*Ecco la conclusione. Dopo il sesso sfrenato della prima parte, nella seconda c'è spazio per discorsi, chiacchiere, coccole, rivelazioni e regali. Perchè qualche giorno prima era stato il 49esimo compleanno di Sinisa ed Alessio si ingegna non poco per un regalo che è a dir poco perfetto. Però introduco anche qualcosa per le prossime fic, perchè chi mi segue sa che se le cose vanno troppo bene, non c'è da stare sereni! Ci sono ancora diverse fic scritte e da leggere che pubblicherò regolarmente tutta l'estate, poi stagione nuova, fic ancora da scrivere. Buona lettura intanto. Baci Akane*

2. FRA RICORDI E REGALI




La mente di Sinisa era in totale estasi e benessere, ma quando quella nebbiolina di piacere iniziò a dissiparsi, il pensiero fisso insinuatosi prima tornò strisciante.
Cercò di scacciarlo baciandogli teneramente la fronte, ma non ci fu verso. Ormai si conosceva, sapeva come funzionava la propria mente. Quando gli veniva un pensiero fisso non si staccava più.
Sapeva che era solo rimandato quel discorso, sapeva che presto o tardi l’avrebbe tirato di nuovo fuori. Lo sapeva perfettamente.
- Ho fame. - Brontolò poi Alessio distraendolo. Sinisa così si distrasse dai propri pensieri indicando la borsa con cui era arrivato dove dentro c’erano diverse cose utili per quei quasi due giorni lì insieme.
- Ho portato qualcosa. - Alessio si stupì dell’attenzione, ma si ricordò che anche lui dopo il sesso aveva sempre fame, così allegro e pimpante saltò su a sedere e si impossessò della borsa da viaggio di Sinisa, tirò fuori tutto alla rinfusa gettandolo per aria fino ad arrivare ad un pacco di biscotti assortiti, una bottiglia di thè freddo alla pesca ed una lattina di birra.
- Una? - Chiese sollevandola scettico. Sinisa gliela prese di mano sporgendosi verso il bordo, acchiappò la giacca che era finita per terra poco distante e prese il pacchetto di sigarette.
- Ordineremo da mangiare domani, questo è solo per il sostentamento notturno! - Alessio inarcò le sopracciglia scettico mentre lo vedeva accendersi la sigaretta facendogli arricciare il naso.
- Non usciremo mai? - Chiese deluso alzandosi ed aprendo la finestra. Sinisa lo squadrò male e si coprì con il piumino mentre Alessio afferrava i biscotti e si tuffava sotto lo stesso al riparo dal freddo pungente che veniva da Cortina.
- Quanto pensi ci mettano a riconoscerci? - Alessio lo sapeva, sospirò un po’ deluso. Aveva sperato di poter passeggiare insieme per quei bei posti in modo romantico. Al suo silenzio Sinisa chiuse gli occhi con una smorfia, mentre le sue paranoie tornavano prepotenti. - Ti pesa rimanere chiuso con me in una stanza ogni volta che ci vediamo? - Alessio aspettò prima di uscire dal riparo caldo e morbido ed ingoiando il biscotto tutto in un boccone solo, aspettò prima di divorarsene un altro. - Purtroppo non può essere diversamente. L’altro ieri ero tutto imbacuccato e giravo per il centro facendo shopping con le ragazze, ma sono stato riconosciuto e fotografato. Chi cazzo pensava che mi riconoscevano perfino a Cortina? L’hai visto il tipo prima, no? Tifoso della Lazio! - Alessio rimase fermo lì sotto in silenzio, così Sinisa finendo di fumare si alzò e buttò la sigaretta fuori dalla finestra che chiuse subito. Quando tornò al letto, si infilò da sotto come prima aveva fatto Alessio e lo raggiunse. Al buio del piumino avvicinò il viso al suo e lo guardò penetrante e inquisitore, appoggiò la fronte alla sua corrucciato.
