17. UNA CONFIDENZA SORPRENDENTEMENTE UTILE



Alessio tornò in camera propria che non era troppo tardi, Juraj era appena arrivato e si stava mettendo in versione da notte. Quando lo vide si stupì innanzitutto di vederlo, convinto d’aver perso il compagno di camera. Poi strabuzzando gli occhi notò che stava piangendo e a quel punto si preoccupò non poco.
- Oddio, ma piangi? - Cose strane per lui che non era abituato a vedere uomini piangere!
Alessio grugnì qualcosa e si chiuse in bagno per lavarsi il viso e piangere in santa pace.
Juraj fissò la porta perplesso senza capire cosa dovesse fare, poi ricordandosi quello che gli diceva sempre Luca, ovvero che nel dubbio non doveva fare nulla perché se agiva di testa sua era sempre un danno assicurato, decise di mettersi nel letto cincischiando un po’ col cellulare, principalmente perché doveva fare la pipì e non solo.
Rimase paziente a giocare col telefono, quando col mal di pancia sempre più insistente, decise di bussare.
“Insensibile o no, io devo entrare!”
- Alessio? - Chiamò cauto.
- Lasciami in pace! - Piagnucolò. Juraj fece una smorfia alzando gli occhi al cielo.
- Dai, per favore… -
- Non ho voglia di parlare, mi passerà. Lasciami solo un attimo! - E a quel punto Juraj non poté certo trattenersi.
- Ma puoi piangere quanto vuoi, solo che io devo fare la cacca! - A quel punto Alessio si decise ad aprire la porta con una faccia che era un misto fra l’offeso e lo stordito. Davvero aveva usato quell’approccio?
Juraj alzò le mani in segno di resa istantanea e Alessio a quel punto rise.
Doveva davvero fare la cacca!
Quando si precipitò, gli scappò anche un sorrisino.

Era steso nel letto sotto le coperte del proprio letto, quando Juraj uscì grattandosi la nuca dubbioso.
- Se vuoi è libero, però non te lo consiglio, credo potresti morire di puzza! - Il fatto che fosse serio e che non cercasse di sdrammatizzare per farlo ridere, era esilarante.
- Oh, non serve più grazie… sto meglio… - Juraj annuì per nulla intenzionato a farsi gli affari di Alessio o di chiunque altro, quindi si mise nel proprio letto e chiudendo la luce trafficò ancora un po’ col cellulare.
- Non vuoi sapere che ho? - chiese l’altro con il bisogno di parlarne.
Juraj alzò le spalle.
- Se non vuoi dirmelo è uguale. - Il che in realtà era ‘no per nulla’. Non era curioso.
- Beh ecco… ho una relazione che non si può dire… - Juraj lo guardò aggrottato e rispose con la sua tipica logica ed il suo accento slovacco.
- Allora non dirla. - Alessio sbuffò.
- Intendevo che deve rimanere segreta, non posso dirti chi è! - Juraj stava per dire ‘allora non dirmelo’, ma si immaginò Luca che lo sgridava perché era insensibile, così si zittì e Alessio continuò come se glielo avesse chiesto. - E’ difficile… è… - tossì. - un uomo sposato.  - Nella beata ingenuità di Juraj non poteva certo immaginare che fosse il mister, un uomo con forse più di venti anni di differenza. Per cui pensò a qualche compagno sposato che potesse sembrare gay, ma la sua fantasia fu bloccata dalle parole di Alessio che sembrava non sapersi più frenare. - E’ lì che vado tutte le notti. -
- Ah… pensavo fossi arrabbiato con me! - Ed era di nuovo sincero.
Alessio sorrise.
- Che scemo. - Juraj voleva rispondere male, ma si morse la lingua. - Comunque mi ha elegantemente detto che sono solo una scopata e basta. - Juraj tornò a guardarlo dubbioso.
- Dire che sei solo una scopata non è elegante! - Precisò col suo accento slovacco. Alessio rise per entrambe le cose, sia l’accento che per quello che aveva detto.
