NOTE:
abbiamo visto i meccanismi fra Ale e Leo e come da rapporto teso i due
hanno iniziato a collaborare, abbiamo anche visto i problemi di Gigio a
digerire il particolare rapporto fra Manuel e Patrick. E poi, ad un
certo punto, Sinisa viene esonerato dal Torino, sempre dopo una partita
contro la Juve fra l’altro. Ed ora abbiamo questa fic che va dalle cose
semi drammatiche a quelle demenziali a quelle romantiche. Spero che
gradiate. Buona lettura. Baci Akane
UNA MOGLIE PERFETTA
Lo seppe prima dai telegiornali, Alessio chiuse gli occhi e sospirò prevedendo una bella tempesta.
Sapeva che era nell’aria, ma ugualmente gli dispiaceva.
Prepararsi
psicologicamente per ciò che ne sarebbe conseguito non era facile,
specie perché quell’esonero gli ricordava quello più doloroso di tutti,
quando se ne era dovuto andare dal Milan.
Alessio non esitò
nonostante sapesse che non sarebbe stato facile, controllò l’ora e
pensò che era perfettamente in tempo per correre da lui, così mentre si
metteva l’auricolare all’orecchio pronto ad una sfuriata di un’ora, lo
chiamò precipitandosi in macchina.
Alessio tentò tre volte
prima di arrendersi ed aumentare la velocità, imboccata l’autostrada
per Torino iniziò ad immaginarselo mentre distruggeva la casa.
“Basta che non si faccia male!”
Sapeva quanto si
tratteneva ogni istante della sua vita, perché era un nervo continuo
anche se doveva ammettere che da un po’ era molto più rilassato, come
se alla fine non combattesse ogni santo giorno per ogni cosa.
Lo trovava più sereno,
ma non gli sarebbe di certo mai passato per la testa che poteva essere
merito suo e della loro relazione.
Quando lo raggiunse
dopo aver ricordato quanto brutto era stato l’esonero col Milan, entrò
in casa con la propria copia di chiavi e come immaginato vide un gran
disordine tutt’intorno.
Schivò per un pelo
delle scarpe lanciate proprio verso l’ingresso e per farlo inciampò su
una cosa non ben identificata mettendo il piede su dei cocci rotti.
- Mortacci tua... - Disse in romano notando che la realtà superava la fantasia.
All’ennesimo oggetto
volante non identificato, capì dove era e cercando qualcosa con cui far
notare la sua presenza, decise di fare un bel fischio potente con le
dita.
Improvvisamente nessun oggetto volò ed Alessio sospirò avanzando in casa, in un disordine senza precedenti.
Per un momento aveva
temuto che si demoralizzasse, per assurdo. Che si prendesse delle colpe
troppo esagerate iniziando a dubitare di sé stesso e delle sue doti di
allenatore, ma poi vedere quel macello lo tranquillizzò per assurdo.
Lo vide in camera in mezzo ai vestiti che una volta erano stati nell’armadio.
- Fai già le valige?
Non aspetti di vedere cosa si prospetta prima? - Chiese andando subito
al seguito dell’avventura ormai finita. Sinisa era in piedi con le mani
ai fianchi, le dita piantate nella carne e lo sguardo furente che
bruciò immediatamente perfino lui.
“Lui che dubita di sé stesso non sarebbe più lui, se succedesse dovrei ricoverarlo.”
- Non faccio un cazzo,
cerco di non finire in prigione! - Tuonò Sinisa coi suoi soliti mille
accenti diversi, vide che la vena nel collo si sgonfiava via via mano a
mano che lui si avvicinava nella corsa ad ostacoli, Alessio era calmo e
preparato e quando gli fu davanti gli carezzò la guancia e lo baciò
dolcemente.
- Non preoccuparti. -
Disse poi. - Chi non capisce il tuo valore non ti merita. - Sinisa
scrollò le spalle lasciandosi cadere sul letto, sui vestiti che aveva
gettato all’aria con dei gesti ampi delle braccia una volta aperto
l’armadio. Sempre meglio far fuori l’ordine di casa sua che qualcuno.
Alessio si sedette
accanto a lui cercando di capire come l’aveva presa a parte male e
Sinisa si stese stanco anche di far casino e di arrabbiarsi, si mise le
braccia sulla faccia nel tipico gesto che faceva per isolarsi un
momento e il difensore lo lasciò fare paziente, dispiaciuto.
- Mi toglie i più
bravi, il principale attaccante è in crisi o sempre infortunato, in
difesa ci sono dei brocchi però poi è colpa mia! Lo spogliatoio è
unito, il gruppo c’è e gli piaccio, però in qualche modo è colpa mia!
