CAPITOLO XX:
TORRE DI CONTROLLO

Il ritiro finì nel peggiore dei modi.
Gli unici che si parlavano e che se ne erano andati meglio di quando erano arrivati, erano stati Thiago e Roby.
Zlatan fingeva andasse tutto bene e non nominava nulla di inerente a calcio, squadre e trasferimenti con Alex, questi invece non faceva che pensarci e convincersi che il compagno non volesse portare avanti per molto la loro relazione. Questo spingeva ad una costante fine tensione fra i due che si ripercuoteva anche all’esterno, arrivare a pensare che non si sopportassero fu facile per tutti.
Kevin e Mark, invece, non si parlavano proprio più, non si guardavano, non si sfioravano e se dovevano giocare insieme lo facevano fissando palla e piedi e mai dalle ginocchia in su.
No, peggio di così non sarebbe potuto andare se non per il risultato della partita amichevole col PSG di Ancelotti e Leonardo, dove avevano vinto con il goal di Alex stesso.
Una presa di posizione chiara, a detta di tutti.

Massimiliano, che aveva visto e capito tutto, si era chiesto se ci fosse un virus letale nell’aria, ma vedendo come andava meglio fra Thiago e Roby si disse che dovevano solo essersi passati il testimone.
Sospirando sconsolato non diede a vedere le sue mille preoccupazioni, e mettendosele come sempre da parte rimase a bordo campo ad aspettare l’illuminazione per risolvere l’incontro.
A volte gli veniva, altre no ma in questi casi qualcun altro l’aveva al suo posto.
Vedendo comunque che Kevin si era attaccato molto a Stephan, decise di chiamarlo subito dopo il loro ritorno a Milano e trattenuto in seguito alla sessione mattutina degli allenamenti, gli parlò col suo piglio enigmatico che usava sia quando era serio che quando scherzava. Insomma. Sempre.
- Stefano… - Lo chiamò usando la versione italiana del suo nome come faceva quasi con tutti.
Il ragazzo si fermò mentre gli altri lo precedevano in spogliatoio e una volta soli a bordo campo, il mister si decise sempre con quella sua aria calma e tranquilla, sembrava non avere grossi problemi e comunque Stephan non si agitava mai nemmeno se gli puntavano una pistola alla tempia. Aveva quel dono.
- Dica mister. -
Max sospirò rivelando un po’ la sua ansia, Stephan alzò un sopracciglio quindi ascoltò il resto:
- Ascolta, Stefano, come ti sembra Kevin? - Ecco, lo faceva di nuovo.
L’altra volta l’aveva chiesto a Mark vedendolo quello più vicino al ghanese, ora capendo che i problemi li aveva proprio con lui e che aveva rimpiazzato l’amico con il piccolo del gruppo, voleva assicurarsi che la storia non si ripetesse.
Aveva doti divinatorie, a volte.
Altre no, ci vedeva malissimo e sbagliava le formazioni!
Stephan si strinse nelle spalle con tranquillità. Era strano glielo chiedesse ma tutto poteva succedere nella vita.
- E’ un po’ depresso ma non dice nulla, penso abbia litigato con Mark ma di più non dice. -
Massimiliano si stupì…
- L’altra volta ho mandato Mark a tirare su Kevin sempre depresso per qualcun altro ed è finita che gli si è attaccato come fosse la sua vita stessa. Sta attento che non lo faccia anche con te, visto come è finita con Mark… - Non era una vera e propria richiesta di salvarlo e stargli vicino, anzi, ma Stephan capì subito dove voleva andare a parare di preciso.
- Gli starò vicino ma con discrezione. - Max sorrise soddisfatto dell’acutezza di quel ragazzino, magari ce ne fossero stati di più in squadra… molti casini da telefilm se li sarebbe evitati! A volte si sentiva un regista più che un allenatore!
- Comunque penso che si sia accorto di questa specie di schema che adotta… per tirarsi fuori dai problemi si attacca a qualcuno e poi non riesce più a staccarsene. Ora accetta la mia presenza ma mi chiama fratellino, non si confida e non crea un effettivo contatto o legame come con Mark… - Poi si corresse. - Comunque credo sia Mark che ispira. -
Max si fece attento, quello era troppo bravo ad analizzare gli altri!
