CAPITOLO
XII:
I
PIANI COMINCIANO
Quella
sera, Kevin decise di testare seriamente il terreno con Mark.
Fino
a quel momento aveva cercato di trattenersi pur senza far mistero dei
suoi gusti e del fatto che ci sarebbe stato volentieri. Da lì a
provarci seriamente ce ne passava e Mark se ne sarebbe reso conto molto
presto.
La
prima giornata di allenamento sulla spiaggia era andata bene anche se
tutti avevano presto capito che sottovalutarli solo perché erano al
mare era stata una stronzata.
Massimiliano
Allegri era un sadico e questo lo capirono tutti perché qualunque
esercizio fisico sulla sabbia era faticoso il doppio e tirare fuori
qualcosa di decente inerente al calcio, su un campo simile, era davvero
utopistico.
Il
primo giorno fu di rodaggio e servì per fargli far sul serio.
Massimiliano
di maledizioni ne aveva ricevute parecchie ma lui non aveva dimostrato
pietà.
-
Non vi siete mica lamentati quando quelle ragazze uscivano dal mare e
vi passavano davanti col costume! - Aveva infatti detto scherzando a
cena a Roby che, tanto per cambiare, si lagnava.
Anche
se stava con Thiago e preferiva generalmente i ragazzi, era sposato con
una donna e comunque gli piacevano, solo che preferiva i ragazzi, tutto
lì.
-
Direi che quello ad aver gradito di più era Kevin! - Commentò sferzante
senza pietà in direzione del ghanese che, sentendolo, gli fece il dito
medio ammiccando al contempo.
-
E’ un metodo decisamente alternativo d’allenamento! - Commentò Thiago
sempre riferendosi all’apprezzare le belle donne che facevano
passerella in spiaggia.
-
Apprezzato, appunto! - Fece Kevin quindi senza smentirsi, beccandosi
un’occhiata strana da Mark che Zlatan interpretò in quell’unico modo
che ormai pareva essersi insinuato nelle loro teste.
Le
risate continuarono insieme a quelle del mister che ogni volta pareva
facesse smorfie. Ormai cominciavano a capirlo, all’incirca.
Quando
furono in camera, Kevin non si fece sfuggire l’occasione di attaccare
seriamente Mark e lo fece con molta malizia:
-
Decisamente un gran bell’allenamento! - Era stato uno di quelli più
distratti dalle belle ragazze in bikini ed era anche stato beccato dai
fotografi. Kevin era fortemente bisessuale. Mark rispose sferzante
com’era poco nel suo stile:
- E
Melissa l’hai già dimenticata? - Senza riflettere sul fatto che
dopotutto Melissa era in realtà un passatempo per dimenticare chi gli
interessava veramente.
Appunto.
Chi
gli interessava veramente?
Se
Kevin voleva provocarlo, Mark voleva capirlo… era ancora innamorato di
Thiago o no?
-
Non ho mica da dimenticarla… è lei che mi serve per dimenticare… - Ma
Kevin si ricordava perfettamente cosa credeva Mark e ad un certo punto,
proprio quello, si chiese se potesse smentirlo. Quando lo vide
infastidirsi si sentì al settimo cielo e come prova del nove sparò
fissandolo attento: - E devo dire che ha funzionato perché non ho più
interessi per Thiago. Questa volta davvero. - Sapeva bene che Mark non
sapeva che l’ultima botta presa era stata per lui e non per il
brasiliano, era convinto si fosse trascinato quella cotta fino a poche
settimane prima. Non era così. Quando era subentrato Mark le cose erano
cambiate, il punto era che non aveva idea di quando fosse subentrato di
preciso.
Ogni
tanto credeva ancora che fosse la sindrome del salvato e del salvatore…
-
Sicuro? - Chiese Mark girandosi verso di lui per capire se potesse
credergli. Kevin era un egregio attore e lo sapeva bene ma l’aveva
sempre reputato onesto con lui… doveva continuare a crederlo tale
oppure no?
