NOTE:
questa è se non sbaglio l’ultima fanfic della serie su loro due, mi
pare che poi ci sono solo su Alessio. Ormai i due si sono messi
insieme, le loro tribolazioni finiscono e i nostri due teneri ragazzi
ormai sono una coppia a tutti gli effetti, serve solo un po’ di
pazienza per fare le cose che vogliono. Purtroppo per Gigio con lui non
sono stata clemente. Nella prossima serie spero di trovare un compagno
anche a Davide, lo merita. Ok, buona lettura. Baci Akane
PERFETTAMENTE INOPPORTUNO
La bocca scivolò
giù dalla sua, percorrendo il collo che riempì di piccoli baci, fino ad
appropriarsi di un punto e succhiarlo. Le mani si intrufolarono sotto
la maglia, risalendo sulla schiena liscia. I brividi aumentarono
esponenzialmente con quel contatto su uno dei suoi molti punti deboli,
sentì subito l’eccitazione aumentare e piegando la testa per dargli più
porzione di collo, decise di dare un messaggio ancora più chiaro.
Manuel infilò la mano
sotto l’elastico della tuta e dei boxer di Patrick. Fu a quel punto che
la scintilla scattò passando da bacio appassionato a passione vera e
propria.
Lo stava masturbando
con la limpidissima idea di passare al dietro, quando il telefono di
uno dei due iniziò a vibrare insistentemente indicando che qualcuno lo
stava chiamando.
- Mmmm... se rispondi
ti uccido! - Brontolò Patrick prendendosi la maglia da dietro il collo
e sfilandosela via veloce. Stava per salire su Manuel spingendolo giù
steso, quando il telefono smise di vibrare per poi iniziare poco dopo
con l’altro.
A quel punto Patrick
imprecò fermandosi proprio mentre si stava avventando su Manuel, la sua
mano ancora sul suo membro che iniziava a reagire ben volentieri.
- Penso che sia
importante... - Mormorò il centrocampista ritirando la mano e girando
la testa verso il tavolino vicino al divano in cui erano.
- Chiunque sia lo ammazzo! - Ringhiò Patrick prendendo il cellulare che vibrava ancora. Impallidì vedendo Davide.
- Che diavolo... -
Preoccupati per il fatto che chiamava prima uno e poi l’altro, Patrick
si affrettò a rispondere senza discutere. La voce di Davide arrivò
agitata e furiosa all’orecchio di Patrick che staccò il telefono per
non assordarsi, così fece sentire anche a Manuel vicino a lui.
- Adesso non mi fotte
un cazzo se state facendo i maiali! Voi avete fatto il casino e voi lo
risolvete! - Davide era a dir poco fuori di sé, non aveva mai
rimproverato Patrick e Manuel per nulla, anzi, li aveva sempre
sostenuti. Perciò se ora diceva così, significava solo una cosa.
- Che è successo a Gigio? - Chiese Manuel subito strappando il telefono da Patrick che se lo riprese mettendo il viva voce.
- È ubriaco fradicio e
vuole andare non so dove a fare non so cosa, ma è così ciocco che
farebbe di sicuro una gran cagata di quelle che poi pagherebbe per la
vita! Gli ho sequestrato il telefono e l’ho chiuso in casa, io sono qua
con lui ma è solo molto più grande di me e non so quanto potrò
trattenerlo! Gli sta venendo la ciocca violenta! Insomma temo per la
mia vita! Se non venite e risolvete tutto lo libero e vaffanculo! -
Sembrava parlasse di una belva feroce, Patrick stava per dire di
mettergli guinzaglio e museruola che lui aveva di meglio da fare,
ovvero fare sesso completo per la prima volta col suo ragazzo. Ma
Manuel prese come sempre la parola prima di lui e decise per entrambi
il da farsi.
- Ok arriviamo subito! Resisti! - E non esisteva che Manuel non fosse quello responsabile e di supporto al mondo intero.
- Ok, bene... NO UN
MOMENTO COSA?! EHI IO NON SONO D’ACCORDO PER UN CAZZO! - Ma Manuel
aveva già messo giù il telefono e si stava ricomponendo mentre nemmeno
ascoltava le sue lamentele a tutto volume. - MANU PORCA PUTTANA! -
Manuel gli tirò la maglia che si era tolto poco prima.
- Piantala, Davide non ha fatto niente di male per meritarsi questo! -
- Ma cosa vuoi che
faccia? Può chiuderlo in camera ed andarsene! Tornerà a liberarlo
domani mattina! - Patrick non intendeva seguire la volontà di nessuno
che non fosse la propria, ma ovviamente Manuel era un treno e gli tirò
anche le scarpe.
