NOTE: sono arrivata subito con la fic
dalla parte di Paolo. Siamo ancora su Paolo Maldini e Andriy
Shevchenko. La prima parte ripercorre il suo rapporto con Andriy dal
passato al presente ma parla soprattutto della visione che Paolo ha
di Andriy, la seconda si arriva al presente, proprio la sera in cui
Andriy a San Siro ha visto la partita, quindi siamo pochi giorni fa
rispetto ad ora. Era lì con Paolo, so che poi si è fermato a
Milanello per due giornate di visitatore ed ospite speciale ed ora
c'è la notizia che dovrebbe fare lo stage al Milan come tecnico.
Alla fine non ho resistito, ho pensato a come l'avesse vissuta Paolo
ed ho pensato che anche se una persona è bravo a gestire i propri
sentimenti, non significa che non ne prova. E prima o poi escono. A
me questi due piacciono troppo insieme, non ci posso fare nulla.
Buona lettura. Baci Akane
PRONTI PER LA VERITA'
Quando è arrivato era un mistero,
Andriy.
È buffo quanto invece io ora sappia
tutto di lui.
Penso che non ci sia niente che non mi
dica, niente che non so di lui.
Era una delle persone più chiuse e
difficili che avessi mai visto. Che poi a ben pensarci di persone
difficili ne avevo incontrate nella mia carriera. Però lui aveva
davvero qualcosa di diverso, qualcosa in più. Non so come dire.
Lui aveva un muro. Buttarlo giù è
stato impossibile, infatti non ci sono riuscito, semplicemente mi ha
fatto entrare, ma non l'ha mai buttato giù.
Andriy è e resterà sempre il chiuso
per eccellenza, ma credo sia questo il suo fascino.
Ero il capitano, è per questo che mi
sentivo responsabile di occuparmi della serenità di tutti i miei
compagni, ci ho sempre tenuto molto ma con lui è stato complicato
perchè aveva il terrore di aprirsi, di fare ciò che voleva davvero.
Era la persona più trattenuta sulla faccia della Terra.
Impressionante. Volevo solo che parlasse in libertà almeno con
qualcuno, alla fine non lo so come ci sono riuscito. Non ho mollato
ma non ho nemmeno insistito con fastidio battente.
Ne aveva un disperato bisogno, è
questa la verità.
Così piano piano sono diventato il
solo con cui parlava. Cioè sul serio.
Le prime volte ha fatto piazzate vere e
proprie dove rompeva tutto, pensavo fosse schizofrenico perchè non
dava per niente l'idea di uno violento. Cioè in partita era un carro
armato però era diverso dall'essere violento e buttare tutto
all'aria. Poi piano piano si è limitato al parlare.
Quelle famose parole in libertà.
Sorrido ripensandoci.
Ne aveva un disperato bisogno.
Ha cominciato a dirmi tutto, qualunque
cosa. Mi ha persino raccontato della sua infanzia, di come funziona
al suo Paese, dei problemi che ci sono là, che la speranza è
ottenere successo in qualche campo per potersene andare, perchè non
puoi vivere bene là. È sorprendente tutto quello che mi ha detto.
E così un giorno mi ha detto che
pensava di provare certe cose per i ragazzi, ma era una cosa proibita
che non aveva mai voluto sfogare.
Così gli chiesi perchè si stava
sposando e lui rispose 'proprio perchè provo certe cose per certi
ragazzi.'
Poi precisò che comunque riusciva ad
andare anche con Kristen per cui non era proprio gay ma più
bisessuale.
Ho provato a capire questa sua
mentalità, alla fine era molto rigido e si riconduceva tutto lì.
Quelle cose non andavano bene per cui
le soffocava e le ignorava. Tutto lì.
Piano piano sono riuscito a fargli
capire che non c'era niente di male nell'avere altri tipi di istinti,
ma lui ormai era sposato e non pensava avesse più importanza.
Anche sulla fedeltà lui diceva che lo
era perchè quelle erano le regole.
Andriy è cresciuto a base di regole e
confini precisi, se non le rispettavi eri un criminale. Per cui le
regole erano etero, fedeltà, figli. E se giocavi a calcio erano
segnare. In nessun campo si comprendeva il divertimento.
