CAPITOLO XII:
KEVIN E GLI ALTRI

Roby arrivò a casa sua il giorno prima di andare al ritiro a Milanello.
- Cosa diavolo vuoi? -
- Andiamo, quanto pensi di andare avanti così? - Chiese aggressivo.
Kevin si chiuse a doppia mandata.
- Che te ne fotte? -
- Smettila! Pensi di essere solo tu che stai male per le partenze? Mi hanno venduto Thiago, cosa credi, che mi sia piaciuto? Ma mi vedi morto? Si deve andare avanti! - Lui aveva un altro carattere.
- Smettila, Roby. Ognuno reagisce a modo suo. Io ho cercato di resistere appena Mark è partito pensando che ci sarebbero stati gli altri a sostenermi, poi Zlatan è andato via. Cosa dovrei fare? Attaccarmi ad un altro che poi se ne andrà? Io soffro nelle separazioni, di qualunque tipo, specie se di gente a cui tengo! Non lo farò più! -
- Dovresti, invece, perchè tu più di tutti sei quello che da solo sta male! Ci sono quelli che da soli ce la fanno meglio e quelli che invece meditano il suicidio! Tu mediti il suicidio! - Roby aveva le idee chiare, era battagliero e non voleva mollare.
Kevin invece voleva stare solo e basta.
- Sono cazzi miei, cosa te ne importa? - Ruggì cominciando a seccarsi, Roby pensò che fosse una conquista. Almeno tirava fuori le palle per insultarlo.
- Siamo noi quelli restati dall'anno scorso... noi che dovremo prenderci la squadra sulle spalle, quanti cambiamenti ci sono stati? Un sacco di nuovi ed un sacco di giovani... siamo noi che dovremo essere quelli forti! Devi esserlo anche tu! - Kevin però non ne voleva sapere.
- Non sta scritto da nessuna parte! Mi hanno dato un numero che per me non significa niente! Era il numero che volevano dare a Zlatan, lui se lo meritava... io non sono un numero 10! Mi chiedono di fare una cosa che non so fare e quando vedranno che non ne sono in grado mi demoliranno ed io andrò sempre peggio! Non mi importa niente, io voglio solo trascinarmi e vaffanculo! - In quel momento stava solo male e non voleva saperne di discorsi sulla responsabilità del gruppo, il gruppo di cui gli era importato qualcosa era stato sgretolato e nessuno aveva pensato a chi sarebbe rimasto. Ora perchè lui doveva pensare agli altri quando stava male e aveva altro per la testa?
- E' una merda me la cose stanno così! Dobbiamo essere forti ed aiutarci a vicenda... - Roby era più testardo di un mulo e soprattutto non aveva paura.
Kevin però era esasperato e non facendocela più colpì col pugno accanto al suo viso, sul muro. Poi avvicinato il viso al suo ruggì furioso:
- Non me ne fotte un cazzo, lo capisci? Mi hanno fatto male! Tutti! Ora mi devo leccare le ferite se i signori me lo concedono! Sto male, sto di merda, mi manca Mark come l'aria anche se lo sento sempre. Non lo posso vedere, non lo posso toccare e mi manca! Non so come fai tu con Thiago ma a me Mark manca! E sono furioso con tutto e con tutti! Lasciami in pace, Roby! - Roby si zittì e rimase immobile a fissarlo. Almeno si era sfogato, aveva alzato la voce, aveva reagito.
Ricordò il discorso di Zlatan al telefono.
'Quando Kevin sta male lui affonda e non reagisce, tu devi stuzzicarlo finchè non riesci a farlo sfogare e gridare. Se si arrabbia è positivo.'
Bè, era bravo a scocciare gli altri.
- Manca anche a me Thiago come l'aria, cosa credi? Ma la mia vita non finisce col suo trasferimento! Devo trovare il modo di andare avanti ed il calcio sarà quel modo, mi distrae da lui. -
Kevin scosse il capo e sospirò, si spompò subito e abbassò gli occhi dai suoi aprendo la mano appoggiata al muro accanto a Roby.