- Vestiti! - Fu la sola risposta.
- Ma perché?! - Ripeté
capriccioso Patrick che voleva solo andare avanti nel loro discorso
sessuale. Era da mesi che aspettava il momento, sentiva che quella sera
erano vicini! I genitori di Manu erano via, loro erano giù in taverna,
chiusi a chiave per sicurezza per evitare brutte sorprese, e finalmente
Manuel era arrapato più del solito.
Non ci poteva credere che Gigio avesse deciso di ubriacarsi proprio quella sera, manco l’avesse sentito.
“Sarà mica sensitivo!”
Pensò vedendo che Manuel nemmeno gli rispondeva aprendo la porta della
taverna per salire. Sbuffando l’attaccante cedette e si rivestì in
fretta, seguendolo comunque brontolando come una pentola a pressione.
- Non è giusto
comunque! Gigio deve farsene una ragione e arrangiarsi invece di
rompere le palle a Davide e di conseguenza a noi! Abbiamo avuto già un
sacco di riguardi per colpa sua! Abbiamo tirato un sacco il freno! Ed
ora questo! -
- Rick, gli abbiamo
detto che stiamo insieme, come ti aspettavi che reagisse? - Chiese
Manuel afferrando le chiavi della macchina ed uscendo di casa. Patrick
aspettò, sbuffò, indurì la bocca in un gesto di stizza e poi scrollò la
testa scocciato.
- Non lo so ma che palle! - E questo era quanto!
Patrick non aveva
torto, avevano fatto tutto a modo di Manuel, aveva avuto una grande
pazienza, ci erano andati piano, ma ormai era passato qualche mese dal
fattaccio e non aveva senso trascinarla ancora così a lungo.
Dopo averglielo detto,
Manuel aveva chiesto scusa in anticipo a Davide dicendogli di chiamarlo
in qualsiasi momento se la cosa degenerava. Davide probabilmente era
stufo di essere il suo baby sitter, ma fino a quel momento se l’era
cavata piuttosto bene.
Quella sera era stata la prima che li aveva chiamati e l’emergenza sembrava legittima.
- Non gli farà niente!
È Gigio! Anche se è ubriaco è buono come il pane! - Continuava a
brontolare Patrick mentre Manuel guidava verso casa di Gigio, che si
era comprato un anno prima, dove viveva da solo.
- E che ne sai? È
napoletano, i napoletani sono focosi ed esagerano sempre tutto! Magari
anche le ciocche! - Ribatté Manuel, Patrick sbuffò e scosse la testa
guardando fuori la Milano notturna.
- Ma cosa vuoi che faccia a Davide? Chi toccherebbe Davide? Andiamo! -
- Tu ragioni con il cazzo, ecco con cosa! -
- E tu con la testa! - Rispose seccato.
- Oh, che strano
ragionare con la testa! - Lo punzecchiò acido Manuel, per fortuna
arrivarono prima che ad uccidere fosse Patrick perché troppo sobrio per
sopportarlo.
La faccia di Davide era
tutta un programma. Appena aprì la porta li afferrò entrambi per il
bavero della giacca e li tirò dentro violentemente, poi sbatté la porta
sempre violentemente e con l’aria di un pazzo omicida, alzò le dita per
zittirli prima di qualunque cosa, poi con le stesse dita indicò un
punto preciso dietro di sé.
A quello iniziarono a sentire dei rumori. Molti rumori. Rumori molto forti e preoccupanti in effetti.
Come di cose che si rompevano e che venivano tirate contro la parete.
A quel punto Patrick e Manuel impallidirono.
- Sta spaccando la camera?! - Davide con occhi spalancati e spiritati annuì a scatti.
- Adesso è a carico
vostro! Auguri! - Così dicendo Davide prese la propria giacca, il
proprio cellulare e le chiavi e se ne andò di nuovo sbattendo la porta.
Senza ammettere repliche o dare altri dettagli su come fosse finito in casa a fargli da balia durante un’ubriacatura.
- E tu che pensavi lo stesse uccidendo! -
- Sarà meglio che uccida la casa! -
- Ma che te ne frega? È
sua! - Patrick tentava ancora di convincerlo ad andarsene, ma
ovviamente Manuel si tolse la giacca, si rimboccò le maniche e si avviò
verso il corridoio, verso i rumori simili al set di Shining nella scena
di follia finale.
