CAPITOLO 22:
PARTENZE E
ARRIVI
Kevin e Mark si
erano vestiti ed ora nella camera c'era un gran numero di persone.
Tutte
attorniavano la coppia sotto processo ma in realtà ad avere
l'attenzione era anche un altro. Maxi.
Come poteva
essere cambiato tutto tanto velocemente?
Come se il
giorno fosse diventato notte nel giro di pochi secondi.
Il casino della
festa al piano di sotto era lontano anni luce e Mark stringeva la
mano a Kevin senza che gli importasse della parte poco mascolina che
facevano.
Al momento tutti
fissavano Maxi che aveva annunciato che a fine campionato sarebbe
partito anche lui. Stephan e Marco erano poco più in là, il
portiere non sapeva niente della questione e la sentiva per la prima
volta. L'espressione era sinceramente colpita mentre gli altri erano
dispiaciuti, Alex aveva le lacrime agli occhi e si teneva al bracco
di Zlatan come se potesse dargli una forza in più per affrontare un
momento a cui non aveva mai osato pensare. Che qualcuno dei suoi se
ne andasse.
Con Maxi alla
fine aveva legato in modo limitato però era certo che sarebbe
diventato suo amico se ne avesse avuto l'occasione.
Dio, il tempo
era così breve... cinque mesi volati come niente... e sfumati...
Marco cercava di
capire la reazione di Stephan ma era chiaro che lui lo sapeva già,
non era normale che uno tanto giovane avesse tanta padronanza di sé.
- Non ti
tengono? - Disse Thiago, l'unico con la forza d'animo e la calma
necessari per parlare con un po' di serenità moderata. Kevin non ce
l'aveva proprio e Mark aveva il suo da fare a calmarlo.
Zlatan appariva
più come una statua e Roby sembrava sull'orlo di uno scoppio.
- No... - Ammise
tristemente Maxi. I suoi occhi azzurri erano un libro aperto per
tutti. - Mi dispiace, mi sono trovato da subito bene e... e anche se
non siamo diventati amici come magari lo siete voi, mi mancherete...
e poi il Milan era il mio sogno da sempre... - Si incrinò la voce e
Stephan non poté evitare. Andò da lui e gli prese la mano senza
sceneggiate eclatanti. Piano e da dietro gli agganciò le dita e le
strinse alle sue. Maxi fece qualche passo indietro e si appoggiò a
lui come se fosse il suo sostegno e Marco si mise in parte
istintivamente con uno sguardo più cupo. Non era innamorato nemmeno
da lontano, con Stephan si divertiva e basta, però era ugualmente
infastidito da quella visione, sembravano fidanzati.
- Sai... - Fece
Alex alla fine con un filo di voce, il tono di chi era provato. - tu
sei una di quelle persone che indipendentemente dal tempo che restano
in un posto, mancheranno sempre. Sai... quelle... quelle persone
buone dentro con cui trovi subito il piacere della compagnia e della
conoscenza. Ecco... spero di poter avere altre occasioni, con te.
Penso... penso che anche per gli altri sia così. - Alex poi
l'abbracciò con spontaneità e Maxi si sentì più leggero. Gli
occhi divennero rossi e resistette alle lacrime per miracolo.
Dopo di lui si
sentì piombare addosso Roby, un uragano che difficilmente lo si
poteva vedere serio. Gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia e
quello fu sufficiente a Maxi per liberarle, quelle lacrime.
Gli altri
capirono che non ce l'avrebbe fatta a resistere oltre e lo lasciarono
in pace, Stephan si agganciò in modo più sentito al suo braccio e
Maxi si godette il suo piccolo sogno di libertà.
Mark sospirò, a
quel punto toccava a lui, lo scoglio.
Kevin gli
stringeva la mano in modo convulso e di preciso non sapeva nemmeno
cosa dire. C'era un nodo assurdo nell'aria, un nodo che partiva dalla
propria gola e si trasmetteva a quella di tutti gli altri.
- Io non so
dirvi cosa darei per rimanere, la dirigenza mi ha chiesto di
resistere ancora un anno ma io proprio non ce la faccio. Mi ho detto
di vedere come andava l'anno ma quando ho cominciato a farmi male ho
capito che non avrei dato ciò che volevo e ciò che la squadra ha
bisogno. Io sono così, se vedo che non arrivo a fare il mio lavoro
al pieno delle mie forze nel modo richiesto, se non ce la faccio
nemmeno con tutto l'impegno del mondo dietro, allora ho l'onestà di
ammettere che devo cedere il passo. È una scelta ponderata. Ci penso
da mesi e Kevin lo sa... - Tutti lo guardarono. Kevin fissava il
pavimento con un'aria estremamente cupa e i presenti a lui vicini
realizzarono i retroscena mancanti.
