8. SOLO SE VUOLE

I giorni successivi non ebbero contatti di alcun tipo, Sinisa ormai veniva a fare palestra al mattino, come Alessio, in modo fisso, ma per i giorni che seguirono non fece allusioni o altro.
Alessio pensò che non volesse più provare, che ci avesse ripensato e passò i giorni successivi a chiedersi mille cose che non ebbe mai il coraggio di porre al diretto interessato.
Sinisa non agiva perché voleva che fosse Alessio, se se la sentiva e se voleva, ad agire.
In parte era una questione delicata, dopotutto il ragazzo aveva venti anni, non poteva rischiare di farlo sentire abusato.
In parte era anche un fattore psicologico. Alessio doveva imparare a prendersi sempre quello che voleva, rischiando, senza viaggiare solo sul sicuro.
“L’altra volta mi ha baciato perché l’ho provocato, ora deve farlo senza nessuna spinta da parte mia, solo se lo vuole!”
Alessio ci mise un po’ a capirlo, ma più che altro fu preso per sfinimento.
Quando arrivò il giorno della trasferta ed i ragazzi si ritrovarono a Milanello a caricare le rispettive cose sul pullman per partire alla volta della tappa dell’indomani, Alessio era giunto al limite di sopportazione.
Si rese conto di essere eccessivamente nervoso dopo una rispostaccia a Juraj che nemmeno si accorse del suo pessimo umore.
“No, non posso andare avanti così. Se gioco in questo stato d’animo è finita!”
Così capì, durante il viaggio e lanciando occhiatacce al mister, che doveva riprendere il discorso perché era esattamente quello che voleva a tutti i costi!
“Non è vero che non mi importa e che aspetto lui! Voglio, voglio eccome! A tutti i costi! Perché mi ha stuzzicato e mi ha portato a questo punto per farmi uscire allo scoperto ed ora voglio il resto! Arrivato a questo punto tirarsi indietro è da scemi!”
E così Alessio, arrabbiato con sé stesso per il proprio ritiro improvviso, giunse a destinazione con un nuovo stato d’animo, deciso, sicuro e carico.
Fu notato subito da Sinisa il quale rimase circospetto, disponibile ma in attesa, cosa che gli bruciava molto in effetti.
Lui adorava prendere in mano la situazione, comandare, agire.

Sinisa era nella propria camera da poco, quando Alessio bussò con gran coraggio.
Aveva deciso che essere diretti pagava con lui, così eccolo lì col cuore in gola.
Sinisa si sorprese non poco, ma l’accolse con un sorriso compiaciuto di quelli che bloccavano il fiato.
- Oh, Alessio! Pensavo ti saresti eclissato per tutta la stagione! - Lui non le mandava a dire, osava anche scherzare su cose su cui nessuno avrebbe mai toccato con tanta facilità.
Il giovane prese un respiro profondo.
- Posso? - Chiese indicando la camera. Sinisa annuì e si fece da parte, una volta dentro gli chiuse la porta alle spalle lasciandolo a sé stesso. Rivolto alla camera, mise un po’ in ordine vestiti in giro.
Alessio notò che era scalzo.
- Disturbo? - Chiese vacillando un po’, adesso che era nella tana del lupo il discorso era ben diverso…
- Mi stavo mettendo in pigiama, ma non mi sarei certo messo a dormire. - Sinisa voleva lasciarlo fare, così dopo aver raggruppato tutto in una sedia, rimase con le mani in tasca  fissarlo in attesa, in piedi accanto al letto.
- Pigiama?! - Sinisa rise per la spontaneità.
- Perchè? -
- Non ti facevo tipo da pigiama… - Come se quello c’entrasse. Cercava solo di calmarsi, ma parlare senza attivare il cervello non era tanto meglio.
- Beh, in effetti il mio pigiama consiste… - E si tolse la maglia maniche lunghe e quella corta sotto, rimase in canottiera intima, poi si tolse anche i pantaloni della tuta e rimase coi boxer, quelli a pantaloncino larghi e comodi. Allargò le braccia perfettamente a suo agio, con un gran sorrisone.
- Ecco, direi che ci siamo! -
Alessio avvampò, ma rise cercando di smorzare la propria tensione.
