CAPITOLO
I:
PARLANDO
CON UN AMICO
‘Voglio
il tuo culo fuori casa alle nove!’
Era
stato questo il messaggio ricevuto da Mark. Quando l’aveva visto aveva
alzato come di consueto il sopracciglio, poi aveva sospirato
preparandosi ad una lunga serata di lamentele disfattiste sul perché il
mondo era pieno di bastardi superficiali che ti spingevano ad essere
superficiale a tua volta.
“Troverà
la ragazza!”
Era
strano che non stesse con nessuna. O nessuno.
Aveva
appena capito che andava anche con i ragazzi se capitava, non aveva
problemi in quel senso.
Thiago
però gli aveva dato un gran brutto colpo, forse il problema era che era
successo troppo vicino al suo divorzio… Kevin poteva dire che con sua
moglie era finita già da prima, però a conti fatti è quando l’aveva
reso ufficiale che aveva avuto il primo crollo emotivo che poi l’aveva
spinto a buttarsi a capofitto nel calcio. Quando si era distratto con
Thiago per far ingelosire Alex -cosa assurda a suo avviso…-.
Tipo
caduta in stile libero versione tuffatore da cento metri d’altezza…
Ricordava
perfettamente quel giorno… e come dimenticarlo?
Era
stato peggio di quando negli spogliatoi aveva detto che era in crisi
con sua moglie Jennifer.
***
L’aveva
visto strano e sotto tono per tutto l’allenamento, ma quando era finito
ed era sparito senza una parola era stato ancor più sospetto.
Solitamente si fermava sempre con lui e il Noce per un paio di cavolate
insieme.
Quella
volta se ne era andato subito, silenzioso e cupo.
Si
era rifatto vivo di sera con un messaggio.
‘Vieni
a prendermi, sono nella merda.’ Ed il nome del bar.
Un
locale imbucato, mai visto e mai sentito che aveva dovuto cercarsi su
internet per trovarlo.
Dopo
esserci andato l’aveva visto là in un tavolo in fondo alla bettola dove
non potevano venir riconosciuti poiché probabilmente era gente che
viveva fuori dal mondo.
Modo
originale e rischioso per passare inosservato e far finta di essere
gente comune.
Peccato
che a lui non piacesse molto. Kevin adorava frequentare posti per VIP e
venir riconosciuto per strada… a patto che non fosse di pessimo umore o
depresso.
L’aveva
visto con la testa appoggiata al tavolo, un bicchiere accanto ormai
vuoto e le braccia abbandonate sotto come se fosse morto.
Mark
aveva subito fatto un’espressione preoccupata da ‘tira una brutta
aria’, suo malgrado era andato da lui e si era seduto allontanandogli
il bicchiere.
-
Ehi, che ti prende? - Nemmeno un saluto, a quel punto sarebbe stato
fuori luogo.
Kevin
aveva alzato la testa mantenendo il mento appoggiato e con aria spenta
ed occhi che faticavano a stare aperti, l’aveva guardato stentando un
pietoso sorriso.
-
Sono ubriaco. - Non sarebbe servito dirlo ma Mark aveva ridacchiato
perché l’aveva trovato tenero a modo suo. Cercava di mantenersi lucido
quando stava annegando nell’alcool fin sopra i capelli.
Non
sapeva niente dei suoi giri, all’epoca. Sapeva che aveva problemi con
la moglie ma non aveva reso pubblico il divorzio ed ora che ci
ripensava si rendeva conto di come erano andate veramente le cose.
Kevin
non aveva prima divorziato pubblicamente con Jennifer e poi aveva
cercato un chiodo scaccia chiodo trovandolo in Thiago. Mark, al
presente dei suoi ricordi, si chiese come mai gli fosse sembrato così.
Kevin in realtà aveva problemi con la moglie da mesi ma l’aveva
veramente lasciata solo dopo la delusione di Thiago.
-
Perché, che ti succede? - Aveva chiesto indulgente tirando fuori tutta
la sua pazienza. Era incredibile quella specie di doppia faccia che
aveva il ragazzo. Lo si vedeva in campo giocare deciso, sicuro e non
aggressivo ma di certo non andava per il sottile, poi lo vedevi fuori
ed era la persona più gentile, altruista e a modo del mondo. Aveva una
pazienza infinita e parlava e scherzava con tutti. Per questo a Kevin
piaceva, a parte perché lo capiva quando parlava. Era un pulito, lui.
