9. ECCO LA PRATICA
Fu Alessio il primo a svegliarsi, prima della sveglia del mister.
Aprì e chiuse gli occhi più
volte, fino a che si abituarono alla penombra, dalle saracinesche
abbassate filtrava un po’ di luce. I due si erano spostati, dormendo, e
Alessio dovette voltarsi per ritrovarsi faccia a faccia col suo viso
addormentato.
Sinisa dormiva a pancia in
giù, tutto storto, una mano sotto al cuscino, l’altra che scendeva a
penzoloni, i tatuaggi in vista. Alessio sorrise nel sentire i suoi
piedi fra i propri. Aveva in particolare una gamba piegata verso di
lui. Si morse il labbro e sorrise divertito avvicinando il volto al
suo, lo scrutò a fondo.
Si sentiva un po’ dolorante nelle parti posteriori, però non era proprio così male.
“Chissà perché l’ha fatto.
So perché va con altri, me l’ha detto. Però perché con me. Non pensavo
di essere il suo genere e poi comunque si è impegnato per spingermi ad
arrivare fino a questo punto. Lui voleva proprio che io mi esponessi!”
La sveglia suonò e Alessio
sussultò sporgendosi sopra il mister per spegnerla al suo posto. Per
farlo si alzò a carponi mettendosi tutto sopra di lui, appoggiando le
ginocchia al di qua e la mano al di là della sua testa. Così arrivò al
suo telefono e spegnendolo.
Sinisa mugolò e si mosse
per poi fermarsi, quando Alessio guardò in basso per vedere se l’aveva
svegliato, realizzò che sì, aveva gli occhi aperti.
E sorrideva.
E capì anche perchè.
- Che bel buongiorno! -
Disse subito Sinisa con voce roca, girandosi supino. La sua erezione
pendeva proprio vicino al suo viso, aprendo gli occhi aveva visto
quella come prima cosa.
Alessio arrossì, stava per
alzarsi e togliersi quando lui lo prese per i fianchi e l’alzò
spostandoselo sul volto. Alessio eseguì i movimenti che chiaramente
voleva facesse e mise una gamba dall’altra parte, sedendosi
praticamente sul suo petto, poi lo sollevò sulle ginocchia e se lo
diresse verso la bocca che aprì. Tirò fuori la lingua e cercò di
arrivare alla sua erezione, cos’ Alessio ridacchiando l’aiutò
indirizzandolo. Le mani sulla sua schiena e sulla sua vita a muoverselo
addosso come meglio voleva.
Poco dopo fece da solo i
movimenti, sedendosi e rialzandosi, come se lo stesse cavalcando,
ondulandosi su di lui per aiutarlo a succhiare. Sinisa era steso, non
poteva muovere molto la testa, così faceva lui e lo faceva piuttosto
bene e agilmente.
L’erezione crebbe e si eccitò, fino a che iniziò a gemere.
- Sto per venire… - Lo
avvertì non sapendo se fosse meglio spostarsi, ma Sinisa lo tenne
ancorato su di sé e lo fece venire lì in lui. Era ancora perso nella
pace totale dei sensi, quando lui lo spostò con forza stendendolo
dall’altra parte del letto, prendendogli il viso con la mano,
stringendo le guance e aprendogli la bocca.
Alessio realizzò cosa stava
per fare, ma non si oppose, seppure il cuore era in gola e tutto il
corpo elettrico per l’orgasmo. Ogni accelerazione lo mandava a fuoco.
Sinisa fece cadere quello
che aveva sulla lingua in quella di Alessio il quale non ebbe scelta
che accoglierlo per forza maggiore, tuttavia spalancò immediatamente
gli occhi impallidendo. Capì solo allora che non voleva farlo, così si
divincolò e si alzò dal letto correndo al bagno. Sputò nel lavandino e
si sciacquò la bocca sulle risate sadiche di Sinisa.
- Se tu non ingoi dovrei
farlo io? Fa schifo! - Sinisa ridendo si alzò e lo raggiunse al
lavandino, approfittando dell’acqua aperta per bere a sua volta.
- Sì fa schifo. Ma quando
sei davvero eccitato fai di quelle porcherie che non immagini… - Disse
roco al suo orecchio, glielo leccò, piegato su di lui mentre con le
braccia l’avvolgeva da dietro, intorno alla vita. Le mani risalirono
sui suoi capezzoli, poi scese sul suo inguine, ormai realizzato e a
riposo. Alessio si appoggiò al bordo del lavandino rimanendo piegato in
avanti, con lui dietro che gli si strofinava appoggiato addosso.
Sentiva chiaramente la sua
erezione contro i propri glutei che strofinandosi e premendosi,
diventava sempre più dura. La sua lingua sull’orecchio.