Il
ghanese sorrise sornione depistandolo ancora:
-
Potrei mai essere così distratto da altre donne, altrimenti? -
-
Stai con Melissa, non fanno testo le tue distrazioni… - Nel senso,
stava con Melissa proprio per distrarsi da Thiago, originariamente… ma
ora?
Mark
voleva capire e Kevin aveva capito a sua volta che lui voleva capire.
La situazione era surreale perché non era sicuro su cosa volesse fargli
capire lui, sapeva solo d’averlo in pugno… e fu allora che vide lo
sguardo dell’olandese indurirsi incredibilmente, come se fosse
veramente geloso. Si illuminò interiormente limitandosi solo ad un
ghigno dei suoi che mise a disagio il compagno, infatti scosse solo il
capo e si girò fingendo di avere un gran sonno, cosa che non era molto
vera…
-
Non importa, fa come ti pare. Tanto lo fai sempre… -
Kevin
ridacchiò sedendosi nel suo stesso letto mentre Mark vi si stendeva.
Quando lo sentì accanto sussultò spostandosi di lato per non toccarlo
col corpo. Decisamente evidente nelle sue reazioni.
-
Grazie del permesso! Ma non preoccuparti, non voglio distrarmi, qua…
non con altre donne… e poi come faccio? Il mister è severo, non vuole
che ce ne andiamo per i fatti nostri a divertirci! - Era anche vero,
questo, e Mark fu l’unico a benedire quell’uomo quel giorno.
Il
ragazzo steso si sistemò meglio in modo da guardarlo da quella
posizione bassa, quindi con la testa appoggiata alla mano ed il gomito
piegato, lo fissò cercando di capire cosa volesse di preciso ora che
era seduto lì con lui.
- E
dunque cosa vuoi da me ora? - Kevin pensò che ne aveva molte, di cose,
che voleva da lui, ma si disse di fare tutto per bene ed affondò ancora
una volta provocando con abilità, sfiorandogli il viso con un dito che
poi risalì fra i capelli ricci fino ad immergervisi con naturalezza e
sensualità:
-
Però ero abituato a fare sesso almeno una volta al giorno se non più.
Oggi ho saltato e se va così salterò il resto del ritiro. Sai come mi
ritrovo se salto troppo? Divento matto! - Ora era chiaro che ci stava
provando con lui e che non era tutto uno scherzo come sarebbe potuto
sembrare le altre volte, Mark a quel punto ebbe molte opportunità.
Fingere
di crederlo comunque uno scherzo e mettere su un gran bel muro
altissimo che intendeva dire ‘non lo farò mai e poi mai’ o rispondergli
seriamente ed in quel caso giocarsela tutta con cosa gli avesse detto…
Problema…
ora Kevin lo stava seriamente confondendo, però su una cosa era certo:
non stava più scherzando, con quelle proposte. Nel senso… la improntava
sempre con ironia ma lo voleva fare veramente e lo conosceva, non
poteva nemmeno chiedergli se fosse impazzito. Quel comportamento era
perfettamente da lui.
Solo
che ancora non capiva perché lo volesse tanto… se aveva detto d’aver
superato Thiago, da cosa doveva distrarsi? Cosa doveva dimenticare?
Cioè chi?
-
Abitudine, dici? - Ripeté come parlasse con sé stesso per capirlo
meglio…
Kevin
ammiccò ancora insinuando un sacco di cose diverse.
-
Hai detto che se avessi insistito ancora ci saresti stato per farmi
stare zitto… - E Lì Mark ci pensò seriamente.
L’aveva
detto e non diceva mai nulla che non pensasse, anche se sembrava
scherzare.
Però
quando l’aveva detto non ci aveva nemmeno riflettuto.
Il
punto era un altro… ci poteva veramente stare?
Poteva
farlo?
O
meglio… sì, era un bel ragazzo e soprattutto eccitante, non era certo
un problema sotto quel punto di vista, non sarebbe stato un sacrificio.
Però
i suoi principi non glielo consentivano.
Perché
farlo?
Solo
perché l’avrebbe fatto volentieri?
Perché
era eccitante?
Perché
gli rompeva ampiamente le scatole per farlo?