- Allora? Cosa ti pesa di più? L’età o il non poter uscire insieme? - Alessio fece una smorfia e spinse la fronte verso di lui infilandogli poi un biscotto in bocca a tradimento.
- Piantala con queste stronzate! - Sbottò indispettito, da lì risalì fuori tornando anche a respirare meglio. Sinisa tornò su mangiando il biscotto, si risistemò seduto e se lo fece accomodare accanto. Alessio col broncio si appoggiò a lui facendosi circondare protettivo con un braccio mentre appoggiando la testa sulla spalla, nell’incavo del suo collo, continuava a mangiare. Sinisa aprì la birra ed iniziò a sorseggiarla.
- Non sono stronzate. Ho capito che ti pesa non poter uscire insieme. Ma la nostra non è una relazione normale. Magari possiamo organizzare qualcosa all’estero in un paesino sperduto di qualche nazione senza campionato di calcio, sai, di quelli senza tecnologia, scollegati dal mondo... non so, la Costa Rica per esempio! là potremo stare insieme all’aperto e fare quelle cose che piacciono a te... - Alessio alzò la testa di scatto sentendogli fare quella proposta e speranzoso chiese eccitato:
- Dici sul serio? - Sinisa sorrise alla sua reazione spontanea.
- Beh, solitamente ci sono sempre soluzioni ai problemi, basta impegnarsi a trovarli! - Alessio tornò sereno e leggero ad ingozzarsi e gli rubò anche un sorso di birra che però Sinisa si riprese indicandogli il suo thè sano e nutriente.
- Tu fumi e bevi birra ed io invece posso fare solo cose sane? - Sinisa aprì la bocca in attesa del biscotto, avendo un braccio intorno a lui non poteva fare da solo, così Alessio glielo mise sentendosi euforico nel fare quelle cose da fidanzati. Sinisa non era mai stato così dolce e disponibile, anche se ricordava che quando era stato da lui quei giorni dopo l’esonero, era stato una moglie favolosa.
- Se non mi occupo io di te chissà che fai! Voi giovani siete così scapestrati! - Ma sapeva che Alessio aveva la testa sulle spalle. Voleva solo testare la propria teoria, ovvero che la differenza d’età invece pesasse.
- Smettila di insinuare che le nostre età sono un problema. Siamo diversi non più di quanto non lo siano un ricco ed un povero oppure un musulmano ed un cristiano. Ci sono coppie diverse di continuo, ma vanno avanti benissimo senza problemi! -
- Il musulmano con il cristiano vorrei vederlo! - Commentò ironico Sinisa, Alessio smise di mangiare ed aprì la bottiglia di thè bevendone un po’, si accoccolò ancora meglio al suo fianco sentendo dolcemente le sue dita che lo solleticavano sulla spalla e sul braccio. - Ventisei anni di differenza, ok. E allora? - Così dicendo si staccò da lui salendogli a cavalcioni deciso, Sinisa se ne sorprese per quel gesto improvviso e lo guardò tenendolo per le cosce, le loro erezioni a riposo e soddisfatte strofinate una sull’altra. Alessio lo sguardo indispettito, i capelli spettinati e l’aria arruffata ed offesa.
Sinisa lo trovava sempre bellissimo ogni giorno che passava.
- Io riesco a desiderarti più che mai come il primo giorno che ho iniziato a pensare ai ragazzi come dei bei ragazzi. - Sinisa si stupì di quel discorso, non gli aveva mai parlato di certe cose. Pensava d’averlo deviato lui ed aveva dato per scontato che senza di lui Alessio non avrebbe mai preso quella strada. Forse però si sbagliava.
- Quando è successo? - Chiese cambiando discorso. Alessio alzò il dito riprendendo l’attenzione.
- Non cambiare discorso! - Sinisa spalancò gli occhi allargando le braccia.
- E chi cambia discorso? Sei tu che hai iniziato! Sono curioso, quando hai iniziato a provare istinti verso i ragazzi? - Alessio arrossì nel ripensarci e cadde nella sua trappola.
