CAPITOLO
VII:
NO
ROADS LEFT
“Stando da
solo senza alcuna meta
Come
sono caduto così indietro?
Perché
sono alla ricerca della perfezione?
Sapendo
che è una cosa che non troverò
Nella
mia paura e nei miei difetti
Mi
sono deluso ancora
Tutto
perché…
Corro
Finché
il silenzio non mi squarcia
Corro
Finché
non mi getta sottoterra
Finché
non ho più respiro
E
non resta più alcuna strada tranne una
Quand’è
che ho perso il mio scopo?
Posso
riguadagnare quel che ho perso dentro?
Perché
sento di meritare ciò?
Perché
la mia pena sembra proprio il mio orgoglio?”
/Avanti,
va da lui ammasso di latta! Non lasciarlo da solo un secondo! E non mi
fotte che lui ti ha ordinato di rigenerarti e che ci siano i suoi
amici! Tu stai sempre con lui, in ogni caso! Te lo dico io, cazzo!
Fallo!/
L’esclamazione
di Rob ebbe l’effetto di uno sparo e dopo il primo mancamento di Mike
che dovette sedersi, il medico si prese la briga di spiegare meglio ciò
che aveva dedotto in poco tempo in compagnia di Chester.
-
Quando è venuto a prendermi e ti ha chiamato per l’aggiornamento e tu
non hai risposto, io ho detto che doveva esserti successo qualcosa ed
in quel momento ha avuto una reazione spropositata per un androide. Ha
fatto esplodere la parete esterna della Zona Rossa, non so se ti rendi
conto di cosa significa. È un materiale indistruttibile, nessuno ci è
mai riuscito in alcun modo. Oltretutto aveva un’espressione preoccupata
ma non come l’avresti avuta tu ma come l’avrebbe avuta Chester, sai…
tutta corrucciata ed infuriata. Quello era un autentico sentimento e
non c’è nessuna minima probabilità che un androide lo provi. - Joe
annuì senza però interromperlo, così riprese ancora estremamente
coinvolto: - Poi quando siamo arrivati ha aperto la porta con un
calcio, non è un gesto normale per un androide specie perché le porte
non si aprono a calci e lui è programmato per agire in modo corretto.
Anche dopo quando ti ha visto in quelle condizioni ha sì agito da robot
registrando i dati di pericolo e analizzando la situazione in quel loro
modo tipico, ma l’ha fatto con una tale furia e forza che non era
comunque da androide. Non ha fatto altro che tirare fuori lati
completamente da Chester. Dal nostro Chester voglio dire! Non so se sia
possibile ma lì dentro sta lentamente venendo a galla la sua autentica
personalità. -
Quando
concluse notò Mike ancora più sconvolto di prima che l’ascoltava preso
dal discorso e concentrato, cercando di visualizzare ciò che diceva.
Allora
Joe rincarò la dose:
-
Ho avuto modo di studiare il caso nei dettagli e non ero giunto alla
conclusione che potesse riemergere la sua coscienza, non l’avevo
minimamente considerato ma questi comportamenti, e chissà quanti altri
che ha avuto con te e tonto come sei non te ne sei accorto, non sono
per nulla al mondo da androidi. Non esiste situazione o programma che
possa far emergere in loro dei sentimenti o delle inclinazioni di alcun
tipo. -
Fu
il turno di Dave di parlare analizzando il suo punto di vista:
-
Tecnicamente parlando la mente umana è tutt’ora, nonostante i molti
studi che si sono fatti su di essa e i passi in avanti, la parte più
misteriosa di noi. Io studio da anni il suo funzionamento ma non è
facile giungere a conclusioni nette e irremovibili. L’unica certezza
che posso dare sulla mente, nonostante quanto io l’abbia studiata, è
che è completamente imprevedibile. -
L’ultima
stoccata fu di Brad l’uomo di scienza che spesso semplicemente
assemblava le loro diverse discipline, quando non lo faceva Mike
stesso.
-
In conclusione crediamo sia possibile tirare fuori la coscienza di
Chester dall’androide. -
Al
che Mike lasciò la bocca aperta per un po’ e la richiuse ricordandosi
di un fatto che per tutti quegli anni aveva contato sopra ogni altra
cosa.