Cosa devo dire ad Andrea? Mica lo fa apposta a farsi male o non
segnare! L’anno scorso con me ha avuto la stagione della sua vita,
sempre con me, per cui non è che non si prende bene perché sono io! Ma
cosa pretendono quando lo valutano così tanto? C’è chi ci sguazza con
le super valutazioni e chi invece si annulla. Ma poi sono loro gli
esperti! E poi certo, io ho voluto Bay che alla lunga si è rivelato una
bidonata, ma prima che venisse io mi ero trovato bene con lui. Come
faccio a sapere come vanno le cose prima del tempo? Io faccio il mio
meglio con quello che ho, ma non è che ho una bacchetta magica! Ma se
c’è da far volare una testa è sempre quella dell’allenatore! -
- Ci hai litigato e
l’hai mandato a cagare, eh? - Disse Alessio alla fine consapevole che
era stato quello a fregare Sinisa, proprio come l’altra volta. Sinisa
tolse le braccia dalla faccia e brontolò.
- Mi ha detto ‘ma allora che problemi abbiamo qua, eh?’ Cosa dovevo dirgli? ‘Nessuno, non si preoccupi?’ -
Alessio ridacchiò dicendo quello che probabilmente aveva risposto.
- Cosa gli hai detto?
Che non sei Herry Potter e che non puoi prevedere quando un giocatore
decide di andare in crisi? - Sinisa piegò la testa evitando di
nascondere la faccia di nuovo, lo guardò col broncio duro.
- Quando saprò leggere
il futuro non sarò più un allenatore perché avrò risolto le guerre di
tutto il mondo. - Alessio rise di gusto, immaginava che poi da lì la
discussione fosse degenerata in un attimo. - Andiamo mi faceva domande
idiote da tutta la settimana, poi se ne esce così alla fine di una
partita contro la Juve, ripeto, la Juve, non il Crotone! Cosa crede che
possa rispondere? - Alessio si strinse nelle spalle.
- Beh, quando perdi
essere ironico e tagliente non aiuta... - Disse il ragazzo cauto,
Sinisa gli lanciò uno sguardo furente, ma lui gli salì subito sopra a
cavalcioni e si tolse la maglia rimanendo con quella di sotto più
leggera, tolse anche quella e con un sorrisino divertito, disse: -
Vediamo se riesco a distrarti dai tuoi istinti omicidi! - Sinisa rimase
duro ancora un po’, poi quando Alessio gli infilò la lingua
nell’orecchio, mormorò:
- Puoi sculacciarmi se
vuoi... - E a questo il sorriso tornò a Sinisa, insieme alla gran
manata sulle chiappe sode e bianche di Alessio che uggiolò contro il
suo collo.
Poco dopo stavano rotolando sul letto cambiando totalmente argomento di conversazione.
Alessio uscì dal bagno imprecando nel vedere che ora si era fatta.
- Merda, sono in
ritardo! - Brontolò fra sé e sé correndo da una parte all’altra alla
ricerca delle cose per allenarsi che non trovava.
- Dove diavolo sono le
mie cose? - Fece poi continuando ad aprire armadietti e porte alla
cieca senza trovare scarpe, ricambi e bustine varie.
- Parli del borsone di
calcio? È già pronto all’ingresso con tutto il necessario! - Alessio si
fermò all’informazione e guardando l’ingresso vide il famoso borsone
pronto e si rilassò.
- Che ora è? - Chiese poi.
- L’ora di fare
colazione, fai in tempo se la smetti di correre come una pallina del
flipper. - Rispose la voce profonda e roca dalla cucina. Alessio così
ridacchiò sornione e si rassegnò a raggiungerlo, quando varcò la soglia
vide Sinisa ai fornelli che gli metteva sul tavolo tutto il necessario
per una colazione sana e nutriente.
Fette tostate, burro
ammorbidito, marmellata di fragole -ricordi a loro cari a cui non
rinunciavano mai- succo di arancia, caffè-latte e cereali coi müesli.
Tutto pronto.
- Pensi che riesco a mangiare tutto? - Chiese incredulo.
Sinisa non rispose nemmeno versando il caffè-latte nella tazza dove c’erano già i müesli.
Il serbo gli lanciò un’occhiata severa.
- Mangia. - Notò che le fette erano già spalmate e Alessio scosse la testa ubriaco di tante attenzioni.
- Sei una moglie
perfetta, non avrei mai immaginato lo fossi! - Ormai non era la prima
giornata, da quando era stato esonerato dal Tornino, Sinisa si era
sistemato lì da lui. Alla moglie aveva rifilato una scusa che
riguardava il calcio, ma chiaramente sarebbe dovuto tornare a Roma
dalla famiglia o avrebbe mangiato la foglia.
Aveva solo deciso di approfittare un po’ di quella situazione di merda e stare con lui come si doveva.
Per Alessio convivere davvero con lui era stata non solo una sorpresa, ma anche uno shock.
Gli preparava i pasti,
gli teneva in ordine la casa, gli chiedeva come era andata a calcio e
gli dava dei suggerimenti e poi spettegolava.
Spettegolava oltre ogni limite umano.
