NOTE:
questa fic l’avevo scritta mesi fa, quando sono andata ad aprirla ho
visto che era sparita. Non so come sia successo, ma ho dovuto
riscriverla, è venuta diversa dall’altra, però sono più contenta alla
fine. Patrick e Manuel sono giovani, ma si conoscono da una vita e non
è facile gestire un cambio nel loro rapporto come quello. Specie se i
caratteri dei due sono così forti e diversi. Forse con una mano di
Davide e Leo, i due riusciranno a capirsi. Manuel è uno dalla lacrima
facile ma che tiene generalmente un calmo e cauto controllo delle
situazioni, mentre Patrick è l’impulsivo e precipitoso di turno che non
sa proprio come si pensa. Riusciranno a comunicare? Ovviamente la serie
della stagione 2017/18 non è finita, seguiranno altre fic. Buona
lettura. Baci Akane
COME VOLEVASI DIMOSTRARE
Da lì non vedeva bene con chi stava parlando, ma non ci pensò molto. Come al solito.
Quella era la nuca del suo Manu, il resto non contava!
Così detto fatto gli
arrivò dietro appollaiando le sue mani sulle sue chiappe rotonde e
proprio mentre stava per mordergli il collo, vide con chi parlava e
sbiancò raddrizzandosi nello stesso momento in cui Manu si girava a
guardarlo come per ucciderlo.
E facevano male i suoi sguardi, ma in quel caso aveva proprio ragione!
Con lui c'era infatti Gigio e dopo qualche istante di shock e panico, Patrick cominciò a realizzare.
Manuel parlava con Gigio. Gigio!
Il suo ex!
Era da settimane, e
sottolineava settimane, che gli chiedeva di parlargli e dirgli di loro
e lui 'ma si ci vuole tempo e tatto, lasciami fare!' Ed i giorni
passavano.
Ora finalmente in un angolo di Milanello Manu gli parlava. Dopo sempre le stesse settimane che non lo faceva.
Patrick sorrise e inventandomi una pessima scusa se ne andò saltellando, sperando che fosse finalmente la volta buona.
Non poteva mica andare avanti per sempre così, no?
Patrick viaggiò a tre
metri da terra fino a che Manu non tornò in camera, appena lo vide gli
saltò addosso come un folletto iniziando a baciarlo su tutta la faccia
senza perdersi un solo centimetro.
- Guarda che non
gliel'ho detto. O meglio gli ho detto che abbiamo fatto pace, ma non
che stiamo insieme. Mi sembra presto un mese... - Patrick si fermò
subito come se gli avessero staccato i fili e scese giù già col broncio
sulla faccia.
- Un mese? A me sembra
un anno già! Non è che è solo un mese, comunque! È un fottutissimo mese
che non trombiamo! - Manu cominciò a strofinarsi la faccia sospirando,
mentre preferiva ignorare le sue solite sceneggiate di rito. Si sfilò
via la maglia dalla testa e si diresse al bagno per prepararsi alla
notte. Nel frattempo parlava paziente, senza sapere quanto ne avrebbe
avuta ancora...
- Sarebbe presto
comunque, ci siamo messi insieme da poco, non serve correre. - Fu come
sventolare un drappo rosso davanti al toro, Patrick sbatté la porta del
bagno spalancandola e si piazzò nel mezzo a fissarlo con le braccia
conserte e l'aria furiosa!
- Io lo sapevo! Tu ci
stai già ripensando! Sei sempre il solito eterno indeciso! Noi andiamo
avanti da anni, è solo che ci siamo detti che ci piacciamo da un
mese... Non puoi farmi aspettare così tanto! Se lo fai è perché non
provi le stesse cose e sei indeciso! -
Manuel gli schizzò il
viso con l'acqua del rubinetto per dirgli di abbassare la voce, poi si
asciugò il viso. Voleva dargli una testata, ma preferì stare tranquillo
e calmo. Non sapeva quanto poteva sopportare ancora di queste sue
uscite.
