CAPITOLO
VIII:
BURNING
IN THE SKIES
“Ho
usato i rami secchi
per
alimentare le fiamme
Il
sangue dell'innocenza, brucia nei Cieli
Ho
riempito il mio calice con
l'alzarsi
della marea
e
l'ho versato in un oceano di macerie
(Oh)
Sto nuotando nel fumo,
di
ponti che ho bruciato
quindi
non scusarti
Sto
perdendo quello che non merito
Quello
che non merito”
Dopo
essersi assicurato che i suoi amici non avessero la minima idea della
causa di quella guerra poiché erano rimasti isolati quasi tutto il
tempo a studiare il loro caso, Mike uscì.
Si
era coperto col suo mantello nero e tirato su il cappuccio in modo che
il viso rimanesse nascosto, di lui si vedeva solo la bocca ed il mento
coperto dalla barba. Sarebbe comunque stato poco riconoscibile, in
tutti quegli anni era cambiato molto, il volto segnato, i capelli
lunghi a coprirgli il collo e la fronte… per non parlare del fatto che
era fisicamente la metà di un tempo.
Cinto
con un braccio di Chester che gli passava intorno alla vita, si teneva
a sua volta al suo collo appoggiando un piede sul suo, in questo modo
volarono uscendo dalla torre.
Era
la prima volta che Mike metteva piede fuori da lì in cinque anni e
sebbene col suo chip avesse potuto dare un’occhiata in giro, in realtà
era come usare una specie di satellite dall’alto che gli rimandava
delle immagini anche piuttosto lontane e nulla di preciso.
Esserci
fu davvero diverso.
Come
da Mike richiesto Chester non volò veloce ed in quel modo poté vedere
meglio il mondo circostante.
Vederlo
davvero.
Immerso
in esso capì quanto gli fosse mancato e si ritrovò a correre con lo
sguardo su ogni parte di quel paesaggio che un tempo gli era stato così
caro da spingerlo a viaggiare di continuo per vederlo e controllare che
tutto andasse bene.
Ora
mano a mano che si spostavano da quella vallata per miracolo
incontaminata, vedeva tutto quello cambiare repentinamente.
Avvicinandosi
alla civiltà ed alle città, coltri di fumo nere e grigie cominciarono
via via ad avvolgerli sempre più.
Chester
non si fermò continuando il giro come richiesto e Mike gli si strinse
contro quasi spaventato da ciò che intravedeva in mezzo a quella specie
di nebbia che gli faceva mancare il fiato.
-
Siamo nella capitale, mio re. - Era là che gli aveva chiesto di essere
portato, così Mike con un sospiro tremante disse:
-
Scendiamo. -
Così
Chester fece e dopo essersi assicurato che la zona fosse sicura, sfilò
in basso superando la nube di fumo che sovrastava l’enorme città.
Quando
misero i piedi a terra e Mike si scostò dall’androide, il fiato gli
mancò ancora e non più per il fumo che lì in basso si diradava. Gli
mancò per lo spettacolo raccapricciante di quella che era stata la
Piazza Centrale, dove era stato incoronato, dove aveva conosciuto
Chester, dove la sua vera storia aveva avuto inizio.
Un
cumulo di macerie pressoché infinite, nemmeno ricordando il posto
l’avrebbe mai riconosciuto, seppe che si trattava di quella stessa
piazza solo perché aveva chiesto a Chester di portarlo lì.
Gli
occhi gli si riempirono di lacrime e cominciò a camminare cercando di
resistere. Il nodo saliva ed era così grande…
Seguito
dal compagno di viaggio che come sempre era la sua ombra e visionava la
zona per vedere che non ci fossero pericoli, cercò di riconoscere fra
le case cadute una specifica e fra le vie ormai distrutte rimase
colpito da quello che trovò.
La
riconobbe perché le mura erano di un colore buffo.
Quella
un tempo era stata la casa dove Chester era venuto a cercarlo
preoccupato e dopo essersi gridati contro si erano messi insieme.
Il
petto cominciò a schiacciarsi come se un masso gli premesse sopra, si
morse il labbro, voleva rimanere saldo in sé ma lì non c’era più niente
e sebbene da lontano avesse visto solo una città avvolta dal fumo e non
fosse mai riuscito a vedere oltre col suo chip, non si era mai chiesto
sotto quella nube scura cosa ci fosse. Non si era mai soffermato
troppo, non gli era mai davvero importato.