La prima sera che sono riuscito a
portarlo fuori a fare una bevuta insieme ad alcuni della squadra lui
era come un pesce fuor d'acqua. Stava lì ma non aveva proprio idea
di come si dovesse fare, di come si stesse. Non spiccicò parola. Lo
presi in giro il giorno dopo. Con fatica sono riuscito a fargli
capire che anche se scherzava e rideva alle battute non c'era niente
di male, nessuno gli toglieva nulla.
È stato molto complicato. Più che
partecipare a risate e cose così lui parlava. Una volta cominciato
sembrava incapace di smettere, ma solo con pochi intimi. C'era un suo
compagno alla Dinamo che era lì al Milan e c'ero io.
Poi mi ha sorpreso quando è venuto
Ricardo. Con lui si è trovato bene e parlava, passava molto tempo
con lui ed ho pensato che gli piacesse, sembrava proteggerlo e Riky
gli si era attaccato come un cucciolo col suo papà.
Credevo che fosse perchè aveva qualche
famoso istinto nei suoi confronti, ma tanto sapevo non ci sarebbe mai
andato, lui aveva le sue regole, era sposato. Non poteva proprio.
Poi ovviamente mi ha spiegato anche
quello.
No, non era attratto da lui, si
rivedeva in Riky solo che era la parte spensierata di lui. Se fosse
cresciuto in una famiglia aperta ed in un Paese meno problematico,
sarebbe venuto su così.
Con tutto che il Brasile non è un
Paese facile. Però si rivedeva in lui, la sua gentilezza, la sua
educazione. Però era così tanto ingenuo ed innamorato della vita e
di Dio. Mi parlava molto delle sue differenze e poi concludeva
chiedendomi se era pazzo a vederlo simile a lui.
Io capivo cosa intendeva.
Andriy era molto duro e chiuso perchè
era cresciuto obbligato a tenere la testa bassa, questo l'ha portato
ad una serie di impostazioni caratteriali precise, gli hanno tolto la
sua fanciullezza, la sua purezza, la sua positività.
Cosa che in Riky invece si è
sviluppato egregiamente. L'ottimismo, la semplicità, la purezza,
l'ingenuità. Ma di base erano simili. Gentili, tranquilli, a modo,
educati. Capisco cosa ci vedeva in lui, la parte buona e positiva di
sé stesso, quella 'venuta su bene' e non con tutti quei difetti e
quei problemi.
Parlavamo molto di questo e di loro, ma
io avevo il dubbio che Riky avesse tendenze, era difficile non
notarlo. Certi modi di fare, di essere, di porsi erano tipici di chi
era un po' gay. Non so in quanta misura lo fosse però era chiaro. E
si stava attaccando moltissimo ad Andriy. Per combattere questi
istinti innati che aveva, si era sposato e da lì abbiamo entrambi
capito come sarebbe andata. Riky non voleva, non voleva ma era così.
Voleva fare le cose secondo i principi
con cui era stato cresciuto, onorare la famiglia, seguire le regole e
cose del genere, non saprei dirlo bene nemmeno io.
Andriy non era assolutamente uno che
sovvertiva all'ordine naturale delle cose e per lui Riky era di Dio.
Stop. Era troppo innamorato di Gesù e lo invidiava per quello,
perchè lui non ci riusciva. Non l'avrebbe mai rovinato e poi era
sposato. Ognuno le sue parti radicate.
Non so nemmeno se dopotutto Andriy, a
parte la questione del rivedersi in lui in qualche modo, fosse pure
attratto da lui. Penso che Riky si stesse dichiarando, credo che gli
avesse dato molti segnali, aveva fatto dei teneri e goffi tentativi e
credo anche che ad Andriy non dispiacevano. Aveva quelle tendenze
anche lui, mai sfogate ma le aveva.
Però alla fin fine non l'avrebbe mai
fatto e non lo fece.
Non poteva rovinarlo, mi disse la sera
in cui decise di andarsene a Londra.
Sua moglie era una modella ed era
incinta, voleva che il bambino crescesse a Londra e poi rilanciarsi
nella carriera, e Londra era perfetta. Per cui premeva per andare e
lui aveva insistenti offerte da parte del Chelsea di Mourinho, così
alla fin fine decise di accettare per non complicare le cose. Non era
uno che voleva complicarle. Non lo sarebbe mai stato.
