NOTE:
e rieccoci con Patrick e Manuel, anche qua c’è un ruolo importante
giocato da Gigio. Gigio ha parlato con Alessio e Sinisa che l’hanno
convinto a tirare fuori con Manuel quel che ha dentro, che tenerselo
non serve a nulla. Così siamo qua in una delle giornate pre partita di
Gennaio e mentre lui è in procinto di parlare di come si sente, Manuel
e Patrick sono altre due bombe a orologeria perché proprio come Gigio
tengono cose troppo grandi da troppo tempo. La fic è divisa in due, la
seconda parte arriverà fra qualche giorno. Buona lettura. Baci Akane
QUANDO È ORA
1. PER FORZA
Andre era dolce, carino ed allegro.
E straniero.
Stava sviluppando un curioso interesse per gli stranieri.
Aveva contemplato per
un momento l’idea di buttarsi su qualche gay rimorchiato in un locale
solo per fare sesso e basta, ma si era sentito inadatto a quel genere
di cose.
Più che altro aveva pensato che avrebbe deluso Manuel sapendo che buttava via la sua verginità in quel modo stupido.
Tuttavia era seriamente convinto che gli sarebbe bastato fare sesso per risolvere tutti i suoi problemi d’arrapamento.
Aveva gli ormoni a
mille e non gli bastava più masturbarsi, anche perché ogni volta finiva
a pensare a Manuel e a quel sogno erotico che aveva fatto con lui.
Suso non ci sarebbe mai stato, era impegnato, ma Andre forse sì, doveva solo studiarlo un po’ meglio.
Magari gli sarebbe andata meglio.
A Manuel ci volle un
istante per capire che ora Patrick puntava ad Andre, per lui era un
libro aperto ma era effettivamente facile capire quando gli piaceva
qualcuno.
- Perché ora fai il
filo ad Andre? - Chiese una volta mentre erano seduti insieme sul
divano della sala comune di Milanello a giocare alla play, non con la
solita verve casinara in effetti.
- Come fai a capirlo
sempre così facilmente? - Manuel inarcò un sopracciglio perplesso che
glielo chiedesse davvero. - Che domande stupide! Tu capisci sempre
tutto di me prima di me, no? - Era una delle frasi preferite di Manuel
che usava per sottolineare quanto fossero legati. Passava il tempo a
tracciare linee di demarcazione e poi il resto a demolirle. Faceva
tutto da solo.
- Come mai hai
rinunciato a Suso e ti butti su Andre? È solo perché Andre forse è più
accessibile? - Patrick non pensava suonasse tanto bene, ma annuì.
- In pratica. - Manuel
sorrise incredulo e scosse la testa, per nulla contento di questo suo
atteggiamento. - Avanti, che c’è ora? - Patrick iniziò ad innervosirsi
e sbagliò un tiro facile alla play.
- È una cosa stupida passare da uno all’altra alla disperata ricerca di qualcuno con cui scopare, dai! È squallido, anche! -
- Squallido sarebbe se
andassi per locali a rimorchiare sconosciuti e me li trombassi! - Fu il
turno di Manuel di sbagliare, specie a sentire il suo tono stizzito. Di
solito non lo era.
- Hai pensato anche a
questo? - Patrick non rispose. - Perciò ripiegare su Andre è un sistema
per evitare lo squallore! Ma bene! - Patrick voleva chiudere il gioco e
parlare a tu per tu con Manuel ma sapeva che sarebbe stato peggio, così
continuò a giocare male e sbagliare.
- Senti, non tutti hanno la fortuna di trovare il ragazzo perfetto ed avere una relazione perfetta! -
- Gigio non è perfetto
e noi non abbiamo una relazione perfetta, ma ci impegniamo per farla
funzionare e sai perché? Perché non l’abbiamo cercato. Ci è successo!
Ci siamo innamorati e messi insieme! Non è stata una cosa voluta e
forzata! -
- Senti, qual è il
problema se voglio una storia? - Chiese seccato Patrick continuando a
tenere in mano il joystick e a fissare lo schermo sbagliando ogni tiro,
proprio come Manuel.