Voleva andare a trovare
Gigio, suo figlio putativo, però Alessio gli aveva proibito di farlo
perché altrimenti sarebbe stato difficile spiegare la sua presenza a
Milano invece che a Roma dalla famiglia.
- Ma come sta? - Gli
chiese Sinisa a fine allenamento, vedendolo buttarsi sul divano stanco
con lui che gli disfaceva la borsa che l’indomani gli avrebbe rifatto.
Era bello, era una bella esperienza e vederlo così ‘moglie’ per lui era sconvolgente e stupendo.
Temeva che gli sarebbe
mancato troppo, quando se ne sarebbe andato, ma voleva godersi quella
piccola splendida esperienza regalata, fra l’altro a breve sarebbe
stato anche il suo compleanno, non avrebbe chiesto nulla.
- Bene, sta bene... si
è ripreso dal periodo dei fischi. I tifosi sono così, esce una notizia
totalmente travisata e cominciano a demolirti, nessuno si informa su
quanto sia vera, ma intanto ti ammazzano! - Spiegò Alessio che ormai
sapeva come funzionava quel mondo.
Sinisa annuì
ascoltandolo mentre dopo aver messo tutto via, si sedette nel divano
con lui alzandogli i piedi per metterseli sopra. Alessio adorava quel
momento della giornata.
Quello post
allenamento. Lui spettegolava e gli faceva i massaggi ai piedi scalzi
che tanto si era lavato da poco sotto la doccia.
Che bella sensazione le sue dita sulle caviglie sempre doloranti.
- Ma poi dimenticano. Deve solo tenere duro un po’! - Esclamò deciso.
- Sì sì... in questo
Leo sta facendo un ottimo lavoro, lo sostiene e gli dà molta forza. Non
avrei mai detto che potesse essere un così buon capitano! Cioè soffre
del ruolo, ma fa del suo meglio e penso che alla fine andrà alla
grande. - Sinisa aumentò la stretta delle dita sui suoi piedi ed
Alessio inarcò un sopracciglio guardandolo dal fondo del divano.
- Quindi lo ammetti che ti piace... - Alessio ridacchiò.
- Lo sto scoprendo
completamente, no? Non lo conoscevo per niente e non avevo una grande
opinione, lo sai. Ma ora ne sta venendo fuori bene. - Sinisa non disse
nulla e continuò a massaggiargli i piedi.
Alessio adorava che fosse geloso, fece un sorrisino divertito e gli diede un colpetto con il tallone.
- Sei geloso? - Chiese diretto.
- E di cosa dovrei? -
- Non so, che ora mi piace e ci vado d’accordo... -
- Non giocare col fuoco
ragazzino. - Disse ammonitore e gelido Sinisa, Alessio si alzò a sedere
e fischiando di scherno avvicinò il viso al suo fino a che le labbra
gli toccarono l’orecchio.
- Magari a me il fuoco
fa impazzire... - Sinisa così lasciò perdere i suoi piedi, si alzò e
gli si mise subito sopra con un ginocchio di lato e l’altra gamba a
terra, i denti a tirargli il labbro mentre lo spingeva giù come prima.
- Che sei pazzo concordo. - E a Sinisa piaceva, ovviamente.
- Sono pazzo di te, credo. -
- Credi? - Chiese ironico.
- Lo sono! - Rispose
ridendo Alessio finendo per circondargli il collo con le braccia e
aprendo le labbra. Accolse la sua lingua che succhiò sensuale, poi aprì
le gambe e gliele avvolse intorno alla vita come un koala, Sinisa
sorrise sulla sua bocca baciandolo poco dopo.
Sapevano entrambi che erano dei giorni a scadenza, ma proprio per quello era imperativo godere di ogni istante insieme.
Se si trattava di tirare fuori qualcosa di buono dalle situazioni di merda, loro erano sempre i migliori.
Alessio non era sicuro
di fare una cosa intelligente, ma lo scemo non gli rispondeva al
telefono e non visualizzava nemmeno i suoi messaggi su whatsapp perciò
non gli restava che pregare che alla fine se ne fosse andato.
Quel pomeriggio lo
aveva salutato con tanto di sesso che l’aveva fatto arrivare tardi, gli
era dispiaciuto, ma era ovviamente inevitabile.
Il dubbio che fosse
ancora lì gli venne perché trattandosi di Sinisa non era da trascurare
il fatto che pensasse di fermarsi ancora.
Così era inquieto
quando aprì la porta di casa quella sera dopo gli allenamenti
pomeridiani, perché con lui c’era un super depresso Gigio che era in
crisi mistica a causa di Manuel. Normalmente accoglieva i suoi sfoghi o
le sue confidenze, gli dava qualche consiglio e poi ognuno per conto
proprio, ma quella sera Gigio era sul punto di piangere convinto che
stesse finendo tutto e che Manuel lo tradisse con Patrick.