- Ma-Manu? - Chiamò poi
preoccupato Patrick inseguendolo, lo afferrò prima di fargli varcare la
soglia. - Mica vorrai entrare davvero? - Chiese preoccupato e
spaventato. Improvvisamente la minestra era cambiata.
- Certo! - Rispose Manuel ovvio.
- Ma sei matto? E se ti
tira addosso tutto quello che ora sta spaccando? - Manuel lo guardò
alzando poi gli occhi al cielo come se sentisse l’ennesima cazzata.
- Oh, ma per favore. È Gigio! Sono stato il suo ragazzo per un bel po’ di mesi! -
- Appunto! Sei stato!
Ed ora sei la ragione della sua ira funesta! - Sibilò Patrick
continuando a tenergli forte il braccio per impedirgli di entrare,
ovviamente Manuel se lo staccò e senza dargli retta entrò impavido,
senza esitare un secondo.
Entrò e si chiuse la
porta alle spalle lasciando Patrick fuori a fissare il materiale duro
davanti alla sua faccia. Inghiottì a vuoto, tese l’orecchio e
trattenendo il fiato si chiese se al rumore di urla e sgozzamenti,
avrebbe dovuto entrare o scappare.
Attese diversi istanti prima di realizzare che a far più rumore era il proprio cuore che l’interno della camera.
“Oh cazzo!” Esclamò shoccato.
Veloce come la scure della morte, il silenzio era calato immediato appena la porta si era chiusa.
“O lo ha ammazzato
subito, veloce ed indolore, oppure... ma che staranno facendo?” La
paura durò nemmeno cinque minuti completi, la curiosità tornò al
proprio posto nel ragazzo più iperattivo del mondo e accucciandosi
cercò di vedere dal buco della serratura che diavolo succedeva dentro,
per nulla intenzionato a far sapere al gigante furioso che lui era lì
fuori.
Per quanto amasse Manuel, ci teneva ancora alla vita.
Appena era entrato e si
era chiuso la porta alle spalle, Gigio si era girato a guardare chi era
e si era fermato immediatamente con una sedia in mano pronta per essere
scagliata contro l’armadio o la finestra.
Il resto della camera un disastro, il letto tutto rovesciato, il comodino ribaltato, i vestiti tutti per terra.
Ma si era fermato, si era immobilizzato come se gli avessero staccato la spina.
Manuel era rimasto zitto e fermo lì davanti a lui a guardarlo, serio, composto, senza battere ciglio.
La calma personificata
e come per magia, come se gli avesse staccato una spina, Gigio mise
delicatamente giù la sedia e senza dire nulla, si precipitò al bagno
personale della camera e piegato sul water si mise a vomitare subito.
Manuel, sospirando
paziente e dispiaciuto, andò da lui, si chinò sul compagno e con una
mano sulla schiena rimase lì tutto il tempo assicurandosi che la faccia
non cadesse sul suo stesso vomito in un momento di mancamento tipico di
quando si rimetteva l’anima. Specie se ubriachi.
- Mi dispiace. Non
volevo rovinare la vostra serata e nemmeno Davide... - Biascicò Gigio
stendendosi docile nel letto che Manuel aveva rimesso a posto da solo
preferendo non far sapere della presenza di Patrick.
- È colpa mia se stai
così male. Il minimo era che venissi a dare una mano. - Rispose
paziente rimboccandogli le coperte mentre Gigio si metteva sul fianco
con il secchio vicino al letto per riprendere a vomitare in caso di
bisogno. Il peggio era passato, ma era meglio essere previdenti.
Manuel si sedette sul bordo un istante, dispiaciuto per come era ridotto. Un autentico straccio.
- Davide? -
- È andato via. Cerca
di lasciarlo un po’ in pace se puoi. Non dico di stare solo, guai! È
solo che penso finirà per odiarci tutti. - Manuel non poteva non dare
ordini e pensare a tutto e tutti nemmeno in un momento simile, quando
uno era a pezzi e coi postumi di una sbronza colossale.
- No no hai ragione, lo
capisco... romperò di più le palle a mio fratello, magari... - Manuel
fece un sorrisino e gli mise la mano sul braccio coperto dalle
lenzuola.
- Devi darti tempo,
vedrai che andrà meglio. - Gigio sospirò guardandolo in viso mentre una
fitta di dolore gli riempiva gli occhi che chiuse subito girando la
faccia contro il cuscino.
- Sarebbe più facile se tu fossi uno stronzo. - Manuel capì e ritirò la mano alzandosi.