- Ero adolescente... -
- Cioè parliamo di pochi anni fa! - Lo stuzzicò maligno Sinisa beccandosi un pizzicotto sul capezzolo che gradì.
- Quando sono finito in prima squadra alla Roma. Avendo a che fare con compagni di squadra più grandi di me e del calibro di Daniele... - Sinisa piegò la testa di lato.
- Avevi una cotta per De Rossi? Ero convinto l’avessi per Florenzi! - Alessio alzò gli occhi al cielo esasperato.
- Vuoi che ti racconto o fai tu? - Sinisa incrociò le braccia al petto fingendosi un bravo studente.
- No no vai. - Alessio sospirò ritrovando la pazienza e tornò a spiegare sempre rimanendo a cavalcioni su di lui.
- Vedere Daniele nudo mi ha aperto un mondo, mi ha fatto scattare gli istinti che non sapevo di avere. Che vuoi, se vedi altri ragazzini nudi non è che te ne accorgi, ma vedere Daniele... eh... - Sinisa voleva dargli una testata per l’apprezzamento che stava esprimendo per lui, però rimase stoicamente buono e zitto a fissarlo con uno sguardo fin troppo espressivo, il suo solito difetto. Alessio ridacchiando divertito continuò prendendogli le mani, le sciolse dal petto e le prese fra le sue giocando con le pellicine intorno alle dita delle unghie corte.
- Ma ero giovane, avevo 17 anni, non sapevo cosa mi succedeva. Con Alessandro ho instaurato il primo vero rapporto particolare, mi piaceva ma non sapevo come. Era un casino. - Sinisa sorrise ricordando le proprie esperienze.
- All’inizio lo è sempre. - Commentò Sinisa più morbido mentre la mano libera scivolava sul suo fianco carezzando leggero con il pollice la sua pelle liscia. I brividi lo attraversarono di nuovo, suo malgrado continuò a parlarne.
- Poi sono andato alla Samp e ti ho trovato lì. Bazzicando nei campi da calcio ti avevo già incrociato ma di sfuggita. Tu eri uno dei mioi primi idoli di bambino, sei rimasto nel cuore di ogni tifoso laziale. - Sinisa sorrise compiaciuto di questa sua adorazione, gli piaceva l’idea di averlo colpito fino a quel punto.
-È stato incredibile vederti e viverti in quel modo ogni giorno come mio allenatore. Prima eri un calciatore, un idolo, ora eri non solo il mio allenatore, ma eri una persona normale, simpatica, alla mano e severa al tempo stesso. Ti ho conosciuto davvero in ogni sfaccettatura e più scoprivo cose di te e più mi sentivo... - Alessio cercò le parole ricordando il subbuglio in cui l’aveva gettato. - nel caos! Non capivo un cazzo, credimi! Infatti quando ho sentito che mi volevi al Milan sono andato fuori di testa e quando hai iniziato a lavorare su di me perché mi vedevi perso in un altro mondo è perché ero completamente sparato fuori da te e da quel che mi provocavi. Tu mi piacevi. Punto. Solo che non è facile capire quando si passa dall’apprezzare un idolo all’esserne davvero attratto fino a desiderarlo con ogni parte di sé. -
- Quindi è stato tutto un gran bel casino, insomma. - Alessio rise alla sua capacità di sintassi ed annuì sporgendosi a rubargli un bacio. Sinisa avrebbe passato anche tutte le quaranta ore a vederlo ridere.
- Con te è sempre tutto un gran bel casino, no? - Sinisa dovette convenire che in effetti non dava vita facile a nessuno.
- Eri attratto da me e conoscermi meglio ti ho attirato sempre di più. - Alessio annuì tornando al discorso di prima.
