CAPITOLO
VI:
MONDI
SIMILI IN COLLISIONE
Kevin
sembrava davvero morto, quando lo trascinarono fuori dall’auto gli
fecero sbattere la testa così forte contro il tetto che vedendolo
ancora addormentato Roby avvicinò il viso per sentire se respirava o
no.
Appurato
che sì, era ancora vivo, lo portarono in casa di Alex.
Appena
dentro lo lasciarono brutalmente cadere sul divano ma non sistemandolo
bene rotolò subito a terra ed in quello si prese un’altra botta al
ginocchio. Fra imprecazioni varie lo tirarono su e con molta fatica,
persino per Zlatan non era stato molto facile, poterono tirare un
respiro di sollievo.
Il
soprannominato Principe del goal ora stava steso a pancia in giù con un
braccio a penzoloni, la guancia premuta in mezzo al divano e le gambe
oltre il bracciolo. Era una posizione assurda, specie considerando che
la bocca era aperta, che salivava a quintali e che russava come un toro
con le adenoidi!
Non
se ne curarono oltre, solo Alex insistette per togliergli le scarpe e
quando Zlatan lo vide accingersi ai suoi piedi, lo spinse via per farlo
al suo posto. Pur di non farglielo toccare lo faceva lui!
Roby
rise di gusto spanciato nella prima parte del divano, quella libera.
Per un soffio che nel buttarcisi il suo sedere non spiaccicò la testa
di Kevin.
-
E’ la prima e ultima volta che lo faccio! Se vi ubriacate a questo modo
vi inculate! - Disse seccato Zlatan buttando le scarpe in vernice del
ghanese dall’altra parte della casa, finendo per rompere un vaso che
Thiago, pazientemente, tirò su.
-
Bè, volentieri! - Rispose Roby malizioso. Zlatan rise e gli tirò un
cuscino che il brasiliano prese e mise sulla schiena di Kevin, poi lo
spostò e glielo mise sulla testa nella speranza che così si sentisse di
meno il suo russare. - Oddio, ma è veramente una sega elettrica! -
Fu
il commento di Roby replicato a sua volta da Thiago con scetticismo:
-
Cosa sono, battute a tema? - Naturalmente i doppi sensi erano le prime
cose che imparavano sempre!
-
Perché a tema? - Chiese Alex arrivando con una coperta. Gli altri, che
ridevano, non si presero la briga di rispondergli poiché era davvero
assurdo spiegarglielo.
Alex
rinunciò a scoprirlo immaginando che da come ridevano doveva essere
qualcosa di sporco, quindi togliendo amorevolmente il cuscino dalla
testa di Kevin, lo coprì con la coperta sistemandolo meglio nel divano.
Gli tirò infatti su il braccio e lo alzò in modo da mettere i piedi sul
divano e non più oltre il bracciolo e la testa sulle gambe di Roby e
non più a metà. Tutti lo guardarono interdetti e Roby commentò ironico:
-
Cosa sono, un cuscino? - Ma ormai Kevin si era girato nel sonno dando i
primi segni effettivi di vita e con la testa rialzata e voltato di lato
aveva finalmente smesso di russare come un trattore.
Questo
portò la magica pace nella casa e Zlatan fissandolo minaccioso lo puntò
col dito:
-
Se osi alzarti e muoverti ti taglio le gambe così diventerai più basso
di Messi! - Roby lo fissò stizzito ed imbronciato e Thiago ridacchiò
mentre Alex rimase ad osservare la scena.
-
Siete carini! - Commentò riferendosi a Roby e Kevin. Non fu certo per
quello che il brasiliano accettò di rimanere lì ma solo perché nel
momento in cui tentò di togliersi, Kevin si girò in modo da
abbracciargli la vita ed ancorarlo lì per stare più comodo.
Essendo
un peso morto spostarlo da solo sarebbe stata un’impresa, quindi stufo
di combattere con un Kevin morto ed un Zlatan caterpillar che non
voleva sentirlo russare, rimase lì seduto sul divano a fargli da
cuscino.
Le
gambe alzate sul tavolino basso davanti e la testa all’indietro, sullo
schienale. Non ci aveva messo molto ad addormentarsi e Thiago si era
stupito molto che alla fine rimanesse lì a fargli veramente da cuscino…
insomma, Kevin poteva essere insistente quanto voleva, ed anche Zlatan,
ma alla fine chi mai poteva fargli fare qualcosa che non voleva?
Evidentemente
doveva avere i suoi motivi.
