CAPITOLO
III:
CHIAREZZA PER CHIAREZZA
Ormai le camere erano quelle, Kevin non
dovette manovrare nessuno per poter stare con Mark.
Non ci trovò niente di male, infatti,
nello stare con lui.
Ormai stavano sempre insieme, erano
affiatati. Un po' era perchè Kevin parlava benissimo il tedesco, un
po' perchè si erano legati davvero tanto.
Lentamente anche gli altri della
squadra avevano cominciato a scoprire Mark e avevano capito era una
persona buona, gentile e disponibile. Tutt'altra da quella che
avevano pensato e da ciò che appariva in campo.
Erano strani, in effetti... si
somigliavano in quanto per entrambi bisognava andare oltre la
superficie per trovare la vera persona che erano.
Ma, tutto sommato, non era così per
tutti?
Dopo la solita riunione tattica e la
cena, i ragazzi si ritirarono nelle camere col coprifuoco come
sempre.
Kevin aveva il pensiero fisso di
parlargli ma naturalmente, al tempo stesso, aveva quello di capire se
avrebbe potuto fare sesso con lui.
Non l'aveva mai fatto con un uomo e non
ci aveva mai pensato però alla fine non gli veniva il voltastomaco.
Una volta in camera a cambiarsi per la
notte, Kevin cominciò per primo sdraiandosi sul letto con solo i
boxer addosso.
Voleva capire se potesse piacere anche
a Mark, ne approfittò carezzandosi il petto possente.
Mark abbassò lo sguardo su di lui ed
inghiottì una volta, poi riuscì a controllarsi. Si infilò subito i
pantaloni del pigiama.
- Ascolta io ho bisogno di parlarti...
- Disse piano e serio. Mark si infilò anche la maglia e scettico lo
indicò con lo sguardo.
- E lo devi fare nudo? - Kevin lo
ignorò e continuò senza staccargli gli occhi di dosso.
Il capezzolo fra le dita.
- Io sono in crisi con mia moglie. - Si
morse il labbro in difficoltà e Mark si sedette sul proprio letto
pensando che c'erano. - E sono sicuro che in qualche modo c'entri tu.
- L'altro sgranò gli occhi sorpreso. Doveva capire meglio prima di
dire la sua.
- E perchè lo pensi? - Era calmo e per
niente turbato dalla sua sparata. Kevin capì che aveva ragione e si
alzò a sedere meglio, i piedi nudi giù sul pavimento.
- Perchè è cominciato tutto da quando
ho iniziato ad instaurare un rapporto con te. E perchè quando sono
fuori casa sono felice e quando sono con te sono al settimo cielo
mentre a casa è l'inferno, mi sento in colpa per cose che non ho
fatto ed attacco senza motivo. Non riesco a guardarla, a toccarla
e... ed anche con mio figlio mi sento male. Mi sento in colpa.
Sporco. E tutto da quando ci sei tu! - Mark voleva gridargli di
assumersi le sue responsabilità invece di scaricargli le colpe ma
dopotutto era vero. Aveva ragione.
Ci aveva messo relativamente poco a
capirlo.
Sospirò e strinse le labbra mentre si
passò le mani fra i capelli ricci.
- Senti io non... - Ma non sapeva bene
cosa dire. Non voleva incentivare niente, si ripeteva. Però al tempo
stesso lo voleva. Kevin era davvero un bel tipo e l'attraeva sotto
molti punti di vista, ma la ragione gli diceva che poi se ne sarebbe
andato e non doveva essere egoista.
Kevin lo fissava ansioso ed ossessivo,
aveva una paura assurda di essere rifiutato eppure non era ancora
certo che si trattasse di quello.
- Non ti sto dicendo che sono
innamorato di te o che voglio scoparti! Non lo so nemmeno io di cosa
si tratta. So solo che in qualche modo c'entri tu! Ed io voglio
capire... cosa... cosa ne pensi tu... cosa mi sta succedendo, Mark? -
Chiese alla fine con smarrimento, convinto d'avere qualcosa di grave
ed irrimediabile.
