16. ANCOR PIU’ BRUTALE
Alessio ci riprovò, ma andò male, così ci pensò meglio, mentre dormiva con lui accanto girato dall’altra parte.
Osservò nella penombra la sua schiena ampia, i tatuaggi che si intravedevano al buio.
Un personaggio, insomma.
“Gli sono piaciuto quando ho
tirato fuori le palle, quando mi sono deciso sul serio. Gli piace lo
scatto d’ira che ho, quando ce l’ho. Quando sono impertinente. Cose
così… forse invece che semplicemente provare discretamente, devo essere
più deciso, più sicuro.
Strinse le labbra e dipinse col dito fra le sue scapole.
“Dovrei sbatterlo con violenza contro il muro? Ma chi ha la forza?”
Sinisa si girò sentendo il
solletico nel sonno e gli spalmò il braccio sul fianco togliendogli il
fiato per il colpo non da poco.
Dopo aver ripreso possesso della respirazione, rimase a guardare il suo viso nel sonno.
Sembrava un angioletto, quasi, se non era per la ruchetta decisa fra le sopracciglia.
Corrucciato anche mentre dormiva.
“Non è sereno. Quando dorme chissà cosa sogna…”
Pensò istintivamente tornando col famoso dito sulla sua faccia a percorrere quella ruchetta turbata.
Sinisa gli mise una manata sulla
faccia brontolando nel dormiveglia, senza dire nulla di specifico.
Alessio rise e mise giù la mano accoccolandosi contro di lui.
“Ma poi perché dovrei dominarlo? Sto bene così come siamo.”
Concluse perdendo quella voglia di provarci che l’aveva accompagnato per due giorni.
Il mattino successivo il primo a svegliarsi fu Sinisa, prima della sveglia. Ormai l’aveva incorporata.
Aprì gli occhi e per prima cosa
guardò l’ora, poi spense la sveglia prima che suonasse. Infine si girò
a guardare Alessio che gli dormiva accoccolato contro il braccio, la
mano sulla spalla, ci respirava sopra.
Accennò ad un sorriso e poi ad un’espressione un po’ turbata.
“Spero che sappia che non ci sarà mai storia fra noi… queste sono scopate, sono esperimenti… “
Da un lato c’era il rischio che, essendo giovane, si prendesse emotivamente.
“E’ innamorato di quel suo amico, io non c’entro!”
Così dicendo, si sfilò silenzioso via e andò al bagno col cellulare in mano per scrivere a Dejan.
‘Mi manca il tuo culo!’
Il massimo del romanticismo di Sinisa Mihajlovic!
Poco dopo gli arrivò la risposta.
‘E a me il tuo cazzo!’
Poco dopo stavano facendo sesso virtuale.
Tornato in camera, Alessio era a
pancia in giù sul letto, tutto in diagonale. Il lenzuolo si era
attorcigliato sotto di lui ed il piumino era ai piedi. Sinisa lo guardò
con un sorrisino malizioso osservandogli la curva soda del suo sedere
latteo e senza rifletterci andò crudelmente di lato e gli diede uno di
quegli schiaffi che rimangono stampati sin nelle ossa.
L’urlo di Alessio si sentì in tutto il corridoio, per fortuna non fu chiaro il luogo di provenienza!
Dopo cinque minuti di urla e lamenti, Alessio concluse le imprecazioni con un:
- Ma perché sei così cattivo!? - Sinisa rise mentre si vestiva.
- Perché sì! - E punto.
Il giovane lo guardò corrucciato
dimenticando come quella notte avesse potuto pensare di rinunciare a
dominarlo perché stava bene così.
“Se lo merita invece!”
E così tornò al suo piano iniziale.
Piano che tentò di applicare quella notte, dopo una giornata passata a fargli il broncio.
Fortunatamente era in grado di contenersi, aveva il dono dell’auto controllo, così nessuno notò che era arrabbiato con lui.
Per tutto il giorno Sinisa non lo
cercò e non lo calcolò, poi la sera quando fece per andarsene a
dormire, Alessio lo seguì a ruota. Nel corridoio, da soli, il tecnico
scherzò con lui.
- Ah, adesso ti è passata? Perché pregusti qualcos’altro? - Alessio lo fissò con sguardo sottile ed incattivito.
- Sono venuto a reclamare le tue scuse, il culo mi fa ancora male! -
Sinisa rise sadico ed entrò in camera lasciando la porta aperta per fargli fare quello che voleva.
Alessio entrò e chiuse, poi rimase con le mani ai fianchi in piedi in attesa. Voleva sembrare risoluto.
