*Sinisa
continua a giocare con un Alessio confuso, che non sa come
destreggiarsi, ma che piano piano a calcio va meglio e nella squadra si
inserisce sempre di più, beccandosi così i complimenti del suo mister.
Per quanto la tirerà lunga? Quando la situazione si sbloccherà? Nel
frattempo, fra complimenti, carezze e giochi, si esplorano sempre più
altri mondi. Buona lettura. Baci Akane*
6. CURIOSITA’ SU ALTRI MONDI
- Devi sapere quando fare il retro passaggio e come e devi soprattutto
valutare chi hai davanti! Ci sono dei portieri che gestiscono bene le
palle fra i piedi, altri si incasinano e fanno cagate! Diego è bravo
con i retro passaggi, Gigio no! Fa cagare con la palla al piede! E’ un
suo limite, è giovane, può migliorare e lo farà, ma intanto no. Per cui
se ti salta in mente di dargli palla con attaccanti in pressing, ti
uccido! Perché lui non è in grado! - Sinisa stava tuonando in
particolare su Alessio, preso in parte durante l’intervallo. Questi
annuì un po’ intimidito e tirato.
- Perché lo dici solo a me? Non sono l’unico difensore che usa i retro
passaggi! - Sinisa per un momento credette d’aver capito male, lo
guardò un attimo smarrito poi compiaciuto del carattere dimostrato nel
fargli tale incauta domanda, lo ricompensò con una risposta onesta e
calma.
- Perché l’altro difensore oggi è Zapata! - Alessio fece un sorrisino
divertito scacciando quel senso di oppressione provato, quindi annuì e
Sinisa gli diede il solito colpetto sul culo indicandogli di andare in
spogliatoio con gli altri a riposare.
Quella mano sul culo ormai era diventata preziosa.
- Ben fatta! - Disse Sinisa carezzandogli la nuca sudata, Alessio lo
guardò con un sorriso realizzato. Aveva scongiurato il goal diverse
volte, stava ingranando meglio.
In parte si sentiva davvero più a suo agio in campo e lo doveva anche
al fatto che si sentiva in confidenza con sé stesso, sicuro di sé.
Nello spogliatoio seduto nella propria parte, mentre si spogliava
stanco ma contento, guardava il mister destreggiarsi fra tutti dando
pacche e complimenti e schiaffi e rimproveri di continuo. Era stata una
partita sorprendentemente buona e quando succedeva faceva così.
Del resto se andavano male non ci pensava due volte a gridar loro contro. A volte sembrava schizofrenico.
“Però se fa complimenti sai di meritarli.”
E con questo gli sorrise di nuovo mentre tornava a passargli davanti
carezzandogli la testa affettuoso. Il cuore come sempre in
accelerazione tutte le volte che lo toccava, quella volta in palestra
incisa nella memoria.
Ci aveva provato e poi non avevano più avuto occasione di stare insieme
da soli, però lo toccava spesso e volentieri. Ok, lo faceva anche con
gli altri, però quella mattina in palestra non l’aveva mica sognata!
“Comunque è merito suo se sto trovando coraggio e sicurezza in campo.
Ha questi modi di fare… fra le grida ed i rinforzi positivi che sai di
meritare se li fa, uno trova sé stesso.”
O poteva anche perdersi, alcuni esclusi dall’inizio della stagione
erano sempre più depressi per lo stesso motivo. Se non li considerava
significava che dovevano essere scarsi. Sinisa non aveva problemi ad
usare un giocatore valido, anche se sconosciuto e giovane e contro il
volere delle sfere alte della società. Per cui se non lo faceva
significava che non valevano nulla.
Alessio non poteva pensare anche per gli altri, stava risorgendo ed era felice così.
Non poteva certo dire di non aver mai avuto avvisaglie.
Dopotutto con Alessandro Florenzi aveva avuto un bellissimo rapporto, di quelli che più gli stavi addosso e più eri felice.
