CAPITOLO IX:
IRIDESCENT


“Quando ti trovavi nella veglia della devastazione
quando aspettavi sul bordo dell'ignoto
E con il cataclisma che pioveva giù
piangendo dentro, "salvami adesso"
eri lì impossibilmente da solo
Ti senti freddo e perso nella disperazione?
Fai crescere la speranza
ma il fallimento è tutto quello che hai conosciuto
Ricorda tutta la tristezza e frustrazione
E lasciala andare
lasciala andare
Ed in uno squarcio di luce che
ha accecato ogni Angelo
Come se il cielo avesse esploso
i Paradisi nelle stelle
Hai sentito la solennità della grazia temprata
Cadendo nello spazio vuoto
Nessuno lì ad afferrarti tra le sua braccia”

/Ed ora rinasco a nuova vita, qualunque essa sarà me la farò andare bene ma non dopo che gliene avrò dette quattro.
Lui e le sue idee geniali del cazzo ogni tanto devono solo andare a cagare!
Me la paga, perché so cosa mi sta per succedere.
Sento come un risucchio ed in un lasso di tempo indefinibile che probabilmente è brevissimo, rivivo questi cinque anni da spettatore nel mio stesso corpo, accanto alla persona che amo e alla sua sofferenza causata dalla mia sparizione.
Rivivo la frustrazione e il dolore per non essere mai riuscito a farmi sentire da lui, per non aver potuto muovere il mio stesso corpo come volevo, per essere stato io l’intruso dopo tutto.
Io in me stesso.
Ed ora qualunque cosa sarà, sarà sicuramente meglio di questa che ho vissuto fin’ora.
Forse un giorno riuscirò a mandar giù questa situazione di merda, ora come ora penso solo che se è stata dura fin’ora, da qui in poi non oso immaginarlo, ad accettare una parte di me che odierò fino alla morte.
Però mi aggrapperò a quella che invece mi piace che non sta in me ma vicino a me.
Mike è là fuori che mi aspetta, gliene devo dire mille e dare un sacco di calci in culo, ma lo amo e voglio vivere come si deve con lui, il resto non conterà mai tanto quanto il riaverlo fra le mie braccia ed il sentirlo, sentirlo davvero sotto la mia pelle e poterlo baciare e prenderlo ed entrargli come nessuno ha mai osato fare.
Là la mia nuova vita mi aspetta e bella o brutta che sia io rinasco, devo andare a fare un po’ di luce a queste tenebre fin troppo fitte.
È arrivato il mio tempo.
Eccomi./


“Cosa sono diventato? Cosa è successo? Cosa mi ha trasformato in ciò che non sono mai stato?
Quando ho smesso di vedere?
Da quando Chester si è ammalato e mi ha lasciato in quel modo è come se fossi precipitato nella disperazione e da lì avessi perso me stesso.
Cosa ho permesso che accadesse?
Sapevo che là fuori c’era la guerra e non mi importava, non mi sono nemmeno preoccupato di sapere perché si uccidevano.
Ed ora?
Ora cosa è cambiato?
Perché ora invece mi interessa tutto d’un colpo?
Prima ero nella veglia della devastazione in procinto di uccidermi io stesso, sul bordo dell’ignoto in attesa che questa folle idea funzionasse. Il cataclisma era dentro di me, non facevo che piangere qua, nel mio profondo… quando poi non lo facevo anche esternamente… volevo solo che Chester tornasse da me, lo chiamavo chiedendo silenziosamente che mi salvasse ora e lui non veniva ed io affondavo diventando cieco a tutto, insensibile, freddo, solo, devastato… poi sono arrivati loro che hanno distrutto la mia fragile speranza facendomi conoscere il fallimento. Il fallimento di questi cinque anni.
Sto ricordando di nuovo tutta la frustrazione, le cadute, le sofferenze, cose che ho sopportato a malapena solo perché speravo che poi andasse bene. Ma ho scoperto che non può essere come avevo sperato, ho perso Chester, QUEL Chester, per sempre. Anche se il secondo piano funziona non sarà mai davvero lui, il suo corpo non lo sarà, le capacità da androide non lo saranno e lui si odierà ed odierà me per ciò che l’ho fatto diventare.
Ed io sono riuscito a pensare comunque solo a questo, a preoccuparmi solo di lui, quando invece c’era ben altro, qualcosa di più grande che stava distruggendosi per colpa mia e proprio sotto ai miei occhi.