-
Ma… ma perché, non siete in grado di farlo tornare come prima? - La
voce gli tremò paurosamente e lì per lì venne fuori tutta la fragilità
che in cinque anni aveva lavorato in lui schiacciandolo e
trasformandolo in quello che non era mai stato. Una persona
estremamente delicata sempre sull’orlo di un precipizio, pronta a
cadere in un qualsiasi momento.
A
quel punto Rob dovette asserire con un certo dolore e mortificazione:
-
Mi dispiace, Mike, ho fatto quanto più potevo e grazie a Brad sono
riuscito a capire di che virus si trattasse, ho trovato le sue
specifiche e tutto, ma nel cercare una cura non c’è stato verso di
trovarne una definitiva e completa. Posso curarlo al settanta percento
ma non so quanto questo possa garantirgli la vita una volta tornato
come prima. Temo che non sia sufficiente e onestamente vedendo quanto è
importante per te non me la sento di tentare e rischiare. Il tempo del
rischio è passato, cinque anni sono anche troppi. Non possiamo
continuare a togliergliene così.
Devo
essere sincero, Mike. Per quanto io sia riuscito a scoprire di questo
virus, la provenienza ed il modo specifico in cui Chester l‘ha
contratto non mi sono chiari e penso che rimarranno sempre un mistero.
Ho solo una teoria che non è dimostrabile. Ovvero che sia un virus
creato in laboratorio mirato su un DNA specifico in modo che colpisca
lui e lui soltanto, però queste intuizioni non aiutano in ogni modo a
salvarlo e a trovare una soluzione. Dubito che uno che crea una cosa
simile si prodiga anche per un antidoto… -
-
Non essendo chiaro come l’ha preso bisognerebbe andare nella zona in
cui l’ha contratto e studiarla da vicino, ma ormai non c’è tempo,
l’orologio corre implacabile e dobbiamo lavorare su ciò che possiamo
fare ora. Oltretutto sono passati cinque anni da allora… dubito che sia
rimasto qualcosa di utile in quel posto. - Aggiunse Brad che con Rob
aveva ampiamente parlato di tutti questi discorsi.
Nella
ragione in cui Chester si era ammalato in modo anomalo e che avrebbero
dovuto approfondire, gli altri annuirono in accordo con loro,
consapevoli che al momento attuale era tardi per le recriminazioni.
Mike si shockò e si sentì completamente distaccare da sé stesso, non
sentì Joe dire che sebbene lui potesse anche farlo tornare umano, al
rischio di vederlo ugualmente morire non ne valeva la pena.
Non
sentì più nulla e dimenticò ogni cosa ritrovandosi tremendamente
catapultato indietro nel tempo, all’inizio dei cinque anni. Li percorse
alla velocità della luce ricordando ogni momento duro, ogni singolo
giorno, quando schiacciato era rimasto tempi interminabili aspettando
che tutto finisse senza farcela più, senza la forza di crederci, di
volere ancora il suo amore. Solo col desiderio di portarselo con sé in
un Aldilà sicuramente migliore di quel tempo sospeso nel nulla.
Ma
poi aveva sempre tenuto duro, era sempre rimasto lì, aveva sempre
trovato la forza di non cedere e stando con quella creatura che era il
suo amore e al tempo stesso non lo era, era riuscito a sopravvivere
solo con la speranza che tutto si sarebbe finalmente risolto.
Una
speranza che ora andava in ogni caso buttata via.
Aveva
puntato tutto su Rob e ci aveva creduto come non mai in vita sua, si
era sforzato così tanto che se non era impazzito era stato solo merito
di quella fede riposta in lui.
Aveva
saputo che non era sicura la sua riuscita ma per andare avanti se ne
era convinto.
Ed
ora tutto volava in fumo.
Cominciò
a mordersi le labbra mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime
calde che ora scendevano silenziose rigandogli le guance coperte da una
leggera barba scura. Non avrebbe più respirato e forse poi sarebbe
finalmente stato meglio.
In
ogni caso, qualunque soluzione fossero riusciti a presentargli, quello
che un tempo lui e Chester avevano avuto, quello che erano stati, non
sarebbe più tornato.
In
ogni caso quel giorno di cinque anni prima aveva perso la sua vita ed
ora… ora cosa cercavano di dirgli?
Cercavano
di rimpiazzarla con una nuova? Una diversa?
No,
non la voleva, voleva quella per cui aveva lottato tanto con ogni mezzo
in tutto quel tempo.
E
lì, mentre si affacciava all’abisso della follia che a stento aveva
domato in tutti quegli anni, qualcosa venne e lo riprese per riportarlo
di nuovo a galla.
