*Ecco
il secondo capitolo e conclusivo. Patrick sta per fare un disastro
cosmico e a pagarne le conseguenze saranno Manuel, ma in questo genere
di conseguenze si crea un'onda d'urto che investe sempre chiunque sia
nei paraggi. Se i due non accetteranno e non affronteranno presto quel
che provano uno per l'altro, le cose potranno solo peggiorare. In
questo capitolo abbiamo la speciale assistenza di Leo. Ci sono altre
fic pronte per questa serie, la prossima che pubblicherò (presto) è su
Sinisa e Alessio! Buona lettura. Baci Akane*
2. SE È DESTINO
Casa di Suso era un porto di mare, gente andava e veniva come se fossero in un locale.
Quando videro tutta quella gente, Manuel e Patrick si guardarono sorpresi e perplessi.
- Se ci venivi da solo
nessuno lo notava! - Quel che si erano immaginati era una serata
tranquilla con qualche amico, ma in effetti la festa di uno spagnolo
non poteva che essere così.
- Ma dai che ci
divertiamo! - Esclamò Patrick sorridendo il quale sembrava non stare
più nella pelle. Da quando l’aveva fatto, il giovane attaccante non
riusciva più a togliersi dalla mente la propria mano sul proprio pene
che pensava a Manuel che si faceva la stessa cosa nel bagno.
Manuel si era subito
accorto che il suo amico aveva qualcosa ma non era dell’umore adatto di
dargli una mano visto che se l’era già data da solo quella.
Appena dentro con una scusa qualunque si defilarono in posti diversi, lieti di separarsi.
Non era mai successo.
Per quanto uno fosse riluttante sul fare qualcosa e la facesse solo per
l’altro, comunque erano sempre insieme ed alla fine si divertivano.
Lì era qualcosa, ormai
le cose erano cambiate drasticamente ed era sempre più evidente, come
un enorme montagna in procinto di franare.
Prima del grande crollo
ci sono tanti piccoli crolli che sottolineano la spaccatura sul fianco
della montagna e tutti sanno che prima o poi verrà giù tutto, ma spesso
si rimane lì a fissare ebeti le rocce che si sgretolano giorno dopo
giorno.
La sensazione era la stessa.
Quando Patrick notò un
tavolo con del bere, si aggrappò ben volentieri ad una brocca con un
liquido rossastro, ghiaccio e pezzi di arancia che galleggiavano
dentro.
Quando bevve senza
sapere cosa fosse, realizzò che era Spritz Aperol e così abbondò fino
all’orlo di uno dei bicchieri grandi. Il primo lo seccò per poi
riempirsene subito un secondo ed andarci giù fino a metà.
A quel punto si fermò, ma per sicurezza si riempì il bicchiere ancora.
Patrick come al solito non pensava che come sportivo non doveva esagerare col bere, si era solo buttato.
Se Manuel voleva una
lezione su come ci si buttava senza pensiero, gliel’avrebbe data. Ma un
momento, dov’era lui? Che senso aveva dargli una lezione se lui non
c’era?
Si girò intorno
cercandolo per poi notare che era con qualche compagno di squadra
incontrato. Non c’erano tutti, solo i fedeli di Suso.
Suso faceva gruppo con alcuni anche se era molto amico di tutti, così lo vide parlare con un Alessio raggiante.
“Beh devo dire che anche lui non è male, ma sono sempre convinto che Manu sia il più bello della squadra!”
Sentendo i propri
pensieri scosse la testa e continuò a bere incontrollato, annegando i
propri fastidi, in quel momento non pochi.
Non voleva rovinare il
loro rapporto d’amicizia, era convinto che Manuel non provasse nulla
visto che stava con Gigio, anche se prima in camera l’aveva fatto con
sé stesso.
L’erezione di Manuel
forse era normale visto che gli aveva quasi baciato il collo per cinque
minuti, niente di cui allarmarsi. Ma sé stesso nel suo letto a smanarsi
mentre pensava al suo amico... quello non era normale. Ed ora non
riusciva più a stare con lui, toccarlo, abbracciarlo e baciarlo di
continuo come faceva sempre.
Si stava odiando molto,
perché non sapeva se era vero quel che provava, come interpretare la
propria eccitazione e attrazione verso Manuel, se c’erano altri
sentimenti di mezzo oltre all’amicizia.