Ho permesso alle tenebre di prendermi e gli ho consegnato tutto ciò che avevo, il mio mondo, la mia gente.
Cos’è stato che ha cominciato a risvegliarmi dopo tutto questo buio dove non vedevo più niente?
Chester, ecco cos’è stato… solo lui…
Lui che lentamente stava tornando quello che io amo, lui che in un modo o nell’altro si sta ricongiungendo a me ed io lo sento, lo sento davvero. Lo so e lo sento.
Ecco cosa ha prodotto il mio risveglio: Chester. Il mio Chester.
Ecco perché ho dovuto lottare tanto per riprendermelo e riaverlo, perché senza non sarei mai più stato quello che ero e con lui ecco che torno.
Affronterò gli errori della mia follia, sono annegato abbastanza in me stesso, devo risollevarmi, devo cancellare una volta per tutte queste tenebre soffocanti, devo mandare via il fumo che mi annebbia.
Ho fallito, ho sbagliato, ho rovinato tutto, non merito niente di ciò che ho perso e forse nemmeno Chester ma io lo voglio, lo voglio lo stesso e sebbene non lo meriti, sebbene abbia sulla coscienza un sacco di persone innocenti ed il mondo intero sta crollando per colpa mia, devo trovare la forza da qualche parte di alzare lo sguardo e prendere le cose nelle mie mani.
Devo affrontare me stesso e le disgrazie che ho provocato.
Risolvere ogni mio fallimento.
Io sono convinto che il primo passo per riuscirci arriverà una volta che avrò salvato davvero Chester.
Quando lui verrà qua e starà bene e sarà davvero lui, allora io saprò di essere pronto per affrontare ogni altro errore ed abbattere questo muro di atrocità dietro cui mi sono nascosto.
Lui era un androide indifferente a tutto ma io ero un umano e gli umani hanno il cuore, io l’ho sempre detto e sono stato il primo a perderlo e solo perché chi amavo l’aveva perso a sua volta, ma se lui tornerà io allora riprenderò me stesso e scenderò da questo trono tornando sul sentiero che ho lasciato cinque anni fa, andrò e ricostruirò tutto.
Se lui tornerà a rischiararmi queste tenebre infernali, io vedrò di nuovo e ce la farò.”
In mezzo a queste considerazioni, isolato nella propria stanza, il Livello Zero, Mike rimase immobile a fissare il buio quasi totale di quel luogo completamente silenzioso. Il serpente di Chester sempre intorno al collo era l’unica cosa che si muoveva appena.
Poi non seppe cosa fu, non seppe dirlo di preciso ma fu una sensazione strana all’altezza del cuore, come un tuffo, un mancamento.
Non ci fu un avviso da parte di nessuno, tanto meno un solo rumore, ma Mike spostò il serpente dal suo collo e l’adagiò intorno allo schienale del trono d’avorio e pelliccia, quindi piegò la testa di lato, strinse gli occhi sull’acqua nera e liscia che lo circondava e si posizionò come se stesse per ricevere qualcuno di importante.
Una posizione fiera ed elegante e al tempo stesso d’attesa.
La superficie non ribollì né tremò ma dei cerchi concentrici cominciarono a muoversi su di essa fino a che qualcuno effettivamente emerse.
L’acqua evaporò in un paio di secondi e la figura si ritrovò asciutta in fretta.
Camminò lentamente sulla superficie giungendo alla piattaforma circolare in metallo nero e Mike rimase ancora immobile convinto che fosse solo un sogno o comunque non di certo quello che sembrava.
Convinto che quella non fosse la luce che aspettava, si ricredette quando Chester nudo avvolto da un asciugamano bianco intorno alla vita proprio come quel lontano giorno oscuro di cinque anni prima che l‘aveva dilaniato, giunto davanti a lui rimase dritto ed in piedi, non si chinò né gli prese la mano per baciargliela.
Fu allora che Mike trattenne il fiato credendoci veramente.