-
Quali ordini mio re? -
/Sono
qua, mi senti?/
La
voce di Chester gli giunse familiarmente metallica ma calma e
reverenziale, la mano nella sua, sulle sue labbra che la baciava come
aveva sempre fatto in quei cinque anni venendo al suo cospetto.
Chester
era lì inginocchiato davanti e gli chiedeva i prossimi ordini.
Mike
non tolse la mano dalle sue labbra fredde e lì vi rimasero mentre
l’osservava stranito e sconvolto.
Sbatté
le palpebre e si chiese come mai fosse venuto senza averlo chiamato.
Cercando
di rispondersi da solo capì cosa avevano cercato di dirgli prima i suoi
amici sul cambiamento di Chester e le lacrime smisero di sgorgargli, il
fiato tornò ed il petto cessò di contorcersi in una morsa atroce.
Lo
guardò riuscendo finalmente a vederlo e smarrito disse l’unica cosa che
gli venne dal cuore:
-
Sta solo con me. -
/Non
ti lascerò più. Non mandarmi via./
Allora
Chester annuì e si alzò rimanendogli accanto come richiesto, lasciando
che Mike trattenesse la sua mano per farsi coraggio nell’affrontare
quel nuovo discorso che ora come ora sarebbe stata una violenza
allucinante ma che non poteva essere rimandato.
Tornato
di nuovo in sé Mike cercò di pensare lucidamente come era abituato a
fare sempre, specie nei momenti di tensione e di pericolo. Così li
guardò e chiese sospirando cercando di farsi forza:
- A
questo punto c’è solo una soluzione. - Gli altri quattro lo guardarono
intensamente ascoltando ciò che la sua mente aveva appena composto,
consapevoli che sebbene loro mettessero i mezzi poi i fili li tirava
sempre Mike in un modo o nell’altro. Quando poi lo fece il suo sguardo
divenne risoluto e deciso e stringendo la mano fredda di Chester,
disse: - Rob guarirà quel settanta percento che sarà umano ed il trenta
che rimarrà malato sarà androide. E la coscienza così come la
personalità e la sua essenza torneranno quella di Chester, cosa su cui
Dave lavorerà con ogni mezzo. - Lasciò del tempo affinché le sue
parole, o ordini, facessero effetto e quando li vide illuminarsi chiese
con sicurezza: - Quanto tempo vi serve per studiare questo secondo
piano? -
/Cosa?!
Sei uno sciroccato! Io voglio tornare me stesso al cento percento e non
solo al settanta, cazzo! Fottiti!/
-
Oh, pochi giorni… -
/E
sciroccati anche voi teste di disgraziati! Non potete farmi questo, io
odio questi cosi!/
Fece
Dave il quale aveva il lavoro maggiore. Evidentemente aveva già un’idea
precisa su cosa dovesse fare e gli altri annuirono al settimo cielo non
tanto per quel secondo piano quanto perché quello che ora avevano
davanti era il loro Mike.
Infatti
con la decisione che un tempo l’aveva sempre caratterizzato e quei
lampi di genio che aveva solo lui, sesti senso ed intuizioni
incredibili, disse:
-
Bene. Lavorateci da qua e prendetevi il tempo che vi serve. Voglio un
lavoro perfetto, non ci sarà un altro piano B. Questo è l’unico
rimasto. Non voglio che niente vada storto. -
/Ma
ascoltatemi, merda! Non voglio, porca puttana!/
Gli
amici annuirono di nuovo con le menti già in movimento ed una gioia che
cresceva sempre più nel realizzare che presto sarebbero tornati come
prima. Anche se al tempo stesso diversi perché certe cose comunque
segnavano indelebilmente.
-
Io e Chester andiamo a fare una chiacchierata con i tre intrusi, voglio
capire come sono riusciti ad arrivare fin qua ma soprattutto perché.
C’è una cosa che voglio sondare, che mi ha tormentato da quando sono
arrivati. Ho un sospetto che spero sia sbagliato. -
/Cosa,
che sei un imbecille? Se mi caghi te lo sto dicendo da un secolo! Mi
desse retta… mi ascoltasse una buona volta!/
E
vedendo il suo volto oscurato pieno di una consapevolezza che avrebbe
preferito non avere, gli altri si guardarono bene dal dire che se lui
aveva un’intuizione, bella o brutta che fosse allora doveva essere per
forza giusta.