Non aveva proprio
potuto lasciarlo per conto suo, Gigio viveva col fratello Antonio in un
bell’appartamento di lusso a Milano, i genitori erano nella loro città
e venivano a trovarli spesso, ma non sembrava poter sopportare nessuno,
quella sera.
Così quando l’aveva implorato di poter stare con lui quella sera intanto che gli passava, Alessio non aveva potuto negarglielo.
Lui l’aveva guardato con quegli occhioni da gatto gigante imploranti e si era sciolto.
E poi aveva pensato che se Sinisa avesse saputo che l’aveva abbandonato in quello stato, l’avrebbe ucciso.
Appena aperta la porta, la musica serba a tutto volume lo investì. Robaccia inascoltabile ed incomprensibile.
Alessio impallidì e
richiuse subito la porta come se avesse sbagliato casa. Gigio, dietro
di lui, lo guardò perplesso senza capire.
- Hai lasciato la musica aperta? Fra l’altro che musica ascolti?! - Chiese poi inorridito. - Non è inglese! - Alessio imprecò.
Non se ne era andato lo scemo.
Ora si immaginava la scena da ‘sorpresa!’
E che sorpresa!
Cosa si inventava, ora?
No senti vattene che ho l’amante imbecille?
Alessio sospirando aprì
la porta nel panico e chiedendogli di aspettarlo all’ingresso corse in
salotto a chiudere la musica sperando di beccarlo, quando non lo vide
lì si preoccupò. Chiuse la musica ed il tempo di voltarsi che vide
Gigio andare verso la cucina come se fosse casa sua.
- E-Ehi! - Lo richiamò
rincorrendolo, ma fu tardi e niente poté fare. Alessio si scontrò con
la schiena spaziosa di Gigio piantato sull’uscio, notò mettendosi di
fianco la sua mascella spalancata e lo sguardo spiritato, poi girò gli
occhi e vide.
Sinisa stava in piedi davanti ai fornelli con il grembiule da cucina e preparava da mangiare.
Nudo.
La sigaretta nell’angolo della bocca, il suo tatuaggio e l’aria dannatamente sexy di natura.
- Bentornato, volevo
farti una sorpres... - Ma quando si voltò e si ritrovò Gigio accanto ad
Alessio, Sinisa senza scomporsi e fare facce strane prese il
coltellaccio da carne che aveva usato prima, lo puntò verso il giovane
senza muovere un passo e con lo stesso tono calmo di prima, che su di
lui a volte poteva sembrare tanto minaccioso quanto sexy quanto
amichevole, disse: - Ora hai due opzioni, la prima è tenerti questa
cosa per te e tutto andrà bene. La seconda la immagini. - non voleva
minacciare di squadrarlo, ma con un coltello in mano puntato a quel
modo e soprattutto se il coltello lo teneva Sinisa Mihajlovic, c’era
poco da fraintendere sulla seconda opzione.
Gigio alzò subito le mani in alto in segno di resa e si affrettò:
- No no no scelgo la prima! La prima va bene! - Disse in napoletano. Sinisa abbassò fiero il coltello.
- Ottima scelta.
Bentornati, comunque! Sono contento di vederti, come stai? - Così
dicendo, come se non fosse appena successo nulla e fosse sempre tutto
nella norma, andò anche a salutarlo facendo le braccia larghe per
abbracciarlo, ma Alessio gli mise una mano sul petto e lo fermò
facendogli notare con uno sguardo eloquente che era nudo sotto il
grembiule.
Poi gli prese la
sigaretta, la spense sotto l’acqua del lavandino e buttò il mozzicone
aprendo la finestra che in pieno inverno non era di certo una grande
idea.
- Stai cercando di dirmi che devo vestirmi? -
- Sto cercando di ricordarti le regole di casa mia! -
- Ma se ti piace che sto nudo in casa tua mentre cucino per te! -
- NON SI FUMA! È QUESTA
LA REGOLA! - Sinisa sollevò gli occhi al cielo e sbuffando spense il
fornello indicando che era tutto pronto e solo da apparecchiare.
- Sì sì ci pensiamo noi... - Brontolò Alessio spingendolo verso l’uscita per farlo andare a vestirsi.
Sinisa infine si arrese e battendogli le chiappe con una manata da capogiro, lo fece imprecare.
La sua risata sexy li accompagnò mentre rimanevano soli a preparare la tavola.
Gigio ancora sotto shock a fissarlo come se fosse un animale unico e raro.
Ed in effetti lo era.
Non disse nulla per abbondanti 2 minuti.
- Dai... - Lo incitò paziente e rassegnato Alessio, così Gigio si strinse nelle spalle senza sapere cosa dire, ancora shoccato.
- Dai cosa? -
- Dillo! -
- Che sei matto come un
cavallo? Io lo adoro, ma come padre è un conto, come amante... tu ti
sei bevuto il cervello! - E con questo Gigio dimostrò che la sua anima
napoletana non temeva niente e nessuno, tanto meno di filtrare le
opinioni troppo poco opportune.