A Mark dispiaceva vederlo così, sapeva
che ci stava male, si tormentava e non voleva... strinse le labbra e
si alzò per sedersi sul suo letto, gli si mise accanto e lo guardò
da vicino.
Era la prima volta che lo guardava con
quello sguardo intenso. Kevin non l'aveva mai visto su nessuno e si
perse in esso. Si perse irrimediabilmente.
Poteva stare ore a farsi guardare da
quegli occhi castani così profondi e penetranti. Che sguardo era mai
quello? Non lo toccava ma gli sembrava di essere nudo, poi si rese
conto di esserlo ed improvvisamente, sorprendentemente, se ne
vergognò.
- Ti piaccio. - Disse piano con
sicurezza. Non era una domanda, glielo stava dicendo. Kevin provò
uno stupido sollievo nel sentirglielo dire. Come se i suoi dubbi
trovassero conferma. Almeno non c'era più caos. Ora restavano solo
problemi insormontabili.
Erano sposati ed erano uomini e
sicuramente Mark lo considerava strano e non gli piacevano quelle
cose. Nemmeno a lui erano mai capitate prima di ora... sapeva che
certi compagni lo facevano senza problemi, andavano con altri della
squadra od amici... se ne innamoravano... vivevano storie
clandestine... non si era mai interrogato seriamente sulla questione
perchè non gli era mai capitato.
Ma con lui ora... con lui... sperava lo
baciasse.
Il cuore gli andava stupidamente forte.
Quanto era idiota!
- E cosa dovrei fare ora? - Chiese
sperando gli desse una specie di assoluzione.
Ma Mark non era un prete e nel sentirlo
così arrendevole e smarrito se ne accorse da solo.
Si insultò mentre gli prendeva il viso
contro una mano e l'accarezzava con dolcezza, una dolcezza che
avrebbe potuto usare solo lui.
Kevin si perse in quella dolcezza. Non
sarebbe più stato capace di levarsela da dentro.
- Devi seguire il tuo istinto, se hai
voglia di provarci, ci provi. Se ne hai paura non lo fai. - Kevin,
spaesato, corrugò la fronte mentre si drizzava accanto a lui. Quel
contatto era splendido ma... ma... ma come poteva dirgli una cosa
simile?
- Se io seguo il mio istinto e ci
provo... ci provo con te... - Gli stava dando il permesso?
Fu esattamente a quel punto che il muro
solido di Mark crollò per farlo entrare. Lo ricompose subito dietro
di lui, lo comprese nel suo mondo interiore prima ancora di
cominciare effettivamente una vera relazione. Ma Mark lo sapeva, non
poteva non saperlo.
Quella storia l'avrebbe segnato.
Quella storia avrebbe segnato tutti.
- Lo so. - Disse piano e suadente. A
lui quello bastava.
Il suo permesso.
Se andava bene a lui era perfetto. Il
resto poteva vederlo domani, a mente lucida. Ora voleva solo lui.
Baciarlo era un'ossessione da quando aveva cominciato a pensare a
quella cosa... e quella cosa ormai era lì presente in loro.
Ora c'erano e non poteva contare niente
altro.
Dalla mente svanì ogni ostacolo, ogni
dubbio, ogni problema. Andò via tutto.
Rimase solo lui, la sua bocca sottile e
disposta e il suo calore.
Il respiro addosso mescolato al
proprio. Piano.
Le labbra si unirono le une alle altre,
si schiusero dopo aver testato la rispettiva morbidezza. Quelle di
Mark si persero in quelle di Kevin e fu questi a sorprendere l'altro.
La capacità sessuale di questo ragazzo
aveva dell'incredibile, in quello era un assoluto talento.
