CAPITOLO
X:
THIAGO
E KEVIN
L’avrebbe
volentieri ucciso, fatto a pezzi e poi disperso i resti in cima al
Monte Bianco.
Non
era possibile arrivare e farsi guardare così da qualcuno.
Cioè…
lui era lì dal doppio del tempo suo e non aveva ricevuto nemmeno
lontanamente lo stesso sguardo!
Come
diavolo ci riusciva?
Era
evidente che l’imbarazzo e la tensione di Alex fosse tutta per Zlatan.
Questo non aveva fatto niente di particolare, era solo arrivato, tardi
per di più, e l’aveva salutato. Nient’altro. E quello era diventato uno
di quei coglioni che non osano spiccicare parola davanti alla persona
che gli interessa!
Che
Alex se ne fosse reso conto o meno non importava, contava solo che i
suoi grandi occhioni neri fossero per quell‘altro…
Dopo
averlo apertamente fulminato col suo sguardo peggiore, uno sguardo che
avrebbe fatto tremare chiunque non si chiamasse Zlatan Ibraihmovic, se
ne andò capendo che almeno per quella sera non ci sarebbe stata storia,
cosa davvero inaudita per lui, inaccettabile. È che non era un’idiota
che rifiutava la realtà, era così evidente che Alex aveva un interesse
-e pure tenerissimo- verso lo svedese che c’era poco da fare.
Kevin
sapeva che non avendo avuto tempo per lavorarselo, poteva fare ben poco
lì su due piedi e sapendo anche quando era ora di ritirarsi per la
sconfitta momentanea, andò a cercare da bere nella speranza di riuscire
a dimenticare quel momento bruciante.
Odiava
perdere. Odiava ancora di più pareggiare, ma bisognava dire che
sostanzialmente non sapeva perdere e non avendo paura di anima viva,
nemmeno di un bisonte di due metri e cinquanta con sessanta di piede,
andandosene gli giurò vendetta atroce sia pure che l’altro non avesse
fatto assolutamente niente se non esistere!
Quando
se ne andò, Thiago in poco gli fu dietro e arrivò in tempo per salvare
un povero sventurato che stava per essere colpito con una bottigliata
sul cranio solo per essersi messo sul suo cammino.
Quando
il difensore milanista tirò via all’ultimo il giovane compagno che si
era scontrato per sventurata sorte con l’attaccante infuriato, questi
lo guardò altrettanto male decidendo che poteva anche deviare le sue
frustrazioni su di lui e sul suo bel faccino da bravo ragazzo, visto
che ci teneva tanto a fare quel ruolo!
-
Andiamo in camera! - Naturalmente non avrebbe mai inteso di picchiarlo
o cose simili, era discutibile ma non un mostro. Thiago rimase
spiazzato, lo guardò come avesse le allucinazioni uditive e sbattendo
gli occhi spaesato per qualche secondo si chiese se avesse capito bene.
Gli ordinava di andare in camera a fare naturalmente quello?
-
Ma ti sembra il momento ed il modo? - Chiese riprendendosi subito e
parlando con calma quasi gelida. I suoi modi da principe non li aveva
nessuno, all’interno della squadra, e tutti infatti l’ammiravano anche
per questo.
Kevin
assottigliò gli occhi ed avvicinò il viso dall’aria minacciosa, quindi
ad altezza simili disse a denti stretti, basso ed incisivo:
-
Se lo dico lo è! - Ma proprio in quello, poco prima che Thiago lo
sistemasse da solo, giunsero Roby e Rino a prendere da bere.
Realizzando che avevano lasciato Zlatan ed Alex a parlare da soli,
Kevin parve impazzire ulteriormente ed afferrando Thiago per il braccio
fece per trascinarselo da solo nelle stanze superiori dove sapeva
c’erano le camere. - Andiamo! - Grugnì infatti sgarbato. Thiago oppose
resistenza ma non riuscì a dire niente poiché subito come una tigre
infuriata arrivò Roby proprio lì accanto e prendendo a sua volta Kevin
per la spalla, lo strattonò improvvisamente spingendolo via con forza
bruta, tutta quella che a nessuno dei due mancava.
-
Non è il tuo cane! - Ringhiò Roby puntandogli il dito contro mentre lo
divorava con uno sguardo da brividi. Non aveva aspettato altro per
tutta la serata, dal momento in cui l’aveva visto a casa di Alex
attaccato ai suoi due amici aveva subito deciso che prima della fine
l’avrebbe preso a pugni.
