NOTE: questa l’ho scritta mesi fa, è ambientata a Novembre, quando Pato stava per tornare a giocare, doveva fare la sua prima partita dopo la riabilitazione ma all’ultimo è venuto fuori che aveva la febbre e quindi non ha giocato. Io ho pensato che comunque dovesse essere stata proprio una cosa dell’ultimo minuto perché la formazione ufficiale fino a poco prima dell’incontro prevedeva lui dal primo minuto… così ecco qua la mia personale versione. È un piccolo spaccato della loro vita di coppia all’interno di un momento di squadra. Infatti c’è anche il mister. Mi sono divertita parecchio a scriverlo. Non è molto intimo per Alex e Zlatan ma volevo rendere un altro aspetto della loro storia. Dopo di questa c’è un’altra ona shot su questa coppia, poi un’altra breve su Thiabinho. Nel frattempo penso di finire la long su Kevin & Co e di cominciare a pubblicare quella. La Masteph (mi piace più questo nome) è cominciata ma per il momento da parte, però arriverà anche quella.
Spifferati i miei piani, vi faccio leggere. Martedì prossimo metto l’altra shot…
Buona lettura.
Baci Akane

INFLUENZA

zlato

Stava lì a cincischiarsi come se avesse chissà quale preparazione da fare quando invece era il giocatore con meno riti preparatori fra tutti. Non era uno superstizioso e nemmeno estremamente religioso. Non pregava, non faceva riti strani, era veloce a vestirsi e completare la preparazione, eppure quella volta si ritrovò a tirarla talmente per le lunghe che Zlatan capì immediatamente aveva qualcosa che non andava.
Lo puntò come un caccia a colpo sicuro e messolo in un angolo, trattenutolo negli spogliatoi dopo che praticamente tutti erano già usciti, guardandolo dall’alta imponenza del suo fisico, disse diretto senza perdere tempo.
- Che hai? - Dando per scontato che qualcosa avesse, in effetti.
Alex lo guardò sgranando gli occhi come se fossero enormi ed infantili.
Zlatan ebbe l’insano istinto di ‘distrarsi’ con lui ma sapeva che non era una buona idea prima di scendere in campo, il mister aveva severamente vietato quel genere di attività i momenti prima di giocare. La sera, la notte, ma non il giorno stesso… quando glielo aveva detto con quella sua aria imperturbabile per poco avevano pensato scherzasse, poi si erano detti che in ogni caso, senza riuscire a capirlo, nel dubbio era meglio non contraddirlo perché se lo prendevano per uno scherzo ed invece era serio sarebbe stata la fine.
Avere a che fare con Massimiliano Allegri non era facile perché non era molto espressivo come, ad esempio, José Mourinho e nemmeno chiaro ed esplicito come lui. Bisognava indovinare quello che voleva e pensava ed in ogni caso avere sempre culo per azzeccarci!
Oltretutto capitava spesso che scherzava facendo il serio e che invece magari sgridava con quella sua smorfia confondente che tutti si chiedevano sempre se fosse un sorriso od una minaccia!
- Perché me lo chiedi? - Fece con una vocetta sottile, indice chiaro e netto che invece qualcosa c’era e che si stava pietosamente prodigando per nasconderlo. Davvero un disastro visto che non era capace di nascondere le cose.
Zlatan si mise le mani ai fianchi apparendo se possibile molto più minaccioso!
- Stai perdendo tempo e non è da te! Cos’è che non ti va? - Dritto e diretto, non aveva tempo da perdere nemmeno lui.
Alex trattenne il respiro ed ancora una volta cercò di cavarsela in qualche modo tentennando, provò a distrarlo.
- E da quando sei così attento a tutti questi dettagli miei? - era vero, non l’aveva mai calcolato più di tanto, spesso Alex si era sentito trasparente per lui, cosa che l’aveva seccato non poco in contrasto con la rassicurazione che almeno così sarebbe sopravvissuto più a lungo, ma ormai quella fase l’aveva superata.
- Da quando stiamo insieme! - Tagliò infatti ancora più corto lo svedese avvicinandosi fino a togliergli il fiato.
- Bè, ma non c’è niente che non va… - Ma era come dargliene conferma e a quel punto Zlatan prese la situazione di petto, come se fin’ora ci fosse andato leggero…
- Senti, Alex! Vado fiero di un paio di cose di me e fra queste c’è il capire al volo chi ho davanti. Cioè i punti deboli e di forza in modo da usarli a mio vantaggio nel caso siano di rivali o compagni… di conseguenza non fare l’idiota e… - Ma nel dirglielo lo prese per le spalle con quella di intimorirlo e spingerlo a dirgli quello che voleva sapere; appena lo toccò se ne rese conto subito e fermando il discorso gli mise una mano sulla fronte e poi non soddisfatto gli mise anche le labbra poiché più sensibili per sentirne la temperatura.
Tutto si fermò, Alex stesso, e quando si separò era seccato e più brusco di prima…
- Alex, dannazione, hai la febbre! Ma che diavolo ti salta in mente giocare con l’influenza? Vuoi saltare la partita di Champions? -
- Ma no, ma che dici… ma ho davvero la febbre? Io pensavo di aver solo dormito poco… - Alex lamentoso si toccò subito la fronte cercando di capirlo da solo ma non ebbe risultati perché non riusciva a percepirsi temperature diverse, quindi sentendo il sospiro di rimprovero di Zlatan capì che c’era poco da ribattere. Doveva essere così per forza, visto come lo fissava male… si sentì strano, in quel momento. Non percepì la febbre ma un insolito stato di benessere interiore, doveva riconoscere che fisicamente non era al top ma psicologicamente era tutt’altra storia!