La manata che prima si
era beccato Alessio, se la beccò lui proprio in quel momento e Gigio
sciorinò una riga di insulti in napoletano stretto.
- Ricorda la seconda opzione! - Brontolò Sinisa serio mentre andava ad impiattare, ora splendidamente vestito.
Alessio scosse il capo sempre più rassegnato e Gigio fece il broncio come un bambino maltrattato.
- Chiamo il telefono
azzurro. - Scherzò subito dimostrando di aver assimilato subito bene la
notizia, molto meglio di come avrebbe potuto fare chiunque altro.
- Sei adulto ormai! - rispose secco Sinisa mettendo i piatti a tavola.
I tre si sedettero e
prima di cominciare, la coppia di malati cerebrali fissò Gigio che a
sua volta fissava loro sempre come in attesa di qualcosa.
Infine nonostante i mille avvertimenti ricevuti sotto varie forme, non si trattenne ancora:
- Queste sono le cose che ti cambiano la vita! -
- Non sai quanto te la
possono cambiare se non tieni chiusa quella fogna! - Grugnì di nuovo
Sinisa sventolando il coltello che Alessio si preoccupò a mettergli
giù.
- Lo devo dire a Manuel, lui sa subito quando gli nascondo qualcosa. -
- Se lo fai sarà
l’ultima cosa che avrai detto ad anima viva. - Sinisa lo disse
tagliando la sua fetta di carne al sangue che addentò come avrebbe
potuto fare con la lingua di Gigio se avesse davvero detto a Manuel o
qualcun altro che loro due stavano insieme.
Alla fine Gigio sospirò e sollevando gli occhi al cielo elevò una preghiera alla Madonna come ogni bravo napoletano faceva.
- Vedrai che disastro!
Non dovevo venire, mannaggia a me! - Si lamentò preoccupato davvero per
il fatto di non poter nascondere nulla al suo ragazzo.
- A proposito di questo, che diavolo ci fai qua? -
- Se rispondessi al telefono... -
- Telefono?! -
- Sì sai quella cosa che suona quando uno ti parla... -
- So cos’è un telefono, grazie! Cosa c’entra, mica suonava! -
- Certo e come facevi a sentirlo con quella roba così forte? -
- Oh, che sarà mai? -
- Oh Madonna mia! -
Esclamò Gigio a quel punto fissandoli esterrefatto con la forchetta ed
il coltello piantati nella tagliata di manzo.
- Che c’è? - Chiesero contemporaneamente vedendolo shoccato.
- Siete una coppia
perfetta! Solo che non capisco chi fa la moglie e chi il marito,
pensavo che il mister fosse il marito però si sta comportando da moglie
così bene che... - Il pezzo di carne tagliato da Sinisa venne ficcato
nella boccaccia di Gigio con l’unica intenzione di chiudergliela,
quando ebbe successo Alessio spiegò più diplomatico.
- Pensi davvero sia
saggio dargli della moglie? - Gigio voleva dire che si era comportato
molto da moglie, ma capì finalmente come sopravvivere a quella serata.
Sempre meglio tardi che mai.
Bastava cucirsi la bocca e si poteva sopravvivere. Una sciocchezza, dai!
- Avanti, confidati con
tuo padre! Non vedevo l’ora di parlare con te direttamente! - Gigio
guardò Sinisa con tanto d’occhi, sconvolto, fissandolo come se fosse
impazzito, come sempre molto espressivo.
Senza sapere da dove gli uscisse questa, Gigio guardò Alessio in difficoltà il quale scusandosi gli spiegò:
- L’ho tenuto
aggiornatissimo su tutte le vicende... so che non sembra ma adora i
gossip! - Gigio fissò Sinisa e di nuovo Alessio preoccupato:
- Ma che gli hai detto? -
- Eh, gli ho detto di
te e Manuel... e poi che ora con Patrick in pianta stabile tu sei
nervoso e geloso... - In realtà gli aveva raccontato ogni singola
impressione, espressione e frase, ma non era il caso di andare tanto
per il sottile.
- Gli hai detto tutto!
- Alessio si grattò la nuca scusandosi, ma Sinisa stufo di aspettare
diede l’ennesima manata sulla coscia di Gigio che ululò dal dolore.
- Porca troia così mi
mandi in infortunio però! Ma come fai?! Insomma era lui l’uomo
difficile con cui avevi una relazione infernale? - Sbottò Gigio ad
Alessio senza controllarsi, Sinisa così lasciò perdere il portiere e si
dedicò al suo ragazzo.
- Ah, relazione infernale, eh? -
- E quindi come mai sei
così depresso stasera? Non mi hai mica raccontato, eh? - Cambiò
immediatamente discorso Alessio rivolto a Gigio il quale si spense
facendo il broncio e fissando per terra, aveva appena ricordato il
motivo che lo stava abbattendo tanto.
“Dio sia lodato. Mi dispiace per Gigio ma litigare ora con Sinisa no!”
