1. IMPULSI DEL TERZO TIPO

- Alessio! - La voce bassa e ferma di Sinisa irruppe nel corridoio, mentre i ragazzi andavano agli spogliatoi per cambiarsi ed andare a casa. Alessio sussultò e si girò.
Sinisa si separò dal gruppo fermandosi sull’uscio della porta dello spogliatoio dello staff, alzò il braccio e con un gesto delle dita lo chiamò a raggiungerlo.
- Lavati con me che devo parlarti e non ho tempo, dopo ho una cena con i vertici! - Alessio inghiottì a vuoto sgranando gli occhi sottili allungati un po’ verso le tempie. Ovviamente non mosse passo. Sinisa abbassò il braccio e sospirò seccato. - Andiamo Alessio, non è una punizione! - Alessio si strofinò le labbra titubante. - E non devo nemmeno parlare male di te al presidente! MUOVI IL CULO! - Concluse alla fine stufo di vederlo così indeciso.
A quello Alessio si mosse.
- Vado a prendere… -
- Ti presto io, spicciati! - Sinisa non aveva né pazienza né delicatezza, Alessio lo conosceva, ma non aveva mai avuto approcci speciali direttamente con lui. Era rimasto spesso in disparte ad osservarlo, ammirarlo, ammaliato da lui e dai suoi modi carismatici.
Era un uomo fuori dalle righe, ma in qualche modo, e non capiva proprio perché, gli piaceva.
Forse perché era completamente diverso da lui, era quello che voleva diventare ma che, per DNA, era impossibile. Geneticamente Alessio era una persona introversa e chiusa, non di certo ‘cattiva’ in nessuna sfumatura. Tendeva all’indecisione e alle paranoie, era sempre indiretto e difficile. Sinisa non era di certo facile, ma era diretto, schietto e sbrigativo. Aveva le idee chiare e non aveva paura di niente e di nessuno, mai.
Alessio lo ammirava molto e sperava di riuscire ad acquistare un po’ di quelle sue doti.
Si infilò nel suo spogliatoio e lo guardò togliersi la maglietta sudata e il resto degli abiti. Alessio rimase imbambolato a fissare il suo corpo che veniva svelato in pochi istanti.
Quando si vestiva bene con quei completi aderenti si capiva che aveva un fisico perfetto, ma non aveva immaginato a che livelli dovesse essere.
A 46 anni era in perfetta forma.
Alessio si ritrovò ad ammirarlo un po’ troppo ed arrossì girandosi e spogliandosi a sua volta.
“Cosa diavolo mi prende? Sono impazzito? Mi imbambolo a guardare quanto sia fisicamente in forma?”
Non gli era mai capitato, ma aveva notato spesso che vestito bene a bordo campo aveva spalle larghe e vita stretta e probabilmente non un grammo di grasso.
“E’ muscoloso, non grosso. Massiccio, ma in forma. In formissima! Vorrei arrivare alla sua età così!”
Quando fu nudo, lo raggiunse sotto la doccia ancora molto imbarazzato per i pensieri avuti, incontrollati e senza senso. Però la prima cosa che guardò fu il suo inguine, che prima si era imposto di non fare.
Ovviamente l’occhio cadde lì e pensò che anche quella parte era molto ‘in forma’!
“E’ perfetto!”
Non era certo in tiro, però nemmeno completamente moscio.
“Cazzo, sto analizzando il pene del mister! Sono impazzito, sono fuori! Se se ne accorge mi uccide come minimo! Cosa diavolo mi prende? Cosa mi sta succedendo?”
Sinisa si accorse della sua presenza perché non sentendolo si era girato per chiamarlo e se l’era ritrovato lì rosso in viso. Gli aprì il getto della doccia accanto al proprio e gli indicò di sbrigarsi.
Alessio si infilò sotto l’acqua e lasciò che lo calmasse un po’.
“Sono fuori, sono fuori di testa!”
Pensò con le mani sul viso e poi fra i capelli neri e corti.
