CAPITOLO III:
KEVIN PRINCE BOATENG

kevin

Se avrebbe potuto mordere qualcuno l’avrebbe fatto, ma nella speranza di poter ripiegare su un paio di calci e pugni a qualche povero sventurato che per caso magari passava di lì intenzionato a rompergli le palle, guardò male ogni anima viva che incrociava il suo cammino fino agli spogliatoi.
Nessuno osò nemmeno guardarlo, quindi entrato nella stanza sbatté la porta violentemente dietro di sé e imprecando pesantemente nella propria lingua madre, diede un calcio ad un borsone lì davanti che finì in mezzo allo spogliatoio, infine diede un colpo al muro senza farsi male e spogliandosi in fretta si infilò nella doccia cercando di calmarsi prima di mettersi anche a gridare e sembrare matto.
Certe volte era davvero uno schifo nonostante tutti i milioni che gli uscivano da ogni dove per fare in teoria qualcosa di divertente e poco impegnativo!
Alzò le braccia in alto e appoggiò le mani sulle piastrelle, l’acqua scivolava lungo il suo corpo e con la testa bassa tirò i muscoli indolenziti forzando di proposito quelli della schiena, le gambe divaricate. Molleggiò un po’ fino a sentire dei lievi dolori che fortunatamente non erano nemmeno paragonabili.
Sbuffando sentì la porta aprirsi e gli altri entrare brontolando nervosamente.
Avevano perso.
Imprecò di nuovo e appoggiò di forza la fronte contro la parete liscia e così vi rimase fino a che i primi non lo raggiunsero sotto la doccia. Quasi tutti gli lasciarono delle amichevoli pacche sulla schiena ed un paio sul sedere che invitava fin troppo facilmente a quel genere di manifestazioni. Alcuni aggiunsero anche delle parole di consolazione per non farlo sentire in colpa.
Registrò una battuta proveniente da Antonio che come al solito non si smentiva, ma non la capì bene, suo malgrado decise di girarsi e lasciargli un sorriso tirato di ringraziamento per i vari tentativi da parte di tutti ed in special modo suoi.
Solo un matto completo avrebbe potuto provare a tirarlo su facendo una battuta con un umore così pericolosamente violento.
Di suo non era certo un agnellino, doveva dire… con un’espulsione alle spalle, ancora peggio!
Si mordicchiò il labbro e lo vide tornare a parlare fitto fitto con Zlatan, l’unico che non aveva tentato di dirgli nulla.
A volte si chiedeva se fosse un extraterrestre, ma poi lo vedeva parlare ed addirittura scherzare con Antonio e capiva che in ogni caso almeno umano lo era.
Considerazione fatta al volo in piena linea con quelle che aveva di solito.
Ne aveva spesso su Zlatan ma non avevano un vero e proprio rapporto. Cioè, andavano d’accordo nella media ma essendo che entrambi avevano dei caratterini non angelici, probabilmente le cose sarebbero rimaste sempre così. Limitate e contenute.
Poi pensava che probabilmente era Antonio l’alieno che riusciva a legare bene perfino con uno come lui.
Antonio… non era certo il capitano però spesso era come se lo fosse, specie in assenza di Rino, non il vero capitano nemmeno lui ma alla pratica sì.
Distratto da questi pensieri ma ancora immusonito, uscì dalla doccia lasciando Antonio e Zlatan a parlare di chissà cosa e molti altri della squadra a fare altrettanto fra di loro, quindi notò la presenza dell’unico che ancora in pantaloncini e scalzo, rimaneva seduto sulla panchina.
Sembrava sul distrutto andante, aveva la testa contro il muro dietro di sé e teneva gli occhi chiusi, con un asciugamano intorno al collo, sudato fradicio, la respirazione ancora irregolare e la bottiglietta d’acqua in mano ormai mezza vuota, abbandonata fra le gambe.
- Ehi! - Esclamò dandogli un colpetto col piede. - Dormi? - Chiese brusco. Thiago aprì gli occhi e con un sospirone scosse la testa, alla fine riuscì anche a parlare:
- No, sono morto! - Kevin finalmente sorrise sinceramente divertito e distratto da qualcosa.
Poteva apprezzare i tentativi vari dei compagni ed essere anche abbastanza spinto da quelli di Antonio che aveva sempre una gran fantasia, ma alla fine Thiago aveva dei modi così particolari che attiravano meglio la sua attenzione.