Stephan si
ricordò del periodo in cui Kevin era stato male e rabbrividì come
tutti.
Cosa aveva
passato in tutti quei mesi?
Thiago
soprattutto sapeva cosa significava per Kevin la partenza di Mark, lo
sapeva perchè aveva visto molto bene quanto importante era stato per
lui quel ragazzo.
L'aveva preso
nel momento peggiore e l'aveva tirato fuori da una crisi che aveva
minacciato di schiacciarlo, l'aveva messo in riga, l'aveva rialzato e
gli aveva dato un po' di buon senso. Mark per lui era più che
importante, era tutto e Thiago sapeva quanto Kevin fosse una persona
fisica e passionale, quanto avesse bisogno di qualcuno costantemente
accanto che lo facesse camminare bene. Pensò immediatamente che se
Kevin, una volta che Mark era partito, fosse affondato, nessuno
sarebbe stato capace a tirarlo su. Non seppe perchè pensarlo ma lo
pensò e non disse niente a nessuno.
Provò però di
nuovo un forte istinto di abbracciarlo.
Kevin appariva
come uno sbruffone sicuro di sé che non si interessava veramente al
calcio e che lo faceva solo per fare soldi. La verità era che
mascherava la sua fragilità ed il suo costante bisogno di avere
qualcuno vicino e lo mascherava molto bene.
- L'Olanda e
l'Italia non sono così lontani... - azzardò Roby non credendoci
molto nemmeno lui.
- Non è una
questione di lontananza effettiva... è che per vedersi non basta
prendere la macchina ed attraversare qualche strada... - Stephan era
molto lucido ed onesto, ci aveva pensato molto.
- E' solo
questione di carattere. - Concluse Zlatan. Era la prima volta che
diceva qualcosa e Kevin alzò finalmente lo sguardo per fissarlo nel
suo. Era penetrante. Entrambi lo erano. Kevin voleva urlare e Zlatan
solo dare un messaggio ben preciso.
Lo disse
riferendosi ad una propria esperienza personale. Era la prima volta
che ne parlava con gli altri, fino a quel momento l'aveva fatto solo
con Alex.
- Se uno crede
in un rapporto lo farà andare avanti a qualunque costo, altrimenti
tira come scusa la lontananza ed il fatto che non crede nei rapporti
a distanza. Ma sono tutte scuse per lasciare qualcuno. Se il
sentimento c'è ed è vero e c'è la solenne intenzione di portarlo
avanti a qualunque costo, allora non esistono ostacoli, si affronta
tutto. Certo, con difficoltà, ma lo si fa. Bisogna volerlo. Volerlo
dannatamente. Se non è così vi consiglio di lasciarvi subito ed
evitare inutili sofferenze future... e di mentirvi come coglioni. -
Aveva un modo particolare di dire le cose ma Alex sapeva a cosa si
riferiva.
- Lo dice per
esperienza personale... vuole solo dire che non ci sono ostacoli se
si vuole veramente qualcosa. È solo questione di carattere e
volontà. Sono sicuro che il vostro sentimento è reale, al punto in
cui siete arrivati niente vi abbatterà. - Solo Alex avrebbe potuto
dire cose tanto sentimentali senza sentirsi imbarazzato.
Zlatan si era
riferito al rapporto con José Mourinho, quando era partito
dall'Inter per seguire un sogno quale era stato il Barcellona, José
l'aveva lasciato accusandolo di scappare da lui e di essere un
traditore. Non aveva voluto portare avanti la relazione a distanza
perchè non credeva nei rapporti che per essere vissuti avevano
bisogno di un aereo.
Zlatan ne aveva
sofferto perchè era un rapporto in cui aveva creduto davvero, per
questo aveva accettato di partire per Barcellona, perchè era stato
sicuro che il sentimento avrebbe retto la distanza.
A Kevin
divennero gli occhi lucidi e Mark gli strinse la mano mentre
sorrideva al suo posto ad Alex e Zlatan. A loro volta stretti
accanto.
Stephan e Maxi
si rividero nel loro dialogo.
