO SIA BUONO E CHE GLI
ANDROIDI SIANO PROGRAMMATI PER PROTEGGERE ED OBBEDIRE AL RE E CHE GLI
UMANI INVECE ABBIANO IL CUORE PER FARLO, MA QUANTI HANNO GIA’ CERCATO
DI UCCIDERTI!? -
-
TUTTI UMANI, CHESTER! NESSUN ANDROIDE MI HA MAI FATTO DEL MALE! LO VEDI
CHE CERCAVANO DI PROTEGGERMI ANCHE ORA? ERO SOLO VENUTO A FARE DUE
PASSI, LI HO INCONTRATI E HO SCAMBIATO DUE CHIACCHIERE! TI SEMBRERA’
STRANO, MA PARLARE CON DEGLI ANDROIDI A VOLTE E’ DIVERTENTE PROPRIO
PERCHE’ NON SONO UMANI E SONO COMPLETAMENTE DIVERSI! NON IMPORTA CHE TU
NON LI CAPISCA, DEVI CAPIRE CHE NON SONO CATTIVI! LI HA PROGETTATI E
PERFEZIONATI LA FAMIGLIA DI JOE ED IO MI FIDO CIECAMENTE, NON ESISTE
FORZA AL MONDO CHE LI POSSA FAR RIVOLTARE CONTRO DI ME! - Anche Mike
ora era arrabbiato e si dimenticava della propria posizione e del fatto
che comunque non serviva discutere con uno che stava sotto di lui,
Chester non l’aveva mai visto come un suo suddito, bensì come un amico.
Un caro amico.
Un
amico che ora per la preoccupazione non stava più in sé. Lo prese per
le braccia e cominciò a scuoterlo con ira profonda, non ragionava
nemmeno, era solo un fiume che scendeva in piena:
-
MA SI POSSONO RIVOLTARE CONTRO GLI UMANI, LO VEDI COSA HANNO FATTO? -
-
ANCHE GLI UMANI SI RIVOLTANO CONTRO I LORO SIMILI! -
-
E’ UNA LOTTA IMPARI! -
-
TU SEI UN UMANO, TI CREDI INFERIORE AD UN ANDROIDE? -
-
NO CAZZO! -
- E
ALLORA?! -
-
ALLORA IO SONO UNO MENTRE I PERICOLI TANTI, OVUNQUE, IN OGNI POSTO, IN
OGNI CREATURA! E TU SEI IL RE, SEI IN COSTANTE PERICOLO ANCHE SE C’E’
LA PACE E TUTTI TI AMANO! E POI CI SONO QUEI RIBELLI CAZZUTI! -
-
SONO IL RE, SONO IL RE, SONO IL RE! E’ SOLO QUESTO CHE CONTA? CHE IO
SIA IL RE? NON C’E’ NIENT’ALTRO PER ME? TI PREOCCUPI TANTO SOLO PER
QUESTO? IO NON MI CONSIDERO UN RE MA SOLO UNO CHE CONTROLLA CHE TUTTO
VADA BENE, UNO CHE VEGLIA SULLA PACE E SU CHI LO AMA! PER TE SONO SOLO
UNO STUPIDO RE PIANTAGRANE! -
Con
questo Mike fece il gesto di mandarlo a quel paese e convinto che non
ci fosse discussione intelligente che tenesse, si girò per andarsene.
Era
furibondo come mai era stato, non aveva mai gridato tanto, specie con
Chester col quale aveva instaurato un rapporto di amicizia ed ironia,
non si erano mai detti niente in quel modo ed ora si sentiva bruciare e
non capiva nemmeno bene perché.
Non
fece comunque in tempo a muovere un passo che si sentì di nuovo
prendere per un braccio e girare bruscamente. Gli occhi castani e
furibondi di Chester a pochi centimetri dai suoi e ancora le sue urla
potenti e perforanti:
-
CAZZO, NON SEI SOLO IL MIO RE! SEI TUTTO PER ME! SE TI SUCCEDE QUALCOSA
IO MUOIO PERCHE’ HO GIURATO DI PROTEGGERI FINO ALLA MORTE E SE NON
RIUSCIRO’ NEL MIO COMPITO SARA’ SOLO PERCHE’ SONO MORTO, NON PERCHE’
NON ERO CON TE NEL MOMENTO GIUSTO! NON TI PROTEGGO SOLO PERCHE’ SEI IL
MIO RE, TESTA DI CAZZO! TI PROTEGGO PERCHE’ TI AMO ED IO SENZA DI TE
SONO FOTTUTO! -
Termini
più romantici non avrebbe saputo usare ma per Mike fu una canzone
dolcissima tanto che senza rifletterci, sconnettendosi totalmente, gli
prese di getto il viso fra le mani e senza il minimo ripensamento si
impossessò delle sue labbra in un bacio impetuoso e sconvolgente.
Chester
rimase inebetito i primi dieci secondi, poi capendo che era Mike -non
il suo re- e che lo stava baciando, fece semplicemente ciò che aveva
sempre voluto fare da quel primo giorno in cui l’aveva incontrato.
Rispose
con impeto alle sue labbra che lo invadevano, allacciandosi con vigore
e desiderio alla sua lingua per niente timida, per niente impacciata.
Sembrava avesse le idee più chiare di questo mondo e si ricordò in un
flash assurdo il loro primo dialogo serio.
Lui
era la mente, quello che aveva le idee. Il resto del dialogo non lo
ricordava più in quel momento, mentre se lo stringeva con forza e
passione.
Concordò
con quella frase.
Mike
le idee le aveva di sicuro chiare. Più chiare di così si moriva!