- Ed è ancora così. Mi hai mandato fuori di testa, io impazzivo dietro di te e tutt’ora è così. Più tempo passiamo insieme più ti desidero e quando ti rivedo io... io ho delle erezioni senza che mi tocchi, a momenti! La tua voce, il tuo modo rude di fare, persino gli schiaffoni che mi dai! A prescindere dal sentimento che è nato, tu mi mandi fuori di testa sul serio! - Sinisa sentiva un calore inondarlo da dentro che raggiunta la gola, gli impedì di parlare. Nel tentativo, capì che avrebbe potuto addirittura commuoversi, così rimase bello zitto per un po’ a guardarlo. - Alessandro è stata una parentesi nel cammino che mi ha portato da te, iniziato quando andavo allo stadio con mio padre sopra la tua porta. - Disse deciso. E poi aggiunse. - E nessun Leo o chicchessia sarà mai comparabile a te in nessun modo. Non potrò mai desiderare nessun altro più di te. Nè amarlo. Voglio che tu lo capisca e che ci creda. Che non permetterò che certe paranoie rovinino quello che con tantissima fatica, e non sai quanta, sono riuscito ad ottenere. - Sinisa era davvero ingroppato, sapeva di dover dire o fare qualcosa perché altrimenti avrebbe continuato con tutte quelle bellissime dichiarazioni. Così senza la capacità di parlare gli prese il viso fra le mani e lo baciò. Rimase con la bocca sulla sua, premuto lì fermo per un momento senza nemmeno respirare. Poi schiuse e si infilò con la lingua nello stesso momento di Alessio. Si intrecciarono e si presero, Alessio gli cinse il collo con le braccia e si sistemò meglio a cavalcioni su di lui spingendosi di più contro di lui, Sinisa gli abbracciò la vita attirandolo forte a sé, strinse gli occhi e si impresse quel momento meraviglioso e perfetto.
Se avesse dovuto dire lui come era finito lì in quello stato pietoso, così innamorato di lui al punto da mettere da parte Dejan, non ne aveva idea.
Non sapeva cosa era stato e come era possibile visti tutti i problemi e gli ostacoli, specie d’età.
Eppure erano lì, si disse.
Eppure erano lì insieme ad amarsi.
C’era altro che poteva contare più di quel che provavano?
Lì per lì, inebriato dal sentimento e dalle sensazioni, pensò di no. Ma quando sei fra le braccia di chi ami è tutto più facile.
Il difficile è ricordarsi quell’emozione quando lui non c’è e non puoi vederlo quanto vorresti né fare tutto quel che vorresti.
Il difficile sarebbe arrivato dopo quella bella, splendida vacanza.

- E tu? - Chiese Alessio dopo che ebbe convinto Sinisa a fargli dei massaggi sui piedi.
Sinisa con uno dei suoi piedi fra le mani lo guardò perplesso nella sua posizione stesa storto con la testa ai piedi del letto e le mani incrociate sotto la nuca.
- Cosa? -
- Tu quando hai iniziato a provare qualcosa, volere qualcosa da me, non so... io ti ho raccontato il mio processo, tu invece? Come sei finito qua con me ora? -
- In macchina! - Rispose bruscamente. Alessio rise così rilassò Sinisa che odiava parlare di sé. - Non sono gay, guardo alla persona. Mi sono innamorato di un compagno in vita mia. Dejan. - Alessio annuì. - Il sentimento è rimasto, ma le persone e le vite cambiano, arrivano nuove cose nel mezzo, nuove necessità... - Sinisa di solito era molto diretto ed ora invece era straordinariamente indiretto. Alessio si aggrottò senza capire cosa c’entrasse quel discorso.
- Mi sono messo io in mezzo? - Sinisa si strinse nelle spalle mentre le sue dita percorrevano la pianta dei suoi piedi, morbido e deciso insieme riempiendolo di brividi piacevoli dalla nuca ad ogni angolo del corpo.
- Tu hai cambiato tutto. - Alessio tornò a sorridere soddisfatto.
- Non lo vedi più davvero? Non ci vai mai se lo incontri? -
- La mia storia con lui non è mai stata normale. Quando ci andava ci si vedeva e si faceva, non è come me e te o chiunque altro. Non ci siamo mai detti nulla, mai parlato di sentimenti. Sapevamo cosa provavamo e perché facevamo le cose. - Spiegò finalmente Sinisa diventando improvvisamente generoso di parole.