- Per me il calcio ora come ora è un peso in più... -
Roby lo abbracciò e lo tenne a sé cingendogli la testa, l'attirò e rimase così. Sulle prime Kevin si tese, poi però lo trovò confortevole e si lasciò andare.
Era terribile, si disse.
Era semplicemente atroce.
E non voleva andare avanti senza Mark, arrendersi così.
Però non poteva farci niente.
- Mi manca troppo... pensavo di sopportarlo con l'aiuto di Zlatan e di tutti ma... ma non ci riesco... mi sono sforzato di non pensarci e di non viverlo ma ora me ne sto rendendo conto. Mark se ne è andato. -
Roby strinse la presa quanto il proprio cuore si chiudeva in una morsa di dispiacere. Non riusciva a rivedersi in lui, alla notizia che Thiago partiva aveva fatto fuoco e fiamme e poi insieme avevano fatto un piano per vedersi il più possibile. Lui reagiva con praticità. Bè, era Thiago quello pratico.
Kevin stava proprio male.
- Non dovevi evitare di pensarci, ora sei al punto di partenza. Bisogna stare male, bisogna arrendersi al dolore e stare male, poi piano piano andrà via da solo. - Si chiese da quanto fosse così saggio e si appuntò di raccontare tutto a Thiago, era fiero di sé.
Kevin non disse più niente, si lasciò cullare da lui e pianse.
Era questo ciò di cui aveva bisogno, qualcuno che lo stringesse quando affondava ed aveva voglia di piangere. Non gli serviva altro.
O qualcuno che gli desse calci e lo obbligasse a tirarsi su, come avrebbe potuto fare Zlatan.
Mark riassumeva in sé entrambe le caratteristiche.
- Ce la farai. -
Ma Kevin non ne era sicuro.


Dopo Roby toccò a Stephan.
Il ragazzino era stato preso durante l'anno sotto l'ala protettiva di Kevin che l'aveva anche chiamato 'fratellino'. Per un periodo però non si era più fatto sentire ed in vista del ritiro, proprio il giorno stesso in cui ricominciava, andò da lui per sapere se fosse tutto a posto.
Non sapeva niente della sua storia con Mark.
- Allora come va? Sei sparito, mi sono preoccupato... pensavo saresti partito anche tu! - Non aveva peli sulla lingua nemmeno lui. Kevin gli offrì un succo guardando l'ora, avevano un po' di tempo prima di avviarsi. Si sedette e si strinse nelle spalle. Era poco reattivo e non gli importava gran che delle provocazioni. Specie se innocenti come quelle.
- Lo so ma sono stato occupato... non volevo... - Gli piaceva davvero Stephan. Vedeva in lui un vero talento ed era sicuro che sarebbe esploso durante l'anno. A parte questo aveva carattere e questo gli piaceva ancora più del suo talento.
- Sei stato occupato a deprimerti per le partenze? - Kevin divenne serio improvvisamente e lo guardò pronto a demolirlo. Allora mise subito le mani avanti: - Anche io ci sono rimasto male! Prima i senatori e Mark... poi Ibra e Thiago... - Al nome Mark, Kevin divenne un' anima in pena e si alzò cominciando a camminare insofferente. Stephan capì che il punto era quello ma voleva capire come.
- Io non ci sono rimasto male. Io ci sono rimasto di merda. Però se vuoi sapere perchè sto male è per Mark. - Non gli interessava niente. Stephan lo guardò circospetto. Intendeva in quel senso?
- Cioè... tu e lui... - Non era una cosa di dominio pubblico, la sapevano solo un paio di persone. Kevin annuì e si risedette non avendo più voglia di misurare il pavimento. Non aveva più voglia di niente...