- Se il tuo culo non può essere
utilizzato non ha senso che vieni qua! Dì un po’, poi… cosa racconti al
tuo compagno di camera? Che poi chi sarebbe? Ancora Juraj? -
Sinisa iniziò a spogliarsi disinvolto come niente fosse.
- Juraj, ma ormai non si fa più
domande. Pensa che stia con qualcun altro perché ce l’ho con lui per la
storia della punizione… - Sinisa sogghignò.
- Povero slovacco! - Quelli di una certa provenienza li chiamava per località.
Si tolse anche i pantaloni e
rimase in boxer e canottiera, intenzionato a non fare nulla per pura
provocazione. Lo guardò divertito.
- Beh che fai? Dormi qua o vai in camera tua? - Chiese come se non gliene fregasse.
“Ecco Alessio, impara come si fa gli stronzi dominatori!”
Si disse.
- Dormo qua solo se me lo chiedi!
- Sinisa capì che stava cercando di dominarlo ed aveva capito che
partiva tutto dall’atteggiamento. Lo trovava carino e sorrise.
- Per me puoi fare quello che
vuoi. Chiudi la porta se vai via. - Con questo si mise nel letto,
coprendosi e poco dopo sotto lo sguardo sbalordito di Alessio chiuse la
luce.
Rimase un attimo shoccato,
incredulo che davvero non lo prendesse sul serio. Si montò di ulteriore
rabbia perché lo ignorava e lo trattava male, così una volta che gli
occhi furono abituati al buio, prendendo spunto dalla sua solita
strafottenza, andò al letto, strattonò le coperte e gli si stese sopra,
da dietro, poiché lui era prono.
Gli prese i polsi e glieli alzò accanto alla testa, poi sul suo orecchio disse a denti stretti ed arrabbiato.
- Non puoi ignorarmi così! -
- Ah no? - Chiese provocatorio.
- No! - Rispose lui deciso tirandogli l’orecchio coi denti.
- Invece posso, lo sto facendo! -
E a quella risposta testarda, Alessio lasciò l’orecchio per scendere a
mordere la spalla, poi la scapola e poi ancora giù il fianco fino a
scendere sempre più giù coi denti, sul suo gluteo. Li prese e li aprì
proseguendo con la lingua nel mezzo e lì si occupò del tanto agognato
ingresso di Sinisa, il quale invece di dargli un calcio decise di
lasciarlo fare inarcandosi e sporgendo quella parte che pareva tanto
interessargli. Piegò la gamba di lato e per Alessio fu ancora più
facile usare la lingua prima e le dita poi.
Il piacere fu inatteso, in realtà la foga di Alessio stava dando buon frutto.
Quell’atto era tecnicamente piacevole, specie per un uomo, se fatto con decisione e fino in fondo era ancora meglio.
Non lo fermò vedendo fin dove si
sarebbe spinto e Alessio sentendolo sospirare di piacere alzò la testa
per vederlo. Aveva il volto premuto contro il cuscino e gli occhi
chiusi, si stava godendo il momento evidentemente apprezzato. Così
sorrise compiaciuto e uscì leccandosi la mano per passarsela
sull’erezione, non voleva perdere l’attimo, non voleva che la tigre si
svegliasse.
Si preparò da solo velocemente
usando la saliva nella propria mano, poi quando fu sufficientemente
duro e bagnato, gli si mise di nuovo sopra come prima, accostò la
propria erezione ai suoi glutei e lo guardò cercando di capire se se ne
sarebbe pentito.
Sinisa ghignò in attesa.
- E’ tutto qua? Ti sei già
esaurito? Ho avuto amanti più decisi, che son riusciti a scoparmi
meglio! - Per Sinisa non era un dramma fare il passivo ogni tanto,
anche se preferiva comandare.
Se l’altro era abbastanza adeguato a quel ruolo, anche se momentaneo, glielo lasciava.
Alessio capì che lo stava perdendo e non voleva, arrivato a quel punto.
Così senza esitare più entrò deciso con un colpo solo.
La sensazione che lo investì fu sconvolgente, completamente diverso dal prenderlo dentro.
Tutta un’altra cosa.
I brividi lo invasero immediati e
lo scollegarono dal mondo intero. Rimase solo lui e la sua erezione in
lui, stretta a quel modo, così ferocemente bello, caldo, elettrico.
Così dopo un attimo cominciò a
muoversi facendo perno con le ginocchia e dopo un paio di spinte sentì
il bisogno di una posizione migliore, così si ricordò di come si
metteva Sinisa e la replicò.
