CAPITOLO VI:
L’ALTRO
FRONTE
Se
comunque Maxi aveva Alex, Thiago e famiglia -allargata-, Stephan non
era di certo solo.
Aveva
infatti anche lui un rifugio dove andare ed un confidente a cui
chiedere consiglio.
Una
persona che lo chiamava amichevolmente fratellino.
Kevin
Prince Boateng.
Dire
che Kevin era il suo confidente era quanto mai assurdo vista la sua
particolare spiccata dote di combinare casini a più non posso, ma
del resto se lui era suo amico c’era poco da fare. Era da lui che
andava. Punto.
Fu
così che Mark capì sentitamente Zlatan.
Erano
in uno dei rari momenti in cui Mark era miracolosamente convinto che
Kevin fosse la sua vita, il suo sostentamento, il suo essere
profondo, quindi erano presi dal meraviglioso amplesso anche
piuttosto rumoroso quando la porta di casa Boateng suonò e Mark
scaricò una valanga di insulti in dialetto olandese. Nonostante ciò
non si fermò dallo spingere e dal possedere il suo compagno che,
invece, pareva non aver nemmeno sentito il campanello.
Quando
suonò per la seconda volta, Kevin stava gridando di piacere
incitando Mark a farlo più forte, quindi nessuno badò a niente. Sul
più bello, l’orlo dell’orgasmo più splendido mai avuto da molto
tempo, il cellulare di Kevin suonò ed entrambi imprecarono seccati.
-
Chi cazzo è, porca puttana? - Chiese ansimante Mark volendo uccidere
l’intruso, chiunque esso fosse.
Kevin
sbirciò il display per chiudere la comunicazione ma leggendo il nome
decise di rispondere:
-
Ste, cazzo, sto scopando, aspetta un attimo! -
-
Kevin, dannazione, dovevi per forza? - Brontolò Mark.
-
Scusa, non lo sapevo… - Ripose Stephan ridendo.
-
Non fermarti, tu, che sono vicino… - Disse Kevin a Mark rimanendo
col telefono davanti al viso, sul materasso, aveva infatti messo il
viva voce.
-
Fanculo! - Borbottò Mark riprendendo a muoversi impetuoso come
prima.
Ovviamente
non mise giù il telefono…
-
Aspetta un attimo Ste… - Poi continuò gemendo, dimenticandosi
totalmente del telefono ancora aperto e di Stephan che li stava
ascoltando. Si sentirono tutti i rumori delle spinte, le lenzuola che
frusciavano, i gemiti di entrambi fino a che non esplosero in vere e
proprie grida di piacere che ammutolirono il giovane che li stava
ascoltando allibito.
-
Ecco, ecco, sì, sì, sìììì! - Fece Kevin alla fine trionfante
dell’orgasmo in perfetta sincronia con Mark.
Rimasero
ansimanti immobili un istante a riprendersi, quindi quando si
staccarono Mark crollò sul letto accanto a Kevin e lui gli si
arrampicò sopra, sul petto, baciandoglielo nonostante il sudore che
imperlava entrambe le loro pelli, una chiara e l’altra scura.
Stavano bene insieme anche solo in quel modo.
-
Scusate… avete finito? - Si risentì di nuovo la voce di Stephan
ridente, non pareva per niente imbarazzato o cosa, solo estremamente
divertito. Kevin si ricordò di lui e riprese il cellulare.
-
Scusa, mi ero dimenticato… sei fuori casa? -
-
Sì… posso o devo ripassare? -
-
Cazzo, sono domande da fare? - Per Mark era ovvio che dovesse
andarsene, avevano appena finito di fare l’amore…
-
Arrivo! - Ma Kevin la sensibilità e l’intelligenza gli giaceva in
zona culo, quindi si alzò e piantando in asso il compagno appena
appagato -che lo insultò pesantemente in olandese-, andò ad aprire
a Stephan nudo e crudo com’era.
Il
ragazzino rimase un attimo interdetto davanti alla visione di Kevin
nudo, ancora un po’ sudato e coi chiari resti del sesso appena
consumato ancora addosso.
Alzò
infatti un sopracciglio, chiunque avrebbe detto che non erano modi di
presentarsi alla porta ma lui apprezzò decisamente ed entrando parve
per nulla turbato, anzi.
-
Sei uno spettacolo! - Kevin si guardò e sogghignò. Era lieto che lo
pensasse.
-
Lo so! -
-
Scusa, non volevo interrompere ma avevo bisogno di parlare… -
Ovviamente… e che altro?
-
Ah, non preoccuparti! Succede! -
-
Succede sti cazzi! - Tuonò dalla camera Mark. Stephan rise:
-
Mi dispiace, Mark! - L’altro grugnì ma non uscì, segno che
intendeva addormentarsi per non partecipare a nessun incontro di
confessioni private. Non voleva intromettersi in affari che non lo
riguardavano, ormai aveva concluso con Kevin, il resto non contava.