- Dormito poco? E tu quando la sera prima scopi il giorno dopo ti senti come se avessi la febbre? - Sentirglielo dire esplicitamente fu anche peggio che lasciarlo ad intendere, ma il patto fra loro era quello… parlarsi chiaramente a costo di essere brutali e arrossendo diede ancor di più l’idea della febbre, cosa che seccò ulteriormente Zlatan che sbuffò guardandosi intorno per decidere cosa fare.
Ci mise poco perché a decidere per lui arrivò il mister in persona venuto a controllare perché tardavano tanto.
Quando li vide in un angolo uno davanti all’altro non si turbò minimamente. Non stavano facendo effettivamente niente però era quasi evidente un certo ‘non so che’ di intimo. Massimiliano non diede segni di vita in quel senso e come se niente fosse, chiese:
- Cosa c’è? Perché fate tardi? Vi ho detto che prima della partita non si può! - Ebbene l’aveva vista benissimo la loro intimità e di nuovo come se parlasse del tempo atmosferico si era rivolto a loro senza essere esplicito eppure essendo comunque chiaro e senza peli sulla lingua.
Sia Zlatan che Alex si chiesero come fosse possibile e stupiti si trovarono a rispondere, uno imbarazzato e paonazzo e l’altro sbrigativo.
- No, non facevamo niente… è che questo idiota ha la febbre e non se ne era accorto! - Lo disse come se fosse impossibile, però quando Massimiliano sentì quest’uscita di Zlatan non la mise nemmeno un istante in dubbio. Sarebbe potuta sembrare una banalissima scusa per giustificare le loro pomiciate ma conosceva lo svedese e sapeva che -a parte il fatto che quel che diceva era sempre vero punto e basta- non perdeva tempo in certe cose prima di una partita perché amava concentrarsi a dovere.
Annullò la distanza in poche falcate e senza dire niente o mostrare una sola espressione, toccò la fronte al brasiliano che sussultò al contatto. Fra di loro non c’erano mai state cose del genere… non aveva quasi mai sentito il tocco diretto delle sue mani, in effetti, nonostante solitamente non avesse problemi ad abbracciare altri della squadra per complimentarsi o per scherzare con loro. Massimiliano, in effetti, lo faceva con molti ma mai con lui, questo l‘aveva portato a credere che ce l‘avesse con lui e quindi ad essere molto più sulle sue e ritirato. Sentire la sua mano sulla propria fronte lo fece sussultare in modo diverso rispetto a come aveva fatto per il gesto identico posto da Zlatan. Lui l‘aveva scaldato ed inebriato, questo l‘aveva semplicemente shockato. Alex ed il mister avevano un rapporto molto strano.
- Sì, è vero, hai la febbre. - Disse senza fare una piega, come se andasse bene che cinque secondi prima di scendere in campo uno dei suoi attaccanti più importanti stesse male. - Non puoi giocare. Cambiati di nuovo, copriti bene e vai dal medico, fatti dare subito qualcosa. - In quattro e quattr’otto eccolo lì a dare pratico e freddo le indicazioni come se avesse a che fare con un paziente e lui fosse un vero dottore. Zlatan guardò malamente il cielo, seccato dal non poter giocare con lui, mentre Alex sgranò gli occhi incredulo che semplicemente non avrebbe giocato e che sarebbe anche andato bene così!
- Ma mister, non creo disagi così, all’ultimo minuto? -
Massimiliano che aveva fatto per uscire e andare a chiamare Roby si fermò e giratosi lo guardò sempre con la sua solita aria calma e pacata, quindi con le mani in tasca e tono placido rispose:
- E cosa vorresti fare? Giocare lo stesso ed essere un peso per gli altri? Stai male, non puoi giocare, non giochi. Semplice. Tanto di sostituzioni degne ne ho, non preoccuparti! -
Per uno chiunque sentirsi dire una cosa simile sarebbe stato tragico… era sostituibile e poco importante, stava sottilmente eppure esplicitamente insinuando quello. Ma come riusciva a dire cose brutali senza essere effettivamente offensivo poiché non diretto ma comunque onesto?
Non poteva proprio capire come poteva ma accettando di buon grado la sua sincerità e sentendosi quasi sollevato nel sapere che non erano poi tanto nei guai per colpa sua, si sedette nella panchina e si rassegnò con un timido sorriso di scuse.
- Mi dispiace. - Mormorò. Il mister accennò ad una specie di sorriso, qualcosa di vagamente diverso dalla sua espressione rilassata di sempre che somigliò più ad una smorfia, in effetti, e che intimidì ulteriormente Alex.
- Guarisci. - Fu la sua risposta pratica, poi uscì battendo la mano sullo stipite della porta ed indicando Zlatan come a dire di sbrigarsi a venire.
Zlatan rimase qualche istante a guardare il compagno rassegnato, aveva un’aria talmente mortificata da dover essere incorniciata, per questo esitò ad andarsene; non riuscì a dire o fare niente che due centesimi di secondi dopo il viso faraonico di Massimiliano rientrò dalla porta aperta dicendo perentorio:
- Subito! - Zlatan rispose con un ‘si, si’ veloce e spettinando al volo i deliziosi ricci di Alex lo salutò con un occhiolino per poi seguire il mister fuori.
Non ci si poteva fare niente ed in ogni caso era meglio saperlo a curarsi e non a sforzarsi inutilmente e trascurarsi, di conseguenza lo stato d’animo con cui giocò risultò addirittura più leggero di quanto previsto.
Anche se averlo al fianco dall’inizio sarebbe stato di certo tutt’altra cosa.