Uno di quelli che non mostrava maschere e riusciva ad essere coerente
sempre, con questo suo stile di vita.
Ormai
c’erano solo gli ipocriti, lo sosteneva sempre.
Mark
all’epoca non sapeva nulla, quindi glielo aveva chiesto senza avere la
minima idea di cosa gli fosse capitato. Aveva capito da solo che doveva
aver avuto una storia con Thiago ma i particolari gli erano oscuri.
Kevin
appoggiando la testa alla mano, tutta piegata di lato, aveva cominciato
il suo sproloquio confuso e sconnesso da cui capirci qualcosa era stata
un’impresa…
Aveva
capito che con Jennifer erano alla frutta e che era da un po’ che
andava con altre, pensando di averla superata aveva deciso di puntare
tutto sulla prossima compagnia. Inizialmente aveva scelto Alexandre,
come se fosse al mercato e potesse scegliere la lattuga che preferiva.
Peccato che le cose non erano andate come aveva programmato ed invece
aveva finito per innamorarsi di Thiago. Quando aveva detto questo Mark
aveva sgranato gli occhi, non tanto per la relazione con Thiago che
ormai in molti avevano capito, quanto perché aveva ammesso di esserne
innamorato. Che lui sapesse non era solito succedergli quella cosa!
Poi
aveva concluso con gli episodi della sera prima, da Alexandre, e poi di
quella mattina, agli allenamenti, con Thiago. Quando l’aveva scaricato
dopo che si era dichiarato seriamente, snudandosi e rischiando come non
mai.
-
Quindi sta con Roby! - Aveva commentato infine come a dire che era
ovvio. Kevin fortunatamente non aveva colto la sfumatura, poi aveva
aggiunto in fretta: - Non sarà mica la prima delusione? Hai detto che
con Jennifer sei in crisi da mesi… - Non poteva certo essere peggio…
Non
era né duro né sbrigativo, solo mentalmente abile a far sì che si
aprisse e si sfogasse. Stava lì e gli faceva le domande giuste. Era
questo tutto ciò che aveva fatto in quella serata dove era certo Kevin
non era stato mai peggio.
-
Sì ma è diverso… ho avuto tempo di accorgermi da solo che con lei era
finita… stiamo divorziando a tutti gli effetti ed io… cazzo, mi sbatto
di più per un amante perso! Ma non so che cazzo di sbagliato c’è in me!
Non mi sono mai voltato indietro in situazioni simili! - Mark aveva
stretto le labbra cosciente di cosa ci fosse, non sapeva come farlo
capire ad un ubriaco dal caratteraccio particolarmente ottuso riguardo
i sentimenti, ma doveva comunque provare a far qualcosa.
Così
aveva parlato con la sua calma tipica senza agitarsi o turbarsi. Funse
da calmante solo per il fatto che parlasse in quel modo, al di là di
quello che aveva detto.
-
Hai detto che ti sei innamorato di Thiago. È forse la prima volta che
provi di nuovo sentimenti dopo tua moglie, no? Potrei dirti che è il
classico chiodo scaccia chiodo ma non dovresti stare così male. Forse…
non so, forse era quello giusto. Certo dirtelo ora che ti ha piantato è
inutile, però magari poteva veramente essere quello giusto per te, per
questo stai così male e te ne sei anche innamorato. Non credo tu ti
innamori tanto facilmente, no? - E poi era sincero, per questo fra
l’altro gli piaceva come amico. Kevin aveva sorprendentemente capito
qualcosa, l’ultima parte soprattutto e sporgendosi sul tavolo per
avvicinare il viso al suo, aveva risposto impetuoso sbattendo i pugni
infervorato. L’alito d’alcool lo aveva investito rendendogli difficile
la permanenza lì, ma non si era allontanato, se la sarebbe di sicuro
presa.
