CAPITOLO 20:
UNA LAP DANCE INDIMENTICABILE


Zlatan era arrivato al limite.
Passava tutte le sere davanti a casa di Alex per vedere se Kevin c'era, gli bastava poco per intravedere la sua auto nel giardino. Non entrava, non voleva uccidere Alex.
Aspettava di calmarsi perchè in effetti non voleva torcere un capello al suo ormai praticamente ex, mentre a Kevin aveva proprio voglia di sotterrarlo.
Ma lui ogni giorno si faceva violenza ed andava agli allenamenti senza proferire parola, cupo e buio. Fissava male sia Kevin che Alex e non capiva come Mark potesse essere stato giocato in quel modo.
Quella sera, però, successe l'inevitabile.
Il suo livello era a dir poco superato.

Kevin si portò Mark ma non per avere una guardia del corpo, non riteneva servisse, però voleva uscire con lui, dopo.
Arrivarono fuori casa sua con la macchina, gli scrisse un sms e gli chiese di uscire un attimo. Una volta fuori scesero e lo guardarono, era nero.
Mark capì che farlo andare in quel locale senza spiegargli nulla sarebbe stato complicato ma Kevin era ottimista.
- Che cazzo hai? - Ruggì lo svedese. Kevin rispose subito sorridendo:
- Ti va una bevuta con noi al Parco delle Rose? - Il parco delle rose era un club famoso per avere le piste ed i pali su cui si esibivano le ballerine. Non era un night, non si denudavano ma davano bello spettacolo.
Zlatan lo fissò come fosse impazzito.
- Mi prendi per il culo?! - Zlatan lo pensava davvero. Tendeva già tutti i muscoli, era a dir poco nervoso e parlava a denti stretti. Mark era lì accanto e notava tutte queste cose. Kevin ancora sicuro.
- No, dai... non ti va? - Zlatan respirava a fondo, dove voleva andare a parare? Pensava di prenderlo in giro davvero? - Alex ci aspetta già là... - L'idea era di impostarla come un'uscita a quattro in effetti, ma Zlatan non ci vide più quando sentì il nome di Alex e col corpo simile ad un arma di ferro lo spinse brutalmente facendolo indietreggiare di qualche metro per la sorpresa.
- VAFFANCULO KEVIN! - Ruggì ma non riuscì a dire altro perchè Mark si inserì e, senza considerare che quel bestione alto e grosso lo era più di lui, lo spinse a sua volta altrettanto furioso, ruggendo anche lui:
- VAFFANCULO TU! NON TOCCARLO! -
- TI PRENDE PER IL CULO, SI FA ALEX E TU LO DIFENDI?! -
Zlatan fece per tirare un pugno a Mark ma Kevin si inserì prendendogli il polso e abbassandoglielo. Kevin aveva molta forza, come Mark, quindi se si fossero messi a far sul serio tutti e tre non ne sarebbero usciti vivi.
- BASTA! - Tuonò Kevin capendo che era davvero ora di far finire tutto prima che quello ammazzasse qualcuno realmente.
- Zlatan, ti suggerisco di andare al PdR e risolvere la cosa con Alex, ti aspetta là. Così potrai vedere coi tuoi occhi cosa sta succedendo una volta per tutte! - Zlatan non capiva proprio ma se andando là poteva venirne a capo, l'avrebbe fatto.
Anche perchè era vero che non poteva prenderlo a pugni e massacrarlo. L'unica era chiarire con Alex una volta per tutte invece che evitarsi e non parlarsi...

Zlatan percorse la strada in tempo di record e già di norma le strade che percorreva lui erano sempre in tempo di record.
Quando raggiunse il fantomatico club privato, vide subito che c'era qualcosa di strano, molto strano.
Non c'era nessuna macchina fuori.
Solo una.
- Alex?! - A quel punto Zlatan non poteva proprio capire.
Scese a passo di carica, qualunque cosa fosse sicuramente era la resa dei conti e se c'era una resa dei conti di mezzo, il mondo poteva morire ma lui non si tirava mai indietro.
Pronto a tutto, in quel tutto c'erano lotte, guerre e urla ma non certo quello che poi fu.
Entrò dalla porta d'ingresso e aspettandosi di trovare il solito operatore che si occupava della clientela, ci rimase male nel vedere tutto vuoto.
