CAPITOLO
XV:
ZLATAN
E ALEXANDRE
Era
rimasto tutto il tempo a parlare al telefono col debosciato del suo
amico Antonio, quando, mettendo giù ad un orario quasi ignobile, gli
arrivò proprio in quel momento il messaggio di Alex.
‘Mi
stai troppo in testa’
Non
era una cosa normale da dire a nessuno, ma dopo i trascorsi era una
sana provocazione, uno di quei famosi messaggi sottintesi che per quel
ragazzino erano ovvi!
Capì
che era un ‘se vieni non mi fa schifo’.
Del
resto a quell’ora era ancora sveglio… bè, se lo voleva lui, perché no?
Magari era pronto per il passo successivo e aveva un assoluto bisogno
di parlarne…
A
lui stesso, in realtà, aveva dato fastidio interrompere il discorso sul
più bello. Si erano dati più che un input e prendersi già una pausa per
pensare non era da lui anzi, si era seccato altamente nell’uscire dalla
sua camera dopo averlo baciato e capito che effettivamente quel famoso
discorso lo interessava.
Zlatan
non era un tipo da chiacchiere, riflessioni e parole, non gli
servivano, andava subito ai fatti ed era difficile che comunque
partisse con dei sentimenti, solitamente era sempre qualcosa di fisico,
primordiale, istintivo.
Con
Alexandre era stato un po’ diverso, ma non esisteva che provasse già
qualcosa, era solo che voleva conoscerlo meglio.
E
comunque aveva sempre odiato i preliminari.
Alexandre
si era appena infilato un dito pieno di nutella in bocca quando,
sentendo un rumore in soggiorno, si era girato in tempo per notare
un’ombra piuttosto alta entrare in cucina.
Rimase
con l’indice fra le labbra e l’aria da ‘beccato in pieno’ a fissare il
nuovo -mica tanto- arrivato e con stupore più che vergogna, chiese
senza liberare la bocca:
-
Fe fai fui fi fuofo? - Zlatan rimase fermo sull’uscio interdetto a
quella visione.
Alexandre
con un pigiama rosso che dava di lui l’idea di un folletto e il dito in
bocca che invece dava quella di un bambino, stava davanti al fornello
acceso dove sopra c’era un pentolino con del latte.
-
Ma quanti anni hai? - Chiese spontaneo senza attivare quell’organo che
di rado accendeva…
Alexandre,
che per sua fortuna era troppo ingenuo per capire al volo certe cose,
chiese senza capire:
-
Che c’è che non va? - Il dito tolto dalla bocca era dritto ancora
sporco di nutella. Zlatan trattenne a fatica una risata spontanea e
rispondendo né più né meno quello che pensava, come sempre, si avvicinò
in quella che era un porcile e non una cucina.
-
Ti mangi la nutella con le dita e ti bevi il latte caldo di notte? -
Eppure per lui era ovvio…
-
Quando non riesco a dormire faccio così! - Si difese il proprietario di
quella che serviva coraggio per chiamare casa visto l‘attuale disordine!
Lo
svedese cominciò a sentire i primi problemi davanti a tutto quel
candore, come se quelle cose fossero normali…
-
Io lo facevo a cinque anni! - Disse schietto sghignazzando e
rinunciando all’idea di sedersi, si limitò ad appoggiarsi sul bordo del
tavolo dopo aver spostato con poca delicatezza alcune cose che erano lì.
Alex
si strinse nelle spalle non sapendo cosa dire se non l’ovvio già
ampiamente dimostrato:
-
Bè, io lo faccio ancora adesso! - e questa volta una punta di
permalosità la mostrò divertendo ulteriormente l’altro che si mise ad
apprezzare quei lati che normalmente gli erano sempre stati sulle palle
.
“Vediamo
quanto riesce a divertirmi ancora…”
Pensò
infatti incrociando le braccia al petto in segno di impegno e di sfida.