Non capiva, non capiva
proprio e non voleva risposte, non le voleva perché anche se le avesse
trovate non avrebbe potuto farci nulla.
“Ok, mi piace, me lo fa
diventare duro e me lo scoperei. Molte persone che incontro me le
scoperei! Il fatto è che Manu lo vedo ogni giorno e sto con lui di
continuo, tutto qua! Anche Suso me lo farei! A proposito, sono alla sua
festa, ma dov’è lui?”
E proprio mentre lo
cercava, lo vide parlare felice coi cuori negli occhi con niente meno
che Gerard Deulofeu. Se non ricordava male gli aggiornamenti di Davide,
era il suo effettivo fidanzato, ma aveva capito che erano in crisi. O
forse l’aveva sperato per via della lontananza.
Patrick indurì la bocca e continuò a bere. Come poteva provarci con lui se c’era il suo fidanzato attaccato al suo bel visino?
“Merda, oggi li ho tutti contro! Chi? Le stelle, il destino, i tarocchi!”
Cominciava a sragionare
seriamente e girandosi intorno alla disperata ricerca di dimostrare a
sé stesso che Manuel non era più di altri, cercò appunto qualcuno in
grado di metterglielo in tiro.
Manuel era come gli altri, si ripeteva. Niente di diverso.
L’aveva notato ora
perché glielo avevano fatto notare. È come quando la lingua batteva sul
dente che doleva, quando quel dente non faceva male la lingua non lo
toccava.
Anche se forse quella metafora significava un’altra cosa rispetto a quello che intendeva lui, ma insomma non importava!
Stava per approcciarsi
ad un perfetto sconosciuto che gli sembrava passabile, quando si
scontrò con un altro di passaggio proprio in quel momento. Si rovesciò
un po’ di spritz e stava per divorarsi il malcapitato quando si accorse
che il suo bel sorriso era del suo capitano.
- LEO! - Esclamò allegro superando i decibel della musica dance pop e latina che regnava fra le mura di casa Suso.
Leonardo lo guardò
sorpreso di trovarlo lì ed ancor più sorpreso fu del bicchiere di
spritz e dell’odore che veniva dal suo alito oltre che dalla sua
maglia.
- Scusa, ti ho fatto
rovesciare il bere. Ora sembri una distilleria! - Esclamò evitando di
sottolineare che probabilmente aveva bevuto troppo. Patrick lo
abbracciò di slancio e per poco non rovesciò il resto del contenuto del
bicchiere, Leo con un braccio lo strinse e con l’altra mano afferrò il
suddetto e lo posò senza che il giovane se ne accorgesse.
Prontamente capì che
aveva bisogno di assistenza e senza avere la minima idea di che cosa
prendesse al ragazzino, se lo prese sotto braccio e lo portò alla
ricerca di qualcosa da mangiare che asciugasse il troppo alcool bevuto.
- Ti vedo bene... - Disse, Patrick rise.
- Davvero? Sono uno
straccio! Ero venuto per provarci con Suso ma è in dolce compagnia! -
Leo si ricordò della loro conversazione e del consiglio che gli aveva
dato.
- Se non ricordo male
nel pacchetto era compreso anche un rapporto ambiguo con Manuel... -
Patrick si oscurò incupendosi e nel farlo cercò il proprio bicchiere
nella mano che invece ritrovò vuota, fece una faccia buffa chiedendosi
dove fosse finito, ma Leo ridendo gli mise in bocca una tartina
preparando la seconda.
- Sì, ma non voglio
fare nulla con lui. Una parte di me scalpita. Quella che prima si è
fatto una sega pensando a lui. - Leo si sciolse subito dal suo
abbraccio mentre Patrick rideva dicendo che si era pulito la mano. Leo
gli mise un’altra tartina prendendosi tutto il vassoio per imboccarlo
fino a che non avrebbe fatto discorsi di senso compiuto. O vomitato.
- L’altra non vuole.
