CAPITOLO VII:
PARLANDOSI
CHIARAMENTE
Entrambi
conclusero il resto delle rispettive giornate pensando continuamente
l’uno all’altro… fino a che, inevitabilmente esasperati
dall’aversi troppo in testa, decisero insieme ma senza mettersi
d’accordo, senza farlo apposta, di vedersi per sistemare le cose
definitivamente una volta per tutte.
Stephan
voleva testare le cose che gli aveva detto Mark e capire se poteva
dargli la propria benedizione e lasciarlo veramente andare, Maxi
aveva bisogno di sapere precisamente cosa voleva Stephan, i suoi
programmi e i suoi obiettivi veri per prepararsi eventualmente ad una
guerra oppure all’Inferno direttamente.
Era
impensabile andare avanti nell’incertezza e vedere cammin facendo,
erano cose da ragazzine; Maxi soprattutto era troppo adulto per
lasciar che le cose andassero da sole. Stephan magari sarebbe stato
disposto ma non dopo il dialogo illuminante con Mark.
Era
ora di parlarsi a viso aperto e questa volta per davvero.
Non
si scrissero, andarono direttamente l’uno dall’altro.
Stephan
convinto di potergli chiedere una passeggiata da compagni di squadra
e strapparlo con gran faccia tosta a moglie e figli, Maxi consapevole
che casa del piccoletto che abitava da solo era sicuramente l’ideale.
Non
si assicurarono prima scrivendosi, quando suonarono trovarono la
sorpresa.
Maxi
non c’era e Stephan nemmeno, visto che nessuno aprì.
Sbuffando
entrambi girarono sui tacchi e non si incrociarono, ma a casa, poco
prima di rientrare, decisero di scriversi per scrupolo.
‘Sei
a casa?’ Sapevano che non lo erano, però era ciò che si scriveva
per testare la sincerità dell’altro. Come se fossero una coppia.
Ricevendo
lo stesso messaggio un istante dopo capirono di essersi pensati e
scritti la medesima cosa nel medesimo istante e sorrisero da soli,
uno di quei sorrisi particolari che sapevano tanto di preludio alla
tenerezza.
‘Appena
arrivato.’ Si risposero sempre insieme, poi attesero qualche
istante per vedere chi dei due avrebbe fatto la prima mossa e Stephan
non attese molto.
‘Ti
cercavo. Ti va di passare a fare due chiacchiere in pace?’ Il
finale fu una chicca visto che li faceva sembrare in guerra, cosa
sbagliata. Maxi sorrise ancora e decise che se anche lui lo voleva
era proprio il caso di farlo.
Fu
così che Maxi prese la macchina, la girò e tornò indietro dove era
appena stato.
Non
aveva paura di un ragazzino, voleva solo chiarire una volta per tutte
una faccenda che per lui era importante, non poteva fare così tutto
il suo soggiorno a Milano. Oltretutto sperava davvero di rimanerci a
lungo, lì.
Suonò
la porta con più sicurezza di prima, nonostante sapesse che
l’aspettava era sicuro che non sarebbe stato tragico, era solo una
chiacchierata in fondo. Anche se, visti i precedenti, c’era da
crederci poco. Ad ogni modo l’argentino non intendeva tirarsi
indietro e lasciare le cose confuse ed incasinate.
Stephan
gli aprì poco dopo e si ritrovò stranamente felice di rivedere il
suo gran bel viso, i suoi capelli a cresta biondi ed i suoi occhi
limpidamente azzurri.
Era
quasi il suo opposto, ad eccezione della cresta che comunque era
diversa. La propria era più ordinata.
-
Non sapevo se poi saresti venuto! - Disse sorridendo contento di
vederlo.
Si
fece da parte per farlo entrare e Maxi stringendosi nelle spalle fece
un’aria di circostanza:
-
Bè, me l’avevi chiesto… - Poi decise di esporsi anche lui come
aveva fatto l’altro: - Oltretutto ero passato anche io a cercarti,
prima, per questo non ero a casa… -
Stephan
rise divertito senza apparire colpito, imbarazzato o al settimo
cielo. La viveva con molta scioltezza, come niente, e Maxi l’ammirò.
Per essere così giovane aveva davvero una gran padronanza di sé,
fuori dal comune.