Ma poi mi sono chiesto... ma quali cosa
non voleva veramente complicare?
Mi parlava di Riky, ma non vedevo il
trasporto che ci doveva essere.
Doveva essere distrutto all'idea di
lasciarlo, però continuava a dire che lo stava rovinando ed era un
peccato e non era giusto, e non ci vedevo un'angoscia. Doveva
piangere. Non faceva nulla. Era il suo personaggio, però con me era
sempre molto sincero.
Ripeteva quello e non menzionava mai
dei sentimenti di altro genere. Per cui mi chiedevo... ma allora...
forse era veramente così?
Non ho mai capito cosa provasse per
lui.
Riky ne uscì distrutto, perchè al
contrario di Andriy era innamorato sul serio e così non seppi mai la
verità.
Penso che dopotutto fosse quella che
lui mi ripeteva.
Se ne era davvero innamorato anche lui,
se ne era davvero attratto, alla fin fine qualcosa sarebbe successo.
Non poteva avere sul serio un controllo simile. Mi rifiuto di
crederlo.
Riky poi se l'è messa via in qualche
modo ed Andriy l'ha evitato con cura tutte le volte che veniva a
Milano per vedere me e Kaladze. O solo me.
Gli mancavo, me lo diceva apertamente e
detto da lui era sorprendente. Così gli dicevo di venire e lui
veniva. Erano i momenti in cui stava meglio, in cui sorrideva e
tornava a parlare. Era tornato quella persona chiusa e misteriosa che
era agli inizi a Milano. Possibile che nessuno al Chelsea poteva
stargli vicino?
Mi dispiaceva molto. Lo vedevo che mi
cercava con bisogno ed io ci tenevo che lui trovasse un po' di pace,
ero felice che cercasse me, che stesse meglio con me. Continuavo ad
essere il suo punto di riferimento, la sua guida. Non ho mai smesso
di preoccuparmi per lui e di interessarmi. Mi rendeva euforico l'idea
di essere tanto importante per lui.
Ogni tanto parlavamo di Riky, ma non
aveva dei veri e propri rimpianti verso di lui quanto il fatto di non
essere riuscito a gestirla meglio in modo da poter rimanere senza
rovinarlo.
Per lui era importante Riky, ma quel
che desiderava davvero non era essere rimasto per essere diventato il
suo uomo, bensì desiderava essere rimasto in qualità di amico. Ci
teneva molto alla sua amicizia, ma ci teneva anche che non cadesse e
non finisse per odiarsi e cambiare. Era bello così com'era.
Andriy voleva essere rimasto, odiava
essersene andato. Erano state un'insieme di cose, sua moglie che
voleva andare a Londra, le cose complicate con un Riky troppo bello e
raro da rovinare... e poi sentivo che c'era dell'altro, ma non ha mai
voluto dirmi bene tutto.
Non so se per caso c'entravo io.
A volte avevo l'impressione che,
guardandomi, ci fosse altro dietro quei suoi occhi così contenuti.
Era abituato a trattenersi per cui non sapevo cosa pensava quando mi
guardava. Nessuno lo sapeva mai. Appariva gentile e con me
addirittura sereno, però c'era qualcosa che mi taceva, qualcosa che
mi riguardava.
Mi sono sempre chiesto se per caso io
c'entrassi in qualche modo con la sua scelta di andarsene. Non ne ha
mai parlato in pubblico, io sono quello che ne sapevo di più e
comunque non era tutto. Ma lui non lo potevi forzare. Era così e
basta.
Con gli anni ci siamo tenuti in
contatto, venivamo a trovarci spesso e quando è tornato a Milano in
prestito per un anno non è stato come prima, a calcio, ma almeno
poteva vedermi ogni giorno, era a casa sua, il posto che gli piaceva,
dove era stato tanto sereno finalmente. Anche con Riky aveva
sistemato, finalmente era il rapporto che voleva, che sperava di
ottenere, che anni prima non era riuscito a tenere.
Era tutto bello per un punto di vista,
mentre per l'altro era diverso, era rovinato. Ormai il suo calcio era
sparito. La sua guerra nel scendere in campo non c'era più, penso
che il talento c'era però le condizioni per ritrovarlo no. Non so
cosa gli servisse, non so se c'era qualcosa in grado di aiutarlo. A
volte non si può fare niente. A volte è così e basta.
