CAPITOLO XII:
THE MESSENGER



“Quando senti di essere solo
Tagliato fuori da questo mondo crudele
I tuoi istinti che ti dicono di correre
Ascolta il tuo cuore
Quelle voci angeliche
Canteranno per te
Saranno la tua guida
di nuovo verso casa
Quando la vita ci lascia ciechi
L'amore
Ci mantiene gentili
Ci tiene gentili
Quando hai sofferto abbastanza
Ed il tuo animo si sta abbattendo
Stai diventando disperato dalla lotta
Ricorda che sei amato
E che lo sarai sempre
Questa melodia ti porterà dritto
di nuovo a casa
Quando la vita ci lascia ciechi
L'amore
Ci mantiene gentili”

Nel giro di qualche minuto tutti i monitor di televisori e schermi, così come tutte le radio ed ogni trasmittente esistente, andarono sulla stessa medesima sintonia ed un’unica immagine si formò attirando l’attenzione di tutta la gente.
Qualunque cosa persone ed androidi stessero facendo sparsi per le città ancora intere, smisero di farla e principalmente per un fatto specifico.
Quel viso che era apparso sugli schermi di tutto il mondo non era uno qualunque.
Sebbene fossero passati cinque anni e fosse leggermente cambiato, lo riconobbero ugualmente e fu come se tutto il tempo della Terra si sospendesse per un momento.
Un momento storico che sarebbe passato nella leggenda.
Non un fiato, non un movimento, non un battito di ciglia.
Niente.
Ed in alcune zone c’era ancora il sole, in altre le nuvole lo coprivano e buttavano giù pioggia, in altre, come quella del campo di battaglia distrutto, le nuvole nere ed il fumo erano piene di tuoni che minacciavano tempesta senza far scendere un goccio di acqua che li facesse respirare un po’ meglio.
Migliaia di persone immobili senza fiatare con gli sguardi puntati stupiti e shockati sul cielo, su quella specie di schermo improvvisato che ingrandiva la proiezione di un viso che mai avevano dimenticato ed in molti avevano sognato di rivedere.
Aveva un occhio bianco ed uno nero, un po’ di barba sul mento, i capelli neri un po’ spettinati erano più lunghi di cinque anni prima ed il taglio sembrava decisamente più adulto, per non parlare dei lineamenti maturati e l’aria decisamente segnata.
Ma era lui.
Michael Kenji Shinoda, il loro re.
Quando realizzarono che si trattava di lui un vociare si levò istantaneo, dei bisbigli mentre comunque tutti continuavano a stringere le armi e puntarle contro chi avevano vicino pronti a riprendere.
Un’illusione ottica, fu questo che pensarono, ma quando Mike cominciò a parlare lentamente tutto fu chiaro.
- Sono davvero qua. - La sua voce risuonava nelle menti di tutti gli androidi del mondo e nelle piazze, nelle case, nei televisori posti ovunque, nelle casse ma soprattutto lì tramite un microfono che indossava intorno al collo e che l’espandeva come venisse da ogni dove.
Cercando di capire da dove si levasse il suono della voce si guardarono intorno ed in lontananza videro delle apparecchiature tecnologiche enormi e sempre poco più in là, in sicurezza, si poteva vedere un individuo che tramite un computer portatile collegato ad un proiettore di ultima generazione riprendeva l’immagine di Mike trasmettendola dritta su nella coltre di fumo poco sopra le loro teste.
- Sono il vostro re, Michael Kenji Shinoda. - Per un momento da che ebbe mille cose da dire a che si ritrovò la mente vuota. Ora tutti i presenti cercavano la sua persona capendo che doveva essere fra loro e quando lo individuarono in piedi sul macchinario da guerra, i più vicini continuarono a fissarlo sbalorditi e tesi mentre gli altri troppo lontani proseguirono sulla proiezione.
Mike spostò lo sguardo a ciò che lo circondava e trovò Chester ancora miracolosamente vivo, seppure in condizioni critiche e lo vide mollare il collo del soldato che stava per staccare.