Zlatan
e Alex si defilarono nel giro di poco in camera del proprietario di
casa mentre Thiago si sistemò nella camera degli ospiti che ormai era
sua e di Roby. Era strano stare lì da solo e contemplò l’idea di andare
a dormire a casa, a quel punto, ma ormai che aveva avvertito sua moglie
non aveva senso.
Anche
stare lì e non approfittare per fare l’amore con Roby era oltremodo
strano, ma riflettendo capì che probabilmente si rivedeva in Kevin.
Thiago non l’aveva visto ma Alex gli aveva raccontato notti di pianti
quando era stato convinto di non essere ricambiato da lui, aveva
sofferto moltissimo e facendo buon viso a cattivo gioco tutte le volte
che era venuto a confidarsi con lui, doveva essere stato molto male.
Vedere Kevin in quelle condizioni doveva ricordargli sé stesso.
Probabilmente lo capiva bene, così bene che semplicemente cercava di
fare -a modo suo ed impacciato- quello che Alex aveva fatto con lui.
L’amico
che l’aveva consolato e coccolato e spesso anche solo ascoltato.
Rilassato
per esserci arrivato -sia pure un po’ dopo il suo solito-, si
addormentò tranquillo e sereno. Certo non avrebbe mai immaginato che la
sbronza di Kevin avrebbe poi portato ad altre conseguenze non certo
normali e digeribili!
Kevin
era girato col viso verso Roby per cingerlo con le braccia e dormire in
quel modo, come se abbracciasse un cuscino. La faccia gli arrivava
proprio ad altezza pacco e Roby si era rilassato solo perché stava
dormendo come un morto vero e proprio.
Non
russava e sembrava anche un angioletto. O meglio non sembrava per nulla
il solito diavolo. Mai squadra per giocatore era più azzeccata…
Era
strano vederlo in quelle condizioni, a vederlo davanti agli altri
sembrava una persona spavalda incapace di provare sentimenti, per
questo tutti gli davano solo il proprio corpo, nelle relazioni. Erano
convinti che non gli si potesse dare altro, che lui stesso non volesse
altro. In realtà era diverso, aveva paura di innamorarsi per non subire
delusioni e soffrire. Una cosa molto comune, insomma… lui stesso
l’aveva passata… quanto era stato male solo Alex lo sapeva, ma lui era
stato fortunato ad avere un amico come il papero. Kevin chi aveva? Se
era lì ridotto in quelle condizioni, evidentemente nessuno. Nessuno che
corrispondesse a ciò che Alex era per lui…
Tutti
dovevano avere qualcuno che si prendesse cura di loro
disinteressatamente, non era giusto che su tanti amici nemmeno uno si
prendesse la briga di fargli da cuscino. Alla fine andava bene così.
Lui
poteva capirlo, sapeva cosa stava passando ed anzi la sua storia era
praticamente uguale… cambiava che Mark era più consapevole dei
sentimenti di Kevin rispetto a come a suo tempo lo era stato Thiago dei
suoi. Roby era stato bravissimo a mascherarli tanto che poi persino il
difensore brasiliano era caduto dalle nuvole, quando era successo il
fatto sotto la doccia.
Sospirò…
quando si scambiava l’amore per amicizia non era mai una buona cosa,
uno ne soffriva sempre e non era poi detto che alla fine le cose
andassero comunque bene, in un modo o nell’altro…
Il
sonno lo colse nel fiume di quei pensieri dispiaciuti per Kevin.
Quando
dalla nebbia qualcosa lo invase nei suoi sogni tutti dedicati a Thiago
ed alla voglia di andare su in camera per farselo, associò le
sensazioni che provavano proprio a quello che stava sognando, quindi
pensò di esservi ancora dentro.
Non
pensò nemmeno lontanamente che sogno e realtà corrispondevano ma non
con la stessa persona…
Sì,
perché se nel sonno era Thiago che gli stava facendo uno splendido
lavoretto di bocca, nella realtà era tutt’altra persona.
Una
persona che, a quanto pareva, non aveva smaltito molto bene il vino
bevuto e che nel ritrovarsi il pacco di qualcuno davanti al viso, aveva
chissà perché pensato -o sperato- che per assurdo fosse quello di Mark.
Convinto
di essere a sua volta in un sogno specie per colpa delle sensazioni
alcoliche che regnavano in lui, aveva fatto né più né meno ciò che
sarebbe stato da lui in una situazione simile.
Gli
aveva aperto la cerniera dei pantaloni, sciolto il bottone, tirato
fuori il suo membro e se l’era lavorato dapprima con la mano, poi con
la bocca. Occhi appena vagamente socchiusi e poi addirittura di nuovo
serrati, volto abbandonato.