Siamo amici, lui sta con Gigio, non prova le stesse cose e poi io penso
che sia la stessa attrazione che provo per altri. Insomma, non me lo
voglio fare più di quanto non voglia farmi Suso od altri... e stavo
giusto cercando gli altri. -
- Gli altri chi? -
- Gli altri che mi porterei a letto! -
- Hai già fatto? -
- Sono vergine, troverò qualcuno con cui sverginarmi, vedrai! - Leo si coprì la faccia sentendo quei discorsi.
- Non avere fretta,
passi la giovinezza a cercare di liberarti di quella cosa per poi
rimpiangerlo d’averlo fatto col primo stronzo o puttana che passava. -
- Di liberarmi di cosa? -
- Della verginità! - Patrick capì e rise.
- I maschi sono stronzi e le donne puttane! Sei un grande Leo! - E tornò ad abbracciarlo.
- No, ma sai... i
rischi sono alti questa volta. Ed io sono una testa di cazzo, no?
Faccio le cose tanto per fare. Ma con Manuel non fai le cose tanto per
fare, le fai solo se ne sei sicuro, se è una cosa, sai, per sempre. E
poi a parte tutto lui è impegnato e sta bene con Gigio. - Mentre Leo
apprendeva ogni singolo dettaglio delle vite dei suoi compagni di
squadra da un ubriaco Patrick, si occupava di imboccarlo per fargli
asciugare l’alcool bevuto tutto in una volta e fra questo e l’averlo
fatto smettere di bere, alla fine la ciocca rientrò un po’. Non del
tutto, ma il necessario per essere solo brillo e non in procinto di
fare danni a lungo termine.
- Avanti, ti porto a casa... - Tentò Leo insicuro su quanto potesse fidarsi a lasciarlo solo.
- No no no, non ti
rovino ancora la serata. Io mi faccio portare da Manu... - Leo lo
guardò sospetto a quel punto, ormai aveva finito tutto l’intero vassoio
di tartine e in un angolo di un divano parlavano circa da quaranta
minuti. O meglio Patrick parava e Leo lo imboccava e ascoltava paziente
chiedendosi se tutto quello fosse davvero il compito di un capitano.
Beh, spesso Gigi aveva fatto queste cose per alcuni compagni dementi.
Pensando a lui sospirò ed una piccola nuvola attraversò i suoi occhi sereni.
- Sicuro che sia una buona idea farti portare a casa da Manu? - Patrick lo guardò senza capire.
- Perché? - Leo si strinse nelle spalle mentre dall’impianto Hi-Fi passavano canzoni dance anche abbastanza recenti.
- Perché hai parlato
per un sacco di lui e di come ti senti attratto da lui ma non vuoi
rovinare tutto. - Patrick si morse il labbro e fece il broncio.
- E cosa dovrei farlo?
Evitarlo? Così ottengo esattamente l’opposto di quello che voglio, cioè
la sua amicizia! Non mi butto per non rovinare l’amicizia, ma se inizio
ad evitarlo la rovino comunque, no? E poi non so ancora cosa voglio da
lui, cosa provo, perché... - Ed eccolo che ricominciava. Leo non sapeva
nemmeno come inserirsi, ogni tanto si fermava a chiedergli ‘ma secondo
te?’ E così provava con qualche risposta politicamente corretta:
- No, evitarlo non è
esattamente una buona idea, ma dovresti almeno essere tutto in te
quando sei con lui, non trovi? - Patrick rise pensando lo prendesse in
giro.
- Oh non sono poi così fuori. Un pochino forse... ma non tanto! - Molto chiaro. Leo scosse la testa.
- Non sono problemi, ti posso portare io. -
- Poi Manu si offende.
Credimi che è permaloso. - Leo non capiva bene come Manuel si sarebbe
potuto offendere ma accettò la risposta e proprio evocato dai loro
discorsi, Manuel arrivò da loro salutandolo gentile per poi rivolgersi
al suo compagno di disavventure.
- Andiamo? Io ho sonno.
Ho fatto la mia ora di socializzazione come ti ho promesso. Ora
lasciami andare a casa! - Esclamò severo e cupo. Patrick sospirò e
mostrandogli le braccia tese, lo guardò implorante con l’aria da
cucciolo tipica sua:
- Mi aiuti? - Manuel
sospirò seccato ma gli prese le mani e lo tirò verso di sé, Patrick che
non era per niente stabile gli finì addosso. Manuel lo afferrò di
riflesso e proprio in quel momento una canzone reggetton di moda in
quel periodo cominciò col suo ritmo cadenzato che innescò Patrick.