Il buio era quasi avvolgente ma cazzo, la porta era aperta. Girò lo sguardo verso una luce fioca e decise di vedere se c'era qualcuno.
Superò l'atrio d'ingresso col balcone dell'accoglienza ed entrò nel vero locale.
Il posto era molto grande con dei tavolini bassi attorniati da poltroncine blu scuro, tutto era su quei toni. Le luci spente, solo quelle azzurrine della pista da ballo erano aperte. La pista era lunga e stretta che sfociava in un cerchio abbastanza ampio. Al centro di questi un palo.
La consolle del dj era in un altro angolo, lo stereo era acceso ma nessuno lo comandava.
La musica ancora spenta partì in quel momento.
Era davvero tutto vuoto ma qualcuno c'era, inevitabile.
Rimase in piedi davanti alla pista ma gli dava le spalle, non capiva cosa dovesse fare.
- Alex? -
La canzone era una cosa a lui sconosciuta, da discoteca ma più sensuale da ballare.
Naturalmente cercò nella consolle chi aveva azionato la musica ma non vide nessuno quindi si voltò lentamente su sé stesso.
Fino a che, con il viso rivolto alla pista, si fermò. E si paralizzò.
Una figura si intravedeva dal fondo, camminava lentamente e sinuoso. Non ballava e capì subito che era un compromesso accettabile fra ciò che inizialmente avrebbe dovuto fare e ciò che poi stava facendo.
La figura si fece avanti, si sforzava di non essere timido ma alla fine quando vide il suo spettatore si fermò un istante.
Zlatan sogghignò capendo tutto.
Alex aveva voluto fargli una sorpresa per far pace con lui, ci mise un istante a capirlo e nel momento in cui lo guardò vestito con un completo da sera dei suoi che metteva per le serate di gala, tutto passò.
“Ecco cosa cazzo faceva con Kevin! Imparava a spogliarsi! MA PERCHE' CAZZO CON KEVIN? NON POTEVA FARSI INSEGNARE DA THIAGO?”
Si disinteressò appena il suo ragazzo raggiunse il palo a cui si aggrappò con una mano per poi scivolare lascivo giù, girandoci attorno fino ad arrivare piegato sulle gambe.
Lo guardava ed inghiottiva di continuo, si capiva che si vergognava ma era ancora più bello così.
Aveva i pantaloni neri di quel tessuto pregiato che gli cadeva liscio sulle gambe in modo divino, poi la camicia bianca allacciata quasi del tutto era tenuta fuori in un falso elegante. La cravatta molla intorno al collo e la giacca pronta a scendere in un qualunque momento.
Era scalzo.
Zlatan si leccò le labbra e si sedette comodo ad una delle poltroncine, lieto di quel gesto di pace.
Alex si morse la bocca carnosa, voleva scendere e smettere ma si sforzò ancora una volta.
Il suo amore era lì e voleva godersi lo spettacolo, Kevin ci aveva messo tanto ad insegnargli, doveva farlo.
Si tirò su ricordandosi le parole del maestro. Ogni movimento, anche il più stupido, seguendo la musica. Con calma, come se fossi sulla luna.
Era una dritta un po' strana ma funzionava. Evitava di andare troppo in fretta e quindi per lo meno poteva pensare un pochino a come muoversi.
Anche se era davvero difficile non fermarsi e mandare tutto a quel paese.
Ma cosa diavolo stava facendo proprio lui?
“Ok, mi spoglio e la faccio finita!”
Per un momento ricordò Kevin quando l'aveva fatto e si scoraggiò. Non sarebbe mai stato sexy come lui!
Però poi guardò Zlatan che si toccava in mezzo alle gambe provocandolo a fare di meglio ed alla fine si decise.
Quello stronzo poteva spogliarsi da solo se non si sbrigava.
Fece scivolare la giacca dalle braccia e la tirò con poco conto oltre il palco, dopo di che si prese la cravatta e se l'aprì. Ora era il laccio di una stoffa pregiata e l'avvolse intorno al palo strofinandola come se dovesse pulirlo.
Lentamente, seguendo la musica avvolgente e sensuale, scese giù piegandosi sulle ginocchia e lo fece leccando lo stesso palo a cui si teneva tramite la cravatta.