Sinisa prese una saponetta incartata e gliela lanciò, ad Alessio cadde ovviamente e Sinisa rise prendendone un’altra per sé, già usata.
Iniziò a strofinarsi spostandosi dal getto della doccia, Alessio impacciato ed imbarazzato iniziò a fare altrettanto.
“Forse se avessi guardato dei porno mi sarei reso conto che fisso un po’ troppo i cazzi?”
Pensò allarmato senza capire perché gli occhi gli finissero sempre lì. Sinisa, dopo aver cominciato a passarsi le mani sul corpo, lo guardò e vide che era in difficoltà, così decise di sbrigarsi.
- Che ti succede? - Alessio avvampò e lo fissò balbettando.
- N-niente perché? - “Ed ora cosa gli dico? Ti guardo perché hai un bel corpo? Non è certo normale!”
Sinisa dopo la parte superiore del corpo, passò la saponetta su quella inferiore, soffermandosi sulle parti basse.
Sudava molto anche lui quando allenava, specie con quel caldo, per cui non era strano che si facesse una doccia anche lui dopo gli allenamenti.
Alessio era ancora in zona braccia.
- Alessio, ti devo lavare io o ce la fai? - Sbottò impaziente, non capendo proprio cosa gli prendesse.
Alessio scosse convulsamente la testa e si concentrò sul lavarsi; visto che aveva ripreso possesso delle proprie capacità, Sinisa iniziò con quello che doveva dirgli:
- Alessio, hai qualcosa che non va? In campo sei molto indeciso e nervoso… non è da te, ti conosco bene, l’anno scorso eri tutto un altro giocatore. So che lo sei ancora, quindi cosa ti impensierisce? - Sinisa aveva fotografato la condizione interiore di Alessio e questi sentendosi capito al volo si sentì anche peggio nel guardarlo in viso con aria da cucciolo bastonato.
“Ed è pure un bell’uomo! Ha un viso davvero interessante!”
Questo pensiero non lo controllò proprio e abbassandosi per lavarsi le gambe, distolse lo sguardo.
- Niente, io… - Sinisa sospirò spazientito mettendosi sotto il getto.
- Andiamo, non ho tempo ti ho detto! Cosa diavolo hai? - Alessio si strinse così nelle spalle continuando a lavarsi i piedi. - Ehi! - Proruppe ancora Sinisa dandogli un colpetto col piede sul fianco. Alessio scattò in piedi e si mise subito sotto l’acqua, però rivolto verso di lui, sforzandosi di fissargli solo gli occhi. Non che il suo sguardo magnetico fosse meglio del suo corpo.
- Niente è che… ho sentito cose sai… - Sinisa sospirò chiudendo gli occhi. Ci avrebbe giurato.
- Chi? -
- Media, tifosi… qualche compagno… -
- Chi? - Chiese ancora.
- Ma non importa, il compagno scherzava… comunque parlavano del prezzo con cui sono stato preso a soli venti anni e con solo una buona stagione alle spalle e criticavano così… - Sinisa chiuse gli occhi seccato cercando di domarsi. Cosa davvero difficile.
- Ti fidi più di loro che di me? - Disse subito partendo all’attacco, cercando di non essere troppo infervorato anche se il nervoso era già gigantesco.
Alessio lo guardò ancora spaurito, non voleva farlo arrabbiare. Si strinse nelle spalle mentre si carezzava con le mani aiutando l’acqua a lavarsi.
Sinisa si prese un po’ di shampoo e diede la boccetta al giovane che la prese sempre rosso in viso, si poteva pensare fosse per l’acqua calda ed il vapore, dopotutto era credibile.
- No che c’entra, mi fido di lei, ma… -
- E allora perché devi giocare male se ti fidi di me? - Alessio aggrottò la fronte strofinandosi i capelli sotto i polpastrelli.
Aveva reazioni alle parti basse, ma Sinisa non l’aveva guardato nemmeno un momento sull’inguine, per cui era abbastanza tranquillo sul fatto. E poi sotto la doccia era normale avere erezioni.