- Hai fatto una gran partita, non pensare a quei cazzo di dieci minuti finali! Dopo un’ora e passa di gente che tenta di continuo tiri in porta, prima o poi almeno uno entra. - Thiago sospirò.
- E due? -
Kevin piegò la testa di lato cominciando ad asciugarsi il corpo atletico di cui andava particolarmente fiero, quindi con un’espressione buffa, rispose:
- Bè, magari il secondo era un conseguente crollo del primo… -
- Il secondo è stato un errore grande come una casa di tutta la difesa, quindi non sono stato poi così tanto bravo… se invece di farci infilare il secondo, almeno pareggiavamo, era diversa la storia… - Fece stanco Thiago alzandosi e finendo di spogliarsi, aveva i movimenti lenti e pesanti ma manteneva un tono calmo e tranquillo, per niente seccato.
- A me i pareggi stanno sul culo, o vinci o perdi! Che diavolo mi significano i pareggi, porco cane? - Sbottò seccato Kevin, magari poteva essere interpretato come un modo per tirare su il suo compagno ma alla fine non era né più né meno un’osservazione spontanea. Thiago la prese per una specie di gentilezza nei suoi confronti e sorridendo gli strinse amichevole e grato il braccio spingendosi fino alle docce, portandosi l’asciugamano ed il necessario per lavarsi.
Kevin si girò seguendolo con lo sguardo, un po’ era stupito. Non lo conosceva bene. Bè, non conosceva ancora bene nessuno, non era lì da molto ed alla fin fine aveva legato bene con un paio di loro. Naturalmente Rino, perché chi non legava bene con lui?
Poi Antonio era Antonio e si sapeva… era una specie di Rino in seconda.
Poi c’era Mark ma lui era un po’ particolare.
Conseguentemente si trovava molto bene con il gruppo dei brasiliani, quindi Thiago, Robinho ma soprattutto Alexandre. Di questi era rimasto solo il primo poiché gli altri due erano infortunati e siccome di solito quei tre erano inseparabili e nelle trasferte stavano anche in camera insieme, ora che Thiago era solo, si era unito lui al difensore brasiliano.
Anche se alla fin fine avrebbe preferito trovarsi solo in camera con Alexandre.
Quando erano tutti e tre lui finiva un po’ con uno un po’ con un altro, ma in quell’occasione le camere erano state scombinate.
Distratto di nuovo da questi pensieri che praticamente non lo riguardavano, si trovò stranamente ad aver superato la rabbia gigantesca di prima e decidendo che a volte i compagni di squadra erano effettivamente utili, più di quanto non avesse mai considerato seriamente, si disse che avrebbe dovuto tentare di approfondire ulteriormente, in qualche modo. Almeno con un paio di loro.

In camera Thiago si mise a parlare al telefono prima con Robinho, poi con Alexandre.
Era davvero tardi che il ragazzo stava ancora parlando tanto da far rimangiare tutti i bei pensieri di Kevin sul fare più gruppo ed amicizia.
A che diavolo serviva se poi venivi ignorato in quel modo?
Cercare di entrare in un trio così affiatato, fra l’altro, sembrava un’autentica impresa. Più di quanto poteva esserlo il diventare amico di Zlatan!
A quest’idea assurda, uscì sbuffando pensando che era proprio andato se si metteva a dire certe cose.
Il terrazzo della camera d’albergo era lungo e confinante con quella accanto e non fece in tempo a girare la testa che notò con la coda dell’occhio una figura silenziosa grande e grossa appoggiata alla balaustra.
Capì subito di chi si trattava ancora prima di guardarlo bene ed infatti non si spaventò come chiunque essere umano avrebbe fatto.
- Ehi! - Lo salutò e Zlatan ricambiò allo stesso modo guardandolo appoggiarsi accanto allo stesso modo.
Kevin non aveva per niente timore di lui come in molti magari avevano, tanto meno gli stava in qualche modo sulle scatole, non ci aveva legato bene semplicemente perché era convinto che non essendo molto malleabili, invece che fare amicizia avessero poi potuto finire per fare i pugili.
- Anche Antonio è alle prese col telefono? - Chiese Kevin non avendo il minimo problema ad intavolare una qualunque conversazione. Ora si annoiava e di conseguenza un dialogo con Zlatan sarebbe stato di certo meglio del silenzio.
Zlatan, che a dispetto di quel che il mondo credeva di lui, non era un vero mostro come le sue sembianze eminenti spesso potevano dare a pensare, quindi rispose nella tranquillità più assoluta senza nemmeno un po’ di contrarietà:
- Sì, parla con non so chi dei tanti rotti di guerra… - Fece riferendosi simpaticamente -senza ridere- agli infortunati della squadra.
