CAPITOLO XI:
KEVIN ED ALEXANDRE

Boato!!!

Quando Roby venne a dirgli che andava a casa, Thiago e Kevin se ne erano appena saliti di sopra ed era decisamente troppo presto per tornare a casa, di conseguenza Alexandre scattò al suo inseguimento scusandosi frettolosamente con Zlatan che, stupito anche di quell’atteggiamento così altruista verso i propri amici, rimase ad osservarlo da lontano.
Raggiunto l’amico nei pressi dell’ingresso, fra gente che andava e veniva liberamente, Alex lo prese per il braccio e cercò di discuterci per fargli cambiare idea, sembrò valer nulla tutta la sua opera di convincimento se non che Alex se ne uscì con una cosa che spiazzò e piegò il risoluto e battagliero Roby.
Zlatan avvicinatosi con quella di salutarlo ed andarsene, capendo che non ce ne sarebbe stato più per lui, l’ascoltò e ne rimase colpito a sua volta poiché rivoluzionava quasi completamente la visione che il brasiliano dava di sé.
- Non puoi andare a piangere a casa da solo! - Il silenzio fra i due calò e nonostante la musica fosse forte e continuasse fra la confusione che li circondava, non si persero un solo dettaglio dei rispettivi sguardi.
Roby sentitosi colpito, scoperto ed affondato si passò infatti le mani sul viso e con la voglia di gridare cercò a fatica di domare la propria espressione.
Era proprio lì Zlatan che aveva sentito tutto e probabilmente già sapeva, visto quanto aveva parlato con quell’ingenuo del suo amico.
Non fece una piega, lo svedese, ma non si inserì e non li disturbò così Alexandre lo prese sottobraccio e gli disse con pacatezza e dolcezza:
- Vai nella camera vicino alla mia, fatti una doccia e mettiti comodo. Dormi qua, fai come se fosse casa tua ed io appena posso ti raggiungo. Non andare a casa tua, per favore. Ok? -
Roby a quel punto sospirò e gettando la spugna decise di seguire il suo suggerimento.
Lasciando uno sguardo di fugace e confuso ringraziamento a Zlatan che si era fatto saggiamente i fatti suoi pur sapendo e assistendo a tutto, si dileguò fra la folla lieto di non beccare la camera in cui erano spariti Thiago e quel bastardo.
Sapeva che era in una di quelle ma non avendo idea di quale, si sistemò in quella accanto ad Alex e infilandosi nella doccia -ogni camera aveva rigorosamente un piccolo bagno personale- decise che avrebbe annegato ogni angoscia fino all’arrivo del suo amico.
Non era possibile sentirsi così.
Non era proprio possibile.

Alex rimase qualche secondo a seguire Roby con lo sguardo per vedere se andava davvero sopra oppure usciva dalla porta sul retro, lieto che facesse quello che gli aveva detto, si rivolse a Zlatan che notò solo in quel momento -come se fosse facile non vederlo!-
- Oh… hai sentito tutto? - Fece spaesato.
- No, solo l’ultima parte. - Proprio quella più imbarazzante per Roby. Si strinse nelle spalle, tanto ormai sapeva già tutto!
Alex si grattò la nuca fra i ricci fitti e sospirò con aria di scuse, specie per averlo piantato in asso. La situazione dei suoi amici l’aveva distratto da ogni imbarazzo e con la mente rivolta solo a loro e a come poteva fare per aiutarli, si lasciò sfuggire una domanda che fece più a sé stesso.
- Ma cosa devo fare, con loro? -
Non era di certo una situazione facile, complessivamente, e Zlatan che vedeva il tutto dall’esterno e nella sua totalità non poteva che asserire con quel suo smarrimento.
- Puoi fare poco, devono risolversela fra di loro. Dovrebbero essere sinceri, intanto. - Zlatan rispose quasi senza pensarci, quelli erano i suoi tipici modi, non tutti agivano così ma Alex apprezzò il consiglio che ascoltò con stupore mentre cominciava quasi senza rendersene conto a sentirlo più vicino a sé.