- Allora è per questo... - Non ci sarebbe voluto un genio.
- Non voglio legarmi a nessuno. Prima o poi tutti vanno via ed io ho appena scoperto che soffro nelle separazioni, sappi che quando soffro non reagisco arrabbiandomi, affondo e basta. Mark ha fatto di tutto, durante l'anno, per aiutarmi. Ci era riuscito. Ed ora se ne è andato. - Stava trovando terapeutico parlarne, non l'avrebbe mai pensato. Stupito con sé stesso guardò il ragazzino serio che l'ascoltava, non voleva scherzare e l'apprezzò. Forse non voleva nemmeno dargli consigli inutili.
Del resto cosa poteva dirgli?
- E' per questo che hai fatto retromarcia con me? Perchè hai paura di legarti troppo? - Kevin annuì.
- Non prendertela. Poi mi passerà e tornerò come prima ma... per ora non voglio nessuno. Mark dice che quando sono così invece ho bisogno di qualcuno sempre vicino che mi consoli o che mi prenda a calci o che faccia entrambi. Che non posso stare solo. Ma ora è solo questo che voglio... non... non prendetela. - Parlava piano, abbattuto. Faceva veramente impressione.
Stephan dispiaciuto si strinse nelle spalle.
- Rispetto la tua volontà. Però sappi che quando vorrai io ci sarò sempre. Sei stato il primo che mi è stato veramente amico e che... bè, mi ha fatto appartenere ad una squadra... insomma... - Stephan arrossì. Kevin era stato veramente il primo a prenderselo sotto la sua ala e a farlo rientrare nella squadra come parte integrante, non l'aveva fatto con nessuna intenzione dietro. Gli era piaciuto come persona e l'aveva fatto.
Kevin ripensò alle parole di Roby, sulla responsabilità dei giovani.
Forse poteva cercare di reagire. Forse.
Fece un piccolo sorrisino e si alzò dal divano stiracchiandosi.
- Andiamo? - Voleva cambiare discorso e Stephan lo capì, sorrise a sua volta e si alzò.
- Mi dai uno strappo, vero? - Il solito opportunista. Kevin rise e gli mise una mano sulle spalle.
- Tu crescendo peggiori eh? - Stephan si sentì meglio per essere riuscito a distrarlo e quando furono in macchina, prima di partire, il ghanese mormorò un piccolo e anche dolce grazie.
Il ragazzino non rispose ma rimase soddisfatto e fiero di sé al suo fianco convinto che le cose in qualche modo si sarebbero sistemate. Magari ci sarebbe voluto tempo ma ce l'avrebbero fatta...


Kevin non andò meglio.
Cercava di fare il minimo indispensabile ma non trovava il senso dell'alzarsi al mattino ed andare a fare qualcosa che non gli piaceva.
La squadra era tutta diversa, ne conosceva meno della metà, erano tutti tesi, ansiosi, malinconici. Stephan e Roby si sforzavano di far ridere e mantenere tutti un po' su di morale ma non era facile.
Si sentiva gli occhi di ogni essere vivente addosso.
Sulla schiena.
Sul numero che la società gli aveva appiccicato addosso senza nemmeno consultarlo o vedere se lo meritava.
Non glielo avevano dato in base alle sue doti, glielo avevano dato perchè non sapevano a chi darlo, era diverso.
Non l'avevano mai guardato giocare altrimenti avrebbero visto che lui non era un numero dieci, che lui in quel ruolo non ci sapeva giocare, che lui non era già a quel livello.
Però ora pretendevano magicamente che lo facesse.
Che facesse il regista e che sfornasse assist a valanghe e che diventasse il nuovo Ibra... perchè il dieci era suo e se lo sarebbe meritato...
Pretendevano che diventasse lui e pretendevano che lo facesse subito, nel momento peggiore della sua vita.
La cosa divertente era che non gli importava perchè per lui contava solo poter concludere gli allenamenti, tornare a casa e chiamare Mark, sentire la sua voce e raccontargli come si sentiva.