Schiusero le labbra insieme e si
vennero incontro con le lingue, mossero le teste in direzioni opposte
per aderire meglio, si aprirono ancora e giocarono una danza erotica
lenta che crebbe con frenesia ed una voglia intensa di provarne di
più, di fare ancora.
Elettricità.
Fuoco.
Delirio.
Kevin si scaldò immediatamente e Mark
si sconvolse della bellezza di quel bacio e del desiderio prepotente
di fare altro.
Non potevano, era presto, il ragazzo
aveva appena capito e accettato, doveva assimilare, pensarci meglio e
poi ritrovarsi a parlarne.
Stava cercando la forza di controllare
tutto quando ci riuscì e gli prese il viso fra le mani, Kevin si
morse subito il labbro e lo guardò ansimante e seccato
dell'interruzione.
Per Mark fu più difficile di quello
che avrebbe pensato.
- Hai bisogno di fermarti. -
- Lo dici tu! - Ribatté subito
contrariato.
- Lo so! - Mark non si piegò, non si
sarebbe mai piegato.
Kevin fece un piccolo broncio, non era
d'accordo. Era eccitato e voleva fare altro ma riconosceva con una
piccola parte di sé che forse era il caso.
Forse.
Però era stato così incredibile.
Non gli aveva fatto schifo baciare un
altro ragazzo, era stato bello... diverso... la consapevolezza che
era un lui... e che era Mark... l'aveva mandato fuori di sé...
Allora si trattava di quello, si disse.
- Dormi e prenditi del tempo, hai
bisogno di pensare. Quando sei lucido e tranquillo ne riparliamo... -
Kevin si chiese come potesse aspettare e soprattutto cosa pensava, ma
era troppo in confusione al momento per affrontare un dialogo e fare
domande per poi capirne le risposte, quindi preferì cogliere
l'occasione per... bè seguire il consiglio, per una volta.
- Basta che non sparisci! - Disse in
riferimento al primo dialogo serio fatto.
Mark sorrise e appoggiò la fronte
sulla sua con un'altra carezza alla sua guancia calda.
- Non me ne andrò, per ora... - Non
era una vera risposta ma se la poteva far bastare.
Faticò a prendere sonno e quando ci
riuscì sognò di fare l'amore con lui e, svegliandosi eccitato, lo
trovò già in piedi a cambiarsi e l'erezione non gli diede tregua.
Dovette sgattaiolare sotto la doccia a
sfogarsi e fu la prima volta che lo faceva pensando a lui.
Fu strano.
Fu shockante.
Fu splendido.
Fu la prima di una lunga serie.
Per Kevin divenne una vera e propria
ossessione.
Dopo il bacio e dopo aver capito di
cosa si trattava, non fece che pensarci continuamente senza mai
smettere.
Anche a casa si estraniava con la mente
fissa su di lui.
Mark.
Non gli erano mai piaciuti i ragazzi,
perchè lui sì?
Non era nemmeno normale essere disposti
a fare sesso con qualcuno così su due piedi...
Cioè Mark rimaneva un uomo, lui un
ragazzo etero fino a quel momento, eppure poteva fare l'amore con lui
ed anzi non pensava ad altro, aveva la fissa ormai di farlo, come una
frenesia... solo con lui...
Si rendeva conto che non era normale ma
non riusciva a fare a meno di pensare a Mark e a come poteva essere
fare sesso con lui.
Poi guardava altri compagni di squadra
e non ci pensava a farlo con loro. Thiago era un bel ragazzo, Alex
era un bel ragazzo, Zlatan era affascinante ed aveva un gran bel
corpo eppure non si sarebbe portato a letto nessuno di loro.
Non aveva né la curiosità né
l'istinto...
Pochi giorni dopo Zlatan glielo chiese
vedendolo pensieroso ed assorto di continuo.
- Ma hai risolto qualcosa? - Kevin
sovrappensiero aveva risposto onesto.
- Mi piace... - Lo diceva per la prima
volta ad alta voce a qualcun altro... rimase stupito di sé stesso e
del fatto che fosse capace di farlo. Zlatan lo guardò sorpreso.