- Thiago non nasconde niente, per lui Roby è solo un grande amico, per questo Roby non intende dire nulla. Penso anche io che dovrebbe ma per lui è più importante mantenere l’amicizia ma… - Sospese la frase facendosi triste e Zlatan si sentì in dovere di scuoterlo, solo che i suoi metodi non erano quelli di chiunque altro…
- Non ci riuscirà mai. Perché per lui non è più solo amicizia. Può fingere quanto vuole, prima o poi esploderà davanti a Thiago e gli vomiterà tutto addosso. Rischia solo di rovinarsi da solo. Per sbloccare la situazione può solo parlarne con l’interessato e basta. A trattenersi non serve un cazzo. - Disse infatti come se ad un certo punto parlasse per esperienza personale.
Alex colse quella sottigliezza -stranamente- ma non sarebbe mai stato intenzionato a fargliela presente. Per quella sera poteva essere più che sufficiente il contatto che erano riusciti ad avere. Più che sorprendente in effetti…
- Ecco perché io non so cosa fare per lui se non evitare di lasciarlo solo! - Rispose Alex stringendosi nelle spalle e sorridendogli disarmato.
- Dici poco? - Fece Zlatan di slancio non capendo come potesse considerare una cosa simile ‘poco’. Il brasiliano aggrottò la fronte senza capire. - Se io avessi avuto qualcuno che mi impedisse di stare solo quando avevo voglia di sbattere la testa contro il muro, molte cose sarebbero diverse… - Questo però fu di nuovo come se lo dicesse più a sé stesso ed Alex se l’appuntò mentalmente, deciso a non invadere il suo mondo che non sapeva più come definire. Una volta avrebbe detto ‘spaventoso’ ma ora non ne era proprio certo.
- Grazie. - Disse di slancio capendo che comunque voleva dirgli che stava facendo la cosa giusta.
Un sorriso timido e tirato ma di gratitudine demolì in un istante il grande e grosso Zlatan che, spiazzato dal fatto che qualcuno al giorno d’oggi potesse avere ancora atteggiamenti simili e che soprattutto a lui potessero andare pure a genio, contro ogni aspettativa, si congedò e se ne andò.

Quando Alex ignorò la folla che sapeva avrebbe fatto tranquillamente come fosse stata casa propria e se ne sarebbero andati da soli, incontrò Thiago mentre si aggirava fra di essi alla ricerca di qualcuno.
- Oh eccoti finalmente! - Gli fece fermandolo. Alex notò subito una stranissima espressione nel suo sguardo pragmatico. - Hai mica visto Roby? È sparito, non lo trovo da nessuna parte! -
“Ecco qua, ora chi lo tira più su se adesso questi due parlano proprio ora con l’umore di quell’altro sotto il livello dell’inferno?”
Naturalmente non ebbe scelta che dirglielo, non era capace di mentire a nessuno, figurarsi a lui.
- Nella camera accanto alla mia, voleva andarsene ma l’ho convinto a restare a dormire qua. -
- Hai fatto bene… vado un attimo a parlargli… - Alex sperò vivamente che non fosse per rimproverarlo di qualcosa o per raccontargli gli ultimi trascorsi con Kevin, il quale fra l’altro non si vedeva in giro.
Annuì comunque senza dire nulla, non sapeva bene come giostrarsi in quel genere di cose e comunque Roby era grande, doveva cavarsela da solo. Prima o poi avrebbero dovuto parlarne, meglio con lui nei paraggi pronto a raccogliere qualche pezzo, no?
Vedendolo sparire su per le scale si chiese cosa dovesse fare a quel punto.
“Bè, se devono scannarsi è meglio che io sia davvero nei paraggi! Cioè, chi lo sa di che diavolo parlano?”
Sinceramente preoccupato per i suoi amici, salì velocissimo le scale infilandosi nella propria camera per aspettare qualche rumore di lotta che gli desse il segnale di intervenire.
Diretto al bagno, nel momento in cui aprì la porta e vi entrò quasi non urlò paralizzandosi dallo spavento di ritrovarsi qualcuno che girovagava per giunta nudo!
- Alex! - Fece Kevin appena uscito dalla doccia.
Era ancora tutto bagnato e alla ricerca di un asciugamano si era imbattuto nel proprietario della camera.