Infatti spostò le braccia intorno al suo collo e come se fosse la sua
ragazza iniziò a strusciarglisi addosso dicendo:
- Oh bella questa! -
non ci voleva un ballerino per saper strusciare il bacino contro quello
di un altro, questo tornò a dare vita al dramma di prima in bagno e
Manuel, fermo e rigido, lo afferrò per la vita allontanandolo da sé in
fretta prima di avere di nuovo reazioni inappropriate.
- Ok, hai bevuto
troppo! - Non che quel comportamento non fosse da lui, ma Manuel capiva
perfettamente quando era alticcio e quando invece era in sé. Patrick
ridendo si sbilanciò di nuovo e prima di farlo cadere Manuel lo afferrò
per il braccio senza però appiccicarsi in alcun modo a lui. Leo rimase
a guardarli fraterno e divertito, Manu gli fece un cenno trascinando
Patrick via come se fosse un appestato.
La scena incuriosì Leo che sperò di poter sapere qualcosa sull’esito finale della loro serata privata.
“Vedi mai che invece a
casa quello gli salta addosso e Manu ci sta? Perché lui è convinto che
Manuel pensi solo a Gigio, ma non mi sembra tanto indifferente in
realtà al suo amichetto... ma forse mi sbaglio, non è che li conosco
bene!”
Una volta in macchina,
Patrick sentendo l’imbarazzo e non sapendo come gestirlo, iniziò a
parlare a macchinetta toccando tutto quello che poteva, ogni pulsante,
ogni leva, ogni scompartimento e mentre lo faceva, Manuel, guidando,
gli andava dietro a rimettere tutto come prima, ascoltandolo paziente
mentre si chiedeva cosa di lui lo eccitasse tanto. Ora per esempio
voleva solo ucciderlo.
- Come è andata con Suso? - Chiese poi per zittirlo.
- Mmm... - Si immusonì e vittorioso Manuel si godette il suo silenzio. Che durò un minuto soltanto.
- Ero convinto di
saltargli addosso e togliermi qualche sfizio sessuale ed invece sono
ancora vergine. Vergine come un ragazzino! Perché non ho mai avuto
voglia di farlo con nessuna delle ragazze con cui sono stato? Non che
sono state molte, non riuscivo mai a stare bene con nessuna... -
- Conosco la tua storia meglio di quanto la conosci tu stesso... - Gli ricordò Manuel monocorde e con la voglia di uccidersi.
Per fortuna casa di
Patrick non era lontano, così arrivò presto fra i vaneggiamenti di
Patrick sulla propria verginità, di cui voleva improvvisamente
liberarsi a tutti i costi, e di come Gerard avesse osato fare visita al
suo Suso così a tradimento e rovinargli i piani.
- Penso che anche se
non c’era non cambiava molto. - Patrick lo guardò senza la minima
intenzione di scendere dall’auto riscaldata dove stava divinamente.
- Perché? - Chiese corrucciato.
- Perché se sta con lui non ha motivo di tradirlo. -
- Beh, ma le storie a distanza portano a questo, no? - Manuel scoppiò a ridere di gusto.
- E questa da dove ti esce? - Patrick allargò le braccia infervorato e sulla difensiva.
- È risaputo, cazzo! -
- Sì, sì, risaputo!
Vattene a dormire e stai attento a non fare casino che i tuoi dormono!
- Gli ricordò il coscienzioso Manuel che non voleva proprio stare con
lui in quelle condizioni. Patrick lo guardò con l’aria da cucciolo
perso.
- Tu non mi accompagni
dentro? - In quel momento, sul punto di separarsi da lui, nonostante i
discorsi con Leo e le proprie convinzioni di non rovinare nulla con
Manuel, gli ormoni rimescolati dall’alcool che gli rimaneva in corpo
aizzarono la sua voglia sessuale non ben soddisfatta per i suoi
diciannove anni.
Sorprendentemente non
soddisfatta, in effetti, visto quanto facile interagiva col prossimo e
quindi quanti partner poteva trovare.
