20. UN RAPPORTO DIVERSO E SPECIALE
Quando Alessio tornò in campo
contro l’Alessandria e fece addirittura due goal, i primi con la maglia
del Milan, Sinisa ai microfoni, dopo la partita, si limitò a poche
parole in merito.
- Su Alessio non ho mai avuto dubbi. -
Questo era il regalo più bello da
parte di uno come lui. Alessio si tenne stretto quelle parole che da
lui significavano davvero molto, ma non poteva immaginare che sarebbe
andata ancora meglio.
Giocando a San Siro, la squadra fu riportata a Milanello dal pullman a recuperare le rispettive auto.
Una volta lì se ne andarono tutti
alla spicciolata e mentre tutti avevano fretta di tornare a casa,
Alessio si trovò a perdere volutamente tempo.
Nella mente le parole che aveva letto dopo, nella strada di ritorno.
‘Non ho mai avuto dubbi su di lui’.
Alessio voleva solo ringraziarlo, ma voleva farlo in privato e subito, senza aspettare il giorno dopo.
Solo un grazie.
Sinisa stava aspettando che tutti se ne andassero, salutandoli uno ad uno.
Poi Alessio scese e lui gli mise la mano sulla schiena accompagnandolo per un breve tratto.
- A domani. - Disse cercando dalle tasche le chiavi della macchina.
Alessio rallentò e lo affiancò, poi si girò verso di lui ed esitante, un po’ imbarazzato, disse:
- Grazie. - Sinisa si fermò guardandolo nel buio della notte.
- Per cosa? - Era così freddo che
il fiato si condensava e stava anche per mettersi a piovere di nuovo.
Intorno c’era puzza di terra bagnata.
Mani e guance pizzicavano per il freddo, i nasi subito rossi.
- Per le parole ai giornalisti. Che non hai mai avuto dubbi su di me. Sono state belle parole. - Sinisa sorrise.
- Te le meriti. E poi è vero. - I
toni si abbassarono automaticamente per entrambi, camminarono piano,
esitanti, verso le auto. Le uniche rimaste nel parcheggio. I rumori
ovattati dei passi di chi non aveva per nulla voglia di andare.
Come se percepissero che c’era qualcosa di diverso dal solito, quella sera.
Si fermarono, le auto non erano
messe vicine, per cui Sinisa arrivato per primo non avanzò più, ma non
fece per salire e andarsene. Giocò un po’ con le chiavi, stessa cosa
faceva Alessio. Nella mente una cosa precisa e poi quell’indecisione su
quanto fosse appropriato alla luce di tutto quello che era successo.
In realtà doveva essere Alessio a
decidere, perché se lo faceva era perché poteva gestire la cosa
consapevole che per Sinisa era solo un passatempo.
- Vai a casa? - Chiese infatti, vedendo che anche Alessio era fermo lì nonostante la sua auto fosse più avanti.
- Sì, una bella dormita è l’unica cosa a cui riesco a pensare ora! - Sinisa sorrise, poi malizioso disse:
- Solo una bella dormita? -
Alessio trattenne il fiato. Era lì, era nell’aria fredda che li
pungeva, in quella pioggerella che stava cominciando a cadere.
Alessio rise nervoso, imbarazzato, guardando giù, poi sospirò, si fermò ed alzò gli occhi sui suoi, seri.
- Non solo, in effetti. - Lo ammise.
- Sei da solo? - Domanda mirata. Il cuore iniziò ad andare veloce.
- Sì, un appartamento. I miei
sono rimasti a Roma, non mi hanno seguito nemmeno a Genova. Abbiamo
questo patto che non mi seguono nei miei spostamenti lavorativi… -
Cominciò a parlare a macchinetta dicendo cose superflue, tipiche di chi
non sapeva come comportarsi, ma voleva una cosa specifica.
Sinisa però aspettava l’invito, doveva essere lui a volerlo ed esserne sicuro.
- Fate bene. Non possono seguirti
sempre. E poi ora sei sufficientemente grande per cavartela da solo. -
Poi aggiunse con un ghigno divertito: - Chissà che disastro casa tua! -
Alessio rise calando un po’ la tensione.
- C’è qualcuno che viene a pulirla una volta a settimana! - Sinisa rise più forte.