Mike
nonostante avesse ritrovato la forza di riprendere in mano il vero ed
autentico sé stesso e questo grazie alla vicinanza del vero Chester e
non di un semplice androide col suo corpo, non poté smettere di pensare
che quell’eventualità che gli era appena venuta in mente era forse la
peggiore di tutte e a poco serviva la consolazione che per una volta
non era una cosa che riguardava Chester.
Questo
comprendeva qualcosa di molto più grande e solo ora che stava tornando
quello di un tempo riusciva a capirlo.
A
capire che oltre a Chester e alla loro vita insieme c’era qualcos’altro
di essenziale ed importante.
Qualcosa
che offuscato dal dolore aveva messo ignobilmente da parte per cinque
lunghissimi anni.
I
tre intrusi erano stati legati da Joe e gli altri e sistemati al nono
piano, le prigioni, una serie di stanze blindate per le emergenze di
quel tipo.
Quando
Mike e Chester scesero ed entrarono nella cella di isolamento, erano
due uomini e una donna ed erano ancora con le mani legate; vedendoli
indietreggiarono spaventati naturalmente dall’androide che ora appariva
decisamente più umano se non altro perché era stato ripulito ed
aggiustato.
Mike
alzò una mano in segno di calma e con fermezza li placò:
-
Non vi farà niente se non percepisce delle minacce dirette alla mia
persona, quindi rilassatevi e collaborate. -
/Sì,
vi conviene anche se spero che tentiate qualcosa di stupido così per
sicurezza mi libero di voi! Non mi sono mai piaciuti i ribelli cazzuti,
specie se hanno prima tentato di uccidere Mike!/
Aveva
un’aria seria e quasi solenne, era la prima volta dopo cinque anni che
faceva di nuovo la parte del re. I tre si calmarono ma solo
parzialmente, tuttavia decise che sarebbe stato sufficiente per sapere
quel che voleva:
-
Siete ribelli, vero? - A quel punto negarlo sarebbe stato inutile
specie considerando i tatuaggi che simboleggiavano proprio il loro
gruppo ormai noto da tempo; annuirono e Mike proseguì abbassando il
tono ma rimanendo sempre ben saldo sul controllo della situazione: -
Come avete fatto ad arrivare fin qua? - Sapeva bene quanto impossibile
fosse trovare la Zona Nera se non si conosceva già la sua locuzione e
solo i suoi amici la conoscevano.
-
Seguivamo Joe da molto, sapevamo che lui doveva per forza essere in
contatto in qualche modo con voi e quando finalmente si è deciso a
raggiungervi ce l’abbiamo fatta. - Informazione che aveva benissimo
immaginato da solo ma che aveva voluto ottenere per capire se avrebbero
collaborato o meno.
Capendo
che così sarebbe stato, li fissò uno ad uno negli occhi penetrante e
severo sentendosi strano in quelle vesti e disse incisivo:
-
Perché mi avete attaccato? - Sarebbe potuta sembrare una domanda
sciocca visto che da quando si erano formai i ribelli, ed ormai si
parlava di una trentina d’anni se non più, l’avevano sempre fatto,
eppure così non era. Mike sapeva perfettamente cosa stava chiedendo.
I
tre si guardarono senza capire ritenendo quella domanda la più ovvia
mai posta:
-
Perché siamo ribelli, è normale per noi cercare di uccidervi! Per
sopprimere la corona! - I ribelli erano un gruppo piuttosto numeroso di
anarchici radicali che tentavano da molti anni di sopprimere la
monarchia a modo loro per prendere il controllo della società e
gestirla a piacimento, ovvero annullando ogni regola.
Mike
non si fece incantare e sebbene fossero sembrati convincenti nell’odio
con cui l’espressero, sul suo volto segnato dal dispiacere si allargò
un sorriso inquietante ed avanzando proseguì con sicurezza:
-
No, quando avete cominciato a percuotermi avete detto una cosa precisa
che mi ha fatto pensare. Voglio che la ripetete ora. Non vi farò del
male se tornerete a dirla! -
I
tre guardarono Chester che seguiva Mike come un’ombra percependo un
livello di pericolo seppure estremamente basso. - Nemmeno
lui. - Completò continuando a stringersi i pugni dietro la schiena
nella speranza di essersi sbagliato.