Non
erano buone motivazioni per venire meno ai suoi famosi principi che per
lui contavano troppo.
Però
non seppe cosa dire e con la sua eterna sincerità, rispose immediato:
-
Stanotte passo, fammici pensare un po’… e poi così, programmandolo, non
mi piace. Mi piace la spontaneità. Queste cose non si decidono. - Kevin
rimase totalmente spiazzato e facendosi serio rispose corrugando la
fronte:
-
Ma devo chiedertelo visto che sei sempre stato categorico… voglio dire…
potevo andare in camera con Stephan od il Noce che sono disponibili,
con loro non c’erano problemi, ma sono venuto con te perché siamo stati
lontani per un po’ e mi sei mancato e… insomma, ci sei tu, ogni notte,
ora… -
Mark
a quel punto si alzò puntando le mani, la schiena inarcata verso di
lui, ora più vicino al suo viso:
-
Solo perché sono io qua? Lo vuoi fare con me solo per questo? E tu mi
rompi il cazzo così tanto perché ci sono? Non hai altri motivi
particolari? Dico, Kevin, sei idiota? Dovrei mettere da parte, sia pure
per una dannata volta, i miei principi solo per… per questa stronzata?
Perché sono qua? Non è abbastanza, mi spiace… se vuoi passare da loro
fa pure, non sei obbligato a star qua… - Così dicendo si girò
dall’altra parte e dandogli la schiena si rimise giù con quella di
dormire.
Non
l’avrebbe fatto, gli occhi erano sempre aperti ma l’espressione
corrugata e dura, i muscoli tesi e Kevin notando tutti questi
particolari da dietro si morse la lingua. Era il solito idiota che non
pensava mai prima di mettere aria alla bocca… ora aveva rovinato tutto.
Anche
se qualcosa l’aveva capita, anche abbastanza importante.
Se
gli dava una buona motivazione ci stava.
Ma
la questione, ora, era un’altra.
Ci
stava per una volta? Per beneficienza? Perché, insomma, poteva mettere
da parte i suoi principi, ma soprattutto per quanto?
Sospirando
gli mise una mano sulla schiena e carezzò chinandosi su di lui… odiava
quando si arrabbiava.
-
Scusami, non volevo, non ho pensato prima di parlare… - Mark rimase
immobile ed in silenzio, gli piaceva la sua mano sulla schiena, era
confortevole. Era anche bello vedere come si preoccupava per averlo
fatto arrabbiare. - Mark… - Chiamò ancora piano, preoccupato e teso…
non voleva andare a letto guardando la sua nuca. Ma rimase fermo steso
in quel modo e allora Kevin si chinò ancora per parlargli piano
nell’orecchio, intimo, suadente, la mano sul suo collo che lo
massaggiava con l’indice ed il pollice facendolo rabbrividire dalla
testa ai piedi: - Ti prego, scusami… non sarebbe mai per una stronzata
simile. Non è perché sei qua. È perché sei tu. Lo sai che mi sei sempre
piaciuto. Non ho mai insistito più di tanto per rispetto ma nel momento
in cui mi dici che volendo ci stai io ne approfitto, tutto qua. Perché
mi sei sempre piaciuto, non solo perché ci sei punto e stop. - Sperava
questo fosse sufficiente e lo fu perché lo sentì finalmente rilassare i
muscoli e godere di quel piccolo massaggio.
Non
ci pensò oltre e si mise a farlo con entrambe le mani sulle spalle.
Era
il momento di passare al vero contrattacco?
Se
lo chiedeva perché poteva anche provare a tenerlo un po’ sulle spine,
in realtà.
Ancora
un po’ prima di affondare…
Oppure
andare d’istinto.
Mark
si era sciolto, si lasciava massaggiare le spalle e si capiva dai
sospiri che gli piaceva e gradiva. Erano proprio quelli che mettevano
in difficoltà Kevin. Alla fine a decidere per tutti furono le sue
stesse mani che senza aspettare comandi, scesero dalle spalle alla
schiena infilandosi sotto la maglietta con cui dormiva e toccando la
sua pelle calda e liscia, tornò ad aderire le labbra al suo orecchio
sussurrando piano e seducente:
-
Puoi perdonarmi? - Che sembrò più un ‘vuoi farlo con me?’ che mandò in
crisi Mark.