- Ispira cosa? - Ora era moderatamente interessato e Stephan ridacchiò, non lo si sarebbe mai capito dalla sua espressione tale e quale a prima e al giorno prima e a quello prima ancora, però dalla domanda che gli aveva fatto c’era poco da fraintendere!
- All’attaccamento! - Max pensò a Mark, si figurò il suo sguardo gentile e penetrante, spesso magnetico, le sue espressioni calme e l’aria da perfetto confidente, di chi capiva sempre tutto e non giudicava mai. Era uno su cui si poteva contare, una roccia e comunque era onesto e tutto d’un pezzo.
Uno raro, insomma…
Fece un cenno del capo come a dire che non aveva torto, poi aggiunse più a sé stesso:
- E’ facile legarsi a lui… in molti hanno un ottimo rapporto con quel ragazzo. -
Stephan annuì, era esattamente quello che intendeva.
- Riesce a capire gli altri e a creare legami profondi, buoni e sani con chiunque… e non ha paura dei contatti. - Ma al dire di che tipo, fu chiamato da Kevin stesso che lo aspettava per andare a mangiare insieme.
Max gli diede una pacca sul braccio e con un cenno lo ringraziò senza proferire verbo, quindi solo mentre andava lo richiamò per dirgli un’ultima cosa:
- Miraccomando la vicinanza con discrezione! - Ci teneva che non si ripetessero certi errori.
Il sorriso sbieco di Stephan lo lasciò stordito.
E quello cosa voleva dire?


Quando i due amici si riunirono, Kevin chiese subito cosa avesse voluto il mister ma il ragazzino fu molto vago e bravo ad eludere la domanda, non gli disse chiaramente cose voleva e Mark, poco più in là che fingeva indifferenza, capì al volo di cosa si era trattato.
L’aveva fatto anche con lui ma probabilmente gli aveva detto una cosa diversa, questa volta.
Probabilmente aveva paura che Kevin ora si attaccasse anche a Stephan finendo per innamorarsi pure di lui.
Magari aveva la sindrome del salvato che si innamorava sempre di chi lo aiutava!
Ce n’erano molti…
Rimase comunque indietro per osservarli di nascosto, Stephan era una manna dal cielo, era simpatico da morire e riusciva a far ridere un morto. Era contento che riuscisse a distrarlo, sperava avrebbe potuto aiutarlo ma in fondo la paura del mister cominciava ad affacciarsi in lui e si chiese, con onestà sconcertante, se comunque non fosse solo semplice gelosia.
“Bè, ma se lo pensa anche il mister…”
Però non capì da cosa derivasse quel suo stare attento a quei due.
Rimasto praticamente solo, allibito e pensieroso non sentì sopraggiungere Massimiliano, quando lo vide sulla porta saltò sul posto mandandolo anche apertamente a quel paese.
L’uomo più grande rise in quel modo che poteva sembrare anche una smorfia per un callo pestato… Mark trattenne un commento a stento, quindi capendo che doveva dire anche a lui qualcosa, chiese diretto di cosa si trattasse.
Max si appoggiò allo stipite della porta chiusa a con le mani sprofondate nelle tasche, l’osservò con la sua solita aria zen. Non sembrava né arrabbiato, né preoccupato. Qualcosa magari lo era o non si sarebbe scomodato per parlargli a lui di persona…
- Sei un po’ sulle tue da quando siamo tornati dal ritiro… - La prese larga ma Mark sapeva dove voleva andare a parare e ridacchiando disse avvicinandosi all’uomo imitandolo con le mani in tasca. La posizione eretta, la testa dritta.
- Voglio dare il tempo a Kevin di riassestarsi… mi sa che ha la mania di attaccarsi a chi lo aiuta e confonde il sentimento di gratitudine per altro… complicandosi parecchio la vita! -
Max fece uno strano cenno, uno dei suoi enigmatici, poi commentò in accordo con lui:
- E complicandola agli altri soprattutto! - Mark capì dove voleva andare a parare, non era una persona molto diretta però chi lo sapeva poteva capire i suoi sottintesi.