Allora
a quel punto esortati dalla sua espressione risoluta di chi aveva
evidentemente già capito tutto -o semplicemente voleva far credere loro
che così fosse-, si sciolsero completamente e concitati più che mai uno
di loro, tale Jasper, cominciò:
-
Abbiamo detto che là fuori la gente muore per colpa sua! Ecco cosa
abbiamo detto! Ed è vero! - Mike corrugò la fronte ma proseguì a ruota
libera quasi gridando scosso da ciò che stavano dicendo: - Lei è
sparito e subito dopo la guerra comincia! Vi abbiamo cercato in lungo e
in largo, non solo noi, tutti quelli là fuori, sia la gente comune, sia
gli androidi, sia quelli al suo servizio. Nessuno è stato in grado di
trovarlo e tutti hanno cominciato a pensare che qualcuno vi avesse
rapito od ucciso e hanno cominciato a combattersi! I primi a rivoltarsi
sono stati gli androidi perché sono andati in quel loro fottutissimo
Codice Rosso tutti insieme considerando la vostra sparizione un atto di
soppressione da parte degli umani e quindi un caso di pericolo estremo,
hanno cominciato ad auto gestirsi fino a che gli uomini credendo che
questo comportamento fosse un atto di ribellione da parte di quelle
dannate macchine non hanno attaccato. Prima ci sono state rivolte, poi
è cominciata la guerra vera e propria, ogni androide che trova un uomo
lo fa fuori e ogni uomo che incontra un androide, armato fino ai denti
con le armi speciali, fa altrettanto! Non c’è pace, non c’è tregua! Ed
intanto gente innocente ci va di mezzo, il mondo sta sparendo credendo
che qualcuno vi abbia ucciso, non si fermeranno finché non vi avranno
vendicato ed invece i vostri amici stavano tranquilli nei loro Livelli
Zero a studiare Dio solo sapeva cosa! Noi non ci credevamo che voi
foste morto o che vi avesse rapito qualcuno ma nessuno ci dava retta
così ci siamo arrangiati ed alla fine avevamo ragione! Ecco qua la
causa di tutto! Un fottuto re chiuso in una torre trasparente che si
para il culo disinteressato ai problemi del suo mondo e della sua
gente! I vostri padri hanno permesso la creazione degli androidi e li
hanno mandati in mezzo a noi, i vostri padri hanno lasciato che
vivessero liberi come noi convinti che non si sarebbero mai ribellati
in nome del re, perché lui era il loro punto di riferimento e finché ci
fosse stato sarebbe andato tutto bene! Ed ora questo re scompare perché
se ne sbatte di tutto e di tutti, si nasconde in una maledetta Zona
Nera che per la sua sicurezza fa sparire ogni traccia e fa impazzire
gli androidi! E gli androidi impazziti è il male minore, là fuori ci
sono degli uomini trasformati in bestie pronti a tutto pur di
vendicarvi! Ma a voi non è mai importato un cazzo di tutti noi e alla
fine avevamo ragione a volervi uccidere prima che tutto questo
cominciasse! CINQUE ANNI! CINQUE ANNI DI MORTE E DISTRUZIONE! HA MAI
MESSO IL PIEDE FUORI DA QUESTA DANNATA TORRE DI SICUREZZA? HA VISTO IL
DISASTRO CHE C’E’ LA FUORI? PERCHE’ NON HA MAI FATTO NIENTE? ERA LEI IL
RE A CUI TUTTI QUEI COGLIONI AVEVANO GIURATO OBBEDIENZA! ERA LEI CHE
QUELLA GENTE AMAVA E PERSINO GLI ANDROIDI ERANO SEMPRE STATI IN
EQUILIBRIO PERFETTO SOLO GRAZIE A VOI! PERCHE’?! PERCHE’ ORA LI AVETE
ODIATI TUTTI IN QUESTO MODO? COSA VI AVEVANO FATTO? IL MONDO STA
MORENDO! -
/Ora
li ammazzo! Cose giuste ne hanno dette ma nessuno urla così al mio
compagno! Vaffanculo, crepate!/
Al
termine della sfuriata Jasper si rese conto di star piangendo, oltre
che urlando furiosamente, e Chester ritenendolo una minaccia più grande
di prima alzò il braccio puntandogli il dito col ditale gotico in
acciaio, ma Mike lo fermò in tempo abbassandoglielo.
-
NO! -
/Oh,
Mike!/
Gridò
a sua volta e la sua voce riecheggiò fra le mura d’acciaio blindate
riportando l’attenzione su di lui ed una sorta di calma che raggelò
ogni incendio bruciante.