Il suo sguardo si manteneva deciso e capì che qualunque cosa avrebbe detto lui sarebbe stato dalla sua parte, così ricordò il momento in cui avevano di nuovo fatto l’amore, quando il suo buio era stato sconfitto dal ritorno di chi amava, come il suo cuore era tornato insieme e conciliato col mondo intero aveva ripreso possesso della propria anima.
Cosa poteva dire, ora che aveva l’attenzione di tutti e che non combattevano più cercando una ragione per non farlo?
Una verità unica?
Una vittoria in tutte quelle morti e quei sacrifici?
Non aveva idea se dopotutto le sue parole sarebbero state sufficienti e giuste, ma sapeva che comunque le avrebbe dette credendoci fino in fondo, perché lui era il motivo per cui tutta quella follia era cominciata.
Lui.
E lui ora era lì.
- Mi è stato detto che mi credevate morto, rapito, torturato e Dio solo sa cos’altro.
Mi è stato detto che in nome mio avete iniziato una vendetta senza sapere che fine avessi fatto.
Mi è stato detto che per cinque anni avete continuato a combattervi fino a ridurvi all’osso.
Mi è stato detto che è solo colpa mia se oggi questo campo è coperto di sangue ed il cielo non si vede.
Mi è stato detto che ho ottenuto quello che meritavo.
Mi è stato detto che ho perso ciò che non volevo davvero.
Mi è stato detto che vi odiavo e che è per questo che ho permesso che tutto questo accadesse.
Mi sono state dette molte cose e così dopo tutti questi anni durante i quali sono sparito perché avevo perso me stesso e il buio avvolgeva il mio cuore rendendomi cieco a tutto questo, la luce è venuta e mi ha rischiarato dalle tenebre. Mi sono chiesto cosa succedesse davvero là fuori, ho visto che era davvero colpa mia, ho fatto ammenda con me stesso e mi sono perdonato per poter chiedere a mia volta perdono e sistemare le cose.
Ma non basta uscire dal mio rifugio, farmi vedere e dire: eccomi qua, smettete di combattere, torniamo come prima! Perché so che non funziona così.
So che niente sarà sufficiente. Non esistono spiegazioni valide, solo verità nascoste.
Ma quello che voglio sapere è per cosa combattete davvero. Ho visto cosa succede qua e ho visto un mucchio di uomini ed androidi stanchi di combattere, che lo fanno con l’unica intenzione di farla finita. Chi si ricorda per cosa è iniziata?
Io sono convinto e lo leggo nei vostri occhi distrutti, nelle macchine che si stanno sfasciando e stanno esaurendo la capacita di rigenerarsi, nei volti di questi soldati sotto di me che sanguinanti, feriti ed esausti sperano solo di poter tornare a casa. Vedo lo smarrimento di chi si chiede perché lo fa. Perché cinque anni fa qualcuno ha detto che gli altri hanno ucciso il re e quindi va vendicato.
No, non è così… ve lo dico io perché state combattendo.
State combattendo perché non è più l’amore per me a muovervi ma l’odio verso chi è diverso da voi. Macchine e uomini programmati per un unico compito: amare il vostro re.
È stato l’amore a farvi iniziare tutto questo ed a modo loro anche gli androidi l’hanno fatto per quello, sebbene non conoscano sentimenti ma solo programmi.
Ma è perché siete diversi e non riuscite a capirvi che avete proseguito, poi la paura ha preso il sopravvento e per non venirne schiacciati vi siete lasciati prendere dall’odio. L’odio vi ha tenuti vivi fino ad ora e non siete capaci di smettere per primi per il terrore che gli altri non sappiano fermarsi.
Le macchine andranno avanti finché qualcuno non le fermerà.
Gli uomini sono i veri abitanti di questo mondo, non possono cedere.
Cosa succederebbe se qualcuno smettesse semplicemente di combattere?