Ok, si disse Zlatan, questo poteva andare.
Fece per alzarsi ma il ragazzo gli tirò l'accessorio e si occupò della camicia. La slacciò roteando il bacino, nel mentre girava intorno al palo seguendo la musica.
Zlatan si strofinava le labbra ed il pacco sfacciatamente.
Quella visione era sufficiente ma lui non si fermava ed allora tanto valeva approfittarne.
Quando fu il turno di togliersi la camicia, Alex si mise di spalle rispetto a lui, allargò le gambe e si piegò strofinando il bacino sullo stesso. Nel mentre la camicia scese sulle braccia, la trattenne sui gomiti, si strofinò ancora e poi si scoprì del tutto facendola andare via. Dopo di che la prese da terra e la tirò apposta su Zlatan.
Questi la prese e l'annusò, il suo profumo lo faceva impazzire e se l'era spruzzato in abbondanza consapevole. Ovviamente lo provocò portandosela all'inguine. Alex si morse la bocca, era un gioco di sguardi ed una sfida.
Zlatan voleva vedere se riusciva ad essere più provocante e Alex ormai non poteva rifiutarsi.
Fu così che si voltò verso di lui e si infilò la mano sotto ai pantaloni. Non erano eccessivamente stretti ed era chiaro cosa stava facendo.
Con una mano dentro e l'altra aggrappato al palo, Alex si strofinava le parti intime. Sempre a ritmo di musica.
Zlatan lo insultò per la prima volta.
“Piccolo bastardo, quella puttana ti ha insegnato bene!”
In effetti era uno degli insegnamenti di Kevin.
Non darti subito, fatti desiderare.
Zlatan allora si aprì i jeans e fece come lui, con la mano dentro ad accarezzarsi la
propria erezione già evidente così.
Alex respirava a fatica, voleva farla finita ma doveva ancora fare qualcosa per lui e la fece aprendosi i pantaloni. Li tenne su mentre roteava il bacino contro il pale, muovendosi sempre su e giù. Era anche piuttosto piacevole per sé stesso, doveva ammetterlo.
Spingere contro il palo proprio dove ora era tanto sensibile poiché eccitato era quasi una manna dal cielo, l'espressione abbandonata fu naturale e fu quella a dare il colpo di grazia a Zlatan.
Stava per raggiungerlo quando i pantaloni gli scivolarono da soli, lentamente, lungo le cosce aperte sul palo.
E poi giù, oltre le ginocchia.
Ed ancora alle caviglie. Alex si prese al palo e si tirò su per, con una piccola acrobazia, far volare l'indumento. Zlatan non li seguì nemmeno, se lo stava mangiando con gli occhi. Era la fine autentica di tutto.
Quando Alex lo vide alzarsi si staccò dal palo e arrivò a bordo della pista, Zlatan si fermò.
Il tavolino a cui era seduto era attaccato alla pista, in prima fila, quindi ci mise poco a raggiungerlo. Un passo e ci fu sopra.
Scalzo, quasi completamente nudo, solo con i boxer in microfibra nera. Attillati. Troppo attillati.
“Quelli glieli ha presi quella puttana!”
Pensò Zlatan riferendosi a Kevin, azzeccandoci. Conosceva a memoria tutte le sue mutande!
Quelle era la prima volta che le vedeva!
Zlatan si succhiò il labbro sfociando in un sorrisetto soddisfatto, così andava bene.
Poteva litigare con Alex più spesso se per farsi perdonare finiva così.
Alex gli diede la schiena abbassandosi sulle ginocchia di nuovo come aveva fatto prima. Le gambe larghe.
“Cazzo!” Pensò esplicitamente Zlatan che ormai non resisteva più.
Alex cercava di riprodurre quelle cose che gli aveva mostrato mille volte Kevin, qualche volta ci era riuscito ma non era facile, si sentiva un perfetto idiota.
Zlatan lo prese per i fianchi. A quel contatto Alex trasalì, del resto non poteva attendere oltre.
Alex girò la testa e lo guardò oltre la spalla, gli ammiccò prendendo coraggio sulle sue mani e se le tolse di dosso come se fosse un dominatore.