È stato molto triste per questo, però
si aggrappava a me, a Riky, ai suoi amici ed andava avanti.
L'anno è scaduto e non era cambiato
niente, così ha deciso di tornare alla Dinamo a finire lì la sua
carriera. Quando ha lasciato l'ho visto e credo che erano anni che
non lo vedevo così sereno e rilassato.
Kristen non si era più mossa da
Londra, vivevano separati ma non si sono mai lasciati sul serio. Quei
rapporti da coppie dell'Est che possono capire solo loro.
Avendo entrambi molto tempo libero
stiamo tantissimo insieme, ci incontriamo, viaggiamo, ci cerchiamo.
Se io devo fare qualcosa in qualche parte me lo porto dietro, se lui
viene in Italia passa sempre sistematicamente da me... so che sta
facendo un corso per fare l'allenatore, gliel'ho consigliato io. Gli
farebbe bene.
Il tempo che passiamo insieme è sempre
bello, siamo sempre rilassati, noi stessi, così tranquilli e sereni.
Parliamo ancora di tutto. Stiamo ancora così bene insieme. Non lo so
perchè se devo andare da qualche parte cerco lui. A volte mi sento
il suo ragazzo e ripenso a quei discorsi sulla sessualità. Non ho
mai avuto dubbi sulla mia, ma non capivo come lui potesse seguire le
regole auto imposte quando invece aveva tutt'altra natura. Come ci è
riuscito tutta la vita? Non ho mai capito.
E quando passo così tanto tempo con
lui, un tempo così bello e speciale, un tempo in cui mi sento me
stesso più che mai, mi chiedo se per caso sono riuscito a nascondere
la testa sotto la sabbia.
Non è che mi sono imposto un'altra
verità o non ho mai visto qualcosa che mi si affacciava davanti agli
occhi, cioè non ho fatto finta di non capire. Non ho visto davvero.
Ma il non vedere non presuppone che non ci fosse niente.
Da quando giriamo tanto insieme, da
quando ha finito anche lui di giocare, sono ormai due anni e sento
questa cosa più che mai.
Forse il suo non cedere, il non
sbilanciarsi, il non fare mai nulla, mai forzarsi ha reso possibile
il mio non vederlo.
Ma forse è questo che vedevo dietro i
suoi occhi.
Questo sentimento che nutre per me che
va oltre l'amicizia.
Non mi ha mai toccato, non ho mai
provato nessun tipo di calore, però non significa che non possa
essere.
Mi manca quando non lo vedo, quando sta
a Londra con la sua famiglia. Mi manca quando non è qua ed allora
organizzo qualcosa per vederlo, lo cerco di proposito e quando lo
rivedo è tutto così bello, mi sento felice, trovo quello che mi
mancava, mi raddrizzo, non so come dire. È una sensazione
particolare.
Non sono mai stato una persona
passionale, ma sempre molto composta e tranquilla, questo forse ha
giocato molto nel mio non rendermene conto.
Lui mi cercava, parlavamo molto, lo
aiutavo e questo mi bastava.
Però forse il non provare il resto non
mi ha mai fatto capire che invece qualcosa mi mancava.
Non so dirlo. È questo?
Mi ritrovo a pensarci da quando viaggio
tanto con lui, è ormai un'idea fissa.
Con mia moglie è sempre molto
complicato, non siamo mai andati particolarmente d'accordo, siamo una
coppia famosa per essere due che litigano anche se non facciamo mai
piazzate. Sono cose più sul genere della freddezza. Però è un
rapporto strano. Non mi sento di dire che è la mia vita, è la donna
che desidero. Sono sposato con lei da anni. Stop. Cosa significa?
Interrogarsi ora su sentimenti e attrazioni mi sembra sciocco, però
se incontro Andriy sono al settimo cielo e su di lui ci penso. Ma è
solo questo?
Perchè quando stiamo insieme mi sento
come se fossimo compagni nella vita?
Perchè?
Magari perchè è lo stesso anche per
lui e questo me lo trasmette... forse è così. Forse.
Non lo so.
Quando lo rivedo è come se non ci
fossimo mai separati, come se ci fossimo visti il giorno prima.
Sorride, sorrido, ci abbracciamo ed è
la solita scarica elettrica. Così felici di rivederci. Come sempre.
