CAPITOLO I:
SOMEWHERE I BELONG


“[Quando è iniziato]
Non avevo niente da dire
E mi sarei perso nel nulla dentro di me
[Ero confuso]
E ho lasciato tutto fuori per scoprire / che non sono
L’unica persona con queste cose nella mente
[Dentro di me]
Ma tutto il vuoto che le parole hanno rivelato
È l’unica vera cosa che mi è rimasta da sentire
[Niente da perdere]”

Erano entrambi appena saliti sul loro grado maggiore.
Quel giorno era stata la cerimonia di incoronazione di Michael Kenji Shinoda avvenuta per volontà del padre, il vecchio re giungeva verso la fine dei suoi giorni e sapendolo aveva preparato il figlio in modo che fosse in grado di sostituirlo.
Era importante che tutti nel loro mondo vedessero Mike incoronato, perché lo era che avessero il loro re ben stampato nella memoria.
Quello stesso giorno, alla cerimonia di incoronazione seguì quella di promozione della sua guardia personale.
Fu allora la prima volta che conobbe Chester, il suo generale numero uno.
Giunto lì davanti in alta uniforme, il giovane si chinò ad egli che era quasi suo coetaneo e questi secondo il rito gli consegnò la medaglia che lo vedeva diventare generale, dopo di che gli intimò di alzarsi con solennità e così fece. Fu solo allora che poterono guardarsi in viso per bene e da vicino; quando i loro occhi si incontrarono pensarono esattamente la stessa cosa, solo in modo diverso.
“Questo qua è fottutamente giovane, cazzo! Ed è già re!”  Fu il pensiero istintivo di Chester nell’osservare il poco più che ventenne Mike i cui occhi neri erano allegri e gentili nonostante l’incoronazione appena avvenuta.
“Wow, è davvero giovane per essere già generale. Dev’essere davvero in gamba!”
Fu invece il pensiero di Mike che sorrise radioso ed espansivo com’era abituato a fare. Notò anche che Chester invece di ricambiare il suo sorriso gli strinse la mano con un basso grugnito che nessuno udì se non lui che l’aveva davanti.
Questo fece capire perfettamente e ad un solo sguardo che tipo fosse e naturalmente un lampo di divertimento rallegrò ulteriormente il suo viso simpatico i cui lineamenti ricordavano molto alla lontana quelli orientali.
Non si dissero altro e Chester fu poi presentato alla folla e ai teleschermi attivi su tutto il mondo come il Primo Generale del nuovo Re, Sua Maestà Michael Kenji Shinoda.
Dopo di quello partirono le acclamazioni e la cerimonia proseguì andando nel suo vivo.
I due rimasero sempre vicini ma non si dissero assolutamente niente per lungo tempo, se non quando Mike avvicinò il viso lateralmente al suo e continuando a sorridere di circostanza, salutando le persone che esultavano per lui, disse facendosi sentire solo da Chester:
- Ehi, ce la filiamo? Tanto non se ne accorgeranno, c’è lo spettacolo fra poco e saranno tutti presi dal guardarlo, durerà tutto il giorno ed io devo togliermi questa roba dalla testa che mi fa un prurito micidiale. Che ne dici, filiamo quando cominciano? -
All’udirlo Chester si girò di scatto verso di lui e guardandolo non più con quella durezza d’espressione ma con stupore puro, chiese schietto senza pensare minimamente che quello era il suo nuovo re:
- Ma sei suonato? - Non solo del tu ma anche un’offesa!
Mike lo guardò a sua volta e vedendolo con quell’aria sconcertata rise contento di avergli fatto avere una reazione umana senza calcolare minimamente il modo in cui si era rivolto a lui.
Non rispose ma subito dopo cominciarono gli spettacoli nella piazza grande in cui la cerimonia si stava tenendo e con l’attenzione di tutti e di ogni singola telecamera sugli artisti che si sarebbero prodigati fino a notte fonda, Mike tornò di nuovo a guardare Chester quindi improvviso e veloce come un felino gli agguantò il polso e sgusciò fulmineo trascinandoselo via come già sapesse dove andare per non essere notato.
Sicuramente l’aveva progettata da sempre, come un suo sogno segreto: scappare durante la propria incoronazione.
Qualcosa di tremendamente divertente!