Kevin che conosceva Antonio ridacchiò:
- Sta facendo la cronaca posticipata dell’incontro? -
Zlatan ebbe un guizzo di ironia e rispose lanciandogli un brevissimo sguardo concorde:
- E’ il terzo! Ma lo chiamano gli altri, non sta a credere! È peggio di un centralino telefonico! - Esclamò lo svedese finendo anche per divertirsi più del previsto nella conversazione.
Kevin rise divertito, piegandosi per appoggiarsi sulle mani. Era più simpatico di quel che sembrasse, dopotutto…
- Anche Thiago… prima con Robinho, poi con Alex! Sembra non sappiano stare senza sentirsi per una giornata intera! -
Zlatan rise per il tono esasperato ed ironico con cui lo disse e Kevin si sentì soddisfatto di aver intavolato con lui un dialogo rilassato ed allegro, a plateale dimostrazione che se voleva poteva fare esattamente tutto ciò che voleva. Era questo il punto.
Se lo voleva.
Pensò brevemente a Thiago in camera al telefono che lo ignorava ed una punta di fastidio l’invase. Forse era il suo ego principesco o chissà cosa, ma venire non calcolato in quel modo era decisamente seccante, per lui. Gli avrebbe dato una lezione, non si sarebbe azzardato a perderlo di vista un secondo!
- Sono molto uniti, quei tre, è vero… - Fece poi Zlatan con un tono strano, smettendo di ridere. Kevin si raddrizzò e si girò cercando di captare un’espressione da quel profilo pronunciato, ma non ci fu verso di capirci qualcosa. Sembrava sempre imbronciato, ma sapeva bene che era colpa dei lineamenti particolarmente decisi. O forse in quel momento imbronciato lo era davvero?
Proprio lì uscì Antonio annunciando allegramente d’aver chiuso il telefono per quella notte, quindi con una pacca di saluto a testa, si mise in mezzo ai due ed al ‘era ora’ burbero di Zlatan, il barese guardò il profilo dell’amico dalla stessa visuale che aveva avuto lui.
Kevin si sporse per guardarlo a sua volta, incuriosito dal vedere se lui capisse che espressione avesse e come da intuizione giusta, Antonio ci riuscì immediatamente:
- Che hai, perché sei imbronciato? -
Kevin a quello sbottò non riuscendo proprio a trattenersi:
- No, ora dimmi come diavolo puoi capirlo! Perché a me sembra sempre la sua solita espressione! Cioè, capisco che per i suoi lineamenti particolarmente decisi sembra sempre incazzato e che in realtà non è sempre così. Ma ora come cazzo fai a dire che invece ha veramente le palle girate!? -
Sia Antonio che Zlatan lo guardarono stupiti ma Antonio rispose subito come niente fosse, pronto a qualunque domanda assurda e fuori luogo:
- E’ evidente, no? Guarda qua! - Così dicendo prese il viso dell’amico fra le mani, glielo porse con decisione e indicò la rughetta fra le sopracciglia. Rughetta d’espressione.
- Vedi questa? Normalmente non ce l’ha! - Zlatan gli diede un pugno al fianco per toglierselo di dosso, questo tolse il fiato ad Antonio che si lamentò mentre Kevin rimase a fissare particolarmente attento la famosa rughetta in fronte. Corrugato per non farsela sfuggire, capì che effettivamente c’era ed aveva ragione, quindi spontaneo e senza problemi esclamò:
- Eccola, hai ragione! Ma prima non l’avevo vista, come diavolo hai fatto a notarla? - Era davvero curioso di scoprire l’arcano e i modi poco ortodossi con cui Zlatan stava cercando di mettere a posto Antonio non servirono ad intimidire Kevin.
Questo Zlatan lo notò e se lo segnò mentalmente. Era uno degno di nota più del previsto, specie perché aveva la tendenza a venire frainteso in campo e quindi espulso non sempre giustamente!
- Eh, ma io sono io, che vuoi… mica puoi pareggiarti a me! - Rispose Antonio con faccia da schiaffi, rispondendo al pugno di Zlatan salendogli sui piedi enormi che possedeva. Naturalmente l’altro nemmeno si spostò!
- No no, e chi vuole pareggiare! Con te poi! No, figurati. Non sono un tipo da pareggio! O vinco o perdo io. Su di te di certo vinco! - Esclamò di proposito pieno di sé, marcando sulla sua particolare dote nel gasarsi ed auto celebrarsi.
