NOTE: mi sono fatta un po’ attendere anche se ho detto che la serie 2017/18 è tutta pronta solo da pubblicare! Allora, questa fic ha per protagonisti sempre Manuel, Patrick e Gigio con la preziosa partecipazione del caro Davide. Ormai sanno tutti che c’è qualcosa di strano fra Manuel e Patrick, Gigio ne è geloso marcio ma insiste nel non parlarne con Manu, mentre loro due sono consapevoli che si eccitano troppo insieme e che non dovrebbero, ma sostanzialmente non sanno come affrontare la cosa e come uscirne. Essere amici da dieci anni non ha aiutato il loro rapporto ad indirizzarsi nella giusta direzione. La fic è divisa in due parti, prestissimo metto la seconda. Buona lettura. Baci Akane

MAI PENSARE

1. PENSATORE SELVAGGIO



- MANUUUUUU!!!!! - La voce squillante di Patrick arrivò a trapanare gli orecchi di Manuel e Gigio i quali, ancora stesi a letto e addormentati, ebbero il risveglio più traumatico.
- Cap ‘e cazz! Vafammocc a mammeta! Si ‘o strunze fosse na fatica, tu tenisse nu sacco e gent a faticà! - Ovviamente la riga di insulti in napoletano arrivarono da Gigio che gli tirò subito il cuscino, Manuel che non sapeva se ridere ai suoi epiteti fantasiosi o rinforzarli con qualche insulto in milanese,
indeciso, nascose la testa sotto il piumino fingendo di non esistere, mentre Gigio lo ricopriva con il suo braccio e parte del suo torace.
- Rick, sei demente? - Arrivò la voce severa di Davide a prelevare quell’elemento a dir poco faticoso del suo compagno di camera.
Era così felice di non avere mai avuto l’onore.
Dalle giovanili insieme Patrick stava appiccicato sistematicamente a Manuel, quando la punta per qualche ragione non c’era o magari in nazionale quando erano convocati solo gli altri due, Davide diventava il compagno di Manuel ed era bellissimo esserlo perché lui era molto ordinato e discreto.
Davide era stato il primo convocato nella squadra maggiore rispetto agli altri, poi era arrivato Manuel, ma per quella volta lui aveva già trovato un altro compagno di camera. Poi Manuel era andato in camera con Gigio e sostanzialmente solo da quando si era unito a loro Patrick, questi era con Davide che rimpiangeva il buon caro Manu.
- No ma io ho bisogno di lui, solo lui può dirmi se... - Davide cercava di tirarlo via, ma Patrick era piantato in mezzo alla loro camera e sembrava per nulla intenzionato a muoversi.
- Ma li vedi che sono nudi ed abbracciati? Cosa rompi le palle alle coppie? - Patrick notò quel che diceva, le braccia di Gigio ricoprivano Manuel da sopra il piumino e gli era quasi steso sopra, da sotto probabilmente Manuel era raggomitolato contro di lui.
- Beh, ma solo Manu mi può aiutare e questo è importante. - Alla fine Manuel seccato, emerse dai meandri del piumino e del suo ragazzo che si girò grugnendo dall’altra parte.
- Va’ a dà via el cu! - Così Manuel aveva deciso per l’insulto in milanese.
Patrick lo guardò col broncio da cucciolo bastonato in attesa che comunque lo aiutasse. Manuel lo guardò, era in boxer e rimaneva impalato con la testa bassa e gli occhi alti su di lui, la propria vena  sulla fronte pulsava battendogli un mal di testa bestiale. - Che cazzo hai?! - Così Patrick si avvicinò a lui seduto sul letto con le lenzuola che gli coprivano il inguine nudo, si mise di schiena e si abbassò i boxer mostrandogli le chiappe bianche e sode. Davide impallidì vedendolo e guardò subito Gigio che per fortuna era voltato dall’altra parte.
- Questo neo strano l’ho sempre avuto? L’ho visto per caso allo specchio ma non lo vedo bene! - Per fortuna non aveva detto a voce la locazione, Manuel si coprì il viso incredulo che gli avesse rotto le palle per fargli vedere un neo nel sedere.
