NOTE:
non chiedetemi come mi sia venuta questa che non lo so, non ci pensavo
nemmeno. D’un tratto la domanda mi è sorta: ‘si può essere eroticamente
volgari?’ naturalmente sì. Ma Mike ne sarebbe capace? Di solito è il
campo di Chester… ebbene… giudicate voi! Attenzione,
è molto… ehm… ‘rossa’! più che altro il linguaggio. Buona
lettura. Baci Akane PS:
la can zone non è quella che sentivo mentre scrivevo ma comunque mi
ispira molto sesso, non so che dire!
VOLGARE
Tutto
partì per questo. -
Tu non sei capace di essere volgare! - Mike si era girato verso Chester
con aria da ‘ma sei impazzito?’ quindi l’altro aveva continuato con
quel suo fare sminuente e provocatore: - Ma sì… se non ti incazzi o non
diventi isterico non sei volgare, non sai esserlo… magari mentre
scopiamo ti scappa qualche parola sporca tipo ‘scopami più forte!’ -
Fece in falsetto fingendo di gemere - ma non sai essere veramente
volgare da far drizzare i peli! - Erano
nell’appartamento secondario, la sede del gruppo, e aspettavano
l’arrivo degli altri. Loro due momentaneamente soli erano nel famoso
studio di Mike, lui come al solito al computer a fare qualcosa e
Chester, sempre come al solito, era nel famoso divano rosso. Mike
si voltò con la sedia girevole ortopedica e con le rotelle, quindi lo
fissò scettico. Indossavano degli abiti simili, da quando quel matto di
Chester si era messo in testa di imitare Mike in certi accessori e
vestiti per dimostrare in un modo contorto e tutto suo che il ragazzo
gli apparteneva, capitavano avessero jeans neri simili sullo stretto
andante e felpe anch’esse sullo stesso genere, ovvero nere e col
cappuccio con qualche disegno stiloso sopra. Mike
lo fissò con un sopracciglio alzato. -
Non voglio esserlo, è diverso. E poi definisci volgare che così
significa tutto e niente! - Era puntiglioso e saccente, indice che era
stato punto sul vivo, Chester lo sapeva come sapeva anche che si
sarebbe divertito. Anche perché i ragazzi sapevano che quando c’erano
le riunioni loro due arrivavano prima per fare le loro porcate e quindi
dovevano sempre farsi ampiamente sentire. Suonavano sempre tre o
quattro volte prima di aprire con la chiave. Sempre che non mettessero
il lucchetto dall’interno per bloccarli fuori. Chester
mise le mani dietro la nuca ed intrecciò le dita dopo essersi tirato su
il cappuccio, quindi sornione rispose: -
Volgare tipo… proposte porche e cose simili. O discorsi erotici.
Insomma, volgare in questo senso, non tipo parolacce ed insulti! - Mike
aveva capito che intendeva quello, infatti rispose come prima,
incrociando le braccia sul petto: -
Sono io che non lo faccio, non certo perché non so esserlo. Se voglio…
- -
Sì, comodo così! A parole siamo tutti bravi! - Chester sapeva come
mandare in bestia Mike, metterlo in dubbio con quel tono strafottente
era uno di quelli… -
Stai dicendo che non saprei sedurti senza toccarti? - In pratica si
trattava di quello ed il tono si era abbassato ulteriormente ma sempre
improntato sulla sfida. Il
ragazzo sul divano si accomodò meglio con un sorrisino di altrettanta
sfida sul volto ironico, gli occhi gli brillavano: -
Ti sfido a sedurmi senza toccarmi. - Sapeva che non era un tipo da
spogliarello e cose simili, anche perché non ne era proprio capace, era
goffo nei movimenti a parte che non ci fosse una canzone rap o delle
loro ed allora seguiva bene il ritmo, ma seguire quel tipo di ritmo non
aveva niente a che fare con la sensualità o delle movenze erotiche. Sapeva
bene che Mike non avrebbe fatto cose del genere ‘9 settimane e mezzo’,
per questo si sentì più incuriosito che altro. -
Fatta! - Chester era comunque convinto che non sapesse sedurlo con le
parole volgari, di conseguenza era pronto a dargli una lezione a tal
proposito. Oppure a stupirsi piacevolmente. Un po’ ci sperò. Mike
lasciò così perdere il computer ed alzandosi dalla sedia gli si mise a
cavalcioni sopra, quindi vedendo che rimaneva con le mani dietro alla
testa intenzionato a non muoversi e reagire, disse: -
Non puoi toccarmi nella maniera più assoluta! - Era severo, con queste
premesse la volgarità sarebbe stata giusto immaginata! -
Pensa per te! - Nemmeno lui poteva. Gli
occhi di Mike brillarono pericolosamente di malizia e tornando con la
mente a quando cantava canzoni come My December, Pushing me away piano
version, The little things give you away, Leave out all the rest e
tutte le altre su questo genere, cominciò. Le
mani lungo i fianchi, non lo toccava e stava assolutamente fermo,
l’unico contatto era con le sue gambe poiché gli stava seduto sopra.
