CAPITOLO
XV:
FUORI
PORTATA
La
porta si spalancò con un gran botto che fu sentito anche da Thiago
nella camera accanto.
Kevin
e Roby scattarono subito seduti ma troppo storditi per l’amplesso
consumato da poco, non ebbero i riflessi pronti per schivare la furia
umana chiamata Mark Van Bommel.
Roby
fu in ogni caso ignorato ma venne investito da Kevin che venne spinto
con brutalità.
-
Ma che cazzo… - Quando Kevin, spinto giù dal letto e finito sopra il
brasiliano, si alzò andando davanti a Mark, era ancora sconnesso e
shockato, faticava a capire cosa stesse succedendo e perché, infatti
Mark vedendo che era pure spaesato, oltre che nudo come Roby che si
alzava a sua volta, fece per caricare il pugno.
Fu
tutto talmente veloce che nessuno poté prevedere assolutamente nulla,
però giusto mentre il pugno si stava per scagliare contro un allibito
Kevin, qualcuno riuscì a deviargli il braccio all’ultimo appendendosi
ad esso con tutta la sua forza.
Mark
non ci fece nemmeno caso e scrollandolo per liberarsi e riprendere la
sua missione punitiva, si ritrovò in breve almeno due paia diverse di
braccia contro, tre contando quella ancora intorno al suo pugno.
Roby
lo spingeva per avanti, infilatosi fra lui e Kevin, e Zlatan lo tirava
per dietro. Alex sul braccio.
-
BASTA MARK! - Tuonò ritenendo addirittura faticoso trattenerlo, così
infuriato aveva il doppio della sua forza normale e già di suo non era
un fuscello!
Finalmente
l’olandese parve tornare in sé e quando smise di tirare e l’espressione
di rabbia scemò dal suo viso deformato, tutto si fece silenzio per un
momento. Solo i respiri e gli sguardi sconvolti.
Alla
fine fu Kevin il primo a trovare qualcosa da dire:
-
Si può sapere che cazzo c’hai? - Tutto, ma proprio tutto si sarebbe
aspettato da lui ma non quello.
Insomma,
voleva ingelosirlo ma non pensava nemmeno avrebbe funzionato… da lì a
ricevere addirittura tanta furia ce ne passava… doveva però elaborare,
era tutto ancora così folle e frenetico che non aveva per niente tempo
di pensare.
Thiago
li raggiunse in quel momento e solo quando vide Kevin e Roby nudi e
Mark in evidente fase di rabbia cieca appena placata da Alex e Zlatan,
capì che il suo esperimento aveva portato decisamente qualche guaio
anche al di fuori della propria situazione specifica.
-
Cosa fate?! - Domanda retorica. Thiago fu sentito solo da Roby ed Alex
i quali mollarono Mark per andare da lui poco più in là, Roby con una
faccia colpevole nonché anche puramente terrorizzata poiché stava
realizzando quel che era successo -ovvero aveva di nuovo tradito Thiago
con Kevin!-, Alex invece preoccupato che non sapeva da chi andare per
primo e di chi vedere. Zlatan controllava che Mark non tornasse alla
carica e Kevin aspettava risposte mentre la sua mente cercava
disperatamente di riemergere dopo quello shock doppio… insomma, fra il
bacio a Roby, il sesso con lui e l’ingresso furioso di Mark c’era
proprio da faticare a riconnettersi!
-
Io… - Tentò Mark confuso mentre si rendeva conto in quel momento che
aveva esagerato e che si era comportato in modo a dir poco assurdo e
fuori luogo.
-
Thiago… - Riuscì invece solo a farfugliare Roby nel panico, non sapeva
nemmeno cosa dire e Thiago lo capì, capì anche che era tutto sfuggito
dalle mani di tutti e che qualcuno doveva cominciare a sistemare almeno
qualcosa.