Dormirà da me, ha le valige in
macchina, ha due giorni da stare a Milanello come ospite speciale e
gli chiedo subito se può fermarsi di più. Ovviamente sì. Mi dice
che forse Galliani gli permetterà di fare lo stage al Milan, sarebbe
fantastico.
L'idea di stare dei giorni con lui mi
rende a dir poco euforico.
Parliamo di tutto, commentiamo lo stato
attuale della squadra, di Riky, di Balotelli, di tutti. È un momento
complicato, parliamo anche del mister a viso aperto, come sempre.
Poi a casa continuiamo a parlare di
questo e di molto altro. A piede libero. Di tutto. Di noi. Di ogni
cosa. Non ne siamo mai sazi. Le ore volano e non ne avremmo mai
abbastanza. La notte è inoltrata, siamo in salotto e tutta la casa
dorme, io e lui siamo sul divano e parliamo piano ma continuiamo alla
tenue luce della lampada a muro, è tutto molto intimo. I bicchieri
d'acqua vuoti, i miei piedi sul tavolino, lui seduto composto, io
rivolto verso di lui, la testa appoggiata alla mano.
È Riky il fattore scatenante, mi
sembra sia tutto molto naturale.
- Allora in questi giorni lo rivedi...
- Dico con un'aria che intende molto più di quello che sembra.
Lui inarca le sopracciglia senza capire
e dico il nome di Riky. Lui sa come la penso ed infatti ride. È
bello quando ride. Non dimostra mai la sua età.
- Sei ancora convinto di quello? - Dice
senza seccarsene. Con me non si scoccia mai. Comunque non sarebbe nel
suo carattere.
- Non ho ragione? Dopo tutto questo
tempo me lo puoi dire... - Forse è gelosia, la mia. Visto che
ultimamente ci penso tanto e ne sono quasi ossessionato, credo di
vederlo per quello che è. Però non sono tipo da fare piazzate, per
cui anche se sono stranamente allusivo, non si arrabbia.
- Non ti ho mai mentito. Su niente. -
Poi si ferma e ci ripensa. - Al massimo ho omesso, ma se ti ho detto
una cosa su qualcuno, è la verità. - Questa frase è molto
sibillina, significa tutto e niente e mi raddrizzo sul divano
guardandolo bene. Piego una gamba fra noi due, il piede in mezzo e mi
metto dritto verso di lui a fissarlo insistente.
- Cioè? Cos'è che non mi hai mai
detto in tutti questi anni? - Andriy ride ancora alzando gli occhi in
alto esasperato.
- Non ti facevo così curioso! - Con
tutte le domande che mi faccio su di noi da due anni mi sembra il
minimo.
- Sei tu che sei tanto misterioso! -
- Ma non mi hai mai tartassato per
sapere quello che non ti dicevo... - Non sono certo il tipo da
offendermi o fare il broncio, però un po' ci rimango.
- Sì beh, non ho mai insistito anche
se sapevo che mi nascondevi qualcosa... - A questo punto è lui che
si fa più attento e curioso e affila lo sguardo, mette il gomito
sullo schienale e appoggia il mento al pugno chiuso in attesa che mi
esprima.
- E quando hai avuto questa sensazione?
- vuole capire. Lui vuole capire ed io gli devo dire, ma se voglio
capire io non mi risponde!
Che tipo!
A volte è proprio prepotente, gestisce
tutto lui.
- Quando te ne sei andato dal Milan la
prima volta. Non mi hai mai voluto dire la verità, non del tutto. So
che io sapevo già molto rispetto a tutti gli altri. Però c'è
qualcosa che non mi hai mai detto... - Sembra realizzare che ci ho
preso. È piuttosto impassibile di solito ma forse con l'età fatica
a continuare ad esserlo, o forse sono io.
Però ha una luce che dice 'ci ha
preso'. Ora dovrei insistere per farlo parlare ma se lo facessi non
sarei io, così semplicemente aspetto che faccia lui qualcosa.