Patrick in effetti
aveva avuto molte ragazze, ma non aveva mai avuto fretta di fare sesso
con loro, infatti poi era sempre finita male per la sua riluttanza ad
andare alla fase successiva. Aveva sempre sentito un certo disagio nel
fare certe cose con loro. Poi aveva capito che il problema era che
cercava nel genere sbagliato ed allora gli era venuta su un’ossessione
sessuale che però non era ancora riuscito a sfogare.
Non era uno che beveva
molto, quando capitava diventava manesco e Manuel lo sapeva. Solo che
ora era diverso, il loro rapporto era in bilico e lui stesso lo vedeva
con altri occhi, ora. Come se qualcuno gli avesse lanciato un
incantesimo.
Manuel non guardò i suoi occhi, così riuscì ad indicare severo la portiera.
- Vattene! - Patrick
con il broncio scese dall’auto augurandogli una tormentata notte, non
fece in tempo ad arrivare alla porta di casa che fece cadere le chiavi
e nel tentativo di raccoglierle cadde tirandosi dietro il vaso di una
pianta che per fortuna non si ruppe, ma rovesciò molta terra.
Manuel sospirò maledicendolo con tutto sé stesso, poi spense il motore e scese raccogliendo la pianta, le chiavi e Patrick.
- Sei un idiota, ecco
cosa sei! - Brontolò mentre l’amico gli si aggrappava addosso come se
fosse di nuovo un koala col suo albero di eucalipto. Manuel nemmeno lo
teneva più, faceva tutto lui e mentre cercava di capire quale in quel
mazzo fosse la chiave giusta, Patrick faceva gli onori senza
complimenti.
- Mm... certo che hai
proprio un bel culo, sai? - Disse mentre la sua mano lavorava sulle sue
chiappe sode, Manuel fece cadere le chiavi a sua volta ed imprecando si
girò verso di lui che lo fissò dalla sua spalla con un sorriso
malizioso e gli occhi accesi.
“Finirà male, me lo sento.” Pensò insofferente.
- Appoggiati alla
porta. - Con questo si prese le braccia che gli stavano aggrappate
addosso e le appoggiò alla porta, così si abbassò in fretta a
recuperare quelle stramaledette chiavi. Sentendolo muoversi pensò di
vederlo scivolare, così voltò il capo per vedere che combinava e fu
così che si ritrovò a tu per tu con il suo pacco che al momento stava
stretto e gonfio nei jeans.
- Cristo Santo Rick, hai un’erezione! -
- Te l’ho detto che
sono arrapato! Devo trombare! - Si giustificò Patrick da sopra, la
fronte sulla porta insieme alle mani, il resto del corpo tutto
indietro, nel mezzo ci stava proprio Manuel chino.
- Si ma me lo stai
mettendo in bocca! - Brontolò il centrocampista che non sapeva come
alzarsi. Patrick ridendo tolse una mano dalla porta per portarsela alla
cintola che si aprì con un gesto veloce.
- Scordatelo! - Così
trovò il modo di alzarsi senza prenderlo davvero in faccia. Fece un po’
di acrobazie, ma alla fine ci riuscì.
Infilò la chiave che
per fortuna fu subito giusta e sapendo che se apriva ora quell’idiota
cadeva come un pero, si rassegnò e gli prese il braccio portandoselo
intorno al collo, così issatoselo poterono entrare in casa.
Appena chiuse la porta
alle loro spalle, Patrick aprì bocca per dire qualcosa, ma Manuel fu
più veloce a chiudergliela con la mano e così facendo, senza mollarlo,
lo trascinò in camera e solo lì lo mollò di schianto. Patrick cadde
rovinosamente a terra, ma Manuel si guardò bene dall’aiutarlo.
Aprì solo la luce e con tutta la buona intenzione di andarsene via subito, si sentì acchiappare subito le caviglie da lui.
- Pa... Patrick... -
Tentò Manuel preoccupato. Sentì le mani alzarsi sulle ginocchia e poi
sulle cosce, come se fosse una scimmia che si arrampicava.
“O di nuovo il koala
che aveva perso la presa dall’eucalipto del cazzo!” Ormai l’immagine
del koala si sovrapponeva a Patrick e per un momento si mise anche a
ridere. Un momento che gli valse i pantaloni aperti in un lampo.