- Starò in soggiorno un
po’ se hai bisogno. - Gigio non disse nulla, lo lasciò solo chiudendo
la luce e la porta sapendo che dopo aver pianto si sarebbe
addormentato.
Era la cosa più brutta,
la peggiore che ci potesse essere lasciare qualcuno a cui tenevi
ancora. Non c’era un modo migliore, non c’era un manuale. Forse Patrick
aveva avuto ragione a volerlo fare prima e subito per farlo stare male
solo una volta. O forse alla fine era andata meglio così. Forse il
dolore era in ogni caso inevitabile.
C’era solo da sperare che davvero, per una volta, il tempo volasse in fretta e portasse via tutto.
Manuel sospirò mentre
si chiudeva la porta, Patrick sentendolo uscire aveva saltato indietro
guardandolo curioso come una scimmia. Il compagno fece il gesto di
silenzio col dito e poi di andare in cucina, una volta lì Manuel prese
da bere per entrambi e versando un succo all’ananas, si sedette su una
sedia sospirando di nuovo, passandosi le mani fra i capelli ricci non
proprio perfetti.
- Come è andata? Sei
entrato ed ho sentito un improvviso e preoccupante silenzio! Pensavo ti
avesse già ucciso! - Esclamò Patrick gesticolando in piedi.
- E vedo che sei accorso subito a salvarmi eh? - Disse ironico Manuel, l’altro si strinse nelle spalle:
- Che senso aveva
morire entrambi? La mossa più intelligente era aspettare che si
addormentasse e vendicarti nel sonno! Quello è più grosso di me! -
Rispose alleggerendo la tensione. Manuel scrollò le spalle e andò al
sodo:
- Comunque appena mi ha
visto ha vomitato subito, poi da lì in poi è stata in discesa. La cosa
più importante quando sei ubriaco è vomitare. - Patrick guardò l’ora
appesa al muro di un’impersonale e moderna cucina.
- Sei stato tanto là dentro, eh? - Manuel fece un sorrisino divertito percependo un’evidente punta di gelosia.
- Potevi entrare! - Patrick si accigliò.
- E farti arrabbiare?
Ma nemmeno morto! - Patrick bevve subito il suo bicchiere e poi fece
per andare: - Comunque se non vuoi raccontarmi cosa avete fatto dopo la
vomitata è uguale, non mi importa mica, era solo per curiosità!
Andiamo? - Manuel così si alzò e divertito lo afferrò per i fianchi da
dietro fermandolo, appoggiò il mento alla sua spalla.
- Dobbiamo aspettare un
po’ e vedere se si sente ancora male. Gli ho detto che mi fermavo un
po’. - Patrick alzò gli occhi al cielo esasperato, sbuffando
apertamente. - Non abbiamo fatto niente di particolare, si è messo nel
letto, si è scusato, gli ho detto di non preoccuparsi ma di lasciare un
po’ in pace Davide e poi basta. Gli ho detto che rimanevo se serviva
qualcosa. Però stava per mettersi a piangere e non voleva farlo davanti
a me, così sono uscito. - Manuel gli rivelò tutto e Patrick si rilassò
fra le sue braccia che ora silenziose lo cingevano dolcemente da dietro
mentre gli baciava il collo. Patrick piegò la testa di lato dando tutto
il suo accesso, appoggiandosi a lui.
- Io sono un
iperattivo, devo fare qualcosa per forza... non mi farai aspettare qua
buono buono un’ora per vedere se muore! - Manuel rise contro il suo
collo e scendendo con la mano dalla pancia al cavallo dei pantaloni,
prima di aprire bottone e zip, disse:
- Ma io a dire il vero
un’idea ce l’avevo... - Patrick impallidì e girò la testa verso la sua,
ritrovandosi a pochi centimetri dalla sua mormorò:
- Ma sei matto? Non è
indelicato farlo proprio a casa sua? È in coma etilico per colpa
nostra! - Manuel scoppiò a ridere appoggiando la fronte alla sua
guancia:
- Oh meno male che hai
una coscienza! Mi cominciavo a preoccupare! - Ma comunque le dita
aprirono bottone e zip imperterrite: - Comunque hai detto bene, è in
coma. Non si accorgerà di nulla. -
- Ma hai detto che
poteva avere bisogno! - Non che a lamentele seguissero azioni visto che
non fermava le sue dita intraprendenti ora dentro i boxer
all’esplorazione di zone che conosceva già piuttosto bene.