Purtroppo Alessio non era stato molto a Roma con Alessandro e proprio
nello sbocciare di quello strano sentimento, era andato alla Samp dove
aveva conquistato le grazie del criptico e strano Sinisa.
Adesso che era ancora con lui non aveva potuto fare a meno di subire il
suo fascino fino a rendersi conto delle proprie tendenze.
Ora era al livello di sperare di essere di nuovo solo con lui per vedere cosa succedeva.
Il giorno dopo la partita era libero, tornò al solito ritmo quello successivo.
Alessio e Sinisa si ritrovarono in palestra al centro sportivo di Milanello nell’orario mattutino.
Il giovane sorrise al settimo cielo nel vederlo, Sinisa lo salutò normale.
“Forse oggi riprenderemo quel discorso?”
Un po’ si era chiesto come mai la notte prima della partita, non avesse
fatto nulla. Di occasioni ce ne sarebbero potute essere, ma non aveva
fatto niente, nessun avvicinamento.
Un po’ ci era rimasto male, ma aveva pensato fosse semplicemente stato molto impegnato.
Ora era lì e il resto non contava.
Rimase un po’ deluso però nel constatare che si limitava a fare i
macchinari senza interagire molto con lui. Non che lo ignorasse, ma non
aveva chiari approcci. Non l’aiutò in nessun esercizio, sebbene lo
tenesse d’occhio per vedere che li facesse bene. Poi per il resto fece
le sue cose, senza fare i pesi e chiedere la sua assistenza.
“E’ strano, è come se avesse fatto marcia indietro. Forse si è pentito? Si è reso conto di cosa ha fatto e che non è il caso?”
Un po’ era deluso, ovviamente.
Alessio fece l’oretta di palestra spegnendosi via via sempre più, Sinisa concluse poco dopo e si unì a lui a fare la colazione.
- Come mai la fai qua da solo? - Chiese di punto in bianco riferendosi
alla colazione. Alessio sussultò alla domanda improvvisa. Alzò le
spalle.
- Dopo la palestra ho fame, so che qua c’è il ben di Dio… - Sinisa fece un sorrisino.
- Poi che fai? - Alessio stava avendo la tachicardia. Si stava
interessando a lui, alla sua vita, alle sue abitudini. O magari ci
stava provando con lui, voleva chiedergli di fare qualcosa dopo?
Dopo averlo ignorato?
- Di solito vado a casa o esco con gli amici che sono liberi al mattino. -
- Se vai a casa? - Alessio trovava anomalo questo interessamento del suo tempo libero.
- Mi godo la mia libertà… non so, io sono mattiniero, non dormo molto. Per cui dipende. Passatempi vari… -
I due finirono di mangiare insieme, poi Alessio si decise a ricambiare la domanda mentre mettevano tutto via.
- E tu? Perché vieni qua a quest’ora? Non l’hai mai fatto… e poi anche
tu fai colazione qua… - Sinisa lo guardò con un sorrisino ed alzò le
spalle.
- Sono mattiniero anche io, andavo a correre solitamente. Ma l’altro
giorno ho notato che fare palestra al mattino è meglio che la sera.
Così ti ho rubato l’idea. E visto che ci sono faccio colazione con te.
Ti dispiace? - Con questa allusione lo fece avvampare. Alessio scosse
la testa e uscì dalla mensa, diretto al guardaroba dell’ingresso.
- Sai, a volte confondi un po’ le idee su di te. - Alessio, con la giacca in mano, si fermò a metà con aria sorpresa.
- Cioè? - Aveva fatto palestra quasi in silenzio tutto il tempo, poi si
era messo a parlare di punto in bianco. Così. E diceva cose tanto
strane.
Sinisa si infilò la giacca.
- Cioè che a volte hai atteggiamenti o fai cose da persona sicura,
anche provocatoria forse. Altre poi ti chiudi a riccio. In certi
momenti sei proprio timido, ma non sempre e quindi una persona non sa
nemmeno cosa pensare di te. - Alessio era rimasto con la giacca a
mezz’aria senza infilarsela, stupito di questa uscita.