- Che cazzo fai! -
Ringhiò cercando di non urlare. Patrick gli stava inginocchiato davanti
e una volta aperti i famosi jeans, fece per tirargli fuori l’erezione
che però Manuel si protesse velocemente infilandosi le mani dentro i
pantaloni aperti. Questi vennero tirati giù da Patrick che, scontento
delle sue mani fra sé ed il proprio obiettivo, iniziò a leccargli le
cosce.
- Patrick, sei fuori di
te. Sei arrapato, hai bisogno di un ragazzo con cui scopare, ma quel
ragazzo non sono io. T...tu non sai cosa stai facendo ora... - Ma aveva
le spalle alla porta, non poteva gridare e non voleva dargli un calcio
e fargli male.
Come se non bastasse, non poteva usare le mani altrimenti la bocca di Patrick sarebbe finita proprio dove non doveva.
Però la sua lingua
lavorava egregiamente sulla sua pelle sensibile delle cosce e non le
cosce basse, le cosce alte, proprio dove appena sfioravi morivi.
Lo stronzo, così lo
soprannominò Manuel, si intrufolò all’interno delle cosce e dopo averlo
fatto impazzire ricoprendolo di brividi, iniziò a leccargli le mani che
coprivano quello a cui aspirava.
La sua lingua sulle
dita, come giocava abile cercando di infilarsi fra ogni fessura
disponibile, stava distruggendo Manuel che si trovò in una condizione a
dir poco pietosa.
Sentiva la propria
erezione scalpitare per unirsi alla bocca del suo amico e con tutte le
cose in sospeso con lui, sapeva che non era una buona idea, non in
quelle condizioni.
“Forse è così ubriaco che penserà d’aver sognato. Io mi terrò un bel pompino da parte sua e lui crederà d’averlo sognato.”
Iniziò a carezzare
l’idea e quando vide che Patrick si era tirato fuori la propria
erezione e si stava masturbando davanti a lui, si maledì profondamente
e tremante come una foglia, estremamente eccitato, tolse piano le mani
lasciandogli libero accesso.
“Me ne pentirò
amaramente. Cazzo, se me ne pentirò.” Ma quando la sua lingua
finalmente si unì al suo membro, questi continuò ad eccitarsi e tutto
sparì.
Ogni dubbio e domanda venne surclassata in un attimo.
Non esisteva più nessun problema, nessun ruolo, nessuna complicanza. Erano due ragazzi eccitati che cercavano un orgasmo.
La bocca di Patrick si
chiuse sul suo membro eretto che nella sua bocca, mentre pompava veloce
succhiando, diventava sempre più grande e duro.
Manuel gettò la testa
all’indietro contro la porta che lo reggeva e prima di venire, mentre
sentiva che Patrick si masturbava con la stessa velocità da solo, finì
per aiutare il ritmo della sua testa mettendogli una mano sulla nuca.
L’altra si chiuse la bocca per non gemere troppo forte.
Fu lui il primo a
venire, lo tirò via in fretta sentendosi prossimo e così venne
schizzando per terra, davanti agli occhi eccitati ed esterrefatti di
Patrick che si lasciò andare seduto sui talloni. Lì, poi, completò
l’opera su di sé. Venne vedendo il viso abbandonato al piacere ed alla
vergogna di Manuel.
Vide tutto il suo caos ed il suo rimorso e lo trovò bello, bello come nessuno mai.
In quel momento nessun Suso, nessun altro ragazzo e nessuna amicizia di mezzo da proteggere.
Solo la bellezza di
Manuel in piedi davanti a lui, i jeans e boxer calati fino alle
ginocchia, l’erezione libera, le spalle sulla porta e la testa piegata
di lato, rosso in viso, ansimante, i ricci ribelli sulla fronte per
colpa dell’umido trovato fuori.
Patrick raggiunse
l’orgasmo e nonostante lo stato alterato per via dell’alcool, sapeva
che sarebbe stato il più bello e non l’avrebbe dimenticato.
“Cosa abbiamo fatto...
cosa diavolo abbiamo fatto?” Pensò nel panico Manuel mentre si tirava
su frettoloso i vestiti e si sistemava agitato. Patrick rimase seduto
per terra, ormai soddisfatto ed in pace.