-
Perché non riuscivi a dormire? - Oh, lo sapeva eccome, ma sentirlo da
lui era tutta un’altra cosa…
Alex
divenne di tutti i colori e poi mordendosi il labbro fino a farsi male,
decise di deviare sul dito che, infilato ingenuamente nella nutella, si
rimise in bocca. Quello di solito lo calmava ma se su di lui aveva
quell’effetto, sull’altro fu tutto l’opposto e chiedendosi se lo
facesse apposta o cosa, inarcò un sopracciglio rendendosi non scettico
ma minaccioso.
Non
era ancora chiaro se ci fosse o se c’era, ma nell’infilare la mano nel
barattolo era riuscito a sporcarsi fino sul polso, oltre che sul dito e
sul dorso. Questo fece sì che si pasticciasse il mento e l’angolo della
bocca senza che se ne accorgesse, anche perché agitato com’era non
pensava molto a quello che faceva.
A
Zlatan venne fame.
-
Pensavo. - Disse veloce diventando bordeaux non sapendo cosa dire. Lui
aveva quel difetto di essere schifosamente sincero quando gli facevano
le domande, se glielo avrebbe chiesto glielo avrebbe detto, lo sapeva,
si conosceva. Cominciò a sudare.
- A
cosa? - Si poteva essere più allusivi? Era evidente che già lo sapeva
ma il bello era che Alex davvero non ci arrivava…
Rimise
il dito nel barattolo sporcandosi ancora di più. Siccome con l’altra
mano reggeva appunto la nutella che si stava timidamente succhiando,
ora le aveva sporche entrambe e se lui era l’imbarazzo fatto persona,
l’altro era la voglia.
-
A… quello che è successo prima… - Alla fine lo disse e nonostante fosse
stato parecchio faticoso, poi si sentì meglio. - Ma cosa ci fai qua,
comunque? - Chiese volendolo effettivamente sapere. Era già la seconda
volta che tornava dopo essersene andato e poi quello non era proprio un
orario normale per le visite!
Zlatan
con un sorrisino che la sapeva lunga si disse: “Come se non lo sapesse
cosa ci faccio! Me l’ha chiesto lui!’ e pensando che fosse un altro dei
suoi ‘fra le righe ovvi’, lo interpretò come stava pensando di imparare
a fare, senza sapere che invece lo stava fraintendendo ancor più di
prima!
Avendolo
comunque davanti all’incirca ad un metro di distanza, vedeva il gas
dietro di lui e quando notò il latte uscire, con un passò gli fu
davanti per chiudere il fornello finendo così per sfiorarlo. Alex
sussultò e con uno spontaneo e spaventato: - Che fai? - prima di
dedurlo da solo, si strinse il vaso di nutella al petto sporcandosi
inavvertitamente anche la maglia del suo deliziosissimo pigiama rosso
di mezza stagione.
Zlatan
che gli era davanti e lo sovrastava con la sua altezza considerevole,
rimase fermo lì a fissarlo incredulo di quelle reazioni da criceto ed
esprimendo tale sentimento con un’espressione puramente da ‘sei
matto?’, disse con ovvietà, come parlasse con un idiota:
-
Ho chiuso il gas, ti è uscito tutto il tuo latte caldo! - ‘Il tuo latte
caldo’ lo disse con un tono discutibilmente polemico ma Alex non
l’avrebbe notato in una situazione normale, figurarsi lì con il cuore
in assetto da guerra indiana!
Gli
occhi erano sgranati proprio come quelli di un bambino terrorizzato e
continuando a stringersi il vasetto di nutella come fosse la copertina
di Linus e a non muoversi nemmeno di un millimetro, rimase in perfetto
silenzio. Zlatan decise che non si sarebbe mosso e pensando che
sembrava quasi di avere a che fare con suo figlio, gli prese a forza il
barattolo di mano per metterlo giù. Alex lo guardò come fosse un mostro
e con ancora mani e dito in special modo sporchi quanto la zona del
viso intorno alla bocca, Zlatan gli prese il polso sulla parte pulita e
allargandogli il braccio gli indicò la maglia imbrattata.
-
Sei tutto sporco, dannazione! Come diavolo fai? - Alex allora si guardò
infantilmente e stringendosi nelle spalle tornò a fissare i grandi
occhi neri su quelli castani e penetranti nonché profondamente stupiti
dell’altro più alto davanti a sé.