- Ci potevo giurare! -
Risero ancora un po’, poi si
fermarono e alla fine Sinisa disse serio, come per concludere ed
andarsene. Chiaramente non era ancora sicuro.
- Comunque è vero quello che ho
detto, non ho mai avuto dubbi su di te, sapevo da subito che eri un
buon investimento e non mi avresti mai deluso. - E quando lui lo
diceva, era vero. Il cuore di Alessio tornò ad andare veloce, mentre
un’ondata di calore lo investì.
Così si decise. Poteva farlo. Non è che dovesse. Ma voleva. Poteva.
- Vuoi venire a vedere quanto
sono disordinato? - Chiese ridacchiando nervoso. Sinisa lo guardò
serio, consapevole di cosa significava.
- Sei sicuro? - Era ovvio cosa si
intendeva. Non era la prima volta che facevano sesso, ma mai a casa di
uno dei due e comunque era da tanto che non lo facevano. Ora sarebbe
stato diverso, avrebbe avuto un altro senso, un altro modo.
Quasi che fosse la prima volta.
Alessio alzò lo sguardo sul suo e lo resse sicuro.
- Sì. -
Sinisa sorrise soddisfatto di lui.
- Ti seguo con la macchina. - Alessio annuì e accennando un sorriso intimidito, andò all’auto.
Per il viaggio pensò a cosa
significava rifarlo ora. Sapeva di non esserne innamorato e di stare
molto bene con lui, c’era un certo coinvolgimento, ma era controllabile
e soprattutto non c’erano quel genere di sentimenti di mezzo.
Forse era un legame di fiducia vicendevole. O forse era qualcosa di più.
Però poteva gestirla.
“E comunque voglio farlo!”
Appena mise piede in casa sua, Sinisa scoppiò subito a ridere.
- Se fossi mio figlio ti avrei
preso a calci! Fortuna che sono solo il tuo allenatore! - Alessio lo
guardò indispettito girandosi.
- È la prima volta che ti poni come un padre! - Non gli piaceva quella visione, ma l’altro rise più forte schernendolo.
- Lo realizzi ora? Abbiamo una
certa differenza di età! - Sinisa si tolse la giacca e la cuffia,
lasciando tutto ad Alessio che l’appese per poi togliersi la propria e
indicargli di entrare.
- Non è mai stato un problema. O
un pensiero. - Sinisa avanzò nell’appartamento guardandolo un po’
distratto. Era grande e disordinato.
- Non lo è nemmeno ora. Lo è per
te? - Si fermarono in salotto, Alessio mani ai fianchi, indispettito,
Sinisa in tasca, rilassato. Si guardarono. - Non ci hai mai pensato che
potrei essere tuo padre? - Alessio ci pensò e rispose onesto,
sciogliendo le braccia e alzando le spalle.
- No. Onestamente quando sto con
te l’ultimo pensiero è la differenza fra noi. Sto… sto stranamente a
mio agio con te. Al punto che non ci sono ruoli, età o altro. È per
questo che mi sono perso fino a confondermi su quel che provavo. -
Sinisa voleva approfittarne, ma lo vedeva calmo e controllato, ora.
- Ed ora cosa provi? - Anche se ne avevano già parlato e lo sapeva, voleva solo esserne sicuro.
Alessio rispose guardandolo dritto negli occhi, serio e calmo.
- Sto bene con te, sono attratto,
so che è bello andare a letto con te e lo voglio. Ma non ci sono
sentimenti di mezzo. Fiducia, rispetto, ammirazione. Attrazione. -
Sinisa si avvicinò a lui e gli carezzò la guancia con il dorso delle dita piegate.
- Era quello che volevo che fosse
fra noi. Attrazione, stare bene insieme, scopare alla grande con
rispetto reciproco. Se ci riusciamo è la relazione perfetta. - Alessio
rise.
- Ma tu ami qualcuno sul serio? -
La domanda gli sorse spontanea, non ci aveva mai pensato. Sinisa
colpito che glielo chiedesse lo avvolse per la vita, l’avvicinò a sé ed
annuì.
- Certo che amo. - Alessio lo guardò sorpreso.
