7. GLI ULTIMI SFORZI
Le sue foto scorrevano
sullo schermo, foto sue e foto insieme. Foto di un inedito Sinisa che
nessuno aveva mai visto e nessuno avrebbe mai avuto.
Dei sorrisi bellissimi, abbracciato a lui, alcune perfino che lo baciava.
Alcuni video dove
dicevano qualcosa di divertente, ognuno rievocava un ricordo speciale,
qualcosa che se raccontato nessuno avrebbe potuto crederci.
- Oh Ale andiamo! Così
ti fai male! - Leo arrivò e gli chiuse il computer sul muso di un
Alessio steso sul letto con aria depressa.
Alessio si alzò e lo guardò corrucciato senza capire come fosse entrato, così glielo spiegò subito:
- Arrivavo che la tua governante se ne andava così mi ha aperto lei! - Alessio non si era nemmeno accorto che se ne era andata.
Si era rintanato sul
letto a pancia in giù a guardare foto e video sue e di Sinisa,
praticamente il suo passatempo preferito ormai.
Fece il broncio e tornò
a buttarsi giù depresso come prima, Leo alzò gli occhi al cielo ed andò
in cucina a farsi da solo un caffè, ormai era il rito, dopo gli
allenamenti regolari lui passava sempre a casa sua per vedere come
stava. Non facevano sempre qualcosa, solo nei momenti peggiori. A volte
semplicemente parlavano e stavano insieme. Ormai l’argomento fisso era
Sinisa e Leo lo conosceva meglio di chiunque altro senza mai essere
stato in squadra con lui.
È incredibile il modo
in cui puoi conoscere qualcuno attraverso un altro. Lo conosci coi suoi
occhi e spesso non lo puoi conoscere meglio di così. Se lo incontrassi
di persona non lo vivresti meglio.
Quando tornò in camera
Alessio era ancora steso con l’aria da derelitto e Leo capì che era una
di quelle giornate in cui non si poteva nemmeno alzare dal letto. Quel
giorno sarebbe stato male fino a piangere, allora urgeva subito un
rimedio.
Si sentiva una specie di spugna che assorbiva e puliva fino alla volta successiva.
Si sedette con lui sul letto e gli carezzò la schiena e la nuca.
Quelle foto le aveva già viste tutte mille volte.
Si sentiva il suo migliore amico anche se voleva poter diventare qualcosa di più.
- Quando vai in fissa
non ti smuovi, non so come poteva pensare Sinisa che ti bastasse poco
per dimenticarti di lui. E dire che non ha una bassa considerazione di
sé! - Alessio premette la faccia sul materasso e così Leo ridendo
intenerito si chinò e gli baciò la nuca, ricoprendolo delicatamente col
proprio corpo come fosse una coperta. Il calore iniziò a funzionare
come al solito. Leo era una medicina per Alessio, il calore fisico, il
piacere che alla fine riusciva a provare distraendosi dal dolore
interiore, da quanto gli mancava.
- Domani inizi la
fisioterapia? - Chiese Leo sul suo orecchiò mentre poco dopo scivolava
sulla sua schiena che aveva già scoperto. La maglietta sollevata gli
permise di perdersi con la lingua sulle sue scapole infuori e poi
scivolare giù sulla spina dorsale facendolo rabbrividire.
- Sì inizio domani... -
Mormorò imbronciato, le mani di Leo si liberarono anche dei pantaloni e
dei boxer che abbassò insieme fino alle cosce perdendo d’interesse
nello spogliarlo del tutto perché poi era arrivato con la bocca e la
lingua sulle sue curve morbide e nella sua fessura di cui si occupò con
pazienza certosina, fino ad infilarsi con le dita. Alessio finì per
inarcarsi e sporgere i glutei, piegò una gamba di lato e gli diede
tutto l’accesso necessario.
- Allora vedrai che
andrà meglio, avrai più cose da fare, ti terrai impegnato con la
guarigione. - Alessio lo sperava, ma per il momento...
- Per ora tienimi
occupato con un’altra cosa... - Mormorò mordendosi il braccio
incrociato davanti al viso. Leo ridacchiò e leccandosi abbondantemente
la mano, si lubrificò da solo per poi scivolare dentro di lui con una
facilità sempre più accentuata.