Si alzò di più ed una volta
dritto sulle ginocchia con Sinisa nella stessa posa, piegato davanti,
continuò a spingere in lui provando ancora più piacere in quel
controllo dove poteva affondare quanto e come voleva.
Anche per Sinisa fu più piacevole e si sorprese nel provare quella sensazione calda e forte insieme.
Cominciò a chiedere di più e più forte, caricando molto un Alessio che già lo era abbondantemente di suo.
Non poteva evitare, non poteva proprio smettere.
Aumentò, aumentò le spinte e la
forza e la foga e poco dopo gli venne dentro senza realizzare nemmeno
quando avesse iniziato, senza il minimo controllo.
Bello, diverso, unico.
“Lo voglio rifare!”
Alessio cominciò in quel momento
a capire la propria vocazione, il proprio ruolo. E capì anche che non
era con Sinisa che poteva avere quel ruolo, che era stata una prova, un
piacere, una parentesi, ma che sicuramente non si sarebbe ripetuto.
Poco dopo uscì da lui ancora ansimante e si lasciò crollare a pancia in giù, nell’altro lato del letto.
Sinisa lo guardò rimanendo su sulle mani e sulle ginocchia, insoddisfatto dal punto di vista dell’orgasmo.
- Sei venuto troppo presto! Si vede che non l’hai mai fatto così! -
Alessio aprì le braccia spalmandosi a pancia in giù.
- Soddisfati pure, sono a
disposizione! - Sinisa rise divertito e decise di accontentarlo, così
si spostò dietro di lui e mentre si masturbava leccandosi la mano, gli
guardò la natica colpita e notò le cinque dita di stamattina.
- Porca puttana, ti ho fatto
davvero male! - Alessio brontolò girando la testa e piegando la gamba
di lato per torcersi e guardarlo.
- Per cosa gridavo secondo te? - Così lui si piegò e iniziò dolcemente a leccare proprio dove c’erano i segni dello schiaffo.
Delicatamente scivolò fra i glutei ed entrò con la lingua, poi con un dito e, poco dopo, con l’erezione dura ed insoddisfatta.
Sinisa si riprese il ruolo che
preferiva senza essere violento, sentendosi vagamente in colpa per
avergli fatto effettivamente male.
“Beh, la concessione che gli ho
fatto non la faccio spesso…” Pensò fra sé e sé pensando che però era
stato bello e piuttosto bravo.
- Hai un futuro… - Commentò fra una spinta e l’altra.
- Cioè? - Chiese ansimante Alessio, tenendo le mani al lenzuolo.
- Scopi bene… la gestisci bene…
dovresti trovare la persona giusta… - Forse non fu delicato dirlo
mentre se lo prendeva, dopotutto. Alessio aggrottò la fronte capendo
cosa intendeva.
- Non sei tu? - E anche questo gli scappò fuori da proprio controllo.
Sinisa si zittì e si concentrò
sull’orgasmo che ebbe, poi uscì subito e lo girò bruscamente a pancia
in su, per guardarlo. Lui gli stava sopra, ma non lo schiacciava col
corpo, rimaneva su sulle ginocchia larghe e su un gomito, Alessio era
steso in mezzo.
- Hai capito che non stiamo
insieme, sì? Siamo delle belle scopate, ma io non sono e non sarò la
tua storia. Puoi averla con Alessandro o non fare mai un cazzo con lui
e l’avrai con qualcun altro. Ma non sono io. Noi scopiamo e basta. Io
ti aiuto a fare esperienza, a scoprire il tuo vero carattere, a
maturare… ma non è altro! - Fu maledettamente brutale e fu così che
Alessio, sotto shock, non controllò le lacrime. Sentendole uscire
sgusciò via da sotto di lui e veloce come un’anguilla si rivestì
uscendo silenzioso dalla camera.
Sinisa rimase sul letto a guardare la porta chiusa.
Aveva pensato potesse succedere, ma aveva sempre cercato di essere chiaro per evitare quella situazione.
Eppure eccoli proprio lì, dove aveva temuto.
“Io sono più facile di Alessandro o chiunque altro con cui deve ricominciare da capo, rischiare, esporsi… sono qua e basta.”
Era scontato, concluse.
Sospirò e si gettò nel letto a pancia in su.
“Domani dovrò vedere di lui!”
Decise di lasciargli tempo e
spazio, ma non troppo perché non voleva che si deprimesse troppo
proprio in quel momento, ormai il campionato stava per ricominciare e
lì ci sarebbe stata la risalita tassativa.