Fra loro non
c'era quel sentimento e Stephan era troppo giovane per impegnarsi
tanto in una cosa simile, troppo per lui.
Era una cosa
sensata ed ovvia.
Thiago alla fine
abbracciò Mark ed a ruota gli andò subito dietro Roby. Alex non
poté mancare. Zlatan si rifiutò ma siccome nell'abbraccio era stato
coinvolto anche Kevin e che a Stephan la cosa apparve simpatica,
decise di tirarsi su di morale fiondandosi su di loro con un salto.
Maxi e Marco risero alla sua planata, si guardarono e Marco gli mise
la mano sulla spalla in segno di... bè, in qualunque segno potesse
essere. Maxi non l'interpretò, fu troppo distratto dalla spinta del
ragazzo che lo portò contro la volontà in quel mega abbraccio
effettivamente imbarazzante. Si ritrovò fra tutti loro strizzato
come una sardina.
Quando si resero
conto di essere tutti l'uno sull'altro molto amorevolmente e con un
tocco di demenza cronica solita, Alex squittì.
- Zlatan, dai! -
Zlatan fece il gesto del 'fottetevi' senza la minima intenzione di
muoversi. Fu allora che gli otto si guardarono complici e capendosi
decisero 'ora o mai più'.
Tanto era un
giorno comunque di merda per morire, pensò Kevin tragico mentre un
po' di sorriso gli tornava a quella scenetta idiota.
Fu così che la
montagna andò da Maometto e con gli otto individui ingrumati che
planavano su Zlatan, questi non poté che accoglierli per non cadere
giù come un pero.
- Razza di
idioti... - Brontolò dopo essersi trovato letteralmente circondato
da tutti loro. - Manco partissi io! - Di certo l'intenzione non
l'aveva nemmeno da lontano.
- Non dirlo
nemmeno per scherzo! - Esclamò Alex che era passato a circondargli
il torace.
- Ma sarà
normale stare abbracciati tutti insieme come idioti! - Brontolò
anche Kevin, sebbene ridacchiasse un po'.
- Sarà normale
avere la faccia da funerale solo perchè parto! - Fece razionale Mark
che però non mollava la presa.
- Andiamo, è da
quando ci siamo conosciuti che è chiaro... - Si inserì Thiago
saccente.
- Cosa? - Chiese
Roby che era interessato alla sua perla di saggezza.
- Che nessuno di
noi è normale! - Bè, non poteva certo dargli torto.
- Fanculo, se
uno di noi due parte, Thiago, io mi sveno, ti avverto! - Ma la
sicurezza assoluta che questo non sarebbe successo a loro aveva
dell'ironia gelida.
- Una cosa è
certa... - Fece Marco a quel punto.
- Quale? -
Chiese Stephan che si divertiva un sacco.
- Io non farò
lutto per nessuno. Vi voglio bene a tutti ma la vita va avanti! -
Stephan era più in linea col suo pensiero e rispose ridendo.
- Hai una
sensibilità commovente... -
- Ci pensa Alex
ad essere sensibile per tutti... - concluse Roby allegro.
- Ma Maxi c'è?
- Chiese Alex chiamato in causa, sentendolo silenzioso.
- Sì, sono
qua... - La voce dal centro, quasi, arrivò a loro. Era una voce
rotta e sommessa. Capirono che stava piangendo e per un attimo si
commossero anche loro, perchè un ragazzo adulto che giocava solo per
pochi mesi con loro, non poteva andarsene in lacrime.
Poi quando
avrebbero visto le lacrime del Generale sarebbe stato anche peggio.
- Ma stai
piangendo? - La delicatezza da elefante di Roby.
- Mi
mancherete... - Ammise alla fine l'argentino con dolcezza. Alex si
fece strada fra quel groviglio di braccia e lo strinse notando la
presenza già solida di Stephan e Marco. Bè, alla fine tutti.
I nove rimasero
così ad abbracciarsi come idioti, con Zlatan che voleva solo
scappare e Mark che cercava di non pensare alla propria effettiva
partenza.
Rimasero per
molto, Maxi riuscì a piangere e a darsi il cambio con Alex e Roby.
Quando fu Kevin a piangere Mark chiamò al miracolo. Almeno non
avrebbe ammazzato qualcuno nel tentativo di trattenersi.
Non si poteva
sapere il perchè delle cose.
Come mai
accadevano. E non si poteva nemmeno essere veramente pronti.
Perchè alla
fine non lo eri mai.
