*Ecco
un altro capitolo. Alessio è ormai deciso ad andare fino in fondo in
quella specie di scommessa con Sinisa e pur di dimostrargli coi fatti
che ha torto, fa esattamente quello che Sinisa si aspetta e, come già
sapeva, affronta la parte peggiore di quel sistema. Leo, accanto a lui,
una volta che decide di buttarsi non sarà in grado di fermarlo, ma poi
bisogna vedere quali saranno le sue conseguenze. Buona lettura. Baci
Akane*
5. UNA RESA AMARA
Complice un whatsapp
audio di Gigi, Leo la sera prima del derby, ovvero martedì, il giorno
dopo la proposta pirotecnica di Alessio, era uno straccio.
L’audio Leo lo
ricevette martedì dopo gli allenamenti pomeridiani a seguito dei quali
poi si sarebbero fermati lì a pernottare come da usanza prima di ogni
partita.
Lo ascoltò dopo essersi
lavato e preparato per andare a passare un po’ di tempo in tranquillità
nella sala relax prima di cena, nel tragitto la sua espressione cambiò
drasticamente in un attimo impallidendo e rallentando. Poi al momento
di virare verso la saletta con gli altri che già facevano un piacevole
chiasso, tirò dritto verso il dormitorio senza dire nulla.
Alessio lo vide e stupito lo inseguì.
- Leo? Non andavamo
dagli altri? - Leo chiuse così il telefono scuotendo la testa, Alessio
vide che infilava le mani in tasca perché tremavano e capì che doveva
aver ricevuto qualche notizia da Gigi.
- Che ti ha detto? -
Chiese subito, Leo sospirò scuotendo la testa con gli occhi lucidi, poi
mentre entrava nella loro camera, gli consegnava il telefono aprendolo
con il proprio codice.
Alessio andò su
whatsapp e sentì il suo audio fermo sulla porta, con Leo che invece si
metteva a camminare su e giù come un’anima in pena.
‘Mi dispiace che ogni
volta che ci vediamo è sempre strano. Vorrei fosse diversamente. Ci
penso da sabato e sto così male che non so nemmeno se sono in grado di
giocare. Come stai tu? Non sono sicuro che la separazione fosse giusta,
non so più cosa pensare e cosa fare. Mi sembra di essere matto. Passo
dai momenti in cui va tutto bene e ne sono sicuro ad altri in cui è
tutto un casino. Non so nemmeno cosa pensavo di fare con questo audio,
solo che se me lo tenevo dentro esplodevo. Perdonami, volevo farti
sapere che sto ancora male. Quando non ci vediamo sembra vada tutto
bene, poi ti rivedo e sono pieno di dubbi. È così anche per te?’
Alessio, stizzito da
quel messaggio che Leo aveva riascoltato per la seconda volta
fermandosi verso il muro a fissarlo come se potesse sparire tutto,
rispose di getto al suo posto.
‘Sto di merda anche io ed ora anche peggio grazie a te. Ma questo l’hai voluto tu perciò lasciami respirare.’
Sentendo il suono dell’invio, Leo si girò di scatto con aria terrorizzata.
- Che hai scritto? - Alessio si rese conto d’aver risposto al suo posto e si scusò tornando in sé, mostrandogli il messaggio.
- Scusa se ho osato,
l’ho fatto di getto. - Leo lo lesse e riconobbe che era vero e che era
quello che non avrebbe mai osato dirgli. Si sentì strano vedendo che
Gigi lo leggeva. Era come se gli avesse detto quello che aveva sempre
voluto ma che non era mai riuscito.
Sto male, è colpa tua, lo hai voluto tu, lasciami in pace.
Forse si sentiva più libero anche se non l’aveva fatto lui.
Sapere che lo leggeva
lo gettò in uno stato caotico in cui provava tutto amplificato e
provava mille cose insieme e non sapeva cosa sperare e come
comportarsi.
Fissò lo schermo senza respirare fino a che Gigi non rispose, allora lo prese lui e lesse.
‘Mi dispiace. Spero che potremo parlarne e rivalutare tutto.’
- Sta facendo marcia
indietro? - Chiese Alessio sconcertato, mettendosi dietro di lui e
appoggiandosi alla sua spalla per leggere. Leo si sentì protetto in
qualche modo e trovò il coraggio di rispondere come andava.