- Sai che non è così
come dici. È come esserci scoperti ora, è tutto un altro modo di stare
insieme e di vederci e viverci, non puoi andare sempre a cento, devi
anche passare per il cinquanta! Tu fai tutto facile ma già fatichi a
nascondere il fatto che ci siamo messi insieme... -
- Se tu lo dicessi a
Gigio non ci sarebbe questo problema! - Ribatté Patrick convinto mentre
Manu usciva dal bagno come se non ci fosse nessuno. - E NON IGNORARMI!
- gridò sempre esagerato. Manu si fermò e si mise una mano sulla fronte:
- Ti prego Patrick non gridare, abbiamo due camere attaccate, non siamo isolati! -
- Oh vaffanculo, tu sei
più preoccupato degli altri che di me! Io non ho dubbi e so cosa
voglio, tu usi gli altri per dire che invece non sei sicuro! Io lo
sapevo che finiva così! Lo sapevo! Ti conosco, anche se tu pensi che
mettersi insieme cambi tutto! Ma non è cosi! -
Con questo Patrick
prese il suo pigiama ed uscì scalzo dalla camera alla volta di qualcuno
che potesse ospitarlo. Manuel rimase a fissare la porta sbattuta, in
piedi in mezzo alla camera vuota, incredulo che avesse detto davvero
tutto quello e che se ne fosse anche andato.
- Non ci credo... Ma
come fa ad essere così immaturo? Non esistiamo mica solo noi due,
cazzo! E poi che c'entra il voler andarci piano con il non voler
mettere i manifesti in giro? È insensibile lui e poi dice che io sono
insicuro! Che si fotta! -
E così dopo questa Manuel si mise a dormire. O per lo meno ci provò.
Di solito quando
Patrick faceva sceneggiate simili, in una notte od un paio d’ore gli
passava, ma in quel caso era probabilmente troppo esasperato e la cosa
andò avanti anche al mattino.
Manu convinto che fosse
tornato ragionevole a colazione fece per avvicinarsi, ma quando Patrick
gli lanciò uno sguardo truce cambiando direzione col vassoio, Manu alzò
gli occhi al cielo.
- Che gli hai fatto? -
Chiese Davide avvicinandosi, Manu si girò cercando Gigio e vedendolo
con Alessio gli rispose sibilando infervorato:
- Io?! È lui l’immaturo! Vuole tutto e subito senza guardare in faccia nessuno! -
- Ancora con quella
storia? - Chiese Davide sorpreso ed esasperato, Manu si aggrottò mentre
si sedeva con lui ad uno dei tavoli della mensa.
- Certo! È lui che
insiste! Siamo insieme da un mese, che pretende? Lui vuole fare sesso e
mettere i manifesti sulla nostra relazione! Io non sono così, non lo
farò mai! Anche se non dovessimo stare attenti a Gigio non lo farei! E
il sesso... insomma, non siamo insieme da mesi, ma da uno! - Davide
inarcò le sopracciglia.
- Sì ma vi conoscete da
quando avevate dieci anni! - A Manu per poco andò di traverso il
boccone che aveva addentato infervorato.
- Anche tu così?! - Davide alzò le spalle sincero.
- Beh, devi ammettere
che aspettare ancora quando vi conoscete da dieci anni è un po’ strano.
Certo che poi gli salta su il nervo, lui poi li ha sempre scoperti,
figurati! - Manu scosse la testa sospirando, tornando a mangiare
continuando convinto della sua.
- Non è così, lui vuole
fare sesso per farlo, perché è vergine, perché è arrapato, perché è il
suo chiodo fisso. A me piace fare sesso con il mio ragazzo quando c’è
del sentimento. Non dico amore, ma qualcosa che ci somiglia, quando c’è
un trasporto emotivo, oltre che ormonale! Ci siamo messi insieme da
poco... - Manuel insisteva su quello mentre Davide ascoltava serio
cercando di capire chi avesse ragione.
- Penso che avete
entrambi una parte di ragione, è vero che Patrick è arrapato, ma è
innamorato perso di te da un sacco di tempo, il fatto che siete venuti
allo scoperto da un mese non significa che non ci sia qualcosa già da
prima. - Manuel si zittì non trovando niente da ribattere, sospirò ed
annuì per poi scuotere la testa.
- Non lo so, comunque non metteremo i manifesti! -
Davide ridacchiò.