- È un bellissimo rapporto. - Alessio non sapeva se esserne geloso.
- Pensavo di non aver bisogno di altro finché non ti ho incontrato e conosciuto e mi sei entrato dentro. Adesso semplicemente non ho più bisogno di vederlo e andare con lui. Non lo chiamo e lui non chiama me, perciò è tutto reciproco. O forse mi conosce ed ha capito che le cose sono cambiate e lo accetta com’è nel suo stile, chi lo sa. -
- Come ci sono riuscito? - in realtà era questo che voleva sapere. Sinisa scosse il capo.
- Non ne ho idea. Ti guardavo e sapevo il tuo potenziale. Pensavo che potevi diventare il più forte se solo avessi tirato fuori il tuo carattere. Sapevo che l’avevi. Ed ho iniziato a pensare a come fare. -
- Venire a letto con me era quel modo? - Chiese divertito Alessio mentre gli solleticava le dita, punto particolarmente debole per lui. Le dita grosse di Sinisa continuarono a giocare con uno e con l’altro dito con fermezza.
- Mi ero accorto che ti piacevo e volevo solo spingerti a provarci con me. Anche provarci con chi ti piace è un modo per uscire dal guscio. Ho pensato che poteva valere la pena. -
- E da lì al resto come ci sei finito? - Visto che era in vena di parlare, tanto valeva approfittare.
Sinisa girò a lungo l’alluce riflettendo sulla risposta, guardando in giro per la stanza mentre cercava lui stesso di capirlo. Di solito non tornava indietro a pensare a ciò che faceva. Di solito faceva e basta.
- Quello che tiravi fuori era giorno dopo giorno sempre più bello. Credo che come ti ho detto quel giorno sono state le nostre abissali differenze ad unirci. Per tutta la vita cercavo uno che mi capisse, poi mi sono reso conto che mi sentivo completo con uno che compensasse le mie mancanze. Cercavo di colmare i miei vuoti. E tu colmavi ogni mio vuoto. - Solo sentendo che Alessio non respirava si rese conto di aver detto qualcosa di troppo.
Così lo guardò dall’altra parte del letto per notare che si era nascosto gli occhi con l’avambraccio come di solito faceva lui quando era furioso e colmo fino all’orlo.
Così gli prese bene il piede e lo tirò trascinandolo verso di sé, gli allargò anche l’altra gamba e quando ebbe raggiunto il suo bacino, si piegò in avanti fino a sbucare col viso sotto il suo braccio come i cani facevano quando cercavano coccole dai propri padroni.
Ad Alessio quello ricordò Rocco, il suo bulldocg preso proprio perché gli ricordava Sinisa. Lui e Carlotta, l’altro suo cane, un Labrador proveniente da casa Totti, stavano a Roma a casa dei suoi genitori perché con il lavoro che faceva era spesso fuori e non voleva ne soffrissero. Però andava da loro ogni volta che poteva, così fra l’altro incontrava l’altro cagnone preferito, Sinisa, che ormai viveva anche lui a Roma con la famiglia.
Quando lo vide ebbe l’istinto di chiamarlo Rocco e dirgli di stare a cuccia, ma si trattenne e si limitò a sorridere commosso mostrando gli occhi lucidi di lacrime.
- Hai detto una cosa bellissima! -
- Tu prima non sei stato da meno! - E così Alessio gli circondò il collo con le braccia che gli aveva sollevato col ‘muso’. Le gambe all’aria le agganciò intorno alla sua vita un po’ meno atletica di qualche mese fa, poi lo baciò sulle labbra mentre si faceva inebriare dalla felicità pura e semplice che sentiva ora. Era tutto maledettamente perfetto, pensò.
Cosa desiderare di più?
Qualche passeggiata all’aperto? Esibirlo? Camminare mano nella mano e fare foto insieme?
Non aveva senso se in cambio poteva avere quello. Un Sinisa inedito al mondo, profondamente vero e meraviglioso. Un Sinisa che nessuno avrebbe mai visto. Suo e solo suo.