- Beh, ma io… non capisco… - Non sapeva se dovesse prenderla bene o male, in realtà.
Sinisa allora gli prese il braccio, gli tirò su la manica e scoprì uno
dei suoi tatuaggi, quello era il più recente ed il più grande.
- I tatuaggi, per esempio. Danno una certa personalità, una personalità
forte, decisa… mentre a volte, con me per esempio, sembri così timido
ed indeciso… - Alessio sgranò gli occhi, lo stava dicendo in modo
aperto e diretto. Come se niente fosse.
- Non è facile affrontare certe cose. In generale sono una persona
dalle idee chiare, abbastanza sicura. Però onestamente… non è facile
affrontare l’attrazione verso il proprio allenatore, specie se c’è una
certa differenza d’età e se lui è… beh, una personalità schiacciante!
Tu fai vacillare chiunque! Ho visto Nigel De Jong, quello con più
personalità in questa squadra, vacillare con te. Insomma, non è facile…
- Alessio poteva essere contento di sé, era vero quello che diceva e lo
pensava sul serio.
Sinisa si fermò un istante pensando che avesse ragione e che non poteva
accusarlo di essere timido con lui e sicuro di sé in altre circostanze.
Lui intimidiva chiunque. Davvero molto.
Guardò ancora il tatuaggio che scendeva sull’avambraccio, tenendogli il
polso in mano mentre con l’altra gli teneva sollevata la manica.
- E poi sono tatuaggi particolari, no? Hanno un certo stile retrò. Come mai hai scelto questi? - Alessio alzò le spalle.
- Sono tutti tratti dai miei film preferiti. -
- Sono film vecchi! - Sinisa non aveva peli sulla lingua, ma Alessio
non capiva perché ignorava tutto quello che gli aveva detto con fatica,
esponendosi di nuovo. Forse voleva che facesse di più o forse non
voleva che tirasse più fuori quell’argomento. Ma a volte sembrava come
se lo spingesse, come se volesse a tutti i costi. Per poi cosa?
- Sono i miei preferiti. -
- E perché tatuarteli? -
- I tatuaggi aiutano quelli che tendono un po’ all’insicurezza. Danno
tono. Ho iniziato appena ho potuto. Ti sembra di avere più personalità
e questo, automaticamente, te la dà sul serio. E’ un gioco mentale. -
Sinisa sorrise soddisfatto della risposta e del motivo per cui lo
faceva. Per aiutarsi ad avere carattere. Così gli carezzò la guancia
con due dita, pizzicandogliela lievemente.
- Si vede che ce l’hai. L’altro giorno non volevo dire che non ce
l’avevi, volevo solo spingerti a continuare a tirarla fuori. Non devi
farti intimidire da quello che ti blocca. - Alessio si sentì di nuovo
al settimo cielo per il complimento e per il contatto, sorrise ebete e
poi si perse nel suo sguardo sicuro e magnetico, quanto era bello il
suo sorriso, così aperto e luminoso? Sembrava un orco eppure era capace
di un sorriso tanto bello da far girare la testa.
“Forse vuole che superi i blocchi con lui visto che sono praticamente gli unici che ho…”
Stava per decidersi, quando Sinisa lo lasciò e lo salutò dandogli appuntamento al pomeriggio per gli allenamenti.
Alessio ci rimase male, ma poi si rese conto che non erano molto
distanti dal custode e che non era una grande idea flirtare davanti a
lui.
Riscuotendosi si vestì, salutò il custode in questione e se ne andò a
casa a riflettere su cosa il mister si aspettava e voleva facesse.
A volte era così difficile avere a che fare con lui. Altre invece sorprendentemente facile.
Sinisa tirò dalla distanza e la palla si insaccò in rete. Gli applausi
e le ovazioni si levarono. Così Sinisa ne fece un’altro da più lontano,
sempre col medesimo risultato.