- Non devi volere una
storia, devi lasciare che la storia arrivi mentre fai la tua vita
normale e cerchi di essere felice a prescindere da chi hai vicino! -
Rispose esasperato Manuel.
- Ma io sono arrapato e
non riesco più a pensare lucidamente, ho il pensiero fisso del sesso,
tu non sai com’è perché ormai fai sesso, ma per me è un problema! Non
sai a che livelli arrivo e per non essere squallido ed andare con
chiunque capita, cerco qualcuno magari con cui può funzionare, che mi
intriga! -
Manuel sospirò mettendo in pausa il gioco per guardarlo negli occhi nel fargli quella domanda.
- Sei sicuro che una
storia e del sesso risolva tutto? E se sei nervoso ma non arrapato? Se
confondi le cose? Tu non sei uno che si ferma a riflettere, si butta e
basta. Forse però questa volta ci devi pensare. Io non credo che
forzare una relazione sia la strada migliore per trovare quella giusta.
Non è che Andre ti piace ed allora ci provi. È solo che vuoi qualcuno
su cui concentrare le tue energie. Perché devi per forza avere qualcuno
se non lo senti spontaneamente? -
“Perché quello che
sento spontaneamente di volere sei tu, sto deviando tutti i miei
fottutissimi istinti da te! Cazzo!” Patrick voleva gridare e soffriva
nel non potere dire tutto proprio a lui, ma si morse il labbro e Manuel
vide i suoi occhi farsi lucidi, così pensò di essere stato troppo duro
e fece marcia indietro.
- Perché Andre? - Patrick alzò le spalle guardando in giro alla ricerca di una risposta che a Manuel potesse andare bene.
- Perché è carino e allegro. Ed è amico del calciatore gay più famoso dell’universo. -
- Cristiano Ronaldo non
è gay dichiarato! Ha una fidanzata ogni tot anni ed ora ha pure non so
quanti figli! - Patrick rise di gusto.
- Però hai capito che
parlavo di lui! - Manuel sbuffò contento che ora scherzassero di nuovo.
Ma mettere da parte una conversazione scomoda non la cancellava. Era un
litigio rimandato.
Poi si chiese perché dovesse convincerlo fino a litigarci. Se voleva vivere così la sua vita, chi era per impedirglielo?
Perché, soprattutto?
Cosa gli interessava se
cercava un fidanzato solo per scopare anche se era un ripiego per non
pensare al suo vero problema, qualunque esso fosse?
- Ok, comunque cosa
centra che è amico di un calciatore gay? Mica significa che sia gay
anche lui! - Continuò Manuel polemico rimettendo il gioco attivo.
Patrick alzò le spalle sbuffando seccato di parlare con lui di questo
ed essere sempre disapprovato.
- Non ti va bene nulla
di quel che faccio! Non sei mai d’accordo su quel che dico! Saprò se
sono arrapato, no? Tu invece dici che non c’entra questo e sono nervoso
per altro e confondo le cose! Ma che ne sai? Io voglio un ragazzo ed è
bene che voglio un ragazzo e non una serie di scopate! -
- Tu vuoi un ragazzo
per scopare, il fatto che cerchi uno con cui farlo più volte invece di
cambiarne uno a sera non cambia molto la cosa! -
- Perciò se vado per locali sarebbe uguale! -
- No che non sarebbe uguale! Butteresti via la tua verginità con uno sconosciuto! -
- Per questo voglio
conoscere quello a cui darò la mia stramaledetta verginità! Sembrano
tutti più interessati di me a quella stronza! - Manuel sospirò e decise
di non dire più niente, ormai i toni erano alterati e non erano capaci
di parlare di nulla senza saltarsi al collo.
Era da un po’ che non
era più rose e fiori fra di loro e ne risentivano entrambi, Manuel a
calcio, infatti giocava sempre meno, Patrick invece nella sua
spensieratezza. A volte si oscurava.