-
Eh… - Non sapeva cosa dire e oltretutto non sapeva ancora che ci faceva
lì a casa sua a quell’ora… fu lì che si rese conto di non essere lui
quello fuori luogo, come invece lo stava facendo sentire, e con stizza
gli puntò addirittura il dito contro in un minuto di probabile follia
schizofrenica: - Ma senti un po’! Non sono io ad essere a casa di
qualcun altro! Sono a casa mia e di notte, sarò libero di fare quello
che voglio e sporcarmi, se voglio? -
Zlatan
alzò di nuovo il sopracciglio ma questa volta fu stupore per quello
scatto di orgoglio che non si sarebbe aspettato, quindi sempre
rigorosamente tenendogli il polso, gli prese l’altro poiché il dito che
gli puntava era quello che si era ingenuamente succhiato su di lui. Non
aspettò altro, non c’era niente da aspettare, né da pensare o
riflettere… figurarsi parlare!
Com’era
nel suo stile, senza dargli tempo di realizzare o avere scelta, si
portò alle labbra quel famoso dito ancora puntato e cominciò a
succhiarlo. C’erano ancora tracce di nutella non leccata via del tutto
e il suo sapore si confondeva con essa.
Lo
fece naturalmente senza staccargli gli occhi di dosso e sentendosi
sotto ipnosi, Alex dimenticò addirittura la bocca aperta.
Nessuno
gli aveva mai fatto una cosa simile, come doveva comportarsi?
Cosa
doveva fare?
Oltretutto…
bè, doveva ammettere che era piacevole. Cioè non il fatto in sé, gli
stava solo leccando il dito -ok, succhiando e non in modo molto
naturale- però era più che glielo stesse facendo, cioè facendo lui.
Il
cuore ormai era andato per i fatti propri e la fatica di respirare gli
faceva dimenticare i ragionamenti sensati, di conseguenza si rassegnò
ad osservare per cercare di capire almeno in un secondo momento le sue
intenzioni, sperando di riuscirci in tempi decenti.
Anche
se continuava ad avere la vaga impressione di essergli troppo lontano e
non dietro ad inseguirlo.
Come
sempre.
Quando
concluse, decise di tornare a mangiare ancora nutella e con decisione
gli intinse ancora il dito nel barattolo come non fosse capace di farlo
da solo.
Alex
cominciava a capire dove forse sarebbero arrivati. Erano giochini
erotici, come li chiamava Roby, e forse dopo di quello arrivava il
sesso o qualcosa del genere.
Ad
occhi sgranati si disse cosa si fosse perso della vita, visto che non
aveva comunque mai fatto quelle cose con le sue ragazze.
Poi
arrivò il panico quando le labbra di Zlatan si richiusero sul suo dito
carico di crema al cioccolato e nocciole. Sembrava piacergli.
“Ok,
dopo il dito a cosa si passa? Cioè, mica dovrò ricambiare anche io,
vero?”
Ma
l’agire perentorio e sicuro di Zlatan, nonché estremamente sensuale,
riuscì a distrarlo da paure e panici vari a cui il ragazzo era facile e
semplicemente ipnotizzato di nuovo da quei suoi modi esperti e
affascinanti, si chiese se sarebbe mai riuscito ad essere così anche
lui.
Oh,
non era un problema… sapeva che anche se non aveva tante doti che
avevano altri, lui ne aveva alcune che questi non possedevano, di
questo ne era certo.
Zlatan
passò dopo il dito a ripulirgli la mano sempre con la lingua, sul dorso
e poi sul polso dove succhiò l’interno facendolo sussultare, era un
punto sensibile.
Quando
fu soddisfatto gli prese la maglia e dicendo con malizia ‘troppo
sporca, così macchi anche me!’ gliela sfilò facendo ben attenzione a
non peggiorare la situazione sul suo viso deliziosamente in trance.
Sembrava assorbire tutto quel che gli faceva, pronto a scoprire cosa
c’era dopo le dita succhiate. Sorrise divertito con un guizzo malizioso
nello sguardo attento, poi quando l’ebbe a torso nudo constatò che
tutti gli allenamenti di calcio avevano dato i loro frutti specialmente
negli ultimi mesi dove si era irrobustito parecchio.