Quella
gloriosa cittadine era ormai un campo completamente distrutto di massi
dove cadaveri di androidi ed umani di tanto in tanto abitavano gli
angoli abbandonati.
Nessun’anima
viva.
Come
era possibile?
Mike
totalmente smarrito si rivolse a Chester e circondandolo di nuovo come
prima, risalì sulla punta in ferro del suo stivale:
-
Devo parlare con un uomo ed un androide. Portami in prossimità di uno
dei due, per favore. - Ormai non riusciva più a parlargli con un solo
semplice tono di comando come si era abitato a fare in quegli anni, ora
che lo sentiva vicino la gentilezza gli usciva spontanea.
Chester
lo cinse a sua volta e si alzò in un volo basso e lento, quindi
localizzato un androide solitario che si reggeva a stento in piedi per
colpa di grossi danni subiti in una battaglia recente, tornò a terra
nascosto dietro un mucchio di macerie, su ordine di Mike.
-
Per favore, chiedigli perché gli androidi stanno combattendo. - Chester
eseguì mentre lui si accucciava consapevole che non poteva parlare con
un androide poiché era un uomo e l’avrebbe ucciso subito.
Rimase
poco lì da solo, quando l’altro tornò gli riferì ciò che gli aveva
detto con la sua solita indifferenza:
-
Ha detto che gli androidi stanno combattendo per vendicare il loro re
che gli umani hanno ucciso. - Mike non si stupì della sua risposta che
aveva previsto perfettamente.
Con
aria amareggiata, si aggrappò nuovamente a lui:
-
Va bene, grazie. Andiamo da un uomo, per favore. -
Quando
ne trovarono uno fu Mike stesso a farsi avanti accompagnato sempre
dall’androide pronto ad attaccare registrando in egli un pericolo per
sé stesso, ricordava infatti che il suo re voleva che si proteggesse.
Avvicinarono
un giovane soldato rimasto indietro in ricognizione alla ricerca di
compagni feriti da salvare, non riconobbe Mike poiché coperto con il
lungo mantello, ma puntò subito l’arma contro Chester che a sua volta
fece altrettanto con il proprio dito.
Mike
alzò le braccia per placarli e mantenendo la testa bassa e nascosta dal
cappuccio, disse con fermezza:
-
Calmi, non voglio nessun attacco. Mi serve solo un’informazione. -
-
Chi siete? - Fece il soldato che comunque non abbassò la guardia.
-
Sono un forestiero, vengo dalla vallata a nord e là vivo isolato, non
sapevo niente di tutto questo. Lui è il mio androide, non ti farà del
male. - Cercò di controllare il tono fiero e deciso da re che aveva
appena ritrovato, ma evidentemente non ci riuscì molto bene visto che
l’uomo cominciò ad insospettirsi cercando di vedergli il viso. - Voglio
solo sapere cosa sta succedendo. -
Fissandolo
sempre più circospetto, il soldato rispose secco:
-
C’è la guerra, ecco cosa succede! Che androide è che non vi riporta le
notizie del mondo? -
/Ma
vaffanculo!/
-
E’ di nuova generazione, non è come gli altri androidi. - Era vero che
di solito gli androidi dovevano essere in grado di riportare le notizie
estere come una sorta di bollettino radio, ma per Chester era diverso,
se Mike non gli chiedeva cosa ci fosse fuori o cosa percepisse, non
glielo diceva e si limitava a dirgli sempre il minimo essenziale
rispondendo unicamente e precisamente alle sue domande.
Comunque
non poteva conoscere i particolari che a Mike servivano, infatti
proseguì senza perdersi d’animo, sperando che l’uomo collaborasse di
più:
-
Posso sapere perché? - Non era certo abituato a chiedere, ma sapeva che
fra gente comune ci si comportava così, in teoria.
Alla
fine il soldato di decise e si vide nei suoi occhi, in mezzo all’odio e
all’astio una punta sincera di un dolore senza fondo. Un dolore per ciò
che aveva visto, vissuto ma anche per quel che aveva sentito:
- A
quanto pare cinque anni fa il re è morto, non è mai stato trovato il
suo corpo e dal momento che gli androidi sono andati improvvisamente in
Codice Rosso cominciando tutti ad auto gestirsi, abbiamo potuto solo
immaginare che fossero stati loro ribellandosi ed andando per qualche
strano motivo in corto circuito. Così è cominciata la guerra. Per
abbattere gli androidi che si rivoltavano contro noi uomini ma
soprattutto per vendicare il re. Da quando è cominciata non c’è stato
un momento di tregua ed il Consiglio non ha più eletto un successore.