- Non pensarci molto,
un pompino è sempre un pompino! È sempre piacevole! - Ecco la filosofia
di quelli che non sapevano cosa erano i legami!
Quando glielo sentì
dire per tranquillizzarlo, Manuel scosse la testa e senza dire nulla
uscì dalla sua camera e poi da casa, tuffandosi al sicuro della propria
macchina che non fu in grado di guidare per cinque minuti.
“Solo gli stronzi non
danno peso alle cose! Solo gli stronzi fanno sesso e non l’amore. Solo
gli stronzi rovinano tutto con le loro voglie del cazzo! E non
significava comunque niente se non uno sfogo sessuale, solo perché era
ubriaco ed arrapato! Non ha significato altro, per lui, perché come
sempre non ci pensa. Non pensa da sobrio, figurarsi da ubriaco. Perciò
no che non significa un cazzo per lui! Solo per me è un potenziale
disastro, ma a lui non importava un cazzo. Un pompino è solo un
pompino, no? Questo è un pensiero del cazzo tipico degli uomini del
cazzo! Ma che vada a cagare, lo stronzo! Ha rovinato tutto, ecco! Ed
intanto io ho avuto l’orgasmo più bello della mia vita. Fanculo!”
Il senso di colpa era già grande in lui.
Manuel rimase sveglio
tutta la notte a rimuginarci su e pensare peste e corna dell’idiota,
non sapeva come vivere quanto successo, come fare con lui e con Gigio.
Non aveva la minima idea di come archiviare la cosa.
Poteva fare finta di nulla se l’altro idiota avesse fatto altrettanto.
Sperava sempre che non se ne ricordasse, ma non ci giurava.
“Quante alte sono le
possibilità che qualcuno non ricordi quel che ha fatto da ubriaco?” Non
lo era mai stato, perciò non lo sapeva.
Certo era che aveva in un qualche modo tradito Gigio.
Doveva dirgli qualcosa? Doveva fare finta che nulla fosse successo?
Dipendeva tutto da Patrick, se avesse detto o fatto qualcosa sarebbe stata la fine.
Quando il giorno dopo
si ritrovarono a Milanello per l’allenamento mattutino, avevano tutti
delle facce terribile. Tutti tranne Gigio ovviamente che aveva dormito
benissimo, ignaro del casino successo.
Leo si avvicinò per primo a Patrick mentre Manuel ancora non sapeva se scappare o se affrontarlo e pregare contemporaneamente.
Non aveva ancora deciso
nulla sul da farsi, sperava nella divina provvidenza e quando sentì il
dialogo dei due, gli parve di sentire le campane suonare.
- Come ti senti? - Chiese Leo apprensivo e con un sorrisino divertito sulle labbra.
- Come uno straccio,
credo di aver alzato il gomito ieri... di solito non lo faccio in
campionato... - Leo pensò che era giovane ed era bello che parlasse già
così.
- Spero non succeda di
nuovo... - disse innanzitutto severo. Patrick si fece serio mentre era
evidente che aveva un gran mal di testa. Era pallido ed aveva le
occhiaie. Anche un idiota poteva accorgersi che aveva dormito male per
via di una ciocca.
- No no, col male che
sto oggi... - Leo annuì ridendo mentre lo prendeva sotto braccio e lo
accompagnava in campo, seguito da un silenzioso Manuel che faceva finta
di non esistere.
- Beh, a parte il mal
di testa? Cosa ricordi di ieri sera? - Leo in realtà era curioso perché
aveva scommesso con sé stesso che avrebbero fatto qualcosa lui e
Manuel. Ovviamente ci aveva preso.
- Poco, è tutto
nebuloso. Ma credo di aver fatto uno strano sogno su me e Manuel... -
Patrick lo disse piano pensando di non essere sentito, ma Manuel che
era un ninja lo sentiva eccome. Impallidì e si coprì la faccia.
- Sogno? Sicuro che l’hai sognato? -
“Zitto Leo, che se pensa fosse un sogno è perfetto!”
- Sì penso di sì... se
fosse stato vero stamattina Manu mi avrebbe guardato con la sua faccia
gelida di rimprovero, mi avrebbe trapassato con delle lame affilate! -
Patrick continuò con la sua solita fantasia.