Il mondo cadrebbe?
Degli androidi che non ragionano ma vanno avanti per priorità prestabilite non possono capirlo, ma possono capirlo delle persone vive con un cuore vero.
Invece di cercare di difendervi e di combattere ed iniziare una guerra vera e propria convinti che loro fossero impazziti e che mi avessero ucciso, perché non avete cercato un’altra spiegazione od un’altra soluzione?
Erano macchine create da voi, il modo di fermarle lo avreste trovato, se avreste voluto.
Perché non l’avete fatto?
Era più facile avere un capro espiatorio alla tragedia che vi si presentava, qualcuno da abbattere contro cui puntare il dito per poi diventare degli eroi e dire ‘io ho vendicato il mio re, io sono grande!’
Ma non è così che funziona.
Le macchine sono create da noi ma noi non abbiano diritto di vita o di morte su di loro, solo il dovere di mantenerle sane in modo che la coesistenza continui ad essere possibile.
Avete cominciato con l’illusione di un amore e siete finiti con l’avarizia e l’odio.
Ma niente. Niente potrà ora restituire queste persone che non potranno più tornare fra noi. Queste vite andate distrutte lo sono per sempre, questo sangue nulla potrà lavarlo via.
E allora non serve chiedersi perché avete cominciato ma perché continuate?
È qualcosa in cui nessuno crede più…
Ma questo modo di risolvere le differenze non è giusto!
L’unica verità è che nulla potrà sostituire la saggezza, la giustizia e l’amore.
Guardatevi, loro hanno bisogno di voi proprio perché sono diversi, non serve capirli od essere uguali, viviamo sullo stesso mondo.
So che in questi anni di mia assenza vi sarete sentiti soli, tagliati fuori da questo mondo crudele. So che avete seguito solo i vostri istinti che vi hanno detto di correre e sopravvivere e che avete trovato quel modo nell’odio che vi ha illusi di farvi diventare più forti.
In realtà è solo colpa mia ma ora sono qua perché nessuno mi ha rapito od ucciso e sebbene non ho giustificazioni valide per quello che vi ho fatto, proprio perché sono convinto di non meritare tutto questo da parte vostra vi chiedo di ascoltare i vostri cuori.
C’è chi li ha e può farlo, mentre agli androidi basterà seguire qualcuno che lo ha.
Ci sono voci angeliche in ognuno, sono una guida, cantano per noi e ci conducono verso casa. Ma ora siete ciechi e sordi e non li vedete, non li sentite, siete avvolti nelle tenebre come in questi anni lo sono stato io.
Però a destarmi è stato l’amore, ho ritrovato il mio cuore perché qualcuno è venuto e me l’ha restituito.
Così io sono qua per questo, per ridarvi il vostro e per dirvi che se la vita e tutte le sue dure prove vi lascia ciechi, l’amore vi mantiene gentili.
Io penso che avete sofferto abbastanza, avete animi abbattuti, ferite che non si rimargineranno mai più, sia dentro che fuori. State combattendo tutti una lotta disperata e pensate che per poter smettere l’unico mezzo sia l’odio col quale abbattete tutti gli altri diversi da voi che considerate nemici. Ma ricordatevi che siete amati, ognuno di voi lo è ed io stesso, per quanto sia stato mostruoso a chiudermi a voi in questi cinque anni, oggi sono qui per farmi perdonare e chiedervi di potervi amare ancora, voi tutti, uomini e macchine.
Siete amati e lo sarete sempre, seguite questa melodia, andate a casa, curatevi, ricostruitevi, guardate il mondo che avete distrutto con questa guerra atroce e provate a ricostruirlo.
C’è la luce là fuori e sopra queste nuvole tremende il sole splenderà di nuovo, quando la pioggia avrà lavato via tutto questo sangue.
Non perdete di vista il vostro cuore, ognuno a modo suo ne ha uno, è tutto ciò che avete, non abbandonatelo per nessuno al mondo.