Del resto chissà quali modi brutali si era sempre fatto prendere da Sinisa.
Lentamente era riuscito
a farlo a modo suo, all’inizio quando Alessio si faceva prendere da Leo
gli chiedeva di farlo con una certa cattiveria, dandogli anche qualche
schiaffo. Poi piano piano era riuscito a farlo con più dolcezza e
delicatezza, come invece era il suo stile.
Non erano sempre quelli
i ruoli, a volte prendeva Alessio, dipendeva da come si sentiva. Lui
era sempre irruente, probabilmente si calava nei modi di Sinisa a cui
pensava sempre.
Leo si era detto che il
giorno in cui Alessio l’avrebbe preso dolcemente, significava che
Sinisa se ne stava andando. Per ora era ancora lì, gli chiedeva...
- Uno, solo uno... - e
Leo lo accontentava, dandogli un leggero schiaffo. Lo sentiva
rilassarsi e gemere e lì capiva che gli partiva un trip mentale dove
probabilmente poteva illudersi di essere posseduto da dietro dal suo
Sinisa. Allora stava meglio.
C’erano dei piccoli miglioramenti, ma forse troppo piccoli.
Ci sarebbe voluto almeno un anno di cure mirate per disintossicarlo, un mese e mezzo era troppo poco, lo sapeva.
Certo, lo prendeva più a modo suo e meno a modo di Sinisa, ma il suo uomo c’era sempre in qualche modo.
Vicino all’apice
Alessio si tirò su sulle ginocchia, avendo cura di tenere steso quello
infortunato e mettere tutto il peso sull’altro, si piegò e si sollevò
con tutti i glutei verso di lui dandosi completamente, stringendo il
lenzuolo. Gemettero insieme fino a venire. Ma ancora una volta nella
mente di Alessio era solo un ‘posso resistere fino al venti’ e
non ‘finalmente ne sto uscendo’. Perché nonostante i piccoli
miglioramenti, la strada era ancora lunga.
A volte il bicchiere era solo mezzo vuoto.
Le sessioni di fisioterapia erano comunque poche rispetto al tempo libero durante una giornata intera.
Alessio sapeva di non
poter importunare sempre e solo Leo, ma con lui poteva passare tutto il
tempo a lamentarsi e poteva stare depresso senza fingere di essere di
buon umore.
Ogni tanto usciva con gli amici che sapendo era a casa per infortunio venivano più assiduamente a trovarlo.
Era faticoso fingere
che tutto andasse a meraviglia. A volte si chiedeva che senso avesse
fingere di non essere gay, di non avere un compagno con cui stava
disperatamente cercando di rimanere insieme.
Però al momento di
parlarne qualcosa si rivoltava dentro di sé, non era possibile, non era
proprio possibile aprire bocca e spiegare cosa gli succedeva. Era come
se le parole si bloccassero in fondo alla gola, sentiva che se ne
avesse parlato con loro sarebbe scoppiato a piangere.
Così evitava, stava con
loro per il tempo che riusciva, poi si rintanava da solo a casa a
deprimersi, a pensare a Sinisa, a fare dei video messaggi lunghi e
drammatici fino a che poi Leo passava a vedere come stava ed allora si
sfogava con lui, tirando tutto fuori, anche quello che non immaginava
di provare.
- Questo film? Proprio
questo? - Disse Leo guardando il titolo del film che Alessio aveva
tirato fuori per la serata che ‘ti prego se sto solo mi sparo!’
- Che ha che non va questo? - Chiese Alessio mentre lo preparava per metterlo nel lettore DVD.
Leo lo guardò shoccato ed inorridito:
- Ma è ‘Le pagine della nostra vita’! - Alessio alzò le spalle.
- E allora? Lo adoro! Solo che se lo vedo da solo piango! - Leo non capiva il suo senso logico.
- Ed io ti devo aiutare
a piangere meglio? Ti devo asciugare le lacrime? - Alessio non rispose.
- Ma è il tuo preferito? Proprio quello? - Continuò Leo incredulo che
dentro di sé si chiedeva come facesse a nascondere così bene che era
così tanto gay!