- Kevin! Che ci fai qua nudo e bagnato? - Domanda ovvia, logica e legittima.
Kevin sorrise, anzi, ghignò, pensando che dopotutto le cose si erano messe anche a girargli a favore.
Scrollando il capo per sgocciolare i capelli corti, si appoggiò completamente a suo agio sul bordo del lavandino mentre, a braccia incrociate al petto possente e pieno di tatuaggi, l’osservò compiaciuto di trovarselo davanti.
Alex però, per quanto spaventato dalla sorpresa -non era particolarmente coraggioso come tipo- di ritrovarsi qualcuno nel proprio bagno privato, non indugiò nemmeno un istante sulla sua nudità. L’aveva visto tante di quelle volte sotto la doccia negli spogliatoi che ormai poteva anche dirgli le misure a memoria.
Non che l’avesse guardato tanto da riuscire a prendergliele, però era per dire che non lo imbarazzava.
Non quanto capitava con Zlatan, ad esempio. Ma perché lui era alto e incuteva timore, era diverso.
- Io e Thiago abbiamo appena consumato e mi ha dato il permesso di farmi una doccia nel tuo bagno. - Semplice e sincero, del resto perché nascondere le cose quando stavano così?
Sorrideva compiaciuto e non si preoccupava più di asciugarsi e coprirsi, fu quindi Alex a tirargli il telo affinché lo facesse e Kevin colse la palla al balzo.
- Ti dà fastidio qualcosa? -
Certo che gli dava fastidio qualcosa. Poteva giurarci, ma non riguardava Kevin. Nella sua ingenuità Alex non concepiva la malizia, infatti non immaginava che ci fosse un piano dietro a tutto quello che stava accadendo.
Ovvero che Kevin cercasse di ingelosire Alex in tutti i modi possibili usando Thiago -che intanto serviva anche a fargli passare del tempo piacevole- e tanto meno arrivava al fatto che Thiago l’avesse portato proprio in camera sua per provocarlo e fargli dire le cose come stavano.
Non contemplava che qualcuno potesse usare qualcun altro per i propri mezzi, non era una cosa da normali esseri umani ma solo da film, si diceva!
- Sì, che mentre voi due eravate qua a… consumare… - Fece Alex con imbarazzo ma al tempo stesso stranamente battagliero: - nella camera accanto c’era proprio Roby che… - Ma come iniziò si rese conto di nuovo di star parlando troppo ed infatti si fermò sperando che non indagasse.
Kevin che non era minimamente interessato a Roby si concentrò su quel fastidio e quell’imbarazzo ed avanzando verso l’altro con calma, disse:
- Ma sei sicuro che il fastidio non sia per qualcos’altro? - Non gli interessava sapere le scuse che pensava stesse cercando di tirare fuori, tanto più che non aveva nemmeno finito la frase.
Alex indietreggiò istintivamente e finirono per uscire dal piccolo bagno, ritrovandosi in camera il ragazzo si scontrò col letto dove finì seduto. Kevin rimase in piedi davanti a lui senza il minimo pudore per ciò che gli mostrava praticamente sotto il naso. Ne era sempre andato fiero e occasione migliore non avrebbe potuto architettare.
Il brasiliano vedeva l’amico improvvisamente diverso da come era sempre stato. Nei suoi confronti amichevole, simpatico e affettuoso. Mai così accattivante e provocatorio.
Si appoggiò con le mani dietro di sé inghiottendo mentre le parole di Zlatan che Kevin aveva mire su di lui gli rimbombavano nella testa.
“Ha ragione? Punta veramente a me?”
- E cos’altro dovrebbe essere? - Chiese con un filo di voce sperando di non infilarsi in nessun tranello, cosa che naturalmente fece in pieno.
Kevin mise un ginocchio sul materasso accanto a lui e con la mano sulla sua spalla lo costrinse a stendersi con la schiena per potersi mettere sopra.
Finalmente Thiago e quel che era accaduto prima era stato spazzato via, nella sua testa era di nuovo tornato Alex e Zlatan era andato a quel paese. Ce la stava facendo, in un modo o nell’altro, e non poteva chiedere di meglio.