- Ma che cazzo ne sa lui se tu hai un neo lì? - Davide cercò di far ragionare l’irragionevole Patrick, ma ovviamente lui si piegò in avanti e sporse meglio i glutei verso Manuel che, girato il viso, si ritrovò faccia a faccia con una parte di Patrick che non avrebbe di certo dovuto stare sul suo naso!
- No, lui sa! Lui sa ogni segno che ho sul corpo! Mi vede da quando abbiamo dieci anni! - Ed era tragicamente vero. Gigio per fortuna rimaneva stoicamente girato dall’altra parte per non squartare il loro compagno di squadra.
Manuel si rassegnò a visionare il famoso neo e afferrandogli la chiappa strinse per fargli male. Patrick si mise a ululare e finalmente saltò via.
- Sì, demente, ce l’hai sempre avuto! -
- Ma è sempre stato così? -
- Sì cazzo! Ma cosa ti metti a fissarti il culo allo specchio, ora? - E così videro Gigio saltare seduto come una molla verso i due realizzando solo ora cosa diavolo doveva controllare Manuel.
- Gli hai fatto guardare il tuo culo?! - Patrick si sistemò i boxer ed i gioielli dentro ad essi guardandolo come se non esistessero problemi in questo.
- È il solo che conosce ogni centimetro del mio corpo! Più che altro è il solo che osserva ciò che guarda! Anche Davide mi ha visto nudo sin da piccolo, però siamo compagni di camera solo da qualche mese e so che non guarda chi ha intorno sotto la doccia. Forse ha paura che gli venga un’erezione! Io guardo tutti, è così che ho capito che probabilmente sono un po’ gay. Sai, fissavo i piselli di tutti e fantasticavo su me inginocchiato che... - A quel punto Manuel non lo fece finire, saltò fuori dal letto, nudo e crudo, e lo spinse fuori dal momento che Davide se ne era andato già da un pezzo.
- Non ci interessa un cazzo delle tue fantasie da pervertito! Vai ad attuarle con qualcun altro e lasciaci in pace! - Con questa sparata acida e brontolando come una pentola a pressione, andò in bagno che ormai era comunque ora di alzarsi.
Gigio, ancora seduto nel letto, fissava la camera al momento vuota come se avesse appena assistito ad un evento shoccante.
Digerire il fatto che il tuo ragazzo conosceva i nei del culo di un altro non era di certo una passeggiata, specie se era già molto geloso di lui!
Quando Manuel uscì, Gigio era ancora seduto con l’aria shoccata a fissare il vuoto e così, sbuffando, maledì Patrick una volta di più.
- Spero che non comincerai con le tue fisse! Io ho spirito d’osservazione e memorizzo tutto quello che guardo! So anche quanti nei hai tu, conosco le voglie sul tuo corpo e quanti peli ti crescono in più ogni mese! - Gigio cominciò a sentirsi meglio.
- Meno male, visto che siamo fidanzati. -
- Tu conosci ogni pelo del mio corpo? - Chiese Manuel nudo e con le mani ai fianchi in segno di sfida. Era in modalità acida, ormai, e ci sarebbe rimasto tutto il giorno.
- No. - Ammise vergognandosene, abbassò lo sguardo e così Manuel si sentì meglio andando a recuperare il cambio nuovo da indossare.
- E non mi importa che tu li conosca. È solo che io sono fatto così. Ciò che guardo, osservo bene e memorizzo. Tutto qua. - Stavano insieme da alcuni mesi e non sapevano ancora le caratteristiche bizzarre uno dell’altro. O meglio Gigio non conosceva quelle di Manuel, non come le conosceva Patrick. Probabilmente invece Manuel conosceva quelle di Gigio.