Lo
vide imbarazzato ma sorrise alla nutella che gli rimaneva in viso e
prendendoglielo fra le mani, mormorò a pochi centimetri:
-
Sei tutto sporco anche qua… - finendo poi con un classico. Bè, era
sporco veramente, per baciarlo e non sporcarsi pietosamente come un
bambino anche lui come minimo doveva pulirlo e quale modo migliore?
Anche
a lui piaceva la nutella dopotutto…
Alex
lasciò la bocca aperta -bè, non l’aveva ancora chiusa da prima- e
sempre respirando a fatica sentì le labbra ora chiudersi prima sul suo
mento, quando l’ebbe succhiato abbastanza provocandogli un piccolo
sussulto involontario si spostò su, sull’angolo della bocca sporco di
cioccolata. Dopo di che, con un ultimo sguardo furbo e magnetico,
raggiunse la parte interessata riuscendo per lo meno non a
chiudergliela ma a tappargliela rendendolo almeno meno imbarazzante.
Anche se estremamente delizioso.
-
Mmm… - Fece Zlatan volontariamente, poi si separò dalla bocca un
soffio, il necessario per dire: - è buona… - fino a farlo arrossire
come ancora non era successo e poterlo riprendere con maggior piacere.
Quando
si riunì alle sue labbra, trovò la lingua e facendola sua lo portò
lentamente e con furbizia alla follia decidendo che ormai erano lì solo
per quello e che non c’erano fraintendimenti visto che quello mezzo
nudo e che si era succhiato la nutella dal dito per primo era stato
proprio Alex!
Resosi
conto di essere fra le braccia di Zlatan e di starsi baciando con lui
già per la seconda volta, gli vennero in mente assurdamente tutte le
varie insinuazioni -per l’ennesima volta- e pensando che dopotutto
avevano avuto tutti ragione, si chiese perché lui fosse stato alla fine
l’unico a non rendersene conto subito.
Non
era timore o terrore quello che gli incuteva ma solo intimidazione
bella e buona dovuta al fatto che gli piaceva.
“Perché
io con quelli che mi piacciono divento stra timido!”
Datosi
quella spiegazione semplice e quasi adolescenziale, si diede
definitivamente pace e ricambiando non solo il bacio come si doveva ma
anche l’abbraccio, cinse la vita dell’altro che con stupore realizzò
che finalmente doveva essere pronto.
Era
anche ora, si disse fra sé e sé.
Non
ci aveva mai pensato molto a lui, vedendolo terrorizzato da sé aveva
deciso che non avrebbe cominciato a pregare o rincorrere nessuno per
farsi apprezzare o far vedere che non era un mostro come appariva, però
poi quando Antonio era riuscito a mettergli la pulce nell’orecchio -e
solo lui sarebbe potuto riuscirci- si era messo a pensarci, finalmente.
Se non altro ad osservarlo con maggiore attenzione, a conoscerlo, a
dargli qualche possibilità fino a che non aveva capito che non aveva
torto quel chiacchierone. Alexandre era effettivamente interessante.
Dall’interesse
al volerlo il passo era stato breve, seppure non senza stupore continuo
visto quanto opposto fosse ai propri soliti gusti.
Forse
era per questo che era riuscito a colpirlo.
No,
non era affatto male. Anzi… era decisamente degno di nota, dopotutto.
Anche perché non era tipo da andare con qualcuno tanto per fare. Non
aveva barriere, non si faceva pregare e non si faceva complessi, però
non era nemmeno una puttana.
Sentendolo
armeggiare impacciato con la propria maglia indeciso su cosa dovesse
farci, lo illuminò ben volentieri e prendendosela da dietro il collo,
se la tirò via da sopra la testa in un secondo, separandosi dalle sue
labbra. Alex ne sentì subito la mancanza e spaesato lo guardò cercando
di capire cosa fosse successo.
Quando
lo vide a torso nudo gli venne sete, ma non si sarebbe di certo messo a
bere il suo famoso latte caldo proprio ora…
Il
suo corpo ben fatto ed i suoi tatuaggi ora poteva ammirarli da vicino,
anche se con il solito caro imbarazzo, era comunque un grande passo per
lui e Zlatan si beò di quel suo scrutarlo quasi con curiosità, oltre
che con spontanea e deliziosa bramosia.