‘Un mese e mezzo. Al venti maggio che finisce il campionato, ci vediamo e tiriamo i fili.’
Poi lo inviò.
Alessio lo guardò
stupito ed incredulo sollevando il mento dalla sua spalla, Leo si voltò
e lo guardò cercando approvazione e forza che il compagno decise di
dargli con impeto ed esuberanza prendendogli il viso con una mano sul
mento e baciandolo.
Non provava nulla in
quel momento Alessio, voleva solo dimostrare a tutti i costi che Sinisa
aveva torto. Dall’altro lato sapeva che anche Leo ne aveva bisogno, per
motivi diversi, forse. Lui solo per distrarsi come si doveva. Ma ne
aveva bisogno.
Così trionfante si impossessò delle sue labbra, le intrecciò alle sue e succhiò quello inferiore.
Leo le aprì e trattenne
il fiato sorpreso, poco dopo si rilassò chiudendo gli occhi,
concedendosi un assaggio per mettersi alla prova e vedere se poteva
farlo, se andava bene, com’era.
L’aveva desiderato
molto ed ora era lì, lì sul serio e non perché era fuori di sé, bensì
perché ne aveva bisogno anche se per un motivo contorto e lo voleva,
sia pure non come lo voleva lui, no di sicuro.
Alessio si infilò con
la lingua mentre le sue mani scivolavano sui fianchi tenendolo a sé,
strisciarono avanti sulla pancia scendendo giù verso il basso,
contemporaneamente le loro bocche aperte si fondevano, giocando insieme
in un bacio che accese una miccia interessante. La stessa che venne
alimentata dal bacino di Alessio premuto contro il sedere di Leo.
Sentendo la mossa
chiara e limpida, quest’ultimo scattò e mentre gli afferrava le mani
fermando la discesa, si spostava in avanti smettendo di baciarlo, come
se fosse stato appena scottato.
Alessio lo lasciò andare aprendo le braccia, lo vide precipitarsi in bagno e lavarsi il viso con l’acqua fresca per calmarsi.
Il cuore batteva
fortissimo, aveva iniziato a scaldarsi ed eccitarsi. Aveva capito che
sarebbe potuto succedere ed il punto era quello, ora.
Lo voleva?
Lo voleva davvero? Solo per gioco, per passatempo, quasi per una scommessa.
Aveva scritto a Gigi
nella foga del momento che si sarebbero rivalutati a fine stagione,
quando l’avrebbero fatto anche Ale e Sinisa. Questo valeva come via
libera, ma era pronto? Poteva vivere quella strana cosa senza impegni,
solo per mettersi alla prova e vedere se un modo per stare meglio c’era?
Si guardò allo specchio mentre il silenzio regnava ed Alessio non diceva mezza parola in camera, fermo in attesa.
Lo sguardo cupo,
confuso e tormentato. Le goccioline d’acqua che scendevano dal viso
staccandosi sul mento. L’aria stanca di chi aveva pensato a Gigi tutto
il tempo e a cosa aveva sbagliato con lui e se dopotutto si era solo
illuso di stare meglio senza di lui.
Auto difesa, si diceva. Ad un certo punto ti proteggevi come potevi.
“Alessio sarebbe la mia
auto difesa? E poi come mi proteggo da lui se mi prendo solo io e lui
no? Potrei prendermi per qualcun altro ora come ora?” Mille domande
senza risposta turbinavano, domande che non avrebbero avuto esito su
due piedi.
Improvvisa la voce di Alessio dalla porta aperta lo fece saltare per l’ennesima volta, come sempre soprappensiero.
- Non lo devi decidere
ora su due piedi. Prenditi tempo. - Mormorò con dolcezza. Leo lo guardò
appoggiato allo stipite con uno sguardo tenero nonostante sapesse
tirare fuori un’aggressività ed una decisione tipica di un romano e
sorrise sentendosi di nuovo meglio.
- Volevo solo provare a
vedere se potevo, ma forse devo andare più per gradi. Sai... - Esitò
abbassando lo sguardo mentre cerava di fare chiarezza a sé stesso. -
per mesi lo volevo, pensavo di stare meglio, mi sentivo più pronto.