Thiago
vide lo sguardo di Kevin farsi pericolosamente assassino e conscio che
il suo stato d’animo era già devastato di suo senza bisogno di input di
quel genere, si mise in mezzo prima che potesse rispondere a tono.
Riuscì
infatti solo a schiaffeggiagli la mano rispondendo allo stesso modo:
-
Fottiti! - Semplice e senza equivoci!
Thiago
a mani alzate si sistemò velocissimo in mezzo e guardando Roby con uno
sguardo severo e diretto, parlò con esso senza bisogno di aggiungere
altro. L’amico subito, nonostante la tensione fosse ancora alle stelle,
mise da parte l’idea di prendere l’altro a pugni che, da dietro Thiago,
lo fissava ancora con provocazione sperando invece che qualcuno si
mettesse contro di lui.
-
Per te, non per quel pezzo di merda! - Rispose Roby come una tigre
appena ingabbiata dal ‘no’ fermo del suo sguardo.
Thiago
sospirò sollevato, sapeva che almeno su uno dei due poteva avere
l’influenza giusta, così come sapeva che prima o poi si sarebbero
ammazzati. A Kevin non importava niente di Roby, sostanzialmente, ed
anzi a volte riuscivano anche a divertirsi insieme, ma a quest’ultimo
in quel periodo sembrava volerlo spellare vivo.
-
Depallato del cazzo! - Borbottò a denti stretti Kevin andandosene
dall’altra parte della sala capendo che nemmeno lui ci sarebbe stato a
farlo sfogare un po’.
Thiago
lo vide defilarsi e sospirò proprio mentre Roby faceva per seguirlo e
farsi ripetere la sua uscita, ma l’amico lo prese per il braccio e con
presa ferma in perfetta sincronia con lo sguardo che non avrebbe
ammesso repliche, disse piano:
-
Per favore. - Solo questo, dopo di che i muscoli sotto la sua mano si
sgonfiarono rilassandosi, indicandogli che poteva andare.
L’osservò
seguire Kevin per la casa di Alex e con quell’aria da ‘prima o poi gli
spaccherò quella bella faccia del cazzo’, li perse fortunatamente di
vista.
“Quello
stronzo non la farà franca!”
Pensò
girandosi di scatto e prendendo un’altra birra, finendo infatti poi per
scolarsela in una sola volta.
Poco
più in là di lì Thiago non l’aveva tanto più facile.
Kevin
si era limitato a spostare zona di caccia ma non si era di certo
calmato.
Il
suo umore andava via via sempre più peggiorando e mentre si chiedeva
che diavolo ci fosse che non andava, trovò qualcun altro che secondo il
suo parere distorto aveva osato infastidirlo in qualche modo.
Prima
che scoppiasse un’altra rissa, Thiago sbuffando spazientito -cosa rara-
afferrò questa volta Kevin per il braccio come poco prima aveva fatto
con Roby e scivolando con la presa lungo la muscolatura tesa, giunse in
basso al suo polso e poi alla mano, quando l’ebbe agguantata, lo
trascinò via con una forza insospettata.
Kevin
prima di rendersene conto si ritrovò al piano superiore dove non c’era
quasi nessuno se non qualcuno che cercava qualche bagno libero o chissà
cosa.
Conoscendo
quella casa meglio delle proprie tasche, aprì la camera di Alex
consapevole che nessuno lì li avrebbe disturbati ed infilatosi dentro
con un Kevin sinceramente stupito ma imbronciato ed ancora rabbioso, lo
mollò parandosi davanti alla porta, per impedirgli di uscire.
Chiudersi
a chiave sarebbe stato troppo, così come alzare i pugni in segna di
autodifesa, sapeva che nonostante tutto non avrebbe mai osato alzargli
una mano contro, sugli altri sì ma su di lui no.
Kevin
infatti cominciò a camminare su e giù nevrotico e quando si rese conto
di essere nella camera di Alex fu anche peggio.
Si
fermò in mezzo alla stanza e allargando le braccia con fare plateal,
cominciò già con voce concitata:
-
Perché cazzo mi hai portato proprio qua, ora? - Thiago si strinse nelle
spalle incrociando le braccia al petto, si sentiva così a suo agio da
non avere nemmeno il batticuore. Tanto la situazione intorno si
scaldava, tanto lui si calmava, era qualcosa di incredibile.