I
ragazzi poco più che ventenni rimasero a guardarlo e per la prima volta
notarono che quello non era un re.
Non
era affatto un re ma solo un uomo schiacciato da un dolore
insostenibile che l’aveva portato a diventare cieco e a fare degli
errori tremendi.
Errori
troppo grandi ed imperdonabili.
Sebbene
ci dovesse per forza essere il dubbio e non potesse credere subito a
delle accuse simili per il semplice fatto che avevano appena cercato di
ucciderlo e che quelli erano ribelli, Mike con gli occhi lucidi si
dimostrò profondamente colpito dal loro dolore e dalla rabbia sincera e
non solo. Si sentì vicino a quel loro stato d’animo poiché poteva
capirli benissimo.
Non
per le stesse motivazioni ma perché provava un dolore davvero simile.
Un dolore che l’aveva annullato e distrutto in una sola notte e che per
cinque lunghissimi anni l’aveva mangiato come un cancro.
Non
aveva saputo più vedere, perdendo di vista le giuste prospettive.
Ed
ora?
Cosa
rimaneva, se tutto quello che avevano detto era vero?
Per
un momento si ritrovò di nuovo su quel baratro in procinto di affondare
in un abisso oscuro pronto a divorarlo, ma fu ancora una volta la voce
di Chester, una voce metallica ma reverenziale a cui ormai era
abituato, a riportarlo nella giusta linea di sé:
-
Mio re, quali ordini? - In cinque anni non lo aveva mai chiesto tanto
come in quelle ore. Non senza che fosse Mike stesso a richiamarlo per
primo. Era davvero sulla via del ritorno e di secondo in secondo, ora
che glielo avevano fatto notare, lo riconosceva lui stesso.
A
quello sospirò, chiuse gli occhi e ritrovò la sua tipica calma e
fermezza, di nuovo quel suo fare fiero e sicuro da re che in cinque
anni non aveva più avuto.
Di
nuovo la mente libera e lucida che sapeva sempre perfettamente cosa era
da fare.
-
Prima di tutto devo accertarmi coi miei occhi che ciò che dicono è
vero. Quindi mentre i miei amici si preparano per operarti, noi due
andiamo a fare un breve giro di ricognizione là fuori. Devo vedere coi
miei occhi e da vicino cosa succede, devo sentire con le mie orecchie
ciò che dicono ed in nome di cosa combattono. Dopo che avrò ben chiara
la situazione potrò prendere la mia decisione. -
Da
lì capirono che non aveva la minima idea di che cosa stesse succedendo
là fuori e non solo, capirono anche che non si era nascosto lì dentro
per dei capricci egoistici ma per una motivazione personale
probabilmente davvero grave.
Prima
di andarsene seguito sempre da Chester, Mike si voltò e con un’aria
gentile tipicamente sua di un tempo, disse loro:
- A
tempo debito vi spiegherò ogni cosa. -
E
nonostante non avesse detto loro poi nulla di particolare, non una vera
spiegazione, non una risposta degna, si sentirono come se invece
l’avesse fatto se non altro perché loro che non avevano mai creduto
nella figura del re, ora avevano capito in cosa consisteva e non
potevano che rimanerne affascinati nonostante la rabbia assoluta che
gli avevano rivolto contro.
A
quel punto, si disse Mike andando ad avvertire i suoi amici chiusi
nello studio, non rimaneva che una strada da percorrere, quella da cui
per cinque anni era scappato non volendone più sapere nulla.
/E
finalmente anche lui sta tornando il ragazzo di cui mi sono innamorato
come un idiota. Quello che per cinque anni ho cercato di tirare fuori
da quelle tenebre che lo divoravano. È il primo passo, sta solo
cominciando ad aprire gli occhi ma io ci sarò quando riacquisterà la
vista e vedrà quello scempio che ha contribuito involontariamente a
creare perché comunque l’ha permesso senza fare niente. Io ci sarò e lo
solleverò dal fondo in cui cadrà. Perché dopo l’abisso c’è solo la
risalita e se lui non saprà più camminare perché in questi anni non
l’ha mai fatto, lo porterò io sulle spalle e gli farò vedere la luce.
Perché
lui è Mike e non può andare ancora in basso.
Adesso
basta.
Ci
penso io a te. Vieni. Non ti mollo più./