- Sono un fidanzato terribile, non mi accorgo di niente! - Manuel ridacchiando si sedette dalla sua parte per cambiarsi e si protese verso di lui baciandogli l’angolo della bocca in modo molto tenero:
- Oh ma che dici, di qualcosa ti accorgi... - Gigio sollevò lo sguardo ed il mento, così guardò Manuel sorridergli malefico: - Ti accorgi delle cose che non esistono, come per esempio un inesistente rapporto d’amore fra me e Rick! - Gigio a questo fece il broncio seccato e Manuel ridendo glielo baciò. Nonostante quanto detto, il suo gesto carino raddrizzò l’umore che era precipitato in picchiata. Questo e la bellissima notte insieme.
Gigio decise di pensare a queste belle cose e aggrapparvisi per il resto della giornata, per rimanere così di buon umore.
Ricordare i momenti di imbarazzo in camera dopo che si erano messi insieme e vedersi ora, come invece erano spontanei a letto.
Avere ancora sotto le dita il corpo morbido di Manuel, il modo in cui si concedeva a lui, come si lasciava prendere e far suo. Adorava salirgli dietro ed avvolgerlo col suo corpo più grosso del suo, abbracciarlo e proteggerlo con tutto sé stesso.
E Manuel si lasciava fare, prendere e proteggere.
Ora le loro notti insieme erano bellissime, quelle dove non litigavano per colpa della gelosia che Gigio non voleva rivelare, ma che comunque provava in modo fin troppo evidente.
Manuel sapeva cosa albergava nel suo ragazzo, Gigio era molto spontaneo e aperto da bravo napoletano, tutto il suo opposto che invece era chiuso ed insicuro.
Stava bene con lui, completava le sue mancanze.
Ma in realtà succedeva anche con Patrick, solo che con Gigio si sentiva protetto e desiderato, curato, coccolato. Sapeva di poter anche essere debole ed insicuro, in certi momenti, perché tanto Gigio si prendeva cura di lui, lo faceva stare bene e sbaragliava ogni insicurezza. Principalmente riguardo il calcio, riguardo il rapporto con Patrick era un altro discorso perché quello era il punto debole del portiere. Però Manuel sperava di convincerlo con la pazienza a non essere geloso o almeno a parlargliene invece di fare malamente finta di nulla.
“È chiaro come la luce del sole che è geloso, fare finta di cosa? Sto scemo!”
Pensandolo mentre si sistemava i capelli ricci, sorrise dolcemente.
Anche con Patrick si completava, ma lui era un uragano, non era in grado di proteggere nessuno anche perché spesso era lui a demolire inavvertitamente.
Con Gigio si sentiva al sicuro, non per niente il suo ruolo in campo era il portiere.
Patrick era un attaccante, anche questo diceva tutto di lui.
Idem Davide in quanto terzino la sua tendenza anche nella vita normale era quella di valutare i momenti per fare ciò che necessitava. Che fosse attaccare o difendere.
Lui era invece un centrocampista, era un mediatore di natura, cercava di aiutare tutti e di farli contenti sempre, era un collegamento fra tutti quanti.
“Anche se devo dire che non mi riesce mica tanto bene come prima. Il calcio rispecchia le mie insicurezze nella mia vita privata e sono così schifosamente emotivo che non riesco a separare il campo dal mio quotidiano. Patrick è incapace di pensare, va e fa, istinto puro. Per questo anche se ha problemi fuori dal campo, poi in partita è pazzesco. Perché non pensa mai. A volte dovrebbe, ma in certi momenti è una dote. Gigio usa il calcio per distrarsi dai problemi che non è capace di tirare fuori per non deludermi. Però lo usa bene, lo invidio. Vorrei riuscirci anche io. Io non so se faccio schifo a calcio perché tutti si aspettano il salto di qualità o che comunque mantenga le prestazioni che ho sempre fatto fino all’anno scorso, oppure se sono i miei dubbi fuori dal campo riguardo i miei rapporti ad influenzare il mio gioco. Forse un po’ entrambi. E lo vedi che passo le ore a pensare da solo senza tirare fuori niente di tutto questo? Ma del resto cosa vado a dire? Forse gioco male anche se fino all’anno scorso giocavo bene perché magari Gigio non ha tutti i torti ad essere geloso di Patrick? Sono uno insicuro, un pensatore, è ovvio che penso tanto e che nel farlo mi riempio di dubbi e domande. Mi metto in discussione di continuo.”