Decise
che Kevin se la sarebbe cavata da solo con Mark ed i suoi piani di
gelosia, mentre lui si sarebbe occupato di Roby. Del resto era ora di
spiegargli tutto, scusarsi e porgli le sue tragiche e sconvolgenti
conclusioni.
Prendendo
i suoi pantaloni gli disse di metterseli giusto per non girare nudo in
corridoio e facendo cenno ad Alex che andava tutto bene e di non
preoccuparsi, si tirò uno sconvolto Roby che ancora non capiva come
potesse non fargli anche lui una piazzata assurda. Non sarebbe stata
nello stile di Thiago, ma quella reazione non era normale!
Quando
se ne andarono, anche Zlatan capì che Thiago aveva ragione e che Kevin
avrebbe dovuto risolvere da solo i propri casini, quindi tirandosi
dietro un contrariato Alex che ancora si preoccupava per i suoi amici,
si richiuse la porta dietro di sé per andare nella loro camera.
Finalmente
tornò l’intimità ed il silenzio, Kevin e Mark si resero conto di essere
soli solo quando il rumore della porta si udì sommesso, quindi
riscuotendosi si voltarono verso di essa per poi tornare a girarsi e
guardarsi. Non che sapessero cosa fare più di prima, però Kevin era
deciso a non mollare.
Si
fregò della propria nudità e quando chiese: - Cosa cazzo ti è preso? -
con un piede di guerra, Mark capì che non si sarebbe vestito per
discuterne e di nuovo senza ragionarci su si voltò per non fissarlo, si
strofinò il viso e cominciò a camminare nervoso per la stanza
misurandola a grandi passi:
-
Vestiti, dannazione! - Kevin capì che aveva praticamente fatto centro.
In
un modo assurdo ed impensabile poiché era convinto che non avrebbe mai
reagito così, ma comunque ormai l’aveva in pugno e all’idea di esserci
riuscito divenne talmente euforico e felice che dimenticò tutto. Roby,
il bacio, i principi solidi di Mark e qualunque altra cosa l’avesse
sempre miracolosamente frenato prima. Niente più pensieri.
Solo
il suo compagno e basta.
Non
si mosse, rimase piantato davanti al letto, in piedi con le mani ai
fianchi, quindi lo guardò corrugato e chiese di nuovo:
-
Mi dici cosa ti succede? - Lo sapeva ma doveva dirglielo.
Mark
lo guardò fugace sperando si fosse messo i boxer ma vedendo che così
non era continuò la sua marcia disperata nel vano tentativo di
ritrovare il sangue freddo. Sembrava un generale furioso perché non
sapeva come affrontare la guerra più importante della sua vita.
A
Kevin piacque come poche cose in vita sua gli erano piaciute e lo trovò
splendido in quella sua bruciante spontaneità.
Fu
allora che capì cos’era che l’attraeva tanto. Il fuoco. Chiunque
ritenesse capace di infiammarsi con tanta spontaneità, l’attirava come
una calamita.
Ma
non era tutto lì per quel che riguardava Mark.
C’era
altro. Molto altro.
E
non era nemmeno solo perché l’aveva salvato nel suo momento peggiore, o
perché gli aveva dato retta, o perché l’aveva ascoltato nei suoi
piagnistei e si era occupato di lui in tanti modi.
Non
era solo per queste cose.
Era
perché si erano scoperti, semplicemente, e guardati dentro.
Niente
altro.
Ora
non aveva più il minimo dubbio che Mark lo ricambiasse. Era solo
confuso per quella sua lotta interiore fra volontà e dovere.
Per
una volta sperò di vincere. Solitamente ne era certo ma Mark era un
campo minato, non aveva mai incontrato nessuno più rigoroso e quadrato
di lui. Poteva anche andare contro sé stesso e scegliere la ragione.
Ne
ebbe paura ma decise di rischiare ancora perché lui era così, le cose
facili non gli piacevano proprio!
