*Ecco
la conclusione, la seconda parte della fic su Manu, Patrick e Gigio.
Nella prima parte tutto precipitava sia fra Manu e Patrick che
litigavano, che poi fra Manu e Gigio che si lasciavano. Ed ora arriva
la seconda parte dove vedremo un altro confronto fra Manuel e Patrick,
ma come andrà? Decideranno di parlarsi chiaramente ed essere sinceri su
quel che provano o riusciranno a far degenerare tutto per l'ennesima
volta? Comunque ci sono altre fic che seguono questa che metterò
presto. Buona lettura. Baci Akane*
2. L’ESPLOSIONE
Forse non avrebbe più respirato, non sentiva di poterlo fare.
Stava ancora
trattenendo il fiato e tendendo ogni muscolo del corpo a fissare la
porta dove era sparito Gigio, quando sentì bussare.
Riprese fiato per un
momento precipitandosi ad aprire, convinto che lui ora tornasse e
cancellasse tutto, che niente fosse successo.
Ma quando vide il viso cupo di Patrick, fu come ricevere una sorta di colpo di grazia.
Se fino a quel momento
aveva viaggiato in un mare di dubbi dove non aveva avuto la minima idea
di cosa pensare e provare, ora lo sapeva.
Sentì come una specie
di esplosione nel petto e tutta la fatica immane fatta per non piangere
dopo il loro litigio ed in aggiunta ora all’uscita di scena di Gigio,
andò a quel paese.
Sentì le proprie
lacrime scorrere dagli occhi e rigargli le guance, lacrime che non era
mai bravo a trattenere, ma che si era davvero sforzato di contenere
fino a quel momento.
Furono lacrime liberatorie, in realtà.
Forse non si scappava per sempre dalla verità. Prima o poi ti arrivava e ti schiaffeggiava. Prima o poi.
Patrick non aveva la
minima idea di che cosa andare a fare da lui, era uscito dalla sala
comune con l’intento di evitare Manuel per un po’, poi cinque secondi
dopo aveva incontrato Gigio che se ne andava dalla loro camera con una
faccia da morto vivente e le sue gambe si erano mosse da sole.
Non voleva vedere
Manuel dopo il litigio, sapeva di non potersi gestire, ma la propria
mano era andata a bussare alla sua porta e come sempre il corpo aveva
agito per conto proprio, come se cervello e fisico fossero due entità
separate.
Vederlo piangere fu deleterio, come uno schiaffo in pieno viso.
Sapeva di doversi
scusare e chiedere cosa era successo con Gigio e di dover fare l’amico
e convincerlo a fare pace con lui e mettersi da parte, ma ogni
ossessione, ogni istinto soffocato, ogni emozione distruttiva esplose e
prese il posto di tutto.
Patrick entrò in camera
di prepotenza e di prepotenza sbatté la porta per poi prendergli subito
il viso fra le mani e premere sulla sua bocca deciso e furioso con sé
stesso.
Manuel rimase inebetito
con le sue labbra sulle proprie, ferme e sicure, mentre muoveva i passi
in avanti spingendolo all’interno della stanza.
Capendo che puntava al
letto, Manuel lo prese per la felpa sul petto e si contrappose
facendolo finire contro l’armadio. Patrick non mollò la presa
succhiando il labbro inferiore, portandolo inevitabilmente a schiudere
la bocca e a lasciargli libero accesso che usò subito infilando la
lingua.
Manuel non voleva, da
un lato la sua testa gli diceva di non farlo che non era una buona
idea. Per qualche ragione che al momento non ricordava bene.
Dall’altro il suo
istinto lo voleva da matti. Aveva passato i mesi ad evitarlo e poi era
successa quella cosa con Patrick ubriaco ed ora era andato tutto in
degenerando sempre più.
Quello era il culmine.
Poteva sopportare ogni litigio possibile con Gigio, ma non uno solo con Patrick.
La sua bocca, la sua
lingua contro le proprie, in un secondo momento decise di rispondere.
Si aprì ulteriormente a lui e gli andò incontro con la lingua girando
la testa, si premette contro di lui con la bocca ed il corpo con cui lo
schiacciava. Le mani dalla maglia ai polsi che spinse alte ai lati
contro l’armadio, intrecciò le dita alle sue con una furia che non
aveva mai voluto liberare. Ed ora era chiaro ad entrambi il motivo.
Certe cose bisognava tenerle ben chiuse al sicuro per evitare ripercussioni future impossibili da gestire.
Forse stavano rovinando
tutto, una splendida amicizia fra di loro, una relazione altrettanto
bellissima con Gigio e chissà quante altre cose per qualcosa di
insicuro, indefinito, portato da chissà cosa.