- Non lo so, dimmelo tu. Cos’è che ti dà tanto fastidio se io e Thiago scopiamo? -
Alex che arrossiva sempre quando sentiva certi termini, lo fece di nuovo e chiamando mentalmente tutti quelli che gli sembravano capaci di toglierlo da un guaio simile, Roby e Zlatan per la precisione, cercò pure di rispondere per convincerlo che non era come pensava e che non gli importava nulla se loro facevano certe cose. Solo che gli dispiaceva per il suo migliore amico, tutto lì.
Inghiottì a vuoto di nuovo, tutto rosso in viso, in difficoltà per la situazione in cui era.
Cosa doveva fare, ora?
Non voleva assolutamente farsi fare certe cose, ma nemmeno litigare con Kevin e rompere un rapporto d’amicizia che era sempre stato bello. Oltretutto a Thiago, Kevin interessava veramente, anche se… e si ricordò le parole di Roby.
Thiago sapeva che a Kevin interessava qualcun altro.
“Che casino assurdo, dannazione! Allora sono veramente io! ”
Ora la testa cominciava davvero a scoppiargli e posando istintivamente le mani sul petto del ragazzo sopra di sé per allontanarlo senza risultare brusco e quindi offenderlo, si rese conto di un fatto oggettivo.
Aveva una muscolatura ed un corpo davvero ben fatti ed invidiabili.
“Chissà se Zlatan è uguale al tatto…” Non si rese nemmeno conto di ciò che stava pensando, nel panico com’era. Comunque pensava spesso dei suoi compagni particolarmente muscolosi che avevano un gran bel corpo, che male c’era? Era la verità…
Zlatan non aveva osato guardarlo bene negli spogliatoi, per il famoso discorso di sempre, ma doveva essere messo anche lui alquanto bene…
Si vergognò come un ladro di quei pensieri che intanto cominciavano a provocargli certe reazioni e mai furono più equivocate di così!
Kevin sorrise fiero, convinto di averlo in pugno e di avere ragione.
- Non sono affari tuoi! - Disse in risposta alla domanda di poco prima, su cosa gli desse fastidio. Non poteva dirglielo veramente ma a Kevin non interessava perché era convinto si trattasse di quello che pensava.
Chinato sul suo collo, ignorando le mani che cercavano di allontanarlo con poca convinzione, cominciò ad assaggiarlo con le labbra fino a leccargli e succhiargli un punto particolarmente piacevole e delicato.
Alex si rese conto di quanto quella cosa fosse piacevole ma anche allo stesso tempo gli procurasse fastidio.
Non era fastidiosa in sé, trovava tremendamente eccitante le labbra di un uomo sul proprio collo e la cosa lo mandò nel panico, ma nella fattispecie lo infastidiva che quelle fossero di Kevin, il ragazzo che interessava a Thiago.
E se non fosse quella la questione?
Se lo chiese per un secondo.
No, nemmeno in quel caso gli sarebbe andato bene.
E se fosse stato qualcun altro?
Non uno chiunque…
No, non uno chiunque…
La sua mente nel caos più assoluto catturò ogni impulso primitivo sincero e togliendo l’extra rappresentato da tutte le barriere dell’ingenuità, gli piantò davanti agli occhi della mente il viso di Zlatan e lì Alex ci morì ricordandosi all’istante di tutti i vari discorsi che in molti gli avevano fatto e che solo lo svedese gli aveva chiarito.
A letto insieme loro due?
Chissà perché in quel momento lo credeva tremendamente possibile.
Ma quando l’erezione di Kevin -pericolosamente libera- venne premuta sulla sua coscia, si svegliò bruscamente e con una scarica elettrica decise che nessuno avrebbe potuto prenderlo per un giocattolo.
Il primo autentico scatto di orgoglio del brasiliano!
Con una spinta più decisa delle mani se l’alzò da sé quel tanto per scivolare via da sotto di lui e senza pensarci un secondo di più, prese la porta della propria camera e se ne andò via.
Fu in quello, con un’espressione traumatizzata e nel panico più completo, spaventato e col batticuore, che si imbatté -scontrò- proprio in Zlatan, tornato per chissà quale arcano motivo.