CAPITOLO VIII:
PER RISALIRE
I colpi a Kevin tuttavia non furono risparmiati.
Avevano
iniziato il tour estivo con la serie di amichevoli con varie squadre
quando si vide correre incontro il suo piccolo folletto.
Avevano
finito la partita ed era la giornata dei figli. Cioè avevano invitato
tutte le famiglie a scendere in campo ed avevano aperto ai figli in
special modo.
Jermaine
sgambettava barcollante verso di lui quando Kevin si voltò malinconico
con un magone enorme alla bocca dello stomaco. Tutti avevano i loro
piccoli e lui no, ma quando lo vide... si fermò. Tutto si fermò. Tutto
svanì.
Le gambe gli divennero molli e non per la partita appena giocata.
Si accasciò mentre Mark ed altri lì intorno guardavano la scena altrettanto increduli.
Jermaine
era un bimbo di tre anni e pochi centimetri, splendido, con la pelle
mulatta, i capelli neri e corti ed un visetto splendido. Sorrideva nel
vedere il suo papà dopo tanto. Lo riconobbe e per Kevin quello fu il
più bel regalo.
Lo accolse fra le braccia e lo strinse chiudendo gli occhi per non dimenticare quell'istante.
Fu il più bello.
Non l'avrebbe dimenticato ma non solo per la bellezza, anche per il dolore.
Dopo
averlo baciato ed abbracciato, Kevin si alzò e cercò Jennifer a bordo
campo. Non intendeva avvicinarsi e lui la rispettò. Restò con suo
figlio, si avvicinò agli altri bambini e se lo godette sperando
vivamente, credendoci, che il calvario fosse finito. Di poterlo
rivedere regolarmente.
Quanto gli era mancato...
Fu terribile, quindi, apprendere la notizia.
Jennifer si avvicinò quando vide gli altri consegnare i bambini alle rispettive mogli.
Lo salutò, non si vedevano da settimane. Non si parlavano nemmeno. Aveva un'aria strana ma Kevin pensò fosse normale.
-
Dio non so come ringraziarti... non vi aspettavo... non osavo
sperare... mi hai fatto un regalo bellissimo... sono felice che hai
cambiato idea e capito che io non posso stare senza di lui e che non
c'entra... - Jennifer prese il bambino in braccio e con un gelo
sconcertante gli disse tagliente:
-
Aspetta a ringraziarmi. - I battiti di Kevin rallentarono, il sangue
smise di circolare quasi completamente. - Sono qua per dirti che io e
lui ci trasferiamo in Germania. - Alzò la mano per fermarlo dal
parlare. - Non cambierò idea e sono ancora convinta che meno lo vedi e
meglio sarà. Mi opporrò in tutti i modi a te e tu sai che ho un'arma
davvero potente, se pensi di combattermi. Mi hai ferito, Kevin, ed hai
sbagliato. Non meriti niente. E sei una persona terribile. Finché il
tuo amante sarà un uomo scordati di poter rivedere Jery... il minimo è
che tu metta la testa a posto, ti raddrizzi e torni sulla retta via. In
modo convincente, io so quando fingi. Ricordati. Ora te lo devi
conquistare tuo figlio. - Lesse il disprezzo e l'odio nei suoi occhi e
quando lei si voltò prima che lui potesse dire qualcosa, il suo cuore
si fermò del tutto. Non lo sentì battere o forse aveva rallentato così
tanto che a lui parve fermo. Sentì un dolore crescente.
Kevin
paralizzato e senza espressione rimase immobile fino a che Mark,
preoccupato, non lo cinse per il collo e non lo tirò fuori dal campo
mascherando quel suo stato apocalittico.
Capendo che decisamente le cose non sarebbero andate bene.
La vita per Kevin si fermò in quel giorno. Poi sarebbe ripartita, ma quel giorno per lui fu la fine.
Dopo
di questo si cancellò il tatuaggio che si era fatto per sua moglie,
tutti lo criticarono vedendolo come un gesto orribile da parte sua,
naturalmente nessuno sapeva, nessuno poteva nemmeno immaginare.
Sprofondare fino al nero più profondo di sé.
Kevin
rimase a lungo sotto il getto della doccia negli spogliatoi e chiunque
lo vedesse non se ne capacitava. Qualcuno sapeva, altri non
capivano.