Poi... non so, mi sembra come di... - Alessio concluse per lui sempre
con una delicatezza insperata:
- Di tradirlo? - Leo lo
guardò con aria colpevole annuendo silenzioso. Alessio si strinse nelle
spalle e prendendolo per mano lo tirò fuori dal bagno.
- Non devi deciderlo
ora, prenditi tempo, fai quello che vuoi quando vuoi. Abbiamo un mese e
mezzo prima di rivedere i nostri due idioti. - Leo sorrise al modo in
cui parlava di Sinisa, l’aveva segnato sotto ‘scemo’ perciò sicuramente
avevano un rapporto molto particolare e da come gliene aveva parlato
era proprio così.
Una volta fuori, verso
la mensa, staccarono le mani mentre Leo pensava che era stato meglio
fra le sue braccia, nella sua mano, sulla sua bocca.
“Forse sarebbe la
persona giusta con cui ricominciare, ma serve il momento giusto. Se la
vivo troppo presto rischio di rovinare una bellissima storia. Ed ora
sto troppo male per Gigi quando ci incrociamo. In nazionale è sempre un
dramma. Funziona finché non siamo a tu per tu da soli o ci parliamo,
allora poi è di nuovo una tragedia. Sabato è stato un bel colpo perché
ero sicuro di esserne quasi uscito, avevo abbassato la guardia ed ho
voluto abbracciarlo e provare a me stesso che ero a buon punto, invece
avrei dovuto evitarlo come ho fatto il resto dell’anno quando eravamo
nello stesso posto. Ho sbagliato, era presto. Perciò rischio che se mi
lascio andare ora con Alessio poi comunque non funzioni ed io vorrei
funzionasse perché so che è una persona fantastica e so che sarebbe una
bella storia. Proprio una bella storia.”
Lo guardò sedersi al tavolo col proprio vassoio dopo essersi preso la cena ai banconi, raggiungendo Gigio e Davide.
Alessio si mise a
parlare e scherzare subito con loro, Patrick e Manuel dall’altra parte
con Suso, nelle vicinanze Andre ed Hakan persi in un mondo a parte,
Jack e Fabio anche, Riccardo, Ignazio e Luca coi più giovani che
cercavano di far loro da genitori. Diede un’occhiata un po’ a tutto il
tavolo e lasciò che il chiacchiericcio lo circondasse come una sorta di
coperta.
Era un bell’ambiente,
reso familiare da mister Gattuso, ma si trovava bene con tutti e tutti
erano amici e legati. Non c’era qualcuno con cui non avresti mai voluto
avere a che fare. All’inizio erano tutti disuniti, nessuno era davvero
amico di nessuno a parte i quattro piccoli, Gigio, Davide, Manu e
Patrick.
Ora era bello, nonostante Gigio e Manu si fossero lasciati ed ora Davide stesse sempre con Gigio per sostenerlo.
Manu si era messo
subito con Patrick e fra corse e rallentamenti, sapeva che andava
sempre meglio. Stavano trovando il loro equilibrio, ma per quanto
rischioso fosse stato passare subito da uno all’altro, alla fine aveva
fatto bene perchè era la cosa giusta per loro.
“Per loro, però. Perché
il destino di Manuel non era con Gigio, ma con Patrick. Se si fossero
incontrati dopo, la storia era diversa.”
Leo non sapeva come
muoversi, aveva paura di rovinare una probabile bella storia e comunque
di non avere in ogni caso speranze perché vedeva Alessio troppo
innamorato di Sinisa.
“Per lui è davvero
troppo presto. Fra me e Gigi è da oltre un anno che ci siamo lasciati e
siamo ancora sulle montagne russe. A volte sembra andare tutto bene e
migliorare, mi sento pronto e sereno, mi pare anche di poterlo
incontrare senza grosse ripercussioni. Altre invece è così difficile.
Cazzo, così difficile.”
Leo non venne a nessuna
conclusione ma non riuscì a mangiare molto, tornò prima in camera
sgusciando dal controllo di Alessio il quale si accorse solo più tardi
che se ne era già andato.