- Non sono mai stato davvero innamorato
di Riky. Mi piaceva molto, ci vedevo la parte pulita e positiva di me
e volevo proteggerlo e guidarlo, però non c'era quell'amore che
forse provava lui, non la stessa attrazione. Non volevo metterlo in
crisi facendogli affrontare qualcosa di troppo grande per lui e poi
rifiutarlo e quindi metterlo in crisi anche per quello. La mia
presenza per lui stava diventando un problema e gli volevo troppo
bene. È vero quello che ti dicevo su di lui. Sono rimasto amico suo,
quando lo rivedo parliamo tanto e siamo felicissimi, però non ci
sono rimpianti assolutamente. - Però uno ne ha. È quando lo dice
che lo capisco. È la prima volta che mi fa leggere così bene.
- Allora di cosa hai rimpianti? -
Chiedo piano. Lui si fa serio e sospira, guarda in basso e poi si
morde il labbro con un fare infantile che non gli si addice.
- Di aver lasciato te, la squadra,
questo posto. L'unico in cui io sia mai stato felice, dove ho
imparato a vivere davvero e ad essere felice. - Sospiro. Ancora.
Questo significa tutto e niente.
- Ma questo lo so. Non è una cosa
nuova. Me ne parlavi moltissimo. C'è altro. Cos'è che ti ha spinto
ad andartene, fra le molte cose? Sì insomma, tua moglie, Riky... e
poi? Non sono due cose sufficienti... - So cosa dico, ne sono sicuro
e non so perchè non mollo. Non sono insistente di solito però
vorrei me lo dicesse finalmente. Piego la testa di lato per poter
guardarlo in viso, perchè lo tiene basso e fissa fra di noi. È in
difficoltà, sta di nuovo lottando.
Se lui ha paura pensa io. La sto
affrontando per la prima volta dopo anni... non sono un bambino,
affrontarlo ora significa che è vero e basta. Non è una cosa
passeggera. Significa che sarà così per sempre.
E che lo è da sempre.
Per cui ho sbagliato molto, della mia
vita, se fosse vero.
Però sarebbe ora di affrontarsi sul
serio.
Andriy sposta gli occhi sui miei e
finisce che ci guardiamo così da vicino, con gentilezza e dolcezza
ripeto la domanda.
- Cos'è che ti ha spinto ad andartene.
Andriy? - Sospira, stringe le labbra ed alla fine lo mormora piano.
- Tu. - questo è un pugno allo stomaco
perchè mi fa sentire colpevole anche se lo sospettavo. Per cui è
anche una conferma. Ed è molto di più. È un sapere che era come
pensavo, il mio tormento era fondato, non avevo le visioni. Sono
stato molto tardivo ma lui ha sempre gestito il tutto egregiamente.
Mai visto una persona così.
Per cui ora?
Ora cosa dovrei fare?
- Io? - Chiedo sperando mi dica di più.
In realtà sono nel panico perchè non so cosa dovrei fare ora.
Vorrei baciarlo, vorrei provare a
vedere cosa succede ed è assurdo che una persona pensi di provare a
baciare un'altra. Credo che se lo pensa è perchè in realtà lo
vuole fare.
Oh, non è per niente facile affrontare
questa cosa ora in questo modo.
Ripenso a tutti questi anni e a quando
giocavamo insieme, tutto il tempo che passavamo in compagnia e mi
chiedo se ci sia mai stato un momento d'attrazione in cui volevamo,
speravamo, stava per... ma lui ha sempre gestito tutto così bene e
tenuto le distanze. Ed io non sono mai stato uno troppo spinto, uno
che si buttava o che sperimentava. Per cui non so cosa pensare.
- Tu... io ero innamorato di te e non
potevo viverla perchè ero sposato e ci sono le regole. Ed anche tu
eri sposato e non mi avevi mai detto che avevi certe tendenze e
quindi pensavo ti avrei perso. Ed avevo paura di non saperla gestire
così bene per sempre. Sai... vederti ogni tanto come oasi, per
ricaricarmi, era un conto. Quello era gestibile. Ma se rimanevo avevo
paura di finire per rovinare tutto. Ed ora... ora non voglio che si
rovini, mi piace passare così tanto tempo con te, mi piace parlare
con te di tutto, mi piace davvero... e non voglio che tu adesso ti
comporti diversamente, ma visto che volevi tanto saperlo e che mi
bruciava averti nascosto questa sola cosa io.... - Non so cosa mi
succede, solo penso che parli troppo -che cosa strana!- e voglio che
taccia perchè devo provare, devo. Non riesco a pensare ad altro.