Allora il giovane serio dal corpo magro, longilineo e tatuato senza alcun segno addosso, incrociando gli occhi castani coi suoi neri leggermente a mandorla finalmente parlò e nel farlo assunse un’espressione seccata che si tratteneva a stento, così come il suo tono per poco non fu un ringhio furioso:
- Ma che cazzo mi hai fatto, razza di idiota? Ti pare che questo possa essere una soluzione accettabile per uno come me? Porca puttana, la prossima volta ti prendo a calci in culo prima di farti connettere i neuroni e avere un’idea cazzuta simile! - Ed era quello che per cinque lunghi anni aveva aspettato di potergli dire una volta per tutte.
Fu allora, col dito dalle unghie normali e non più nere che gli sventolava davanti al viso, che le lacrime scesero dagli occhi di Mike e da lì non si fermarono più.
Come non si fermò il proprio istinto che lo fece alzare in un secondo momento e saltargli letteralmente addosso stringendolo con forza fino a togliersi a vicenda il fiato.
Nascose il viso contro il suo collo e continuò a piangere irrefrenabile e capì la differenza, la capì come il lampo di mille soli che esplodevano davanti a lui, con le sue braccia che lo circondavano reggendolo.
Capì che piangere in quel momento era diverso dal pianto che aveva fatto mille altre volte nel corso di quegli anni perché quello non era più angoscia ma gioia e si sentì come un tempo ricordava essere stato.
Felice.
Il suo corpo era sempre duro ma non più freddo, la forza era praticamente rimasta invariata e molte cose erano sempre da androide così come altre erano di nuovo da umano, però furono sensazioni confuse.
Ciò che notò sopra ogni cosa e con una chiarezza allucinante fu la foga con cui rispose al suo abbraccio, le labbra contro il suo orecchio e il tono leggero ed emozionato con cui gli parlò usando il linguaggio tipico suo e non più uno freddo e indifferente:
- Sono qua, amore… sono tornato… - E con esso tornò quella luce che gli era mancata per vedere.
Tornò la vista, tornò la sua anima, la sua coscienza, le sue idee, le soluzioni, la forza, il carattere, la volontà e la sicurezza.
Con esso tornò tutto ciò che aveva smarrito per tutti quegli anni.
Con esso tornò il proprio cuore e sentendosi di nuovo lui stesso vivo come in tutti quegli anni per assurdo non era mai stato, si alzò dal suo collo cercando il viso ed una volta trovato premette le labbra sulle sue.
Ricordò quando aveva provato a farlo quel primo giorno con l’androide e quanto era stato privo di senso, vuoto, freddo, inutile e quella memoria fu surclassata dalla risposta di Chester che sentendo nuovamente ogni cosa, gli parve di impazzire per l’astinenza acuta.
Come non aspettasse altro e dimenticando ogni cosa che aveva voluto rimproverargli, gli aprì le labbra con le proprie e penetrò la sua bocca con irruenza trovando la sua lingua e appropriandosene in un gioco estremamente fisico e passionale.
Ogni sentimento possibile esagerato, forte, inaudito, sconvolgente e caldo li investì cominciando a spazzare via tutto, ogni frustrazione e disperazione, ogni sensazione di fallimento e di angoscia.
Lasciarono andare tutto nello stesso momento.
Chester provò subito una violenta ondata di calore che non riuscì a domare.
Sentiva.
La propria pelle gli trasmetteva la sensazione fisica del corpo di Mike contro di sé, la sua morbidezza, i respiri che si confondevano in un tutt’uno, le lingue unite ed intrecciate.
Ma sentiva. Sentiva tutto ed era su di sé, era lui che comandava, lui che decideva ed agiva, non era più uno spettatore. Non più.
Nella stretta sempre più solida e soffocante l’asciugamano intorno alla vita scese ai loro piedi e si ritrovò nudo abbracciato al compagno che non riusciva più a staccarsi dalla sua bocca e dal suo collo, lo stringeva come terrorizzato dall’idea di affondare.
Lasciò che si tenesse a lui mentre le proprie mani vagarono indisturbate sul suo corpo, voleva toccarlo ovunque e comandare lui ogni cosa.
Andò ad infilarsi sotto la maglia stretta e gliel’alzò scoprendo la schiena e l’addome, poi con frenesia crescente nel sentire in risposta proprio ciò che aveva solo potuto sognare in tutti quegli anni, gli slacciò i bottoni dei pantaloni altrettanto attillati e dopo aver armeggiato un po’ con ciò che indossava ne ebbe ragione riuscendo a togliere tutto.
Ben presto, così come lo voleva lui, Mike fu contro di sé allo stesso modo.