- Cosa c’entra? -
- Se ti fidi di me, non devi giocare male pensando che loro hanno ragione a dire che ti ho sopravvalutato. Pensi che ti sopravvaluto? - Alessio si strinse nelle spalle senza saper cosa dire e Sinisa tornò a sciacquarsi i capelli, imitato poco dopo dal giovane in difficoltà. - Tu hai un solo compito, fidarti del tuo mister! - Alessio inghiottì. - Ti ho voluto io. Mi hanno chiesto quale difensore volevo, io ho detto un po’ di nomi, ma ho anche aggiunto che potevo garantire solo per te perché ti avevo avuto alla Samp, ti avevo scoperto io, avevo visto coi miei occhi, provato sulla mia pelle che il talento ce l’hai e lo stai tirando fuori. Per gli altri non potevo garantire. Se ti fidi di me non hai da farti altre domande! - Silenzio. Alessio non respirava e l’acqua gli tirava via la schiuma senza l’aiuto delle proprie mani. - Ti fidi di me? - Concluse deciso e quasi suadente, involontariamente probabilmente.
Alessio inghiottì ed annuì rosso, Sinisa chiuse il rubinetto e lui fece altrettanto. Le gocce irruppero per qualche istante, mentre quelle dei loro corpi nudi li carezzavano frenetiche finendo infine per terra, nella pozzanghera che andava nello scolo.
Sinisa si mosse verso l’esterno del locale docce, prese due teli bianchi forniti dalla società coi marchi sopra e ne diede uno ad Alessio il quale lo prese e si avvolse ben volentieri, ancora inebetito.
- Allora? -
Alessio sorrise timidamente.
- Sì che mi fido. -
Sinisa così sorrise radioso e dandogli uno schiaffo sulla chiappa scoperta perché Alessio si stava imbranando anche con l’asciugamano, uscì dicendo un allegro:
- Bravo ragazzo! -
Alessio riuscì ad avvolgersi, poi sospirò imprecando fra sé e sé. Era molto complicato gestire quella strana cosa, qualunque strana cosa fosse.
“Credo di essere gay…”
Concluse con poca scelta.
Quando lo raggiunse di là, Sinisa gli aveva lasciato anche delle ciabatte da bagno di riserva.
- Tieni, me ne porto sempre senza ricordare se ne ho già. - Alessio le infilò sempre rosso in viso, ora poteva scappare di là e tornare a respirare.
- Grazie. -
- Chi è quella boccaccia che osa scherzare così? - Alessio non voleva fare la spia, ma alla fine Sinisa ottenne il nome.
- Juraj… -
Sinisa assottigliò gli occhi malvagio.
- Quello slovacco di merda… lo terrò fuori per un paio di turni, così impara a mettere in dubbio il mio giudizio! -
Alessio sgranò gli occhi spaurito ed in difficoltà.
- Ma lui scherzava, non diceva sul serio! - Sinisa annuì strofinandosi il corpo con il telo.
- Sì sì, ma che scherzi senza mettere in dubbio il mio volere! - Alessio tese le labbra in segno di guaio, ma alla fine Sinisa tornò a ridere e gli indicò col mento la porta.
- E’ tutto, puoi andare a vestirti. - Alessio fece un sorriso timido, poi si fermò sulla porta e si girò dando un’ultima occhiata al suo corpo, di nuovo scoperto, così prestante e forte. E poi anche alle sue piacenti parti basse. Arrossì.
- Grazie. - Sinisa scosse la testa.
- Tu ascolta solo me e non ci saranno problemi. - Alessio sorrise con più coraggio.
- Sarà fatto. - Con questo se ne andò, rimase un attimo fuori dalla porta a boccheggiare rossissimo, con l’asciugamano alla vita ed ancora tutto gocciolante. Si guardò i piedi, le sue ciabatte.
- Sono fregato! -
Perché a quel punto rimanevano pochi dubbi.
“Mi piace il mister! Cazzo!”