NOTE:
ho scritto questa fic prima che il campionato scorso finisse e non
sapevo come sarebbe andata l’estate, ma probabilmente me lo sentivo che
sarebbe tutto cambiato. La fic si incentra sul rapporto d’amicizia fra
Alessio e Juraj e conclude con un’ultima confidenza ed un’ultima mano
di Alessio, onnipresente, per quel testone che ha appena capito che è
innamorato di Gianluca, ma non sa proprio come fare.
Ogni tanto scrivo anche di
rapporti d’amicizia dove non c’entra niente né il sesso né l’amore.
Ormai manca poco per completare la serie, in pratica la chiusura fra
Juraj e Gianluca ed il cioccolatino fra Sinisa ed Alessio che ci sta
sempre. Poi la mia mente sta elaborando qualcosa sulla nuova squadra di
quest’anno, ma vedremo. Buona lettura. Baci Akane
CONCLUSIVO
Ci volle poco ad Alessio per
capire che Juraj aveva qualcosa, comunque gli tolse ogni dubbio sentire
il rumore che faceva utilizzando i macchinari in palestra.
Gli era rimasta la mania di
venire in palestra a Milanello al mattino quando non c’era mai nessuno,
nonostante quello fosse diventato la scorsa stagione l’appuntamento
fisso con Sinisa. Tutt’ora ogni volta che ci entrava e la vedeva vuota,
gli veniva un sospiro enorme.
Quel giorno il chiasso dei pesi che si schiantavano contro il fondo delle macchine, lo lasciarono a dir poco sorpreso.
Alessio diede un’occhiata e vide Juraj con un’aria tetra cambiare posto e passare dai pesi alle gambe, al manubrio.
Si stava ancora sistemando che
lo sentì cominciare coi sollevamenti da disteso. Non ci fece subito
caso, decise di lasciargli ancora un po’ di tempo per scaricare, poi
però pensò che se era davvero arrabbiato per qualcosa non era indicato
fargli fare sollevamento da solo.
Nemmeno il tempo di pensarlo
che lo sentì imprecare nella sua lingua, Alessio corse subito e lo vide
con il manico del manubrio schiacciato contro il petto ed il polso
eccessivamente piegato all’indietro.
Lo prese e lo mise al proprio posto sui ganci, nel farlo sentì quanto pesava.
- Juraj, ma sei pazzo? Quanto ti sei messo su? -
Juraj non rispose ed Alessio
non controllò i pesi per preoccuparsi del suo polso. Glielo prese
subito e lo slovacco brontolò sfilandoglielo.
- Tu non ti lamenti mai, se lo
fai vuol dire che ti sei fatto qualcosa di serio! - Esclamò sicuro
Alessio obbligandolo poco gentilmente ad alzarsi a sedere.
Juraj sospirò seccato smettendo subito di lamentarsi.
- Non è niente, ho solo fatto
un movimento sbagliato, non ero pronto a sollevare tanto peso ed il
polso era piegato male! - Cercò di spiegare come se quello alleggerisse
la situazione.
Alessio sospirò ed alzò gli occhi al cielo.
- Su, andiamo a mettere del ghiaccio. -
- Non serve! - Juraj voleva
riprendere coi sollevamenti, ma Alessio gli prese il gomito in uno dei
punti di pressione che toglievano la forza, alcune delle cose che gli
aveva insegnato Sinisa pensando potesse servirgli un’informazione del
genere. Juraj in breve si trovò tirato verso l’infermeria, a quell’ora
deserta come il resto del centro sportivo aperto solo dai portinai.
- Non serve, sai? - Disse convinto Juraj cercando di nascondere il polso sinistro che invece gli batteva dolorante e bruciante.
Alessio lo piantò davanti alla
porta chiusa senza dargli retta, andò dal portinaio e spiegò la
situazione, così tornò poco dopo con le chiavi. Trionfante lo fece
entrare e lo spinse sul lettino sentendosi tanto un dottore.