Forse aveva bevuto, pensò Zlatan, ma gli piaceva.
Si alzò e si voltò, ora gli mostrava il suo glorioso davanti, un davanti scolpito e muscoloso. Era cresciuto proprio bene, doveva constatarlo.
Alex infilò le dita nell'elastico stretto dei boxer che gli bloccavano la circolazione e sempre seguendo la musica, ancheggiando un po' e facendo morire ancora Zlatan, giocò con l'intimo fingendo di abbassarselo un sacco di volte senza farlo davvero. Lo portava al limite dove la V dei suoi muscoli ben definiti metteva sete allo svedese.
Quando si abbassò di nuovo, sempre con quelle cavolo di gambe larghe, non resistette e fu prepotente nel prenderglieli e tirarglieli giù. Alex lo lasciò fare e con lui che li tratteneva, si alzò ritrovandoseli così ai piedi.
- Era ora... - Borbottò assetato Zlatan liberandosi dei boxer e guardando a pieni occhi il suo Alex tutto nudo in piedi sul tavolino per lui, solo per lui.
Si leccò le labbra e sogghignò di nuovo malizioso e voglioso. Infine gli prese le caviglie e risalì sensuale, colto anch'egli dalla musica insinuante.
Alex si abbassò.
Le mani risalivano.
Si inginocchiò.
Ora sulle cosce.
Strisciò più in avanti, verso di lui.
Lo prese per i glutei e strinse, poi l'attirò a sé e immerse il viso nel suo inguine eccitato.
Aprì subito la bocca e lo fece suo, lo sentì dentro crescere con pochi movimenti della testa, la lingua l'accarezzava, stringeva e succhiava ed il bacino di Alex ormai l'accompagnava con movimenti inequivocabili.
A Zlatan piaceva quando spingeva nella sua bocca, lo faceva impazzire e gli veniva voglia di prenderselo subito. Impaziente non attese che venisse, si staccò e lo fece scendere dal tavolino. Alex gli salì sopra sul divano in cui era seduto, si mise a cavalcioni e gli tirò fuori l'erezione ormai eccitata. Non lo spogliò nemmeno, era come se non ci fosse tempo.
Nel momento in cui entrarono fisicamente a contatto la frenesia aumentò e tutto crebbe a dismisura, incapaci di controllarsi lasciarono perdere la musica e tutto il resto, le litigate lontane, le motivazioni anche.
Solo Alex nudo seduto sopra il sesso teso di Zlatan che non vedeva l'ora di una cosa.
Alex gli si spalmò letteralmente sopra mentre lo baciava e di dolce c'era ben poco in quel bacio perchè c'era tutto il desiderio di quei giorni. Si perse a giocare con le lingue fuori dalle bocche non proprio unite, danze erotiche su una canzone ormai cambiata, e poi le labbra fuse che aderivano e si separavano.
Le dita di Zlatan facevano altrettanto con l'apertura del ragazzo sopra di sé, giocavano con lui fra i suoi glutei ora aperti e sempre più pronti. Infilò la mano e gliela mise in bocca separandosi dal bacio per un istante, Alex confuso gliela leccò in abbondanza, poi Zlatan gliela tolse e si lubrificò da solo un minimo per permettersi di entrare.
Finalmente lo prese per i fianchi e se lo indirizzò sulla propria erezione.
Quando lo sentì dentro, Alex si inarcò e gettò la testa all'indietro, aprì la bocca e gemette forte.
Era da molto che non lo facevano e non sapeva nemmeno dire quanto l'avesse desiderato.
In modo imbarazzante.
Affondò le unghie nelle sue spalle, si aggrappò a lui e ringraziò i vestiti di Zlatan che gli impedivano di fargli male e graffiarlo.
Fu la fine autentica di tutto, la coscienza svanì e nel giro di poco si trovò ad usare le proprie stesse gambe per alzarsi e riabbassarsi sul suo sesso in modo più profondo. Zlatan lo accompagnava usando la sua forza per farlo entrare ed uscire e ben presto fu quella l'unica danza rimasta da fare, e fu una danza che ballarono in perfetta sincronia, in modo così sensuale che avrebbero potuto fare invidia a chiunque.
Per Zlatan fu estremamente liberatorio, specie considerando cosa significava quell'orgasmo, quel fare l'amore con lui dopo tanto tempo.