Inghiottì
a vuoto un paio di volte mentre con le dita osò finalmente sfiorarlo
sulle spalle, sulle clavicole e poi giù sui pettorali. Quando sarebbe
stato il turno dei capezzoli si ritirò pieno di vergogna con l’istinto
di coprirsi il viso, ma Zlatan lo fermò immediatamente prendendo glie
le mani di nuovo e rimettendosele proprio lì; lo guidò su di sé nel
tormentarsi con le sue stesse dita, facendogli vedere come si faceva,
quindi mordendosi il labbro e succhiandoselo da solo si chinò di nuovo
baciandolo ancora.
Alex
era come ubriaco, troppo confuso, troppo pieno di cose nuove,
sensazioni incredibili ed incomprensibili. Non sapeva come giostrarsi,
come muoversi, cosa fare per primo… Zlatan capì che forse sarebbe stato
troppo presto, ma decise anche che non se ne sarebbe andato senza
essersi soddisfatto meglio.
Con
un sorrisino sulle sue labbra, qualcosa che avrebbe inquietato
enormemente Alex se l’avesse visto, continuò a gestirgli le mani a
piacimento e mentre gli liberava una per stringerselo a sé tramite la
nuca, continuando con impeto a baciarlo per stordirlo, gli conduceva
l’altra più sotto fino ad arrivare al proprio inguine.
Quelli
così avevano bisogno di un calcio in culo e lui non aveva mai avuto la
pazienza di darne -cioè di insegnare- ma ora la cosa si stava rivelando
alquanto interessante e stimolante. Anche troppo.
Quando
il ragazzo si rese conto di dove era finito sgranò di botto gli occhi
trattenendo il fiato, ci mise poco ad andare nel panico e a non
riuscire più a rispondere al bacio. Zlatan così gli porse rifugio
contro la propria spalla dove gli nascose il viso imbarazzato senza
sapere cosa fare; alla fine capì che non restava molto se non
assecondarlo. Ormai era in gioco, poteva solo andare avanti.
Risalì
fra i suoi capelli lunghi, glieli sciolse dalla coda e affondò le dita
in essi stringendoli come adorava fare quando in campo si abbracciavano
dopo un goal -le poche volte che avevano avuto il piacere di giocare
insieme-.
Riguardo
all‘altra mano impegnata più in sotto fu strano, era la prima volta che
faceva una cosa simile in assoluto e lo sconvolse che non gli facesse
senso o qualcosa del genere. Erroneamente si era convinto, prima di
quel momento, di non poter provare piacere o eccitazione però alla fine
dovette ammettere, di nuovo in una serata -prima con Kevin-, che si
sbagliava e che quelle cose erano effettivamente belle pur se fra
ragazzi.
Certamente
non sarebbe stato disposto a farsene fare da chiunque, ma da Zlatan sì.
Era
lui, fra l’altro, che lo guidava in quella scoperta del suo inguine e
mentre inizialmente gli aveva dato tempo di abituarsi al nuovissimo
contatto, conscio che era stato il primo per lui, successivamente era
diventato sempre più veloce ed impetuoso stringendolo per far sentire
ad entrambi quale fosse il piacere e come si facessero quelle cose. Per
lo meno come le voleva lui.
Sentire.
Sentire
per bene.
Mano
a mano che saliva l’intensità insieme all’erezione nelle loro mani,
Alexandre andava sempre più fuori di sé, spaventato un po’ da ciò che
provava per la prima volta ma più che altro eccitato, voglioso di avere
di più e timoroso comunque di non essere all’altezza e non sapere
comunque che fare.
Si
trovò alla fine talmente stretto a lui e alla sua spalla che quasi non
gli lasciò il segno, quando Zlatan si sentì vicino al limite decise di
non traumatizzarlo oltre e si staccò all’ultimo per non venirgli nella
mano.
Alex
sentì la mancanza nel momento in cui si separò da lui lasciandolo senza
alcun appoggio e quasi perso lo cercò come tornasse faticosamente nel
proprio corpo dopo un lungo viaggio astrale.
