CAPITOLO
XIII:
UNO
SQUARCIO DI CIELO
Accadde
che Kevin si ruppe la mano.
Un'occasione
migliore per migrare in Olanda non ci sarebbe potuta essere.
Avevano
un posto fisso vicino all'aeroporto dove Kevin arrivava, si
incontravano in quel Bed and Breakfast di proprietà di un amico di
Mark che non avrebbe mai fatto parola con nessuno.
Quando
Kevin fu operato ci fu di mezzo la nazionale e capitò davvero a
puntino. Non poteva allenarsi e le partite erano sospese.
Mark
aveva già dato l'addio alla sua Nazionale quindi era libero a sua
volta.
Si
trovarono ad ora di pranzo nel solito posto.
Non
uscivano da lì quando si incontravano, un po' per non perdere tempo
prezioso, un po' per non rischiare di farsi vedere in giro insieme.
Era
da un po' che non si vedevano e fu come tornare a respirare dopo
molto tempo.
Non
ebbe nemmeno il tempo di parlare e salutarlo, appena furono fra le
sicure mura del casolare, Kevin gli saltò al collo e lo strinse
talmente forte da togliergli il fiato ed impressionarlo. Sapeva di
essergli mancato ma non a quei livelli.
Mark
si commosse capendo quanto era stato male, lo sapeva ma sentirlo
sulla pelle era diverso.
E
gli era mancato anche a lui, come una linfa vitale.
Cercò
subito le sue labbra e lo baciò senza ancora muoversi da lì, poteva
essere questione di vita o di morte.
Kevin
stava finalmente tornando alla vita.
Riuscirono
a separarsi rendendosi conto di dover andare almeno in camera.
Di
mangiare non ne avevano la minima voglia, Mark allora guardò la sua
mano ingessata e ridacchiò:
-
Mi spiegherai come diavolo hai fatto... - Era stato evasivo per la
notizia bomba che poteva venire a trovarlo.
Kevin
arrossì d'imbarazzo. Doveva essere stato un modo stupido.
-
Giocando! - Risolse precedendolo in camera trascinandosi il trolley
che Mark gli prese per fare l'uomo.
-
Ehi non sono una donna! - Grugnì riprendendoselo. Mark incrociò le
braccia aspettando di vederlo alle prese con la porta da aprire con
la chiave. L'osservò scettico sfidandolo a fare tutto da solo. Kevin
ovviamente testardamente lasciò il trolley e cercò la chiave
ficcata in tasca, il trolley cadde ai suoi piedi, imprecò, aprì la
porta, tirò su il trolley e gli caddero le chiavi, la porta si
richiuse e lui dovette lasciare di nuovo il trolley, prendere le
chiavi, ficcarsele in tasca, aprire la porta, riprendersi il trolley
ed entrare. Il tutto borbottando fra sé e sé. Una volta dentro
lasciò tutto mandando al diavolo ogni cosa e voltatosi verso Mark
che ancora lo guardava scettico, sbottò:
-
Bè, ce l'ho fatta, no? - Mark alla fine rise. Lo preferiva così! -
Che fai non vieni? -
Scuotendo
la testa lo raggiunse e si chiuse la porta dietro di sé.
Quando
furono dentro al sicuro Mark si occupò di lui e sistemando la
valigia vicino al letto, dalla parte di Kevin, glielo aprì e gli
tirò fuori le ciabatte, quindi fece altrettanto col proprio e si
mise comodo, Kevin l'assecondò pensando che con quella scenetta
stupida si erano calmati i bollenti spiriti.
-
Hai fame? - Chiese Mark pensando di chiedere al suo amico qualcosa da
mangiare. Kevin scosse il capo.
-
Ti serve qualcosa? - Chiese apprensivo per il gesso di Kevin. Questi
pensò di approfittarne e fissandolo malefico si dimenticò del suo
momento difficile e di quanto aveva desiderato rivederlo.
Averlo
lì gli aveva cacciato via tutto. Come se a calcio andasse tutto
perfettamente e se non fossero solo pochi giorni da passare insieme
clandestinamente, quelli.
-
Sì qualcosa mi servirebbe... - Mark continuò a trafficare tirando
fuori i bagagli dalle rispettive valigie per facilitare qualsiasi
compito al suo compagno.
-
Cosa? - Chiese ansioso e premuroso senza fermarsi.
Kevin
alla fine anche un po' seccato ma più che altro divertito, con la
mano sana al fianco e l'altra appesa al collo, disse.
-
Il mio ragazzo mi serve! - Mark si fermò capendo di aver fatto un
sacco di cose inutili e sorridendo divertito si voltò a guardarlo
nella sua medesima espressione. Eccolo, stava bene con lui. Bastava
questo.
-
E cosa vuoi dal tuo ragazzo? - Chiese giocando mentre si avvicinava
piano.
-
Una bella scopata! - Disse senza peli sulla lingua. In effetti non
vedeva l'ora. Nel momento in cui lo disse Mark si eccitò pensando
quanto anche lui ne avesse davvero voglia.