Raggiuntolo in camera, lo vide che riascoltava l’audio di Gigi e rileggeva i messaggi che si erano scambiati.
Alessio fece
un’espressione dispiaciuta mettendo sul comodino la chiave elettronica
ed il telefono, rimase scalzo ed iniziò in silenzio a togliersi la
maglia a maniche lunghe.
Sapeva cosa passava o per lo meno era facile immaginarlo per lui.
- Non gli hai risposto
di nuovo, vero? - Chiese poi dopo un po’. Leo scosse il capo. - Se ti
chiedesse di tornare insieme e riprovarci cosa faresti? - Leo gli
mostrò il telefono con aria ovvia.
- Me lo ha praticamente chiesto. - Alessio inarcò le sopracciglia in attesa di risposta.
- Se dovessi dirgli
qualcosa subito cosa diresti? - Leo inghiottì e provando ad immaginare
la risposta si allarmò e si incupì di nuovo. Scosse la testa
terrorizzato e si stese così vestito com’era, solo senza scarpe.
Incrociò le braccia dietro la nuca e le gambe lunghe davanti a sé, poi fissò il soffitto serio riflettendoci.
Alessio non lo
interruppe continuando silenzioso a togliersi i vestiti fino a rimanere
in boxer. Poi sempre senza dire nulla salì sul letto e gattonò verso di
lui. Leo lo guardò facendo il gesto di sciogliersi e mettersi su a
sedere, ma Ale fu più veloce a raggiungere la sua bocca su cui si fermò
prima di aderire.
Rimase un momento così a guardarlo serio e sensuale, sapendo di piacergli e conoscendo ogni paranoia che era in atto in lui.
- Sai, ti ho sempre
detto che pensi troppo e che trattieni più di quello che serve. Cerchi
sempre di fare quello che è giusto e che gli altri si aspettano, non
mostri mai quel che hai dentro, quel che vuoi davvero. Sembri una
persona diretta e aperta, ma in realtà quella maschera ti impedisce di
esserlo fino in fondo. C’è sempre una voce dentro di te che ti dice che
quello non va bene o quello invece va fatto. Devi essere più spontaneo.
Più istintivo. Più primordiale. Vedrai che starai molto meglio, dopo. -
Certo Alessio non lo obbligava, ma sapeva come ottenere quello che voleva.
“Passivo aggressivo. Se
non è aggressivo sul serio, lo è comunque in modo passivo. Finge di
lasciare agli altri la scelta, ma alla fine è lui che decide. Che
scelta ho, dopo che mi si è messo a gatto su di me?”
Leo non mosse un muscolo e respirò piano continuando a guardarlo negli occhi da vicino, serio.
- Sono ancora molto confuso. Se lo facessi non so perché lo farei. - Alessio sorrise impercettibilmente, malizioso.
- Non serve capire
perché. Ti sto dicendo di fare qualcosa di piacevole, non di fare
psicoterapia. A volte fare senza pensare è la cosa migliore. -
Ma Leo sapeva per
esperienza che ogni volta che aveva fatto senza pensare poi era stato
un disastro, per questo ora in quella nuova squadra, con quel nuovo
ruolo, cercava di essere diverso, di essere più maturo, di costringersi
a fare o dire certe cose.
Ma forse a volte era così.
Forse a volte facevi perché sì ed i motivi li lasciavi al dopo, quando avresti capito d’aver fatto una grande cazzata.
O perché no, di aver fatto finalmente la cosa migliore.
Leo aprì le labbra e
tirò fuori la lingua in cerca della sua, Alessio gli venne subito
incontro soddisfatto, non aspettando che quello. Quando si incontrarono
fuori dalle loro bocche, Leo chiuse gli occhi a si abbandonò ai mille
brividi di piacere trasmessi da lui e dalla sua lingua che subito dopo
scese sul collo percorrendo lentamente il resto del suo corpo, mentre
con le mani gli alzava la maglia e trovava tutto lo spazio utile per
occuparsi di lui.
Alessio cominciò a
succhiargli i capezzoli e a lasciargli piacevoli scie umide sul ventre
fino a che scendendo sempre più in basso si fermò sull’elastico dei
pantaloni. Di proposito non glieli prese aspettando che fosse lui a
decidere e Leo capendo che ora non voleva più saperne che si fermasse,
alzò il bacino in un chiaro messaggio.