Nudo, senza barriere di alcun genere.
E non c’era imbarazzo per tutto quel tempo lontani o perché lui non era completamente Chester, sembrò solo un discorso che riprendeva da dove era stato interrotto.
Così gli passò le mani aperte sulla sua schiena appiattendole per sentirlo più che mai, dopo di che, ritrovando una vaga connessione che gli fece rendere conto di essere ancora in piedi, lo condusse dietro al trono dove ricordava bene stava il suo letto.
Emerse quando misero i piedi nell’acqua e lì si adagiarono apprezzando anche quella specifica sensazione di morbido. Potersi stendere l’uno sull’altro e per Chester su un letto vero e non in una fredda capsula.
Non avrebbero più dormito soli.
No, veramente non sapeva più cosa dovesse dirgli di tanto importante.
Dopo che aveva cominciato a toccarlo, accarezzarlo e baciarlo tutto svanì.
La mente mandò subito via ogni altra priorità, ogni discorso, ogni dialogo, ogni domanda, ogni ricordo orribile e spazio fu fatto per quel momento d’amore e di sentimento che a lungo avevano congelato in loro stessi senza possibilità di viverlo.
Chester era di nuovo lì e le sue mani correvano frenetiche col suo corpo che si premeva virtuosamente su Mike strofinandosi e mandandolo in delirio. Era di nuovo sua la bocca che l’esplorava lasciandogli quei marchi tipicamente suoi dove i segni dei denti non lasciavano equivoci su cosa li avesse provocati, non poté che assecondarlo con una voglia crescente di assaggiarlo e vedere le sue reazioni fisiche di nuovo evidenti e vive.
Scivolò in basso e lo voltò di schiena tirando di nuovo fuori quella sua mania di comandare che spesso e volentieri usciva nonostante il carattere battagliero di Chester, questi rimase immobile come in un ferma immagine incuriosito lui stesso dal vedere se avrebbe avuto effettive reazioni, ma non si chiese se Brad avesse fatto un buon lavoro col proprio cervello, né se Joe gli avesse restituito il proprio apparato genitale maschile come si doveva, o se Rob l’avesse guarito quanto più poteva e nei punti giusti.
Non si chiese niente, si godette completamente l’attimo, le labbra titubanti di Mike sul proprio sesso e la sensazione della sua lingua che lo assaggiava dandogli piacere in poco tempo, proprio come uno in astinenza che non stava più in sé per averne ancora.
E di Mike non ne avrebbe mai più avuto abbastanza.
Quando reagì in senso positivo e l’eccitazione crebbe, sia Mike che Chester ripresero sicurezza ed entusiasmo e muovendosi in un crescendo frenetico non si fermarono più consapevoli che ormai il Paradiso era esploso in mille stelle e che era lì per loro.
Era stato fermo solo un secondo, il ragazzo appena tornato in sé, sentendosi poi reattivo aveva ripreso a muoversi su di lui come se fosse in procinto di penetrarlo, allacciò infatti anche le gambe intorno alle sue spalle e lo strinse contro il proprio inguine chiedendo di più mentre si aggrappava al lenzuolo sotto di sé tirando come un forsennato.
Il piacere non era nemmeno più riuscito a ricordarlo, figurarsi immaginarlo.
Anni ed anni di nulla totale, solo una vaga coscienza che spesso era stato difficile mantenere.
Ed ora aveva tutto.
Vita, coscienza, sé stesso, il proprio corpo, i sensi perfetti, ogni sensazione meravigliosa nella quale si bagnava ed il piacere.
Quel piacere sempre più intenso e sentito come fosse la prima volta che lo sentisse, come se non avesse mai avuto la bocca di Mike sul proprio sesso.
Sentendolo vicino al limite, Mike si separò prima del solito e si tirò su fermandosi sorridendo radioso sulle sue labbra. Si guardarono capendosi e sebbene Chester era seccato per quell’interruzione poiché si pregustava già il suo meritato orgasmo, tornò subito il sereno per averlo visto felice e se lo strinse a sé appropriandosi con irruenza della sua bocca che era stata su di sé fino ad ora.
Non servì parlare per dirsi che erano tornati e che qualunque differenza ci sarebbe stata sarebbe andata comunque bene pur di aversi fino a quel punto.
Erano di nuovo loro stessi in ogni caso.