- Manuuuu!!! - Di nuovo la voce trillante di Patrick lo interruppe malamente e quando tornò fra i vivi, era seduto a tavola a far colazione.
- Eh? -
- Avevi di nuovo quella faccia! - Maneul guardò l’amico senza capire.
- Quella del pensatore selvaggio! - Concordò Gigio.
- In effetti eri perso. A cosa pensavi? - Chiese Davide che in quel momento sembrava in fase di sostegno, proprio come un bravo terzino. Manuel scosse la testa in fretta tuffandosi nel latte e nei cereali.
- Niente niente! Oggi partitona, eh? - Ovviamente tutti e tre si accorsero del suo tentativo di cambiare argomento e tutti e tre decisero di dargli tregua fingendo di essere stati giocati da lui.

- Sai, prima pensavo che forse i miei problemi a giocare bene come prima derivano dalle mie insicurezze verso Patrick e quindi verso Gigio. - Davide guardò Manuel con un sorrisino sornione, sapeva che pensava a qualcosa di grosso e sapeva che in quel periodo meditava su quello. - Sai, sono un pensatore... penso a tutto, sempre. Se uno mi fa notare qualcosa io poi ci penso e ripenso, ci rimugino e se non trovo subito risposte, queste incertezze si riversano nel mio gioco perché sono così, sono emotivo, non riesco a tenere separate le cose come fate voi. -
- Potresti anche soffrire un po’ la pressione e basta. Hai sempre fatto prestazioni promettenti fino all’anno scorso, ora tutti si aspettano da te un salto di qualità che tu pensi di dover fare, ma visto che appunto sei emotivo, la pressione non ti fa bene. - Davide provò a dargli un altro punto di vista con calma, mentre erano seduti insieme nella sala conferenze per la riunione tattica prima della partita che si sarebbe tenuta in un paio di ore.
Gigio era seduto vicino ai portieri, come di consueto, mentre Patrick aveva avuto la bella idea di attaccarsi a Suso.
Trovare il momento per confidarsi con Davide non era più tanto facile.
- Sì, è l’altra cosa a cui pensavo. - Disse Manuel. Davide rise.
- Ne hai pensate davvero tante, eh? - Manuel rise di rimando.
- E non sai cos’altro ho pensato prima di questo! - Davide nascose il viso nella sua spalla ridendo più forte, cercando di non farsi notare mentre lo staff arrivava per la lezione del giorno.
- Beh, scherzi a parte è positivo mettersi in discussione, però l’importante è trovare delle risposte e mettersi in pace. - Manuel lo guardò disorientato.
- E come le trovo le risposte? - Davide alzò le spalle.
- Pensi che sia un santone che sa tutto? - Manuel fece il broncio. - Senti, tu hai tante qualità, ma spesso le tue qualità diventano i tuoi difetti. A volte devi smettere di pensare e buttarti. - Manuel sorrise pensando al consiglio opposto che aveva dato poco tempo fa a Patrick.
- L’opposto di quel che deve fare Rick! - Davide ridacchiò ancora.
- Lui si deve legare col catenaccio! - Il commento rallegrò Manuel che comunque pur non avendo risposte, si sentì lo stesso meglio.
Prima o poi, comunque, avrebbe dovuto trovarle, quelle maledette risposte!

Un altro brutto risultato, certo era il Napoli, ma non li giustificava.
Manuel uscì nero dal campo e con le lacrime negli occhi, Patrick che lo conosceva lo capì al volo.
Sapeva che quella era la sua faccia del ‘sto per piangere’ e sapeva anche il motivo.
Non avendo giocato, non si cambiò e rimase seduto al suo solito posto negli spogliatoi ospiti del San Paolo in attesa che Manuel finisse e di riuscire a beccarlo.