Prima di rendersi conto di cosa stesse accadendo, Chester si ritrovò con Mike in una zona deserta e lontana dalla Piazza Centrale dove tutta la folla possibile ed immaginabile era radunata.
Quando si reputò al sicuro Mike lo mollò e mettendosi a ridere piegato in due, il generale lo guardò inorridito come fosse davvero impazzito, quindi con un acuto da primato si mise anche a gridargli contro. Lui, contro il suo re. Forse il matto era lui ma dirglielo non sarebbe stato saggio. Tanto più che Mike rideva ancora di più!
- MA COS’HAI IN QUELLA TESTACCIA VUOTA?! SONO LI’ PER TE, E POI SAI QUANTO E’ PERICOLOSO ALLONTANARSI? SEI IL RE, TI RICORDO, POSSONO ATTENTARE ALLA TUA VITA IN OGNI MOMENTO! SAI, CONOSCI IL TERMINE RIBELLI CAZZUTI? SONO QUELLI CHE AGISCONO CONTRO I REALI PERCHE’ HANNO LA CACCA AL POSTO DEL CERVELLO! E TU SCAPPI COSI’! QUANDO NON TI TROVERANNO PIU’ FARANNO IL DIAVOLO A QUATTRO! -
- Ma cosa ti agiti?! Sono pur con te, cosa vuoi che mi succeda? Devono essere gli altri i matti ad attaccarmi nonostante la tua presenza! Dai che ti presento i miei amici, avevamo deciso che questa giornata l’avremmo passata a modo nostro e siccome erano tutti preoccupati per la mia incolumità ho detto che avrei portato con me il primo generale che mi sarebbe venuto sotto mano. Sotto la mia mano c’eri tu! -
Semplice, logico e normale!
Chester smise di sbraitare per guardarlo cercando di capire se fosse serio, ma vedendo quanto sorrideva soddisfatto capì che era davvero così.
Se il suo incarico era proteggere uno svitato simile, si disse il giovane, allora avrebbe avuto vita breve!
Prima di farlo ribattere Mike se lo prese di nuovo per il polso e riprese a trascinarselo per le vie più impensabili della città dove nemmeno un animaletto si aggirava per caso.
Del resto erano o tutti in Piazza Centrale o attaccati alla televisione per guardare l’evento dell’anno.
Nel tragitto Mike si tolse il copricapo che rappresentava la sua corona, qualcosa di non troppo appariscente ma che comunque gli sembrava ridicolo lo stesso, poi si tolse anche tutti i gioielli e le cianfrusaglie extra che odiava indossare, dopo di che si passò la mano fra i capelli corti spettinandoseli e si slacciò la camicia che indossava, mettendosi più comodo e disordinato.
“Questo è re nel buco del culo, forse!”
Esclamò fra sé e sé Chester ancora inebetito a guardarlo, pronto ad intervenire appena un solo vago pericolo gli si fosse presentato.
Nemmeno detto naturalmente si imbatterono negli unici non interessati alla famosa cerimonia.
Non ebbero il tempo di seguirli per chissà quanti metri, poiché Chester improvvisamente e senza apparente motivazione spinse Mike in un angolo veloce come una saetta e parandosi davanti tirò fuori entrambe le pistole sistemate nella cintura puntandole in due direzioni diverse:
- Che fai, hai le visioni? - Chiese Mike infatti affacciandosi dalla sua spalla non vedendo nessuno.
- Sta dietro! - Ringhiò aggressivo senza muovere un muscolo, poi rivolto al vuoto gridò con fare tipicamente suo: - EHI PEZZI DI MERDA, FATEVI AVANTI! SE AVETE LE PALLE PER SEGUIRICI ALLORA LE DOVETE AVERE ANCHE PER SBRIGARVI A MORIRE! - Mike sgranò gli occhi non credendo alle sue orecchie, infatti gli si aggrappò alla maglia e lo scosse:
- Chez, non sai chi c’è. E se sono dei fan? Non puoi sparare per partito preso! - Il suo lato pacifista venne fuori immediatamente così come quello battagliero dell’altro che sputando a terra grugnì cominciando a sparare imperterrito come un carro armato:
- E non chiamarmi Chez! - Ma quello l’avrebbe ripetuto fino alla nausea senza risultati. Nonostante Mike lo strattonò per farlo smettere, quando i due caddero privi di vita, dai tatuaggi sulle braccia si capì subito che si trattava proprio di ribelli e il re lo mollò stupito con l’istinto di correre a vedere se erano vivi. Chester lo fermò al volo e con un solo sguardo affilato come una lama gli intimò di non muoversi, così quando controllò da vicino, con un ghigno addirittura divertito disse:
- Morti stecchiti come meritavano! Erano ribelli… sai, quelli cazzuti che ti dicevo prima! -
Mike non osò muoversi davvero e trattenendo il fiato, pallido come un cencio, trovò solo in un secondo momento il coraggio di dire:
- Vedi che ho fatto bene a portarti? - che fece poi ridere per forza il generale piegato in due sui cadaveri.