“Sinisa pagherebbe oro per
essere al posto di Juraj e giocare al dottore con me!” Pensò divertito
mentre apriva sportelli alla ricerca di quello spray magico che usavano
i fisioterapisti per far rientrare le botte che ricevevano in partita.
- Dove sarà? - si disse aprendo a destra e sinistra.
- Non serve… - Continuò come
un mantra Juraj chiudendo gli occhi. Una volta seduto ed ignorato da
Alessio che per poco non rovesciò ogni cassetto, Juraj sentì la
stanchezza per la propria punizione auto inflittasi e si stese giù
coprendosi gli occhi con l’avambraccio.
Alessio alla fine rinunciò
allo spray magico, ma trovò in un mini frigo dei sacchetti di ghiaccio,
così ne prese uno e andò da lui. Quando lo vide così rimase sorpreso
capendo quanto dovesse stare male, ma non certo per il polso.
A volte Sinisa faceva così.
Quando ne aveva fin sopra i capelli si stendeva silenzioso nel divano e
si copriva gli occhi col braccio, non diceva nulla. Faceva solo questo
e lui sapeva che aveva bisogno di ricaricarsi.
Gli prese il polso del braccio
abbandonato sullo stomaco e ci mise delicatamente su il ghiaccio,
rimase poi così in silenzio per un po’ notando come Juraj non faceva
una piega al contatto con il freddo su un posto che gli doleva
chiaramente molto.
Probabilmente era stata un’insaccata o una storta.
- Cosa mi sono perso? - Chiese dopo un po’ paziente, col fare tipico del fratello coscienzioso.
Juraj fece finta di non capire, non ne aveva voglia ora.
- In che senso? - Alessio rise
e si sedette su uno sgabello lì vicino mentre continuava a tenergli il
ghiaccio sul polso. Essere completamente soli aveva i suoi vantaggi, si
disse. L’atmosfera era quella giusta. Quasi una sorta di sacralità.
- Non ti ho mai visto così
arrabbiato. - A parte quando l’altro ieri aveva reagito al giocatore
dell’Atalanta per difendere Gianluca.
Non l’aveva visto e sentito tutto il giorno successivo, ora lo ritrovava lì in quello stato.
Sicuramente doveva aver fatto qualcosa.
Juraj rimase un po’ zitto, il
silenzio parve diventare gigantesco ed Alessio per un momento pensò
d’averlo perso, che non avrebbe risposto. Invece dopo un po’ tornò.
- Sono in un casino, Ale. -
Alessio si strofinò le labbra trattenendo il fiato, chiuse gli occhi e
sperò di trovare le parole adatte per aiutarlo.
- Sei andato a letto con Mati
per dimostrare che non pensi a Gianluca? - Perché di certo non ci
voleva un genio, ma comunque Alessio era particolarmente intuitivo.
Juraj, sospendendosi a sua
volta, spostò finalmente il braccio che gli copriva gli occhi e lo
guardò sorpreso. Alessio sorrise paziente e consapevole.
- Ormai ti conosco, se cominci così puoi aver fatto solo questo. -
Juraj abbassò del tutto il
braccio come a togliere la barriera che aveva innalzato e lo guardò in
attesa di una soluzione che a quel punto sperava arrivasse. Gli occhi
cupi e turbati colpirono Alessio, solitamente l’azzurro faticava a
diventare buio, ma i suoi, oggi, lo erano.
- Non ci sono andato a letto,
ma quasi. Comunque abbiamo fatto qualcosa. Poi… - Nel ricordarlo fece
un ghigno. - Poi la tua voce nella testa mi ha detto che se davvero
volevo fare le cose per bene, scoparmelo in un locale non era di certo
la cosa giusta. - Alessio si sorprese nel sentirlo.
- E ti sei davvero fermato? -
Impensabile, si disse. Non ci poteva proprio credere che Juraj, QUEL
JURAJ, non se lo fosse portato a letto.
Alessio aveva saputo dall’inizio che l’avrebbe fatto in modo avventato, però ammirava che ci avesse provato.
Juraj annuì col broncio, vergognandosi di sé come se fare una cosa buona, improvvisamente, fosse una cosa brutta!
