10. PUNIZIONE

- Domani siete tutti liberi tranne Alessio. Io e te abbiamo un discorso in sospeso. - Silenzio. Sguardi. - Una certa punizione! - E poi occhiataccia a Juraj che fece una smorfia di ‘ahia’ e ‘scusa’.
Alessio sospirò facendo finta di essere rassegnato, in realtà era molto ma molto felice.

Il giorno dopo, durante il pomeriggio, Alessio ricevette l’sms di Sinisa.
‘Fra mezz’ora a Milanello per la punizione!’
Quando lo lesse, Alessio fece un gran sorriso eccitato, si strofinò le labbra e rispose.
‘Non vedo l’ora!’

Si incontrarono nel parcheggio, arrivando quasi insieme.
Si salutarono normalmente e, altrettanto normalmente, entrarono nel centro sportivo salutando il custode che richiuse il cancello.
- Niente riposo, oggi, mister? - chiese l’uomo. Sinisa, togliendosi la giacca insieme ad Alessio, rispose divertito.
- Qualcuno ha vinto una punizione speciale per aver sovvertito ad una delle mie regole. - Evitò di dire quale ed Alessio gliene fu grato. L’uomo rise e fece coraggio al giovane che finse rassegnazione.
Superando l’ingresso, arrivarono verso gli spogliatoi dove, teoricamente, dovevano andare per cambiarsi e fare palestra. Nella concezione comune le punizioni di Sinisa erano esercizi massacranti di palestra.
Ma ormai superata la zona dell’ingresso, il custode non poteva più vedere nulla, né tanto meno dove andavano.
Così Sinisa guidò Alessio oltre lo spogliatoio e la palestra, situata comunque in fondo, oltre la zona relax e la mensa con cucina annessa.
Alla fine c’erano le scale secondarie per salire al dormitorio, altre stavano vicino alla sala relax.
Saliti da dietro, Sinisa condusse il ragazzo nella propria camera che aprì con le chiavi ed entrò.
- Ma scusa, di che punizione parliamo? Pensavo che mi massacrassi in palestra! - Sinisa rise, sapendo che era ironico.
- Oh, ma le mie punizioni sono peggiori in camera! - Commentò afferrandolo per il polso e girandolo verso la porta dove lo spinse di viso.
Alessio si appoggiò con le mani, lo sentì aprirgli i jeans e scivolare giù tirandogli bruscamente pantaloni e boxer insieme. Il ragazzo aprì la bocca trattenendo un gemito, ma si ritrovò invaso dalle sue dita che succhiò per poi sentirsele dentro poco dopo.
Rude, volgare, veloce.
Alessio aveva immaginato un bel pomeriggio di lezione sessuale, ma si dovette ricredere quando capì che quella sarebbe stata tutta la preparazione concessa.
“Niente splendidi preliminari?” Si chiese nel caos delle sue dita dentro che però accendevano subito i sensi.
Non disse nulla, ma quando lo sentì prenderlo per un fianco mentre coi pollici gli allargava le natiche, piegandolo prepotentemente più in avanti, capì.
Sinisa non disse mezza parola, entrò subito con una spinta poderosa, l’erezione già dura e poco lubrificata sfregò facendogli male, con la forza usata non si fermò, andò subito fino in fondo nonostante l’attrito e Alessio a quel punto gemette di dolore. Al gemito Sinisa lo schiaffeggiò sul gluteo come la prima volta e lui urlò ancora per poi scivolare in gemiti confusi.
Non capiva se gli faceva un male cane o se era assurdamente eccitato.
Sinisa lo afferrò bene per i fianchi tenendolo duro e cominciò a muoversi, era difficile perché in effetti aveva lubrificato poco, così dopo un po’ di shock iniziale per i movimenti profondi ma dolorosi, Sinisa tirò fuori un po’ l’erezione e lasciò cadere la saliva sopra.
“Questo è pornografico!”
Pensò Alessio con gli ormoni che già salivano alle stelle. Sinisa lo fece ancora fino a che non divenne più scivoloso e a quel punto riprese i movimenti con maggior decisione ed intensità.
Alessio si lamentò ancora e lui tornò a schiaffeggiarlo lasciandogli segni rossi che poco dopo provocarono quell’insolito ed inspiegabile piacere per via del calore in aumento vertiginoso, come se anestetizzasse.
Ben presto ci fu spazio solo per i gemiti, mentre Alessio tutto inarcato ma piegato in avanti, appoggiato alla porta, si faceva prendere andandogli incontro.
Un altro schiaffo.
Gemito.
- Ti piace? - Chiese. Alessio annuì. Schiaffo. - Non sento. - Alessio iniziò a gemere più forte dicendogli dei lunghi ‘sì’. - Ne vuoi ancora? -
- Sì… - Sinisa compiaciuto aumentò il ritmo con cui lo prendeva, non esagerando sugli schiaffi visto che ormai non servivano più.
Alessio si trovò quasi a gridare, era un piacere diverso perché Sinisa lo stava prendendo in modo molto virile e maschile e questo gli stava piacendo anche a livello mentale, mentre per il fatto che ormai avessero fatto molta pratica, gli permetteva di provare effettivamente più piacere.
Quando Sinisa toccò il punto interno di massimo godimento, Alessio alzò il volume ed il mister dovette chiudergli la bocca con la mano, afferrandolo da dietro con forza. Attraverso la mano che lo zittiva, Alessio continuava a gemere, ormai incontrollato in quel piacere assurdo. Venne poco dopo e Sinisa si morse il labbro eccitato nel vederlo.
Così gli lasciò la bocca e spinse vigoroso e frenetico fino a che anche lui non trovò soddisfazione.
Gli venne dentro e rimase fermo, teso ed inarcato per un paio di istanti. I muscoli tesi, la bocca aperta. Quando i brividi gli diedero tregua, si abbandonò rilassandosi e lo avvolse per la vita, alzandolo dritto, appoggiandolo contro di sé.
Alessio si lasciò fare docile, shockato, sfinito, sudato ed accaldato, i sensi mescolati.
Sinisa uscì e lo sperma scivolò lungo le gambe di Alessio che gemette nel sentirlo solleticargli. Il più grande gli baciò l’orecchio e la guancia tornando ‘umano’, infilò le mani sotto la maglia e gliel’alzò sfilandogliela. Alessio così appallottolò i jeans ai piedi, togliendoseli visto che erano rimasti alle caviglie.
Sinisa lo lasciò per spogliarsi a sua volta, infine gli prese la mano e lo tirò nel bagno interno dove aprì il rubinetto della doccia, appena fu calda entrò con lui premendolo contro la parete scivolosa e lo baciò.
Per Alessio l’intenzione di porre fine a quella strana e forse un po’ malata relazione era lontana anni luce.
Era perversa, forse, ma estremamente bella ed eccitante.
Essere suo, essere posseduto da lui sempre come e quando voleva, fargli fare tutto quello che lui desiderava senza freni, lasciarsi trasportare dalla sua rudezza, dalla cattiveria di certi momenti e poi farsi travolgere da quell’inattesa delicatezza.
Alla fine di tutti i ruoli, l’età, i doveri andavano in un cantuccio oscuro e dimenticato, esistevano poi solo loro due, un uomo ed un ragazzo relativamente adulti, relativamente giovani, senza ruoli, senza posizioni, senza doveri od obblighi. Fuori dalla società, fuori dal mondo, che facevano quello che volevano, come lo volevano, quando lo volevano.
“Finchè non ne avrò abbastanza, finché a lui servirà, finché non prenderà in mano la sua vita diventando quell’uomo che so deve diventare.”
Una guida, un iniziatore, un mentore.
Sinisa era molto lucido dell’analizzare la situazione fra loro, per Alessio tale lucidità era ancora un tabù, ma ora come ora si fidava talmente di lui che nulla contava.