- Ehi, allora? Va
davvero così male col Loca? - Disse subito apprensivo Sinisa mettendosi
più vicino a lui per circondargli paterno le spalle con un braccio.
Gigio si dimenticò di avere soggezione e di sentirsi stranito; quando
gli chiese così confidenziale delle sue problematiche, fu come se si
aprisse una diga trattenuta a stento da troppo tempo.
- Sì ecco mi ripeto che
è ridicolo perché Manu e Patrick sono come fratelli e Davide mi ripete
di continuo che non devo essere geloso, è come se Manuel fosse geloso
di Antonio, no? Però non è la stessa cosa perché tutti li mettono
insieme, e Cutro e Loca di qua e Cutro e Loca di là... è come se
fossero uno l’allungamento dell’altro ed io non voglio essere geloso e
quando mi chiede qualcosa io cerco di nasconderglielo perché so che non
glielo posso dire, che litigheremmo e farei la parte dello sciocco ma
non andrò avanti a lungo! Ormai ha capito e che gli devo dire? - Lo
sfogo in dialetto lo capirono solo vagamente, Sinisa per niente,
Alessio qualcosina. Quando alzò lo sguardò Sinisa fissava il suo
compagno con aria interrogativa ed il difensore romano gli spiegò
grossomodo:
- È geloso di Manuel e
Patrick, ma sa che non deve esserlo, però Manuel sta mangiando la
foglia e non sa come comportarsi ora. - Sinisa annuì e Gigio fece un
broncio più grande perché aveva sminuito in un attimo il suo dramma
immenso.
- Non devi tenertelo
per te, tanto esploderai. Sei troppo immediato, si capisce subito
quando hai qualcosa! - Gigio alzò gli occhi al cielo esasperato.
- LO SO MA NON VOGLIO DIRGLIELO PERCHÉ SO COSA DIREBBE! -
- Direbbe che non hai
motivo di essere geloso e che Patrick è solo suo amico. Oltretutto
punta a Suso, si vede. - Aggiunse Alessio. Gigio sospirò e si accasciò
all’indietro appoggiando la nuca sul divano.
- Lo so. Ma non riesco
a togliermi dalla testa quel loro modo di stare insieme. Io conosco
bene Manu, non conosco Patrick, vedo che è una persona in gamba e
fantastica. Ma conosco bene Manu. Fidatevi, che hanno un modo di stare
insieme diverso. - A Sinisa dispiaceva, così come ad Alessio che era
più per un sistema passivo, al contrario del serbo dai soliti metodi
drastici.
- Devi parlargli
apertamente, non importa cosa ti dirà e se litigherete, ma tanto ci
arriverete lo stesso a parlarne. Prima è e meglio è. Sii chiaro, non
accusare, solo dì come ti senti. - Gigio girò lo sguardo di lato verso
l’uomo ed Alessio stesso lo guardò stupito per il suo saggio consiglio.
- Sono d’accordo, ci
devi parlare e dirgli come ti senti. Così non puoi andare molto avanti.
- Dopo due consigli così uguali, non poteva che convincersi che
dovessero per forza avere ragione.
- È solo che io non
sono bravo a spiegarmi, sicuramente la metterò giù male. - E su questo
entrambi sapevano che aveva ragione, ma in ogni caso rimanere così non
aveva senso. - Voi come fate quando lui è geloso? - Chiese poi di punto
in bianco dopo che ci rimuginava da un po’, Alessio lo fissò come se
fosse impazzito immaginandosi una tempesta, ma Sinisa scoppiò a ridere.
- E di chi dovrei essere geloso? - Gigio lo guardò perplesso.
- E che ne so, sembri
un tipo geloso anche dell’aria! - fu il turno di Alessio di ridere
mentre Sinisa lo fissava a dir poco male per l’eccessiva
sfacciataggine. - No è che... insomma... tu non sei un mostro nella
comunicazione... cioè sai farti amare, sai fare gruppo, ma queste sono
cose da allenatore, io dico... ecco... come... come comunicate? Non
avete mai problemi? Gelosia niente davvero? Come ci riuscite? Io penso
sia normale essere gelosi... penso ad esempio ora che Leo si è
attaccato ad Ale e... - Alessio gli diede un pizzicotto al fianco
facendolo squittire, ma Sinisa fissò livido proprio lui che aveva fatto
quel gesto che parlava più di mille parole.
- Quindi alla fine
avevo ragione, eh? Vedi da chi la devo sapere la verità? Dal bambino,
la devo sapere! - Alessio voleva ribattere che Gigio non era loro
figlio, ma in effetti si sentiva spesso sua madre dato che Sinisa si
sentiva suo padre e ci tenevano molto a lui.
- Non c’è una verità,
sto scemo parla a vanvera! Leo si è attaccato a tutti, si è messo in
testa di fare il capitano e fa il fratellone di tutti, ma che diavolo
vai a dire tu? Vuoi sapere come comunichiamo? Sbraitando, ecco come! -
- Ma lo fate però! Io
non ci riesco, quando ho problemi me li ingoio finché non faccio
qualche danno! - La sua risposta pronta non presupponeva il seguito del
litigio con Sinisa, il quale si distrasse con la depressione del
suddetto figlio.