-
E’ una camera come un’altra. - Disse mettendolo alla prova. Era il
momento di dire le cose come stavano, con sincerità, una volta per
tutte.
-
Proprio per un cazzo! È la camera di Alex! - Thiago inarcò le
sopracciglia con falso stupore innocente:
- E
allora? - Ci marciava, era evidente e a Kevin andò ulteriormente il
sangue alla testa già abbondantemente irrorato!
Non
sopportando queste scenette da ipocriti, si avvicinò pericolosamente e
a due centimetri dal suo viso, senza però toccarlo con una sola parte
di sé, disse a denti stretti, basso e penetrante:
- E
allora lo sai che ci sto impazzendo dietro, cosa cazzo hai in mente, si
può sapere? Sai perché sono così di cattivo umore stasera, sai cosa
cazzo ho contro Zlatan, sai cosa cazzo voglio e tu mi porti proprio in
camera di Alex! Cosa pensi di ottenere, così? Ti piace torturare le
persone? Fai finta di essere una brava persona magari anche di buon
cuore ed invece sei solo un figlio di puttana della peggiore specie che
gode nel massacrare gli altri? -
Thiago
non si scompose ancora, pensò solo che era una fortuna che non ci fosse
Roby nei paraggi altrimenti l’avrebbe probabilmente ucciso.
Di
nuovo a tanto astio e furore si congelò come se tutto gli scivolasse
addosso e senza sciogliere le braccia incrociate al petto né spostarsi
o fare espressioni spaventate, gli scoccò uno sguardo più ironico di
prima e con una luce strana negli occhi castano scuro, disse piano e
tagliente:
-
Volevo solo un po’ di sincerità. -
Kevin,
innegabilmente colpito da quei suoi modi contenuti e da quella
padronanza di sé ma soprattutto da quella sua totale assenza di timore
nei suoi confronti, si chiese come potesse non offendersi nemmeno per
gli insulti che gli aveva rivolto. Dopo di che con un’ondata improvvisa
d’eccitazione per quei suoi sistemi così diversi ed estremamente alla
propria altezza -un’altezza che riteneva non indifferente-, si appoggiò
con le mani alla porta dietro di lui, ai lati delle sue spalle,
imprigionandolo.
-
Ed ora che l’hai avuta? - Chiese non più rabbioso ma visibilmente
acceso, insinuante e con quella punta di malignità che talvolta lo
contraddistingueva da tutti gli altri, proprio quella che a Thiago
faceva perdere la testa.
-
Sono contento. - Sibilò semplicemente senza spegnere quel sorrisino
enigmatico che a Kevin pareva tanto aristocratico.
Lo
sguardo cadde inevitabilmente sulle sue labbra che mantenevano una
piega dannatamente sexy. Così carnose ed invitanti c’era da chiedersi
perché cazzo ancora non l’avesse baciato.
Si
rese conto solo lì di non averle mai effettivamente assaggiate, non
veramente. Avevano fatto sesso già più di una volta e fatto varie altre
cose insieme, ma mai nessuno dei due si era preso la bocca dell’altro.
Fu
così che accadde, senza ancora toccarlo effettivamente se non
sfiorandolo col corpo, continuando a fissargliele da vicino.
Si
sentivano i rispettivi respiri sulla pelle, quello di Thiago era ancora
ostinatamente calmo mentre lui era talmente eccitato da avere già il
fiato corto.
Voleva
averlo lì e subito ma prima di ogni cosa, per la prima volta, voleva la
sua bocca.
E
se la prese.
Vi
si avventò quasi con violenza, senza dargli più modo di respirare o
reagire, senza poter eventualmente scegliere.
Gli
prese infatti la nuca con la mano e affondò le dita fra i suoi capelli
mossi ed ordinati, glieli spettinò tirando appena oltre la delicatezza
e piegandogli a piacere il capo di lato, inclinandoglielo all’indietro
per un accesso più pieno, lo invase con la lingua dopo avergli aperto
le labbra ed essersele quasi divorate.
Thiago
con stupore solo iniziale non si oppose a quel primo bacio nemmeno per
la violenza che gli stava portando. Si limitò ad assecondarlo con
quella sua calma caratteristica, padroneggiandosi come non avesse fatto
altro in vita sua, senza agitarsi davanti a quei modi così discutibili.
Solo
dopo qualche istante in cui le loro lingue in netto contrasto l’una con
l’altra, una calma contro quella che invece lottava veemente su di lui,
decise di prenderlo per i fianchi dopo aver lasciato le braccia a peso
morto, prive di interesse per colui che aveva davanti.