- Tu non li metterai.
Come fai a perdere la testa per uno che è un manifesto vivente? - Manu
a quello non seppe rispondere così Davide continuò a dire quel che
pensava. - Patrick vede il tuo nascondere la cosa a Gigio come una tua
insicurezza, lo usi per non approfondire con lui. E questo lo so, non
me lo deve dire lui. Anche se poi l’ha fatto. - Ammise con un sorrisino
paziente. Manuel fece lo stesso istintivamente. Patrick era così
prevedibile. Adorabilmente prevedibile.
- Ma non è vero che
sono insicuro di lui. È solo che... sai come sono fatto... ho bisogno
dei miei tempi e... - Davide alzò il cucchiaino con cui aveva mescolato
il caffè e glielo puntò contro:
- Sii sincero una
volta. Cosa ti frena? Gigio non vuole essere preso in giro, tu lo stai
prendendo in giro. Per cui non è lui. - Manu si morse il labbro
storcendolo. Fissò la propria tazza di caffè mentre Davide soddisfatto
beveva la propria. Rimasero in silenzio fino alla fine della colazione,
poi si alzarono insieme e sempre rimanendo in parte rispetto alla
squadra che tornava in camera per finire di prepararsi prima della
lezione di tattica, Manuel si decise a rispondere a quella domanda
pesante e mirata:
- Forse ho paura che
dopo che faremo sesso, Patrick si stufi e passi ad altro. Che da me
voglia solo perdere la verginità, il suo pensiero fisso. Che dopo un
po’ finisca tutto e passi ad altri, non so... di... di non essere io
davvero, ma solo una sorta di soluzione perfetta al suo problema
ormonale! -
Davide sentendolo
chiuse gli occhi incredulo e scosse la testa, sospirò e pazientemente
si fermò davanti alla sua porta guardandolo meravigliato.
- Tu sei pazzo se credi
che lui non sia innamorato perso di te. Al mondo puoi avere dubbi su
molte cose, ma non sul fatto che lui sia innamorato di te. E con
innamorato intendo proprio INNAMORATO! - Concluse Davide calcando la
parola ‘innamorato’.
Manuel si dimenticò il
labbro inferiore all’infuori in un broncio infantile e delizioso per
poi rimanere inebetito a guardare Davide andarsene.
Ed ora poteva sentirsi solo un grosso stupido.
Patrick aveva pianto,
quella notte, convinto che quella volta avesse perso Manuel. Alessio e
Leo avevano avuto il loro da fare a tirarlo su e a convincerlo che non
era così, però ci aveva pensato tutto il resto della giornata, ogni
minuto ad osservarlo di nascosto mentre parlava con Davide, mentre
faceva il politicamente corretto con Gigio che poi dopo soffriva più di
prima, mentre faceva l’amico di tutti con gli altri della squadra.
Non si trattava di avere maschere, Manuel era davvero così equilibrato e gli piaceva per questo, perché lui invece non lo era.
Però non capiva se quel
suo tentennare derivasse dal fatto che in realtà non fosse davvero
innamorato, non come lui. Che preso dalla foga di un momento, dopo un
litigio raro fra loro, Manuel avesse agito avventatamente e poi magari
gli ormoni avessero fatto il loro.
Non capiva questo suo trascinare il loro rapporto, ormai un mese di rodaggio era passato, perché non fare un passo in avanti?
Coccole a volontà, palpatine, toccate, masturbazioni e baci all’infinito, ma poi un bel segnale di stop sopraggiungeva sempre.
Un po’ lui così ci
impazziva, lo stuzzicava senza dargli tutto. Ma un po’ ci rimaneva
male. Forse Manuel non lo voleva davvero e non sapeva come dirglielo
per non ferirlo, così usava Gigio e la questione dell’andarci piano.
Per cui per tutto il tempo ed anche durante la partita Patrick fu appannato e nervoso, di sicuro non il solito Patrick.
Quando lui aveva qualcosa tutta la squadra se ne accorgeva.
Fu lì che Manuel ebbe
conferma che Patrick ne stava soffrendo davvero molto e nel vederlo
così si rese conto che non voleva questo per lui, che vederlo cupo e
sofferente non era davvero il suo desiderio, anzi.