Alessio rise in quella
reazione e appoggiò il viso contro il suo petto in modo molto informale
che fece sorridere Juraj, finalmente.
- Beh, per me è una cosa folle! - Alessio annuì raddrizzandosi.
- Appunto! Ma sembra che sia
anche una cosa brutta esserti fermato! - Juraj rimase a fissarlo senza
capire arricciando il naso. - Hai fatto la cosa giusta ma sembra che
sia stato brutto! - Juraj così si strinse nelle spalle ovvio.
- Eh beh certo, preferivo
scopare! È più bello, no? - Alessio gli diede un pizzicotto al
capezzolo girandoglielo con forza, ma lui non si lamentò dandogli
conferma che Juraj era di amianto e che se gli faceva male il polso,
allora probabilmente era rotto.
- Ma allora quale sarebbe il
casino? Sei rinsavito, sei cresciuto, sei maturato! Sei riuscito a fare
quel passo che cercavi di fare, no? - Alessio effettivamente non capiva
la sua angoscia, ma Juraj si alzò a sedere di scatto ignorando la testa
che girava per il movimento improvviso, mise giù le gambe e rimase a
fissare Alessio negli occhi, seduto davanti a lui, un po’ più basso
rispetto a lui, che ancora gli teneva il ghiaccio nel polso meno rosso
e gonfio.
- Il casino sta nel fatto che
stavo mandando tutto a puttane per dimostrare che non penso a Gianluca,
come hai detto tu. E Mati lo ha capito. E ha detto che devo riprovarci
con lui per non avere rimpianti. E che sarebbe stata una bella storia,
ma probabilmente non è il momento giusto o la persone giusta… insomma
MI HA SCARICATO! - Lo disse come se fosse un affronto, uno scandalo,
uno shock e Alessio non trattenne le risate ancora una volta,
nascondendo il viso nella mano libera in un gesto un po’ aggraziato.
Juraj rimase fermo a fissarlo imbronciato.
- La smetti di ridere? Per me
è una cosa seria! Non solo non me lo sono portato a letto alla fine, ma
mi sono fermato da solo dal farmelo e poi lui, per giunta, mi ha
scaricato! HA SCARICATO ME! ED IO NON ME LO SONO COMUNQUE SCOPATO,
CAZZO! - Per lui era davvero scandaloso ed era sincero, Alessio si
ritrovò con le lacrime agli occhi e se le asciugò pregando di riuscire
a smettere.
- Sembrava una tragedia da come l’avevi messa! Ero pronto a raccoglierti col cucchiaino! -
- Che c’entra ora il
cucchiaino?! - Juraj era anche meno ricettivo del solito e già di norma
lo era molto poco. Alessio si sforzò sentitamente di non continuare a
ridere e ci riuscì.
- È un modo di dire. - Spiegò paziente.
- Se non la smetti con questi modi di dire… - Juraj iniziò a minacciarlo, ma Alessio lo fermò passando alle cose più serie.
- Comunque pensavo fosse
successo qualcosa di grave, ma questo è bello, Juraj. - Lui proprio non
riusciva a capirlo. L’aveva tenuto sveglio tutta la notte e tutto il
giorno successivo fino a ritrovarsi furioso. Non per la mancata ‘botta’
a Mati, come diceva lui. Ma perché alla fine aveva interrotto quella
cosa bella e giusta con lui per Gianluca! Con cui aveva rotto perché
aveva già sbagliato tutto.
- Perché sarebbe bello? Io lo
vedo come l’ennesimo fallimento! Nemmeno se mi impegno riesco a far
funzionare qualcosa! Devo smettere di provarci! -
Alessio così si ammorbidì e
prese la mano di Juraj dove stava mettendo il ghiaccio, la prese con
l’altra in modo da tenerla fra le sue e fermo al tempo stesso. A quel
contatto estremamente umano Juraj si agganciò ai suoi occhi e non si
staccò, smise di respirare e cominciò a sentirsi strano, indolenzito…
quasi come se tornasse lentamente alla vita dopo secoli di oltretomba.