Nessuno.
Perché se la vita ci rende ciechi, poi l’amore ci riporta la vista. -
E proprio toccati lì nel profondo, dove per sopravvivere avevano chiuso a doppia mandata la parte più delicata e sensibile di loro stessi, tutte le persone presenti e molti degli altri civili che avevano visto e ascoltato il discorso del re, cominciarono finalmente a lasciarsi andare.
Sentendosi capiti e compresi realizzarono che aveva ragione, per cosa combattevano?
Perché andare avanti?
Poteva essere stata una motivazione valida ma poi tutti quegli anni di perseveranza avevano portato solo alla follia ed ora consumati come un cancro non erano più stati in grado di vedere le cose per quello che erano.
Non avevano più visto niente.
Lasciarono cadere lentamente le armi come se non avessero chiesto che quello dall’inizio, qualcuno che li obbligasse a smettere, che gli dicesse basta, una scusa anche sciocca e debole. Solo un modo per poter smettere.
Appena l’ebbero lo colsero subito e solo da quello capirono che era ora di porre finalmente fine a tutti quei sacrifici e al sangue che da loro e per mano loro scorreva.
Come se Mike avesse tagliato loro i fili.
E fu la sensazione di poter lasciare i fucili e le pistole, che li fece piangere.
La sensazione di avere di nuovo le mani libere per potersi coprire il volto, asciugarsi il sudore, pulirsi dal sangue e pensare alla loro casa.
Una casa che forse non avevano nemmeno più ma che avrebbero potuto ricostruire.
A loro volta gli androidi registrarono in primo luogo la presenza del re autentico ed in secondo le minacce azzerate e capendo che lo stato di pericolo era stato debellato misero giù le braccia e mollarono gli uomini che stringevano.
Si auto riprogrammarono vedendo il re sano e salvo e capendo che nessuno gli aveva fatto del male, quindi come se tutto riprendesse semplicemente da dove era stato interrotto cinque anni addietro, tornarono pacifici e calmi.
Quelle che per tempo erano state macchine di morte e terrore, non erano più che semplici androidi danneggiati che tornavano ad obbedire al loro re e con esso a rimettersi in linea con la sua volontà pacifica e altruistica.
Difatti, quando registrarono il gran numero di feriti, fra androidi stessi e uomini, la prima cosa che fecero fu proprio curare per quel che potevano.
Con quello tutti capirono quanto importante fosse la presenza del re e Mike stesso ne rimase ulteriormente scosso mentre il vento cominciò a soffiare abbassando la temperatura il necessario per permettere al fumo nero di diradarsi e all’immagine proiettata di disperdersi. In un secondo momento le prime gocce di pioggia caddero su di loro e tutto parve finalmente, per una volta in tutti quegli anni, quasi perfetto.
Perfetto perché di nuovo l’equilibrio che ora aveva del miracoloso aveva ripreso a scorrere, la guerra stava avendo la sua conclusione fra mille atrocità che nulla avrebbe comunque cancellato ed il sangue, sebbene comunque avrebbe tinto quel terreno di rosso, sarebbe almeno su di loro stato lavato via.
Sospirò sorridendo con orgoglio e soddisfazione ma anche mortificazione e colpa.
Era bello poter mettere in qualche modo fine a ciò che si era permesso scoppiasse, ma comunque le cicatrici sarebbero rimaste in tutti, specie nella sua memoria, però sapeva anche che per quanto vergognoso e doloroso sarebbe stato ricordarlo, per quanto quella macchia sarebbe rimasta indelebile per sempre su di sé, quello che poi contava davvero era essere riuscito a concludere quello scempio atroce.
Chester, dunque, una volta mollato dai soldati che avevano cercato di ucciderlo, andò sotto il macchinario su cui Mike era in piedi ad osservare lo spettacolo che era sì raccapricciante ma anche rigenerativo e curativo, notò i suoi occhi lucidi e distinse perfettamente ogni sentimento che albergava nel suo compagno.