Lasciati i personaggi privi di vita, tornò da Mike che ormai non osava più muovere un passo senza di lui e tirandosi su le maniche mostrò i molti tatuaggi sugli avambracci.
- Si muore di caldo! - Effettivamente faceva caldo e Mike si prese solo allora la briga di osservare tutti i vari dettagli che lo caratterizzavano, come gli orecchini alle orecchie ed il buco di un piercing sul labbro od altri tatuaggi che spuntavano dal colletto della maglia nera.
- Sei un tipo fuori dall’ordinario, vero? Scommetto che il tuo animaletto domestico è un serpente! - Disse dimenticandosi presto dell’avvenimento pericoloso appena accaduto.
Il ragazzo si girò subito sorpreso:
- Come fai a saperlo? -
Mike non se ne stupì contento di averci preso, del resto uno così era facile da capire, per lo meno per lui.
- Sei forte, mi piaci… ora capisco come mai sei già generale! Sei come gli altri del gruppo! -
- Chi? - Chiese senza rendersi conto che finalmente si stava interessando a qualcosa e che, soprattutto, non trovava per niente male quel re e quella situazione.
- I miei amici, siamo cresciuti insieme e si sono tutti specializzati in un campo specifico, sono eccelsi in quello che fanno nonostante siano tutti giovani. Anche tu, sei giovane ma sei forte, si capisce subito. - Avrebbe parlato ancora a lungo se Chester non si fosse messo a ghignare contento di quei complimenti che nessuno aveva mai osato rivolgergli. Per lui essere forte era il pregio migliore del mondo.
- Vedo che riconosci la verità! - E di sicuro la sua autostima non aveva problemi!
Mike rise, poi si mise a parlare di loro col suo tipico entusiasmo, quello che metteva nel fare tutto ciò che gli piaceva:
- C’è Joe che è un esperto di robotica ma anche di cibernetica, tecnologia, elettrotecnica ed informatica. Sai, suo nonno è stato l’inventore degli androidi e suo padre li ha perfezionati in modo che potessero stare fra gli umani ed integrarsi, li ha programmati in questo modo perfetto. Lui ha ereditato la sua genialità in questo settore e li sta a sua volta perfezionando. Poi c’è Rob che è un medico e ricercatore, pensa che si è laureato all’età di quindici anni, è un autentica rarità! Lui e la medicina sono un tutt‘uno! C’è Brad che è lo scienziato pazzo, lo chiamiamo così e capirai perché quando lo vedrai. Non per il carattere, è flemmatico e buono come il pane, ma perché ha dei capelli che sono proprio da scienziato pazzo. E naturalmente il suo campo è quello. Sempre ereditato dal padre. Dave invece è l’esperto di un settore di nuova generazione. Tutto ciò che riguarda la testa, quindi cervello e mente, è il suo campo. Quando ho saputo in cosa si stava specializzando sono rimasto senza parole, guarda che non è da tutti, si sta praticamente inventando il lavoro, quello! Vedrai quante cose faranno insieme quei quattro… ci pensi? Se uno lavora sulla mente, uno sulla tecnologia, uno sul corpo umano e l’altro su tutto ciò che è scienza perfezionando quindi ciò che rimane, tireranno fuori la storia, insieme, ne sono sicuro! -
Chester che nonostante di solito non si interessava a ciò che non era di sua competenza, ascoltò tutto e cercò di figurarsi quelle persone, poi con uno strano sorriso chiese ironico:
- Sì? E tu cosa faresti in tutto questo? -
- Io?! - Fece Mike sorpreso che glielo chiedesse: - Dirigo, mi pare ovvio! - Chester divenne serio. - Ma sì, le idee… chi credi che le tiri fuori? Io ordino e loro lavorano! Dave sarà l’esperto di cervelli ma sono io la vera mente! Troveremo un ruolo anche per te! -
Esclamò con ferma convinzione gesticolando entusiasta:
- Ma io ho già un ruolo e direi che è il più importante! - Visto che l’egocentrismo era il suo pane…
- Ah sì? E quale? - Chiese infatti ridacchiando divertito.