- Ma l’hai mai visto? -
Leo rispose subito con occhi sgranati:
- No e speravo di continuare così! -
- Allora non puoi parlare! Ora lo guardi e mi consolerai! -
Leo sospirò chiudendosi
la faccia con le mani mentre seduto sul divano si rassegnava al fatto
che non ne sarebbe uscito vivo da quel maledetto mese che rimaneva.
- Così ti torturi,
perché devi guardare queste cose? L’altro giorno eri perso su Tiziano
Ferro! Andiamo Ale! Un po’ di dignità, un po’ di amor proprio! Queste
cose non ti aiutano! -
- Dovrei ascoltare
AC/DC e vedere l’ennesimo film su Fast and Furious? - Leo piegò la
testa prendendo la ciotola dei pop corn mentre tirava su le gambe sul
tavolino davanti al divano.
- No, beh...
anche in Fast ci sono storie d’amore... dovresti guardare qualche
sgozzamento, no? Che ne so... L’evocazione, o il seguito che è uscito
l’anno scorso... il caso Enfield! - Alessio fece partire il film
prendendosi il telecomando e si sedette contemporaneamente nel divano
fissandolo come se fosse impazzito.
- Ci rimani tu a
dormire con me poi quando mi vengono gli incubi? - Leo a quella
risposta spontanea e sincera scoppiò a ridere coprendosi gli occhi
mentre mangiava ancora pop corn.
- Dio, sei così gay in
questo momento! - Ale gli fece il dito medio, poi si accoccolò vicino a
lui e sollevando le gambe come aveva già fatto lui, gli prese la
ciotola iniziando a mangiare.
- Non mi sembra ti
dispiaccia approfittare del mio culo gay, però! - Stoccò ironico, Leo
ridacchiò e con un ‘touchè’ tirò la ciotola fra le loro gambe mangiando
insieme, mentre il film più romantico degli ultimi tempi cominciava.
Leo non aveva di certo immaginato quella reazione sebbene da un lato l’avesse pensato. Di sicuro non a quel livello.
A momenti le lacrime di Alessio riempivano la ciotola vuota di pop corn.
Fortunatamente la
tortura finì ad un certo punto, non le lacrime di Ale che steso accanto
a lui appoggiava la testa sulle sue gambe e singhiozzava silenzioso.
Leo voleva spararsi.
Dopo un’ora e mezza di film strappalacrime sdolcinato e allucinante,
doveva anche trovare un modo per far smettere di piangere Alessio.
“Vorrei sapere quando
finisce la fase del lutto! Vorrei proprio che Sinisa passasse qualche
sera con lui quando è in fase così depressa! L’altra sera ho faticato a
staccargli il barattolo del gelato di mano che voleva finirselo tutto!
A momenti mi uccideva!”
Leo si stava prendendo
da Ale e stava dimenticando Gigi molto meglio di quanto non avesse
fatto durante l’anno, ma quando arrivavano serate simili si chiedeva se
in realtà la cosa migliore per tutti non fosse che Ale e Sinisa
tornassero insieme.
Il film finalmente finì
e Ale rimase a piangere silenzioso sulle sue gambe, gli carezzava i
capelli che si stavano allungando di nuovo, scendeva sul collo, glielo
solleticava delicato e poi scivolava sulla schiena dove disegnava con
le dita ricoprendolo di piacevoli brividi nella speranza lo distraesse.
- Ora che ti sei
torturato stai meglio? Non era meglio vedere qualcos’altro? - Disse Leo
alla fine dopo un silenzio pesante, alla penombra del salotto, lo
schermo della televisione fisso su un’immagine buia.
Ale tirò su col naso.
- Non starò mai meglio
finché non tornerò con lui! È un idiota che non capisce nulla! Pensa di
sapere tutto e non sa nulla e nemmeno se ne rende conto! Gli ritorno
tutto con gli interessi! - Leo sospirò ascoltando gli ennesimi sfoghi.
- Sì, però tu dovresti
distrarti invece fai cose che ti ricordano lui di continuo. - Alessio
si tirò su di scatto guardandolo, rimanendo steso accanto a lui, si
appoggiava con le mani sulle sue cosce e lo guardava corrucciato, le
lacrime inondavano il viso e gli occhi sottili di Alessio erano ancora
più sottili e gonfi. Leo pensò che fosse veramente bello.