Chester non gli avrebbe mai detto che in realtà gli stava bastando
anche solo questo… era colpa sua che era perso per Mike fino a quel
punto. Era
comunque contento che ci stesse a quei giochi, non si tirava mai
indietro e contava sempre su questo. Mike
si leccò le labbra e si fece languido, abbassò la voce e sussurrando
roco e piano, proprio come quando cantava My December -l’unica fatta a
quel modo poiché poi Chester gli aveva vietato di riusarla onde evitare
impreviste reazioni sottostanti- cominciò annullando ogni ragionamento,
ogni pensiero ed ogni idea. Andò ad istinto lasciandosi trasportare da
quello che gli stimolava Chester ogni volta. Quando cantava in un certo
modo -Rolling in the deep lo uccideva ogni volta che la risentiva-,
quando si comportava in un certo modo, quando se ne andava in giro in
boxer, quando si toccava davanti a lui per provocarlo, quando poi
andava sotto al tavolo per attirare la sua attenzione e distrarlo dai
propri doveri e finiva con il lavorare in mezzo alle proprie gambe,
quando… bè, non gli servì andare oltre; Chester, secondo lui, era pieno
di una carica erotica unica che forse vedeva solo lui ma che lo faceva
impazzire. Per resistere a lui prima di mettersi insieme era stata una
tortura insopportabile. Gli piaceva tutto di lui e trovava assurdamente
sensuale anche la sua schiena. Anzi. Soprattutto. Ed i suoi tatuaggi. E
le sue espressioni ironiche e maliziose. E il suo sedere sodo. E…
molte, molte altre cose… tutto… -
Sai cosa mi piace di te? Le tue espressioni da scopata. - Chester alzò
un sopracciglio scettico. Partenza strana. - Proprio questa. - Fece
Mike ghignando, gli occhi languidi, l’aria quasi maligna in un certo
senso. - Quando pensi che nessuno è alla tua fottuta altezza. - Si
chinò fino a sfiorargli le labbra ma non lo toccò, poi mormorò ancor
più piano e strascicato: - Hai un modo di piegare le labbra che me lo
fanno venire duro… - E spostandosi all’orecchio, ancora senza toccarlo
ma facendogli sentire il suo fiato caldo: - sai di cosa parlo, vero? -
eppure non lo disse nonostante dovesse essere volgare. Chester pensò
che aveva ragione e che nemmeno sforzandosi sarebbe potuto esserlo,
però questo non toglieva che si stava già eccitando e che voleva già
scoparselo. Aveva inevitabilmente piegato le labbra in quel modo sadico
che diceva Mike e, diavolo, se parlava ancora con quella voce l’avrebbe
buttato giù e l’avrebbe montato! Ma Mike non si fermò e rialzandosi per
guardarlo in viso con quell’espressione carica di promesse, gli rimase
a pochi centimetri, il necessario per spingerlo per quella strada. Lo
vedeva in difficoltà, si stringeva le dita dietro alla nuca e voleva
solo muoversi. Mike Ghignò. - Mi piace anche la tua schiena. Dio, vado
matto per la tua schiena. Quando ti scopo da dietro e ti tengo per i
fianchi e ti penetro spingendo e spingendo sempre più forte, ed il
ritmo cresce e tu ti muovi contro di me per averne di più… inarchi la
schiena in un modo che mi fa impazzire… e così affondo ancora di più,
mi viene una voglia di scoparti più forte fino a farci male e tu gridi
che ne vuoi di più, gridi di fotterti ancora e non riesco proprio a
smettere. Lì amo la tua schiena. Coi tatuaggi che quando finisco lecco