Quando
Zlatan lo vide e capì cosa gli succedeva, sorrise addirittura
intenerito, oltre che ulteriormente eccitato.
Dopotutto
era giusto ricambiare, era stato davvero bravo per essere la sua prima
volta di quel genere di cose.
Tornando
a lui lo prese per i fianchi e dopo averlo baciato e ridato così
ossigeno, lo spostò con decisione portandolo al tavolo pieno di
bottiglie, piatti e bicchieri. Con un gesto sbrigativo fece più spazio
di quanto avesse già fatto prima e alzandolo con facilità, dimostrando
non poca forza, lo fece sedere sopra il ripiano.
Alex
sorpreso di quel gesto continuò a tenersi a lui poiché il bacio si era
interrotto solo di un soffio e poi era ripreso mentre le dita dello
svedese armeggiavano con l’elastico dei suoi pantaloni di pigiama
leggero. Sollevandolo per sfilarglieli ci riuscì con altrettanta
facilità e scivolando giù gli allargò le gambe infilandosi con la testa
fra di esse per mostrargli un’operazione simile a quella di poco prima,
solo con la variante della bocca.
Alex
comprese di cosa si trattava -e quello non era la prima volta che lo
riceveva, anche se mai da un ragazzo naturalmente- e sgranando gli
occhi di nuovo per un autentico nuovo attimo di panico, si appoggiò con
le mani dietro di sé facendo confusione con bottiglie vuote e
bicchieri. Abbandonando la testa all’indietro sospirò fino a gemere nel
sentire come la sua bocca lavorava sulla propria erezione, poteva dire
di non averlo mai vissuto così e tanto piacevole continuava nel
crescendo, tanto più sconvolgente era.
Finì
per essere anche più rumoroso del dovuto fino a che premendosi la mano
sulla bocca per impedirsi di urlare ignobilmente, si ripiegò in avanti
raggiungendo il culmine imprevedibilmente ed inesorabilmente, tutto
appoggiato sul compagno che rimase piacevolmente colpito da tanta
passione nel ricevere quel godimento che osava definire elementare.
Si
sentì bruciare totalmente ogni particella di sé mentre gli sembrava di
cadere. Si tese in un fascio di nervi per poi accasciarsi quasi senza
forze.
Zlatan
si ripulì velocemente e si alzò raggiungendo il ragazzo, ora era alla
sua altezza e si guardarono intensamente ad un soffio prima di tornare
a baciarsi e sigillare quelle incredibili sensazioni.
Gli
occhi così vicini che potevano cogliere anche le sfumature l’uno
dell’altro, oltre che ogni singola emozione viva.
Alex
era ancora scosso e confuso, si vergognava per quanto successo e
probabilmente era perfettamente normale. Zlatan non poteva immaginarlo
poiché non erano uguali nemmeno nella punta dei capelli, però capì una
cosa con certezza assoluta e non poca soddisfazione.
Gli
era piaciuto come niente altro in vita sua e con presunzione sorrise
tornando a baciarlo, ma questa volta con più calma, ridandogli l’anima
persa nell’orgasmo appena avuto.
Lo
sentì di nuovo aggrapparsi al suo collo e stringersi a sé, allacciò
anche le gambe attorno alla sua vita e piacque ad entrambi quella
posizione. Enormemente.
Quando
i respiri si placarono, si resero conto di aver concluso il bacio con
un semplice abbraccio dove Alex era tornato a nascondere il volto
contro il suo collo pulsante e forte. Era un rifugio meraviglioso e
sicuro, si disse il brasiliano volendo semplicemente rimanere così
ancora un po’.
Erano
soprattutto quel genere di cose che gli piacevano, a lui, cose a cui
Zlatan, così come coi preliminari, non dava molto peso, capì però che
il piccolo ne aveva bisogno così gliene diede quanti ne volle,
sentendosi stranamente più appagato anche così diversamente da altre
volte, sempre valide ed uniche ognuna a modo proprio, ma comunque tutte
sempre diverse.