-
Mark! - Esclamò ancora quasi gli stesse sparando con una pistola.
Mark
alla fine si fermò di schiena, rivolto verso la finestra per nulla
intenzionato a guardarlo. Cercò comunque di dire qualcosa ma si
strofinava di continuo il viso stralunato ed i capelli spettinandoli
ulteriormente. Non sapeva dove sbattere la testa, figurarsi cosa dire…
ma qualcosa glielo doveva…
-
Scusa, ho esagerato… è che quando ho capito che stavi scopando con Roby
non ci ho più visto, non so cosa mi sia successo… - Questo ora lo
capiva, era la parte più facile da capire. Non certo il resto.
Kevin
gli andò dietro, sempre rimanendo nudo com’era, e prendendolo per il
braccio lo girò con forza ma Mark scattò ancora come se fosse
mortalmente allergico a lui e scappò dall’altra parte della camera,
Kevin esasperato lo guardò facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
Era assurdo e stupido quel comportamento, cosa pensava, che fuggendo
così avrebbe risolto qualcosa?
-
Mark, guardami! - Ma lui sembrava incapace di farlo e Kevin si stava
davvero innervosendo, era assurdo quello che stava accadendo. - Mark! -
tentò ancora tendendo i muscoli cercando disperatamente di
controllarsi. Continuava a muoversi senza guardarlo e nemmeno gli
rispondeva. - Mark, non è normale reagire così! Avrai pure qualcosa da
dire oltre a ‘ho esagerato’?! - Ma Mark si limitò a farfugliare
confusamente e rabbioso con sé stesso…
-
Sì ma non so… sono confuso… io non voglio… - Ma cosa non voleva? Non lo
sapeva e Kevin finì per seccarsi, non era possibile affrontarla così!
-
Mark, non dire stronzate! - Continuava testardamente a muoversi e non
guardarlo, la propria rabbia montava pericolosa: - Guarda in faccia la
realtà! Non lo puoi ignorare! Prima potevi, ma ora no! Sei troppo
spontaneo per nascondere le cose e controllarti! Dì le cose come
stanno, lo sai bene perché te la sei presa! - Voleva che lo dicesse
lui, dannazione! Perché non poteva? Perché doveva lasciare a lui il
compito?
Mark
gli piaceva perché non si tirava mai indietro e diceva sempre quello
che pensava, sempre, dannazione!
Ma
lui non sembrava più capace di essere sé stesso, voleva solo andarsene,
sparire, non essere lì, non averlo mai visto, mai agito, mai…
-
Cancella tutto! Basta! Non parliamone! - Era troppo testardo anche lui
per arrendersi facilmente, prima di farlo lottava con tutto sé stesso
contro quello che riteneva sbagliato. Non c’era verso di cedere e Kevin
capì che si sarebbe rotto la testa piuttosto che ammetterlo, quindi con
un lampo di rabbia acuta ed incontrollabile non resistette più e in un
paio di falcate velocissime gli fu davanti, lo prese con forza, lo
spinse violentemente contro la parete dietro e gli si premette addosso.
Prese il suo viso con le mani ad artiglio, affondò le unghie fra i
ricci e premette le labbra sulle sue.
Non
poté certo dare vita ad un bacio vero, tutto quel che poteva era
rimanergli schiacciato contro a tappargli la bocca… fargli smettere di
dire stronzate… fargli sentire che non era un lebbroso, che non era
così orrendo, che poteva anche arrendersi, una buona volta, a quello
che voleva… senza fare il bambino!
Eppure
non era essere bambini cercare di seguire la strada corretta e sensata…
quella che lo indicava come un uomo responsabile di una famiglia…
Ma
Kevin non avrebbe mai potuto lasciargli fare di testa sua.
Mai.