-
No che non mi innamoro facilmente, cazzo! È questo il punto! Non volevo
innamorarmi! Sono strafottutamente convinto che le persone vogliano da
me solo il mio corpo, i miei soldi e quello che so fare. So scopare
bene almeno come gioco a calcio, forse meglio! Poi sono simpatico, so
far ridere, ci so fare in ogni caso, cazzo! Vogliono questo, non me
davvero, il mio stupido cuore o che cazzo ne so! Poi con lui non
volevo, era solo per far ingelosire Alex che invece si è messo con
Zlatan, cazzo! Oh che palle… non lo volevo comunque… è troppo bambino
per me! Anche se poi oggi mi ha detto delle cose da adulto… ha detto
che le persone vogliono tutto il firmamento, non solo l’esterno, anche
l’interno, e che è una questione di fortuna, dipende da quello che si
pesca. Ciò che si trova si tiene semplicemente. Ha anche detto che devo
dare quello che voglio avere. Per questo Thiago non mi ha dato niente
se non il suo corpo, perché pensava volessi solo questo. Ed insomma è
colpa mia, cazzo! Ecco perché sono venuto qua ed ho bevuto come un
coglione! Ha ragione, è colpa mia! Però non mi piace che sia così,
uffa! Ma ormai l’ho perso e non posso farci nulla. E divorzierò da mia
moglie e non mi importa ma dover lasciar andare Thiago sì! E sono nella
merda per questo. - Poi gli scappò un rutto. - Oltre che domani mattina
arriverò a pezzi agli allenamenti e se mi becca qualcuno che lo dice al
mister mi spenna… e non so come arrivare a casa, non riesco ad alzarmi
perché se mi alzo vomito e non riuscirei nemmeno ad arrivare al bagno!
Mark, non sapevo da chi andare. Cioè metaforicamente. In realtà sapevo
di non potermi muovere, infatti ti ho detto di venire. Cosa faccio? -
Ne aveva dette di tutti i tipi, aveva parlato a ruota libera dicendo
tutto quello che gli era passato per la mente, poi aveva ributtato giù
di schianto la testa con un botto sordo ed un futuro bernoccolo sulla
fronte. Mark preoccupato l’aveva guardato e preso per le spalle, era
praticamente tutto steso sul tavolino e la nuca era a pochi centimetri
da sé.
-
Kevin? - L’aveva chiamato titubante. Non che lui sapesse cosa fare, gli
serviva una lavanda gastrica ed una valanga di pastiglie anti sbornia
che non poteva probabilmente nemmeno prendere!
Qualche
secondo dopo lo vide sussultare e tremare fino a scuotersi ma non come
un attacco epilettico. Era piano e sommesso.
Solo
lì aveva capito che stava piangendo e appoggiando le labbra sulla sua
nuca, sui capelli corti rasati su quel punto che poi si allungavano
sulla sommità del capo in un taglio moderno, aveva sussurrato piano
carico di un dispiacere sincero.
-
Non lo dirò a nessuno. - E così sarebbe stato.
L’unica
cosa che poi poteva fare per lui era veramente questa e l’aveva capito.
A Kevin era stato più che sufficiente.
Aveva
pianto per un’ora abbondante lamentandosi del fatto che non poteva
essere stato così coglione da innamorarsi di Thiago ed essere rifiutato
proprio quando si era deciso a tirare fuori quella parte di sé che non
esponeva mai. Mark affascinato da questo si era chiesto come avesse
fatto Thiago a respingerlo, ma sapeva di non poter entrare nel merito
di quella scelta visto che doveva essere una storia molto più complessa.
Dopo,
quando l’aveva sentito smettere, l’aveva alzato, si era messo in piedi
e prendendosi il suo braccio intorno alle spalle e cingendogli la sua
vita, l’aveva tirato su trascinandolo al bagno prevedendo una
fuoriuscita utile di tutto quel che aveva buttato giù in poche ore.
Alla
fine l’aveva portato a casa e l’aveva lasciato sul letto dopo avergli
tolto le scarpe.
Per
un momento aveva pensato di avere a che fare con suo figlio, poi si era
detto che se suo figlio si fosse mai ridotto in quello stato pietoso
l’avrebbe riempito di pugni.
Quando
aveva fatto per andarsene, Kevin l’aveva trattenuto prendendolo per un
polso, l’aveva tirato giù sul letto con sé e avvicinando goffamente e
pericolosamente il viso al suo fin quasi a baciarlo, si era fermato e
sempre con il suo alito tremendo aveva biascicato mantenendo gli occhi
chiusi:
-
Devi stare qua, domani mattina non capirò un cazzo e se salto gli
allenamenti sono finito. Devi aiutarmi, ti prego. Non lasciarmi solo
stanotte e domani mattina. Ti prego, Mark. -
Non
era stato capace di rifiutare.
Quando
con aria indulgente e paterna aveva annuito, Kevin era crollato
immediatamente senza alcun preavviso. Era stato impressionante.
“Comunque
non sapevo che fossero già separati… Jennifer è già andata via…”
Aveva
poi pensato Mark guardandosi intorno. Era una bella casa mediamente
grande.