Manuel tornò lucido per
un istante e si allontanò bruscamente. Patrick quasi cadde mentre si
sentì senza il suo sostegno e la lingua contro la sua.
Lo guardò mentre si
asciugava il viso con il braccio e si copriva la bocca, come se potesse
cancellare il bacio. Un bacio che non si sarebbe mai dovuto verificare.
- È successo davvero! -
Esclamò shoccato ed ansimante Patrick riferendosi a quella notte in
camera sua quando gli aveva fatto quel lavoro di bocca. - Quella notte!
- Aggiunse.
Manuel lo guardò
colpevole mordendosi il labbro, fermo ad un metro da lui, nel panico
più completo. Non sapeva cosa dire e cosa fare. Sapeva solo che stava
succedendo un casino e non sapeva più trattenersi e cosa era giusto
fare.
Patrick mosse un passo verso di lui che invece indietreggiò dandogli conferma.
- Perché hai lasciato che credessi che era un sogno? - Chiese mentre si caricava di rabbia ed indignazione.
- Perché non sapevo
cosa fare! E non lo so ora! Ho litigato con te e Gigio mi ha lasciato,
sono in un casino, non capisco più niente, non so cosa voglio, cosa
devo fare, cosa è giusto o sbagliato. Io non... non capisco più un
cazzo! - E ammettendolo apertamente lasciò che il panico si mostrasse
nel più onesto e sconvolgente dei modi.
Ancora le lacrime
tornarono a scendere dai suoi occhi e nel sentirsi scuotere sin nel
profondo mentre non sopportava quel caos che lo stava facendo diventare
matto, si girò coprendosi gli occhi coi palmi afferrandosi la frangia
riccia.
Patrick si sentì subito
smontare. Bastava che piangesse e tutti i suoi propositi di farsi
valere andavano a quel paese. Ogni rabbia, ogni indignazione passava in
secondo piano. Tutto quello che l’aveva fatto infuriare in un secondo,
non c’era più.
- Dai... - Cercò di calmare tutti e due, entrambi molto agitati. Manuel iniziò a scuotere le spalle.
“Oddio singhiozza! Come resisto quando singhiozza? Sono io quello ingannato da lui, perché devo essere io a corrergli dietro?”
Ma Manuel emise un
altro singhiozzo più forte e quando lo vide piegarsi sulle ginocchia,
Patrick lo prese da dietro, portò le braccia sotto le sue e lo sollevò.
Poi lo appoggiò all’armadio dove prima era stato lui e gli si mise
davanti, una mano sul petto e l’altra sul fianco.
Non voleva essere così
buono, ma vedere com’era ridotto il suo viso, stravolto di lacrime ed
in un dispiacere così grande, gli fece capire che davvero aveva poca
importanza chi aveva torto o ragione.
Erano entrambi in un casino ed insieme ne sarebbero usciti.
- Io non so perché è
successo tutto solo ora. Gigio dice che è normale che quando si cresce
vediamo le solite cose in modo diverso, abbiamo bisogno di altro, ci
accorgiamo di cose nuove che prima ignoravamo. È il processo di
crescita. - Disse Manuel fra i singhiozzi mentre fra una frase e
l’altra cercava di smettere di piangere con scarsi risultati. I
singhiozzi erano così dolci, adorava quando singhiozzava. Era questa la
verità.
Ed adorava quando piangeva.
Gli mise la mano del petto sulla guancia carezzandogli le lacrime che non riuscivano a smettere.
- Non è grave. - Manuel rise grottesco appoggiando la nuca all’indietro e guardando in alto sfinito.
- Come non lo è? Non so
cosa provo per te e cosa provo per Gigio, il mio ragazzo, capisci? Che
mi ha appena lasciato! E sono più sconvolto dal litigio che abbiamo
fatto io e te e da come ti ho nascosto che mi hai fatto un vero pompino
ed io te l’ho lasciato fare sperando che te lo dimenticassi! -
- Tu cerchi sempre di
controllare tutto e fare le cose nel modo più appropriato per tutti, ma
alla fine crolli sotto il peso di tutto quello che non puoi gestire
come vuoi. E ti distruggi. - sussurrò dolcemente Patrick. - Fai finta
di essere quello forte, ma sei così meravigliosamente fragile. -
E lui amava anche quello.
Manuel lentamente, con entrambe le sue mani sul viso ad asciugargli le lacrime, smise di piangere.
- Perdonami. - Mormorò. Patrick sorrise.
- Sei tu che devi perdonare me. - Disse poi senza rifletterci.
- E per cosa? - Chiese Manuel smarrito.