No, si disse. Andava bene così.
- A proposito, ti ho preso un regalo per il tuo compleanno! - Esclamò dopo quel lungo e tenero bacio interrotto proprio da queste parole di Alessio. Sinisa tirò indietro la testa sorpreso guardandolo per capire se fosse serio e visto che lo era:
- Sul serio? - Alessio fece un sorrisino contento.
- È il mio primo regalo per te, ti faccio notare, perciò anche se ti fa cagare devi dire che è bellissimo e lo metterai! - Sinisa impallidì all’idea di mettersi un ciondolo, un anello od un bracciale addosso, come poteva nasconderlo con sua moglie? Poteva metterlo quando era con lui, ma rischiava di dimenticarsi di toglierlo a casa.
Si alzò da lui lasciandolo sgusciare mentre parlava a macchinetta nervoso, si mise a sedere e si grattò la nuca cercando il modo migliore per dirgli che un gioiello non era la scelta migliore.
- Non dovevi... sono 49 anni, mi ricordano quanti mi separano da te! Quando avrò settanta e sarò davvero decrepito tu sarai nel fiore dei tuoi... -
- Quarantaquattro! Wow! Queste differenze sì che cambiano la vita, eh? - Disse Alessio ironico, sapeva di non averlo convinto col bel discorso di prima e sapeva che non l’avrebbe mai convinto, ma non gli avrebbe mai permesso di lasciarlo per quello a costo di andare da sua moglie e dirgli che amava suo marito!
Sinisa pensò che in effetti stava facendo una vita martire perché lui superati i quaranta si sentiva vecchio confronto a lui che ne aveva venti, ma non poteva dirgli che Alessio quando avrebbe avuto più di quaranta sarebbe stato troppo giovane per lui a settanta.
Si morse la lingua e rimbeccò.
- Sessanta allora! Io sessanta e tu nel fiore dei tuoi trentaquattro anni! -
Quelli in effetti potevano essere più plausibili.
- Se mi stai bene ora che ne hai quarantanove ed io ventitré perché non dovresti a trentaquattro o quarantaquattro o cinquantaquattro? -
- Un giorno morirò prima di te e tu avrai ancora molti anni da vivere senza di me! - Sbottò Sinisa sragionando giusto per avere ragione.
- Sicuro che muori tu prima? Potrei uccidermi ora se non la smetti di dire stronzate! - Sinisa si oscurò a questa minaccia, non gli piaceva nemmeno per scherzo immaginare la morte precoce di chi amava.
- Non è divertente! - Brontolò mentre Alessio cercava il pacchetto e l’ansia di Sinisa saliva esponenzialmente.
- Nemmeno tu! - Ribatté il giovane.
- Comunque non posso mettere gioielli, lo sai! - Alessio finalmente trovò il pacchetto e vittorioso lo tirò fuori, era stropicciato ma decisamente niente di piccolo.
- Lo so! - Asserì saccente tirandogli il regalo che Sinisa prese al volo sorpreso. Era di medie dimensioni, tendente comunque al piccolo, ma morbido e stropicciato. Di certo non un pacchettino da gioielleria.
Sinisa lo guardò meravigliato.
- Non è un gioiello! -
- Come sei perspicace! Saranno mica la saggezza dei tuoi quarantanove anni? - Sinisa gli tirò il cuscino da sotto la chiappa e Alessio ridendo lo prese e glielo tirò di rimando gettandosi a gambe incrociate sul letto davanti a lui, come un cagnolino tenero in attesa che il padrone gli desse il contentino dicendogli che era stato bravo.
Sinisa aveva fatto gli anni qualche giorno prima, ma Alessio prima di ora non era potuto venire.
Quando l’ex allenatore si decise ad aprire la carta strappandola malamente, tirò fuori una bella pashmina da uomo in lana e seta con nell’angolino la marca di Armani. Il motivo era sobrio sui toni del grigio, il colore preferito di Sinisa. Sia il grigio che le pashmine lui le indossava praticamente sempre.