Mentre era sotto la doccia, si imbatté in Suso, poco distante, stanco e di cattivo umore per il risultato. Tutti ce l’avevano per quel goal in fuorigioco convalidato anche col VAR, ognuno rimproverava cose all’arbitro e Suso non era da meno, lo faceva praticamente nudo davanti agli occhi di Patrick il quale era indeciso se saltargli addosso o meno. Poteva essere il momento sbagliato, se lo stava dicendo, ma lui gli sventolava le gioie davanti agli occhi come a dire ‘guardami, guardami!’ E lui ovviamente guardava!
Quando Manuel uscì dalla doccia, il viso bagnato era nascosto dai ricci che gli scendevano lunghi sul viso, l’aria di chi non voleva più vedere una palla se non per fustigarsi in eterno.
Appena lo vide di nuovo, Patrick si dimenticò di Suso che nel frattempo si era rivestito, ed andò dal suo amico sedendosi nella panca vicino alla sua.
- Dai... - Manuel accentuò il broncio e scosse la testa indicando che non voleva parlarne, ma lui sapeva lo stesso, non serviva parlasse. Avrebbe parlato lui. - Sono tutti a lamentarsi dell’arbitraggio e di quel goal che era in fuorigioco e tu invece ti lamenti di te stesso. Sei il solo! - Manuel alzò gli occhi al cielo esasperato.
- Certo che mi lamento di me stesso! Se gioco così non merito più di giocare, non credi? -
- No, non credo! Hai giocato bene, il mister ti ha tenuto tutta la partita! -
- Il mister mi adora come adora i giovani! - Sibilò a denti stretti sedendosi per infilarsi i calzini, i capelli ancora arruffati e bagnati che sventolavano sulla fronte e sugli occhi, lo sguardo sottile e furioso. Patrick non si fece intimidire e prendendo un telo glielo mise sulla testa asciugandogliela. Il gesto fu notato da Gigio dall’altra parte che fece un broncio mentre non staccava gli occhi da loro.
Patrick iniziò a strofinargli la cute per impedirgli che si ammalasse, poi si infilò sotto il telo e lo guardò.
Gigio l’aveva baciato così una volta. Gettò la busta con i prodotti nel borsone e provò l’istinto di tirare le scarpe da gioco contro di loro, ma si trattenne.
Non poteva fare finta di nulla per molto.
- È bellissimo il tuo metterti sempre in discussione, ma a volte non è per niente utile! - Disse Patrick insistendo sotto l’asciugamano, i visi a pochi centimetri a guardarsi negli occhi da vicino, respirarsi. Il bel viso di Manuel era addolorato, cupo e frustrato, gli occhi ancora pieni di lacrime che un giorno avrebbe versato.
- Non ne posso fare a meno. -
- Devi smetterla di pensare tanto. Devi scendere in campo senza pensieri, giocare ed andartene. Vada come vada non importa! -
- Io non riesco a fare come te! Tu non pensi mai ed a calcio va bene, ma io sono un centrocampista, sono diverso! Devo fare mille cose, considerare alla velocità mille cose, avere mille riflessi! -
- Li hai sempre avuti! Hai sempre fatto tutto questo! -
- Ed ora non ci riesco più! -
- Ma ne sei capace! Non sei scarso che non hai mai potuto! Ne sei capace! Sei bloccato perché ora ci pensi troppo! -
- Come fai a non pensare? A fare le cose senza pensare? - Patrick alzò le spalle preso alla sprovvista da quella domanda e fece un sorrisino, poi appoggiò la fronte alla sua.
- Come fai tu a pensare così tanto? A me viene mal di testa dopo un po’! - Con questo strappò un sorrisino a Manuel che lentamente tornò a galla. Patrick così lo abbracciò forte attaccando la bocca al suo orecchio mentre lo soffocava con le braccia intorno al collo. - Io so che tu sei bravo e qualunque cosa ti blocca ora, la supererai e tornerai a giocare come vuoi. Comunque sappi che non sei terribile come ti vedi. - Ma Manuel era lucido e sapeva che Patrick era di parte, non lo giudicava obiettivamente. Sapeva di non meritare più il posto da titolare.