- Era ironia! - Cosa che per lui era sconosciuta.
- Oh. - Concluse ricordandosi che Luca lo prendeva sempre in giro per questo.
- Lo sapevo… me l’ha detto da subito che cos’era. Però io… non so, vivere questa cosa con lui che era bella… boh, me l’ha fatto dimenticare. E quando me l’ha ricordato brutalmente ci sono rimasto male. Sono scappato piangendo come un bambino! - Non era felice della figura che aveva fatto e Juraj si girò sul fianco per guardarlo meglio, cercando di capire come si consolasse qualcuno.
- Lui non ti ha fermato? - Alessio scosse il capo guardando in basso.
- Non so perché ti racconto tutto. Avevo bisogno di dirlo, immagino. - Juraj sospirò. Voleva saperlo anche lui perché glielo stava dicendo, in realtà, visto che non sapeva cosa dire.
- Cosa farai domani? -
- Devo parlargli… lavoriamo insieme, ci vediamo ogni giorno, dobbiamo collaborare… devo… devo fargli credere che ho avuto un raptus, non so… ma che sto bene e non importa. - Juraj fece l’espressione da ‘tutto risolto allora’, senza capire che era un enorme facciamo finta.
- Bene! -
Alessio sospirò non trovando gusto nel confidarsi con lui, utile come un calcio negli stinchi!
- Però non so se mi crederà… - Juraj non sapeva ancora cosa dire. Era così difficile avere conversazioni di quel tipo!
- Beh, domani vedi… in caso… in caso puoi essere sincero, no? - Alessio lo guardò stupito senza capire a cosa si riferisse. - Dì che ti stai prendendo e basta. Ma che ti passerà. Che ti dia tempo. Non si fa così? - Non che lui lo sapesse in realtà.
- Non voglio che creda che mi sto prendendo… e poi credo che sia anche un ripiego per la persona di cui sono davvero innamorato ma che non posso proprio avere. - Juraj a quel punto si era proprio perso e lo guardò torvo.
- Chi? - Alessio sospirò spazientito non trovando più giovamento da quella confidenza.
- Uno… che amo ma non posso avere e che non saprà mai di me. Così ho ripiegato su questa relazione e… - Anche se poi non era proprio vero perché sì, amava Alessandro da molto tempo, ma Sinisa non era nato come ripiego per dimenticarlo, era semplicemente arrivato ad aprirgli gli occhi, era diverso.
- Ma insomma, provi qualcosa o no per il nostro compagno? - Alessio lo guardò smarrito senza capire a chi si riferisse, poi capì che aveva pensato si trattasse di un compagno e pensò che fosse meglio così. Si strinse nelle spalle e ci pensò.
- Non… non lo so… - Juraj sospirò spazientito.
- Allora è inutile che parli con lui o con l’altro! Prima chiarisciti le idee! Poi parli e spieghi tutto. Se non sai cosa provi e cosa vuoi, cosa devi fare, scusa? Lascia così, rifletti e capisci e poi agisci! - Chiaro, semplice e ovvio.
Alessio lo guardò stupito di quanto, alla fine, avesse ragione. Dopotutto era stato utile a modo suo.
- Credo… credo che hai ragione. Parlare per dire cosa? Devo capire un po’ di cose, prima.  - Juraj annuì convinto.
- Secondo me sì, poi fa quel che vuoi! - Con questo si mise a pancia in giù e mise via il telefono per dormire. Alessio lo guardò ancora, stupito anche perché stava un pochino meglio.
- Grazie. - Juraj lo fissò di nuovo senza capire.
- Per cosa? - Per lui non aveva senso un grazie così a caso. Alessio rise. Aveva un suo perché quel ragazzo. Un modo di essere divertente senza volerlo.
- Niente… mi hai ascoltato, mi hai consigliato… - L’altro alzò le spalle.