Si accorse che gli mancavano i suoi sorrisi, i suoi abbracci, i suoi salti e la sua voce assordante.
Capì e decise che non poteva sempre essere egoista e vivere in sicurezza calpestando gli altri intorno.
Aveva gestito la
relazione con Gigio alla sua maniera, insistendo nel non vedere quello
che invece lui vedeva, anche se poi alla fine aveva avuto ragione.
Ora stava facendo la stessa cosa.
“Non ferirò anche
Patrick. Non ferirò proprio lui. Non sarò io la causa della sua
sofferenza. Non è questo che voglio, no di certo. Forse sono insicuro
di mille cose, ma sono sicuro, sicurissimo che voglio che lui sia
felice.”
Fu così che sedendosi vicino a Gigio dopo la partita gli chiese se poi lo poteva accompagnare a casa che doveva parlargli.
Patrick notò il gesto,
ma non sentì cosa si dissero, la sensazione che provò fu quella di un
pugno allo stomaco mentre la rivelazione del secolo lo colpiva come un
fulmine in un cielo già scuro ed annuvolato.
Una sorta di colpo di grazia.
“Ecco perché tentenna e
non si decide! Come ho fatto a non accorgermene? Prova ancora qualcosa
per Gigio! Del resto è successo tutto così in fretta, si è lasciato con
lui e si è messo con me ed io lo sapevo, LO SAPEVO che non andava bene,
ma sono un idiota e non riesco a pensare quando devo farlo e così poi
me la prendo in culo! Bravo Patrick, impara a pensare prima e a non
piangere dopo! Era presto, non era sicuro ed ora sta cercando di capire
chi ama fra me e lui! Ecco perché la prende lunga! Solo che non ha il
coraggio di dirmelo, non vuole ferirmi, perché Manu è così!”
Vedendoli prepararsi ed
uscire insieme dallo spogliatoio con arie strane, pesanti, il panico di
Patrick aumentò e premendo la faccia nell’asciugamano tornò a provare
il desiderio di piangere e gridare insieme. Quella era la fine, quella
era la disperazione. Funzionava in quel modo! In quel maledettissimo
modo!
Un momento stai con uno, un momento con l’altro e poi non sai più chi scegliere e lasci tutti o torni con il primo.
Il dolore che provò in
quel momento difficilmente l’avrebbe poi dimenticato e quando uno
impulsivo e precipitoso prova un dolore simile, poi le conseguenze non
sono mai sottili ed indolori.
Doveva pensare prima di fare le cose, ma il problema era che secondo lui quella volta l’aveva fatto.
Per cui quando vide che davanti casa di Manuel c’era la macchina di Gigio il mondo gli crollò addosso.
Insieme da un mese e già lo tradiva col suo ex.
Doveva pensare, certo. Ed ora l’avrebbe fatto.
Mentre respirava
profondamente e iperventilando, mentre la testa girava veloce in stile
Ferrari testa rossa, Patrick stringeva il volante in modo forsennato
ripetendosi come un matto:
“Pensa Patrick. Pensa.”
E poi: “Sì, ma a cosa? Quello è la che cerca di rubarmi il ragazzo,
dannazione! Vuoi rimanere qua a pensare oppure vuoi agire e
impedirglielo?”
Stava scendendo dall’auto quando la porta di casa di Manuel si aprì e Gigio uscì.
Al buio non capì che espressione avesse, sorrideva o piangeva? Voleva tagliarsi le vene o si stava leccando i baffi?
Patrick decise che
aveva aspettato abbastanza e scendendo davvero si precipitò da Manuel,
suonò deciso e mentre si sentiva tremare dalla rabbia, appena vide la
sua faccia davanti che gli apriva, la sua bellissima faccia
meravigliata con gli occhi rossi che cercava di non piangere o che
l’avevano appena fatto, il basso residuo di cervello di Patrick andò
definitivamente a quel paese e prendendolo per il bavero della maglia
lo spinse dentro entrando con lui, furioso come non mai e con tutta
l’intenzione di mettersi a gridare come un forsennato.