Non
era una situazione comune, non si ubriacavano mai a quel modo durante
il campionato e soprattutto non capitava mai che dormissero insieme.
Erano amici ma non fino a quel punto.
Alzando
le spalle aveva avvertito la moglie, poi senza darsi tempo di
imbarazzarsi per chissà quale arcano e misterioso motivo, aveva preso
una maglietta comoda a maniche corte di Kevin, si era tolto il resto ed
aveva dormito sul divano rimanendo coi boxer.
Non
poteva certo mettersi ad esplorare casa e installarsi in una camera da
solo.
Già
che Kevin mezzo morto lo implorasse di dormire lì era strano, non era
il caso di alimentare altre stranezze, per quella notte.
Mark
avendo la sveglia incorporata, si era svegliato preciso come un
orologio alla solita ora e senza la minima fatica. Un’ora abbondante
all’inizio degli allenamenti mattutini.
Per
un momento aveva fatto fatica a rendersi conto di dove era, poi aveva
fatto mente locale sulla sera e ricordandosi di Kevin aveva subito
sperato di ritrovarlo in stati migliori di qualche ora fa.
Decidendo
di provare da subito con un caffè forte, l’aveva preparato, dopo di che
nell’attesa aveva frugato negli armadietti della cucina sentendosi un
ladro alla ricerca di qualcosa di sano, energetico e che lo aiutasse
contro le sbronze.
Non
c’era molto che il suo stomaco avrebbe potuto reggere ma non poteva
andare ad allenarsi senza mangiare.
Per
sé si era poi messo sulla tostiera del pane e facendo gli onori di casa
da solo sentendosi comunque sempre più un ladro usufruttario, aveva
approfittato del prosciutto e del formaggio per una delle sue tipiche
colazioni.
Prima
di consumarla, aveva versato una tazza di caffè per sé ed una più
grande per Kevin, quindi non avendo idea di che cos’altro il suo
stomaco avrebbe potuto buttar giù, gliel‘aveva portata.
In
camera Kevin russava ancora della grossa esattamente come l’aveva
lasciato e se non fosse stato per i versi animaleschi che emetteva
avrebbe pensato fosse morto.
Aprendo
appena gli scuri per far entrare un po’ di luce senza infastidire i
sicuramente deboli occhi gonfi di Kevin, si era seduto sul bordo del
letto e avvicinando la tazza al suo viso per fargli annusare l’aroma
confortevole del caffè, l’aveva chiamato.
Silenzio.
Mark
paziente lo aveva scosso per le spalle tornando a chiamarlo. Finalmente
aveva ricevuto una reazione. Un grugnito.
Chinatosi
l’aveva girato sul fianco, quindi aveva messo una mano nella parte del
viso appoggiata al cuscino ed alzandola di peso gli aveva messo il
caffè proprio sotto il naso. Gli sembrava di nuovo d’avere a che fare
con suo figlio ma non aveva demorso e continuando a chiamarlo aveva
finalmente ottenuto qualcosa.
Kevin
aprendo mezzo occhio aveva visto subito il liquido nero e
riconoscendolo come caffè, senza nemmeno guardare colui che glielo
porgeva e che gli alzava la testa in quel modo premuroso o prendere da
solo la tazza in mano, aveva attaccato la bocca con l’intenzione di
berlo in quel modo.
A
quello Mark non aveva potuto trattenere una risata divertita…
-
Sei proprio un bambino viziato! Potresti tirarti su e tenertela da
solo, la tazza! - Ma non sembrava seccato od infastidito, per questo
aveva continuato a dargli da bere direttamente lui.
Era
stato comunque strano, oltre che divertente. Piacevole a modo suo.
Forse perché si era potuto prendere cura di lui o si era sentito utile,
non sapeva…
Un
mugolio in risposta e basta per niente facile da interpretare, poi più
niente fino a che il liquido bollente non aveva bruciato del tutto la
gola.
Posando
la tazza Mark aveva aspettato senza togliere la mano dalla sua guancia,
continuando così a sostenerlo, non si era assolutamente reso conto del
proprio sguardo addolcito con cui lo guardava e dopo qualche istante
Kevin si era deciso a guardarlo e a notarlo.