- Devi imparare a
buttarli fuori almeno con chi conta per te. Solo con lui, non importa
come li tiri fuori, ma non tenerteli. Litigherete, ma se il sentimento
è autentico si risolve sempre. -
- E se non lo è? -
chiese subito ansioso Gigio fissando il serbo negli occhi il quale, con
la sua schifosa sincerità, rispose senza filtrare come sempre:
- Se non lo è finirà,
ma a quel punto è meglio chiuderla che trascinarla inutilmente. Prima
si chiude una cosa destinata a finire e meglio starete poi! - Alessio
si chiuse le palpebre con le dita e le premette coi polpastrelli
sospirando impaziente, poi alzò gli occhi al cielo finendo per attirare
l’attenzione di Gigio che si stava già scoprendo i polsi per tagliarsi
le vene.
- Non devi fasciarti la
testa prima di rompertela, non puoi sapere come andrà, non farti degli
inutili film. È vero che vivere nell’incertezza non è vivere, chiarire
sì, lo dico anche io. Nel modo più aperto e sincero. Ma non partire
preparato perché nella vita una cosa sola è certa. Che non puoi mai
sapere come andrà una cosa! Mai! - Sinisa non capiva in cosa differiva
tanto dal suo consiglio, sostanzialmente era uguale, solo che ora Gigio
sembrava più ottimista ed annuendo un po’ più fiducioso lo ringraziò
del consiglio.
- Adesso però devi
andare a dormire, domani ci sono gli allenamenti di mattina. - Fece poi
Alessio sorridendo con aria materna più che fraterna.
Gigio si sentì come un
figlio per entrambi e gli fece strano, non sapeva tutti i discorsi che
avevano fatto quei due prima di ora su di lui, però gli parlavano come
se sapessero davvero tutto.
Ringraziò Sinisa che
gli diede un paio di raccomandazioni e di minacce, poi lo salutò e
dicendo ad Alessio che si sarebbero rivisti il giorno dopo, se ne andò.
Alessio sospirò subito
quando rimasero soli, accasciandosi sulle sue gambe mentre si stendeva
sul divano, dove prima c’era stato Gigio.
- Ma ti pare? In quanti
lo dovranno sapere poi? Ci manca una conferenza stampa, no? - Alessio
non fece in tempo a rilassarsi che si ritrovò il pizzicotto di Sinisa
sul capezzolo, strillando cercò di divincolarsi ma visto che le sue
dita erano attaccate stile morsa di ferro, non gli rimase che girarsi
con la testa verso la sua pancia e mordere. Non che fu facile perché
era un fascio di muscoli, però alla fine trovò presa e Sinisa lo
lasciò.
Alessio si alzò a sedere e lo guardò male con sguardo sottile ed offeso.
- E quello per cos’era?
- Sinisa gli diede uno scappellotto sulla nuca, Alessio scattò in piedi
seccato di farsi maltrattare senza il sesso di mezzo, così finalmente
l’altro si decise a spiegargli:
- Tu pensi che
scherzavo l’altra volta a letto? Pensi che io non sappia che Leo punta
a te e che tu cerchi di nascondermelo perché non vuoi che ti rompo le
palle con la gelosia? Pensi che non capisca al volo i giocatori? Ci
sguazzo dentro da troppo tempo per non capirli al volo! - Alessio
sbuffò guardando al cielo e scosse il capo esasperato andando alla
camera.
- Oh fa come ti pare,
tanto qualunque cosa dica e faccia sai già tutto tu! Sei riuscito a
rovinare questi bei giorni insieme a sorpresa, bel regalo di merd... -
Ma la voce gli morì in gola quando trovò un pacchettino in mezzo al
letto, il pacchetto di una gioielleria. Il silenzio lo colse, si voltò
verso il corridoio e non lo vide arrivare, non sapeva cosa faceva, non
voleva vedere la sua faccia esterrefatta mentre trovava un regalo sul
letto?
- È per me? -
- In quanti ci vivono
qua? - Chiese Sinisa dall’altra parte dandogli conferma che ascoltava
ogni sua reazione, Alessio lo prese e si girò con quella di
tirarglielo, ma alla fine sospirò e rimase in piedi a guardarlo.
Evidentemente si vergognava a farsi vedere davanti a certe cose romantiche.
Alessio si ritrovò bello emozionato all’idea di un suo regalo in prossimità del suo compleanno.
Erano stati dei bellissimi giorni con lui piazzato a casa sua tutto quel tempo a fare la moglie di casa.
Sorrise dimenticandosi
di quanto lo faceva impazzire coi suoi modi da prepotente sbruffone ed
aprì il pacchetto blu di velluto. Batté le palpebre ricacciando a
fatica le lacrime indietro mentre gli occhi gli bruciavano.