Quando
si creò quel secondo contatto, Kevin andò letteralmente a fuoco e
premendosi sempre passionale contro di lui lo schiacciò togliendogli
questa volta il fiato, facendogli quasi male.
Così,
ne era assolutamente certo, non aveva mai desiderato nessuno.
Nessuno
l’aveva mai fatto impazzire tanto.
Forse
perché nessuno aveva osato torturarlo e provocarlo a quel modo,
sfidandolo a dire la verità, a venire allo scoperto, a mostrarsi per
quello che era.
Forse
perché nessuno si era fatto desiderare tanto.
O
forse perché semplicemente nessuno era riuscito a controllarsi così
tanto insieme a lui che sapeva mandare in orbita chiunque, sia nel bene
che nel male.
Thiago
provò una fitta di dolore nel sentirsi schiacciare a quel modo ma fu
subito trasformata in una di piacere nel sentire la sua erezione
attraverso i jeans che si strofinava contro la propria. La risposta,
quella volta, fu il tirargli la maglia fino ad alzargliela obbligandolo
a separarsi per alzare le braccia. Gliela tolse con quella sua calma
caratteristica che mandò ulteriormente fuori l’altro che, una volta a
torso nudo, tornò ad impossessarsi della sua bocca, succhiandogli la
lingua e le labbra che tanto gli avevano fatto gola.
Le
mani non tornarono a prendere i suoi capelli, scesero ai bottoni dei
jeans e glieli slacciò. Gli tirò giù sia quelli che i boxer sotto,
quindi afferrandogli il busto da sotto le ascelle, lo spostò con
irruenza e forza mettendolo contro una cassettiera poco vicino, lo
spinse fino a sederlo sopra e prendendogli le gambe gliele alzò per
togliergli tutto con una fretta urgente che Thiago non aveva mai visto
a nessuno.
Ansimava
e sentiva quanto male stava ad aspettare ancora, era talmente forte la
sua voglia, il suo bisogno di averlo ed entrargli dentro, che glielo
trasmetteva come tanti pugni allo stomaco. Ubriaco di quel desiderio
rosso ed intenso, gli aprì a sua volta i jeans, l’attirò a sé
circondandolo con le gambe e liberandogli l’erezione il necessario per
prenderla in mano, cominciò a muoversi su e giù stimolandolo ancor più
di quanto già non lo fosse di suo, mentre riprendevano a baciarsi
incapaci di smettere ora che avevano iniziato per la prima volta.
Come
se così si dessero ossigeno.
Quando
lo sentì al limite sotto la sua mano, lo liberò da sé e scostandolo
scese consapevole che quello sarebbe stato il modo, solo così, per
quell’occasione. In nessun altro modo sarebbero riusciti a prendersi,
quella volta, perché per assurdo aver scoperto le rispettive carte
nella massima dimostrazione di loro stessi, li aveva accesi di una
voglia talmente grande da non poter essere contenuta.
Sceso
dalla cassettiera, Thiago si girò e Kevin l’amò per questa sua grande
intuitività e questa sua capacità di stare dietro a chi voleva, come
gli altri volevano, senza mai deluderli e semmai stupendoli.
L’amò
perché non si piangeva addosso, perché manteneva il controllo di tutto
ma soprattutto di sé e perché si dava senza remore e rimpianti, facendo
né più né meno ciò che in realtà poi tutti avrebbero voluto.
Piegatosi
da solo in avanti e appoggiato coi gomiti sulla superficie dove poco
prima era seduto, Kevin lo prese per i fianchi e dopo avergli stimolato
qualche istante l’apertura con le dita e, piegato su di essa, anche con
la bocca e la lingua, si raddrizzò dietro di lui ed entrò senza
aspettare oltre, più velocemente che riuscì, dimenticandosi di tutto il
resto che non fosse strettamente necessario.
Thiago
lo sentì in sé quasi con lo stesso sollievo con cui l’altro entrava.
Ormai abituato a quel genere di sensazioni fisiche, provò quasi subito
piacere e Kevin facilitato dall’esperienza di Thiago in quel senso poté
lasciarsi liberamente andare. Non avrebbe comunque potuto avere
riguardi, non ci sarebbe riuscito, ma la consapevolezza che fosse
altrettanto piacevole anche per l’altro rincarò la dose d’eccitazione e
ritrovandosi ben presto a gemere insieme, inarcando le schiene e
gettando le testa all’indietro nel godimento più completo, i movimenti
divennero sempre più intensi ed impetuosi, perfettamente all’unisono,
senza freni da nessuna delle due parti.