Allora
lo prese per i fianchi e l'altro rimase con le braccia ferme.
Si
guardarono mezzi seri e mezzi maliziosi, vicini. Potevano
contemplarsi, ammirarsi, respirarsi.
-
Che coincidenza... è proprio quello che speravo di fare anche io...
- Rispose ironico per poi avvicinare ancora il viso al suo.
I
cuori ora battevano come la prima volta. Da quanto era? Settimane.
Come
lo voleva...
-
Come sempre andiamo d'accordo... - Era vero, litigavano poco. Era
capitato e si erano quasi uccisi ma poi avevano sempre fatto pace.
Per lo più tendevano ad andare d'accordo perchè Mark era il maturo
ed accomodante della situazione e poi amava a tal punto Kevin da
volerlo accontentare e viziare sempre. Kevin ovviamente si faceva
viziare volentieri.
Gli
guardò le labbra carnose e gli venne una sete senza precedenti. Si
leccò le proprie e Kevin lo notò accennando ad un sorrisino.
-
Mi sei mancato più dell'aria. - Disse capace di essere talmente
sentimentale da sconvolgere. Mark in risposta si appropriò delle sue
labbra e le carezzò chiudendo subito gli occhi. Gli erano mancate.
Gli erano mancata in un modo indicibile. Il cuore ora andava
fortissimo, lo stava proprio uccidendo. L'emozione era talmente forte
da farlo fremere e tremare, ebbe paura per un istante assurdo di non
essere all'altezza.
Ebbe
quella paura incomprensibilmente.
Di
fargli male. Di non saperlo fare. Di sbagliare qualcosa. Di
esagerare. Di farsi prendere troppo.
Allora
gli prese il viso fra le mani, strinse e sempre con gli occhi chiusi
gliele aprì e trovata la lingua strinse le palpebre che gli
bruciarono sul contatto delle lingue che si intrecciavano.
Un
bacio più emozionante non se l'erano ancora dati. Era diverso dagli
altri. Era davvero voluto ed era come se fosse un salvagente in un
oceano sconfinato senza scialuppa ed isole. Era come se fosse l'unico
aiuto dopo giorni di nuoto disperato.
Spaventato
all'idea di non riuscire a controllarsi, Mark gli tolse la gomitiera
che teneva su il braccio ingessato e con una delicatezza mai usata
gli aprì la felpa larga che indossava. Sotto la solita canottiera
bianca attillata.
Gli
carezzò il petto attraverso questa e fu delicato.
Lo
fu anche quando, mentre lo baciava, gli fece scendere la maglia. Il
braccio si snudò subito ma per l'altro si fermò dal baciarlo e con
cura gli aprì la manica e la sfilò lentamente.
Kevin
lo guardò colpito.
Lo
amava e basta. Lo amava sempre ma quando faceva così era molto di
più.
Non
riusciva a contenere tutto quell'amore.
Se
solo fosse stato a Milano con lui non sarebbe mai stato in quella
situazione, mai.
Tornò
a baciarlo mentre scese sui pantaloni ad aprirglieli. Kevin cercò di
togliergli la maglia ma poté solo alzargliela goffamente,
infastidito smise di baciarlo e Mark se la tolse da solo senza fargli
pesare una cosa che non riusciva a fare da solo.
Gli
baciò dolcemente la guancia, l'orecchio ed il collo. Continuò in
quella maniera fino a che non dovette abbassarsi per togliergli tutto
il resto ed una volta che lo ebbe nudo davanti a sé fece altrettanto
con sé stesso prima che a Kevin venisse la voglia di spogliarlo lui,
incapace con una mano sola.
Erano
nudi uno davanti all'altro e si guardarono riempiendosi gli occhi.
Mark
lo desiderava in ogni fibra ed in ogni modo, Kevin ne aveva bisogno.
Non
provava eccitazione in quanto Mark era un uomo dal corpo stupendo, lo
provava in quanto era il suo uomo.
Per
Mark era un po' entrambi.
L'accompagnò
sul letto e lo stese coprendolo con sé stesso. Non era sempre così
dolce ma aveva davvero paura di fargli male e poi voleva prendersi
cura di lui e fare tutte quelle cose che non aveva potuto per tutto
quel tempo.
La
sofferenza stava scemando lasciando il posto ad un'emozione senza
voce.
Scese
a baciargli il resto del corpo ed arrivò sulla sua erezione che fece
propria. Kevin spinse nella sua bocca eccitandosi subito, lo chiamò
ed affondò la mano sana nei suoi capelli ricci. Continuò a
chiamarlo ancora ed ancora fino a che non si sentì vicino
all'orgasmo.
Mark
si rialzò e tornò ad assaggiare il suo corpo fremente risalendo
fino al viso, fino a baciarlo, fino a strofinarsi su di lui, fino ad
eccitarsi.