Mark si confrontò ancora brevemente con Zlatan e nei paraggi c'erano anche Alex, Thiago e Roby.
- Io non so nemmeno cosa fare... quando sta male affonda e non reagisce. Ora lui dovrebbe arrabbiarsi, l'aiuterebbe... -
- Sì ma non tutti hanno questo carattere... c'è anche chi quando sta male... bè, sta male! - Alex e la sua logia inoppugnabile.
-
Ho capito però non può stare solo così e basta... doveva almeno
litigarci, opporsi in qualche modo, cercare di farle cambiare idea...
-
- E' facile per te che hai un carattere forte, non ti fai mai mettere i piedi in testa ma c'è chi non
ce la fa... -
-
Ragazzi, è inutile dire cosa dovrebbe fare, pensiamo a cosa fare noi
per aiutarlo... - Thiago cercava di essere più utile e pratico ma
quello che lo fu alla fine fu Roby che stupendo tutti entrò nella
doccia, chiuse il rubinetto e l'abbracciò con vigore facendogli sentire
la sua presenza ed il suo sostegno.
Kevin inizialmente non lo percepì ma poi quando Roby lo morse Kevin reagì. Non si lamentò ma lo prese per i fianchi.
-
Troverai un modo per risolvere tutto. - Non aveva idea di quale quel
modo potesse essere, di cose dovesse fare e di come si consolava. Però
sapeva che quando era confuso, sentire Thiago che gli diceva con calma
che ce l'avrebbe fatta l'aiutava.
Kevin strinse le labbra con un che di scettico.
- Non penso. - Mormorò abbattuto. Ma almeno aveva parlato.
Roby
lo condusse fuori dai locali delle docce circondandogli la vita, poi lo
lasciò a Mark che l'avvolse in un asciugamano alla vita e gliene mise
un altro intorno al collo e sulla testa.
Kevin
si lasciò fare passivamente tutto, completamente a pezzi, incapace di
lottare. Incapace di gridare. Incapace di qualsiasi cosa.
Mark si prese cura di lui, lo tenne con sé ogni momento possibile e benedì il ritiro chiuso ai media.
Poteva restare con lui quanto voleva.
La notte ormai non dormiva quasi niente ma aveva fatto una specie di progresso... bè dipendeva dai punti di vista...
Ora svegliava Mark.
Poteva
essere positivo in quanto si ostinava a non passare quelle ore
terribili da solo, ma era negativo perchè non riusciva a passarle da
solo... aveva bisogno di lui mentre prima ce la faceva.
Mark non sapeva cosa pensare ma con pazienza l'ascoltava e l'abbracciava stando con lui e sostenendolo.
-
Non so cosa potevo fare diversamente. Sono convinto che era giusto
dirle tutto e permetterle di farsi una vita. Non potevo tenerla legata
a me con l'inganno solo per comodità. Perchè non lo capisce? Perchè non
capisce che gliel'ho detto per rispettarla e darle l'occasione di
rifarsi una vita? Potevo stare zitto e fare come tutti ma non l'ho
fatto! Vengo biasimato! Certo che ho sbagliato a tradirla e certo che
non dovevo farlo ma è successo e non me la sono cercata. Perchè ci deve
andare di mezzo Jery? Così ci rimette lui! Lo sta usando per ferirmi,
non è una questione di educazione ed esempio! Vuole darmi una lezione e
lui è la sua arma migliore! Ma è un bambino! Non dovrebbe essere così!
Perchè? Perchè? -
Mark sospirò per l'ennesima volta e gli carezzò la nuca sui capelli corti.
- Dovresti dirle a lei queste cose, ma quando la vedi e la senti ti blocchi. -
- Non mi ha dato un modo per contattarla! - Ribatté.
-
Ma lo puoi ottenere! Chiedi ai suoi, parli di tuo figlio e quelli te lo
danno... andiamo, Kevin... - Mark voleva spingerlo a fare qualcosa di
attivo, almeno litigare vivamente con lei poteva muovere le cose.
Kevin ci pensò. Forse aveva ragione. Forse dopo averle gridato lui qualcosa contro si sarebbe almeno sentito meglio...
-
E poi avrebbe qualcosa su cui pensare! - Rincarò Mark. - Per ora lei è
convinta d'aver ragione. È la vittima e deve vendicarsi. Non crede
d'aver nulla su cui riflettere. Deve capire che sbaglia ad usare suo
figlio... - Kevin sospirò accoccolandosi contro la sua spalla come un
gattino spaurito.