Andava di nuovo tutto bene, era stato uno stupido litigio e tutte le notti insonni passate ad insultare l'universo erano esistite per nulla ma era meglio così che averle passate a ragione.
Alex si accasciò fra le sue braccia sfinito, la musica andava avanti da sola e col viso nascosto contro il suo collo, respirò l'odore stesso della sua pelle.
Rimasero così, allacciati l'uno all'altro ad ascoltare i rispettivi battiti a vicenda.
Tutto semplicemente perfetto.
Niente da aggiungere.
Solo dopo un tempo indefinito trovarono le forze per parlare, ma non si erano ancora mossi da quella posizione, l'uno sull'altro.
- Non ti ho mai tradito, testone! - Zlatan sospirò con una specie di ruggito incorporato.
- Stavo per uccidere Kevin, hai rischiato! - Alex rise contro il suo collo.
- Volevo fare pace come si doveva... - Zlatan scosse il capo.
- Ci se riuscito... - poi aggiunse curioso – ma spiegami una cosa... a chi è venuta l'idea? Cioè, non è una cosa che verrebbe in mente a te... - Alex si strinse nelle spalle, era vero.
- Thiago... gli stavo dicendo che non sapevo come fare con te... - i soliti discorsi che faceva con Thiago. - quando lui mi ha detto che avrei fatto facilmente pace. Io gli ho chiesto che non sapevo come e lui ha detto che sarebbe bastato uno spogliarello od una lap dance e che sarebbe andato tutto a posto... - Zlatan corrugò la fronte e si separò un attimo per poterlo vedere in viso.
- E perchè non ti ha preparato lui? - Pensava fosse capace di ballare, Thiago era sensuale di natura... si muoveva piuttosto bene... Alex inarcò le sopracciglia.
- Ha detto di farmi aiutare da Kevin che lui ne aveva già abbastanza con tutti gli altri... sai... vanno tutti da lui quando ci sono problemi... è stato lui a dire a Stephan di far ingelosire Maxi con un altro della squadra, questo pare abbia funzionato ed alla fine lui e Maxi... - Zlatan lo fermò con un dito sulle labbra:
- Alt, non ricominciare! Non me ne frega un cazzo! D'ora in poi quando siamo insieme parliamo dei cazzi nostri e non di quelli degli altri! - Chiaro e diretto. Anche perchè poi era stato per quello che avevano litigato, per stare troppo dietro agli altri.
Alex sorrise suggellando il patto e la pace con un bacio dolce che fu più lungo del previsto, alla fine Zlatan, come se ci pensasse solo ora, dopo averlo abbracciato ed essersi perso nel suo calore, disse con un tono che aveva del comico:
- Cazzo, alla fine è sempre colpa di quel cataclisma! - Alex, non capendo, chiese senza separarsi dalle sue braccia.
- Chi? -
- Thiago! Le cose fra Maxi, Marco e Stephan si sono incasinate per colpa dei consigli assurdi di Thiago e con noi guarda... ho passato delle settimane infernali perchè ti ha detto di farti aiutare da Kevin a fare la lap dance! Capisci quanto incasina la vita a tutti quello cercando di aiutarli? - Era anche sull'arrabbiato andante.
Alex non sapeva se ridere o cosa, alla fine difese il suo amico.
- Ma alla fine tutti i casini si sono risolti. Cioè il nostro sì... ed è stato merito suo in un certo senso... -
- Sì, ma nel frattempo ci ha incasinati di brutto! Noi facevamo pace anche senza balletti... - Lui pensava in base al fatto che aveva creduto tutto il tempo d'avere un ragazzo che gli faceva le corna.
- E comunque vedo che alla fine li hai seguiti anche tu, i casini di Stephan, eh? - Lo bacchettò ironico Alex. Zlatan si morse il labbro maledicendosi. A volte stare zitto era un obbligo.
- Che dici, io non ho seguito niente! - Ma ormai negare l'evidenza era inutile.
Del resto la risata di Alex era così bella che non c'era ragione per piantare musi, arrabbiarsi o recriminare qualcosa.
Ora le cose andavano di nuovo bene, non serviva pensare ad altro.
Gli altri potevano andare a farsi fottere!