- Ah… figurati! - Così si zittirono lasciando che il sonno li prendesse, molto prima per Juraj e molto dopo per Alessio, il quale ancora non sapeva come si sarebbe dovuto comportare con Sinisa.

Entrambi misero piede giù dal letto con quella di chiarire con l’altro.
Sinisa aveva paura che Alessio adesso giocasse male, Alessio aveva paura di non riuscire nemmeno a guardare il proprio mister.
Così invece di chiudersi ed evitare come avrebbe fatto prima, decise di prenderla di petto e affrontarlo subito, sicuramente lui avrebbe apprezzato.
E così fu, in effetti.
Sinisa aprì la porta della camera per andare da Alessio, ma si ritrovò la sua faccia davanti, occhi piccoli e rossi ed un’aria consumata. Stupito rimase un attimo a fissarlo.
- Stavo venendo da te! - Alessio fece un sorrisino di incoraggiamento a sé stesso mentre si sentiva morire… ma più che altro di imbarazzo.
- Con Juraj non sarebbe il caso. -
- Tanto non capisce un cazzo! - La sua risposta fu divertente e l’aiutò a ridere.
- Ha un problema con l’ironia, ma in realtà è abbastanza presente. -
Sinisa poco convinto replicò facendosi da parte:
- E’ l’abbastanza la chiave! - Alessio entrò sempre ridendo, conscio che dopotutto non era così terribile come aveva pensato. Questo forse significava che potevano avere anche un rapporto meno sentimentale.
Sinisa chiuse la porta e cominciò subito, andando al sodo.
- Mi dispiace che sei stato male, ma sono sempre stato chiaro. Quando ho capito come stava per te, ho dovuto ricordarti quello che c’è fra noi. - Alessio sospirò ed alzò le mani per fermarlo, con un certo sforzo proseguì.
- Lascia stare, io… lo so che cosa è per te. Solo che stavo bene, era facile, non sentivo la necessità di complicarmi l’esistenza con altri e… non so, ho dimenticato di proposto tutto. Però so che… che per te è solo una scopata… solo che io ora… devo chiarirmi le idee. - Silenzio, sospiro. Occhi su quelli di Sinisa, serio. - Vorrei prendermi del tempo per capire cosa voglio, cosa provo… -
Sinisa lo guardò circospetto cercando di non essere troppo brutale.
- Quindi niente scopate? - Alessio scoppiò a ridere lasciando andare la tensione.
“Forse questo era brutale… ma se ride va bene|”
- No. Per ora. Se capisco cosa provo, che non ci sono sentimenti nemmeno da parte mia, possiamo anche riprendere… così, per passatempo… finché non ho un motivo migliore per smettere… -
- Finchè non cominci una vera relazione, vuoi dire. - Sinisa era quasi la copia di Juraj, Alessio se ne rese conto in quel momento. Un po’ diverso ma fondamentalmente simile.
Annuì con un sorriso un po’ spento.
- Sì. -
- Bene, è importante che ti chiarisci le idee, che capisci cosa vuoi. E’ segno di maturazione. - Ed era quello che voleva per Alessio che rimase a guardarlo stanco per il mancato sonno. - Hai dormito poco, eh? - Disse poi prendendogli il viso fra le mani e guardandolo bene. Alessio sussultò a quel contatto ma non si mosse.
- Inevitabile. -
Sinisa rimase a guardarlo un istante, poi sorrise e gli baciò la tempia affettuoso.
- E’ stato bello stanotte. - Non che questo l’aiutasse a mantenere la propria idea di non fare nulla. La voglia di ripeterlo tornò prepotente, ma si controllò.
- Anche per me. - Rispose piano. Sinisa stava per baciarlo, ma si fermò e si ritrasse lasciandolo andare.
- Andiamo a fare colazione. - Disse poi. Alessio annuì e cercando di mascherare quella propria spossatezza, controllò che non ci fosse nessuno ed uscì velocemente, seguito da un Sinisa silenzioso.