Alessio gli abbassò
pantaloni e boxer fino a sfilarglieli del tutto, poi tornò lì dove si
era sospeso e stuzzicando con la lingua trovò ogni punto debole sul suo
inguine, giocando sulla base sensibile della sua erezione fino a
risalire alla punta che scopri leccando. Leo, le mani ancora dietro la
testa, le sciolse andando a prendere la nuca di Alessio con una mentre
con l’altra il lenzuolo sotto di sé.
Si premette all’indietro e spinse il bacino ancora verso la sua bocca, mentre la mano lo attirava a sé.
Alessio l’avvolse dopo
un po’ di giochi e iniziò a succhiare per bene, sempre con più foga ed
impeto, accontentando il ritmo richiesto ed il bisogno di metterglielo
fino in fondo alla gola.
I brividi investirono
sempre più completi Leo che si eccitò realizzando quanto l’avesse
voluto, nella nebbia lasciata dal ritorno di Gigi nella sua vita, si
ricordò che nei mesi passati Leo aveva voluto Alessio e ci aveva
sperato.
Lo ricordò e si
abbandonò ai gemiti, mentre sentendolo sempre più eccitato e duro,
Alessio si interruppe scendendo dal letto, si tolse i boxer e iniziò a
masturbarsi davanti a lui, succhiandosi le labbra che sapevano ancora
di lui.
Leo ormai era partito e
non si sarebbe fermato, quell’assaggio insoddisfatto l’aveva innescato
e mettendosi a sedere si tolse la maglia che si era solo sollevato, poi
si prese Alessio, se lo mise fra le gambe e senza complimenti prese in
bocca la sua erezione che iniziava ad eccitarsi.
Alessio, vittorioso
sorrise iniziando a spingere nella sua bocca, gettò la testa
all’indietro e si abbandonò al piacere fisico che stava provando per
merito di un altro che non era il suo Sinisa.
Era quello che aveva
voluto dall’inizio, loro due a letto insieme. Ora glielo stava dando e
gli avrebbe dimostrato che il sesso senza amore non sarebbe mai stato
paragonabile a quello che aveva con lui.
“Una bella scopata
resta solo una bella scopata! Buon per me se mi distrae in questo
dannato mese e mezzo, ma quanto vorrei, quanto, quanto cazzo vorrei
averlo qua. Lui a succhiarlo, lui a darmi quei suoi schiaffi sulla
pelle che dalla prima fitta si trasforma subito in un calore
ubriacante. Lui che me lo mette dentro fino in fondo subito e rude, che
mi prende, mi volta e mi fa di tutto e poi mi viene addosso, sulla
pelle, sulla schiena, sul viso. Lui che fa di tutto con me ed io
divento matto.
Lui che poi mi bacia e
mi abbraccia forte, pieno, senza esitare. Lui che ora non è qua e non
lo sarà per un mese e mezzo, un fottuto mese e mezzo.”
Pensandolo la rabbia
tornò a caricarlo e sentendo una fitta che non aveva niente a che fare
col piacere o col dolore fisico, lo staccò da sé, lo spinse stendendolo
in mezzo al letto e salì sopra, lo girò quasi bruscamente lasciando
fluire l’ira fuori da sé, lasciandosi impossessare da quella foga, da
quel dolore, da quella rabbia incolmabile.
Leo si sentì presto
penetrare da lui senza molta preparazione se non un po’ di saliva e due
dita che prepotenti erano entrate poco prima del suo membro duro.
Alla sua normale
resistenza, specie per la sorpresa dei ruoli che aveva imposto
bruscamente e per l’accelerata improvvisa, gli diede uno schiaffo
inaspettato. Leo si lamentò per poi stupirsi del modo in cui Alessio
poi entrò una seconda volta più facilmente.
- Che diavolo... -
Mormorò roco, ma Alessio non rispose, si limitò a spingere sempre più
forte, entrando più agevolmente. Ad ogni colpo affondava di più fino a
stare meglio e cancellare via via quella rabbia provocata dal pensiero
che era lì a fare una cosa che non avrebbe mai voluto solo per
dimostrare ad un idiota che amava, che invece aveva torto.