Anche se le coccole gli mancavano…
Sembrò
pensarla così anche Kevin che dopo essersi lavato in velocità si
riprese il fratellino e se lo trascinò in camera.
-
Ora c’è il rito post sesso quindi se vuoi i miei preziosi consigli
dovrai parlare mentre mi coccolo Mark! - Non pareva scherzare, quindi
buttandosi su Mark girato di schiena dall’altra parte,
evidentemente offeso per essere stato piantato in asso per il
fratellino adottivo, lo fece lamentare.
-
Vattene da tuo fratello! - Borbottò seccato. Kevin rise:
-
Ma è qua, posso fare entrambe le cose insieme! - Lo pensava
veramente.
-
Fottiti, Kevin! - Sembrava veramente arrabbiato. Non si girò e Kevin
rimase mezzo steso sulla sua schiena con la bocca contro il suo collo
e le sue spalle possenti ad intrecciare le gambe alle sue e
stuzzicarlo con le mani sui fianchi, sulla vita, sul sedere e sulle
cosce.
Stephan
in tutto questo si era accomodato su una sedia ai piedi del letto in
modo da vedere più o meno in viso Kevin ma non disturbare
eccessivamente Mark. Come se fosse possibile.
Sembrava
intenzionato ad ignorarlo e dormire mentre l’altro a stuzzicarlo e
a coccolarselo comunque. Decise di non commentare e di cominciare con
quel che doveva dirgli.
-
Zlatan oggi mi ha chiesto di lasciare in pace Maxi! - Kevin alzò un
sopracciglio incredulo, ma non staccò le labbra carnose dalla pelle
liscia e leggermente salata di Mark.
-
Davvero? -
-
Incredibile, vero? - Fece Stephan.
-
Io direi logico! - Commentò invece Mark sorprendendo tutti, la sua
voce roca e oltretombale si levò da sotto e Kevin alzò il viso,
appoggiò il mento sulla sua spalla e facendo capolino sbirciò il
suo profilo. Manteneva gli occhi chiusi ma era sveglio e soprattutto
ascoltava.
-
Cosa vuoi dire? - Chiese incuriosito. Anche Stephan si protese per
sentire.
-
Lo capisco bene! Vuole che la piantate di rompere il cazzo! Maxi sarà
venuto da Alex mentre lui e Zlatan stavano scopando! - Chiaro ed
esauriente. E precisamente reale.
Stephan
capì di essere stato invadente solo in quel momento ma non si
scompose e non se ne turbò, ormai che c’era tanto valeva finire la
chiacchierata. Kevin invece rise divertito figurandosi la scena. La
loro era stata divertente.
-
Te la sei presa? - Chiese basso ed insinuante sul suo orecchio, con
la mano che si infilava sul suo petto a cercare i capezzoli.
Trovatolo ne tormentò uno fra le dita e Mark gli fece il dovuto
spazio mantenendosi comunque seccato nel tono.
-
Tu che dici? -
-
Ma ti sto coccolando lo stesso! - Replicò furbo Kevin.
-
Mentre parli con tuo fratello! - Era comico come ormai lo
considerasse tale anche lui. Del resto aveva dovuto imparare a
conviverci.
-
Sei geloso? - Fece prendendogli il lobo fra i denti. Stephan sembrava
non avere problemi ad assistere a quelle scene, pensava in realtà a
Maxi e a quanta voglia avesse di lui in quel momento.
-
No, solo seccato! -
-
Era per questo che Zlatan vuole che io e Maxi risolviamo! - Si
aggiunse Stephan con l’illuminazione dovuta a Mark.
-
Mi pare logico! - Fece l’olandese mentre Kevin ridacchiava e
Stephan sorrideva a sua volta divertito per la scena.
-
Scusa… però in realtà non sto facendo niente a Maxi. Insomma, non
sono io che lo cerco. Se lo fa lui io rispondo di conseguenza, ma non
sono io che lo cerco e lo tormento… non vedo cosa dovrei fare di
meno di quanto già faccio! -
Dal
suo punto di vista era vero. Kevin però aveva qualcosa da ridire in
merito e torcendosi per guardarlo in viso, rispose sempre carezzando
leggero Mark che ora pareva rabbonito, anche se sempre fermo in quel
modo.
-
Provaci di più! Lui lo vuole, no? Ne sei convinto, vero? - Non aveva
indagato, non l’aveva nemmeno conosciuto, Maxi, però Stephan
gliene aveva già parlato molto ed era come se l’avesse visto.
-
Certo che ne sono convinto! - Disse subito il ragazzino.