Però fai un
lavoro che ti dà una sola certezza, che si può partire da un
momento all'altro e che non dipende da te, non sempre.
Alla fine
funziona così.
Fai quello che
devi fare consapevole di dover tenere le valigie sempre pronte e
quindi pensi a non affezionarti molto agli altri.
Però poi
succede, perchè succede sempre. Non esiste una volta in cui non ti
affezioni a qualcuno o qualcosa.
E quando
succede, puntuale, ti ritrovi a prendere quelle famose valigie e a
partire.
Milanello ne
aveva viste, di partenze importanti e dolorose, partenze ingiuste,
partenze sofferte, partenze ragionate, partenze ovvie, partenze
insolite, partenze inaccettabili, partenze che sarebbero rimaste
nella storia.
Ma mai nessuna
sarebbe mai stata dimenticata o leggera.
Ogni partenza
sarebbe sempre stata pesante ed indimenticabile.
Milanello ne
aveva viste tante e tante ne avrebbe viste ancora.
Anche di più
pazzesche di quelle di Maxi, Mark e dei senatori.
Le colonne del
Milan annunciarono di lì a breve la loro partenza e Roby, stretto a
Thiago così come Alex a Zlatan, rimasero a sostenersi convinti che a
loro non sarebbe toccata, non quella volta.
Convinti che per
quella volta l'avrebbero scampata.
Sicurissimi.
Senza sapere che
in realtà nessuno si chiamava mai fuori dal gioco del destino.
Nessuno ne era mai immune.
Nel momento
delle partenze tutti si ricordarono le parole di Zlatan.
Era questione di
carattere.
Se uno voleva
qualcosa, l'otteneva. Semplicemente. Bisognava volerla con tutto sé
stesso, non esistevano ostacoli.
Tutti quelli che
partirono se lo ripeterono.
Anche Thiago e
Zlatan.
Marco raggiunse
l'orgasmo con un sospiro liberatore.
Rimase qualche
istante in Stephan per poi uscire e guardare l'ora.
Non era molto
romantico da parte propria ma non lo era mai stato e non avrebbe
cominciato certo ora.
Con Stephan non
c'era sentimento, quindi perchè avere dei riguardi di cui nessuno
dei due importava?
- Cazzo,
dovevamo essere già là! - Quel giorno cominciava il ritiro.
L'estate era
passata martoriando tutti, non aveva risparmiato una sola coppia.
Mark era partito
commuovendo tutti e distruggendo Kevin molto più di quello che
avrebbero potuto immaginare tutti.
Maxi a sua volta
aveva lasciato rammarico in molti, tutti quelli che avevano sperato
di conoscerlo meglio sotto più aspetti.
Stephan l'aveva
rivisto e, come previsto, erano finiti a letto insieme. Con Wanda le
cose non erano cambiate, lei era asfissiante e lo controllava come se
fosse una zecca, ma almeno Maxi si concedeva i suoi momenti di
libertà.
Le partenze dei
senatori avevano fatto piangere tutti ma bene o male nell'aria lo
erano state da molto. In risposta se ne era andato anche Antonio nel
peggiore dei modi, ma lui non aveva lasciato lacrime dietro di sé.
Coloro che
avevano demolito completamente l'umore di tutti ma soprattutto di due
nello specifico, erano stati Zlatan e Thiago.
Sulle loro
partenze se ne era ampiamente parlato per tutta l'estate senza
raggiungere una vera versione ufficiale. Loro, dall'interno, sapevano
bene come erano andate le cose.
Thiago era stato
una manovra per mandare via Zlatan di cui voleva liberarsi la
dirigenza e questo per un progetto preciso che si sarebbe rivelato
solo dopo qualche mese.
Un progetto di
nome Guardiola che fra l'altro non era nemmeno una sicurezza!
Ma qualunque
fosse stato il motivo, a nessuno, nemmeno all'ultima ruota del carro,
era andata giù la manovra e la partenza di Zlatan e Thiago aveva
segnato tutti.
Per Roby era
stata dura, molto dura superarlo ma si era aggrappato alle parole di
Zlatan sull'avere carattere e sul dimostrare che non esistevano
ostacoli.
Dopo qualche
settimana passata a piangere, era tornato a sorridere sfidando il
mondo. Perchè nessuno poteva spegnerlo.
E perchè Thiago
rimaneva suo e suo lo sarebbe sempre stato.