Ormai la palestra mattutina era diventato un appuntamento fisso per Alessio e Sinisa.
si trovavano lì tutte le giornate utili, ovvero non quelle di riposo e non quelle prima della partita, dove il programma era diverso.
Naturalmente anche il giorno della partita saltava.
A volte c’erano due partite a settimana, quindi c’erano poche giornate da palestra privata, per così chiamarla, altre invece c’era solo una ed allora c’era più tempo gestibile.
Non era comunque un grosso problema perché la sera prima della partita la squadra si fermava a Milanello e pernottava lì, se si giocava in casa. Al contrario se c’era la trasferta nel pomeriggio tardi, generalmente, si effettuava il viaggio, si cenava nell’albergo ospite e poi si pernottava là. Quindi in ogni caso di tempo da passare insieme ce n’era.
Non si poteva dire che Sinisa lo stancasse, sapeva quando e come fare sesso con lui, pensava principalmente al calcio, di conseguenza preferiva un sesso più soft la sera prima della partita, mentre qualcosa di follemente selvaggio nelle mattinate normali.
Alessio era ben lieto di scoprire il favoloso mondo del sesso maschile, specie perché Sinisa oltre che perverso e fantasioso, era obiettivamente molto bravo. Ci sapeva fare ed aveva ragione a dire che la pratica era tutto per arrivare ad un piacere sempre più intenso e perfetto.
Le settimane volarono fino alla pausa natalizia, volarono con Alessio completamente assoggettato da un Sinisa che aveva il totale controllo di lui e della situazione, come era normale per lui. Pensare di concludere quella splendida ‘cosa’, per il giovane era pura, semplice utopia.