- Sì ma le probabilità sono basse... - Rispose Manuel succhiandogli il collo.
- Basse? Significa che
ci sono... Manu, l’idea che ci becchi mi inibisce... - Tentò ancora
debolmente Patrick, Manuel rise ancora contro il suo collo mentre gli
abbassava i jeans ed i boxer sulle cosce afferrando bene nella mano il
suo membro che già si induriva:
- Se questo è inibito allora voglio vederti disinibito! - Patrick si morse il labbro scuotendo la testa:
- Sei malefico! Non
capisco perché dobbiamo fare la nostra prima scopata vera e propria
qua! - Manuel nemmeno, in realtà, ma si sentiva molto eccitato all’idea
di farlo.
- Prima scopata? Chi ha
parlato di scopare? Io pensavo più ad una bella preparazione, il resto
lo faremo a casa! E poi è un orso, se esce dalla camera lo sentiamo
subito e prima che ci raggiunga qua deve attraversare tutta la casa,
non è mica piccola! - Così dicendo spinse Patrick poco gentilmente
contro il tavolo e lo piegò in avanti scendendo giù accovacciato dietro
di lui.
Da lì in poi la sua
lingua si adoperò solo per dargli piacere e non per convincerlo visto
che a quel punto Patrick non ricordava più nemmeno dove diavolo
fossero.
Inizialmente la sua
lingua si insinuò dentro di lui abile, poi si aiutò con le dita. Quella
cosa delle dita lo faceva sempre impazzire da morire, era così
piacevole che non vedeva l’ora di avere tutta la sua erezione dentro.
Pensandoci la propria mano prese a darsi piacere da sola per avanti, in
una combinazione sincrona di brividi che si espansero ben presto in
ogni particella del suo corpo, stava per impazzire e per venire, quando
Manuel si ritirò da dietro e lo lasciò completamente.
Patrick sgranò gli
occhi e si girò guardandolo, convinto che fosse diventato tutto matto.
Lo guardò tirarsi fuori l’erezione e massaggiarsela a mezzo metro da
lui, con aria provocante mentre si succhiava il labbro.
- Tu sei davvero
malefico! - Commentò Patrick trovando quella visione anche peggio del
sentirselo addosso. In un lampo gli fu addosso e lo spingeva contro la
porta che chiusero alle loro spalle per essere più sicuri di non essere
beccati.
Appena la chiusero ed
appoggiarono la schiena di Manuel, Gigio sfumò completamente e per
Patrick esistette solo il suo compagno che desiderava da matti, il suo
membro sempre più duro e grande nella bocca che succhiava con impeto e
voglia ed il proprio che continuava a strofinare nella mano.
L’eccitazione salì per
tutti e due alle stelle in un attimo, tanto che sentendosi vicino
all’orgasmo Manuel si trovò ad un bivio, un bivio impossibile da
riconoscere perché in un istante ci fu solo una strada, davanti ai suoi
occhi. E la prese senza esitare, sentendo che non poteva più resistere
e tirarsi indietro, che di attenzioni ed autocontrolli ne aveva avuti
abbastanza, che si era sacrificato molto per il bene di Gigio, per
sensi di colpa vari, per non correre troppo, per fare quel che
sicuramente era più giusto.
Ma dopo che tiri tanto
la corda facendo cose che in realtà non vuoi per niente fare, dopo che
metti dentro il barattolo cose che non ci staranno mai, alla fine il
coperchio esplode e con lui, quando succedeva, non si poteva far altro
che assecondarlo. Non lo fermavi, nessuno poteva.
Ti shoccava, ti sconvolgeva e lo ricordavi per sempre.
Manuel separò deciso
Patrick dal proprio inguine, lo alzò e lo rimise appoggiato verso il
tavolo, lo piegò in avanti sulla superficie, si schiacciò su di lui da
dietro e mentre si strofinava con l’erezione ed il resto del corpo,
finiva di masturbarlo con la mano.
Patrick, confuso su
quel che avrebbero fatto alla fine, lo lasciò fare e si abbandonò
all’orgasmo pensando con una punta di delusione che anche quella volta
avrebbero fatto solo quello.
Ma era appena esploso
in un piacere fisico che gli faceva impazzire tutti i sensi, che poco
dopo Manuel gli entrò da dietro, veloce, deciso, improvviso.
- Oh cazzo! - Esclamò
Patrick spontaneo tendendosi e sollevandosi con la schiena, non
aspettandosi di certo quello. Manuel però lo spinse di nuovo giù, in
avanti, con poca gentilezza e prendendolo per i fianchi spinse di nuovo
per entrare meglio.
