CASINI
MILANISTI
PROLOGO:
PARLANDO
COL MISTER
Il
mister l’aveva convocato.
Il
mister convocava solo quando doveva sgridare in privato. Non era
comunque mai una buona cosa essere convocati da lui, specie perché era
impossibile capire in anticipo cosa volesse dirgli.
Aveva
sempre quella faccia da sfinge che non sembrava né seria né sorridente.
Kevin
cercò di capire cosa potesse aver fatto di male questa volta, era da un
po’ che non ne combinava una, oltretutto il litigio con Roby era stato
settimane indietro, non poteva essere per quello. Forse.
Impallidendo
appena si fece forza e varcò la porta del suo studio. Comunque
l’avrebbe scoperto subito.
Certamente
fra le mille cose, in ogni caso, non si sarebbe mai immaginato quello.
Massimiliano
Allegri sedeva alla sua scrivania davanti ad un numero considerevole di
scartoffie che ad uno sguardo attento si notava essere schemi di gioco,
schede di giocatori e comunque tutte cose inerenti al calcio e alla
squadra.
Non
si riposava mai, quello?
-
Mi voleva, mister? -
L’italiano
di Kevin non era dei migliori ma sapeva farsi capire bene e
soprattutto, se di buon umore, far ridere. E insultare se di cattivo.
L’inglese
di Massimiliano, invece, era piuttosto pessimo… così come tutte le
altre lingue… bastava vedere che italianizzava i nomi di tutti… Stephan
El Sharaawy lo chiamava Stefano, Robinho era Roby per tutti, ormai, e
Zlatan era un pratico Ibra, come se fosse quello il suo nome.
Massimiliano
alzò gli occhi dagli schemi su cui stava lavorando e quando li posò sul
ragazzo, posò i gomiti sul tavolo ed il mento sulle mani unite:
-
Siediti… -
Kevin
cominciò a preoccuparsi, non si capiva cosa volesse e che umore avesse,
poteva essere furibondo o rilassato. Non aveva mai avuto a che fare con
un uomo simile.
Quando
fu accomodato davanti a lui, seduto in punta pronto eventualmente a
scappare in caso tirasse fuori un mitra, lo lasciò cominciare senza
dire nulla.
L’uomo
iniziò piano con una flemma senza pari, il tono pacato, la voce
conciliante, le parole scandite per bene e lente come il passio:
-
C’è qualcosa che non va, Kevin? - Ci provava prima in italiano, quando
Kevin non capiva ci provava in inglese ma poi tornavano sempre
sistematicamente all’italiano… era meglio quello di Kevin piuttosto che
l’inglese del mister!
L’attaccante
si stupì della sua domanda, a calcio stava andando bene, che motivo
c’era di chiederglielo di punto in bianco? Oltretutto non aveva idea
che si preoccupasse per i suoi giocatori e che li convocasse per sapere
come stavano!
Sorpreso
e preso in contropiede, rispose vago:
-
Ha notato un calo? - Era preoccupato che fosse così, il calcio era
l’unica cosa che gli era rimasta, si stava buttando anima e corpo nello
sport per trovare soddisfazione almeno in un lato della sua vita.
Massimiliano scosse il capo.
-
No, anzi… sei migliorato tantissimo e mi chiedevo come mai. Non hai più
distrazioni? - Era chiaro cosa intendesse con distrazione, Kevin non
glielo avrebbe fatto dire chiaramente…
Però
ugualmente non capiva come gli uscisse quest’affermazione.
-
Perché lo dice, mister? -
L’altro
non perse tempo in giri misteriosi di parole, specie per la scarsità di
parole che potevano usare per capirsi.
-
Quando è cominciata la crisi con tua moglie hai avuto un rendimento
fantastico in campo. Quando invece sei preso da qualche altra
distrazione non sei molto concentrato sul calcio. Deduco che non stai
bene, ora, se giochi così! Sei migliorato moltissimo! -
Logico
e razionale. Insomma, due più due faceva ancora quattro, si disse
Kevin. Non pensava minimamente che il mister l’avesse notato, lui
stesso non ci aveva fatto caso… rimase di sasso per un attimo, poi si
rese conto che aveva ragione. Quando stava male si buttava a capofitto
nel calcio, per questo andava in altalena con lo sport.
-
Si, in effetti ho appena avuto… - Ma non volle né specificare né fare
nomi. Parlare di Thiago col mister sarebbe stato fuori luogo ed
assurdo. - una delusione… - La improntò così sul vago ma Massimiliano
capì e facendo finalmente un piccolo cenno di comprensione, Kevin
proseguì con sforzo: - quando mi capita mi butto sul calcio… non
pensavo si notasse… -
-
Ben per me, male per te. Bè, non se ti interessa più giocare a calcio,
ma mi pare che non sia il tuo caso, dal numero di persone che ti girano
sempre intorno… - Kevin si stupì ancora di vedere che al mister non era
sfuggito nulla, sembrava non notasse niente ma forse era solo
l’apparenza. Poi aggiunse: - Posso azzardare l’ipotesi che questa
seconda delusione sia un tentativo di superare quella per tua moglie? -
Del resto la crisi era cominciata prima, era culminata col divorzio
ufficiale ai primi di Novembre, stesso periodo in cui Antonio si era
sentito male, stesso periodo in cui lui aveva dimostrato quello stato
d‘animo. Non un periodo facile, insomma.