- Voglio vedere se staccandomi un po’ tutto torna alla normalità. Se ho ragione non dovrà preoccuparsi, sarà presto come prima… lui pensa solo di… - Ma si fermò in tempo accorgendosi che come suo solito stava usando eccessiva sincerità nel parlare. Stava per dirne una di troppo.
‘Pensa solo di essere innamorato di ma, ma non lo è veramente.’
Non poteva dirlo anche se forse ormai l’aveva capito, non era proprio un idiota!
Max annuì comunque poi mosse la testa di lato e l’appoggiò allo stipite a cui la spalla si sosteneva già.
- Sta attento che invece non sia proprio come dice lui… - Era l’eventualità peggiore perché aveva capito che tipo era Mark, non si sarebbe mai piegato. Se per qualche strana ragione che lui sapeva aveva deciso di non vivere quella storia con Kevin, non l’avrebbe fatto per nulla al mondo.
A meno che, comunque, non lo ricambiasse.
Questo non fu in grado di capirlo nemmeno lui e facendosi da parte lo fece passare, nel guardarlo camminargli davanti batté una mano sulla schiena anche a lui con una delle sue frasi finali che dicevano sempre tutto e nulla:
- Bisogna essere pronti a tutto in partita, anche se all’andata si vince 4 a 0... Al ritorno ci possono sempre essere brutte sorprese! Mai essere sicuri di nulla! -
Sul momento Mark non capì perché glielo avesse detto e lui era uno piuttosto acuto, ma salutandolo con un’aria disorientata, se ne andò notando che Kevin e Stephan erano ancora nel parcheggio a parlare nonostante, aveva capito prima, dovessero andare a mangiare insieme.
“Pensa di essere una sfinge come il mister? Figurati! Perfino Stephan è più bravo a nascondere le cose di lui!”
Così dicendo, vedendo Kevin per quello che era, ovvero geloso per quei minuti privati che tutti passavano col mister e che a lui non erano concessi, finse di non vederli e salì in macchina.
Certe volte bisognava davvero essere pronti a tutto, anche se lui preferiva avere sempre dei piani precisi pronti per ogni evenienza.
A capire cosa legava lui e Kevin una volta per tutte ed in definitiva, magari, quei piani sarebbero potuti anche essere fatti!


Che comunque Massimiliano si inserisse indirettamente nelle vite di tutti e se vedesse il bisogno di qualche intervento mandasse chi di dovere in missione, ma che invece al contrario non facesse così solo per Alex, saltò subito all’occhio di Thiago il quale rimase stranito davanti a questa scoperta.
Era uno piuttosto sveglio, capiva sempre gli altri ed i meccanismi altrui, in qualche modo, con degli studi accurati ed esperimenti azzardati. Ma con Massimiliano Allegri era oltremodo difficile!
Aveva capito che aiutava i suoi ragazzi come un regista dietro le quinte, però vedeva che se per tutti faceva qualcosa in qualche modo, usando terzi ma comunque sempre mettendoci dito, per Alexandre invece sembrava non esserci verso… che avesse in mente qualcos’altro?
Una cosa era certa, tendeva a non andare mai dal diretto interessato a chiedergli se aveva bisogno di una mano o a fare il suo confidente. Mai.
Però Alex ne aveva bisogno più che mai ed aveva bisogno proprio del suo allenatore, non di altri, non di compagni, non di morosi o fidanzate… solo di lui.
Perché non faceva nulla?
Dopo l’ennesima giornata cupa di un cupissimo Alex, Thiago si decise ad andare direttamente alla fonte a chiedere, con gran coraggio, perché non facesse nulla.
Nessuno si sarebbe mai azzardato, nessuno l’avrebbe mai fatto.
Eppure lui sì.
- Posto che sei un impiccione di merda, cosa ne sai che poi quello non ti trasforma in palla e non ti usa per gli allenamenti di Zlatan? - Disse Roby cercando di farlo desistere. Thiago rise in tutta risposta.
- Hai così paura di lui? - Ne dubitava fortemente, lui non aveva mai paura di nulla.
- No, ma secondo me potrebbe tranquillamente essere Voldemort in incognito! - Thiago rise ancora più forte… naturalmente era solo un modo originale per dire che a volte quell’uomo era inquietante, nonostante gli piacesse molto e si trovasse bene con lui.