- Mi fa sentire più
vicino a lui! Sto diventando matto, non sopporto questa separazione!
Come si fa? Come fanno tutti a superare le separazioni? - Leo cercò di
ricordare i suoi primi tempi, erano stati molto duri.
- È impossibile se ce l’hai davanti ogni giorno. - Disse ricordandosi di sé e Gigi. Ale capì che parlava della sua esperienza.
- A distanza non è
meglio! Io non so dove sbattere la testa! - Tornò a buttarsi giù
tenendosi col viso rivolto verso Leo e non verso l’esterno, si mise sul
fianco in quel senso raggomitolando le gambe senza accorgersi dove
finiva il suo viso.
Se ne accorse ben Leo
che con tutte quelle pressioni e strofinamenti continui, alla fine il
suo inguine stava reagendo inevitabilmente.
Alzò gli occhi al
soffitto ed appoggiò la nuca all’indietro mentre la mano tornava a
carezzargli il braccio, poi giù il fianco ed infine, silenzioso, verso
l’unica via che sembrava aiutare almeno momentaneamente Alessio.
La mano si infilò sotto
la maglia larga, toccò la pelle calda e liscia facendolo reagire al
contatto. Si fece strada sotto l’elastico dei pantaloni della tuta,
verso il suo inguine fino a tirargli fuori l’erezione e a masturbarlo.
Alessio a quello non si ribellò e non disse nulla.
Ogni volta che provava a fare altro Alessio diventava un dramma vivente, cose da spararsi.
Però se si puntava sul
sesso finalmente si zittiva e si lasciava fare. Non aveva la minima
idea di come vivesse il loro sesso, in realtà. Probabilmente pensava a
Sinisa, ricordava i momenti con lui ed ogni tanto si faceva
schiaffeggiare in quel modo leggero che evidentemente lo eccitava.
Finirono che in
sincronia alla sua mano su di sé, Ale unì la propria bocca su di lui e
facendosi gli stessi lavori uno sull’altro, uno di bocca ed uno di
mano, raggiunsero l’orgasmo quasi insieme.
Dopo di quello, Alessio
si sollevò a sedere su di lui e si accoccolò contro il suo petto,
appoggiando la fronte al suo collo caldo e pulsante. Col suono del suo
cuore che lento si regolarizzava, si calmò.
- Sono insopportabile,
non so nemmeno come la stai vivendo tu. Prendo tutto quello che mi
serve, ti riempio di lagne, mi sfogo, faccio quello che voglio con te e
su di te. Perché mi sopporti, perché resisti? Tu ormai stai meglio, no?
Non dovresti acconsentire solo perché te l’ho chiesto io. Nessuno può
sopportare tutto questo! - Leo lo tenne su di sé come un bambino
gigante e se lo coccolò ancora come faceva la gran parte del tempo che
passavano insieme.
Non era facile, non era per niente facile spiegarlo, non lo sapeva nemmeno lui stesso.
Sentiva solo di non riuscire a negarsi.
- Lo faccio perché mi
va. - Rispose semplicemente. Alessio si raddrizzò e lo guardò, gli
carezzò il viso con una mano e con una gratitudine sincera negli occhi,
lo baciò dolcemente.
- Non devi sopportare
per forza. Tu hai bisogno di uno che sia disposto a costruire qualcosa
insieme, io voglio solo qualcuno con cui sopportare questo terribile
periodo. - Leo lo sapeva che lo facevano per motivi diversi, ma
sorridendo un po’ malinconico ed un po’ dolcemente, ricambiò il suo
bacio intrecciando le labbra alle sue, perdendosi a succhiarle e ad
approfondire mentre si scaldavano insieme.
- Come faccio a
lasciarti solo sapendo quanto stai male? Per me, per ricominciare, c’è
sempre tempo. Non c’è un percorso obbligato o dei tempi o delle cose da
fare per forza. - Alessio annuì e riprese a baciarlo, trovando quel
calore utile quanto quello scaturito dalle coccole che gli faceva
spesso quando erano insieme da soli.
Alessio aveva bisogno di quello, di continuo, oltre che di qualcuno con cui sfogarsi.
Ma il calore fisico per lui era essenziale per andare avanti.
Andò meglio quando
riprese ad allenarsi in campo, gran parte della giornata la passava a
Milanello fra terapie, massaggi, allenamenti e lavori sia protettivi
che di scaricamento.