-
Dai, accomodati! Questa è la mia poco umile dimora! Confronto a
quella di altri lo è comunque… - Si trattava di un gran
bell’appartamento molto spazioso in un palazzo decisamente di
lusso, anche l’arredamento non era made in Ikea… comunque Maxi
convenne con lui, non aveva esagerato puntando subito a ville e case
assurde, nemmeno lui l’aveva fatto non essendo sicuro della fine
che avrebbe fatto a stagione conclusa, era decisamente un punto di
domanda la sua permanenza lì.
-
Bè, tenuta sorprendentemente bene… - commentò riferendosi al
fatto che fosse giovane e vivesse da solo.
-
Mia madre insiste per venire a mettermela a posto regolarmente! -
Rivelò alla fine senza problemi alzando le spalle e facendo ridere
l’ospite. - Dai, accomodati nel divano! Vuoi bere qualcosa? - Maxi
accettò una birra sperando gli sciogliesse un po’ i nervi che
cominciavano ad essere più tesi di prima, quindi sedendosi sul
divano l’osservò chiedendosi come sarebbe potuto andare
sull’argomento senza scavarsi la fossa, poi gli venne
l’illuminazione…
-
Perché mi cercavi, comunque? - Chiese rendendosi conto che anche lui
era andato a casa sua, prima.
Stephan
pensando che era normale toccasse prima a lui, sedutogli accanto
rivolto verso Maxi l’osservò con intensità e quell’aria sicura
e allusiva, come se fosse sul punto di ridere malizioso.
-
Ti pensavo. - Maxi arrossì, la sua pelle era fin troppo chiara per
non notarlo subito e Stephan lo trovò delizioso, quindi accentuando
quel suo strano sorriso indecifrabile, continuò: - E’ tutto molto
strano fra noi… tutti non fanno che dirmi di sistemare le cose
perché così non si può andare avanti ed io mi chiedevo di cosa
parlassero. Abbiamo qualcosa da sistemare, secondo te? - Ecco, quello
era il suo modo di tastare il terreno e vedere se Mark avesse
ragione.
Maxi
per poco non si soffocò con la birra e tossendo diventando come un
pomodoro per la mancata morte, rispose spontaneo ed ovvio:
-
Direi proprio di sì! - Stephan rise ma non si scompose.
-
Allora spara, comincia pure! Di cosa si tratta? - Era proprio uno
stronzo quando ci si metteva, voleva che si scoprisse ed in base a
cosa tirava fuori poi si sarebbe comportato. Del resto cercava di
capire, mentre lo guardava imbarazzato, se potesse fare a meno di
portarselo a letto. Era trascurabile quanto possibile fosse ciò che
voleva, l’importante era volerlo comunque.
-
Di cosa è successo fra noi, ad esempio? Del fatto che tu vuoi che
ricapiti e sei certo che succederà ed io semplicemente non voglio? -
Rispose con ironia sperando di riuscire ad alleggerire una situazione
che si stava appesantendo. Stephan dal canto suo alzò una gamba e la
piegò in mezzo a loro mentre appoggiò il mento al pugno ed il
gomito allo schienale, era voltato e rivolto verso di lui. Non aveva
espressioni cupe, non era in imbarazzo, non era turbato. Possibile?
-
Tu dici? - Fece provocandolo ancora con la sua calma allusiva. Maxi
per un momento ebbe voglia di tirargli la birra addosso ma preferì
bere ancora un sorso prima di rispondergli, sperava di non essere
maleducato.
-
Certo! Non prendermi in giro, Ste, lo sai che ci sto pensando di
continuo! - Questo però poteva essere ritenuto un passo indietro. Se
ne rese conto un secondo dopo e zittendosi vide la luce nei suoi
occhi neri come onici e non poté che lasciare gli prendesse la birra
e gliela posasse ai piedi del divano. Maxi rimase di nuovo immobile
ammaliato da quei suoi modi di fare sicuri ed ipnotici, rimase
immobile, inerme, mentre gli si avvicinava con tutto il corpo, mentre
si sistemava meglio per sfiorarlo ed ucciderlo in quel modo. Non lo
toccava ancora veramente ma sembrava lo facesse, ormai il colorito
normale di Maxi era impossibile da riprendere.