L'aveva già capito? Era stato piuttosto veloce.
- Come l'hai capito? - Kevin si strinse
nelle spalle.
- Gli ho detto che mi stava succedendo
qualcosa che lo riguardava e lui alla fine mi ha detto che gli
piacevo, ma è così. Ci siamo baciati ed è stato bellissimo! - Lo
diceva come se non fosse possibile, era incredibile, pazzesco,
impensabile. Zlatan sorrise quasi intenerito ed un po' proprio
divertito.
- Perchè ti sembra impossibile? -
Kevin colse la palla al balzo.
- Perchè lo è! A me sono sempre
piaciute molto le donne... sono sposato ed ora all'idea di fare sesso
con Jen mi viene il rifiuto! Insomma... come si fa a cambiare genere
così di punto in bianco? Mi farei Mark dalla mattina alla sera... -
- Ma avete fatto già? - Questo lo
doveva capire. Li reputava entrambi tipi da non aspettare.
- No, Mark ha detto che avevo bisogno
di pensarci bene. - Zlatan ammirò quel ragazzo, non avrebbe saputo
fare la stessa cosa ma forse non lo voleva allo stesso modo...
- E cosa c'è di strano nel cambiare
genere? Come pensavi che succedeva? - Kevin si grattò la nuca
disorientato provando a far chiarezza e rispondere.
- Bè, non so... pensavo che si
nascesse così, che ci fossero istinti da subito verso i ragazzi... -
- Ma hai voglia di farti tutti i
ragazzi? - Zlatan era molto spiccio nei dialoghi e non girava intorno
a niente. Per questo Kevin si trovava bene con lui.
- No! - Esclamò subito ovvio. Zlatan
sorrise.
- Allora non è che sei gay, non hai
cambiato genere... -
- Ma non voglio farmi le donne, non
voglio toccare mia moglie... - Kevin non capiva proprio e Zlatan
pensò che fosse di coccio.
- Si tratta di Mark. È lui. Il fatto
che sia un uomo è una coincidenza. Se era una donna era lo stesso.
Non è che ti piace lui perchè è un uomo e ti piacciono gli uomini.
Ti piace lui come persona e quando succede hai voglia di prendere
tutto il pacchetto. - Come le spiegava lui le cose non lo faceva
nessuno, Kevin rise e si rilassò.
- Non sono gay? -
- Vuoi farmi un pompino? - Shockante
come sempre...
- No! - Esclamò ancora Kevin
scandalizzato. Zlatan rise.
- Non sei gay! -
- Bè, chi ti credi di essere, il dio
della bellezza? - Kevin non aveva la modalità di riflessione,
sparava senza pensarci. Per questo anche a Zlatan piaceva parlare con
lui. E poi parlava bene l'inglese!
- Se fossi gay avresti sempre voglia di
un cazzo... cioè non voglio dire che i gay sono arrapati ma come gli
etero se hanno l'occasione di scoparsi una donna spesso e volentieri
lo fanno, è lo stesso per i gay! Chi consideri un bel ragazzo degli
altri? - Era bello come si interessava a lui, perdeva anche tempo a
fargli capire quel meccanismo. Kevin si guardò intorno ed in quel
momento Alex si mise a ridere insieme a Thiago e Roby, gli
inseparabili.
- Loro tre sono dei bei tipi... specie
Alex... - Zlatan indurì subito l'espressione e da divertita divenne
affilata come un rasoio.
- E te lo faresti? - Era una logica
molto semplice e pratica.
Kevin per un momento ebbe l'impressione
che se avesse detto di sé l'avrebbe ammazzato ma fu sincero nel dire
di no. E Zlatan si rilassò.
- Thiago? - Indagò ancora per
scrupolo. Kevin scosse il capo.