Era
un sogno davvero dotato ma soprattutto realistico e piacevole.
Quasi
che gli sembrava d’averlo effettivamente in bocca, la sua erezione…
Fu
il suo orgasmo a fargli capire che non era un sogno e quando entrambi
aprirono gli occhi iniettati di sangue, Kevin si staccò dal suo inguine
e poi alzò lo sguardo allucinato su Roby. La luce era scarsa ma si
vedevano abbastanza
Che
diavolo ci faceva lui lì?
-
Perché cazzo non sei Mark? - Domanda molto logica e sensata!
- E
tu perché non sei Thiago? - Altra domanda logica e sensata.
Rimasero
immobili a fissarsi da quella posizione, Kevin ancora steso nel divano
con la testa sulle sue cosce, il viso rivolto verso il suo inguine
scoperto ed eccitato, la bocca che sapeva di lui. I cuori battevano
impazziti per entrambi, uno per l’orgasmo appena avuto e l’altro per lo
shock di aver fatto sesso orale con Roby. Sostanzialmente il problema
non era lui in sé, era un bel ragazzo ed aveva sempre pensato che non
gli sarebbe dispiaciuto, specie perché era simpatico da morire e
compatibile con lui, tutto sommato. Erano simili, insomma. Però il
problema era che aveva creduto di farlo a Mark e quello non era Mark!
Gran
dramma.
Per
Roby era ben altro ciò che l’allarmava.
Thiago
sarebbe stato comprensivo a riguardo? Perché pensare di nasconderglielo
era illogico visto quanto espressivo era e quanto fosse incapace di
mentirgli. L’avrebbe capito subito al volo appena l’avrebbe guardato in
faccia.
Sperare
nella comprensione di Thiago era assurdo ma non rimaneva certo che
quello…
A
parte tutto, tachicardia affievolita e dilemmi messi da parte, rimase
l’eccitazione per quanto accaduto.
-
Tralasciando tutto… che non sei chi volevo e pensavo… è stato bello… -
il cervello di Roby forse dormiva ancora ma se era per quello anche
quello di Kevin…
-
Già… - Si guardarono ancora qualche istante, nella penombra del
soggiorno. Era piena notte e da fuori filtravano delle luci serali. Il
resto era completamente silenzioso, nessun segno di vita e per un
momento sembrò quasi esistessero solo loro. Il ricordo ancora troppo
vivo, la sensazione che non voleva saperne di lasciarli in pace… quasi
che la bocca di Kevin fosse ancora lì sul suo membro.
Kevin
abbassò gli occhi senza la forza di muoversi ed alzarsi, era ancora lì,
scoperto, immobile… e non molto spompato, a dire il vero… sembrava
avere ancora molte energie da sfogare…
“Instancabile!”
Pensò
al volo con la mente ancora affogata nel caos fra quello che era
successo, l’eccitazione stessa innegabile e i fumi alcolici che gli
risalivano perché faticava a smaltirli.
Roby
logicamente capiva che doveva coprirsi e mettersi a posto, doveva anche
toglierselo di dosso, alzarsi e andare a dormire con Thiago… anzi,
doveva fare sesso. Doveva scopare subito perché nonostante fosse appena
venuto ne aveva ancora una voglia assurda.
Niente
di tutto quello era normale, specie che lo guardasse dall’alto e non si
muovesse, non si coprisse e non facesse nulla. Voleva vedere cosa
avrebbe fatto Kevin a quel punto, uno come lui che non si faceva
problemi a farsi gente per puro hobby… lui, in quelle condizioni, dopo
un equivoco simile… cosa avrebbe fatto?
Eppure
sapeva che provocarlo a quel modo equivaleva a cercarsela, Kevin era
così… faceva qualcosa solo perché lo sfidavano a farla, non si fermava
nemmeno a pensare se lo volesse o se fosse il caso.
E
le paure di Thiago di settimane prima divennero realtà.
Quando
gli aveva detto che dopo un po’ Roby era incapace di essere fedele a
qualcuno anche se l’amava… che era nel suo DNA andare con altri anche
senza motivi particolari… solo perché poteva, gli andava, gli si
drizzava… perché lui era così, ragionava più con l’organo genitale che
con il cervello e Thiago l’aveva sempre saputo, per questo gli aveva
fatto quel discorso, quel giorno. Ma non era mai stato convinto della
sua rassicurazione. ‘Ti amo, non lo farò mai’.
Stupide
cose che si dicevano.