Fisso le sue labbra così morbide e penso che se si zittisce ci provo
anche se è la cosa più avventata che abbia mai fatto e sono
ridicolo perchè sono tardo ma è ora o mai più.
Così visto che continua a blaterare
cose inutili, mi chino ancora verso di lui, annullo la distanza e gli
chiudo la bocca.
Lui è sorpreso, si irrigidisce per
partito preso e per un momento penso che possa respingermi, rimango
fermo con le labbra sulle sue e visto che non fa nulla, continuo.
Incastro meglio le mie alle sue, mi faccio strada col labbro
inferiore e poi finalmente risponde e le schiude. Così mi fa
entrare, la lingua trova la sua quasi subito e tratteniamo il fiato.
È quel pezzo di paradiso che gli
mancava. Che mancava anche a me.
Ho avuto una vita felice e realizzata
quasi del tutto. Solo che a volte mi chiedevo se l'amore fosse quello
che avevo. Pensavo idealmente che dovesse essere qualcosa di più, ma
evidentemente mi sbagliavo. Ora so che avevo ragione.
C'era di più.
E dopo tutto questo tempo passato con
lui e poi a pensarci e a chiedermi se fosse questo o cosa... dopo
tutto quanto, farlo e averne conferma non mi lascia dubbi su cosa
sia.
Perchè non siamo dei ragazzini con gli
ormoni in subbuglio. C'è molto di più. C'è del sentimento puro a
muoverci uno verso l'altro.
Così gli prendo il viso fra le mani e
glielo raddrizzo per poterlo baciare meglio ed impedirgli di
ritrarsi, il bacio si approfondisce, ci uniamo ulteriormente e ci
togliamo il respiro. La vita scorre come una cascata, è l'emozione
più forte e bruciante che io abbia mai provato.
È quando hai avuto dubbi da molto e
poi ci hai provato e capisci qual'era il tuo posto nel mondo. Lo
trovi e quando ci sei non hai dubbi, non hai paura di chiamare le
cose col loro nome.
Dopo non ho idea di quanto passiamo a
baciarci, sempre ad occhi chiusi, ci separiamo e labbra su labbra,
respirandoci ansimanti ed emozionati, lo mormoro per primo.
- E' questo l'amore, allora... avevo
ragione a pensare che doveva essere qualcosa di più. - Lui apre gli
occhi di scatto quasi spaventato dalle mie parole, io sorrido perchè
è come un gatto, in questo momento. Rafforzo le mani su di lui
impedendogli di ritirarsi e lo obbligo a guardarmi ancora. Lentamente
i miei occhi lo calmano, perchè sono sereno e sicuro. Ho concluso la
mia lotta personale ed ho trovato le mie risposte. Quando trovi la
pace, anche se le risposte non sono molto comode, alla fine stai
bene.
Così lui comincia a capire che alla
fine di tutto arriva un momento in cui smetti di lottare su ogni
fronte e accetti le cose che ti capitano. E capisci che ogni tanto
sono anche semplicemente belle.
- Non averne paura. Andrà bene. -
Mormoro piano. Lui sorride timidamente, piano piano si lascia andare
con fatica contro le mie mani e le sue cercano la mia vita. Il
contatto ulteriore lo rilassa, gli carezzo il viso con i pollici e lo
faccio mio con lo sguardo. Sono sicuro, sono sempre più sicuro.
Questa gioia nel vederlo era molto di più che semplice amicizia. E
questo bacio ha messo tutto a posto, ha tolto ogni dubbio.
Perchè non passi due anni a pensare se
provi qualcosa per il tuo migliore amico se non è davvero così. Non
esiste. Non funziona così.
Lui non dice nulla, però fa un sorriso
più convinto e torna a baciarmi. Questa sua risposta mi piace di
più.
Forse non sarà facilissimo o forse lo
sarà molto più di quello che credo. Comunque sono pronto e lo è
anche lui.
Ed è la cosa più bella che gli sento
dire da quando lo conosco, non l'ha mai detto. Mai. Ed ora lo dice.
- Sono felice. - un mormorio nel nostro
abbraccio, il suo viso contro il mio collo e l'emozione che si
espande da dentro.
- Anche io. - forse sono ritardatario,
ottuso ed ingenuo e forse è lo stampo che piace a lui, però conta
essere arrivati.
Eccoci qua. Ci siamo.
Si parte.