- Non è una questione di cazzi o
cosa... cioè non è che mi arrapo pensando a Mark nudo, però voglio
provare a farlo con lui... un po' per mettermi alla prova, per vedere
se ne sarei capace... un po' perchè mi... come posso dire? Mi
agita... mi agita positivamente... penso che sia una bella
esperienza... una cosa da fare, che non vorrei perdermi... ma con
lui. - Zlatan tornò l'amico di prima e gli batté comprensivo una
mano sulla spalla.
- Ti piace Mark come persona, non come
uomo, ma siccome ti stai prendendo una bella cotta intensa hai voglia
di prenderti tutto di lui. Succede così! - Kevin pensò a Jennifer e
a quando si era innamorato di lei. Aveva provato una cosa simile ma
essendo una donna era stato tutto facile, non ci aveva mai pensato,
l'aveva reputato normale... e poi a lui i corpi femminili piacevano
immensamente, con quelle curve.
- Chissà se sono capace di succhiare
cazzi! - Pensò ad alta voce. Zlatan rise di gusto e tutti si
stupirono di quella sua risata, molti se ne incuriosirono e Kevin lo
guardò come fosse imbecille. - No è una domanda normale! - Zlatan
rise ancora più forte! - A te è venuto facile la prima volta? -
Nessuno sapeva niente, Zlatan era estremamente riservato, sempre.
Però Kevin aveva capito che se la faceva con Alex.
Smise di ridere e si fece serio,
soppesò un istante se potesse parlarne con lui poi decise che poteva
fidarsi. Tanto a quel punto...
- La mia prima volta con un ragazzo ero
ubriaco e non ricordo niente. Quando mi son svegliato con lui mi sono
reso conto d'averlo fatto e per capire se avessi avuto l'intenzione o
meno l'ho rifatto. Mi è piaciuto. È stato lì che ho capito che
potevo, che mi piaceva e che ero quel tipo. - Kevin a bocca aperta e
sconvolto disse senza crederci.
- Ma allora sei proprio gay! - Zlatan
provò l'impulso di dargli un pugno.
- Perchè lo dici così? - Kevin mise
subito le mani avanti.
- No è che non lo sembri e... boh...
mi hai stupito... pensavo che fosse solo con Alex... -
- No, lo sono. Helena è perchè volevo
essere padre. - Lo disse chiaro e tondo. - E poi lei ha una cultura
che la porta ad essere distaccata dal compagno, ho scelto lei per
questo. Non dobbiamo condividere niente, cresce i miei figli e basta.
- Kevin non capiva quel modo di fare famiglia ma sapeva che in tanti
lo facevano.
- Quindi tu sei gay... - Le sorprese
della vita, si disse pensieroso.
- Prima di baciare Mark hai mai pensato
di poterlo fare? - Chiese Zlatan tornando all'argomento principale.
- No! - Rispose spontaneo.
- Però l'hai fatto... -
- Quando ero lì è successo
qualcosa... si è instaurato un rapporto intimo... un... non so, è
scattato qualcosa. Ho agito quasi d'istinto. Improvvisamente volevo
farlo e l'ho fatto. Mi è piaciuto, pensavo che era un ragazzo ma che
poi non cambiava molto dal baciare una donna. Però il sesso è
diverso... devo succhiare un cazzo e a me è sempre piaciuto leccare
la figa! - La poesia di Kevin era commovente e Zlatan rise solo
perchè aveva lo stesso modo di comunicare.
- Puoi capire queste cose solo mentre
le fai. Non pensarci troppo, vai e colpisci! - Ecco qua la
conclusione. Il suo gran consiglio.
Kevin sospirò dubbioso. Alla fine si
chiese ancora se potesse esserne capace ma non trovò certo risposte
facili.
Aveva ragione. Doveva farlo a basta.
Certo se poi sul più bello si sarebbe
fermato inorridito sarebbe stato un problema, ma già solo il fatto
che pensasse sempre di farlo con lui era un indizio: che in realtà
voleva e poteva!