Lui
sapeva com’era fatto.
Stava
di fatto che erano entrambi sposati e che per logica e onestà non si
dovevano reciprocamente poi molto.
Si
erano detti di amarsi, ma alla fine, a conti fatti, nessuno dei due era
famoso per essere fedele. E soprattutto non erano di esclusiva
proprietà l’uno dell’altro. Erano amanti, non avevano diritti e
obblighi da recriminare anche se crederlo era bello, talvolta, e
rassicurante.
Era
poi solo ipocrisia, alla fine dei conti.
Dopo
essersi guardati l’un l’altro ed essere tornati al punto principale
della questione, l’erezione ancora scoperta ed eccitata di Roby, tutto
fu cancellato per quel momento.
Perché
c’era quella maledetta parte basica di loro che sovrastava la parte
relativa ai ragionamenti ed ai sentimenti. Per questo quando si stava
male si faceva sesso, perché in quel momento, in un orgasmo, con gli
ormoni che scombinavano tutto quanto, non c’era spazio per altro che
quel godimento splendido e fisico. La mente si spegneva, il cuore
annegava e l’anima si congelava.
Per
questo era il famoso rimedio più vecchio del mondo. Non definitivo, non
duraturo, non effettivamente utile, ma comunque un rimedio che tutti
usavano in ogni caso.
Per
Roby fu strano. Fu un altro discorso.
Per
Roby fu semplicemente più forte di lui.
Spento,
si prese il proprio sesso fra le dita e cominciò a massaggiarsi proprio
davanti al viso intenso e magnetico di Kevin. Non smetteva di fissarlo,
passava dai suoi occhi acquosi e le labbra schiuse in un sospiro muto
di godimento, alla sua erezione che cresceva davanti a sé mano a mano
che aumentava l’intensità dei suoi stessi movimenti.
Ad
un certo punto, ipnotizzato da essi, non resistette più e aprendo la
bocca glielo leccò con la punta della dita. Roby come se non aspettasse
altro glielo indirizzò proprio lì e continuando a stimolarsi sempre più
in fretta sulla sua lingua, sentendo il calore bruciante che proveniva
da quel contatto proibito, sentì un’ondata salirgli di nuovo.
Kevin
dovette a quel punto solo chiudere le labbra intorno al suo membro
mentre glielo porgeva con più intenzione. Non dovette fare altro e
quando Roby si rese conto che Kevin era andato intanto a stimolarsi e
strofinarsi da solo, dopo aver tirato fuori il proprio stesso sesso,
ebbe il secondo assurdo orgasmo. Questa volta voluto, cosciente e
sentito.
Non
ebbe il tempo di calmarsi, riprendersi e capire in quanti guai fosse,
perché Kevin parve ritrovare forze ed alzandosi gli si inginocchiò a
cavalcioni sopra di lui che era seduto ma molto abbassato e mezzo
steso. Porgendogli la propria erezione eccitata in un chiaro messaggio,
Roby non si tirò di certo indietro e prendendolo per i fianchi, aprì la
bocca, tirò fuori la lingua e glielo leccò assaggiandolo con una certa
buona volontà.
Quando
glielo cinse con le labbra e cominciò a muoversi su di esso, Kevin
spinse a sua volta con colpi sempre più decisi, come se lo stesse
possedendo veramente, e fu il suo turno, nell’apice del momento, di
godere intensamente di quell’attimo di follia erotica dove loro più che
mai si erano dimostrati per quel che erano.
Due
che in certi momenti, se provocati e stimolati, non ragionavano più con
il cervello ma con un altro organo.
Quando
due così andavano in collisione, c’era da aver paura che non
riuscissero più a staccarsi.
Poi,
senza baciarsi né nulla, senza dirsi assolutamente mezza parola, come
se fosse tutto già piuttosto chiaro così, Kevin tornò a stendersi come
prima e di nuovo con la testa appoggiata sulle sue cosce -dopo che
questa volta Roby si era sistemato e coperto- si riaddormentò più
pacifico e rilassato che mai.
Questo
non risolveva nulla, il sesso -ed ormai l’aveva capito bene- non
risolveva mai nulla, ma almeno gli aveva dato la scossa per mettere
tutte le angosce da parte ed andare avanti in qualche modo.
A
Kevin aveva giovato, insomma. In qualche modo aveva giovato di certo.
C’era
da chiedersi di Roby… Roby che dopo due orgasmi di fila si addormentò
per forza, non certo per serenità…
Ma
il suo sonno fu turbato da incubi atroci che lo fecero dormire peggio
che mai.