Ma non riuscì a dire
nulla, perché appena dentro notò che dal salotto c’era la televisione
accesa ed una luce minore accesa che attenuava la penombra.
Si fermò con la bocca
spalancata e l’insulto ‘Sei una puttana’ sulla lingua, girò la testa
ancora tutto aggrappato a Manuel e vide i suoi genitori seduti sul
divano di casa a guardare la televisione. O meglio al momento a
guardare lui che sembrava voler picchiare loro figlio.
Patrick chiuse la bocca immediatamente, impallidì e inghiottì l’insulto.
- Ah, buonasera... - Li
salutò lasciando la maglia di Manuel e dandogli delle pacche
imbarazzate sul petto. - Bella partita, eh? - Che ormai era finita da
un po’.
Manuel si chiuse la
faccia con una mano mentre indietreggiava volendo solo sparire perché
aveva capito cosa era successo e voleva dare una testata a quell’idiota
del suo ragazzo.
- Molto bella. -
Risposero interdetti indecisi se dovessero intervenire, Patrick capendo
la loro incertezza mise un braccio intorno al collo di Manuel.
- Noi... noi dobbiamo solo parlare, ma va tutto bene. - Continuò sorridendo con una sonora faccia da schiaffi.
Manuel continuava a volerglieli dare, quegli schiaffi, ma decise che per il bene dei suoi genitori doveva reggergli il gioco.
- È solo scemo, fa
tanto chiasso per le cagate più pazzesche... avrà trovato finalmente
una ragazza che se lo fila! - Perché era risaputa la sua sfiga in fatto
sentimentale visto che loro lo conoscevano da molto, quanto Manuel
stesso, e non l’avevano mai visto con una ragazza accanto.
Madre e padre annuirono
sempre poco convinti, loro malgrado salirono le scale ed andarono in
camera, appena chiusero la porta fu Manuel a mettergli una mano sulla
faccia e a scrollarselo di dosso come faceva con un animaletto
fastidioso. Patrick si ritrovo così scacciato e fece il broncio
ricaricandosi di nuovo, anche se con meno ferocia di prima.
- Adesso è ora che tu
mi dia spiegazioni! - Sibilò cercando di non farsi sentire dai genitori
che per quella sera avevano avuto abbastanza sorprese. Manuel capì in
quel momento che doveva prendersi un appartamento per conto proprio,
ora che Patrick faceva parte della sua vita in quel senso chissà quante
volte avrebbe fatto sceneggiate simili e poi pretendere che si frenasse
anche in casa oltre che fuori, era davvero una crudeltà.
A lui per primo gli piaceva quando faceva il matto. Anche se in quel momento aveva qualcosa da ridire a sé stesso.
- Io vorrei sapere cosa
ti dice il cervello quando decidi di piombare in casa mia coi miei
dentro! Anche se non erano lì potevano essere a dormire, saresti
entrato facendo una piazzata per cosa? Solo perché hai visto Gigio
andare via da qua? -
- Solo!? SOLO!? - Gridò di nuovo scandalizzato Patrick ritrovandosi la mano di Manuel sulla bocca che lo zittiva subito.
- Giuro che ti soffoco!
- Lo minacciò severo. Patrick si morse la bocca una volta che gliela
lasciò, voleva essere lui quello che gestiva la situazione, perché
invece era Manuel? Come faceva ad essere sempre lui?
Questa volta aveva torto, ne era sicuro!
- Tu sei indeciso
ancora fra me e Gigio, prima penavi di volere me ma poi dopo un po’ ci
hai ripensato di nuovo! Ecco cosa è successo! Solo che non me lo vuoi
dire per non ferirmi! Ed è per questo che la tiri per le lunghe! -
Manuel lo fissò esterrefatto che potesse aver pensato a quello,
vedendoselo capitare in casa con quella verve aveva pensato a qualcosa,
ma non a quello.
- Tu sei matto! Hai
usato i pochi neuroni del tuo cervello per tirare fuori questo? Non so
nemmeno se vale la pena che ti spieghi, allora! Se tu pensi questo di
me! -
- Tipica frase di chi
invece ha fatto un danno e cerca ancora di salvarsi in corner! - Ma
dopo di quella sparata detta totalmente senza riflettere, Patrick si
beccò uno spintone che lo fece finire contro il muro, alcuni libri
caddero dalla libreria accanto.