Chester tornò ad invertire i ruoli e impaziente di riassaggiarlo scese a sua volta fra le sue gambe e fu più brutale e passionale dell’altro finendo per mandarlo fuori di sé dal piacere.
Mano a mano che riprovava tutto ne voleva sempre più e la sua forza non era indifferente, ora che era per una parte androide. Il risultato fu un’eccessiva esuberanza che mandò in delirio Mike, anch’egli non più toccato in quel modo da troppo tempo.
Avere la sua lingua che lo scorreva, le labbra che lo facevano suo, le unghie che affondavano sui suoi glutei per averne di più… erano cose ormai nuove che comunque ridestarono quell’antica memoria assopita.
Anche a lui parve di farlo con Chester per la prima volta e la sensazione fu deleteria e splendida.
I gemiti riempirono l’ampia sala scura illuminata fiocamente d’azzurro e premendoselo contro Mike sperò che non troncasse anche lui a metà il proprio piacere ma non poteva che essere così trattandosi del suo compagno. Infatti come da copione si staccò da lì continuando l’assaggio del suo corpo, scendendo sull’altra parte che gli interessava allo stesso modo.
Gli alzò le gambe allargandogliele e prendendo inesorabilmente il comando gli diede piacere anche lì dietro con le dita e la bocca, con fare deciso ed irruente tipicamente suo, facendo godere Mike sempre più intensamente ed incontrollato.
Via via che la bocca di Chester lo faceva godere in ogni modo conosciuto, ricordandosi tutti i suoi punti deboli e tormentandoli uno per uno con malizia e quasi crudeltà, Mike semplicemente sentì che stava arrivando il proprio limite massimo e non potendo più contenersi, sentendo il bisogno inumano di averlo dentro e fondersi di nuovo con lui come si doveva, fino in fondo, fino ad impazzire insieme, si girò piegandosi per dargli l’accesso che lui aveva sempre preferito.
E Chester non poté che rispondere con una volontà bruciante.
Mordendosi le labbra infatti andò come in tilt e non nel modo in cui gli androidi andavano in Codice Rosso, ma come un essere umano perde semplicemente il controllo di sé scoprendo lati che non aveva ancora pensato di avere.
Le fiamme lo arsero in un secondo bruciando ogni cellula ragionevole di sé, così sapendo che era già ben pronto, lo afferrò per i fianchi ed entrò subito in lui senza riuscire a fare altrimenti, decidendo che gli altri giochi che si erano sempre divertiti a fare, quelli che richiedevano anche più pazienza, li avrebbero fatti un altro giorno.
Ancora non servì che parlassero e quando cominciò a penetrarlo cercando di fare il più delicato possibile -per i suoi canoni, s’intendeva- la connessione che c’era stata fra loro in quegli anni grazie al chip di Mike si aprì spontaneamente e con l’occhio sinistro che diventava bianco in modo impressionante -fortunatamente non visto da Chester che lo prendeva di schiena- riuscirono a sentirsi doppiamente sia come uomini che come qualunque altra cosa potessero essere in quel momento. Qualcosa di probabilmente ibrido e mai esistito prima.
Sentirono i gemiti prima di tutto nelle rispettive menti, si lessero il piacere assoluto che sentivano e spinta dopo spinta tutto quello si trasmise anche all’esterno in gemiti sempre più forti, in sensazioni che li devastavano, in pulsazioni potenti che passavano da l’uno all’altro.
Fino a che non sentirono nettamente i loro cuori in un viaggio completamente interiore vicendevole. Un viaggio che fece sentire entrambi vivi ed immersi in un piacere autentico che da anni si erano negati provando solo l’inferno.
L’esplosione che videro insieme fu qualcosa di accecante ed arrivò insieme al mentale ’ti amo’ che si dissero in concomitanza, per un momento non si sentirono in nessun dove, ma solo insieme scomposti e ricomposti in quella luce di mille soli, una luce sconvolgente e caldissima.
Qualcosa che sarebbe stata sempre e solo loro e che nessuno gli avrebbe mai tolto.
Quella luce iridescente donò loro la pace e la felicità puri scacciando una volta per sempre ogni orrore subito ed inflitto.
Lasciando andare il dolore per far entrare l’amore che li aveva riportati lì dal remoto universo in cui per tutto quel tempo erano finiti.
Ora erano di nuovo finalmente insieme.