Tanto
pronti a darsi quanto pronti a riceversi.
“Sembra
Roby…” Pensò sconnesso nella foga Thiago.
Fino
all’orgasmo di Kevin che definire liberatore e devastante fu davvero
dire poco.
Quando
si ripresero, quest’ultimo era chino sul compagno ancora piegato ed
appoggiato alla cassettiera, entrambi ansimavano sudati ed i corpi
l’uno sull’altro pulsavano eccitati, scossi da quanto accaduto.
A
saper cosa dire avrebbero anche parlato oltre che ansimato l’uno
sull’orecchio dell’altro, completamente rilassati ed in pace col mondo.
Thiago
non ce l’aveva mai avuta con nessuno, ma Kevin era come se non si fosse
mai incazzato col mondo intero.
Sorridendo
soddisfatto del risultato raggiunto, il difensore girò appena di più il
capo per guardarlo meglio in viso, si rese conto che Kevin lo stava
cingendo stretto a sé con le braccia e che probabilmente non aveva
ancora la forza di muoversi ed alzarsi per la violenza con cui era
appena venuto.
Bè,
sapeva di avere un certo potere sugli uomini ma non certo una cosa
simile.
-
Tutto bene? - Chiese con gentilezza, rendendosi conto che non potevano
stare così per tutta la vita ma che non era il caso di dirgli di
alzarsi, permaloso com‘era l‘altro…
Kevin
sorpreso di quella domanda che non gli avevano mai fatto, cominciò a
riprendere coscienza di sé e rendendosi conto di essere quasi
abbarbicato a lui si imbarazzò sciogliendosi profondamente scosso, non
gli era mai successa una cosa simile. Certamente perché era un tipo da
caccia, si limitava a prendersi chi voleva dopo esserseli conquistati.
In realtà era solo che semplicemente era appena stato conquistato lui
ed essendo una cosa nuova non la comprese subito, quindi quasi
spaventato da ciò e arrabbiato con sé stesso per quel che stava
provando, quel caos assurdo, si alzò borbottando un cupo: - Sì, certo…
- che cercò di essere anche baldanzoso.
Thiago
nascose abilmente un sorrisino divertito, sapendo che non l’avrebbe
sopportato, e rivelandosi per colui che teneva in mano la situazione a
dispetto di quello che inizialmente era sembrato, cominciò a rivestirsi
con quella sua tipica eleganza caratteristica nei movimenti.
-
Là c’è un bagno, se vuoi darti una rinfrescata. - Kevin l’osservò
disorientato mentre si comportava come niente fosse successo, come se
non si fossero detti niente prima, come se non ci fosse niente di cui
parlare.
In
realtà ci sarebbe stato eccome ma troppo scosso per l’accaduto non
sarebbe mai e poi mai riuscito ad essere un minimo lucido.
Lanciandogli
uno sguardo gentile e complice, il difensore brasiliano uscì
sorridendogli discreto richiudendosi la porta dietro di sé.
L’attaccante
ganese rimase a guardarlo senza crederci. Sembrava abituato a quel
genere di cose e probabilmente era così, forse più di lui stesso che di
esperienze di ogni tipo ne aveva fatte.
Decidendo
di seguire il suo consiglio si infilò nel bagno della camera e aprendo
l’acqua calda del box della doccia si spogliò completamente infilandosi
dentro.
Più
che di una rinfrescata effettiva aveva bisogno di calmarsi e
riprendersi mentalmente, era stato un momento molto forte e squilibrato
per lui.
Quel
Thiago lo lasciava completamente senza parole.
Sembrava
pronto ad ogni situazione, capace di accettare tutti e di essere
all’altezza di qualunque aspettativa.
Aveva
cominciato questa relazione di solo sesso con lui solo per puro
passatempo in attesa di prendersi chi gli interessava veramente, cioè
Alexandre, ma ora lo stava sorprendentemente mandando fuori strada,
tanto da averlo baciato.
Era
contro la propria filosofia.
Baciava
solo quelli che gli interessavano, non quelli che scopava tanto per
fare.
Il
fatto che l’avesse fatto dunque cambiava qualcosa sicuramente.
Ma
cosa?
Prima
di qualche tempo ancora non sarebbe stato mai e poi mai disposto ad
ammettere altro.