13. ULTIMO DELL’ANNO
Arrivò il 31 Dicembre, i ragazzi
non avevano più il permesso di andare a festeggiare capodanno con amici
e famiglia, nonostante fosse una scelta crudele. In realtà dipendeva
dall’allenatore, ma ormai si tendeva ad impedirlo perché c’era sempre
il rischio, specie con certi elementi, che alzassero il gomito.
Tuttavia, seppure del tutto controllato, c’era sempre una piccola festa con la squadra, niente di esagerato.
Una cena particolarmente buona,
giochi stupidi e risate per tutta la serata e poi, verso mezzanotte, un
brindisi con un bicchiere di ottimo spumante.
Erano nell’intervallo fra la cena
ed il brindisi, tutti riuniti insieme nella sala relax a ridere e
scherzare, alcuni facevano tornei di carte facendo un gran chiasso,
altri stavano a parlare più moderatamente in un angolo, qualcun altro
faceva tornei a quiz duello in gruppo.
Sinisa, tornato dal bagno, si fermò a guardare la scena e sorrise soddisfatto.
L’idea di questa specie di festa, l’attesa della mezzanotte insieme, era stata sua.
Stava cercando di renderli un gruppo unito e non era facile perché uno dei problemi iniziali era la totale disgregazione.
Si voltò verso il gruppo di Quiz
Duello dove un’ovazione si levò perché una delle due squadre stava
vincendo sull’altra, poco dopo vide piombargli Alessio col telefono,
gli si appese al braccio ridendo e gli chiese la risposta ad una
domanda sportiva che riguardava il periodo in cui aveva giocato, una di
quelle domande terribili.
- Dimmi la risposta! - Dal gruppo
della sfida si levarono due cori, uno di rimprovero ‘non vale chiedere
a lui!’ ed uno a favore ‘e chi l’ha detto che non è valido?’
Così Sinisa lesse automaticamente
la domanda e rispose cliccando sulla risposta giusta che ovviamente
sapeva, poi gli diede uno scappellotto sulla nuca.
- Alessio, queste cose le devi sapere! -
Così gli venne un’idea malata per aiutare la formazione del gruppo e al contempo testare le loro conoscenze calcistiche.
Un gioco a quiz su nozioni calcistiche e tecniche.
Vedendo che grazie a quella
risposta la squadra di Alessio aveva vinto, lo abbracciò istintivamente
tutto felice per poi tornare dai suoi compagni di gioco che esultarono
come dei bambini.
Così Sinisa ridacchiò e scosse il
capo, infine si avvicinò a loro, andò nel mezzo delle loro fazioni e
requisì i cellulari dei due che stavano giocando, poi quando la loro
attenzione fu rivolta a lui, cominciò tutto sadicamente felice.
- Ok, adesso testerò la vostra conoscenza! -
Non ci voleva un genio per capire
che questa sarebbe stata una cosa che si sarebbe ritorta contro e
nonostante Riccardo ed un paio di altri fossero preoccupati, i più,
anche di quelli sparsi in giro per la sala, si interruppero ed
arrivarono lì da loro tutti contenti, felici d’avere un gioco con lui
da fare.
In campo ne proponeva spesso ed erano sempre divertenti. Un gioco a quiz era ancora meglio.
- Disponetevi tutti in due squadre. Devono essere uguali. -
Così i ragazzi si divisero da una parte e dall’altra, pigiandosi divertiti uno sull’altro.
- Dovete consultarvi, per cui
state più vicini possibili. Io faccio delle domande e voi dovete
rispondere. Il più veloce che dà la risposta giusta, vince un punto. Si
va per alzata di mano. Se non la sapete vi consultate, se la sapete
alzate la mano subito. La squadra che perde subirà una punizione
domani! -
- Ovviamente, mica era gratis la cosa… - Commentò M’Baye il quale non aveva la minima paura di Sinisa.
- Con lui niente è gratis, dovresti saperlo! - Rispose Ignazio, mentre per lo più ridevano.
- Fa nulla, tanto vinciamo noi! - Gracchiò Carlos che era piuttosto carico visto che si trattava di gareggiare.
Sinisa era felice dell’atmosfera che si era creata.
Kevin e M’Baye appiccicati ad un
ridente Carlos, il triangolo Luca, Andrea B e Juraj a sua volta
attaccati nella squadra opposta.
Alessio era quello più vicino a lui, proprio a portata di mano. Come se più che il gruppo avesse scelto la posizione.
- Le risposte che dovete dare sono in base alle mie lezioni o a quello che in quanto calciatori siete obbligati a sapere. -
Quando Sinisa spiegò ‘mie lezioni’, qualcuno si preoccupò in effetti.