uno ad uno perché ti stanno bene quanto la mia lingua su di te. Il tuo
sapore è salato e mi eccita anche quello, è la tua pelle e sembra mi
ipnotizzi. - Chester voleva farlo seduta stante. Si maledì. “Le
palle non è capace di essere volgare! Oltre ad essere volgare è pure
erotico! Voglio scoparlo! Porca troia!” Chester
stava già morendo e dagli occhi liquidi pieni di desiderio era evidente
la cosa, ma mordendosi il labbro non gliel’avrebbe mai data vinta così
presto. Anche se poi le reazioni basse non poteva certo coprile. Mike
finse di ignorarle sempre concentrato sul suo sguardo, così vicino che
sentiva il suo respiro sulla pelle, sulle labbra contratte. Abbassò le
mani e le tenne larghe di lato. Mike allora con un sorrisetto ironico
che la sapeva lunga lo sfiorò appena per abbassargli il cappuccio, poi
ricominciò la tortura: -
Amo anche i tuoi capelli, da quando li tingevamo insieme. Io lo facevo
per amalgamarti al gruppo, tu per provocare. Ed ora quando ti fai
spesso questi tagli rasati ai lati mi viene voglia di scoparti di nuovo
perché ti stanno dannatamente bene. Ma amo di più succhiarti il lobo
dove i dilatatori ti hanno allargato quel tuo cazzo di buco, la mia
lingua lo stuzzica… - tornò all’orecchio ma sempre senza toccarlo, solo
sfiorandolo e facendo quasi gemere Chesster che avrebbe voluto lo
facesse veramente. - vorrei allargarteli meglio, ma poi scendo ad un
altro buco che di gran lunga è più adatto a questo genere di cose. Così
scendo fra le tue gambe che apro, tu non aspetti altro e a volte ti
giri e ti metti a novanta, tutto piegato, per darmi quel buco che è mio
e tu lo sai. Lo prendo con la lingua e mi diverto a stuzzicarlo e
allargarlo, quando è abbastanza bagnato comincio con le dita… - Tornò
ad alzarsi, questa volta dritto senza rimanere a pochi centimetri dal
suo viso, non sentiva più il suo respiro addosso ma la sua voce
rimaneva così sensuale e bassa, calda, carezzevole, suadente… come il
suo viso… giunto alle dita le alzò e cominciò a leccarsele fra una
parola languida e l’altra: - Una… ad una… dentro il tuo culo che mi fa
impazzire perché è piccolo ma sodo. Te lo guardavo sempre anche prima
che stessimo insieme. Ti fasci apposta in quei fottuti pantaloni, vero?
Quando le mie dita sono soddisfatte allora arrivo con un’altra parte di
me… - Chester si preoccupò sapendo a quel punto cosa avrebbe fatto.
Voleva violentarlo. Sapeva di non avergli proibito di toccarsi da solo,
infatti come previsto Mike non lo deluse e slacciandosi i jeans si mise
la mano dentro. Non si tirò fuori la sua erezione con sommo disappunto
di Chester che dovette faticare per non gemere, anche lui era talmente
eccitato che cominciava a fargli male l’avere i pantaloni chiusi. Lo
vide muovere la mano dentro i jeans aperti e sotto ai boxer, si capiva
cosa stava facendo e voleva almeno vedere bene, oltre che, chiaramente,
partecipare. Ma non gliel’avrebbe già data vinta. Ingoiava
ripetutamente a vuoto, la gola secca, una sete tremenda di lui. E quel
carceriere maledetto proseguì strascicato, gli occhi chiusi, la testa
all’indietro e l’espressione abbandonata. Si succhiava le labbra fra
una parola ed un gemito… - Infilo il mio cazzo dentro di te e ti scopo.