Gli dava sempre fiducia nonostante fosse momentaneamente bloccato sui goal e facesse molti errori in partita quando non avrebbe proprio dovuto.
- Dai, non mi ucciderà! Voglio solo sapere se ha in mente qualcosa di particolare per Alex… è una situazione assurda quella che c’è fra loro… non si parlano, non si guardano, sembra non esistano l’uno per l’altro… ma quello non è il mister, si interessa persino alle riserve e mi chiede se qualcuno si sente bistrattato! Non so, non può trattare così proprio Alex! - Roby non commentò, pensando che comunque fosse strano da parte di Thiago tutto quell’interessamento, ma non lo fermò consapevole che comunque loro due avevano un modo di vedere le cose molto simile. Anche Thiago, infatti, era machiavellico come Massimiliano, ma in modo un po’ diverso.
Entrato nel suo ufficio in attesa degli allenamenti pomeridiani, si sedette accomodandosi come se fosse casa sua.
Max lo guardò con ironia dietro la sua maschera da sfinge e rimase in attesa senza dire mezza parola.
I due si guardarono per un po’ alla stessa altezza, come se avessero la medesima età ed il medesimo ruolo.
Max ci stette, curioso di sapere quale esperimento stesse compiendo in quel momento.
Dopo minuti interminabili di giochi di sguardi -quelli di Thiago erano decisamente più piacevoli da ricevere di quelli di Max che, doveva dare ragione a Roby, erano effettivamente inquietanti- il brasiliano chiese calmo ma diretto:
- Posso farle una domanda e sconfinare dalla mia posizione? -
- Ben se posso evitare la risposta, eventualmente. - Risposta acuta, non poteva certo dirgli di no con quella premessa. Sospirò sapendo che non avrebbe ottenuto quello che voleva ma sperando di capirlo comunque da solo, disse:
- Certamente. - Poi attaccò: - Cosa pensa di Alex? - Max andò per un attimo in blackout. Che domande erano?
Però dopotutto poteva anche rispondere, si disse…
- E’ un ottimo giocatore ed un ragazzo in gamba che ha molta strada da fare. Deve sostanzialmente crescere e conquistare più sicurezza di sé. Io lo chiamo il coraggio di sé. Ritengo gli manchi. Non dico che sia vigliacco, dico che ha bisogno di fidarsi di sé stesso. È troppo titubante in generale, sempre. -
Thiago si compiacque, era vero anche se poi c’erano da considerare molte altre cose. Però sostanzialmente aveva ragione.
- E come mai ritiene che sia l’unico a non aver bisogno di una mano da qualche parte? - Ecco l’attacco vero, Max fece una strana espressione. Capire cosa intendesse non era mica facile, Thiago lo maledì per quella sua capacità di fare sempre le stesse facce e di rimanere impassibile!
- Questo te lo dico solo perché sei tu. - Non aveva mai fatto mistero, infatti, della sua profonda ammirazione che aveva nei suoi confronti. Aveva un’altissima considerazione. Thiago si sentì un privilegiato e ci si sentì molto bene. Si sistemò e si preparò per una risposta criptica e strana che avrebbe certamente dovuto interpretare. - Il coraggio di sé uno lo deve tirare fuori da solo, nessuno può aiutare a trovarlo. E per Alex la cosa più importante al momento è conquistare questo coraggio di sé. -
Thiago si stupì, era stato anche piuttosto chiaro, in realtà, e capendo che non avrebbe detto altro, si accontentò di questa risposta comunque esauriente.
Rimase in silenzio a pensare a quello che avevano detto e dopo qualche istante lo ringraziò e se ne andò.
Non poteva certo dire che avesse torto, sotto un certo punto di vista…
Quell’uomo sapeva decisamente il fatto suo.
- Cosa ha detto? - Chiese Roby che l’aspettava curioso.
Thiago ci pensò, poi piano ed incisivo rispose:
- Che deve tirare fuori i cosiddetti da solo! -
Roby inarcò le sopracciglia e stringendosi nelle spalle replicò:
- Lo farà. -  
Previsione azzeccata.