Quando
Alex gli concesse di sciogliersi, si riprese i pantaloni e i boxer che
gli aveva tolto, se li rimise mentre l’altro indossava la propria
maglia e quando scese giù si aiutò appoggiandosi alla sua spalla poiché
aveva ancora problemi alla gamba infortunata con cui spesso si trovava
a zoppicare.
Lo
svedese sorrise restituendogli anche la maglia del pigiama comunque
sporca di nutella e prendendo il pentolino del latte ormai freddo,
chiese ironico:
-
Non lo bevi? - Alex se ne ricordò e con altrettanta ironia rispose:
- E
comunque perché eri qua alla fine? - Cosa che era rimasta ancora in
sospeso.
Zlatan
rise divertito.
-
Quel messaggio lasciava poco spazio… - Alex ripensò a quello che gli
aveva scritto. Bè, che mai era stato? Per una volta aveva fatto
attenzione a scrivere con chiarezza ciò che pensava e voleva… non gli
aveva mica chiesto di venire… glielo fece presente con semplicità.
-
Che aveva di strano ‘mi stai troppo in testa’? - Effettivamente non era
mica ‘vieni per favore?’
Zlatan
avrebbe preferito pensare scherzasse ma ormai aveva capito che non lo
faceva molto spesso. Non che non avesse il senso dell’umorismo, anzi,
però di suo tendeva a non fare scherzi, tutto lì. Troppo ingenuo per
farne. Veniva sgamato subito, non ne era capace.
-
Non era uno di quei tuoi messaggi da leggere fra le righe cose ovvio
solo per te? - Disse riferendosi al loro primo discorso serio di
qualche giorno prima proprio a casa sua.
Questi
si ricordò l’equivoco che poi l’aveva spinto, anche grazie alla lezione
sui messaggi di Antonio, ad essere più chiaro e dire solo quello che
voleva senza lasciarlo intendere.
-
No, ho capito che mi fraintendono quindi ho cercato di essere semplice.
-
Qua
fu il turno di Zlatan di sentirsi non proprio in imbarazzo -figurarsi-
ma stranito.
Era
serio? Aveva di nuovo frainteso in quel modo assurdo?
-
Era solo per dire che mi stavi pensando? - Alex arrossendo annuì
candido, capendo che c’era di nuovo stato un maledetto equivoco.
L’altro
si batté la fronte con la mano e guardò in alto imprecando, questo
spaventò il giovane che indietreggiò non capendo se quello fosse un
buon segno o no, a quello lo svedese decise di illuminarlo per non
farlo di nuovo scappare.
-
Pensavo fosse uno di quei tuoi messaggi con il significato nascosto.
Del tipo ‘ti va di venire?’ e cose simili… ho di nuovo capito male! -
Era diventato davvero un dramma comunicare fra loro. Alex ridacchiò
capendo cosa era successo e trovando divertente che per una volta fosse
l’altro ad aver fatto qualcosa che non andava, si attirò un suo broncio
che alla fine finì per ridere comunque a sua volta.
Dopotutto
aveva ragione.
Era
tanto assurdo quanto divertente…
-
Dai, riusciremo a capirci prima o poi! - Disse Alex rilassato dopo la
prova del fuoco più o meno superata. Gli carezzò leggero la schiena e
uscì dalla cucina chiedendosi se dovesse invitarlo a salire in camera.
Sperò non fosse necessario, era presto dopotutto, doveva davvero
dormire e pensare…
Zlatan,
perfettamente d’accordo con lui sia su quello che sul pensiero non
detto ma comunque chiaro, spense la luce dalla stanza per fermarsi
davanti al ragazzo che lo fissava coi suoi grandi occhi allungati verso
le tempie, davvero belli.
Rimase
un attimo ad osservarlo.
Era
bello anche piacersi per questa grande diversità, si disse, e
accennando ad un’espressione serena, si chinò a baciarlo leggero per
salutarlo.
Dopo
di che, sentendo l’altro trattenere di nuovo il fiato e beandosi di
ciò, si alzò e con un calmo: - A domani. Questa volta davvero. - se ne
andò lasciandolo solo a pensare a quanto strano, atroce e meraviglioso
fosse stata quella conclusione.
Ed
ora chi dormiva?