Alex l'aveva
presa sorprendentemente bene, meglio di Kevin che continuava ad
affondare giorno dopo giorno cercando di nascondere con tutto sé
stesso la propria sofferenza, fingendo di stare bene e di farcela
benissimo.
Alex aveva dalla
sua una forza d'animo insospettabile. Il piccolo brasiliano ne aveva
passate tante, sia di momenti difficili che di partenze dolorose.
Ormai conosceva bene il meccanismo, non si lamentava, non serviva. Ed
ormai Parigi la conosceva davvero molto bene. Lui come Roby.
Kevin conosceva
bene tutta l'Olanda.
In un modo o
nell'altro la vita a Milanello e dintorni proseguiva. Sempre
nell'esatto opposto in cui uno se l'aspettava, ma proseguiva.
Stephan e Marco
arrivarono a Milanello per il ritiro della squadra insieme come
sempre.
Non facevano
coppia fissa, però andavano a letto spesso e volentieri senza nessun
legame od impegno.
A Marco non
dispiaceva la presenza di Stephan nel proprio letto e Stephan per il
momento si faceva bastare Marco. Ogni tanto rivedeva Maxi e riteneva
non ci fosse proprio niente di male nel divertirsi e fare quello che
gli pareva, anche perchè era giovane, se non faceva quelle cose a
quell'età quando mai avrebbe potuto?
I nuovi furono
presentati il primo giorno.
Alcuni li si
conosceva, si erano sentiti per tutta l'estate, certi nomi erano
arrivati quasi subito.
Stephan non era
veramente molto informato, aveva una concezione di vita di squadra
molto personale. Ovvero fare amicizia sul campo senza passare il
tempo privato ad ascoltare tutte le notizie relative al gruppo.
Fu sorpreso,
quindi, di ritrovarsi il compagno di nazionale giovanile.
Cadde proprio
dalle nuvole vedendo il gran bel sorriso radioso e decisamente dolce
di Mattia.
Mattia De
Sciglio era giovane anche lui, veniva dalla primavera del Milan ed
aveva fatto l'Under con lui in Nazionale.
A quanto pareva
quell'anno avrebbe giocato con la squadra maggiore insieme a lui.
- Ehi, saremo
compagni anche qua! - Esclamò Mattia allegramente abbracciando di
slancio Stephan sotto gli occhi attenti di Marco.
L'italoegiziano
ricambiò sorpreso.
- Non avevo idea
che fossi dei nostri... - Disse sincero. Mattia rise.
- Vorrei sapere
dove vivi... - Stephan lo trovò estremamente simpatico per quella
battuta. Una battuta semplicissima.
- Se vuoi ti
faccio vedere! - Rispose pronto. Non c'era una vera allusione nella
voce o nello sguardo ma mentre i due parlavano sempre più fitti e
sorridenti, Marco lo capì al volo.
“Ecco fatto,
dovrò trovarmi qualcun altro come amico di letto...”
Stephan aveva
già perfettamente memorizzato ogni fattezza del suo delizioso e
tenerissimo viso e dopo pochi giri di campo aveva anche un piano
perfetto per riuscire ad entrare nel suo letto.
Sarebbe di certo
stato facile, si disse allegro e pimpante mentre, affiancandolo, gli
dava una pacca sul sedere per farsi notare da lui.
Mattia arrossì
e gli sorrise.
Oh, che l'avesse
notato non c'erano di certo dubbi...
La risata
divertita di Marco mentre si gustava la scenetta li accompagnò per
tutta la mattina.
La vita poteva
essere davvero ironica e piena di sorprese... non potevi mai
immaginare in anticipo le sue mosse, tanto meno farti trovare pronto.
Non lo eri mai.
E, cosa più
certa di tutte, non finiva mai di stupire.
Perchè comunque
per ogni partenza c'era sempre un arrivo, una dura legge, forse, ma
quella era.
Sia Stephan che
Mattia se ne erano resi conto ma non solo loro.
Anche Giampaolo
e Riccardo. Per non dire Bojan, il Noce, Urby e Nigel...
Non c'era da
dimenticare un certo Niang da subito catturato dal faraone della
squadra!
Insomma... c'era
chi andava e chi veniva.
Nel bene o nel
male.
L'importante era
non fermarsi mai, lottare sempre, non farsi fermare dagli ostacoli e
dimostrare alla vita piena di ironia chi la vinceva davvero.
Insomma, contava
dimostrare il carattere e la volontà.
Di quella ce
n'era in abbondanza.
FINE