Principalmente perché non essendo mai stato trovato il corpo del nostro
sovrano, non abbiamo avuto la prova della sua effettiva morte. C’è
sempre la speranza che sia vivo, ma nessuno è capace di prendere anche
solo momentaneamente il suo posto. Gli androidi comunque rispondono
solo al re e non essendoci stata la cerimonia d’incoronazione
ufficiale, non registrerebbero nessun nuovo sovrano. E per fare tutto
questo bisogna prima trovare il re, che sia vivo o morto. - La
tristezza con cui lo disse comprendeva senza dubbio i sentimenti che
provava per il suo sovrano e Mike si sentì morire nell’essere davvero
la causa di tanto dolore.
Lui
e la propria sofferenza avevano provocato la guerra.
Morte
e distruzione sulla sua coscienza.
Sentendoselo
dire e capendo veramente cosa tutto quello significava, vedendo il
dolore coi suoi occhi, non ce la fece più e spaventato dall’impulso di
rivelarsi lì e subito per consolare quel ragazzo distrutto da ciò che
aveva vissuto, si girò e chiudendo gli occhi abbracciò di slancio
Chester sussurrando:
-
Portami a casa, Chester, ti prego. - Alla sua richiesta supplichevole
fatta fra le lacrime, l’androide l’abbracciò a sua volta e si alzò in
volo lasciando il soldato inebetito a cercare di capire ancora chi egli
fosse e perché gli avesse fatto scattare quella strana ed inaudita
reazione nostalgica. Non trovò risposta, non in quel momento.
Sentendosi
trasportare in volo dal suo compagno, dimenticando per un momento chi
egli fosse, se ancora solo un androide oppure ancora di più il suo
amore, si abbandonò alla sofferenza che apprendere tutto quello gli
aveva provocato.
Il
sangue e la distruzione di tutti sulla propria testa.
Le
colpe del dolore di ogni creatura vivente, sia animata che non.
Il
mondo irriconoscibile che non era più quello di cinque anni prima.
E
la morte, la morte di ogni cosa, tutto in nome suo.
Tutto
perché nella propria sofferenza Mike aveva voluto sparire perdendo di
vista sé stesso ed ogni cosa che l’aveva formato e creato.
Tutto
per colpa sua.
-
Ho perso quello che non meritavo… - Mormorò fra i singhiozzi sentendo
in quello la presa di Chester rafforzarsi come se fosse di nuovo lui,
il suo ed unico compagno da sempre atteso, ancora lì vicino pronto a
sostenerlo.
Gli
baciò il collo nella speranza di ritrovare ciò che aveva appena perso
ma poi si rese conto che tutto quello l’aveva smarrito quel giorno di
cinque anni addietro, quando Chester era praticamente morto fra le sue
braccia. In quel momento aveva perduto tutto ed in quel tutto non c’era
stato solo l’amore della sua vita e la persona più importante in
assoluto, ma anche la propria anima e di conseguenza il mondo intero.
Ora
non poteva che star lì a bruciare nel cielo colmo di un’angoscia senza
pari, un’angoscia che si riuniva a quella che riguardava Chester.
Un
Chester che però era sempre più vicino.
/Ma
cosa cazzo ti aspettavi di trovare?
Anzi,
cosa cazzo hai pensato in tutti questi anni, mentre sapevi che là fuori
si combattevano… cosa?
Porca
troia, vorrei gridarti contro ed infuriarmi ma ora come ora, mentre ho
le tue lacrime su di me e mi baci il collo non riesco a smettere di
stringerti più forte che posso e persino questo androide cazzuto mi dà
retta. Significa che sono sempre più vicino e Mike mi sente, oh, se mi
sente.
Mi
sente perché è proprio a me che chiede aiuto e non all’androide.
Vorrei
dirgliene tantissime e rinfacciargli che raccoglie solo quello che ha
seminato, ma come posso?
Il
suo cuore è qua col mio e sta tornando dolorosamente in superficie dopo
l’atrofia di questi cinque anni.
Sapevo
che sarebbe stata dura e per i rimproveri ci sarà tempo.
Ora
voglio solo che smetta di piangere, non mi fotte di nient’altro.
Sono
qua per te, so che mi senti e fra poco ti sentirò con ogni parte di me
stesso e farò di te tutto ciò che vorrò, non mi toccherà una pallida
parte da spettatore.
Fra
poco sarai davvero mio e tutto questo verrà spazzato via.
Mike,
resisti solo un altro po’, ti prego./