- Per averci messo così
tanto! - Così dicendo, sempre tenendogli il viso fra le mani, lo baciò
di nuovo, ma questa volta con una tale dolcezza che Manuel smise di
iper ventilare e si calmò all’istante.
Ogni cosa, lenta e quieta, iniziò a mettersi finalmente a posto. Piano piano.
“Perdonami, ma penso
proprio che il fantomatico amore di cui tutti parlano sia questo. Non
ne so nulla, io, ma so che dopo aver paragonato tutti a te, era te alla
fine che cercavo negli altri. E solo dopo che ti ho consolato l’ho
capito. E sono felice se ti interessa che ne faccio della mia stupida
verginità. Non voglio darla ad altri che te.”
- Perdonami... - Ripeté
febbrile Patrick mentre scendeva con la bocca al suo orecchio e glielo
leccava, le mani già alla vita afferrarono i lembi della maglia e
gliela sollevarono. Manuel rimase con le braccia sollevate sopra la
testa in un segno di resa mentre lasciava libero accesso al suo collo e
alle sue parole.
- Perdonami perché ho
permesso che un altro facesse quello che avrei dovuto fare io molto
tempo prima... - Manuel strinse gli occhi mentre abbassava le braccia
cingendogli il capo contro di sé.
Le mani di Patrick
scivolavano dietro sulla sua schiena andando sempre più in basso, si
fermarono sulla zona lombare ed infilò le dita nell’elastico dei
pantaloni della tuta.
Le infilò anche dentro i boxer, abbassando lentamente entrambi gli elastici sulla curva dei suoi glutei.
- Perdonami se ho
permesso che qualcuno ti portasse via, se sono stato così
maledettamente lento. - Riuscì a far scivolare ai piedi i suoi
indumenti, mentre le mani febbrili di Manuel percorrevano il corpo di
Patrick per fare la stessa cosa e spogliarlo a sua volta, mentre la
bocca non voleva saperne di staccarsi dalla sua pelle e scusarsi per
tutto.
- Perdonami se non sono
arrivato prima e ti ho messo in questa condizione allucinante ed ho
ferito un altro ragazzo che non c’entrava nulla. -
Gigio, in quel momento,
riemerse un istante per poi sparire una volta che le loro erezioni ed i
loro corpi completamente nudi furono liberi di appoggiarsi uno
all’altro e sentirsi finalmente fino in fondo.
Manuel sospirò contro il suo orecchio e lo prese fra le labbra succhiandogli il lobo.
- E tu perdonami se ho
avuto paura di fare il grande passo da solo ed ho lasciato che
l’indecisione incasinasse tutto. Non dovevi fare tutto tu, anche se
lascio sempre che facciano tutto gli altri per non sbagliare. Ed ho
sbagliato proprio così. -
Patrick lo abbracciò
forte nascondendo il viso contro il suo collo, gli occhi stretti mentre
anche Manuel lo stringeva a sua volta a sé, strofinandosi uno
sull’altro, lentamente come le onde perpetue di un oceano ormai calmo.
Un oceano dopo la tempesta.
Le eccitazioni salirono
quasi subito mentre il mondo scivolava via intorno a loro ed il piacere
prendeva possesso di ogni loro intenzione.
Una mano risalì sulla
sua nuca e l’altra rimase sulla sua schiena a tenerlo a sé, in quel
modo, allacciati insieme, lo tirò verso il letto.
Manuel si lasciò adagiare delicatamente sul materasso dove aveva fatto l’amore tante volte con Gigio.
Forse stava sbagliando
ancora, si disse mentre Patrick si stendeva delicatamente sopra di lui
assaggiando il resto del suo corpo.
I brividi lentamente si
sostituirono ad ogni pensiero e quando la lingua stuzzicò l’inguine,
comporre idee di senso compiuto fu impossibile ed invece di spingerlo
via, accompagnò la sua testa sulla sua nuca scatenando il ricordo
finalmente vivido di quella notte dopo la festa di Suso.
Patrick ricordò come fosse stato appena ieri e non due mesi fa.
La sua lingua sul suo
membro che diventava sempre più duro, su tutta la lunghezza e poi sulla
sua punta ed infine avvolgerlo con le labbra e succhiare con sempre più
impeto, sicuro e deciso, affamato mentre con una mano si toccava da
solo. E la sua mano sulla nuca, quella mano che gli comandava di
continuare.
Ricordò che l’aveva
staccato per non venirgli in bocca ma che aveva schizzato per terra,
poi lui si era gettato all’indietro e aveva completato il proprio
orgasmo nella mano.
Questa volta si fermò
da solo e si sollevò al suo fianco in ginocchio, continuando a
masturbarsi da solo ma guardandolo in viso, steso davanti a sé in quel
modo a dir poco tentatore.