Però prima me l’hai fatto venire tu duro… quando me lo succhi con la
tua bocca esperta, me lo lecchi e me lo bagni, così mi prepari… e
quando… quando gemo e grido perché sto per venire, ti stacco
bruscamente, quindi torno dietro di te, in quello che già mi
appartiene, e con questo… questo cazzo ormai duro, pulsante e pronto,
entro… e di nuovo i movimenti… dentro e fuori… avanti ed indietro, in
te… - Ora come avesse pietà Mike se lo tirò fuori e cominciò a
mostrargli anche a fatti quello che già descriveva bene a parole. Era
più che capace di sedurlo con la volgarità, quello… ne era il re! Chester
ormai era visibilmente, ma davvero parecchio, eccitato e con
l’intenzione di slacciarsi i jeans e fare ciò che già Mike si stava
facendo, fu interrotto dal suo sguardo. Tornò ad aprire gli occhi e a
posarli sui suoi, sottili, sbiechi. Voleva scopare anche lui se era per
quello ma pareva non aver ancora finito… Chester passava dal suo viso
alla sua erezione che cresceva senza pietà nelle sue mani, così vicino
a sé. Stringeva i cuscini, dal canto suo, per non avere la tentazione
di toccarlo ancora. Cosa poteva esserci? Mancava qualcosa? Mike
proseguì senza smentirsi… -
Ma lo sai qual è la cosa che mi fa più impazzire di te? - A quel punto
tornò a chinarsi su di lui, allungò la lingua fin quasi a leccare le
sue labbra aperte che chiedevano di poterlo accogliere, ma non glielo
permise e soffiandogli solamente, continuò seducente di nuovo sul suo
orecchio: - Quando mi fotti… - di nuovo i brividi, e le scariche e la
voglia di scoparlo e… - Quando mi sbatti contro qualunque mobile a
disposizione, ovunque sei, senza saper aspettare. Quando mi scopi in
posti inappropriati, non sicuri, dove chiunque potrebbe entrare e
beccarci. Nel bagno di un locale pubblico, in sala registrazione, in
qualunque altra zona della casa, in macchina… quando sei così eccitato
che non sai nemmeno trattenerti e mi tiri giù i pantaloni, ti slacci la
cerniera, ti tiri fuori il cazzo che non ha nemmeno bisogno di essere
preparato perché è già duro e me lo metti dentro da dietro. Oppure mi
tiri sul tavolo, mi alzi le gambe e mi prendi guardandomi in viso. E mi
fai gridare di piacere, chiedere ‘ancora, più forte, più dentro’. mi
fai impazzire quando mi scopi così, Chester… - Il nominarlo alla fine
fu il colpo di grazia perché Chester non ce la fece più infatti senza
saper aspettare oltre, senza poterlo fare, gli prese impetuoso la
maglia e gliela tolse sfilandogliela via. Mike sogghignò e quando si
ritrovò una mano affondata sulla nuca che gli stringeva i capelli quasi
con violenza e poi le sue labbra schiacciate brutalmente sulle proprie,
capì di aver vinto. E
se la godette parecchio. Chester
non avrebbe potuto aspettare un minuto di più e parlandogli sulla bocca
gli ordinò basso e roco: -
Slacciami i pantaloni e tocca il mio cazzo, ora… - A Chester, appunto,
quel linguaggio veniva naturale, non doveva sforzarsi… ma a Mike faceva
impazzire anche quello, peccato che non aveva avuto tempo di dirglielo.
Eseguì
lieto di poterlo fare anche lui, farsi da solo non era la stessa cosa,
anche se i suoi occhi bramosi se l’erano mangiato tutto il tempo. Non
poté ad ogni modo farlo da solo perché l’altra mano, quella non
impegnata a tirargli i capelli per tenerselo sulla bocca, era andata a
continuare a stimolare la sua erezione già troppo a posto. Quando
si trovarono le mani di entrambi sulle rispettive erezioni che si
lavoravano a vicenda, dovettero convenire insieme che erano piuttosto
già ben pronti. Del resto era decisamente un’unica cosa che mancava
veramente… Quando
si sentirono vicini dopo poco, si separarono dalle rispettive bocche e
ansimante ma perentorio Chester ordinò ancora: -
Toglimi la maglia. - Certo che poteva farlo da solo ma farselo fare da
lui era tutt’altra cosa. Mike
lo fece lieto che glielo avesse detto in quel modo, come se non
bastasse il resto ad eccitarlo e a farlo impazzire. - Alzati. - Fece
deciso e brusco. Quando furono in piedi, Chester tolse al compagno il
resto dei vestiti e senza perdere tempo a fare altrettanto con sé lo
spinse sull’ampia scrivania, accanto al computer acceso e dimenticato.