- Ti sei ripreso? - Chiese
leccandogli il collo e scivolando sulla schiena, fra le scapole che lo
ricoprirono di brividi incontrollati. Alessio chiuse gli occhi e
abbandonò la testa in avanti.
- Non ne ho idea… - Disse facendo ridere Sinisa.
- Ti piace qua? - Chiese scendendo con la lingua e le labbra lungo la spina dorsale, disegnando sulla schiena.
Alessio sospirò di piacere.
- Oh sì… - Sinisa staccò
una mano da lui e cercò il sapone liquido, spruzzò un po’ e poi se lo
passò nella propria erezione ormai dura. Dopo aver lubrificato in quel
modo, lo preparò per entrare.
Smise di leccargli la
schiena e si raddrizzò, lo guardò compiaciuto, la sua inarcata, sottile
ma che si stava sviluppando grazie agli esercizi che faceva
regolarmente in palestra.
- Allora vediamo la tua
capacità di ripresa! - Così dicendo, entrò in lui molto più facilmente
della sera prima, nonostante non avesse fatto molta preparazione. Una
cosa veloce, molto veloce.
Una volta dentro Alessio ebbe un brusco risveglio dei sensi e uno sbalzo tremendo dal piacere al dolore.
Si tese e si contrasse immediatamente, lamentandosi con una smorfia, tirando anche parzialmente su la schiena.
Sinisa lo prese allora dietro al collo, strinse e lo abbassò di forza.
- Giù! - Ordinò roco.
Grazie alla lubrificazione
migliore, nonostante stringesse come un forsennato, Sinisa riuscì a
muoversi agevolmente, entrò ed uscì aumentando il ritmo facilmente e
mano a mano che proseguiva, andando sempre più a fondo, per Alessio era
sempre meglio.
Piano piano riuscì a
rilassarsi, fino a che lo lasciò dal collo per prenderlo sui fianchi e
da quella posizione, in piedi uno dietro l’altro, il piacere fu
diverso.
Alessio lo percepì
chiaramente. Forse un parte era perché era la seconda volta, in parte
era per il diverso sistema di penetrazione, era più scivoloso grazie al
sapone.
E poi dipendeva anche dal
fatto che in quel modo lui poteva spingere meglio, gestire di più ed
arrivare in profondità, dove toccare quel punto di massimo godimento
significava staccare la spina.
Fra il dolore, Alessio tornò a sentire quel piacevole caos impensabile a cui Sinisa aggiunse la mano sul suo inguine.
Infatti lo sollevò, lo fece
appoggiare contro il proprio petto e mentre continuava a muoversi in
lui facendosi aiutare, lo masturbò vedendo se la sua giovane età
significava anche una ripresa più veloce.
Sinisa se ne stupì poco,
dopo avergli leccato la schiena sicuramente doveva essersi eccitato
molto. Ne ebbe conferma e fra i gemiti sempre più forti di entrambi,
Alessio venne con lui dentro. Vide lo sperma schizzare sul lavandino.
Sorrise soddisfatto, poi lo prese di nuovo per i fianchi, tornò a
piegarlo bruscamente in avanti e riprese a muoversi a piacimento, con
maggior foga.
Sentendosi vicino
all’orgasmo, uscì, se lo prese in mano, continuò a massaggiarsi da solo
e poco dopo lo schizzo finì sulla sua schiena inarcata e bianca, bianca
come il liquido che ora scendeva fra i suoi glutei ancora larghi per
lui.
Sinisa fece un ghigno
eccitato, si chinò e leccò con la punta della lingua, poi l’alzò
lasciando che il resto dello sperma scendesse sulle gambe facendolo
sussultare, lo girò verso di sé, gli prese di nuovo il viso nella mano
e lo baciò trasmettendogli di nuovo il suo stesso sapore.
Era un puro gioco di
potere, fargli fare cose che di norma lui non avrebbe fatto, che forse
non voleva. Non lo obbligava, non voleva spingersi oltre, però vederlo
in quegli stati, alla sua mercede, un po’ sconvolto ma comunque
eccitato, sottomesso. Era un piacere del tutto mentale.
Poi l’avvolse con le braccia tenendolo con forza a sé, sentendo le sue gambe cedergli.
Gli leccò le labbra e con un sorrisino disse:
- Sei fatto per scopare! - Alessio sorrise e aprì per accogliere la sua lingua di nuovo, questa volta senza retrogusti amari.
- E tu sei perverso! - Sinisa rise contro la su bocca, una risata sensuale.
- Non hai ancora idea di
quanto. - Alessio rabbrividì e gli mise le mani sulla schiena
muscolosa, risalendo poi sulle sue braccia, dove aveva anche lui dei
tatuaggi.