- Cosa diavolo ti
interessa come gestisco la mia verginità? O con chi vado a letto o come
gestisco la mia vita privata? - Sbottò infine esasperato Patrick
sparando qualcosa che normalmente non avrebbe mai detto, specie perché
era felice che a Manuel importasse. Solo che sperava importasse per il
motivo giusto.
Manuel chiuse così il gioco, gettò il joystick al proprio posto e con un secco e gelido:
- Ma fa quel cazzo che vuoi! - Se ne andò via, attirando l’attenzione di qualche compagno nei paraggi.
Patrick rimase col
joystick in mano e sospirando non lo guardò andarsene. Rimase a fissare
lo schermo della televisione mentre si insultava per essere stato tanto
stronzo proprio con lui.
“Faccio così per non
dirgli che è sempre più lui quello che voglio. E non so se è solo una
questione fisica e sessuale o c’è altro. Che ne so di cosa sono i
sentimenti? So che muoio ogni volta che lui e Gigio fanno i fidanzati e
vorrei che questi interessi di Manu per me fossero perché gli piaccio,
invece so che è solo perché si sente come un fratello, per me. Il mio
responsabile fratello. Non è questo che voglio.”
Patrick sapeva che se
fosse andato subito a far pace con Manuel, avrebbe finito per dirgli
tutto. E con tutto intendeva proprio tutto.
“Per Manuel non sarà mai la stessa cosa. Mai.”
Ma non sapeva quanto si sbagliava.
Manuel era rimasto
estremamente ferito, gli bruciava sentirgli dire quelle cose e non
potergli dire che invece aveva tutti i diritti ad interessarsene.
Però aveva ragione, non ne aveva, invece. Non ne aveva proprio.
Entrando in camera sbatté la porta così forte che fece venire un colpo a Gigio il quale era andato lì a telefonare.
Già solo la porta sbattuta sarebbe bastata a fargli capire che aveva qualcosa, ma quando si girò e lo vide gli venne un colpo.
Manuel era sull’orlo del pianto ed aveva l’espressione più furiosa e ferita insieme che gli avesse mai visto.
- Manu? Che è successo?
- Chiese spaventato e preoccupato alzandosi dal letto per andargli
incontro. Manuel però iniziò a camminare in giro per la camera
respirando a fondo mentre cercava di calmarsi. Non doveva piangere.
Doveva rimanere calmo e cancellarlo. Aveva davanti Gigio, non voleva
rovinare il precario equilibrio in cui erano e dargli conferma che
forse un motivo per essere geloso lo aveva.
- Niente, ora mi passa. - Disse alterato, gestendo male i propri sentimenti.
- Manu, stai per
piangere! Non ti ho mai visto così! - Insistette Gigio che sapeva che
doveva per forza avere qualcosa. Manuel scosse la testa fermandosi
davanti alla finestra, guardò verso i campi di allenamento che si
potevano vedere dal dormitorio e si strofinò il viso ripetutamente.
- Non tagliarmi fuori,
se hai litigato con qualcuno puoi dirmelo e sfogarti. - Tentò
dolcemente Gigio fermandosi dietro di lui, non osava toccarlo. Aveva
innalzato un muro così perfetto che era invalicabile, eppure avrebbe
dovuto poterlo buttare giù, no?
Ma lo sapeva, Gigio lo
sapeva di cosa si trattava e la paura di affrontarlo lo attanagliava.
Ne aveva parlato con Alessio e sapeva che doveva aprirsi, solo che non
era certo quello il momento migliore.
- Hai litigato con
Patrick? - Ma forse non esistevano i momenti migliori e non esistevano
nemmeno i discorsi diplomatici e controllati. Forse semplicemente il
momento arrivava e si tirava fuori tutto punto e basta.
Manuel a quel punto scattò verso di lui come se gli avesse pestato la coda.
- Non ti ci mettere
anche tu, eh? - Gigio ebbe chiara conferma che ogni suo timore era
perfettamente fondato e che in ogni caso non ci sarebbe mai stato posto
per lui. Lo sapeva perché lo sentiva. Forse loro due non ne erano
ancora consapevoli, ma lui vedeva tutto cristallino.