- Davvero? -
Sinisa rise mentre avvicinava le
labbra alle sue, lento e paziente, facendogli assaporare e pregustare
quel bacio che si erano dati solo circa una settimana prima e poi altre
svariate prima ancora.
- Sì. Ma sono assolutamente cazzi miei! - Alessio a quel punto l’avvolse con le braccia intorno al collo e rise.
- Hai uno strano modo di amare. -
Sinisa rise anche lui. Ormai le labbra erano praticamente unite.
- Lui è come me, per questo
funzioniamo. Nessuno potrebbe capirci, solo noi due. - Alessio era
curioso di sapere chi fosse l’uomo in grado di rubargli il cuore, ma
ormai gli interessava solo rubargli la bocca e poi il corpo.
Si baciarono piano, chiudendo gli occhi e assaporandosi calmi e dolcemente.
Un sapore piacevole si espanse
nelle loro bocche, mentre le lingue si legavano insieme ed il caldo e
la voglia aumentava velocemente.
Le mani si spostarono davanti a slacciargli i pantaloni, poi sulle labbra ancora umide e vogliose, mormorò roco:
- Mi mostri la camera? - Alessio
ridacchiò, gli prese la mano e lo trascinò in camera attraverso un
piccolo corridoio dove lasciarono le scarpe. Una volta dentro lo lasciò
e si aprì i primi bottoni della camicia sfilandosela poi da sopra la
testa, si voltò verso Sinisa che rimasto in camicia si stava allentando
la cravatta per togliersela. Alessio andò da lui, gliela prese di mano
e la tirò da un lato sfilandogliela al suo posto. Poi gli prese il
colletto della camicia, l’attirò a sé e mentre giocava con le sue
labbra, gliela slacciò. Finito di farlo, gliela fece scendere lungo le
braccia. A quel punto risalì su di esse e scese sul petto carezzandolo
attraverso la canottiera.
Rimasero vicini uno davanti all’altro ad osservarsi, le labbra vicine, come se aspettassero qualcosa.
Alla fine gli occhi maliziosi di
Alessio tornarono su quelli in attesa di Sinisa e questi decise che i
preliminare erano andati anche troppo per le lunghe.
Infatti senza aspettare più
oltre, gli prese la canottiera e gliela sfilò frettoloso, poi con un
gesto altrettanto brusco si abbassò portandosi dietro i pantaloni già
aperti e i boxer. In breve finì di spogliarlo e Alessio, senza fiato,
lo guardò leccandosi le labbra. Mentre lui, invece, andava a leccargli
un’altra cosa, fra le gambe.
Parte che reagì nel giro di subito.
Le mani sulla sua nuca, fra i
capelli corti, ad accompagnare i movimenti sempre più veloci, poi i
gemiti a riempire l’aria ed il bacino che spingeva nella sua bocca.
Sinisa lo sentì diventare grande
e duro contro il palato, così si separò, si alzò e lo spinse sul letto.
Finì di spogliarsi e gli salì sopra sfiorandogli le labbra, finendo poi
per infilare la lingua alla ricerca della sua. Alessio gliela succhiò
scivolando con le mani sul suo corpo forte e possente che lo ricopriva,
scaldandolo e strofinandosi su di lui, le erezioni una sull’altra che
si eccitavano a vicenda.
Il piacere per il modo in cui lo
facevano fu tale che Alessio smise di giocare con la sua lingua per
sospirare, così Sinisa scese sul mento a succhiarglielo, continuando
poi giù sul collo e risalendo sull’orecchio che glie tormentò. Dopo
aver assaggiato e stuzzicato, continuò sui capezzoli ed in breve Sinisa
fece suo in quel modo lento ed erotico ogni centimetro del suo corpo,
facendogli scoprire una certa differenza fra questo ed il sesso fatto
fino a quel momento.
Ma fu ancor più chiaro quando
Sinisa dopo averlo preparato, gli alzò le gambe ed entrò in lui
facendolo suo, per la prima volta, non da dietro ma da davanti,
guardandolo in viso.
Dopo un paio di spinte ed
essergli entrato completamente dentro, si abbandonò su di lui
premendoglisi sopra, gli sguardi incatenati, le labbra aperte che
ansimavano e si sfioravano.