Era il primo regalo romantico.
Un braccialetto
da uomo in oro bianco con le maglie piccole intrecciate fra loro.
Alessio dimenticò di chiudere la bocca e quando le dita grosse di
Sinisa glielo presero e lo voltarono, gli mostrò in una di queste
maglie le lettere incise, S ed A.
- Questa è la cosa più
schifosamente romantica che io abbia mai fatto a qualcuno. - Disse poi
piano e penetrante facendolo sciogliere, Alessio si rese conto che era
commosso come un idiota quando tentò di rispondere:
- Pensavo che la gelosia fosse la cosa più schifosamente romantica! - Sinisa sogghignò mentre glielo metteva al polso.
- Ti piace? - Gli
chiese e mentre Alessio annuiva tirando su col naso, lo cinse da dietro
e gli baciò la tempia in un modo estremamente intimo e dolce. Alessio
si beò delle sue braccia contro cui si abbandonò volentieri, al colmo
di una gioia che di nuovo si era ritrovato a provare dopo aver voluto
mandarlo a quel paese.
- È bellissimo! Grazie. - Mormorò roco ed emozionato.
- Buon compleanno,
anche se in anticipo. Non penso di potermi fermare ancora, ho giocato
ogni scusa possibile... so che il tuo compleanno è fra un paio di
giorni, speravo di esserci... - Alessio così si girò fra le sue braccia
e gli gettò le proprie al collo sorridendo con la voglia di piangere di
gioia.
- Per me il mio
compleanno dura da cinque giorni e non voglio altro! Sono così contento
che tu sia qua! Mi dispiace per le circostanze, perché so che non è
stato facile per te superare la storia del Torino, ma sono contento che
ti sei fermato tanto. Ed anche se a volte ti ucciderei, l’importante è
che poi sai farti perdonare! - Sinisa voleva rispondere che dal suo
punto di vista era Alessio quello da uccidere, però decise di non
rovinare quel bel momento con una polemica e prendendo possesso delle
sue labbra, intrecciò la lingua alla sua mentre le mani scivolavano dai
suoi glutei a sotto la maglia. Il contatto con la schiena nuda e calda
lo rilassò e Alessio si spalmò completamente contro il suo corpo,
premendo in particolare col bacino contro il suo alla ricerca di
qualcosa di specifico che Sinisa non avrebbe tardato a dargli.
Si separarono qualche
istante per spogliarsi ma senza la solita frenesia, ogni movimento era
un’emozione che in Alessio era evidente e quindi Sinisa se la voleva
godere e ricordare.
Vederlo così felice era la cosa più bella che gli potesse succedere, perché lo era per lui.
Perciò non lo spogliò
velocemente saltandogli addosso e non gli lasciò delle manate o dei
morsi, si prese cura di lui dolcemente, come avrebbe voluto fare per
una volta al suo compleanno.
Lo spogliò e dolcemente
lo stese ricoprendolo col suo corpo possente. Poi altrettanto
dolcemente, con una lentezza inaspettata, lo fece suo con la bocca che
scendeva sul resto del suo corpo, stuzzicando sensualmente ogni punto
erogeno che mandava in estasi Alessio.
Le sue mani, la sua
lingua ovunque, il mondo svanito ben presto in un vortice di piacere,
la sua bocca al centro del suo piacere, le mani a tenerlo a sé, la voce
ad implorare di non smettere.
Era abituato ai suoi
modi, ma averlo così dolce su di sé che si prendeva cura di lui in quel
modo delicato, per un momento si trovò a chiedersi se era davvero lui.
Alessio ben presto si ubriacò di quei modi nuovi e meravigliosi. Una volta all’anno, pensò.
Per una volta, quei modi, quelle coccole, erano suoi.
Sinisa lo prese senza
girarlo di schiena, si avvolse le sue gambe intorno alla vita e
sollevandogli il bacino, trovò il suo ingresso che possedette con un
movimento fluido e deciso, ma non brutale.
Sentendolo dentro
Alessio alzò le braccia sopra la testa in un abbandono totale di tutto
il suo corpo, premette le spalle e la nuca all’indietro e gli andò
incontro col bacino mentre gli addominali venivano sfruttati per
andargli incontro ad ogni spinta sempre più possente e profonda, fino a
che Sinisa lo ricoprì col proprio corpo andando così in dentro da farlo
impazzire nel culmine del piacere.
La follia fu dolce, quella notte. Dolce e completa per entrambi.
Alessio non avrebbe di certo potuto dimenticarla.
- Ti amo. - Mormorò al
suo orecchio sussurrando roco. Alessio si emozionò di nuovo in quel
turbine di sensazioni confuse e ubriacanti.
Certe cose fatte o dette da lui non avevano di sicuro paragoni.
- Ti amo anche io, è un compleanno bellissimo. - Lo era stato davvero.
Semplicemente perfetto.