Non
aveva detto niente per un paio di secondi, non si era nemmeno mosso
lasciandosi cullare da quella mano che lo sosteneva premuroso, quindi
capendo che poi aveva fatto bene a chiamare lui, si era deciso a
parlare con voce roca e cavernosa:
-
Perché sei qua? Non ricordo niente di ieri sera… - Poi aveva notato la
propria maglia addosso ed i boxer… - Hai dormito qua? - Mark rise in
quel suo modo radioso e coinvolgente che risollevò in qualche modo
Kevin. Non voleva alzarsi però sapeva che non poteva rimanere così…
-
Che ti sei ubriacato e mi hai scritto lo ricordi? - aveva detto in un
misto fra l’indulgenza ed il divertito aiutandolo a tirarsi su a sedere
piano piano. Kevin aveva annuito. - Dopo un’ora di pianti ti ho aiutato
a vomitare e ti ho portato a casa. Mi hai chiesto di rimanere a dormire
per tirarti giù dal letto stamattina. - Al ’un ora di pianti’ Kevin era
arrossito nonostante la pelle mulatta, poi rigido come un manico di
scopa aveva finalmente messo giù i piedi. Per questo Mark pensando che
fosse tutto a posto si era alzato per andare in cucina a finire la
colazione ma Kevin in quello gli si era aggrappato alla vita con
disperazione. Si sentì addosso una zavorra vera e proprio ed
impossibilitato a proseguire si era fermato girandosi.
-
Che c’è? - Aveva chiesto tremolante non aspettandosi quella reazione
strana. Kevin era rimasto aggrappato a lui come se stesse affondando
negli abissi infiniti e guardandolo dal basso col mento appoggiato al
suo ventre piatto dove gli addominali erano ben scolpiti -e per poco
non gli aveva tirato giù i boxer-, aveva biascicato:
-
Lo dirai a qualcuno? - Non ricordava nemmeno quando, consolandolo, gli
aveva detto che sarebbe rimasto fra loro. Mark sorrise contento di
averci preso, la sera prima. Era proprio quello che premeva di più a
Kevin e con le braccia imprigionate lungo i fianchi dalle sue che
l’artigliavano, aveva cercato di sostenerlo per alzarlo su.
-
Certo che no. A chi dovrei dirlo, al mister? - Kevin si era lasciato
alzare ma non era stato capace di staccarsi dal suo forte e sicuro
appoggio, consapevole che probabilmente sarebbe pietosamente caduto
giù. Per cui con le braccia strette intorno al suo collo e la testa
sprofondataci contro, tutto appiccicato a lui -ed era ancora vestito
come la sera prima, ovvero con jeans e maglia- aveva mugolato in un
soffio lagnoso:
-
Grazie… - Che sicuramente comprendeva molte cose.
Mark
circondandogli la schiena aveva sorriso sorpreso ed intenerito da quei
suoi modi infantili di chi, semplicemente, aveva bisogno di aiuto e non
osava ammetterlo se non da ubriaco.
-
Siamo amici. - Aveva risposto con fermezza ed assoluta serenità. Poi
dopo qualche istante in cui Kevin si era appollaiato contro di lui
senza la minima intenzione di staccarsi, aveva aggiunto: - Pensi di
camminare da solo o ti devo prendere in braccio come una principessa
fino alla cucina? -
-
Devo farmi una doccia, portami in bagno… - Mark con un sopracciglio
alzato aveva risposto scettico…
-
Ti devo veramente portare in braccio? -
-
No? - Non capiva se era serio ma non accennava ad alzare il viso dal
suo incavo e continuava a farlo rabbrividire ad ogni sussurro
lamentoso.
-
Ti trascino, se vuoi… - Kevin all’idea di rovinarsi le ginocchia aveva
risposto, sempre arruffato e sempre senza staccarsi da quella calda,
morbida e confortevole alcova, alzando le gambe ed allacciandole
intorno alla sua vita come un koala aggrappato all’albero.
Mark
era rimasto interdetto, poi senza riuscire a non ridere l’aveva
assecondato -non che a quel punto rimanesse altro- portandolo veramente
al bagno.
-
Mai visto niente di simile! -
La
situazione la trovava in bilico fra il surreale, il comico e l’equivoco
ma volendo trascurare il lato equivoco aveva riso tutto il tempo, molto
meglio così…
Una
volta giunto al bagno…
-
Ti devo buttare nella vasca? - Kevin aveva scosso il capo rimanendogli
aggrappato, poi aveva mugugnato sempre sulla sua pelle sensibile:
-
Devo spogliarmi. Mi faccio una doccia. - Aveva infatti anche il box
della doccia, in un altro angolo del bagno spazioso. Ed era pure un box
per due. Mark si era fermato ad immaginare tutte le cose che
sicuramente ci aveva fatto ed era arrossito.
