7. VUOI QUALCOSA? PRENDILO!
Alessio si alzò in piedi e si stiracchiò, ultimamente aveva sempre il broncio.
Guardò i compagni intorno, sparsi per la sala comune, poi sbuffando lievemente decise di andare a dormire.
- Io vado a letto. - Disse nonostante fosse abbastanza presto.
Certo non potevano fare
tardi, altrimenti il senso del ritiro pre partita era inutile, però
avevano proprio mangiato da poco e invece di stare insieme agli altri a
fare un po’ di stupidaggini, Alessio preferiva andare a dormire.
Sinisa lo guardò corrucciato.
Era da un po’ di giorni che
era così, invece che aprirsi si isolava. Voleva che si amalgamasse di
più, possibile che non ci fosse uno con cui volesse o potesse legare?
Erano ragazzi di ogni tipo,
da quello allegro ed espansivo e molto scemo a quello normale e
tranquillo ma pacifico. C’erano anche quelli un po’ malefici o
stronzetti, per tutti i gusti insomma.
Non poteva legare con nessuno?
Alessio prima di sparire
oltre il corridoio, lanciò uno sguardo al mister che era lì in
compagnia con altri, ma col tablet in mano. Un po’ faceva cose sue, un
po’ partecipava a conversazioni con Riccardo, Nigel, Ignazio ed i più
adulti della squadra.
Sinisa si accorse dello sguardo e si aggrottò. Sembrava facesse capricci.
Aveva voluto mollare un po’
per vedere se da solo e senza stimoli tentava di prendersi quello che
desiderava, ma sembrava si stesse più rassegnando a rinunciare.
“Capisco che passare dalla
convinzione di essere etero alla consapevolezza di avere tendenze non è
facile, ma non lo facevo così rinunciatario. Dopotutto gli ho fatto
capire che se vuole ci sto.”
Sinisa voleva che fosse Alessio a provarci e a fare i passi, così imparava ad esprimersi ulteriormente.
Aveva dato un’occhiata
all’Alessio della Roma, per capire se avesse mai avuto legami. Alla
Samp non aveva avuto nulla di speciale, si era un po’ isolato. Non che
non andasse d’accordo, però non era in un gruppo specifico, cosa che
stava succedendo anche qua. Però a volte aveva scatti di personalità,
anche in campo per esempio. O lo stile tipicamente giovanile, la musica
moderna, i tatuaggi. Eppure sembrava così chiuso.
Vedendo l’Alessio della
Roma, aveva visto che in realtà almeno un rapporto l’aveva avuto. Con
Alessandro Florenzi, Alessio era tutto un altro ragazzo. Sicuro,
espansivo, deciso e molto rilassato e spiritoso.
“Penso che gli piacesse
lui, ma non ha mai avuto il coraggio di vedersi con la giusta ottica.
Ora subisce il mio fascino, ma sarei un ripiego. Però se posso aiutarlo
a cominciare quella che è la sua vera strada, non mi sembra una brutta
idea. Un giorno potrà essere felice e quindi un bravo calciatore,
mentre se continua a nascondere la testa sotto la sabbia non arriverà
da nessuna parte e si bloccherà anche a calcio!”
Così Sinisa sbuffò e si alzò andando a sua volta verso i dormitori, dicendo un generico ‘buonanotte’ e ‘non fate troppo tardi’.
Non si creò molti problemi
a bussare nella sua porta e a piombargli in camera. Quando Alessio lo
vide, per poco non gli venne un colpo.
Lo fissò stralunato coi pantaloni della tuta ed una maglietta poiché aveva iniziato a spogliarsi e mettersi per la notte.
- Posso? - Alessio sussultò
e si morse il labbro, ma si fece da parte. Il cuore iniziò a battergli
fortissimo ed il calore ad aumentare vertiginosamente. Improvvisamente
non respirava bene.
- Cosa… cosa posso fare? -
Sinisa decise di essere molto diretto. Così senza giri di parole e
strategie, con le braccia conserte e sguardo accusatore e torvo,
sbottò:
- Perché getti la spugna? - Alessio boccheggiò completamente nel panico, era facile da capire, ma lì il cervello non funzionava.
- Cioè? -
- Cioè hai carattere e lo
tiri fuori quando ti va, perché non lo fai sempre? Non leghi molto, il
minimo indispensabile. E hai avuto il coraggio di dichiararti per poi
ritirarti. Ti ho detto di lottare per le cose che vuoi! Ti stai
deprimendo! Sei un rinunciatario? Non mi piacciono i rinunciatari!
Voglio persone che lottano, che cercano di prendersi quello che
vogliono! Darsi un tono non serve se te la dai a gambe! - Sinisa poteva
essere ancora più chiaro e scrutandolo dritto negli occhi carichi di
panico, capì che doveva andare ancora più al sodo, così sciolse le
braccia e si fece avanti mentre Alessio automaticamente si faceva
indietro.
- Voglio che ti inserisci
meglio nella squadra, che ti fai amici, che ti diverti e che ti esprimi
al cento percento come ti va. - Alessio finì contro l’armadio e Sinisa
gli si piazzò davanti ad una distanza che di vitale lasciava poco. Poi
proseguì col piglio aggressivo ed infervorato. - E voglio che se vuoi
una cosa, se vuoi qualcuno, te lo prendi. Prima dimostri le palle di
dichiararti e mi baci e ne parli e poi scappi e fai finta di niente e
stai passivo ad aspettare che io faccia qualcosa. Vuoi qualcosa?
Prendilo! - Alessio si mordeva spasmodicamente il labbro, premuto
contro il legno dell’armadio delle stanze di Milanello. - Vuoi me?
Provaci! Ma veramente! E senza vergognarti, pentirtene e scappare poi!