- Proteggere il grande capo! - Lo disse con malizia ma si capì dallo sguardo che era anche serio. Prima aveva fatto un giuramento privo di senso mentre ora lo stava facendo veramente e Mike lo comprese facendosi serio ed orgoglioso del suo primo generale che stava promettendo in quel modo anomalo di proteggerlo.
- A vita, eh? - Disse infatti per assicurarsi che non cambiasse idea.
Chester allora girò lo sguardo su di lui, si incrociarono e fu in quel momento, mentre si guardarono in un misto fra il serio ed il divertito, che intrecciarono i loro destini.
- Fino alla morte. -
E così sarebbe stato.


Era certo che questa volta sarebbe letteralmente impazzito.
Era proprio la sensazione peggiore che avesse mai provato dalla nascita, nemmeno quando aveva avuto il periodo da tossico si era sentito tanto male. Non era un male descrivibile con poche semplici parole, era più la consapevolezza che se l’avesse trovato morto poi lui stesso non avrebbe avuto voglia di seguirlo.
Aveva perso il re, si ripeteva come un pazzo mentre correva per le strade della capitale cercandolo.
Come diavolo gli era venuto in mente di lasciarlo solo per qualche minuto?
Eppure gli aveva detto di non muoversi mentre ultimava un lavoro. Come diavolo era possibile sparisse così?
Era il re, non poteva passare inosservato.
Poi si corresse da solo, fra un’imprecazione e l’altra.
In realtà era possibile, Mike era bravo a passare inosservato, se voleva. Era la sua capacità migliore.
Sospirò insofferente mordendosi il labbro col piercing che Mike gli aveva permesso di indossare insieme agli altri orecchini ai lobi, quindi strinse le pistole alla cintura e svoltò l’angolo non avendo proprio più idea di dove andarlo a cercare.
Fu in quel momento che la sua risata risuonò da dentro una casa e senza pensarci un secondo, soprattutto senza il minimo dubbio che fosse davvero la sua risata visto che la riconosceva sempre subito, spalancò la porta con un calcio poderoso e quando l’interno fu alla sua vista si sentì come strappare via dal mondo in uno stato tremendo di overdose.
Sensazioni familiari, dopotutto, e non le peggiori poiché Mike era lì ed era vivo e non solo, ma stava bene e stava addirittura ridendo.
Mike si girò insieme ai presenti e riconoscendolo accentuò il suo sorriso, quindi gli andò incontro e gli cinse le spalle con allegria:
- Ehi, Chez, che fai qua? Pensavo dovessi finire un lavoro! - Chester, che ormai aveva rinunciato a farsi chiamare col nome intero o col proprio grado, si rivoltò contro togliendosi seccato il braccio di dosso:
- Ma quale ‘ehi’! Cazzo, Mike, ti ho cercato in lungo ed in largo, non ti trovavo più! Pensavo ti avessero preso e cominciato a vivisezionare! -
Mike rimase sbalordito dalla sua reazione eccessiva anche per uno solitamente esagerato come lui, quindi dopo un primo momento in cui si fece serio provò a sdrammatizzare come soleva fare di continuo:
- Addirittura! E chi doveva farlo? Nessuno oserebbe, gli androidi sono programmati per… - Ma non finì di dirlo che cinque paia di dita si puntarono su Chester ad evidente difesa del re. Evidentemente non era stata compresa la sua scenata d’ira funesta e pensando che il loro sovrano fosse in pericolo, gli androidi che non erano riconoscibili rispetto agli umani se non nel momento in cui reagivano, si mostrarono per quello che erano in quel modo. Non usavano armi ma solo il loro corpo che era effettivamente l’arma più forte di tutte.
Mike capì cosa stavano per fare e si mise davanti a Chester a braccia aperte per fargli da scudo, consapevole che così non sarebbe successo niente.