Zlatan ghignò apprezzando il ragazzo ed il suo ego piuttosto divertente, mentre Antonio si rassegnò a fare da zerbino anche a lui. Sempre tutto in amicizia, naturalmente. Quello che contava era instaurare rapporti, non quali poi essi fossero.
Contando che nella squadra non ce n’era uno con cui non andava d’accordo, poteva ritenersi piuttosto soddisfatto!
Dopo un po’ di risate di varia natura, Antonio decise di cambiare atmosfera per poter almeno sopravvivere al mattino. Con due così che per divertirsi lo prendevano di mira non era proprio sicuro.
- Allora, il discorso che abbiamo interrotto? - Chiese a Zlatan prendendolo completamente in contropiede.
- Che? - Chiese infatti non riuscendo più a ritrovarsi.
- Ma sì… Alex e la vostra insolita conversazione dell’altro giorno! -
Zlatan lo fissò sorpreso, davvero voleva parlarne lì davanti a Kevin?
Ma all’occhiata perentoria d’attesa capì che l’avrebbe tormentato fino alla morte se non gli avesse dato retta, per cui si decise a farlo e con un grugnito smise subito di ridere, cambiando immediatamente atmosfera:
- Stavi dicendo tu qualcosa a proposito delle tue teorie assurde! -
Kevin si fece attento e per nulla intenzionato a sentirsi di troppo, cercò anzi di capire di cosa stessero parlando di preciso. Aveva infatti captato il nome Alex.
- Io le mie previsioni te le ho già fatte, tanto più che ho già avuto ragione su due! Cosa vuoi da me, che continui a fartele? Comodo così! -
Rispose Antonio suscitando ormai una curiosità indicibile in Kevin che non si fece il minimo problema ad impicciarsi. Insomma, se non volevano fargli sapere i cazzi loro potevano evitare di parlarne davanti a lui, no?
Che poi quell’altro fosse Zlatan non gli importava proprio nulla!
- Previsioni? - Non dovette chiedere altro, Antonio si girò e gli spiegò subito tutto convinto che fra compagni di squadra si potesse conoscere i cazzi di tutti.
- La prima era che se si fosse messo a parlare seriamente con Alexandre si sarebbe messo a ridere come un’idiota perché è un tipo che fa ridere. Ma in senso buono. Cioè non che è un pagliaccio, ma nel senso che è una persona deliziosamente buffa. La seconda era che se si sarebbero messi appunto a parlare avrebbero potuto instaurare un rapporto interessante perché l’unico loro problema è solo che si fraintendono e che Alex ha paura di lui. La terza… - Ma al momento di dirla, Zlatan gli diede un altro pugno al fianco per farlo stare zitto. Fu estremamente chiaro ma in dubbio che l’antifona non fosse entrata al suo incosciente amico, l’ammonì verbalmente. E lui che ammoniva incuteva un certo timore…
- Se non la pianti giuro che ti faccio volare giù dal balcone! - Erano ad un piano decisamente elevato, per poter fare Tarzan!
Antonio alzò le mani in alto in segna di resa lamentandosi con una smorfia orrenda dei propri reni che ormai necessitavano un trapianto, per poi disse:
- Scusa, scusa… non immaginavo che non volessi far sapere delle mie convinzioni su te ed Alex che finirete per scopare come ricci! - Ovviamente se fosse voluto o meno, con Antonio, non lo si poteva dire. Ma in ogni caso ebbe la sua punizione.
Zlatan lo prese e l’alzò per buttarlo veramente giù dal terrazzo, ma all’ultimo fu trattenuto con un Kevin che rideva per la scena ma non certo per quello che aveva sentito.
Che diavolo significava che Zlatan e Alexandre potevano finire insieme?
Li lasciò poco dopo alla loro scena comica esprimendo apertamente il concetto che in realtà i due che sembravano stare insieme erano proprio loro due. Uscita accolta fra le risa e presa per niente seriamente.
Aveva solo sperato di deviarli e togliere i loro pensieri poco puliti su Alexandre; non che fosse il suo paladino difensore, non era tipo ed onestamente non gli interessava difenderlo in alcun modo, però quel fastidio istintivo non era stato di certo indifferenza. Un fastidio tale da spingerlo a fare quella specie di battuta maligna che poi alla fine non era stata colta più di tanto, a cui avrebbe lungamente pensato e da cui comunque tentò di distrarsi con tutto sé stesso aiutandosi con Thiago!