- Cominciamo con una domanda
facile. - Cominciò il mister nella cui mente c’erano tanti di quei
tranelli da mettere in difficoltà chiunque. - Quando hai a disposizione
una palla facile in area, come ti devi comportare? -
Carlos rise e fu il più veloce
capendo che era una frecciatina rivolta a lui e alzando la mano
velocissimo, rispose divertito con gran faccia tosta:
- Con la rabona! -
Sinisa scavalcò Alessio
calpestandolo per dare uno scappellotto sulla nuca al colombiano che
rise rumorosamente, imitato da tutti quanti. Carlos aveva osato fare
una rabona durante una partita che poi non era andata a buon fine,
Sinisa l’aveva tirata avanti per un bel po’ dicendo che non si fanno
rabone se non si segna. Carlos non se l’era presa, aveva annuito e
basta. Poi nella seconda parte del campionato, dopo la pausa, l’avrebbe
semplicemente rifatta, ma questa volta segnando. Sarebbe andato dal
mister, a fine partita, e ridendo gli avrebbe chiesto cosa ne penava
del goal. Lui gli avrebbe dato un calcio prima ed un abbraccio poi.
Perché a Carlos si permetteva un po’ tutto, un po’ perché era un raggio
di sole, un po’ perché ricompensava con i goal.
- Sbagliato! Chi me la dice giusta degli altri? - Perchè in quel caso sarebbe stato punto nullo.
Fu così che il diligente Jack rispose a nome degli altri:
- Il tiro più sicuro e facile,
senza colpi complicati che rischiano di finire fuori o male.
Possibilmente appoggiandola di interno. - Sinisa sorrise annuendo
compiaciuto.
- Bene un punto per voi! - Poi
fissò male Carlos. - Tu finirai male al di là di come va a finire il
gioco! - Carlos però rise ancora, sapendo che scherzava. O sperandolo
nella sua beata incoscienza.
Kevin si sbrigò a dirgli una cosa all’orecchio per farlo ridere ancora di più.
Alessio si raddrizzò dopo essere
stato investito da Sinisa e scaraventato a terra, ma si beccò una
carezza del suddetto mister e questo lo fece sorridere di nuovo.
- Ok, prossima domanda. Anche questa è facile. La regola della difesa. -
Alessio invece di alzare solo la
mano, si appese al braccio che era praticamente sulla sua testa e lo
strattonò con un esuberanza che non gli si era praticamente mai vista e
che ovviamente a Sinisa piacque.
- Mi pare che Alessio la voglia dire. - Rispose ridendo.
- Si attacca in sei e si difende
in 11! - Era una delle regole fondamentali della difesa di Sinisa, lui
ormai la sapeva alla perfezione e orgoglioso che il suo gioiellino
difensivo, scoperto da lui fra l’altro, lo sapesse, gli diede un’altra
carezza.
- 1 a 1! -
- Un momento! Ci sono molte
regole difensive! Come si fa a capire a quale ti riferisci? - Sorse su
Ignazio il re dei polemici. Sinisa si girò con un sopracciglio alzato
ed Alessio rispose ancora una volta al suo posto:
- Ha detto che le risposte devono
essere in base alle sue lezioni… è una delle cose che ripete spesso… -
E poi lui che era difensore era tenuto a conoscerla in modo
particolare. Ma forse la sapeva bene perché a dirla era il suo
allenatore preferito.
Sinisa lo indicò con aria compiaciuta.
- Sì senti tu, non è che se fai
il suo avvocato poi non ti punisce! - Ignazio quando competeva era
cattivo da morire, ma Alessio rispose senza farsi mettere sotto:
- Beh, siamo pari, eh? -
- Ma perderete comunque! - Sinisa
rise e con lui i membri della squadra di Ignazio che gli diedero il
cinque complimentandosi per la sparata.
La squadra opposta dove c’era il trio Carlos, M’Baye e Kevin, oltre che Alessio ed altri, fischiò loro contro.
- Adesso cominciamo con quelle
difficili. - Qualcuno applaudì entusiasta, qualcun altro pregò. - Cosa
significa attacco rinoceronte! -
Silenzio.
Sguardo al mister, sguardo fra compagni di squadre, arie perse.
Alla fine Jack alzò la mano e tentò:
- Beh, il rinoceronte è un
animale che carica, quindi si intende un periodo, tendenzialmente nel
finale o subito dopo aver ricevuto un goal, dove si attacca quasi in
massa, a testa bassa, con molto pressing e soprattutto forza fisica…
tipo un attacco di sfondamento… -
Gli altri lo guardarono stupiti,
mentre si chiedevano come lo sapesse. Sinisa lo fissò serio per un po’,
poi piegò le labbra con segno d’ammirazione.
- Non esiste, volevo vedere se
siete in grado di essere creativi! - Con questo una risata generica
scoppiò. - Però ti dò il punto perché sei stato geniale e creativo come
volevo! Ottimo! Useremo l’attacco rinoceronte come ha detto lui! - E
Jack fu sommerso di abbracci e manate.
Il resto delle domande furono un
miscuglio fra serie ed effettive ed inventate, dove le risposte
dovevano essere totalmente improvvisate. andarono avanti un bel po’,
poi arrivati a venti minuti dalla mezzanotte, decisero di
interrompersi.