-
Allora crea più occasioni, con furbizia, senza farti accorgere…
cioè non essere plateale com’ero io. Fallo sembrare naturale. Poi
ci provi in modo più marcato, esasperalo ulteriormente, portalo al
punto di non ritorno. Non resisterà per sempre! Prima o poi cederà,
solo che più ci provi, prima cede. Semplicemente. Più aspetti e gli
lasci i suoi tempi, più in là sarà! - Ecco le sue geniali teorie!
Rompere
le scatole al prossimo finchè questo non cedeva.
-
Hai fatto così con Mark? - Non la sapeva tutta dall’inizio la loro
storia, aveva seguito solo le battute finali.
Mark
si lamentò al ricordo, come a dire che aveva fatto anche di peggio,
quindi alle risa di Kevin si sentì in dovere di precisare e alzando
la testa aprì gli occhi per guardarlo, ma non si sciolse da
quell’abbraccio da dietro così piacevole e dolce:
-
Lui è stato spietato, con me! Non mi dava il tempo di pensare e
capire, andava come un caterpillar. Quando ha capito che mi attraeva
sessualmente è stata la fine, non mi ha mollato un secondo, era
sempre a provarci e stuzzicarmi in qualche modo! Stavo per sbattere
la testa sul muro, credimi! - Kevin ora rideva di gusto col viso
premuto sulla sua schiena, solleticandolo, mentre Stephan faceva
altrettanto senza nascondersi. Erano comici, quei due.
-
Lui è uno stronzo che dà consigli da stronzo! In realtà io capisco
bene Maxi e partecipo alla sua lotta. È lodevole che qualcuno cerchi
di fare le cose giuste… perché ci deve sempre essere qualcuno che
rompe il cazzo e ci butta sulla strada sbagliata? Fanculo a voi
stronzi! E capisco anche Zlatan che vuole solo vivere la sua vita
senza rotture di palle che non lo riguardano. - Stephan lo prese
seriamente come un parere effettivo e pensieroso nonché coinvolto da
un altro punto di vista diverso dal suo e da quello di Kevin che ora
rideva come un idiota, disse:
-
Quindi secondo te dovrei rispettare questa sua falsa presa di
posizione e farmi veramente da parte? - Mark si girò di petto in
modo da avere il compagno demente sopra, vittorioso gli si accoccolò
e si fece cingere dal suo braccio mentre con l’altro si tirava su
le lenzuola ed il piumino.
-
Non è una falsa presa di posizione. Tutti siamo sempre divisi fra
forze opposte. Alla grande fra bene e male ma anche quotidianamente
fra giusto e sbagliato, istinto e ragione, volontà e sensatezza…
non significa che sia vero solo l’istinto e la volontà, è
altrettanto reale anche la ragione e la sensatezza perché sono parti
effettive che ci compongono. Solo che c’è chi è più portato per
agire in un modo che in un altro. Tu ad esempio vai solo d’istinto,
come Kevin, come Roby, come Zlatan… badate solo a ciò che volete,
non vi fermate a considerare se poi potete, se va bene, se è giusto,
se è corretto… le persone come me e Maxi, invece, prima di fare
una cosa ci pensano. Lo facciamo solo se siamo sicuri che non
possiamo proprio farne a meno, specie nel caso che sia una cosa
obiettivamente sbagliata e da stronzi! Siamo sposati, abbiamo
famiglia… non è facile buttarsi se si è vissuti seguendo dei
principi. Tu devi capire che non è solo una questione di volontà. È
anche una questione di principi. Lui sta facendo una gran lotta,
dentro, quella che ho fatto io all’inizio e che faccio ogni giorno
della mia vita che passo con Kevin. Non è facile e non è scontato
che poi vinca una parte o l’altra. Ora non posso entrare nel merito
delle tue strategie e di quello che vuoi o no, però voglio solo
dirti questo… considera che non è una falsa presa di posizione,
lui sta lottando e dipende da quanto tu lo voglia e quanto
seriamente, soprattutto. -
Questo
demolì completamente Stephan che rimase ad assorbire ogni sua parola
come fosse vangelo.
Era
la prima volta che qualcuno esponeva un punto di vista tanto diverso
dal suo e che gli faceva capire meglio Maxi, finalmente non era una
specie di alieno incomprensibile… però c’era da rispondere al
suo quesito finale. Un quesito su cui in effetti non si era mai
seriamente soffermato.
Rimase
a rifletterci un po’ guardando in basso, senza notare che Kevin
aveva dato un bacio a Mark per ringraziarlo della lotta che faceva
quotidianamente nella quale lo faceva vincere.
Alla
fine capire una cosa del genere non era proprio facile… non su due
piedi.