- Sì, era più o meno questo che immaginavo! -
- Si può sapere cosa c’è, comunque? Sei venuto per vedere come dormo? - Sinisa sapeva cosa voleva, ma Alessio doveva imparare a fare quello che voleva senza inviti.
Il giovane lo guardò, prese respiro e nonostante il cuore che andava a folle velocità, decise di fare ciò per cui era venuto.
Si mosse piano verso di lui.
- Ecco… ho pensato molto all’altro giorno a Milanello… - Sinisa annuì. - E dapprima mi dicevo di vedere la tua prossima mossa, ma visto che non è arrivata ho capito. - Si fermò davanti a lui a poca distanza, lo sguardo diretto.
- E cosa hai capito? - Chiese Sinisa basso e penetrante.
- Che vuoi che sia io a fare la mossa, se lo desidero. - il mister dipinse un sorrisino soddisfatto sulle proprie labbra, gli occhi luccicarono.
- E cosa vuoi fare? - Alessio pensava che sicuramente questa fosse ancora più folle di tutte le altre, ma prese e, semplicemente, lo fece.
Una mano sulla sua spalla, una fra le sue gambe e le labbra sulle sue a sussurrare:
- Riprendere quel discorso. - Alessio prese il labbro di Sinisa fra le sue, succhiandoglielo lieve. Poco dopo lui apriva le labbra e lo lasciava entrare con la lingua. Piegarono i capi e aderirono maggiormente, così le lingue si intrecciarono mentre le mani di Sinisa andavano sui suoi fianchi e poi dietro, sui suoi glutei.
Quella di Alessio fra le sue gambe, continuò a carezzare intraprendente attraverso la stoffa e dopo un po’ che lo sentiva reagire al tocco si decise ad infilarla dentro.
L’altra volta aveva fatto lui, adesso voleva ricambiare.
Così emozionato ed eccitato, col cuore in gola per non aver mai fatto niente del genere con un uomo, dopo averglielo preso in mano, toccato con cura ed aver iniziato a masturbarlo, scivolò fuori dalla sua bocca e si inginocchiò davanti a lui. Andando giù gli abbassò gli slip che lasciò cadere ai piedi, Sinisa li appallottolò sotto di sé e mentre il piccolo si occupava delle sue parti basse con tanto impegno, lui si sfilò anche la canottiera rimanendo nudo davanti a lui ancora vestito.
Le mani poi passarono sulla sua nuca, sui suoi capelli e dopo averlo carezzato, una volta che Alessio lo mise in bocca, lo premette contro di sé.
- Più forte. - Indicò sospirando di piacere. - Stringi di più con le labbra. Di più… - Con questa guida, Alessio migliorò immediatamente anche in quella pratica e fu soddisfacente sentirlo crescere nella bocca, mentre lo succhiava sempre più deciso e veloce, con le sue mani che lo muovevano e il bacino che gli spingeva dentro.
Il tocco di grazia furono i suoi sospiri.
- Sì, bene… così…. così vai benissimo… - Sinisa che stava per venire lo separò bruscamente e lo alzò in piedi spingendolo stranamente all’indietro, ma senza essere violento. Alessio smarrito pensò d’aver fatto male.
- Come vuoi che riprendiamo il discorso? Sai, c’è qualcuno che più di questo non vuole, tu sei giovane alla tua prima esperienza, a me quella non manca, ma sono anche più grande di te. Devi essere tu a dirmi cosa vuoi perché non voglio essere interrotto! - Alessio si stupì che specificasse e che glielo chiedesse, così eccitato col cuore sempre in gola, ormai che era attivato decise che non si sarebbe fermato mai e poi mai.
Non era entrato con l’intenzione di farsi portare a letto dal mister, ma era anche vero che andare nella sua camera di notte poteva avere un solo desiderio reale.
Alessio si tolse maglia e canottiera in una volta sola ed altrettanto veloce fu a togliersi pantaloni e boxer, senza vergognarsi, ma molto accaldato e nervoso, tornò da lui, appoggiò le mani sul suo petto, lo carezzò e strofinò il bacino contro il suo. Le loro parti intime andarono a contatto e fu una scarica immensa per entrambi, ma soprattutto per il ragazzo che stentava a trattenere il grande piacere che già provava.
- Voglio essere scopato. E guai se ci ripensi! - Rispose eccitato sulle sue labbra. Questo fu come stendere un tappeto rosso davanti a Sinisa. Prese fra i denti le sue labbra, lo afferrò per i fianchi e in una sola mossa lo spinse sul letto dove si stese sopra, spingendolo in mezzo.