Poteva
eccome. Ma a quale delle domande? Quella esplicita o quella implicita?
Non lo capì. Lo disse e basta.
-
Certo che posso… e lo voglio… - perdonarlo? Si parlava di perdono?
Posso e voglio perdonarlo?
Mark
non lo capì e nemmeno Kevin ma ne rimase più che soddisfatto infatti
non si vergognò di lasciare un bacio leggero subito sotto al suo
orecchio, nel collo. Mark ci rimase secco, rabbrividì ancora e non si
mosse.
Era
la cosa più incredibile che gli stesse succedendo e il non saper come
reagire era quella ancor peggiore.
Aveva
un potere seduttivo, quel ragazzo, che poteva vincere un Nobel!
Non
era normale.
Mordendosi
il labbro rimase eccitato premuto contro il materasso lieto di essere a
pancia in giù e quando si staccò dalla schiena se ne dispiacque e se ne
sollevò al contempo.
Decisamente
meglio così.
Forse.
In
ogni caso, quando Kevin si mise nel proprio letto e chiuse la luce
dandogli una buonanotte suadente, molte domande rimasero insolute ed
entrambi passarono gran parte del tempo e pensarci e cercare di
rispondere.
Ma
il ritiro era ancora lungo…
Quando
Roby aprì, si ritrovò davanti quella faccia tosta di Stephan.
Ok,
in realtà di facce toste ce ne erano molte, in quella squadra… lui era
solo la più giovane!
-
Ma hai la cresta anche di sera? - Chiese Roby spontaneo ridacchiando e
facendolo entrare.
-
Che dici, io ci sono nato, con la cresta! - Rispose prontamente e con
altrettanta ironia, il brasiliano rise e si buttò di nuovo nel letto a
pancia in giù, aveva già la tenuta da notte, ovvero boxer e basta.
Aspettava la sua dose giornaliera di sesso da Thiago…
-
Che c’è, cresta egiziana? - Gli davano sempre molti soprannomi ma i più
fantasiosi venivano sempre da lui. Stafano ridacchiò e si sedette nel
letto con Roby. Avevano unito i due singoli per fare uno matrimoniale
anche se era piuttosto scomodo perché tendeva sempre a dividersi in
mezzo… era troppo sfacciato chiedere una matrimoniale, secondo Thiago…
Roby l’avrebbe fatto!
-
Niente, volevo passare un po’ di tempo con voi… dov’è Thiago? - Chiese,
poi aggiustò il tiro: - Pensavo di trovare qua anche Alex! - Roby si
girò a pancia in su e si mise con le mani dietro la nuca, quindi
divertito rispose:
-
Alex è impegnato in un’altra attività… e Thiago ha detto che doveva
chiedere una cosa al mister… - Non era strano, lui ed il mister
passavano ore a parlare, spesso e volentieri… andavano molto d’accordo.
Stephan
però parve non stupirsi troppo.
-
Tornerà! Io mi annoiavo, in camera parlano di cose noiose e così sono
venuto qua perché so che con te c’è sempre qualcosa di interessante o
divertente da fare! -
Sorrise
con quella faccia tosta di prima e Roby che non era ottuso, tonto ed
ingenuo capì che era un’allusione alla sua insaziabile sete sessuale.
Ci
rimase secco che la proposta evidente venisse da Stephan, ma si rese
conto che la sua mano, per farsi capire meglio, era viaggiata sul suo
ventre che al contatto inaspettato si tese evidenziando i suoi
addominali scolpiti.
-
Sto con Thiago, quel tipo di qualcosa interessante e divertente è out!