Kevin
fece per scendere a ricambiare ma Mark non volle saperne.
L'amò
e se ne prese cura come non aveva ancora fatto. La dolcezza in ogni
carezza, l'amore in ogni bacio e poi la voglia di farlo stare bene e
dargli ogni felicità nel prenderlo e nell'entrare in lui piano, con
calma, con delicatezza.
Kevin,
sconvolto, pianse facendo l'amore in quel modo, sentendolo così.
Pianse e lo sentì così tanto che se lo impresse a fuoco nel
cervello. Non lo dimenticò. Non lo dimenticò mai.
Il
suo sostentamento sempre.
Avevano
finito di fare l'amore per la seconda volta nell'arco di poche ore,
ora stavano abbracciati semplicemente stesi a letto e pensando
seriamente di poter fare solo quello per tutti i giorni in cui
sarebbero stati insieme, si accomodarono. Le mani di Mark carezzavano
Kevin con calma e la sera si stava affacciando mentre la fame faceva
appena capolino.
Si
sarebbero lavati e scesi a cercare qualcosa da mangiare in casa e
Mark avrebbe aiutato Kevin nella doccia ed in ogni altra cosa.
E
si sarebbero sentiti bene, tremendamente bene.
Poi
di notte avrebbero rifatto l'amore ed avrebbero dormito abbracciati.
Ma
non c'era forse un discorso da fare?
Mark
ci pensava ossessivamente da giorni, pieno di dubbi.
Decise
di parlargliene e lo fece lì, abbracciandolo.
-
Senti. Tu pensi davvero che io ti faccia più bene che male? - Non
era molto diplomatico e Kevin ci impiegò un po' prima di capire.
Alzò
la teste e lo fissò guardandolo a dir poco male e torvo.
-
Stai scherzando? - Mark ricambiò lo sguardo con uno convinto.
Dovevano parlarne.
-
No cioè... a volte penso che se ti lasciassi andare come tu hai
fatto con Jennifer, forse potresti smettere di stare tanto male e
riprenderti. A volte penso di essere io a farti tanto male. Mi senti
e sembra tu stia meglio, sembra che sia io ad aiutarti ma poi... ma
poi non ne sono convinto sai? Forse ora ti saresti già ripreso.
Forse io ti obbligo in qualche modo a stare fermo nel tuo dolore, ti
faccio sentire la mia mancanza, ti lego a me e... e non ti faccio
andare avanti, non ti aiuto veramente, è un aiuto momentaneo... no?
Non pensi? -
Kevin
scosse il capo energico, terrorizzato, il panico ad investirlo.
-
Non dirlo nemmeno per scherzo, cazzo! Tu sei la sola cosa che non mi
fa impazzire. L'unica che mi interessa ora come ora. Che mi scuote e
mi fa reagire. Io se tu non ci fossi starei a casa seduto sul divano
a fissare il vuoto e mi sarei fatto buttare fuori da tutti i club! Tu
sei quello che mi scuote e mi fa tornare ogni volta... tu sei tutto.
Sei la mia forza, anche a distanza, non importa. Certo se ti avessi
sempre così sarebbe meglio ma anche com'è va bene. Pur di averti.
Io non posso fare a meno di te. Noi ci amiamo. Io ho lasciato andare
Jen perchè non l'amavo. Era diverso. Tu mi ami ancora? Mi stai solo
scaricando perchè ti sei stufato? - Mark gli carezzò la guancia
trattenendo una smorfia di sofferenza.
-
Certo che ti amo... -
-
Allora basta! Non importa niente altro! Prima o poi andrà tutto
bene. Prima o poi ce la farò. Prima o poi riuscirò a farcela anche
senza... anche senza arrivare a certi livelli... - E lui lo sapeva
quali erano questi livelli.
Livelli
in cui l'unica cosa in grado di farlo stare bene era la sua voce,
livelli in cui giocare a calcio era un peso. Livelli in cui non
sapeva nemmeno perchè si alzava al mattino fino a che non parlava
con lui.
Prima
o poi sarebbe riuscito a ritrovare il senso di tutto. Prima o poi.
Mark
sospirò preferendo quella soluzione, lo sfiorò con le labbra e lo
calmò.
-
Ti amo e non ti lascerò mai. Mai. Mai. - Kevin bevve le sue parole e
se le incise nella testa e nell'anima. Poteva essere sufficiente per
ora.
-
Ti amo. Ti amo e non ho mai amato tanto. E continuo nonostante tutto.
Non mollerò con te. Posso mollare con tutto ma non con te. -
-
Non devi mollare con niente. -
-
A volte è dura. -
-
Lo so ma devi resistere. -
-
Per te. -
-
Per te. -
-
Per ora è solo per te. Però ce la farò anche per me. -
-
Continua sempre, vedrai che lentamente le cose andranno meglio. Devi
solo abituarti a tutti questi enormi e totali cambiamenti. Prima o
poi ti abituerai ed allora andrà meglio. -
Kevin
volle crederci.