Sempre le stesse cose.
Sempre quelle.
- Non sanno un cazzo di me ma pretendono che ora io sia l'eroe che risolve tutti i loro problemi! Si sono mangiati la merda ed ora la fanno mangiare a noi! La differenza è che daranno la colpa a noi perchè è ovvio che andrà male! -
Mark rispondeva paziente ogni santa sera.
- E' vero che non sei un numero dieci e che sei per di più in crisi, ma devi dimostrargli che ce la puoi fare lo stesso! Non sarai come Ibra, come loro vogliono tu sia, ma devi essere Kevin... hai fatto bene l'anno scorso, devi continuare... -
- Giocavo in un altro ruolo, con altre persone. Ibra faceva segnare tutti e si prendeva tutta la difesa, ero libero e nella mia posizione migliore, potevo agire indisturbato. Ecco perchè giocavo bene! Ora la difesa ce l'ho tutta su di me perchè leggono quel dieci sulle spalle e pensano che ora io sarò quello da tenere d'occhio! La differenza è che non ho nessuno ad aiutarmi! Chi li conosce gli altri? Ale e Roby si sono fatti di nuovo male... e che cazzo so di chi sono gli altri? -
- Stephan promette bene... - Su questo Kevin era d'accordo ed ogni volta si calmava.
- Il ragazzo ha prestazioni sempre migliori, è vero... però sono io che non sono capace di fare assist, non è il mio ruolo. Io sono più un ala o una mezzala che un trequartista... non... non sono gli altri a non andare ma io... - Mark sospirava cercando di calmarlo.
- Hai troppa pressione. Troppa. Non devi ascoltare gli altri e non devi pensarci tanto... tu vai in campo e gioca e basta... -
Kevin scuoteva il capo e amareggiato si strofinava il viso.
- Non è così facile, non basta. Perchè là dove sono non so fare un cazzo e più penso che devo meno ci riesco. Io devo far segnare gli altri ma non ne sono capace. Non penso d'aver mai fatto un assist in vita mia, non so come cazzo gli sia venuto in mente che ora sono il numero dieci e lo devo fare per tutti e sempre e ad alti livelli! -
Era sempre quello.
Era sempre quello.
E poi concludeva con una voce rotta.
- E' tutto troppo diverso... mi mancano tutto... mi manca Zlatan... Thiago... tu pensa! Non ci ho avuto molto a che fare eppure mi manca... e mi manca Clarence, Rino, Pippo, Sandro... mi manchi tu... - Poi si spegneva e Mark rimaneva col cuore in mano a non sapere cosa dire perchè normalmente l'avrebbe abbracciato.
- Mi manchi anche tu... - Si sentiva impotente.
Quando metteva giù stava davvero male. Si sentiva in colpa anche se logicamente sapeva che non c'entrava.
Voleva aiutarlo in qualche modo ma non sapeva come e le parole non bastavano perchè Kevin era così e gli piaceva per quello, perchè era una persona fisica.
Giocava molto nervoso anche lui accumulando cartellini gialli oltre il necessario, la testa era sempre da un'altra parte, a Kevin, al Milan.
Voleva essere là con loro, voleva poter essere utile, sostenerli.
Voleva stringere Kevin, scuoterlo, dirgli di tutto... voleva... ma non sapeva cosa fare.
E stava male.

Le notti a volte passavano bene, altre male.
Mark gli aveva fatto promettere che quando le avrebbe passate in bianco, l'avrebbe chiamato a qualunque ora.
Ogni tanto lo faceva, gli venivano come degli attacchi di ansia inspiegabili.
Lo chiamava e la voce di Mark assonnata lo calmava. Si addormentava al telefono parlando con lui.
Mark in quei momenti si chiedeva se gli facesse veramente bene o no.
Non riusciva mai a capirlo.