Il piacere cominciò a salire e
Sinisa gli prese i polsi e gli alzò le braccia ai lati della testa, poi
tenendolo così fermò aumentò l’intensità dei colpi fino a che anche per
Alessio fu impossibile contenersi. Voleva sciogliersi e mettersi a
carponi e andargli incontro con i movimenti, indirizzarlo meglio, ma
quando Sinisa trovò il punto giusto il ragazzo cominciò a gemere più
forte chiedendogli di continuare lì, proprio lì, fino anche a pregarlo
senza chiedere nulla se non ‘ancora’.
Sinisa l’accontentò fino a che
non raggiunse l’orgasmo, poco dopo, vedendo lo sperma scivolare nel suo
stomaco e sporcare entrambi, si inarcò, si raddrizzò un po’ e poi venne
anche lui raggiungendo un culmine particolarmente sentito.
Turbato, rimase teso, poi con un
sospiro gli crollò addosso, uscendo e permettendogli di sciogliere le
gambe ancora alte e piegate. Sinisa gli si stese sopra e adagiò il
volto contro il suo collo pulsante e sudato, rimasero così in silenzio
per un po’.
Un tempo interminabile.
Poi Alessio, più sconvolto di Sinisa, gli chiese:
- Cosa provi per me? - Sinisa
aprì gli occhi mentre si stava per addormentare, Alessio continuò. -
Perché sembrava diverso dalle altre volte… -
L’altro in risposta si alzò da lui, si sedette e veloce recuperò gli slip ed il resto degli indumenti.
Alessio, capendo che non voleva parlarne, si alzò sul gomito e allungò la mano verso di lui per fermarlo.
- Ehi… ehi dai… anche se non vuoi
parlarne… beh, è stato strano… - Sinisa però non si fermò e non si fece
prendere da lui, così si alzò e finì di vestirsi limitandosi solo a
borbottare: - Era solo una scopata. Non lo facevamo da un po’, era a te
che sembrava diverso. -
Alessio però si tirò su a sedere del tutto, le gambe incrociate.
- Non capisco perché non vuoi mai
parlare di cose troppo serie o personali che riguardano i tuoi
sentimenti. - Non ottenne ancora nulla, ma Alessio aveva paura di aver
rotto completamente un rapporto già strano ed instabile. Capendo che
non voleva che se ne andasse senza dirgli nulla, lo chiamò
implorandolo. - Sinisa! - Lo fece per nome, per la prima volta, e
questo l’aiutò.
Sinisa in effetti si fermò sorpreso e colpito, si girò ormai vestito e pensieroso lo guardò.
Ci teneva a saperlo.
Si strinse nelle spalle.
- Non lo so, davvero. Non mi
faccio domande, mi prendo quello che voglio, faccio come voglio. Tutto
qua. E se mi chiedi cosa provo per te… non ti amo, amo solo una
persona. Ma posso provare affetto per molti, un affetto speciale. - Si
fermò ancora, piegò la testa di lato e lo guardò imbronciato, poi fece
un sorrisino. - Tu sei diverso, è vero. Fra gli affetti speciali. Ma
non ti amo. Spero che questo ti basti. E quando vuoi rifarlo, basta che
vieni da me. - Alessio sorrise soddisfatto, contento per la conquista,
una conquista decisamente sconvolgente, tutto sommato, ma dolce.
Molto più di quanto avesse potuto immaginare solo pochi mesi prima.
Alessio si protese verso di lui
piegando le gambe sotto di sé e si appoggiò con le mani in avanti, posa
molto sensuale e naturale. Allungò il collo verso di lui.
- Mi piace. Credo che sia lo
stesso per me. - A quel punto Sinisa si rilassò e si chinò verso di
lui, premette le labbra sulle sue e lo baciò approfondendo, rimanendo
su di lui per un istante in più.
Poi si separò.
- Buonanotte. - Mormorò tranquillo, dopo di questo se ne andò.
Alessio rimase a pensarci ancora
un po’, poi si stese, chiuse la luce e con un sorriso beato di chi
aveva risolto molto di quello che era la sua vita confusa, si
addormentò sapendo che aveva un rifugio importante in lui e che essere
speciale, ma non amato, era una posizione vantaggiosa sotto molti punti
di vista.