La vittoria venne assegnata alla
squadra di Jack il quale risultò il più creativo e pronto, mentre Kevin
e M’Baye in particolare furono i maggiori responsabili delle risposte
più demenziali che avevano comunque finito per far piangere dal ridere
il loro raggio di sole, Carlos.
- Voi domani sarete puniti nel
peggiore dei modi! - E dicendolo prese per il coppino Alessio che stava
ridendo seppure preoccupato. Strinse le dita intorno al suo collo,
sotto la nuca, per poi allentare mentre gli altri intorno si alzavano
lamentandosi, ridendo e commentando certe strategie inventate ed altre
sbagliate.
La presa divenne una carezza
sensuale fugace fra i capelli e Alessio rimase lì fermo ancora un po’ a
sorridere rivolto agli altri.
- E come promesso, un bicchiere di spumante per festeggiare il nuovo anno. -
- Solo uno? - Chiese M’Baye con
faccia tosta. Sinisa lasciò la nuca di Alessio per dare l’ennesimo
scappellotto al giovane che rideva.
I bicchieri furono distribuiti e
nei minuti d’attesa alla mezzanotte, Sinisa fu invitato a fare un
discorso da mister, così decise di accontentarli.
L’atmosfera era bella ed il suo obiettivo principale di renderli una squadra unita si stava piano piano avverando.
Un po’ per i vari garbugli, un po’ perché fra cene e giochi l’obiettivo si stava raggiungendo.
- Siamo a metà percorso, possiamo
dire. - Disse allora attirando l’attenzione di tutti, i bicchieri in
mano, le piccole bollicine si alzavano dai liquidi dorati. - L’inizio
del cammino è stato difficile e non abbiamo interrotto serenamente il
campionato, non dirò mai bugie per farvi sorridere, lo sapete. Siamo
arrivati qua, dopo la pausa, con una serie di note negative e dei punti
persi in malo modo. Sono piuttosto sicuro che altri ne perderemo, nel
peggiore dei modi, perché il punto in cui siamo non è quello dove
voglio portarvi, ma vi ci porterò. E per la fine della stagione saremo
di nuovo qua a salutarci ed il mio discorso sarà diverso. Però voglio
dire che, nella mia esperienza calcistica, ho imparato che due cose
sono davvero essenziali per un successo a calcio. Il primo è il
crederci. Credere in noi stessi, nelle proprie capacità, di potercela
fare, di avere talento, anche se non va bene sopravvalutarsi. -
Frecciata a M’Baye che ridacchiò. - Il secondo è essere un gruppo,
essere una squadra di amici e non dei giocatori che fanno calcio e
basta. Essere uniti migliora il gioco, è una specie di magia. Siate
amici e crediate in voi stessi e per la fine della stagione vedrete
quanto saranno cambiate le cose. - Poi sorrise, alzò i bicchieri,
guardò l’ora e con gli altri che l’alzavano in attesa del conto finale,
cominciò dal 10.
- 3… 2… 1… Auguri! - Fu un coro
tutto uguale e decisamente unito, allegro e sereno, nonostante di
lavoro da fare ce ne fosse ancora.
Era bello essere così vicino al
loro allenatore, Cristian e Ignazio si guardarono complici, ricordando
che l’ultimo allenatore con cui si erano stati così insieme a giocare e
ridere, era stato Carletto. Loro due lo potevano sapere e lo
ricordarono con uno sguardo felice.
Scattarono auguri, tintinnii,
baci e abbracci. Un groviglio di persone che si intrecciavano
attaccandosi una all’altra divertiti, ridendo e bevendo quel bicchiere
concesso.
Kevin e M’Baye che si
contendevano un felicissimo Carlos, Andrea B e Juraj che facevano
altrettanto con Luca, Jack ed Andrea P nel loro personale mondo pieno
di cuoricini.
E poi Alessio che si concedeva un
abbraccio con il mister, come qualcun altro aveva fatto prima di lui.
Con un dettaglio extra che agli altri non era saltato in mente di fare.
Un piccolo bacio sul collo, dove le labbra erano appoggiate brevemente nell’abbraccio.
Sinisa gli diede un buffetto sul
sedere come ogni tanto faceva, poi si separarono e se lo tenne sotto
braccio per un po’, mentre Alessio si convince che andava bene così,
che non gli serviva farsi del male in rifiuti ormai sicuri e che
Alessandro doveva essere un passato platonico mai consumato.
“Non importa se abbiamo 20 anni
di differenza e non importa che sia il mio allenatore. Io con lui sto
bene, ho quello che voglio. Il resto non conta.”
Forse convincersi che il ripiego
fosse il massimo desiderio era un piano che funzionava limitatamente
nel tempo, ma finché andava lui non avrebbe cambiato rotta.
Era meglio rimanere lì al sicuro che buttarsi nel vuoto.