- No, fermi, non mi stava facendo niente di male! Mettete giù le braccia! -
Ma prima che potessero eseguire i suoi ordini, Chester reagì prima di notare il gesto di plateale affetto di Mike nei suoi confronti, infatti ciò che aveva visto sopra ogni cosa era il tentativo da parte degli androidi di attaccarlo e non servì dire che si imbestialì.
Mise da parte Mike mettendoselo dietro a sua volta con quella di proteggerlo in ogni caso, quindi alzando la pistola davanti a sé la puntò a rotazione su tutti i robot che aveva davanti, riconoscendoli ora anche negli occhi vuoti oltre che nell’atteggiamento freddo e preciso.
- COSA DIAVOLO VOLETE FARE, EH? SONO IL GENERALE BENNINGTON, PENSATE DI RIBELLARVI PERCHE’ SONO PREOCCUPATO PER IL MIO RE? - Ma sapeva che con quelli non si poteva ragionare e non era questo che cercava di fare, solo trovare uno sfogo. O per la precisione una scusa per poterli far fuori.
Quei ‘cosi’, come li chiamava lui, non gli erano mai piaciuti.
Gli androidi allora alzarono anche l’altro braccio puntandogli altre dita contro, ad una minima volontà avrebbero potuto incenerirlo con un raggio laser o trafiggerlo con delle lame che spuntavano dalle mani e queste erano solo alcune delle tante funzioni di cui erano provvisti.
Mike però l’abbracciò svelto da dietro strattonandolo e gridando -implorando- a sua volta:
- NO, BASTA, PIANTATELA! METTETE GIU’ LE ARMI! E’ UN ORDINE PER TUTTI DAL VOSTRO RE! - Non spiegò il motivo come normalmente si sarebbe preso la briga di fare, ormai era un po’ di tempo che regnava e sapeva bene come un re nel momento giusto doveva comportarsi. Dare ordini diretti e basta, farsi sentire il comandante supremo in modo che nessuno osasse pensare e quindi fare di testa propria.
Naturalmente i primi ad obbedire furono gli androidi che registrando l’ordine del loro re, abbassarono le braccia e chinarono il capo scusandosi con lui. Solo dopo Chester mise via la pistola ma non si spostò da lì, preferendo fare da scudo contro coloro di cui non si sarebbe comunque mai fidato.
- Andate. - Disse Mike sempre stringendo Chester per la vita, non riuscendo a spostarlo nemmeno volendo.
Subito i robot dalle sembianze umane se ne andarono lasciandoli soli in quella stanza e solo allora Chester si voltò furioso come una belva, guardò Mike ad una vicinanza ristretta e sfogò tutte le sue frustrazioni che altro non erano preoccupazioni:
- CAZZO, MIKE, SEI IL RE, NON PUOI SPARIRE COSI’! LO VEDI COME SONO? NON CI SI PUO’ FIDARE! PER FAR FUORI ME CHE TI HO URLATO CONTRO AVREBBERO FERITO ANCHE TE, LO CAPISCI CHE SONO PERICOLOSI? SONO MACCHINE, SEMBRANO UMANI MA NON LO SONO! E DANNAZIONE, NON AZZARDARTI PIU’ A MUOVERTI SENZA DI ME! TU SEI CONVINTO CHE IL MONDO SIA BUONO E CHE GLI ANDROIDI SIANO PROGRAMMATI PER PROTEGGERE ED OBBEDIRE AL RE E CHE GLI UMANI INVECE ABBIANO IL CUORE PER FARLO, MA QUANTI HANNO GIA’ CERCATO DI UCCIDERTI!? -
- TUTTI UMANI, CHESTER! NESSUN ANDROIDE MI HA MAI FATTO DEL MALE! LO VEDI CHE CERCAVANO DI PROTEGGERMI ANCHE ORA? ERO SOLO VENUTO A FARE DUE PASSI, LI HO INCONTRATI E HO SCAMBIATO DUE CHIACCHIERE! TI SEMBRERA’ STRANO, MA PARLARE CON DEGLI ANDROIDI A VOLTE E’ DIVERTENTE PROPRIO PERCHE’ NON SONO UMANI E SONO COMPLETAMENTE DIVERSI! NON IMPORTA CHE TU NON LI CAPISCA, DEVI CAPIRE CHE NON SONO CATTIVI! LI HA PROGETTATI E PERFEZIONATI LA FAMIGLIA DI JOE ED IO MI FIDO CIECAMENTE, NON ESISTE FORZA AL MONDO CHE LI POSSA FAR RIVOLTARE CONTRO DI ME! - Anche Mike ora era arrabbiato e si dimenticava della propria posizione e del fatto che comunque non serviva discutere con uno che stava sotto di lui, Chester non l’aveva mai visto come un suo suddito, bensì come un amico. Un caro amico.