- No, non mi ci metto.
Ma è ora che affronti la realtà invece di dire a me di essere chiaro.
Sono geloso di voi? Sì! So che tu sei convinto che non ho ragione ad
esserlo? Certo! Questo però non toglie che forse invece sono io ad
avere ragione e tu torto, per una volta, no? - Silenzio. Manuel preso
alla sprovvista della sua apertura così improvvisa dopo mesi di far
finta di nulla, lo guardò smarrito.
- Cosa... cosa dici? E
poi ora ne vuoi parlare? È mesi che ti chiedo di aprirti e tirare fuori
e tu dici che sai già la mia risposta e che non vale la pena litigarci
su! Ed ora lo dici così? Proprio ora?! - Manuel era smarrito e
stravolto e non sapeva come prendere quella sua frase ora. Sapeva cosa
rimuginava Gigio, ma sentirglielo dire ora era complicato.
- Non ci sarà un
momento migliore! Non so per cosa avete litigato, ma so che quando
litighiamo io e te non ti riduci così! Sei gelido, non sei disperato. E
tu ora sei davvero disperato, Manu. - Silenzio. Gigio ebbe conferma di
essere sulla strada dolorosamente giusta.
Parlando con Alessio
aveva pensato di poter risolvere in qualche modo la cosa, ci aveva
sperato più che altro. Ma da quando Patrick era tornato in squadra con
Manuel le cose erano lentamente ed inesorabilmente degenerate.
Forse il non vedersi
per un po’ e poi il ritrovarsi insieme di nuovo gli aveva aperto gli
occhi anche se poi avevano insistito per tenerli testardamente chiusi.
Gigio non voleva fosse così, ma cosa serviva sperare in un miracolo?
Manuel non era più in
grado di parlare e non lo rimbeccò come suo solito, non fece risposte
altere, non disse nulla. Rimase a fissarlo sgranando i suoi
meravigliosi occhi chiari fino alle lacrime che insistette nel non far
uscire. Non doveva piangere, per qualche ragione non doveva. Era come
dargliela vinta.
Ma non capiva che gliela dava vinta stando in silenzio.
- Devi avere il
coraggio di guardarti in faccia e vedere quello che c’è davvero. Non
importa che non l’hai mai visto. Si cambia, si cresce e si matura, le
necessità cambiano, il modo in cui siamo e vediamo gli altri cambia.
Non importa perché prima era diverso o non l’avevi notato. È ora di
guardare le cose come stanno. - Continuò Gigio piano e dolcemente,
mentre sentiva che ogni parola tirata fuori era un dolore acuto
potente. Quanto era difficile fare la cosa giusta?
Manuel scosse la testa,
provò a parlare, ma non ci riuscì. Aveva paura di lasciare le lacrime
libere, così Gigio continuò carezzandogli il viso con un sorriso adulto
e sofferente insieme.
- Ti voglio un gran
bene, Manu. Non ne ho mai voluto così a nessuno. Ma è ora che prendi la
tua strada. Io me la caverò. - ma non ne era per niente sicuro.
Suo malgrado gli baciò la fronte prendendogli teneramente il viso fra le mani, Manuel non respirava.
Prese le proprie cose ed uscì dalla camera, girovagando per il corridoio come un’anima in pena.
Incrociò Patrick che
veniva furioso ed i due si fermarono uno davanti all’altro. Gigio con
la voglia di piangere comunicò senza dire nulla, poi scosse la testa e
senza la forza di dire nulla, andò a bussare alla porta di Alessio e
Leo, gli unici a cui si sentiva di chiedere asilo. Più che altro alla
disperata ricerca di Alessio.
Quando lo vide entrare
e sparire dentro, Patrick capì che lui e Manuel si erano lasciati e
qualcosa scattò in lui con la portata di un TIR a tutta velocità.
Quel TIR lo investì in pieno e lui, incapace di capire più niente, si ritrovò a bussare alla camera di Manuel.
Era ora di smetterla di girarci intorno.
Evidentemente era proprio ora.