- Perché sei arrivato al punto
che volevi. Cercavi di arrivare lì, capisci? Eri stufo del sesso e
basta, volevi qualcosa di più e pensavi che ricominciando da zero fosse
più facile… ma in realtà tu quel qualcosa in più l’hai già trovato in
Gianluca e l’hai capito. Sei arrivato lì prima di quello che avevi
pensato e l’hai capito, ti sei fermato e non hai commesso l’ennesimo
errore con Mati! - Juraj ora, e solo ora, lo vedeva e lo capiva.
E lì l’opera di rigenerazione cominciò davvero.
Un’opera che sarebbe stata completa con qualcun altro, in un altro momento, un momento migliore, con la persona perfetta.
Iniziò a mordersi il labbro mentre le lacrime bruciavano per uscire, traditrici.
Alessio le vide e capì che non
voleva piangere o per lo meno non voleva farsi vedere, così lo attirò a
sé con la mano che lasciò la sua e gli nascose il viso contro il collo,
trattenendolo per la nuca.
Juraj non si oppose e fu tutto
un istante quasi eterno. Docile, fragile. Alessio aveva una sorta di
potere di cui non era nemmeno consapevole. Spingeva la gente a
chiedergli aiuto e a fidarsi di lui. Il punto era che li aiutava
sempre, alla fine.
Alessio non avrebbe mai
dimenticato quel momento con lui, quel momento specifico. Il momento
della consapevolezza e della resa, la resa a quel lato umano e maturo
di sé, il lato di chi aveva capito che amava ancora.
- Mi prometti una cosa? -
Disse dopo un po’, capendo che era riuscito a non piangere dopo sforzi
sicuramente enormi. Juraj si staccò e lo guardò in attesa, Alessio
sorrise dolcemente.
- Promettimi che comunque andrà con Gianluca, non smetterai più di provarci come hai fatto per questo lungo periodo. -
- A fare cosa? -
- A cercare la storia e non il
sesso. A cercare l’amore, di innamorarti. Anche se con Gianluca non
dovesse funzionare… promettimi che non ti chiuderai più come hai fatto
adesso. -
Juraj lo guardò, inghiottì e capì quanto pesante fosse quella promessa.
Perché se le cose sarebbero
andate ancora male anche con quel tentativo, con quei sentimenti di
nuovo provati… se fosse andata male ancora, la voglia di riprovarci di
nuovo non l’avrebbe mai trovata, mai.
Però lo guardò negli occhi, sospirò e si arrese anche a quello.
- Ci proverò. - Alessio
sorrise sapendo che sarebbe stato difficile, per lui, per cui sperò che
almeno questa volta con Gianluca gli andasse bene.
“Quel che potevo fare per lui l’ho fatto. Ora dipende solo da loro.”
Alessio gli tolse il ghiaccio e gli guardò il polso meno gonfio.
- Fattelo controllare, credo
hai preso un’insaccata. - Juraj non rispose, Alessio gli prese la mano
fra le sue in una specie di saluto. - È stato un bell’anno, no? - Non
era finito il campionato ed avevano una partita importante e decisiva
per l’accesso all’Europa League del prossimo anno e non sapevano come
sarebbe andata l’estate. Però lì i due si guardarono e si sentirono
vicini in modo diverso da come si sentono due amici di vecchia data o
due che si amano e si mettono insieme.
Quel sentimento entrambi non
l’avrebbero dimenticato e quando avrebbero ricordato quell’anno,
avrebbero ricordato quel rapporto così particolare e bello, quasi
fraterno.
- Grazie per la pazienza. - Alessio sorrise divertito.
- Per quella sono abituato! - Juraj capì che si riferiva a mister Mihajlovic.
- Certo però che sei davvero
masochista, eh?! - Commentò poi schietto. Alessio scoppiò a ridere
forte e Juraj si unì a lui, di nuovo leggero e pieno di energie.
Era ora di fare l’ultimo sforzo dell’anno, quello più importante. Sia in campo che fuori.
Ma Juraj ora era pronto per entrambi e Alessio lo vedeva bene.
“Penso proprio che questa volta andrà bene.”