“Alla
fine non ci ho pensato molto. Mi piaceva, volevo farmelo. Punto. Non
è che voglia chissà cosa. Non penso, insomma. In realtà è
presto.”
-
Tu non vuoi niente di serio, da lui, vero? Solo divertirti un po’
quando ti va… - Disse Mark capendo perfettamente quale fosse il
punto della questione. Stephan, preso in contropiede e stupito,
rispose sinceramente:
-
Bè, no… non ci penso nemmeno a storie serie… specie se così
complicate… e poi nemmeno lo conosco bene… insomma, è un bel
tipo, mi è piaciuto farlo con lui, lo rifarei altre mille volte ma
da lì a dire che voglio qualcosa di serio e fisso, insomma, ce ne
passa! -
-
Ecco, appunto… - Disse Mark consapevole sin dall’inizio che
stavano così le cose. Kevin non disse più niente lasciando la palla
al compagno che proseguì vedendo Stephan smontato e stranamente
confuso come nessuno forse l’aveva mai visto. - Io alla fine ho
accettato e sono andato contro ai miei principi perché lui era
innamorato di me. È stata la prima cosa che mi ha detto, che aveva
intenzioni serie, che non era solo una questione di sesso. Poi quello
l’ha usato come arma capendo che era il mio punto debole, però lui
voleva una cosa seria. Era innamorato. Ho accettato solo per questo.
- Con questo Stephan rimase in silenzio non sapendo cosa aggiungere.
Era presto per parlare di sentimenti, non era nemmeno mai stato
seriamente innamorato di qualcuno, aveva solo capito di essere
bisessuale e che piaceva divertirsi. Era giovane, non pensava ad
altro che quello ed alla carriera.
Fra
l’altro non conosceva Maxi al punto di pensare di poter modificare
quella sua posizione iniziale.
Mark
continuò a tenersi Kevin che, col viso affondato contro il collo, si
beava delle sue carezze pacate e delle sue belle parole che lo
riguardavano. Era bello sapere, a distanza di qualche tempo, d’aver
fatto la cosa giusta. Estremamente appagante.
-
Non voglio entrare nel discorso di nessuna storia che non mi
riguarda, però, Ste, se fossi in te non chiederei la luna a qualcuno
se non per delle motivazioni più che valide e buone. Poi la palla è
a te e la devi giocare tu… -
Con
questo Stephan si congedò in silenzio e pensieroso. Venire lì era
stato anche peggio. Non era seccato di quel discorso, Mark aveva
ragione su ogni fronte e non era al punto da dire che non poteva
assolutamente rinunciare. Però doveva dire che non si sentiva
disposto a mollare in ogni caso, che anche se non lo voleva a tutti i
costi e non ne era innamorato e voleva solo divertirsi e basta, anche
se quindi Mark aveva ragione ed ora capiva meglio Maxi… non era
sicuro di poter mollare.
In
realtà, semplicemente, non voleva. Però da lì a capire motivazioni
varie ce ne passava.
“Se
non provo nulla di speciale e voglio solo del buon sesso, con lui,
perché nel momento in cui mi spiegano che non scenderebbe mai a
compromessi se non per qualcosa di serio e dei sentimenti io non mi
tiro indietro e lascio perdere? Sarebbe sensato, non voglio cose
serie, non provo niente. Però non voglio mollare. Sono solo un
bambino capriccioso!”
Quella
conclusione non era proprio sbagliata… o forse semplicemente,
vedeva solo molto più in là senza nemmeno accorgersene e saperlo.
-
Davvero hai ceduto a me per questo? Perché ero innamorato di te? -
Chiese
Kevin rimasto finalmente solo con Mark, sistemandosi meglio sopra di
lui in modo da guardarlo bene negli occhi, erano ad un soffio l’uno
dall’altro, i respiri si confondevano, le labbra si sfioravano, le
espressioni intense e serene.
-
E perché lo ero anche io. Solo che ero testardamente fissato su cosa
è giusto. Ma nel momento in cui ho capito che ti ricambiavo e che
provavamo la stessa cosa ho deciso che valeva la pena tentare e
rischiare. Ma solo perché c’erano dei sentimenti veri di mezzo da
parte di entrambi. Altrimenti non l’avrei mai fatto. - Questo fece
sciogliere di gran lunga Kevin che sorridendo per nascondere un raro
momento di commozione, lo baciò fondendo le loro labbra con
delicatezza, trasmettendogli tutto il sentimento che provava per lui,
ciò di cui avevano ampiamente parlato in quel modo naturale e
spontaneo.
In
momenti come questi in Mark si rafforzava la propria scelta ed i
dubbi che spesso lo fermavano e lo facevano scappare si annullavano,
ma per arrivare a quel livello ne avevano passate. Non era comunque
facile in nessun caso, mai.