Alla fine le mani del centrocampista si spostarono sulla sua schiena e ricambiarono l’abbraccio tranquillizzandolo, così i due si staccarono e riemersero dall’asciugamano. Patrick lo guardò più arruffato di prima e ridendo gli tirò la spuma per domare quelle creature che aveva sulla testa.
- Lo farei io ma sai che non sono bravo come te! - Manuel gliela prese e afferrò il pettine.
- Per carità, ci combatto da quando sono nato, sono l’unico a saperli gestire. - E visto che ci teneva quasi più delle proprie prestazioni, si piazzò nello specchio sopra la testa di Patrick ed iniziò a domarli rimanendo solo coi boxer ed i calzini. Patrick, seduto davanti a lui, lo osservò passando dal corpo che trovava perfetto e davvero piacevole per poi arrivare sul viso più bello di tutta la squadra.
“Anche Suso è bello, ma è diverso. Se devo parlare di bellezza, obiettivamente Manu non lo batte nessuno.”
Ma quanto era obiettivo davvero?
Gigio rimase di stucco nell’osservare il suo viso mentre se lo mangiava con gli occhi e si leccava le labbra senza rendersene conto.
A Patrick piaceva molto Manuel, emotivamente e fisicamente. Era attratto e lo amava. Quei due non stavano insieme solo perché erano due imbecilli, ma evitare la questione non l’avrebbe risolta.
Con uno squarcio nel cuore, Gigio si avviò verso quella che sapeva sarebbe stata la fine della loro relazione. Ma gli serviva un po’, gli serviva ancora un po’. Non poteva farcela. Aveva bisogno di un pochino ancora.
Sapeva come sarebbe andata, ma ugualmente non era una passeggiata.
Come si faceva la cosa giusta? Era possibile?

- Dai, dai, dai... - Patrick andava avanti da un'ora.
- No, no e no! - E Manuel andava avanti dalla stessa ora!
- Ma perché no? - piagnucolò Patrick.
- Non sono dell'umore! Vai da solo! -
- Non posso, dai! Mi serve almeno una spalla! - Patrick era seduto per terra e col mento poggiava sul ginocchio di Manuel come se fosse un cagnolino.
- Chiedi a Davide! - Il ‘padrone’ del cagnolino però non aveva la minima intenzione di impietosirsi e nemmeno lo guardava.
- Ma tu sei la mia spalla preferita! -
Manuel sospirò seccato sporgendosi a prendere il barattolo di biscotti rimanendo raggomitolato sul divano con la tuta larga e sformata.
- Per stasera andrai con la seconda preferita. Ma abbi la decenza di non dirgli che è la seconda! -
Patrick sbuffò, si alzò di scatto e gli rubò la scatola di biscotti dando vita ad un lamento.
- No invece, verrai tu! - Patrick così lo afferrò per la mano e lo tirò fino ad alzarlo in piedi, Manuel si ritrovò in camera di malavoglia e si lasciò cadere nel letto mentre chiedeva:
- Non capisco perché. - Alla voglia di morire il suo amico iniziò a cercare nel suo armadio come se fosse il proprio. Ovviamente iniziò a tirare fuori tutto e lanciarlo alle spalle mettendo un gran disordine in qualcosa di estremamente ordinato.
- Perché ne hai bisogno! Suso ha detto di venire se avevo voglia... -
- Si dopo che l'hai riempito di messaggi di auguri che poteva fare se non invitarti a casa sua al suo party? -
- Beh, il piano è andato alla grande! - Manuel non  dubitava che Patrick avesse fatto di tutto per essere invitato alla sua festa. L’attaccante gli lanciò dei pantaloni in faccia: - Tieni, metti questi, ti fanno un culo da favola! - Manuel sorvolò sul suo apprezzamento e mise da parte i jeans senza l'intenzione di metterli.