-
Penso tu abbia ragione... credo... credo che appena sto meglio lo
farò... devo parlarle e dirle tutto quello che penso. Poi in caso
chiuderò anche per sempre se necessario, ma prima glielo devo dire.
-
- Non insultarla, non ti ascolterebbe... - Lo prevenne Mark ridacchiando mentre gli baciava la fronte.
- Farò del mio meglio! - Rispose accennando ad un vago piccolo sorriso.
Le magie che solo Mark con tanta costanza e forza d'animo riusciva a fare.
Era cominciato il campionato quando lo fece.
Kevin sembrava aver superato il peggio e con Mark nella stessa stanza chiamò Jennifer.
Non andò da lei, si limitò a telefonarle dopo aver ottenuto il suo numero.
Quello che non le disse non si poteva esprimere.
Cominciò
con calma chiedendole di ascoltarlo fino alla fine, poi mano a mano che
proseguì si agitò e si infervorò sempre di più. Per la fine urlava.
Le
disse che non era gay ma che si era innamorato di un uomo e che
comunque i gay non erano dei deviati e potevano benissimo crescere alla
perfezione un bambino meglio di certi uomini etero, che la sessualità
non contava e che se lei pensava che gay fosse malato e schifoso allora
era lei quella malata che non avrebbe dovuto crescere male loro figlio.
Le
disse che non aveva cercato quella relazione, era cominciata come
un'amicizia, poi Mark gli era entrato dentro contro la sua volontà,
senza rendersene conto. Quando l'aveva capito era stato tardi. Ma a
quelle cose uno non ci pensava, non le faceva con intenzione, per
questo poi era tardi.
Le
disse che era d'accordo con il fatto che il tradimento era stato
sbagliato ed orribile ma non era stato peggio perchè con un uomo perchè
non contava chi lui fosse.
Le disse che se fosse stato con un'altra donna per lei sarebbe stato peggio perchè si sarebbe chiesta che cosa aveva lei in più.
Le
disse che poteva fingere come tutti nella sua situazione facevano,
evitando di dirle tutto ed impedendole di farsi una nuova vita.
Le
disse che l'onestà era stata una cosa che doveva apprezzare e le spiegò
di amici che tradivano le mogli da anni e che non avevano mai detto
niente.
Le
disse che poteva considerarlo come voleva ma che non poteva togliergli
suo figlio, non per un tradimento, non perchè era stato con un uomo.
Le disse che lui amava suo figlio e che ne aveva bisogno e che avrebbe fatto tutto il necessario per vederlo.
Le
disse che non poteva usare loro figlio come arma per vendicarsi di lui
e fargli male, che quell'atteggiamento era pessimo e che una madre che
usava il proprio figlio per ferire il suo ex marito era da biasimare,
era tremenda e non meritava la potestà.
Le disse che se pensava d'averla vinta si sbagliava ed infine le disse che l'avrebbe trovata e che non sarebbe finita lì.
Poi
mise giù, respirò un paio di volte a fondo con gli occhi sgranati fissi
davanti a sé e dopo di ché guardò Mark seduto nel divano a fissarlo
shockato.
- Come sono andato? -
Chiese.
-
Non... non dovevi farla ragionare ed evitare di insultarla? - Disse
Mark con un filo di voce sconvolto da quel discorso lunghissimo al
termine del quale non le aveva nemmeno fatto ribattere.
- Mica l'ho insultata! - Esclamò Kevin convinto.
Mark rise.
-
No, che dici! Le hai solo detto che è una madre terribile e che è
malata a pensare che i gay siano sbagliati... e poi un sacco di altri
concetti brutali... ma insomma, non le hai mai dato della puttana... -
Kevin non capì se scherzava o se era serio, quindi ancora sotto shock
per quello che le aveva detto, rispose.
- Sei ironico? - Mark rise ancora e si alzò per andargli davanti, l'abbracciò e gli nascose il viso contro il collo.
- Sei stato bravo... - Finalmente aveva tirato fuori il suo famoso carattere... gli ci voleva un po', ma poi lo faceva.