Solo così, si disse. Solo così lo avrebbe potuto convincere.
Dimostrandogli a fatti concreti che non era come diceva.
Arrivò fino in fondo,
fino a che Leo non si sentì attraversare da un lungo brivido violento e
sconvolgente, raggiunse un orgasmo anche piuttosto veloce, più di
quanto si era aspettato inizialmente.
Alessio per venire ci
mise di più, perché lo guardava e capiva che non era Sinisa, capiva che
aveva ceduto alla propria volontà solo per riprendersi in modo strano
chi amava davvero.
Ci mise di più pensando
a lui, che invece voleva lui e che non lo era. Che non lo sarebbe stato
per un mese e mezzo. Un mese e mezzo.
Così uscì senza venire
e si mise giù a carponi davanti ad un Leo sinceramente a posto che lo
guardò spaesato come se fosse pazzo.
- Ora vuoi che entri io? Potevi aspettare a farmi venire! -
- ENTRA E BASTA! - Ordinò Alessio che sembrava posseduto proprio da Sinisa in quel momento.
Leo inghiottì a vuoto
eccitandosi di nuovo a quella sua versione quasi matta, si toccò
leccandosi la mano e quando si sentì almeno un po’ lubrificato, fece
come voleva lui entrandogli dentro.
Non fu facile perché ormai era venuto e si era rilassato, ma quando Alessio si girò col busto ordinandogli ancora:
- Dammene uno... - Leo si fermò dal spingere senza capire a cosa si riferisse.
Così Alessio si morse il braccio forte provocandosi dolore.
- Avanti, come te l’ho
dato io. - Leo non voleva schiaffeggiarlo, anche se doveva ammettere
che riceverne uno in quel momento specifico aveva avuto un suo strano
perché.
Ma all’implorazione di
Alessio che lo chiese di nuovo quasi disperato, mentre con l’altra mano
si masturbava da sotto, capì che non sarebbe venuto in un altro modo e
immaginando che con Sinisa facessero quegli strani giochi, gli diede
uno schiaffo leggero sentendosi anche un po’ idiota. Non era
decisamente il suo genere.
Alessio tornò a girarsi furioso.
- PIÙ FORTE! - E così
Leo per non sentirselo chiedere ancora, stranito gliene diede uno più
forte lì sulla natica. Lo sentì gemere e sospirare di sollievo, questo
lo fece partire di nuovo eccitato e mentre sentiva che tornava a
diventare duro dentro di lui, mentre entrava ed usciva sempre più forte
e velocemente, sentì che finalmente anche Alessio veniva liberandosi.
Si abbandonò poco dopo
davanti a sé, con il viso premuto sul materasso, ansimante. Non sapeva
che faccia stesse facendo, non aveva idea.
Era appena successo
qualcosa di strano, Leo uscì senza cercare un secondo orgasmo, poi si
stese vicino a lui alla ricerca del suo viso nascosto. Gli carezzò il
lato del viso con un dito scostandogli i capelli, poi avvicinandosi
preoccupato mormorò:
- Tutto bene? - Aveva
capito che era successo qualcosa, qualcosa di molto forte e che era
profondamente scosso, ma solo quando Alessio riemerse e gli mostrò il
viso vide che piangeva. Quando si stese su di lui premendo il viso in
lacrime contro il suo collo, capì quanto stava male in realtà e quanto
doloroso era stato per lui arrendersi a quel gioco che forse,
dopotutto, non aveva voluto fare sul serio.
- E poi dici a me di
fare quel che vuoi? E tu? Se non volevi farlo perché l’hai fatto? -
Alessio fra le lacrime e le sue braccia che dolcemente lo cingevano,
mormorò:
- Per dimostrargli che
ha torto. Solo così lo convincerò a tornare con me e non lasciarmi mai.
- Leo non sapeva se aveva senso, forse in generale no, ma per lui lo
aveva. Anzi, per lui e Sinisa.
Sospirò e gli baciò la
testa spettinata, infine si tirò su le coperte e chiuse la luce
lasciando per qualche istante il piacere dei sensi avvolgerli
dolcemente, prima di andare a sciacquarsi per pulirsi dai piaceri
scivolati su entrambi.