- Non ho ancora capito perché devo esserci anche io! - Patrick risalì dall'armadio con una maglia e si precipitò da Manuel, lo spinse malamente all’indietro facendolo andare giù con la schiena e gli afferrò i pantaloni strattonandoli via senza complimenti. Per poco Manuel non si ritrovò per terra senza anche i boxer che intanto erano scivolati via insieme alla tuta. Se li afferrò e risalì bene sul letto prima di dare una bella culata.
- Dai, Ricky... - Manuel tentò con l'abbreviazione carina. - Non ho voglia... -
Patrick imperterrito continuò a spogliarlo tirandogli via la maglia come se lo stesse violentando.
- Proprio perché non ne hai voglia devi farlo. Devi uscire e distrarti. Tu pensi tanto e ti fa male, perciò ti insegno a non pensare! - Alla fine gli aveva anche infilato i jeans e Manuel sospirò seccato ritrovandosi in piedi mentre l’amico stile caterpillar glieli tirava su facendo non poca fatica, al momento di allacciargli uggiolò lamentandosi:
-Ahio cazzo così mi stritoli le palle! - Poi aggiunse imbronciato: - in tutti i sensi! -
Patrick fece il gesto di infilargli le mani dentro la cerniera per sistemargliele, ma Manuel fu più veloce a dargli un calcio e saltellare via per farlo da solo. Alla fine si allacciò per poi ritrovarsi soffocato dalla maglia infilata sulla testa. Patrick aveva colpito ancora. Letteralmente, visto che gli aveva infilato la stoffa negli occhi accecandolo.
Manuel sbracciò cercando di riemergere, ma il demente gliele prese e vi infilò le maniche. Solo quando gli abbassò l'indumento realizzò che glielo aveva messo storto, così prima che Patrick decidesse di soffocarlo ancora, se la girò da solo, sempre brontolando polemico sui suoi modi barbari.
Dopo di questo Patrick lo spinse in bagno per conciargli i capelli, ma non fece in tempo a prendere il pettine che Manuel glielo strappò di mano e con una faccia gelida lo fermò. Patrick alzò finalmente le mani in segno di resa.
- Vedrai che ti fa bene, non ci devi pensare. Vada come vada il talento ce l'hai. Più ti ci fissi e peggio stai. Chiudi subito e volta pagina. Non fermarti a pensare alle cose più di cinque minuti. Cinque! Non di più! -
- Tu ci pensi per cinque secondi, forse. - commentò acido Manuel, Patrick rise prendendo il suo profumo preferito spruzzandoglielo in abbondanza.
- Pa-Patrick cazzo! -
- Ma è buonissimo, dai! - Così dicendo gli si appiccicò al collo da dietro annusandolo. Il gesto ricoprì di brividi Manuel che dovette fermarsi e respirare a fondo per non eccitarsi. Difficile, comunque, visto che gli era appoggiato da dietro, il suo naso sul collo e le mani intorno all torace ad abbracciarlo come un koala col suo albero di eucalipto.
Ed in effetti da come lo sniffava, Manuel si sentì un albero di eucalipto.
- Ricky... - Lo richiamò mentre immobile davanti al lavandino ed allo specchio si sentiva impossibilitato a muoversi.
Ora aveva un’erezione così dura che di più non si poteva e si vedeva perfettamente attraverso quei jeans maledettamente stretti. Le famose palle gli facevano molto male, ora.
- Mmm? - Chiese Patrick ad occhi chiusi tutto appoggiato a lui ancora ad annusargli il collo.
- Sai che... sai che il collo è il mio punto debole... - Mormorò piano girando la testa verso il suo viso, indecise se fosse una buona idea.
Poteva scrollarselo di dosso malamente, ma improvvisamente era bello stare con lui attaccato addosso. E lo era anche le altre volte, infatti non gli dava fastidio quando lo abbracciava. Solo che da quando aveva capito che Gigio ne era geloso, cercava di mettere le distanze... con scarsi risultati!
Patrick senza muoversi scivolò con le mani dalla sua pancia al suo pacco per controllare se aveva capito bene il senso del suo lamento ed appurato che era così, sollevò la testa di scatto verso la sua e fu allora che si ritrovarono a guardarsi da vicino con una consapevolezza che non avevano mai avuto.