Kevin
lentamente si riprese e si mise a giocare meglio di sempre. Con Mark si
trovava molto bene in campo ma ancora meglio al di fuori. Poi Zlatan
era un condottiero eccelso e non poteva che andare sempre meglio a
calcio con lui accanto.
Kevin sbocciò e di pari passo andò l'amore per Mark.
Cercò
in tutti i modi di riottenere Jermaine o per lo meno la possibilità di
vederlo ma Jennifer aveva il coltello dalla parte del manico ed anche
se lui aveva fatto un discorso più che vero, lei aveva voluto non
capirlo e fargli la guerra.
Aveva
insistito nel dire che finchè stava con un uomo non l'avrebbe rivisto e
finchè non le avrebbe dimostrato di aver rimesso la testa a posto si
sarebbe scordato il figlio.
Era il suo modo di vendicarsi. Così lui sarebbe stato costretto a lasciare Mark...
Kevin
sulle prime pensò di mandarla a quel paese ma poi capì che non poteva
non rivedere più a vita Jery così cominciò a pensare a come fare per
convincerla.
Era
ovvio che non avrebbe lasciato Mark ma doveva trovare un modo per farle
credere che non solo non stava con lui ma era tornato sulle donne.
Ci pensò settimane ed alla fine arrivò all'unica conclusione che c'era solo un sistema.
Mettersi
davvero con una donna. Doveva essere popolare almeno un po' affinchè
facesse notizia e lei lo venisse a sapere, doveva farsi trovare spesso
in giro con lei e fare l'innamorato DOC. Poteva ingannarla, doveva
riuscirci.
Con Mark sarebbe bastato limitare gli approcci in pubblico.
Sarebbe stato convincente, si disse.
“Bene, ora devo solo dirlo a Mark!”
Rabbrividì a quell'idea.
Aveva paura che non avrebbe capito.
Sapeva quando dirgli le cose.
Mark
aveva appena raggiunto l'orgasmo più soddisfacente di quell'ultimo
periodo, Kevin era stato molto attivo e voglioso e Mark aveva goduto
ampiamente.
Ansimanti
e sudati, l'uno sull'altro, dopo un paio di istanti a coccolarsi, Kevin
attaccò come se gli dicesse che doveva prendersi delle scarpe nuove.
-
Ho trovato il sistema per convincere Jenny... mi metto con una donna
magari un po' famosa, nel giro di poco i gossip lavoreranno per me, io
dovrò solo ostentare un po' la relazione ed ecco che si convince che ho
messo la testa a posto! Non so se torna in Italia ma almeno dovrei
poter vedere mio figlio qualche volta... più di ora... - Mark rimase in
silenzio a ripetersi le sue parole più volte, poi dopi un tempo
effettivamente snervante di silenzio disse squillante:
- Pensi di andare al supermercato? - Kevin pensò che aveva capito male...
- Ti ho detto che penso di trovarmi una donna di copertura... - Cauto.
-
L'ho capito ma l'hai detto come se la puoi trovare al supermercato e
prenderti quella più adatta! Non è un pacco di pasta, è una donna di
copertura e per di più famosa! -
O per lo meno conosciuta.
Kevin capì e rise.
- No certo ma l'idea è questa. Penso che se mi impegno posso farcela... - Mark ridacchiò e gli pizzicò il fianco.
- Vedi di trovartela che non mi dia sui nervi! - Sarebbe stato difficile...
Kevin si tirò su sui gomiti e lo guardò sotto shock.
- Ma non sei arrabbiato o contrario? -
-
E perchè dovrei? Ti ho detto che avresti dovuto tenerti tua moglie,
figurati se sono contrario! E poi io sono sposato quindi... - Kevin si
sorprese ma poi capì che aveva ragione oltre che senso.
- Bè allora è tutto a posto! - Mark sorrise malizioso carezzandogli la schiena fino a spostarselo sopra di sé.
- Avevi paura che non approvassi? - Kevin arrossì e gli morse il mento.
- Sì! - L'altro gli baciò la punta del naso teneramente.
-
Ti amo, come pensi che possa oppormi se cerchi di riprendere la tua
vita in mano? Voglio che tu combatta e che sia felice. - Kevin si fermò
e si demolì. Lo fissò con occhi sgranati. Non glielo aveva mai detto e
sentirlo così spontaneo come niente fosse lo lasciò senza parole,
raggelato per un istante.