-
Cos’è, devo pure spogliarti e lavarti? - L’aveva detto con ironia e
scherzando ma Kevin aveva pigramente annuito lo stesso rimanendogli
appeso. Mark immaginandosi a farlo davvero l’aveva mollato di schianto
senza risultati, il ganese era ancora appeso come una scimmia! - Kevin?
- L’aveva chiamato tremolante ed incerto. - Dovresti staccarti e
lasciarmi andare… non intendo spogliarti e lavarti. Se vuoi chiamo una
baby sitter… magari riesce a farti dimenticare Thiago… - Non l’avrebbe
detto se non avesse pensato di scuoterlo, era così che infatti era
sceso subito come terrorizzato all’idea di distrarsi di nuovo con
qualcun altro come aveva fatto con Thiago, finendo poi nel peggiore dei
modi.
-
Fanculo le distrazioni, le consolazioni e quelle puttanate lì! Non
scoperò più se non è per qualcosa di serio! - Quando l’aveva detto Mark
l’aveva guardato con occhi sgranati e sorpreso, per poco non era morto,
quindi dopo qualche istante si era messo a piangere dal ridere.
-
Ti devo proprio vedere! - Con questo Kevin fintamente offeso si era
spogliato davanti a lui, non che ci fosse qualcosa di strano, erano
compagni di squadra, si vedevano nudi di continuo, sotto le docce e
negli spogliatoi…
-
Guarda che è vero, non scoperò più così per distrarmi e basta! Fanculo!
Non voglio finire come… ieri sera! - Mark però aveva interiormente
ammirato il suo discorso. Sarebbe stato saggio riuscire ad attuare
quell’intenzione. Peccato che lo conosceva, non ce l’avrebbe mai fatta.
-
Buon per te! - Aveva poi risposto uscendo senza l’intenzione di fare
altro.
Kevin
però non della stessa opinione si era messo a parlare ancora a ruota
libera obbligandolo a rimanere lì a fissarlo nella speranza di essere
liberato. Non era maleducato, non se ne andava se uno gli parlava,
specie se era un amico bisognoso di sfoghi.
Alla
fine si era perso nelle sue parole tutte disfattiste e tragiche che
riguardavano un po’ tutto e tutti e nel mentre i suoi occhi si erano
spostati su qualcosa che l’avevano distratto. Ritrovatisi infatti
ipnotizzato dalle sue mani che si muovevano sul suo magnifico corpo
atletico e muscoloso e sui suoi tatuaggi, non aveva saputo rispondere a
nessuna delle domande e quando Kevin era uscito e gli aveva schizzato
l’acqua sulla faccia, gli aveva detto stizzito:
-
Potresti anche rispondermi, cazzo! -
Mark
aveva sbattuto costernato le palpebre e con prontezza insperata aveva
risposto ironico:
- I
confessionali non parlano, ascoltano! - Kevin in risposta l’aveva
schizzato di nuovo e guardandosi allo specchio aveva detto che se
voleva poteva farsi la doccia anche lui mentre si faceva la barba. Era
proprio ora di radersi, in effetti…
Mark
pensando che ormai la sua colazione era da buttare e che sarebbe
passato al bar al volo, aveva accettato la proposta e spogliandosi a
sua volta si era rassegnato alla seconda rata di parole a raffica.
Finendo
poi insieme le rispettive attività erano tornati in camera e forniti a
Mark dei vestiti di ricambio si erano cambiati.
Solo
alla fine l’olandese gli aveva chiesto cambiando tono:
-
Come stai? - Era intimo. Kevin aveva smesso di blaterare a casaccio
delle sfighe varie e fermandosi a pensarci aveva risposto stupito per
primo:
-
Meglio… - Poi fissandolo stranito gli aveva battuto a mano sul braccio:
- Del resto con tutto quel che ti ho detto se non fosse stato così
sarei stato proprio da rinchiudere! Grazie, amico… a buon rendere! Sei
proprio un terapista coi fiocchi! - vedendo che aveva ritrovato almeno
in parte il suo famoso umorismo, Mark aveva sorriso contento. Da ieri
sera il cambiamento era abissale. Proprio imparagonabile.
Da
quella volta Kevin aveva cominciato ad uscire con lui ogni sera, quasi,
e a passare insieme gran parte del tempo libero.