Dopo di questo, gelidamente furioso, indicò la porta.
- Vattene da qua se
pensi questo! - Patrick ci rimase male ed ebbe un istante, un soffio
per decidere come agire e di nuovo avrebbe avuto bisogno di pensare, ma
tanto nel suo caso pur avendone l’occasione, non lo faceva ugualmente
bene.
Così prese respiro e scosse la testa.
- No invece! - Manuel
lo fissò furioso e ferito mentre gli occhi gli brillavano perché voleva
piangere ma non voleva farlo davanti a lui. Patrick lo capì e si
infuriò perché le sue lacrime erano un punto debole.
Manuel si avvicinò
veloce a due centimetri da lui, fissandolo arrabbiato e non più gelido
ma davvero sconvolto, indicando sempre la porta con il braccio teso
fino allo spasmo.
- Vattene! -
Patrick fece un altro
passo in avanti a toccarlo col corpo e sfiorarsi coi nasi, poi scosse
la testa sicuro, altrettanto arrabbiato.
- Ho detto no! -
- Perché rimani se
pensi che ti posso tradire di già? Se pensi che io sia una banderuola
che non sa cosa prova, che passa da uno all’altro così senza nemmeno
dirlo? -
- Perché sei la cosa
più importante della mia vita ed ho capito che ho di nuovo sbagliato e
se me ne vado da questa porta sarà finita davvero! - La sua sincerità
disarmante fece come sempre breccia in Manuel che trattenendo il fiato
si trovò a lasciarlo andare insieme al braccio che cadde giù lungo il
fianco.
- Dio Cristo Rick!
Perché devi farmi impazzire così? Non abbiamo mai discusso tanto come
in questo mese e mezzo, io non riesco a capire! È questo stare insieme?
Forse era meglio prima che eravamo amici! - Manuel crollò dandogli la
schiena mentre cercava ancora di non piangere, ma ora era davvero
difficile. Si sentiva la tensione uscire e denudarsi davanti a lui.
- Senti, mi dispiace,
ma tu non sei un mostro di loquacità ed io sono un idiota precipitoso!
Ho provato a stare fermo, ma vi ho visto andare via insieme e poi lui
usciva da qua e... non penso niente di tutto quello, ma so che sei una
persona insicura, non incostante o indeciso! Insicuro! Ed è vero! Io...
io sono solo terrorizzato dal perderti! Non so perché non vuoi andare
oltre, ti conosco e so che dietro alle tue spiegazioni c’è
qualcos’altro e... - Patrick non si sarebbe interrotto fino a che non
avrebbe ottenuto la risposta giusta, così Manuel si girò e gliela
diede, esasperato.
- Ho paura che se
facciamo quel passo tu poi ti stufi subito e mi lasci o che il rapporto
si rovini perché spesso è così che succede! Ho paura che tu non provi
davvero quello che dici, che tu ne sia convinto ma che in realtà è solo
voglia di stare con qualcuno ed io ora sono solo il miglior partito, ma
che poi quando avrai provato e ti sarai calmato capirai che era solo
amicizia e... - E poi Patrick gli chiuse la bocca e fermò le lacrime
che ormai scendevano.
Le fermò premendo la bocca sulla sua, invece di usare la mano come prima aveva fatto lui.
Il silenzio tornò e questa volta un silenzio purificatore.
Rimase così tenendolo
per il viso, sicuro e forte, la bocca sulla sua per qualche istante,
poi si separò e lo guardò da vicino, shoccato.
- Non so come farti
sentire quel che provo! Io non so niente dell’amore, ma so che sei al
centro del mio universo e voglio ogni singola parte di te, fisicamente,
mentalmente, spiritualmente... mi fa impazzire l’idea che sia tu che
invece possa non provare lo stesso per me, che tu stia scappando da me
o non lo so. Come posso fartelo sentire? -
Manuel sorrise fra le lacrime.