Gli prese le braccia, gliele alzò sopra la testa e lo bloccò tenendolo per i polsi, poi gli leccò l’orecchio.
- Non muoverti. - sussurrò scivolando sul collo. Gli lasciò le mani e lui rimase così. Scese sul corpo divorandolo e bruciandolo con la lingua e le labbra, tirò i capezzoli coi denti e gli morse il fianco dove succhiò lasciandogli un segno che lo fece sussultare.
Gli allargò le gambe e gliele piegò, poi sparì in mezzo ad occuparsi della sua erezione.
Leccò e mordicchiò vorace tutt’intorno, sull’inguine, poi quando lo vide che diventava duro senza nemmeno averlo ancora sfiorato, si occupò anche di quello.
Leccò la punta dopo averla tormentata con il pollice, infine l’avvolse ed iniziò a succhiare con impeto ed una forza trascinatrice. Per Alessio fu la fine, poteva già venire, si rese conto che non aveva più il controllo di sé, mentre spingeva il bacino contro la sua bocca e gemeva stringendo il cuscino sotto di sé.
Non era il primo e non era vergine, ma con un uomo non aveva mai fatto nulla e non capiva perché fosse tanto diverso e tanto meglio.
Sinisa lo sentì vicino all’orgasmo ma volle tirarlo un po’ più per le lunghe, così gli mise la mano sulla bocca e gliela fece leccare e succhiare le dita. Alessio lo fece senza rifletterci. Successivamente gli spinse le gambe verso l’alto, contro il petto.
- Tienitele… - Alessio fece anche quello, così ebbe accesso al suo ingresso di cui si occupò con le dita. Entrò agevolmente, ma poi le tirò fuori e lo leccò lui stesso, abbondando con la saliva. La mano intanto di nuovo alla bocca di Alessio, di nuovo a farsela succhiare. E di nuovo le dita dentro di lui. Lentamente, uno dopo l’altro, gli stava aprendo un nuovo mondo.
Ecco cosa c’era di speciale, si disse mentre Sinisa lo faceva godere come non mai con le dita, spingendole in profondità e muovendole da dentro.
Alessio si teneva forsennato le gambe contro il petto e gemeva, non poteva aspettare, ne voleva di più.
- Oh… ti prego… ti prego… - Sinisa voleva farlo venire prima, perché sapeva che quando sarebbe entrato di piacevole ci sarebbe stato poco, essendo la prima volta.
Così mentre le dita si occupavano del dietro, con la bocca tornò alla sua erezione ancora dura.
La combinazione delle due cose mandarono Alessio in estasi che non controllò più nulla e fra dei gemiti più forti, venne senza freni.
Sinisa lo accolse in bocca, poi lo fece cadere piano sul ventre bianco che si tese sentendolo.
“Dio, le cose che mi fa sono quelle che ho giurato di non fare mai né a me né ad altri. Eppure me le fa lui ed io ci muoio…”
Alessio si rendeva conto che Sinisa sicuramente non aveva un modo di fare sesso molto dolce e delicato e tanto meno ‘pulito’.
Però era lì steso in una delle posizioni più sottomesse di tutte e gli chiedeva di essere preso e posseduto.
Sinisa si raddrizzò sulle ginocchia e sulla schiena a guardarlo così eccitato, ansimante ed accaldato e valutò che aveva goduto abbastanza.
Così andò oltre.
- Girati. - Disse roco, Alessio lo fece senza preoccuparsi, così si mise a carponi, accucciato davanti a lui, le ginocchia piegate sotto di sé.
Sinisa gli prese i fianchi e gli alzò quella parte che ora sarebbe stata sua, messo a posizione congeniale, si chinò e riprese a leccare, tornando a prepararlo non per farlo godere, ma per non fargli troppo male.
Si prese il tempo necessario e quando vide che le tre dita si muovevano bene e che era adeguatamente lubrificato, si chinò su di lui, lo avvolse da dietro e con le labbra sul suo orecchio, mormorò eccitato:
- La prima volta fa male comunque. Per cui mi limito a scoparti in modo semplice. - Alessio impallidì pensando ai mille significati di quella frase.