Quando
lo sentì ammorbidirsi appena per cercare di respirare, ne approfittò
per aprire le labbra e prendere il suo fra i denti, lo tirò per
schiudergliele e crearsi un varco. Quando l’ebbe non attese un muto
permesso, si infilò subito e per un momento credette che Mark gli
avesse morso la lingua. Ne ebbe la tentazione ma invece di farlo per
respingerlo come avrebbe dovuto, finì per succhiargliela e farla sua in
quel modo diverso. Non era proprio un bacio… cos’era? Una resa?
Nel
cercare di dare forma a quello strano bacio le mani di Kevin scesero
dal suo viso per andare alla vita e scendere oltre, sotto all’elastico
dei pantaloni corti, quindi superarono anche quello dei boxer e
finalmente trovarono qualcosa che avrebbe voluto far suo da molto più
tempo.
Lo
strofinò ed in poco lo sentì reagire al suo tocco deciso, fino a che
poi prendendolo e muovendosi senza pietà, con irruenza e sicurezza,
Mark gemette lasciandogli andare la lingua. Smise di succhiarlo e Kevin
ne approfittò per baciarlo come si doveva. Finalmente si fusero e con
il ritmo sul suo inguine che aumentava vertiginosamente, andò tutto
mescolandosi nel caos più piacevole e bruciante che avessero mai
conosciuto.
Impossibile
ormai dimenticarlo e rimanerne indifferenti.
Impossibile
non lasciarsi andare.
Successe
poi che tutto crebbe a dismisura fuori dal controllo di entrambi,
crebbe al punto da diventare un godimento senza precedenti, per Mark,
che si trovò a raggiungere un orgasmo sconvolgente che non avrebbe mai
pensato e che anzi aveva giurato non sarebbe mai successo. Non di
nuovo, non con un altro.
Ma
venne con la fronte appoggiata a quella di Kevin, i nasi premuti sui
rispettivi visi e le bocche a diretto contatto ma aperte e ansimanti.
Alla
fine, dopo un periodo che parve infinito, la mano del ghanese lasciò la
sua erezione appagata e appoggiandosi col proprio corpo ancora nudo e
caldo, disse piano, con un ghigno dei suoi:
-
Non lo dirò a nessuno… - Che voleva essere la loro frase.
Mark
fu per quello che si riprese e che decise su due piedi senza nemmeno
esserne lucidamente consapevole fino in fondo:
-
Mi servirebbe una di quelle nostre serate al Freak Bar! - Kevin
sorrise, avevano quel modo di stare insieme, di comunicare, di
scherzare, di sdrammatizzare, di capirsi, di… piacersi… come poteva
semplicemente lasciarlo andare?
Avrebbe
lottato strenuamente fino in fondo, con ogni mezzo, pur di non farlo
scappare come probabilmente avrebbe tentato di fare.
E
se l’avesse fatto, se avesse fallito… bè, ormai soffrire per amore era
normale amministrazione per lui.
Sul
momento non gliene importò, non gliene sarebbe mai importato. Era tutto
lontano anni luce.
Quel
che contava l’aveva fra le sue braccia ed aveva appena avuto un orgasmo
per causa sua.
Sicuramente
una grande spinta per fargli capire cosa voleva davvero dentro di sé.
-
Non farmi domande, Kevin… - Mormorò Mark alla fine come se finalmente
riemergesse dalla confusione. L’altro non disse nulla consapevole che
era già tanto quello che stava avendo. - Non so ancora niente. Non
chiedermi nulla, ti prego… prendi solo quel che c’è ora e basta… - Come
a dire che non sapeva ancora se avrebbe deciso veramente di lasciarsi
andare a quello che provava per lui o cos’altro, ma che però doveva
sapersi accontentare e vivere il momento presente, fugace, prima che
svanisse.
Kevin
sapeva che non poteva chiedere di meglio e non disse nulla, si limitò a
baciarlo di nuovo ma con più calma e pace, senza l’irruenza bruciante
di prima.
Finalmente
la serenità.