-
Allora forse sei tu che vuoi chiedermi qualcosa… - Sapeva dove
sarebbe andato a parare, però era anche giusto parlarne a quel
punto. Se Mark aveva ragione… e se gli interessava chiarirlo… se
gli interessava…
-
Cosa vuoi da me? Perché ti sei fissato tanto su di me? - Ecco, era
come se non aspettasse altro che poterglielo chiedere e Stephan che
si aspettava quella domanda gli si avvicinò ulteriormente alzando la
gamba che aveva piegato in mezzo a loro, gliela mise sopra le sue in
modo da imprigionarlo e gli carezzò finalmente il viso prendendolo
in trappola. Sembravano indelebilmente incastrati e Maxi era al punto
che non riusciva nemmeno a respirare e muoversi nonostante di forza
ne avesse eccome. Il suo corpo non era certo paragonabile a quello
del ragazzino seppure non fosse messo troppo male nemmeno lui.
-
Mi fai sesso. Ogni volta che ti guardo vorrei andare a letto con te e
farti non sai quante cose. - Era semplice e chiaro, molto chiaro. Non
aveva mai nascosto questo aspetto però era la prima volta che glielo
diceva in quel modo e Maxi provò l’insano istinto di baciarlo,
accontentarlo e vedere di quali cose si trattavano. Non aveva senso
che ogni volta che lui ci provava, si sentisse poi così, che lo
volesse così sentitamente. Non era per niente normale, lo
riconosceva ed era per questo che voleva opporsi, che cercava per lo
meno. Certo imprigionato a lui in quel modo era difficile e la sua
mano sul suo viso che non lo lasciava… il suo pollice sul suo
labbro... Se avesse parlato cosa avrebbe fatto, con quel pollice?
Intimorito dall’idea di scoprirlo, lo fece lo stesso.
-
Per me non è sufficiente. Per quanto tu mi attragga, e non posso che
ammetterlo a questo punto, non c’è solo questo nella vita. Non mi
basta questo. - Lo disse con fermezza, molta più fermezza e forza di
quanta lui stesso avesse mai pensato di essere capace di usare. Si
sentì fiero di sé allo stesso modo in cui Stephan, dopo lo shock,
provò un’ondata d’eccitazione senza pari.
Questo
lo provocava ancor più di prima, se ne rese conto immediatamente ed
incapace di fermarsi infilò il dito fra le sue labbra, lo obbligò a
tenerselo dentro ma Maxi l’accolse senza opporre resistenza e prima
di rendersene conto era lì a leccarglielo fino addirittura a
succhiarglielo.
Era
anomalo tutto quello, impensabile ed assurdo, però fatto era che
stavano lì nel divano insieme l’uno incastrato all’altro
seriamente intenzionati a stare insieme in quel modo.
-
Allora perché non te ne vai? Io non provo niente di più che
attrazione fisica, se non ti basta non ti obbligo a fare nulla, a
rimanere o ad andare oltre. Non ti ho mai obbligato né mai lo farò.
- Si stava giocando il tutto per tutto seriamente convinto che era la
verità quello che stava dicendo, che non ci fosse niente che lo
legasse a lui, che non lo volesse interiormente ma solo
esteriormente. Quando si trovò sul punto di baciarlo e sostituirgli
il dito con la sua lingua, davvero ad un soffio l’uno dall’altro,
il telefono di Maxi suonò. Proprio lì in quel momento.
Stephan
faticò a mantenersi imperturbabile, quella volta, ma pensando che
comunque sarebbe tornato a lui dopo aver risposto, gli lasciò il
viso scivolando con la bocca sul suo orecchio, quello libero
dall’apparecchio telefonico.
-
Pronto? - Disse con voce roca e senza registrare il nome sul display.
Quando
sentì la voce agitata di sua moglie si drizzò sul divano nonostante
la lingua di Stephan fosse davvero brava a farlo rabbrividire in quel
modo. Dovette prenderlo per la nuca e allontanarlo per capire cosa
gli stava dicendo. Di certo era davvero importante.
-
Un momento, ripeti con calma! - Nel sentirla sgranò gli occhi ed
impallidì, quindi in un lampo era in piedi dopo essersi scrollato
facilmente di dosso un allibito ed incredulo Stephan.
-
Arrivo, cinque secondi e sono lì! - Quando mise giù Stephan lo
guardava ancora come se fosse pazzo e Maxi per poco si dimenticò di
lui e di quello che era successo prima
-
Mia moglie ha le doglie, sta per partorire, dobbiamo andare in
ospedale! Oddio, sto per diventare padre per la terza volta e mi
sembra sia la prima! Devo andare! - ed improvvisamente non c’era
niente di più importante di sua moglie ed i suoi figli, nessun
pensiero che poteva essere venuto prima, nessuna idea, nulla. Sempre
comunque loro, il resto dimenticato, andato, morto, sepolto in un
istante.