- Pensavo che... - Tentò Patrick torcendosi cercando di guardarlo.
- Vuoi pensare o vuoi
scopare? - Disse brutalmente Manuel. Patrick a quel punto si girò e si
piegò in avanti afferrandosi ai bordi del tavolo.
- Che discorsi! - Così
Manuel, che aveva comunque fatto un’ottima preparazione ed usato un
espediente furbo per non fargli sentire troppo dolore nell’entrare,
riprese a muoversi facendolo inizialmente piano e delicatamente, poi
via via che lo sentiva rilassarsi e abituarsi aumentò.
Ad ogni spinta e
movimenti i loro gemiti e sospiri si unirono, cercavano di non gridare
e di soffocare le loro voci, ma non era facile.
La verità era che
nessuno dei due ne aveva proprio potuto più, un’attesa durata troppo
tempo e non solo da quando si erano messi insieme, da molto prima in
realtà.
Tutto il tempo perso a
convincersi di essere solo amici, molto amici, e che gli istinti
sessuali che provavano potessero essere deviati verso altri. Tutto il
tempo perso a trattenersi e fare la cosa giusta.
Tutto il tempo perso ad avere rispetto per il mondo intero.
Ed ora erano
finalmente lì insieme, uno nell’altro, fusi insieme in un unico
movimento costante che cresceva e diventava più forte, così tanto che
quando Manuel con un ritmo vertiginoso ed una forza intensa, toccò il
punto interno di massimo godimento di Patrick, questi tornò ad
eccitarsi e a provare dei brividi incredibili che si mescolarono agli
altri, confondendolo.
Patrick non sapeva più
quel che provava, sapeva solo che era incredibilmente intenso e
meraviglioso, il resto venne spazzato via sentendo Manuel tendersi
tutto e abbandonarsi completamente al piacere, mentre gli veniva
dentro.
Per un momento nessuno
dei due capì nulla, né provò qualcosa di specifico. Solo i loro corpi
in un godimento completo senza precedenti che fremevano senza
risparmiarsi.
Poi Manuel uscì e gli
crollò addosso, da dietro, sfinito, ansimante e sudato. Le braccia
intorno alla sua vita, quelle di Patrick appoggiate al tavolo davanti a
sé.
- Oh dio... - Mormorò fra gli ansimi. Manuel sorrise.
- Eh già... - Non volle
fare paragoni con le volte con Gigio, ma dentro di sé lo sapeva che era
stato diverso nonostante il luogo in cui avevano scelto di farlo. Più
che scelto, successo.
- Sai... forse non ti
fa bene trattenerti sempre per fare quel che sei convinto sia giusto...
- Disse poi dopo un po’ Patrick mentre si alzava e si girava per
abbracciarlo per avanti. Manuel trovò conforto fra le sue braccia caldi
e forti e nascose il viso contro il suo collo.
- Perché poi sono io quello che fa cagate? - Patrick rise annuendo.
- Forse scopare per la
prima volta qua dentro non era l’idea migliore... - Continuò lui sempre
ridendo, Manuel gli andò dietro e leggero sollevò il capo guardandolo
da vicino, con un sorriso strano stampato sul bel viso.
- Hai ragione, non devo
sempre trattenermi... però nonostante il posto sbagliato ed il momento
ancora più sbagliato e forse il modo ancor di più sbagliato... è stato
maledettamente bello... e non lo rimpiango. Forse potevamo farlo prima,
in un letto normale, a casa mia o tua... -
- Forse... - Replicò ironico Patrick. I due sorrisero.
- Ma sono felice di
averlo fatto. È stato bellissimo. - Continuò Manuel. Patrick smise di
ridere e rimase con un bel sorriso ebete e realizzato ad ammirare la
bellezza del suo ragazzo.
- Anche io. È presto
per dire che ti amo? - ovviamente lui non poteva trattenersi, del resto
Manuel lo faceva anche al suo posto. Tuttavia non rise, gli carezzò il
viso e con una dolcezza infinita, disse:
- Non lo so, forse. Ma
ti amo anche io. - Del resto dodici anni di conoscenza e di convivenza
continua potevano essere pochi per parlare di sentimenti?
In risposta le labbra
suggellarono quell’atto e quelle parole in un bacio che concluse
degnamente la serata più improbabile delle loro vite. Sicuramente la
più indimenticabile.
Sicuramente, in qualche modo, la migliore.