Lo tartassava di meno,
Alessio era una specie di disco rotto, si lamentava almeno una volta al
giorno di Sinisa, dei suoi modi e di quanto gli mancasse, poi andava a
periodi, quelli in cui era più depresso e quelli in cui era più
determinato ed agguerrito. Di tanto in tanto facevano sesso.
Leo non aveva la minima
idea in realtà di come stesse andando, ma vederlo attivo per ritornare
al meglio in campo con lo scopo della finale di Coppa Italia, era già
qualcosa di positivo.
Non era sicuro di come stesse andando il suo allontanamento da Sinisa, se avesse dovuto fare un pronostico non avrebbe potuto.
Quando lo rivide in campo, però, capì che era più lontano dall’arrivo di quanto avesse immaginato o sperato.
Perché era chiaramente
distratto, per quanto si sforzasse di essere concentrato e sul pezzo,
non aveva la lucidità di prima che succedesse tutto quel casino con
Sinisa.
Era per tutti normale
visto che era tornato da poco, ci voleva un po’ per riprendere il ritmo
e giocare senza paura di ricadute, ma Leo sapeva cosa c’era dietro quel
suo appannamento.
Non è che giocasse male, ma non era il solito Alessio brillante e preciso.
Decise di non dirgli
nulla e semplicemente stare più attento a lui in campo, anche se poi
scendere a disputare la finale a Roma, non fu la cosa migliore per lui.
Un altro si era accorto della sua mancanza di lucidità e brillantezza.
Sinisa che da casa non
si era perso l’unico pezzo di partita che aveva potuto fare prima della
finale contro la Juve, l’aveva guardato cercando di capire come stesse.
Difficile dirlo, era vero che era venuto da un lungo infortunio, ma era
anche vero che sicuramente non era proprio lucido per altri motivi.
“Pensavo di vederlo
meglio.” Si disse interdetto Sinisa guardando come buttava via a caso
le palle che gli arrivavano, senza tentare di rilanciare l’azione come
faceva prima. “Forse un mese e mezzo è poco. Ma è più di quanto io
possa resistere nell’incertezza.”
Non sapeva ancora
perché gli aveva dato quell’occasione di tornare insieme, era stato
convinto che Ale potesse superarlo più facilmente, però davanti alla
concreta possibilità che forse gli avrebbe chiesto di tornare insieme
al venti maggio, si chiese se alla fine dei conti non fosse stato
proprio quello che aveva sperato da subito proponendogli quel patto.
Che Ale in realtà non potesse dimenticarlo.
Non sapeva se aveva
fatto davvero di tutto per dimenticarlo, ma vederlo giocare gli fece
capire che di sicuro non stava ancora bene.
- Sei sicuro di
farcela? - Chiese Leo mentre si sistemavano nell’albergo di Roma che li
avrebbe ospitati per la finale dell’indomani.
Alessio chiuse gli occhi e sospirò profondamente.
- No. Ma non ho scelta.
- Perché lì a Roma lui respirava Sinisa e sapeva che l’avrebbe guardato
e probabilmente sarebbe stato allo stadio a vederlo, nascosto da
qualche parte. - Ma manca poco ormai. Manca poco in ogni senso. Devo
solo tenere duro. -
I due quella sera non
fecero sesso tentando di scaricare una tensione che probabilmente per
Ale era l’unico mezzo per rimanere in piedi e non cedere al peso
schiacciante che aveva sulle spalle.
Quella voglia matta di
uscire di nascosto di notte e correre sotto casa sua a cercare di
intravederlo. Se solo avesse potuto almeno vederlo, almeno quello.
Era sicuro che l’avrebbe aiutato. Ma non lo fece perché aveva promesso a Sinisa l’astinenza completa.
Leo rimase a dir poco sorpreso nel sentirsi rifiutare, quella volta.
“Ormai ha deciso, ma
bisogna vedere se Sinisa tornerà davvero con lui o se ha detto questa
cosa giusto per convincerlo a lasciarlo andare... se Ale al venti
maggio va da lui e gli dice che vuole tornare insieme e Sinisa glielo
rifiuta... penso proprio che a quel punto sia da preoccuparsi!”