Voleva chiedere quanti altri modi c’erano di scopare, ma annuì eccitato comunque.
- Cerca di rilassarti. - Alessio annuì ancora. Poi Sinisa si alzò, si prese l’erezione dura in mano e la infilò in lui. Una spinta poderosa ed entrò subito. E subito Alessio vide le cosiddette stelle.
Il dolore fu lacerante comunque, ma meno intenso di quel che si era aspettato.
Soffocò un urlo contro il materasso, strinse i pugni tirando il lenzuolo e si tese tutto.
- Rilassati, porca puttana… molla… devi mollare…- Ma Alessio l’aveva praticamente ancorato in sé perché non riusciva a rilassare i muscoli, così Sinisa che non riusciva a muoversi e che aveva anche lui un discreto dolore, gli diede uno schiaffo non da poco sulla natica. Questo lo fece gridare e mollare immediatamente. Sinisa sospirò e cominciò a muoversi piano, cercando nel suo di essere anche delicato. Cosa che non era mai stato in vita sua.
“Non si finisce mai di imparare!”
Si disse ironico prendendo Alessio per i fianchi e cominciando a muoversi mentre la sua manata si vedeva sulla sua pelle lattea.
Sogghignò ed aumentò l’andatura, oltre che la forza delle spinte.
Alessio trasformò repentinamente i lamenti di dolore in gemiti, trovando che dopo un po’ tutto si mescolasse. Anche lo schiaffone dopo un paio di secondi aveva cominciato a piacergli, una strana sensazione di calore l’aveva invaso in quella zona, indescrivibile, ed aveva sopportato meglio Sinisa dentro di lui.
Nell’aumentare la forza dei colpi, Alessio tornò a sentire male mentre l’effetto dello schiaffo scemava e sentendosi un folle, ma contorto per il dolore che tornava a prevalere, glielo chiese di nuovo.
- Un altro… - Sinisa lo guardò stupito per la richiesta. In realtà sapeva che quei modi per quanto inconcepibili avevano un loro perché, aiutavano da un certo punto di vista a rilassare i muscoli retrostanti, la circolazione sanguigna aumentava vertiginosamente così come l’adrenalina per il dolore iniziale e questo aiutava a rilassare dopo e a sentire meno male.
Così Sinisa gliene diede un altro, meno forte.
Alessio tornò a rilassarsi e un po’ per questo, un po’ perché glielo aveva chiesto, Sinisa si perse nel proprio piacere dimenticando ogni cosa.
Fino a venire in lui.
A lui piaceva giocare in un certo modo, specie avendo orgasmi. Gli piaceva averli fuori e non dentro e gli piaceva vederlo scivolare sulla pelle del compagno.
“Per le mie porcherie c’è tempo!”
Così dopo essersi ripreso un minimo, uscì e si lasciò cadere in parte, a pancia in giù, poco gentilmente lo girò sulla schiena e gli prese il viso con la mano, obbligandolo a rivolgergli la guancia che leccò per poi baciare.
Infine si stese supino ed alzò le braccia in alto, sopra la testa, aspettando che Alessio tornasse in sé. Ci mise un po’ di più, ma lo fece e quando si accomodò sopra adagiandosi, Sinisa abbassò il braccio circondandolo a sua volta. Con l’altra mano e aiutato da Alessio, tirò su le coperte, poi spense la luce.
- Dormi qua? - Come se fosse una domanda. Alessio ridacchiò.
- Se insisti… - Sinisa scese con la mano, sotto le coperte, e gli carezzò una delle due natiche colpite.
- Ti ho fatto troppo male? - Alessio, sorpreso della domanda, scosse il capo.
- In realtà no… come… come mai non mi ha fatto sentire male mentre eri dentro? - Sinisa ridacchiò.
- E’ un sistema che non tutti sanno. Dolore copre dolore e poi lo schiaffo attiva la circolazione, rilassa così i muscoli e soprattutto attiva una scarica di adrenalina che ti fa sentire le cose diversamente. Poi lentamente ti abituerai e proverai un maledettissimo piacere. - Alessio sperava di riuscire ad arrivare presto a quel momento.
- Quindi mi serve pratica! -
- Oh sì… ma come prima volta sei andato sorprendentemente bene! - Alessio si tenne il complimento e dopo essersi accoccolato meglio sul suo petto, si lasciò addormentare nella più totale pace dei sensi.