- Fu più diretto di quel che avrebbe pensato sia Stephan che Thiago, ma
non era uno che amava perdere molto tempo e girarci troppo intorno alle
cose. Stephan non ci rimase male ma ridendo si chinò a sfiorargli la
bocca, quindi basso e suadente -e con troppa esperienza a quanto
pareva- sussurrò:
-
Sicuro? Mi era parso di capire che certi problemi non te li facevi e
finchè siamo qua il mister non vuole che ci distraiamo con gente
esterna… - Era tutto vero, per carità… ma non serviva parlare in quel
modo. Roby fece fatica, il ragazzino sapeva il fatto suo, specie quando
scese a toccargli l’inguine attraverso i boxer. Gli delineò senza
troppi complimenti la sua erezione per poco a riposo e quando lo sentì
reagire gli prese le labbra fra i denti, tirò appena e gli si mise su
un piatto d’argento.
Il
vecchio Roby ci sarebbe stato subito, non avrebbe rifiutato anche
perché Stephan era decisamente carino e oltre che di carattere, sapeva
il fatto suo in quello che faceva. Era molto ma molto sicuro di sé,
sembrava molto più grande di quel che era.
Trattenne
il fiato e si maledì per starsi eccitando, non poté proprio evitare,
però poteva mantenere il cervello ancora attivo. Per poco ma poteva
farcela se era abbastanza convincente.
-
Sì che ne sono sicuro. Sto cercando di cambiare e se la gente ci prova
continuamente con me la vedo molto dura riuscirci! - Rispose
riprendendosi il proprio labbro. Stephan capì che in realtà avrebbe
voluto, più che altro lo sentiva sotto la mano, ma se non voleva non
poteva violentarlo od obbligarlo, non era tipo. Oltretutto quello
sapeva reagire bene, di forza ne aveva e non si faceva scrupoli ad
usarla.
Per
non dire che Thiago gli aveva solo detto di provarci sentitamente con
lui ma non insistere troppo nel momento in cui rifiutava. Se rifiutava.
Erano
stati tutti convinti che ci sarebbe stato e vedersi rifiutare per ben
due volte era strano.
Ci
provò una terza volta mentre il massaggio fra le sue gambe diventava
più sentito. Parecchio sentito. Ma Roby alla fine, da passivo che era
in quell‘istante, si decise a prendergli la mano e a togliersela. Si
morse il labbro, faceva una certa fatica… una volta che si eccitava, e
si eccitava facilmente, era complicato darsi una regolata e non
lasciarsi andare ma doveva imparare.
Magari
un po’ di yoga avrebbe fatto al caso suo…
-
E’ meglio che vai ad annoiarti in camera! - Fece alla fine con voce
roca e l’eccitazione ormai ben evidente fra le gambe.
Stephan
si alzò, finalmente, e ammiccando disse:
-
Quando cambi idea… - Facendo capire che non se l’era presa.
Era
stato divertente e comunque sorprendente… che lo rifiutasse addirittura
tre volte dopo che comunque gli era salita l’erezione, questo era
davvero inaspettato!
-
Spero vivamente di no! - Commentò poi senza ironia seppure dovesse
essere una specie di battuta.
Era
davvero difficile seguire la retta via… rimasto solo si ributtò sul
letto e senza pensarci un secondo finì da solo quello che Stephan aveva
cominciato tanto bene fino a che riuscì a venire e a calmarsi. Almeno
per un po‘.
Quando
Stephan tornò in camera, aveva un’espressione perplessa… non si sarebbe
mai aspettato quella fine. Era consapevole delle sue ‘doti’, essere
stato rifiutato tre volte era davvero anomalo per lui e quando lo vide,
Thiago capì subito com’era andata.
-
Non ha voluto?! - Anche lui era stupito… sapeva che Stephan non
dispiaceva al suo ragazzo.
-
No! Ha rifiutato tre volte! -
Thiago
ci rimase di sasso e dopo essersi fatto raccontare per filo e per segno
tutto, si riservò di analizzare il caso con l’arrivo di altre prove. Il
giorno dopo sarebbe toccato al Noce.
Decisamente
di persone anormali ce n’erano molte in circolazione, ma la maggior
parte erano riunite tutte al Milan.
Senza
ombra di dubbio!