Ridendo tirò il terzo pallone a Jack, il quale preso in causa venne sfidato a tirare come lui ed anzi a fare meglio.
- Ma Mister, non sarebbe una sfida ad armi pari! - Disse lui
scherzando, intendendo che la differenza d’età ed il fatto che
praticasse ancora, a differenza dell’altro, pesasse. Ovviamente
giocava, sapeva bene che le doti di Sinisa erano notevoli a qualunque
età, anche se non faceva più il calciatore.
- Dai Jack, non sottovalutarti così! Provaci, fammi vedere dove arrivi!
- Carlos rise un sacco applaudendo il mister. - Zitto tu che se mi fai
altre rabone in campo ti uccido! - Lo ammonì sempre scherzosamente il
mister. Carlos continuò a ridere.
Jack così si alzò dalla pausa concessa e si mise a tirare con lui. La prima non andò in rete, Sinisa ne tirò un altro.
- Guarda che devi fare così! - Jack ridendo ci riprovò impegnandosi di
più ed il secondo andò dentro. Sinisa a quel punto gli lanciò la sfida
dei 5 tiri.
Alessio si mise a ridere.
- L’ha fatto anche alla Samp. Purtroppo non ha detto che se non li
facevi tutti 5 su 5, poi ricevevi una punizione indimenticabile! -
Appena parlò, Jack si mise seduto e disse spaventato, ma ridendo, che
non accettava la sfida.
- Niente sfida, niente punizione! -
Sinisa così guardò male Alessio.
- Per te no, ma forse qualcuno che ora parla troppo ne necessita! -
Alessio rise luminoso e divertito, alzando le mani in segno di resa,
fingendosi innocente:
- Io non ho detto nulla! -
- Come no, l’abbiamo sentito tutti! - Fecero in coro i compagni bastardi!
- La prossima volta non vi aiuto! - Replicò piccato Alessio mentre Sinisa lo indicava col dito di alzarsi e seguirlo.
- Avanti, vieni! -
- Ma dai… si stava giocando! - Cercò di difendersi mentre gli altri ridevano.
- Sì, sì… anche io! - Alessio arrossì pensando, nonostante tutto, alle
volte in cui aveva ‘giocato’ con lui, così si alzò e lo seguì nel
magazzino dove, col cuore in gola, rimase fermo imbarazzato.
- La prossima volta che sputtani i miei segreti, faccio in modo che non
ti siedi più! - Ma nel dirlo ebbe quel luccichio negli occhi che era un
misto fra l’allusivo ed il malefico. Alessio inghiottì a vuoto e non si
mosse, annuì e basta.
- Te la sei presa davvero? - Chiese intimidito. Sinisa rimase in attesa con le mani ai fianchi.
- No. E’ solo che devono credere che ti sto ammazzando! - Alessio così
scoppiò a ridere rumorosamente, senza controllarsi. A quello Sinisa lo
prese e gli tappò la bocca tenendogli una mano sulla nuca e
l’altra sulla bocca.
- Cazzo ti ridi, se ti sentono ridere capiscono! - Alessio stava per
soffocare, non riusciva a smettere di ridere e Sinisa allentò la presa
rimanendo con le mani lì su di lui. Lentamente ad Alessio si spense la
risata e rimase solo un sorriso vago, stranito. Lo fissò incapace di
togliergli gli occhi dai suoi, così vicini. C’era un che di intimo in
quella situazione ilare. Ed ora anche erotico.
Inghiottì a vuoto e sperò solo che lo baciasse, Alessio lo sperò ardentemente.
Tuttavia Sinisa, con un sorrisino malefico, lo lasciò e si limitò a
mettergli una mano sul fianco, mano che scivolò dietro, sul sedere.
- Ecco, questa espressione sconvolta è perfetta! - Con questo, uscì dal
magazzino lasciandolo lì a boccheggiare per un momento. Così non
sarebbe sopravvissuto. No per nulla!