Kevin
non ci aveva nemmeno riflettuto ma aveva avuto Thiago nello stesso
periodo del suo divorzio, qualcuno avrebbe potuto pensare che avesse
lasciato ufficialmente Jennifer per lui anche se lui sapeva che non era
così. Thiago era stato un’isola imprevista poiché aveva affibbiato ad
Alex il ruolo di consolatore. Aveva programmato in anticipo che doveva
essere lui ad aiutarlo distraendolo, poi però era successo decisamente
tutt’altro ed il risultato era stato disastroso.
Lo
sguardo gli si incupì a pensarci.
Per
questo poi aveva lasciato perdere le consolazioni ed i chiodi scaccia
chiodi, perché limitarsi al calcio era sicuramente un’altra cosa.
Quello
non lo tradiva.
-
Immagino sia vero… non che l’avessi fatto apposta ma alla fine… è
andato tutto in merda comunque. Quindi ora basta. - Commentò fra sé e
sé senza realizzare d’averlo poi detto ad alta voce. Massimiliano colse
al volo la sua depressione ma non dimostrò il proprio dispiacere, non
era tipo.
-
Ne so qualcosa. - Aggiunse riferendosi alla sua vita matrimoniale non
delle più rosee… per vedere i figli doveva andare a Livorno, bastava
pensare a questo.
Kevin
non ne sapeva nulla, invece, di quello che era il suo privato ma non
trovò il caso di fargli domande, era strano quel momento, si era
instaurato qualcosa che però non era ben definibile. Non avevano mai
parlato molto poiché non si capivano benissimo, però non avevano
nemmeno avuto problemi veri e propri.
-
Ma non deve preoccuparsi, per un po’ ho deciso di mettere da parte le
complicazioni private. Il calcio mi rilassa e mi dedicherò solo a
quello! -
-
Le distrazioni non fanno male se non le consideri un rimpiazzo di
qualcun altro. - Fece alla fine Massimiliano come a dirgli di avere
pure tutte le avventure che voleva ma di non esagerare. Kevin lo capì e
alzando un sopracciglio ironico si chiese se quella conversazione fosse
vera o se l’avesse solo sognata…
Non
disse comunque nulla, così il mister riprese sempre piano e calmo:
-
Comunque volevo dirti che pensavo di provare qualche cambiamento di
posizione in campo, di tanto in tanto. Sei migliorato molto e volevo
provarti anche in altri ruoli… tu e Mark vi capite bene, vorrei
sfruttare questa cosa… - Da lì si mise a parlare di calcio, di schemi e
di ruoli fino a che Kevin non si perse in qualche parola che non
conosceva, non volendo interromperlo si limitò a capire vagamente il
senso, voleva avvicinarlo a Mark, giocavano bene insieme ed erano
un’ottima coppia a centrocampo. Questo bastava.
Gli
piaceva Mark, si trovava veramente molto bene con lui e poi parlava
l’inglese ed il tedesco alla perfezione, quindi era stato da subito uno
di quelli con cui aveva parlato di più nonché il suo traduttore
personale.
Alla
fine di tutto Kevin liquidò il colloquio con un per niente consapevole:
-
Sono con lei, mister. Faccia di me quello che vuole! - Che non avrebbe
dovuto suonare come qualcosa di pornografico. Peccato che se le diceva
lui alla fine risultava sempre così!
Massimiliano
rimase imperturbabile e accennando ad un sorriso che poi sembrava come
al solito una smorfia, lo congedò dicendogli che si sarebbero visti
agli allenamenti del giorno dopo.
Quando
Kevin uscì aveva ancora la sensazione di aver detto una cosa di troppo
ma non era poi tanto importante, si fidava di quell’uomo, aveva un
fiuto eccezionale e poi non gli sfuggiva nulla. Sicuramente avrebbe
tirato fuori qualcosa di buono.
Una
volta fuori il pensiero non poté che andargli a Thiago. Come aveva
fatto a capirlo? Forse non era così indifferente come voleva far
credere…
Vederlo
con Roby era inoltre diventato sempre peggio, come se non bastasse… non
lo stuzzicavano in alcun modo, non amoreggiavano e non facevano scene
fastidiose, però era sempre seccante vederli nello stesso luogo,
parlarsi, scherzare o correre insieme.
Evitarli
era l’unica e di conseguenza se evitava qualcuno era ovvio avvicinarsi
a qualcun altro.
A
quel proposito le parole del mister sulla sua perfetta intesa con Mark
gli tornarono in mente e senza pensarci oltre gli scrisse un messaggio
ordinando di uscire con lui e di farsi trovare pronto per le nove che
sarebbero andati insieme a bere qualcosa.
Aveva
bisogno di ubriacarsi ma non potendolo fare in pieno campionato aveva
bisogno che qualcuno glielo impedisse.