- Ma non ha fatto nulla? - Leo sembrava una pettegola in quel momento, Manuel voleva dargli una testata.
- No no, mi ha salutato
con un cenno. Ha dormito anche lui male, ma forse ha bevuto un poco
anche lui. Però non mi ha sgridato e non mi ha ucciso. Perciò era per
forza solo un sogno! -
Manuel sospirò di sollievo, sembrava convinto, perciò decise di fermarsi e farli andare avanti per non sentire altro.
Aspettò invece Gigio e
Davide i quali arrivarono poco dopo salutandolo, cercò le labbra del
suo ragazzo fugace per non farsi vedere da altri e si accoccolò un
attimo fra le sue braccia forti e sicure, cancellando Patrick mentre
ringraziava il Signore per il miracolo che aveva fatto.
Forse aveva sfiorato un disastro.
- Tutto bene? - Chiese
Gigio sapendo che in quel periodo Manuel era di pessimo umore per via
delle proprie prestazioni a calcio. Manuel annuì con un sorriso poco
convincente.
- Dormito male, ma sto
bene. Quando sei libero? Mi va una serata insieme! - Così lavorò subito
per cancellare meglio la parentesi Patrick, convinto di non doverci mai
più pensare e tanto meno imparare lezioni traverse.
Lezioni del tipo che se
qualcosa era destino, in un modo o nell’altro e prima o poi succedeva e
non ci poteva scappare per sempre.
Manuel non ci pensava minimamente a rifletterci ancora, voleva solo cancellare tutto e sotterrarlo.
Era stata solo una strana esperienza che non aveva significato niente e non si sarebbe mai più ripetuta.
Nessuno l’avrebbe mai saputa.
Poi guardò Davide che lo fissava con la sua aria da ‘ma pensi di farmela?’
Magari a lui poteva dirlo, così gli avrebbe detto di non pensarci più e l’avrebbe rassicurato. Magari.
Manuel, comunque, non aveva sentito la parte più interessante della conversazione fra Leo e Patrick.
- Comunque ti è piaciuto quel sogno? - Il giovane annuì.
- Sì, molto. Penso di
essere anche venuto davvero. - La cosa non era strana nei sogni erotici
particolarmente vividi. Leo non ci diede peso. - E penso di essere
anche stato sonnambulo, perché al mattino ho trovato una strana macchia
bianca incrostata per terra. - Leo lo guardò corrugato senza capire.
- Vicino al letto? -
- Vicino alla porta. -
- Strano. -
- Proprio dove nel sogno mi facevo Manuel. -
Leo guardò ancora Patrick cercando di capire se ci era o ci faceva.
“Questi si sono fatti,
Patrick era ubriaco e non è sicuro se fosse vero e Manuel se lo sta
manovrando con le sue abilità mentali!”
- Ma sei sicuro che non sia successo davvero? - Patrick lo guardò deciso.
- Fidati, Manuel
sarebbe corso da me a dirmi di tutto e di chiudere la ciabatta e non
rifarlo più e trovarmi un ragazzo con cui scopare! -
Leo decise di non insistere, se era giusto che lo ricordasse, in qualche modo sarebbe successo.
- La cosa che mi
perplime è che l’ho fatto con Manuel e non con Suso ed è stato
maledettamente piacevole. - Continuò Patrick pensieroso.
- Suso è impegnato,
forse dovresti cercare di metterti con qualcun altro, non credi? -
Tentò saggiamente Leo con l’istinto di protezione già alto nonostante
fosse lì solo da qualche mese. Quel ragazzino era speciale, si disse.
Come non tentare di aiutarlo?
Patrick sospirò e si strinse nelle spalle.
- Sì forse hai
ragione... e sai... pensavo di essere più preso, ma già solo per il
fatto che ho sognato Manuel e non Suso significa che più di tanto non
mi prende, no? Devo trovare qualcuno che mi coinvolga più di Manu! -
“E magari devi smettere
di pensarci sempre e nominarlo in ogni frase e paragonare tutti a
lui...” Ma questo Leo non glielo disse, si limitò a ridacchiare e a
iniziare il riscaldamento con lui sotto una sottile pioggerellina
tipica milanese.
Se le cose dovevano andare in un certo modo, si disse il nuovo capitano, sarebbero di sicuro andate comunque così.