Lo mise impaziente seduto sopra e porgendogli la mano ordinò ancora con
quella dominazione verbale che gli veniva decisamente bene almeno
quanto a Mike la volgarità erotica. -
Lecca e bagnala… - Mike col cervello ancora totalmente spento ed
immerso in un piacere senza pari, già pregustandosi il resto, eseguì
facendo sua la mano del compagno, gliela leccò senza remore e vergogna,
quindi si accorse con una parte lontana di sé che Chester stava facendo
altrettanto con l’altra. Quando sembrò soddisfatto con una -quella data
a Mike- andò a massaggiarsi il proprio membro mentre con l’altra -di
cui si era bagnato solo le dita- lo penetrò per prepararlo. Non era per
niente dolce, era brutale e sbrigativo, si capiva non ce la faceva più
e fosse stato per lui sarebbe morto in lui già da tempo. Quando
ritenne sufficiente la preparazione, gli prese le gambe, gliele piegò e
si premette contro schiacciandole fra i loro due corpi, quindi sulle
sue labbra mormorò erotico ed eccitato: -
Per questa volta non avrai la mia schiena ed il mio meraviglioso culo,
ti dispiace? - Mike diede così il colpo di grazia… come se non ne
avesse dati già abbastanza… infatti mordicchiandogli il labbro,
rispose: -
Preferisco dartelo io, il culo. Ed ora ti dispiace scoparmi? - L’aveva
detto così di proposito sebbene in casi normali non usasse mai quel
linguaggio se non di rado e comunque non proprio a quel modo. Chester
non se lo fece ripetere e sentì un sollievo istantaneo nell’entrargli
dentro. Era quasi sull’orlo della follia ma quando si sentì stringere,
avvolgere ed inglobare da lui fu tutt’altra cosa. Come
un’esplosione a stento trattenuta. Cominciò
a muoversi subito e sempre più impetuoso e frenetico, lo teneva per le
cosce e affondava via via sempre più forte e deciso. Ben presto le loro
voci si unirono in gemiti sempre più forti e coinvolti, le loro voci
che sapevano fare l’amore molto bene anche loro. Fu
l’orgasmo più sconvolgente e violento di quell’ultimo periodo e nessuno
dei due si ricordò, su due piedi, quando l’avevano fatto in quel modo. Con
un’eccitazione tale da farli uscire di testa. Crudi
e volgari ma mai più voluti di così, non a quei livelli, non in quel
modo. Ansimanti
e sfiniti si ritrovarono l’uno sull’altro, senza fiato, senza capacità
di parlare. Mike sempre seduto sulla scrivania, nudo e con le gambe
piegate ed aperte, Chester coi pantaloni solo abbassati stretto a lui,
fra le sue braccia, contro il suo petto, il viso sul suo collo, senza
l’ingombro di qualunque altra cosa di mezzo. Prima
di ritrovare il fiato e le parole ce ne passò un bel po’, dopo un po’
fu Mike a riuscirci, ancora ansimante ed eccitato ma contento: -
Ho vinto io la sfida? - Chester
rise contro la sua pelle salata: -
Hai bisogno di chiederlo? - Mike gli circondò la testa con le braccia e
lo strinse ulteriormente, sapeva quanto l’aveva sconvolto e ne era più
che orgoglioso. -
Possiamo farlo quando vuoi! - Inteso, volgarmente… -
Ben se mi fai provare una cosa… - Chester non ci aveva veramente
pensato ma in realtà la fissa gli era venuta eccome, senza nemmeno
accorgersene. Mike lo prevenne facilmente: -
La dominazione verbale? - A comandarlo, senza fare sadomaso o
stupidaggini varie, naturalmente… in quel modo che aveva giusto
accennato prima. Mike all’idea si eccitò almeno quanto Chester. La
risposta fu ovvia. Così
come il suo commento finale, d’obbligo e scontato: -
Sempre detto io che la volgarità è una gran cosa! - La
risata di Mike fu contagiosa.