- Lo sento. - Poi
aggiunse prima di perdersi nel suo abbraccio. - Ho detto a Gigio di
noi. - Gli portò le braccia intorno al suo corpo, nascose il viso
contro il suo collo. - Voglio fare l’amore con te. -
Ecco come spegnere Patrick. Niente pugni, spinte e mani sulla bocca. Niente parole. Niente litigi.
Manuel nella sua completa sincerità e fragilità che decideva di darsi a lui.
Patrick fu investito da
un’ondata fortissima emotiva, non capendo niente in un primo momento lo
baciò con foga mentre sentiva addirittura gli occhi bruciargli, mentre
le mani viaggiavano sul suo corpo alla ricerca della zip della felpa.
Gliela abbassò e con le
lingue intrecciate ed il cuore in gola, proprio come si era buttato, si
ritirò bruscamente iniziando a scuotere la testa stringendo gli occhi e
aggrottando la fronte.
- Cosa? - Chiese ansimante ed agitato Manuel, la fronte appoggiata alla sua, le mani sui fianchi.
- Non così, non ora.
Siamo agitati ed hai ragione su una cosa. - Manuel ritirò la testa
shoccato al sentirglielo dire, lo guardò per capire se scherzava e
Patrick si decise ad aprire gli occhi e guardarlo concentrato e con una
certa fatica negli occhi. - Voglio che sia perfetta e voglio fare
l’amore, non sesso. Niente sesso precipitoso. Voglio che sia
indimenticabile e voglio capire di più cosa sono i sentimenti e
l’amore. È vero che forse è presto, fino a pochi giorni fa non sapevo
nemmeno che esistessero i sentimenti ed ora dico che non so niente
dell’amore, ma voglio fare sesso. Faremo l’amore quando avremo capito
che ci amiamo, che è quello ciò che proviamo. Va bene? - Manuel lo
guardò seriamente sconvolto e gli toccò la fronte per sentire se aveva
la febbre, Patrick rise e gli prese la mano baciandosela, se la tenne
sulle labbra, stretta nella propria, e lo guardò sollevato sentendosi
meglio per quella decisione.
- Sei sicuro? Io sono disposto a farlo ora. -
- Voglio farlo quando
sono pronto a dirti che ti amo e che non ho dubbi su questo. E voglio
che anche tu me lo dica ed in quel momento lo faremo. Penso che quello
sia il modo perfetto per perdere la mia verginità, che ne dici? -
Manuel ancora non ci credeva a quel che sentiva, si strinse nelle
spalle sconvolto ed annuì, poi capì.
- Con chi hai parlato?
- Patrick a quel punto, capendo che a Manuel non avrebbe mai potuto
nascondere nulla, sorridendo colpevole lo ammise.
- Leo. - Manuel sospirò ed alzò gli occhi al cielo.
- Faremo un regalo e Leo e Davide! -
Patrick sorpreso:
- Tu con Davide? - Manu annuì sorridendo, poi decise di sancire quel patto straordinariamente saggio con un bacio.
- Sei d’accordo? -
Chiese dopo Patrick. - Sei ferito da questo? Ti senti di nuovo
insicuro, non so... - Manuel rise di gusto e spontaneo e gli pizzicò le
guance.
- Sì, sono sicuro e non
ho rimpianti! Fidati una buona volta! Non cambierò idea su di noi. Non
così presto... - L’aggiunta aggrottò Patrick, ma Manuel ridendo di
nuovo forte lo prese per mano e se lo trascinò verso il letto vicino al
quale fece sparire la felpa ed i pantaloni, infilandosi degli shorts
con cui dormiva, poi senza dire nulla tirò altri shorts a Patrick i
quali se li infilò dopo aver eseguito l’ordine tacito di spogliarsi.
Quando si stesero nel
letto sotto le coperte calde, Manuel si accoccolò fra le braccia sicure
e protettive di Patrick. Entrambi sospirarono, gli baciò la tempia e
chiusero gli occhi avvolgendosi uno all’altro in quello scenario dolce
e perfetto rispetto a come erano andati gli ultimi giorni.
Una giostra infinita,
una giostra fatta di alti e bassi ma che alla fine in un modo o
nell’altro li avrebbe sempre visti in piedi.