Fallo davvero e prenditi le tue responsabilità! - Per Alessio era pura
eresia, eppure se si fosse trovato con una persona meno intimidatoria
l’avrebbe fatto ad un certo punto. Con Alessandro, per esempio.
Sinisa scosse la testa quasi deluso, poi fece un passo indietro.
- Evidentemente ti ho
sopravvalutato. - Con questo si girò e si diresse alla porta. Alessio
capì che stava per oltrepassare una linea di confine da cui non sarebbe
più tornato indietro e a quel punto si sarebbe pentito. Rompere un
rapporto con uno degli allenatori più importanti della sua carriera, se
non il più in assoluto, era un opzione da non considerare.
Per non parlare dell’uomo che stimava più di chiunque altro.
Così non ci rifletté, non fece più un minimo ragionamento se non uno.
“Ok, tira fuori le palle o è finita!”
E con questo scattò verso
di lui, picchiò la mano contro la porta che si stava aprendo, la
richiuse, afferrò il mister per la spalla e lo girò con decisione. Poi
gli prese il viso fra le mani e premette la bocca sulla sua, l’aprì un
istante dopo e quando lo fece, sentì che Sinisa finalmente lo
ricambiava.
Piegarono le teste di lato
e si incontrarono con le lingue che si intrecciano ed iniziarono a
giocare insieme l’una all’altra. Senza nemmeno respirare, col sangue
che saliva immediatamente insieme all’eccitazione ed alla scarica di
adrenalina.
Il desiderio esplose così
come quella sensazione ubriacante di avercela fatta e di star avendo
finalmente quello che aveva desiderato dall’inizio dell’estate, quando
aveva realizzato che Sinisa l’aveva voluto anche al Milan.
Aveva rischiato, ma aveva fatto bene.
Tanto bene che Sinisa volle
premiarlo. Lo prese per i fianchi e cominciò a spingerlo mentre lo
baciava con sempre più foga, in totale controllo. Lo spinse di nuovo
contro l’armadio dove erano prima e senza staccarsi dalla sua lingua,
infilò la mano sotto ai pantaloni elastici e comodi della tuta.
Sotto ai boxer.
Sulla sua erezione. Un
istante solo, quello successivo stava reagendo alla sua mano su di sé
che lo stava masturbando con frenesia e decisione fino a fargli girare
la testa.
Quando il piacere iniziò a
salire, Alessio sospirò contro la sua bocca e si dimenticò di muovere
la lingua con la sua, così il mister scivolò fuori, cercò il suo
orecchio e glielo leccò. Il giovane completamente abbandonato a lui,
alla sua lingua erotica, alla sua mano esperta. Impreparato a quello,
incapace di concepire quanto piacevole e bello era, si trovò smarrito
in un mondo dove il calore salì insieme all’elettricità.
Poco dopo venne
impietosamente sulla sua mano, abbandonando la testa all’indietro, il
volto nel piacere, come l’orgasmo che l’aveva appena investito.
Sinisa sorridendo maligno,
tolse la mano, la portò fra di loro e con uno sguardo da antagonista
maledettamente erotico, si leccò la mano sporca di lui, lo fece davanti
ai suoi occhi, poi gli prese il viso fra le dita sporcandolo un po’, lo
tenne fermo come un padrone con una proprietà privata e lo baciò
prepotentemente.
Alessio si sarebbe fatto
fare ancora di tutto, ma Sinisa capì che era sconvolto e che aveva
fatto già un enorme passo in avanti.
Così annuì, sorrise e sussurrando un suadente:
- Buonanotte. - Lo lasciò andare uscendo.
Alessio, sconvolto, si
toccò il viso. Rimase così contro l’armadio per un po’, poi sentendo la
porta che si apriva si ricordò che le camere erano da due e che Juraj
dormiva con lui, così scattò come un fulmine verso il bagno e vi si
chiuse dentro aprendo il rubinetto dell’acqua fredda.
“Follia.”
Pensò sciacquandosi forsennato.
“Una splendida follia!”
A vedere Sinisa sembrava non fosse successo nulla.
Il giorno dopo si alzò con un’aria del tutto serena, mentre Alessio aveva duo occhi più piccoli del solito.
Juraj lo guardò rendendosi conto persino lui che il suo compagno di stanza aveva qualcosa di strano.
- Dormito poco? - Ad Alessio venne un colpo, che lui si accorgesse di qualcosa era un evento epico!
- Pensieri… - Borbottò col suo forte accento romano e quella vociona cavernosa.
Ovviamente Juraj non gli chiese nulla, dopo.
Quando i due si
incrociarono in mensa, Sinisa fece un cenno del tutto normale e ad
Alessio per poco non cadde il vassoio della colazione con ogni ben di
Dio.
- Niente marmellata di fragole? - Chiese malizioso. Alessio arrossì e rispose qualcosa a caso.
- Avevo voglia di albicocca oggi… -
Sinisa fece un sorrisino.
- Io invece ho una strana
voglia di biscotti. Quei biscotti da inzuppare nel latte. - Alessio che
non era del tutto addormentato nonostante l’ora ed il poco sonno, non
tornò mai del suo colorito normale e si affrettò ad andare al proprio
tavolo con gli altri compagni.
“Se non altro non ci vuole ripensare!”
Si disse un po’ più tranquillo, ma non troppo.
Dopotutto significava che avrebbe voluto anche al resto. A toccare il biscotto nel latte.
Alessio fu silenzioso per tutta la colazione ed il risveglio muscolare ed anche nella lezione tattica successiva.
Sinisa non lo tormentò più e dopo un po’ Alessio tornò vagamente alla vita, in tempo per giocare in modo più che decente.