Un amico che ora per la preoccupazione non stava più in sé. Lo prese per le braccia e cominciò a scuoterlo con ira profonda, non ragionava nemmeno, era solo un fiume che scendeva in piena:
- MA SI POSSONO RIVOLTARE CONTRO GLI UMANI, LO VEDI COSA HANNO FATTO? -
- ANCHE GLI UMANI SI RIVOLTANO CONTRO I LORO SIMILI! -
- E’ UNA LOTTA IMPARI! -
- TU SEI UN UMANO, TI CREDI INFERIORE AD UN ANDROIDE? -
- NO CAZZO! -
- E ALLORA?! -
- ALLORA IO SONO UNO MENTRE I PERICOLI TANTI, OVUNQUE, IN OGNI POSTO, IN OGNI CREATURA! E TU SEI IL RE, SEI IN COSTANTE PERICOLO ANCHE SE C’E’ LA PACE E TUTTI TI AMANO! E POI CI SONO QUEI RIBELLI CAZZUTI! -
- SONO IL RE, SONO IL RE, SONO IL RE! E’ SOLO QUESTO CHE CONTA? CHE IO SIA IL RE? NON C’E’ NIENT’ALTRO PER ME? TI PREOCCUPI TANTO SOLO PER QUESTO? IO NON MI CONSIDERO UN RE MA SOLO UNO CHE CONTROLLA CHE TUTTO VADA BENE, UNO CHE VEGLIA SULLA PACE E SU CHI LO AMA! PER TE SONO SOLO UNO STUPIDO RE PIANTAGRANE! -
Con questo Mike fece il gesto di mandarlo a quel paese e convinto che non ci fosse discussione intelligente che tenesse, si girò per andarsene.
Era furibondo come mai era stato, non aveva mai gridato tanto, specie con Chester col quale aveva instaurato un rapporto di amicizia ed ironia, non si erano mai detti niente in quel modo ed ora si sentiva bruciare e non capiva nemmeno bene perché.
Non fece comunque in tempo a muovere un passo che si sentì di nuovo prendere per un braccio e girare bruscamente. Gli occhi castani e furibondi di Chester a pochi centimetri dai suoi e ancora le sue urla potenti e perforanti:
- CAZZO, NON SEI SOLO IL MIO RE! SEI TUTTO PER ME! SE TI SUCCEDE QUALCOSA IO MUOIO PERCHE’ HO GIURATO DI PROTEGGERI FINO ALLA MORTE E SE NON RIUSCIRO’ NEL MIO COMPITO SARA’ SOLO PERCHE’ SONO MORTO, NON PERCHE’ NON ERO CON TE NEL MOMENTO GIUSTO! NON TI PROTEGGO SOLO PERCHE’ SEI IL MIO RE, TESTA DI CAZZO! TI PROTEGGO PERCHE’ TI AMO ED IO SENZA DI TE SONO FOTTUTO! -
Termini più romantici non avrebbe saputo usare ma per Mike fu una canzone dolcissima tanto che senza rifletterci, sconnettendosi totalmente, gli prese di getto il viso fra le mani e senza il minimo ripensamento si impossessò delle sue labbra in un bacio impetuoso e sconvolgente.
Chester rimase inebetito i primi dieci secondi, poi capendo che era Mike -non il suo re- e che lo stava baciando, fece semplicemente ciò che aveva sempre voluto fare da quel primo giorno in cui l’aveva incontrato.
Rispose con impeto alle sue labbra che lo invadevano, allacciandosi con vigore e desiderio alla sua lingua per niente timida, per niente impacciata. Sembrava avesse le idee più chiare di questo mondo e si ricordò in un flash assurdo il loro primo dialogo serio.
Lui era la mente, quello che aveva le idee. Il resto del dialogo non lo ricordava più in quel momento, mentre se lo stringeva con forza e passione.
Concordò con quella frase.
Mike le idee le aveva di sicuro chiare. Più chiare di così si moriva!