- Volevo regalarti un cappello tipo quelli che adori, ma ho pensato che quando ti saresti avvolto in questa... - Così dicendo gli spruzzò addosso il proprio profumo tipico, Armani anche quello. - avresti pensato di più a me! E se ne hai cura la puoi tenere per sempre, come un gioiello. Questa però puoi benissimo dire che l’hai presa quando sei andato a fare shopping! Certo in estate non la metti, ma magari troverò qualcosa per l’estate il prossimo anno! - Disse Alessio trionfante ed orgoglioso di quanto si era ingegnato con successo per il proprio regalo!
Sinisa piegò le labbra all’ingiù colpito ed ammirato, poi se la mise intorno al collo alzandosi in piedi per andare a guardarsi allo specchio.
Alessio si alzò e lo raggiunse da dietro specchiandosi con lui. Entrambi nudi, Sinisa con la pashmina al collo.
- Ti piace? - Sinisa annuì sorridendo, poi si girò verso di lui e gli baciò le labbra.
- Grazie, è molto bella! Ti sarà costata troppo per essere una sciarpa! - Alessio rise di quella battuta tipica!
- Sicuramente meno di quello che hai speso tu per il bracciale! - Alessio sollevò il polso esibendolo. Ovviamente a parte quando si allenava o giocava, non se lo toglieva mai. - comunque a parte la marca, ha una stoffa favolosa, non trovi? - Sinisa lo notò solo ora accarezzandosi il volto con un’estremità, annuì e sorridendo cinse il collo di Alessio con la stessa, attirandolo di nuovo a sé. Il giovane si lasciò acchiappare e si appoggiò al suo corpo possente, anche con qualche chilo in più era sempre super desiderabile, si disse abbracciandolo.
- È un regalo perfetto, lo porterò sempre e aspetterò il regalo estivo! - Questo era un buon presupposto perché significava che non intendeva lasciarlo a breve per l’età. Ma nel suo caso niente era mai detto, quando gli si infilava un pensiero in testa era difficile convincerlo del contrario.
- Buon compleanno Sinisa! - Esclamò poi sulla sua bocca fra un bacio e l’altro.
- Grazie! Sicuramente uno dei più belli! - Rispose lui scivolando con le mani sulla sua schiena per stringerlo forte a sé mentre chiudeva gli occhi e respirava il suo odore mescolato al suo profumo. La consistenza del suo corpo, la sua bocca morbida, la sua lingua che sapeva di biscotti e thè e quel calore che aveva più valore perché associato alla sua dolcezza spontanea.
No, non l’avrebbe dimentico quel giorno, nemmeno Alessio.
Quaranta ore semplicemente perfette nonostante quella sottile e strisciante insinuazione che si era ormai frapposta fra loro.
Ma ognuna di quelle ore le avrebbero ricordate con amore, felicità e dolcezza, in ognuna di esse qualcosa di meraviglioso, caldo e perfetto. Ognuna vissuta a pieno e senza riserve nonostante il dover rimanere chiusi in una camera a parlare di loro, di aneddoti, di Leo, di progetti calcistici futuri, di desideri e speranze.
Discutere e fare pace. Mangiare e fare l’amore, coccolarsi, rilassarsi insieme, staccare la spina e dormire un po’ insieme, abbracciati.
Fare e dire cose che mai si erano dette e fatte e mai si avrebbe immaginato di sentire e di vedere. Godersele a fondo senza chiedersi perché così e perché ora.
Sforzandosi di non chiederselo, perché nel fondo di loro stessi tutti e due lo sapevano perché stavano togliendo ogni freno. Per avere il ricordo perfetto e migliore di tutti, un ricordo così potente da farsi bastare per il resto dei loro giorni.
Perché tutti e due conoscevano come funzionavano le fisse di Sinisa ed Alessio sapeva che non se la sarebbe tolto dalla testa.
Però forse a quel punto era Sinisa a non conoscere ancora bene Alessio, il quale nel pieno della sua maturazione avrebbe saputo sorprenderlo ancora mille altre volte.