Mark rise e l'abbracciò.
- Dai, non fare così! -
Kevin
però non si riprese per un bel po' ed alla fine dopo molte effusioni
amorose e baci vari sulla testa e sulla fronte, riuscì a dire.
- Come puoi dirmelo così senza prepararmi? -
- Ti manderò un telegramma la prossima volta. 'sto per dirti che ti amo'. -
Kevin gli diede un pugno sul fianco.
- Stronzo! Però così mentre si parla d'altro... che c'entra dirmelo? - Mark ricambiò il pugno.
- Sei uno scemo. Ti amo e te lo dico quando mi pare. - Kevin sperò che quel 'mi pare' fosse spesso.
Era felice.
Kevin lo sentì chiaramente.
Non aveva ancora ottenuto quello che voleva da Jenny, ovvero suo figlio, ma era felice lo stesso.
L'uomo che amava lo ricambiava. Stava bene. Doveva lottare ma stava bene.
Mark era ormai tutto.
Trovare
Melissa non era stato difficile né tanto meno finire su tutti i
giornali e fare la parte dell'innamorato. Bastavano poche moine ed i
media facevano tutto.
Mark se la rideva mentre Kevin aspettava al varco la sua ex moglie.
Era
pronto alla lotta, si era caricato bene per tutto quel tempo, aveva
dato fondo a tutto il suo dolore ed ora era pronto per combattere.
Kevin
era così, dopo che stava male gli ci voleva un po' ma poi si riprendeva
ed una volta che ci riusciva non c'erano santi, in un modo o nell'altro
otteneva ciò che voleva.
Era
convinto di dover stare con Melissa fino ad un certo punto, il
necessario per convincere Jenny che era tornato 'sulla retta via', poi
avrebbe potuto lasciarla. Però poi i benefici erano stati superiori al
previsto.
Avere
una donna fissa, famosa per di più, aveva molti vantaggi. Poteva fare
quello che gli pareva con Mark perchè tanto nessuno ci faceva caso né
ci vedeva niente di strano, lui era super innamorato della Satta, no?
E
poi la sua popolarità era aumentata molto, non era male per il suo ego.
Gli piaceva essere al centro dell'attenzione e sulla bocca di tutti,
capiva Cristiano Ronaldo quando faceva certe cose per cui tutti poi
finivano a parlare di lui. Sembrava lo facesse apposta perchè gli
piaceva la ribalta. Un po' sicuramente era così ma non tutto, non
sempre. Anche lui lo capiva.
Con
Melissa era divertente. Doveva adempiere ai suoi doveri di fidanzato
perchè lei non sapeva niente dei suoi reali piani e si sentiva
vagamente stronzo ma non sporco perchè con lei era cominciata così ed
oltretutto anche lei cercava una storia con un ragazzo popolare per
farsi conoscere di più. Le ragazze come lei vivevano solo per essere
sposate dai calciatori, funzionava così. Per questo poi non c'erano
scrupoli a tradirle e a fare una doppia vita, perchè probabilmente
anche queste donne facevano altrettanto. Diverso era se le mogli
venivano da ambienti diversi e non erano 'nessuno'. In quel caso era un
sentimento più sincero e non si meritavano l'inganno.
C'era anche da dire che con Melissa non aveva un figlio, questo giocava molto.
Kevin
stava forse diventando cinico dopo tutto quello che gli era successo o
forse era la corazza per combattere e non stare più male in quel modo.
Sicuramente un insieme di cose.
Mark
lo sapeva e non lo criticava, anzi, lo sosteneva e si divertiva con lui
a capire come pensava di procedere e come andava con lei.
Sapeva
che gli piacevano molto di più le donne e che se la spassavate con lei
fra le lenzuola, questo un po' gli seccava ma poi sentiva il trasporto
che metteva con lui e sentiva una sincerità sconcertante nei suoi 'ti
amo'. Non ne dubitava mai. Solo si chiedeva perchè dovesse fare tanto
sesso anche con Melissa...
-
Perchè altrimenti mi pianta! Mi vuole solo perchè sono un calciatore
famoso e perchè scopo bene, altrimenti col cazzo che mi terrebbe! Ed io
ho bisogno di lei! -
Mark faceva un'espressione poco convinta e metteva tutto via.
Aveva ragione, lo capiva, però gli dava fastidio lo stesso.