Dopo la partita, negli spogliatoi, Alex era rispuntato per salutare i suoi compagni, in ogni caso era venuto con loro e con loro doveva andare via. Fece come di consueto vita di spogliatoio che adorava particolarmente, quindi rimasto ad aspettare che Thiago e Roby finissero; fu avvicinato da Zlatan.
Non erano Pappa e Ciccia, non vivevano in simbiosi solo perché stavano insieme, Zlatan non l’avrebbe mai fatto nemmeno sotto tortura, ma era comunque molto attento al compagno e sedutosi accanto gli toccò il ginocchio col proprio come per farsi notare da lui. Non che fosse possibile non notarlo.
- Come stai? - Chiese chinandosi per mettersi i calzini, non lo guardava nemmeno ed Alex non capiva perché.
Si strinse nelle spalle:
- Bene, mi hanno dato qualcosa e non ho nemmeno più febbre. -
Zlatan allora sembrò risollevarsene impercettibilmente, ma non l’avrebbe mai dato a vedere. Infilandosi i pantaloni della tuta, continuò a non guardarlo e a trafficare frettoloso ed evidentemente di malumore.
- Che c’è? - Chiese Alex non capendo.
Lo svedese allora sbuffò altamente seccato, quindi tornando a chinarsi per mettersi le scarpe, borbottò fra i denti cercando di sbrigarsi:
- Il mister mi ha severamente vietato contatti contagiosi con te, ha detto che se mi ammalo mi fa lo scalpo. - Alla risata di Alex, finalmente alzò lo sguardo e lo fissò torvo: - Che hai, ora? Ti sembra divertente? - Lo era eccome ma Alex intimidito cercò di smettere, per poco si soffocò e fu il turno di Zlatan di ghignare, questo lo fece smollare e si decise a spiegare:
- Sei seccato perché non puoi passare da me stasera? - Voleva assicurarsene, sia mai che avesse di nuovo inteso male!
L’altro annuì brusco non capendo che ci fosse di divertente in quello, era una seccatura, per lui.
Alex allora rise di nuovo senza riuscire a trattenersi…
- Mi immaginavo il modo in cui te lo avrà detto… - Zlatan ripensò a Massimiliano e finalmente capì la parte comica…
- Pensavo scherzasse, sai quando parla col suo accento toscano allo stesso modo in cui fa una battuta? L’ho guardato come a dire ‘si certo come no’. Poi mi ha puntato il suo famoso dito indice come quando intimidisce, allora ho capito che era serio. Cazzo, non si capisce mai quando scherza e quando è serio! - La risata di Alex l’accompagnò per tutto il tempo e non sarebbe potuto esserne più contento nel sentirlo così nonostante avesse saltato il suo ritorno in campo.
Dopotutto si stava bene anche coi bassi al posto degli alti… in qualche modo… stando ugualmente insieme.
Naturalmente Zlatan ci sarebbe andato lo stesso da Alex se al momento di prendere le macchine e tornare a casa il mister non si fosse piantato davanti alla sua e gli avesse indicato in stile vigile urbano dove andare.
Dovette rassegnarsi, aveva trovato uno più testardo.
Bè, pensò alla fine lo svedese scocciato. Si sarebbe rifatto quando Alex si sarebbe ripreso!

FINE