Dalla felicità al dispiacere al senso di colpa che sempre ci sarebbe stato.
Così, mentre la pioggia lavava via anche il sangue che l’aveva schizzato rendendolo ai suoi occhi bello ma solo perché a lui semplicemente piaceva, sorridendo indulgente con la testa piegata di lato, tese le mani verso di lui e fischiò per farlo scendere.
Mike lo vide e abbassando lo sguardo sul compagno pronto a prenderlo, rimase un attimo ad osservarlo.
Era ferito alla spalla e sembrava non farci nemmeno caso. Il sangue che l’aveva ricoperto quasi interamente ora la pioggia lo stava pian piano tirando via pulendo il viso che in molti anni non aveva mai ritenuto tanto espressivo e… semplicemente dolce.
Percepì una volta di più tutto l’amore che gli stava porgendo in quel modo disarmante e finalmente decise di lasciarsi curare a sua volta, di nuovo come ogni altro giorno della sua vita, da quella medicina speciale.
Il sentimento assoluto e sincero che gli stava regalando.
Così si fece cadere giù e prendere dalle sue braccia che lo strinsero mentre lui stesso gli cingeva il collo commosso.
Quando fu stretto al suo compagno che lo reggeva come non avesse ricevuto danni di alcun genere, gli baciò il collo e liberò le sue lacrime.
Lacrime sia di sofferenza e di colpa per ciò che aveva visto e vissuto, che di gioia e liberazione per essere riuscito a porre fine all’orrore e riportato la pace.
Alla fine aveva avuto ragione.
Era bastata la sua sola presenza e l’aveva saputo dall’inizio della sua personale rinascita.
- Bastava solo che gli androidi mi vedessero, il Codice Rosso sarebbe andato via e avrebbero smesso di combattere e di conseguenza gli uomini non avrebbero più avuto bisogno di lottare. Ma ho voluto dire qualcosa in più perché pensavo servisse e lo meritassero. Se non altro tutti questi soldati che in questi cinque anni hanno sacrificato la loro vita per un ideale perso di vista. Ho voluto provare a dare un senso alle loro fatiche e sofferenze e curarli, almeno dentro, almeno un po’. Ho cercato di ridargli la vista e di illuminarli così come tu hai fatto con me. Ho fatto bene? - Chiese alla fine mentre si lasciava trasportare di peso fuori dalla folla, dirigendosi dai suoi amici ora tutti riuniti intorno a Joe che copriva le apparecchiature.
Chester sorrise senza mollarlo un istante, baciandogli a sua volta il collo nello stesso punto.
- Ma certo che hai fatto bene, cazzo! Così finché vivranno tutto questo non succederà più. E se siamo fortunati cresceranno i loro marmocchi con dei valori più sani, da oggi in poi. Direi che hai fatto fottutamente bene! Ma sapevi anche questo, no? -
Mike sorrise appena contro il suo collo contento di sentirlo parlare in quel suo modo caratteristico e lieto che sapesse sempre tutto di lui fino a quel punto:
- Volevo sentirtelo dire. - Ammise infatti facendo a sua volta sorridere Chester.
Quando giunsero da Joe, Brad, Rob e Dave che avevano mandato i tre ex ribelli aiutanti d’eccezione a dare una mano a chi ne aveva bisogno, si guardarono tutti e sei e con delle espressioni significative e decisamente contenti, comunicarono il medesimo pensiero a cui diede voce Mike tornato allo stesso splendore che aveva tirato fuori solo minuti prima su quel macchinario, mentre veniva proiettato in cielo.
- Missione compiuta per la seconda volta! - La prima, non era mai servito dirlo, era stato Chester che sebbene l’avevano salvato col piano B, ce l’avevano comunque fatta.
Dopotutto era un gruppo che funzionava davvero bene, nonostante tutti i rischi che correvano per le idee innovative e diverse che tiravano fuori in extremis.
Forse il migliore che si fosse mai visto.