Niente
più dubbi e pensieri.
Stephan
non disse nulla, rimase fermo in silenzio sul divano e lo vide
andarsene come un uragano senza nemmeno la forza di ridere di lui e
della sua agitazione perché diventava padre per la terza volta. Era
tenero come un bambino alle prese con la sua prima pedalata in
bicicletta, però non riusciva a sorridere di lui lo stesso né a
trovarlo buffo. Improvvisamente lo trovò solo crudele e lì capì
che forse, forse, non era proprio come aveva detto a tutti. Non era
solo una questione di sesso sebbene era anche vero che era
dannatamente presto per parlare d’altro, di sentimenti e cose del
genere.
Magari
era solo all’inizio di un qualcosa che se coltivato a dovere
sarebbe potuto diventare splendido. Magari.
Peccato
che in pochissimi secondi fosse tutto volato via come Maxi lo era
andato da quella porta.
Rendersi
conto che era solo l’inizio di qualcosa non era servito a nulla ed
ora a rimanere con un pungo di mosche e l’amarezza dentro era lui,
sorprendentemente.
Nessuno
l’avrebbe mai detto, lui per primo, eppure eccolo lì a buttare via
il cuscino stizzito per non farlo col resto della casa.
Certe
volte era meglio evitare di scavare in sé stessi.
Certe
volte oltre che inutile era anche grandemente dannoso.
“Ma
sono in tempo, non è ancora nulla! Basta escluderlo. Non è niente.
Non è ancora fottutamente niente!”
Se
lo ripeté tutta la notte ed i giorni a venire ma non servì a molto.
A
niente.
Non
seppe perché, ma improvvisamente era diventato impellente sentire la
voce di qualcuno forte capace di sostenerlo.
Fu
così che chiamò il fratello adottivo ignorando l’orario e la
consapevolezza che avrebbe disturbato.
Non
si sorprese che a rispondere fosse Mark…
-
E Kevin? - Chiese apparentemente tranquillo, Mark aveva un tono molto
seccato, non sapeva mascherarlo e non ci si impegnava molto…
-
Sotto la doccia! - Stephan capì al volo.
-
Stavi per raggiungerlo? -
-
Decisamente sì! - Era anche sul piede di guerra, ora. Nel giro di
poco li interrompeva decisamente troppo. Ben presto sarebbe stato
capace di far fuori il piccolo faraone se non l’avesse piantata!
-
Avevo bisogno di… bè, non importa, te lo lascio in pace! - Gran
bella cosa, pensò Mark, ma non lo disse captando subito un tono
strano. Capì al volo.
-
Hai parlato con Maxi? - Chiese improvvisamente interessato a lui e
alle sue vicende.
-
Sì… - Sussurrò piano calando il volume della voce di schianto. Si
rendeva conto da solo che non andava bene parlare così ma non poteva
farci nulla, gli usciva spontaneo. Colpa di Mark, stimolava certe
cose che…
-
E’ andata male? - Chiese paterno l’olandese, come se, in quanto
compagno del fratello maggiore adottivo di Stephan, ovvero Kevin,
fosse ora imparentato in qualche modo anche lui!
-
Ha… ha detto che non sono abbastanza. Che solo il sesso non è
sufficiente. Che per avere qualcosa da lui devo dare di più. Che
così non basta. Ed è andato da sua moglie che ha le doglie. - Mark
rimase interdetto, suo malgrado chiese immediato per assicurarsi di
un’ultima cosa…
-
Non è successo niente? -
-
Stava… ma poi ha chiamato lei e lui è volato come se non
esistessi. - Fu un auto demolirsi raccontarlo, l’aveva fatto per
mettersi alla prova, per vedere come si sarebbe sentito nel farlo,
per capire quanto effettivamente ci teneva a Maxi… solo parlandone,
esporsi, l’aiutava a capirlo.
-
Cazzo, lui sì che è tutto d’un pezzo! - Kevin avrebbe detto
‘senti chi parla’ ma non era lì a sentirlo, quindi Stephan
sospirò. Era davvero seccante.
-
Non mi piace non essere abbastanza! Che stia con lei e la sua
famiglia, lo volevo solo per scopare, perché è un bel tipo, tutto
lì! Non voglio niente da lui! Fanculo! - Era la prima volta che non
buttava qualcosa sul ridere, che non sdrammatizzava e che anzi si
mostrava per quel che era, scocciato. Mark rimase in silenzio, era
normale una reazione simile e vedendosi in Maxi si chiese cosa
sarebbe successo se Kevin avesse reagito così e l’avesse lasciato
in pace quando gli aveva detto che voleva concentrarsi sulla famiglia
e non su di lui.