- Non era per niente un sogno... - Replicò pensando quanto fosse un misto perfetto fra un angelo ed un diavolo in quel momento.
L’erezione stimolata e non soddisfatta stava dritta fra le sue gambe.
- Sono andato in confusione. - ripeté.
- Tutto qua? - Disse l’altro perplesso.
- In che senso? - Chiese Manuel ipnotizzato dai movimenti della sua mano sulla sua erezione.
- Sono le sole scuse
che intendi farmi per avermi ingannato? - Manuel così capendo cosa
voleva, sorridendo malizioso lo prese per le cosce e se lo mise a
cavalcioni sulla sua testa, prima di farlo abbassare aprì la bocca tirò
fuori la lingua. Patrick da sopra vedeva la scena e stentava a non
venire.
Voleva che la prima volta fosse perfetta, ma non sapeva quanto poteva ancora resistere.
Quando Manuel lo fece
abbassare sulla sua bocca stringendolo e succhiandolo, Patrick iniziò a
spingere come se lo stesse già possedendo.
“Oddio gli sto scopando
la bocca! Sto scopando la bocca a Manu!” A Patrick mancò poco una volta
realizzato cosa stava facendo, così dopo un po’ di quel trattamento
deleterio, dovette togliersi e sparire sotto, alzargli le gambe,
piegargliele e continuare con la lingua e le dita nel suo piccolo
ingresso, deciso ad andare fino in fondo e a fare tutto in una volta.
Com’era nel suo stile, del resto.
O tutto o niente. E quel tutto era una di quelle esplosioni indimenticabili.
Manuel capendo che
voleva già andare fino in fondo, tornò lucido per un istante e si
ribellò tirandolo via da sé, sebbene la sua lingua fra le sue natiche
fosse quanto di più bello ricevuto.
- Andiamo per gradi? - Chiese come se la risposta potesse essere diversa da un ‘ok’.
- Perché? - Chiese
invece Patrick contrariato mentre vedeva Manuel stendersi di nuovo
davanti a sé com’era stato prima, la mano questa volta a masturbarsi da
solo.
- Perché stiamo
correndo troppo, è meglio prenderci tempo per riflettere e capire
meglio, fare le cose piano, godercele meglio. - Patrick era
imbronciato.
- Tu pensi troppo! - Replicò scontento. Manuel indicò la sua erezione dritta che aspettava soddisfazione.
- Dai, fallo su di me.
- Patrick lo guardò senza capire cosa intendesse. Manuel in risposta
gliela prese al suo posto facendo la stessa cosa che già faceva a sé
stesso e masturbando entrambi nello stesso momento, Patrick capì cosa
intendeva.
Si perse subito
dimenticando il diniego del sesso completo, ritrovò di nuovo il piacere
interrotto e fu sconvolgente vedere Manuel venirsi addosso. Fu anche
peggio vedere sé stesso fare la stessa cosa.
- Oh... oh Dio... oh
Dio Dio Dio! - Cominciò a dire nel panico e nel godimento mentre non
capiva più niente, ma di sicuro non riusciva a staccare gli occhi dalla
vista che Manuel gli aveva offerto.
Quest’ultimo ridacchiò
toccandosi il seme che gli sporcava la pelle candida, poi sollevò la
mano e gliela portò alla bocca. Patrick, shoccato di tutto quel che gli
stava facendo ed immaginando tutto il resto che poteva fargli fare,
aprì e lo succhiò sentendo quanto amaro e strano fosse il suo sapore.
“Diavolo, diavolo!
Altro che angelo! È un finto angelo, questo! Mi farà impazzire prima di
concedermi il pacchetto completo! Ma è ancora più bello per questo!”
Così dicendo si tuffò su di lui con tutto il corpo e mordendogli il collo ringhiò:
- Sei un maledetto! - Alla sua risata risalì sulla bocca ricominciando a baciarlo.
Andava bene così, per il momento.
Erano successe tantissime cose in poche ore. Cose sconvolgenti che segnavano indelebilmente.
Era vero che avevano
bisogno di fermarsi e rallentare un momento, ma mentre Patrick lasciava
che il ritmo calasse, la paura si affacciò.
La paura per il lato
indeciso ed insicuro di Manuel che sperava non avesse di nuovo la
meglio facendolo scappare per l’ennesima volta.
“Se ci ripensa lo ammazzo!”
Decise fra sé e sé
imprigionandolo sotto di sé, mentre Manuel per nulla intenzionato a
ribellarsi tirava sopra di loro le lenzuola.
Per il momento andava
bene così, ma sapeva di aver bisogno di riflettere, lo sapeva
benissimo. Decise di farlo con calma, un’altra volta.