Ma prima nessuno aveva fatto loro notare quanto ambigui fossero. Ora che glielo avevano detto, lo realizzavano ogni santa volta.
“Merda!” Pensò Manuel prendendogli al volo la mano prima che gli venissero altri brillanti idee.
Gli afferrò deciso il polso e glielo staccò di dosso, pochi centimetri a separare le loro bocche che ora si guardavano entrambi eccitati.
Forse era successo altre volte, ma non ci avevano fatto caso né dato peso.
O forse la consapevolezza di qualcosa ti dava giusto il colpo di grazia.
- Adesso esci che devo rimediare in qualche modo, mi fa un male cane e non posso uscire in queste condizioni! - Patrick era confuso e pieno di voglie, per esempio di baciarlo. - Potrei bagnarmi i pantaloni. - Sentenziò lugubre ed esplicito Manuel, Patrick allora capì e riemerse dal suo magico e offuscato mondo. Si staccò da lui a malincuore e mentre entrambi sentivano d’aver appena sbagliato qualcosa, l’attaccante sgusciò miracolosamente silenzioso fuori dalla porta del bagno chiudendosela dietro.
Seduto shoccato nel suo letto, rimase a fissare per terra mentre cercava di capire cosa era appena successo, ma la consapevolezza di cosa stava facendo Manuel là dentro lo demolì e ritrovandosi eccitato lui stesso, si aprì i pantaloni, si appoggiò all’indietro con una mano e con l’altra si occupò della propria erezione che, tirata fuori, non tardò a completare il lavoro.
Era consapevole, ormai, che doveva esserci qualcosa di strano se si eccitava tanto in presenza di Manuel. Gli era successo altre volte, ma era successo anche con altri ed in altre circostanze, perciò aveva pensato di essere solo arrapato e gay, niente di strano.
Ma ora capiva che forse non era tanto normale quando prendeva il volo in presenza o per colpa di Manuel.
Non sapeva come gestire la cosa, perché anche se avesse cercato e trovato delle risposte in merito, non voleva rovinare le cose con lui. Erano amici, avevano un bellissimo rapporto e Manuel stava con Gigio.
“Sì però ora si sta sparando una sega perché gli hai annusato il collo!” Si disse da solo mentre raggiungeva il piacere facendo attenzione di non sporcarsi. Allungatosi al volo sul comodino dell’amico, prese un clinex e si pulì subito.
Era molto confuso, ma non voleva ottenere chiarezza. Non doveva. Non poteva. Non serviva.
Suso era la sua soluzione perfetta. Lo arrapava e lo intrigava sufficientemente.
Lui sarebbe stata la sua cura.

A Manuel non andò meglio perché mentre si abbassò i pantaloni con l’intenzione di usare l’acqua fredda, ma finì invece per masturbarsi pensando alla sensazione di Patrick addosso mentre gli annusava il collo e lo toccava attraverso i jeans. Per non parlare di prima quando l’aveva spogliato e vestito, sia pure uccidendolo nel farlo. O quando ancora prima l’aveva preso per mano per alzarlo dal divano. La stessa mano che ora si stava passando sull’erezione dura che esplose sul lavandino a cui si appoggiò per non finire giù sulle ginocchia per l’intensa scarica di piacere.
“Merda, sono venuto pensando completamente a lui. Qua la cosa sta diventando grave!”
Sempre meglio tardi che mai, anche se crescere insieme non aiutava ad una coppia a realizzare i propri rispettivi sentimenti. Se due erano destinati a stare insieme ma si incontravano troppo presto, non era poi detto che le cose andassero come erano scritte. Poteva anche andare diversamente.
La tempistica spesso era tutto, era essenziale, e mentre Manuel se ne rendeva conto fissandosi sconvolto e ancor più in crisi esistenziale di prima, si convinceva che comunque stavano le cose, non ci poteva fare nulla. Proprio nulla. E nulla avrebbe testardamente fatto.