-
Sono d’accordo con te, è meglio che lo lasci andare. Avrai
qualcuno che sarà solo tuo, è giusto pretendere la luna, non va mai
bene accontentarsi delle briciole. - Considerazioni da altro uomo
tutto d’un pezzo… Stephan rimase interdetto ad ascoltarlo,
normalmente in quei casi si smentiva l’amico dicendo di non dire
quelle cose, di tenere duro e di insistere. Era il primo che
l’assecondava e lo spingeva a mollarlo davvero. Non che stessero
insieme. Non si sentì meglio, però si chiese chi fosse in realtà
Mark… reagiva sempre diversamente dagli altri, al di fuori del
campo. Era una persona davvero interessante!
-
Grazie della chiacchierata, ti lascio al tuo Kevin e alla vostra
doccia porno… ci vediamo domani mattina! -
-
Ti faccio richiamare? Vuoi compagnia? - Nonostante gli sarebbe pesato
tantissimo, Mark glielo chiese e Stephan lo apprezzò capendo al volo
Kevin, certo che ci si poteva innamorare di uno così.
Lui
però era fortunato, stava troncando tutto prima che potesse nascere
qualche serio interesse. Sarebbe stato bene! Kevin con Mark soffriva
moltissimo, si lasciavano spessissimo… insomma, non era una storia
che voleva vivere sebbene le doti positive di Mark fossero
fantastiche.
-
No, non serve, grazie! Ti sembro depresso? Figurati, è solo un
momento! Domani passa tutto! Sono solo seccato che mi abbia detto che
non sono abbastanza! È solo una questione d’orgoglio! - Era anche
vero, ma non solo. Era più che altro una bella storia troncata sul
nascere.
Quando
Stephan mise giù la comunicazione, Mark si chiese se avesse dovuto
dirgli che per volere uno come Maxi bastava promettergli il cuore.
Probabilmente l’avrebbe messo solo più in crisi, era giovane,
dubitava che sapesse come ci si innamorava veramente e poi non erano
cose che nascevano a comando. Era molto meglio stare fuori il più
possibile e lasciare che se la vivessero loro come volevano, specie
perché non serviva alimentare storie burrascose e complicate.
Ognuno
aveva il suo bagaglio, anche lui ne aveva parecchie. Così pensando
mise giù il telefono e raggiunse Kevin al bagno dove ormai aveva
finito di insaponarsi e si era accomodato nella vasca ampia e comoda.
-
Chi era? - Capì che doveva aver parlato al telefono. Mark si lavò
velocemente mentre rispondeva pensieroso:
-
Stephan… dice che ha parlato con Maxi e che l’ha scaricato
dicendo che non è abbastanza per lui. Il sesso non gli basta. Ed è
andato da sua moglie che sta per partorire. - Il silenzio fu molto
eloquente, però non durò molto.
-
Davvero? - Kevin non poteva crederci, a guardarlo Maxi sembrava così
mite ed insicuro. Chissà poi perché. Forse era quell’aria gentile
e delicata che sembrava avere. Le apparenze ingannavano. - Non avrei
mai detto! - Aggiunse infatti. - E cosa farà? - Ora era solo
curioso. Mark chiuse i rubinetti della doccia e senza asciugarsi o
sgocciolarsi l’osservò sornione:
-
Te ne importa davvero, ora? - Chiese raggiungendolo nella vasca ed
infilandovi i piedi. L’acqua salì ma non uscì e inginocchiandosi
con le mani appoggiate sulle sue spalle, lo vide sorridere felino
compiaciuto da quella risposta.
-
Ora come ora, nemmeno un po’! -
-
Volevo ben dire! - Fece allora Mark unendo le labbra alle sue che
accolse immediatamente.
Kevin
tirò fuori le mani dall’acqua e se lo prese per i fianchi, quindi
l’aiutò a sistemarsi bene in modo da averlo davanti a sé, di
schiena. Dovettero smettere di baciarsi per un attimo, fino a che,
adagiatolo comodamente fra le gambe e contro il petto, non gli girò
il capo per riprendersi la sua bocca. Tutto andò per un’altra
strada, tutto svanì per lasciare posto solo a loro due e basta.