- Mi sa che lo scoprirò. -
- A tuo rischio. -
Ma ormai che aveva cominciato, non si sarebbe più fermato.
Perfino Juraj se ne rese conto, il che significava che era proprio evidente!
- Che è successo? - Chiese
vedendolo entrare al mattino, poco prima di andare a fare colazione.
Poi lo notò. - Scusa, ma sono i vestiti di ieri sera! - Alessio andò
dritto alla propria valigia a cambiarsi. - E non hai nemmeno dormito
qua! - Alessio rise per la sua perspicacia a dir poco ritardata.
- Te ne sei accorto ora che
sei pronto per uscire? Cosa pensavi, non vedendomi in camera? - Juraj
realizzò che quella era ironia e che era la prima volta che Alessio lo
era.
- Ho capito, hai scopato!
Solo se si scopa si è così felici! - Alessio rise ancora e si cambiò in
fretta, si era fatto una doccia veloce dal mister scampando l’ennesimo
orgasmo. Sinisa diceva che era la giovane età e di approfittare, però
aveva commentato che lui per avere 46 anni, aveva una ripresa mostruosa!
Aveva riso ed Alessio ne era rimasto incantato.
- Con chi? - Alessio tornò bruscamente alla realtà guardandosi allo specchio per controllare che i capelli fossero decenti.
- Non conosci! - Sparò.
- Avete preso una camera
qua? Ma si può? Pensavo che il regolamento lo vietasse! - Juraj
cominciò a tormentarlo per sapere e Alessio, sospirando, rispose
esasperato:
- No, non si può, ma
infatti non ho fatto venire nessuno! - Juraj si fermò mentre Alessio
prendeva il telefono e la chiave della camera.
- Cosa significa? - Chiese
senza capire. - Hai detto che hai scopato. Ma se non hai fatto venire
nessuno… - Alessio imprecò fra sé e sé, uscendo seguito da lui che
cercava di farsi due conti mentali.
“Fa che sia abbastanza
scemo da non capire…” Pregò fra sé e sé mentre in lontananza vedeva
altri compagni uscire dalle camere per la colazione.
- CI SONO, HAI SCOPATO CON
QUALCUNO DELL’HOTEL! - Alessio si coprì il viso imbarazzatissimo,
specie perché aveva urlato in corridoio. Alcuni compagni si girarono ed
in quello, una voce familiare e cavernosa arrivò da dietro.
- Qualcuno vuole essere
punito? - Juraj riconoscendo la voce del mister fece una smorfia di
scuse verso il compagno che lo fissò malissimo. Poi entrambi si
girarono verso l’allenatore che faceva la parte di quello severo.
- No, scherzavo… come posso sapere che ha fatto sesso? -
Sinisa, mani in tasca, aria cupa.
- Vediamo, forse perché
dormi con lui e se non è stato in camera significa solo che è andato
con qualcun altro? - Alessio voleva morire, era di mille colori.
- No, ma che… io ho un sonno terribile, non so cosa ha fatto… -
Sinisa mise una mano sulla spalla di Juraj e l’altra su quella di Alessio, poi rivolto a quest’ultimo, disse:
- Alessio, al tuo posto
cambierei compagno di camera. Non solo ti sputtana, ma mente malissimo.
- Alessio strinse le labbra in difficoltà, dispiaciuto e stralunato.
Si coprì il viso con una
mano strofinandosi gli occhi, fingendosi mortificato mentre Juraj non
sapeva proprio come rimediare al gran casino che pensava d’aver fatto.
- Coglierò il suggerimento! - Commentò. Juraj fece il broncio.
- Potevi evitare di andare da chissà chi tutta la notte! Almeno avvertimi, no? - Continuò peggiorando le cose.
- Bene e se prima potevo
far finta di non avere prove, ora le ho. Alessio, preparati. Subirai
una delle mie punizioni! - Al che Alessio riemerse dalla mano e lo
guardò brillante, cercando di non essere troppo felice e malizioso
all’idea della punizione speciale di Sinisa.
- Eh… mi assumo le mie responsabilità. - Sinisa ghignò.
- Molto bene! Così mi
piaci! In settimana mi occupo anche di te! - E con questo passò loro
oltre, facendo un fugace occhiolino ad Alessio il quale riuscì a
fingersi dispiaciuto.
Rimasto solo con Juraj, questi lo abbracciò con impeto.
- Mi dispiace, giuro! Non
lo farò più! Starò zitto per sempre! - Alessio accolse l’abbraccio per
forza e gli diede delle pacche sulla schiena.
- Sì sì certo, come no… -
Juraj non era un chiacchierone ma nemmeno uno silenzioso che stava per
conto suo. Juraj era un tipo, scherzava, parlava e per lo più non si
rendeva conto di fare o dire cavolate.